A Porto Tolle nel ricordo di una tragedia immane: “1985 – 2015; 30 anni per non dimenticare Heysel”/ Con gli ultras “Nucleo Heysel 1985”, Juventus Club “Doc Delta Po”, Supporters Juve by Chioggia e Veneto e…diretta Delta Radio by Binatti


27/07/2015

Heysel rappresenta una tragedia immane, una tragedia che ha colpito al cuore non soltanto il Mondo Juventino, ma tutti quei valori che dovrebbero essere patrimonio fondamentale di tutte le tifoserie. Per questo la serata organizzata a Porto Tolle, proprio perché fa seguito a tante altre manifestazioni analoghe organizzate dal gruppo ultras “Nucleo Heysel 1985” del presidente e fondatore Massimo Tadolini, rappresenta un prototipo di Evento Story che stimola tutto il Mondo Sport.

 

 

Anche per questo vi hanno collaborato in tanti all’organizzazione,  per un Evento che ha avuto la sua location nelle strutture del Ristorante Aurora a Cà Dolfin, dove la mostra fotografica itinerante che aveva già fatto il tour in tante tappe italiane, ha stimolato tante emozioni, tanti ricordi e anche tanti propositi.
Tanti dei quali, compresi quelli istituzionali dei rappresentanti di Porto Tolle e Porto Viro,  sono stati altresì trasmessi via etere con la diretta Delta Radio by Salvatore Binatti.
Anche con le sue interviste a …tutti quelli citati nel suo reportage che vi proponiamo in toto, compreso fotogallery relativa e proponendovi in sequenza, la Main News Flash Story che ricorda la citata tragedia dell’Heysel attraverso la certificazione ufficiale by Wikipedia, con successiva evoluzione/ seguito e impatti sugli stadi.

 

 

MAIN NEWS AMARCORD  ( di Salvatore Binatti, 15 Luglio 2015 ) / A PORTO TOLLE LA TIFOSERIA JUVENTINA DEL VENETO … “1985 – 2015;  30 ANNI PER NON DIMENTICARE HEYSEL
<< Serata in onore delle 39 vittime di una tragedia assurda, quella della finale di Coppa dei Campioni disputata il 29/05/1985 a Bruxelle stadio Heysel tra Juventus e  Liverpool.
Location: Ca’Dolfin di Porto Tolle Ristorante Aurora.

 

 


Durante la serata sono stati distribuiti oltre 30 premi Griffati Juventus, i più significativi :
3° premio Maglietta da gara Firmata da Claudio Marchisio, vinta da Patrizio Pregnolato
2° premio Soggiorno per 4 persone a Rosolina Mare Residence SoleMare Offerto dall’Agenzia Punta Adige dal 22/08 al 29/08/2015 anche questa vinta da Patrizio Pregnolato super fortunato della serata
1° premio l’ambita Polo per il tempo libero griffata Juventus, originale con le firme dei giocatori, vinta da Mirko Rangon, residente in Svizzera ma polesano e Juventino.

 

 

 


La serata è stata organizzata in collaborazione con il Gruppo Ultras Nucleo Heysel 1985 di cui Massimo Tadolini è Presidente, Massimo presente il 29/05/1985 alla Finale, decise in onore delle 39 vittime di questa assurda strage di fondare il gruppo per ricordare Heysel, perché - come dice Lui – “la storia va raccontata per far si che le persone sappiano”.
Motivo scatenante in Massimo, fu il fatto che negli stadi, spesso si vedono striscioni delle tifoserie avversarie inneggiare il (-39), e –parole sue – “questo mi provocava rabbia, questi non sanno, ignorano il significato, e per questo decisi di raccontare quanto avvenuto quella notte al Heysel”.

 

 

 

La rassegna che sta girando l’Italia, oltre alla testimonianza diretta di Massimo Tadolini vede anche una mostra fotografica molto significativa, da molti definita “dura”, da Massimo definita reale, perché Heysel è stato quello e forse di più.
Un Evento , quello di Porto Tolle, sostenuto anche dai Supporters Juve  Veneto, rappresentati da Nicola Alfonsi Presidente di Treviso, Venezia, Padova e Rovigo, Club che raggruppa oltre 800 iscritti.
Quindi dai Supporters Juve sezione di Sant’Anna di Chioggia, presenti con una folta delegazione con a capo il Presidente Damiano Marcolongo.

