Alluvione del 1951, il Po doveva rompere nella grande ansa di Chiavecchino in Altopolesine/ Quel 14 novembre fu dato l’ordine di sfollare da Melara a Calto e …Bepina Malerba spiega ciò che è successo a Castelnovo Bariano!


Quel 14 novembre a Castelnovo Bariano le campane suonavano a martello: il Po aveva già invaso le golene e la casa di Bepina Malerba in Golena Cybo nei pressi del vecchio ponte in chiatte e a due passi dall’allora fornace Meneghini ( il noto marito di Maria Callas la nota cantante lirica).
A quel punto gli staffettisti in moto , invitarono tutti  a rifugiarci sull’argine maestro di fronte all’isola Bianchi, perché il Po non lo fermava più nessuno: ormai doveva rompere nella grande ansa di Chiavecchino ai confini bergantinesi-castelnovesi.
Ecco Bepina Malerba , moglie di Vittorino Rizzi e mamma del piccolo Franco etc etc …. Vi racconta tutta la paura i quei giorni e di quanto è successo poi , come da reportage in Main News scritto da suo figlio e che  vi proponiamo anche perché ( ma di questo vi abbiamo già parlato sempre qui su www.polesinesport.it ) suo marito Vittorino dovette emigrare per cercare lavoro in Francia, come fecero in tanti nel post Alluvione abbandonando il Polesine per cercare lavoro nel triangolo industriale MI-TO-GE , le tre città dell’Italia Nord Ovest dalle quali ripartì l’economia di quell’Italia che stava ancora ‘rinascendo’ da quella Seconda Guerra Mondiale che di tante disgrazie aveva mortificato gli italiani.

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 16.11.2016)/ CASTELNOVO BARIANO 65° DELL’ALLUVIONE/ “FUGGIMMO CON LA MORTE NEL CUORE” : AMARCORD DELLA FAMIGLIA MALERBA

Lo scorso 14 novembre i più anziani pure