Ma anche dallo Juventus Clud D.O.C. Delta Del Po’ Porto Tolle intitolato a Lorenzo Zanetti, presenti con una nutrita rappresentanza di tesserati con a capo il Presidente Michele Veronese (detto “Burino”).

 

 

Manifestazione patrocinata dall’Amministrazione di Porto Tolle, rappresentata dall’Assessore allo sport Gilberto Vilfrido Siviero e dall’Assessore alla cultura Leonarda Ielasi, e patrocinata dall’Amministrazione di Porto Viro rappresentata dal Sindaco Thomas Giaccon il quale ha detto di voler celebrare anche a Porto Viro un evento così importante, anche perché Porto Viro ha un angelo del Heysel in cielo: il Sig. Gianfranco Sarto al quale è stata dedicata la serata dell’Aurora.

Al Figlio Roberto Sarto e alla Sorella Stefania, e a tutti i famigliari di GIANFRANCO SARTO, è stata consegnata dagli organizzatori una targa in memoria del papà e del famigliare scomparso proprio nella tragedia del Heysel.
Presente alla serata Finotti Vanni uno dei tre componenti della missione di Bruxelles; insieme a Gianfranco Sarto e a Moretto partirono con grande entusiasmo per la finale di Coppa Campioni.

 

 

Emozionante e significativa la sua testimonianza dell’accaduto, ha concluso il suo racconto dicendo siamo partiti in 3 e siamo tornati in 2, come diceva il Presidente Massimo Todarini e la cruda realtà del Heysel.

Delta Radio per l’occasione ha seguito l’evento con una speciale diretta condotta da Salvatore Binatti dove i vari ospiti hanno raccontato le loro emozioni legate al tragico evento.
Un ringraziamento speciale va a Daniele Biccari titolare del Ristorante Aurora teatro di questa bella ed emozionale manifestazione.>>

 

 



MAIN NEWS FLASH STORY ( by wikipedia) / LA STRAGE DELL’HEYSEL
La strage dell'Heysel (pron. [ˈɦɛizəl]; nl. Heizeldrama) fu una tragedia avvenuta il 29 maggio 1985, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600.
Ai molti tifosi italiani, buona parte dei quali proveniva da club organizzati, fu assegnata la tribuna delle curve M-N-O, che si trovava nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi; molti altri tifosi organizzatisi autonomamente, anche nell'acquisto dei biglietti, si trovavano invece nella tribuna Z, separata da due basse reti metalliche dalla curva dei tifosi del Liverpool, ai quali si unirono anche tifosi del Chelsea, noti per la loro violenza (si facevano chiamare headhunters, "cacciatori di teste").



Circa un'ora prima della partita (ore 19.20; l'inizio della partita era previsto alle 20.15) i tifosi inglesi più accesi – i cosiddetti hooligan – cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end ("prendi la curva") e sfondando le reti divisorie: memori degli incidenti della finale di Roma di un anno prima, si aspettavano forse una reazione altrettanto violenta da parte dei tifosi juventini, reazione che non sarebbe mai potuta esserci, dato che la tifoseria organizzata bianconera era situata nella curva opposta (settori M - N - O). Gli inglesi sostennero di aver caricato più volte a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori, juventini e non, impauriti, anche per il mancato intervento e per l'assoluta impreparazione delle forze dell'ordine belghe, che ingenuamente ostacolavano la fuga degli italiani verso il campo manganellandoli, furono costretti ad arretrare, ammassandosi contro il muro opposto al settore della curva occupato dai sostenitori del Liverpool.

 

 

 

 

Nella grande ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro ad un certo punto crollò per il troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Dall'altra parte dello stadio i tifosi juventini del settore N e tutti gli altri sportivi accorsi allo stadio sentirono le voci dello speaker e dei capitani delle due squadre che invitavano alla calma, senza tuttavia capire quello che stava realmente accadendo. Un battaglione mobile della polizia belga, di stanza a un chilometro dallo stadio, giunse finalmente dopo più di mezz'ora per ristabilire l'ordine, trovando il campo e gli spalti nel caos più totale, invasi da frange inferocite di tifoseria bianconera.

Gli scampati alla tragedia si rivolsero ai giornalisti in tribuna stampa perché telefonassero in Italia, per rassicurare i familiari. I morti furono 39, dei quali 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Oltre 600 i feriti. La diretta televisiva dell'incontro in Italia, su Rai Due, si aprì con il video volontariamente oscurato, mentre il costernato commentatore Bruno Pizzul tentava di attribuire l'imprevisto a cause tecniche; tuttavia il TG1 nel giro di pochi minuti iniziò a riportare le immagini degli incidenti e degli spettatori che cadevano a frotte nella scalinata, cosicché i telespettatori in attesa poterono comunque apprendere della tragedia in atto.

 

 

Dopo quasi un'ora e mezzo di rinvio, alle 21.40 le due squadre entrarono in campo. Si decise di giocare ugualmente la partita, poi vinta dalla Juventus. La decisione fu presa dalle forze dell'ordine belghe e dai dirigenti UEFA, per evitare ulteriori tensioni, nonostante l'iniziale richiesta della società torinese di non disputarlo[1]. Il commentatore italiano Pizzul accolse con disappunto la decisione di disputare comunque l'incontro, promettendo al pubblico di commentarlo «in tono il più neutro [...] impersonale [...] e asettico possibile». La televisione tedesca si rifiutò di trasmettere la partita, mentre quella austriaca, pur non interrompendo la diretta, sospese la radiocronaca, mettendo in sovrimpressione una scritta che recitava: «questa che andiamo a trasmettere non è una manifestazione sportiva».

Alcuni giocatori della Juventus, tra cui Michel Platini, autore della rete decisiva, furono molto criticati da alcuni mass media italiani per essersi lasciati andare a esultanze eccessive vista la gravità degli eventi, ma la gioia durò poco: infatti lo stesso Platini il giorno dopo, quando tutti eran venuti a conoscenza della morte di 39 persone, dichiarò che di fronte a una tragedia di quel genere i festeggiamenti sportivi passavano in secondo piano.

 

 

Anche Giampiero Boniperti, presidente bianconero, affermò che di fronte a quella situazione non era il caso di festeggiare la vittoria, mentre il sindaco di Torino Giorgio Cardetti censurò l'esultanza nelle strade di alcune frange di sostenitori.

Nel 1995, in occasione del decimo anniversario della strage, Platini affermò che i giocatori erano a conoscenza solo parzialmente dell'accaduto e che i festeggiamenti per la vittoria insieme alla tifoseria juventina presente allo settore M dello stadio, quasi ignara della vera situazione, fosse soltanto un gesto spontaneo[2]; dieci anni dopo, Zbigniew Boniek dichiarò che non avrebbe voluto giocare quella finale, non ritirando per questo il premio partita per la vittoria[3], mentre Marco Tardelli si scusò pubblicamente per quei festeggiamenti[4].

 

 

Il SEGUITO
Alcuni dirigenti juventini e Michel Platini si recarono a fare visita ai feriti gravi negli ospedali della zona, mentre nella camera mortuaria allestita all'interno di una caserma, i parenti delle vittime furono accolti dal Re Baldovino e dalla consorte Fabiola[5]. Nei giorni successivi l'UEFA, su proposta del Governo di Londra e visti altri simili precedenti, come il disastro di Bradford avvenuto soli 18 giorni prima, decise di escludere le squadre inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe europee e il Liverpool per ulteriori tre stagioni (poi ridotte a una). Il provvedimento fu applicato fino al 1990, un anno dopo la strage di Hillsborough, che vide protagonisti i tifosi del Liverpool, una tragedia consumatasi non per aggressione di facinorosi, ma per inadempienze dei servizi d'ordine[6].

Nel 1988 il regista Marco Tullio Giordana diresse il film drammatico Appuntamento a Liverpool, ispirato alle vicende successive alla strage dell'Heysel, che vedeva Isabella Ferrari come protagonista nel ruolo della figlia di una delle vittime, alla ricerca dell'assassino del padre. Nel 1990, dopo la finale per il 3º e 4º posto del campionato mondiale di calcio tra Italia e Inghilterra vinta dagli azzurri per 2-1, i giocatori in campo e i tifosi in tribuna celebrarono quel risultato con molto fair play tra di loro, cancellando definitivamente dopo cinque anni quella tragedia. Sempre nel '90, quando il Milan incontrò all'Heysel il Malines, il capitano Franco Baresi depositò in memoria della strage un mazzo di fiori sulla recinzione del settore Z, ricevendo tuttavia molti fischi da parte dei tifosi locali[7]. Nel 1996 lo stadio, che l'anno prima cambiò nome in Re Baldovino, tornò a ospitare una finale europea; si trattò dell'ultimo atto della Coppa delle Coppe tra Paris Saint-Germain e Rapid Vienna, vinta 1-0 dai francesi.

 

 

Durante il campionato europeo ospitato congiuntamente da Belgio e Paesi Bassi nel 2000, la nazionale italiana si è ritrovata a giocare in due frangenti nell'ex Heysel. Prima della sfida del 14 giugno contro i padroni di casa la delegazione italiana si è raccolta in preghiera nel luogo del vecchio settore Z, assieme al capitano belga Staelens, mentre gli azzurri Maldini e Conte, rispettivamente capitani dell'Italia e della Juventus, hanno deposto una corona di fiori sotto la targa commemorativa[8]; avendo l'UEFA negato di indossare il lutto al braccio, i giocatori azzurri si sono potuti presentare in campo solo con un fiore nella mano sinistra, in memoria dei tifosi periti nella strage.

Nella Champions League 2004-2005, il sorteggio accoppiò Juventus e Liverpool nei quarti di finale. Questa partita ebbe luogo a ben vent'anni di distanza dall'incidente dell'Heysel e fu la prima volta d'allora che i due club si ritrovarono l'uno contro l'altro[9]. Prima della gara di andata ad Anfield, i tifosi del Liverpool mostrarono diversi cartelli a formare uno striscione con la scritta "amicizia" (tradotta in quell'occasione in italiano dal loro inglese "friendship"), ma alcuni tifosi juventini, ancora memori della tragedia, accolsero la coreografia e l'ingresso in campo dei giocatori del Liverpool dando loro le spalle[10]. Nelle settimane seguenti le squadre giovanili di bianconeri e reds si sono affrontate al Comunale di Arezzo (città di due delle vittime, Giuseppina Conti e Roberto Lorentini – il padre di quest'ultimo, Otello, è inoltre il fondatore del comitato delle vittime) in una partita amichevole.

 

 

IMPATTO SUGLI STADI

In seguito a questa tragedia, nel 1986 venne introdotta una legge per vietare per 3 mesi l'ingresso allo stadio dei tifosi più facinorosi e, in seguito a un'altra strage, quella di Hillsborough nel 1989, per migliorare le strutture degli impianti vennero introdotte norme più severe come le telecamere a circuito chiuso.

Se a livello nazionale ci furono progressi positivi riconosciuti da tutta l'Europa, tanto da assegnare all'Inghilterra l'edizione 1996 del Campionato europeo di calcio, a livello internazionale - in un primo momento - rimase il problema hooligan; il 15 febbraio 1995 a Dublino, durante un'amichevole contro l'Irlanda, e durante il campionato del mondo 1998, molti hooligan provocarono disordini di ordine pubblico.

Durante il campionato d'Europa 2000, hooligan inglesi provocarono grossi disordini a Charleroi, dopo la gara contro la Germania, e, in seguito alla minaccia dell'UEFA di escludere la Nazionale britannica dal torneo, il governo inglese decise di inasprire i controlli anche in occasione delle trasferte internazionali, dando più potere alla polizia.

 



EXTRATIME by SS/ La cover è per Roberto Sarto nel nome del padre Gianfranco, in coppia con Massimo Tadolini, presidente e fondatore del gruppo “Nucleo Heysel 1985,
perché entrambi sono la testimonianza diretta di …”30 anni per non dimenticare” una tragedia immane.
Quella che proprio Tavolini ha visto da vicino, là allo stadio, quel maledetto giorno della finale tra Liverpool e Juventus.
Anche per questo la tragedia dell’Heysel e quella della famiglia di Giancarlo Sarto da Porto Viro, resterà amaramente indimenticabile come i nomi e le ’39 facce’ degli sportivi morti in quella tragedia immane e che bisognerebbe mandare a futura memoria in una specifica fotogallery completa.
Giusto per non dimenticarli mai, come ha sottolineato peraltro lo stesso Roberto, ricordando papà Giancarlo, appassionato di calcio e di ballo, partito da Porto Viro con la sua Fiat 125 color crema insieme ad altri suoi due amici; il martedì 28 maggio verso Torino dove lo attendeva il pullman per il Belgio.
Un ricordo che poi, a margine della serata di Porto Tolle, lo stesso Roberto ( ndr,  gestisce l’officina fondata dal padre) ha spiegato così ai taccuini di Emiliano Milani de Il Gazzettino:<<  Per me è sempre martedì, ogni volta che guardo fuori lo rivedo in quell’ultima immagine che ho di lui. Invece quel mercoledì sera alla televisione… e pensare che avevo la convinzione che papà fosse in tribuna con lo Juventus Club Torino>>.

 

 

 

 

Purtroppo Gianfranco quella sera della finale era in quel maledetto “Settore Z”,  dove la furia degli Hooligans ( ma i giornali parlarono anche di inadeguatezza dello stadio) causò quella immane tragedia, che Roberto ricorda così nel nome di papà Giancarlo:<< La notizia ci arrivò alle 5 di giovedì dai carabinieri che arrivarono  a casa. Un colpo impressionante. Avevo 18 anni, lui 47. Per me però, non se ne è mai andato veramente e con lui ci parlo tutti i giorni>>:
Fu una tragedia a Bruxelles , allo stadio Heysel, e nelle case dei 39 morti di cui 32 italiani e uno di Porto Vito: appunto Giancarlo Sarto.
Anche per questo ha un significato profondo la ‘serata-ricordo’ a Cà Dolfin promossa dai “Signori” organizzatori. E di cui Salvatore Binatti ci propone il reportage dopo essere stato protagonista anche con la diretta per Delta Radio, dando voce ‘in the world’ a …”1985 -2015 : 30 anni per non dimenticare Heysel”.

Anche per questo la fotogallery assume un significato tanto certificativo quanto di stimolo a comportamenti che peraltro sono stati stigmatizzati dalla cruda realtà della mostra fotografica proposta a Cà Dolfin e che giustamente e meritoriamente viene portata in giro in altre sedi italiane e nel mondo.
Anche per questo le ‘facce’ della fotogallery assumono un significato speciale che va oltre la partecipazione e la location della serata a Porto Tolle, di cui peraltro vi documentiamo in flash le presenze più significative e che non hanno bisogno di spiegazione visto le relative didascalie.

Fermo restando che in avvio ( by wikipedia) abbiamo proposto la mappa dello stadio Heysel nel giorno della tragedia e , per sottolineare ciò che dovrebbe essere lo sport, la scritta "amicizia" formata dai tifosi del Liverpool durante l'andata dei quarti di finale della Champions League 2004-2005.

E che , tra le foto senza didascalie segnaliamo la presenza ‘organizzativa’ di Damiano Marcolongo (con tatuato il logo della Juventus e griffato “30” …per non dimenticare) , storico presidente dei Supporters Juve sezione di Sant’Anna di Chioggia; oltre al noto Massimo Tadolini ( seduto  col microfono) intervistato by Salvatore Binatti in diretta per Delta Radio.
Come da non dimenticare ( vedi maglietta tra le mani di Mirko Rangon ‘portovirese’ globetrotter by Lugano) il significato profondo degli autografi fatte dai giocatori della Juventus attuale sulla polo messa in palio per sostenere un progetto che onora gli organizzatori della serata di Porto Tolle e le parole di quello striscione della curva Sud  esposto in occasione del trentesimo anniversario della tragedia di Heysel e che recitava a caratteri cubitali ” Nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi resta".

Come appunto è il caso di Gianfranco Sarto da Porto Viro che vi proponiamo nel finale di fotogallery ( un trio di foto trasmesseci by Emiliano Milani da Porto Viro) perché indimenticabili nel cuore della tifoseria juventina e degli sportivi.
Come dimostrano anche i ‘manifesti’ con tutti i nomi ‘mostrati’ in tribuna allo stadio Delle Alpi durante il match ripreso in tv tra Juve e Napoli, con tanto di dedica e striscione che in last photo li onora  ‘per sempre’ e col significativo striscione “+39 RISPETTO” …per sempre nel cuore di chi resta.

 

Salvatore Binatti & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it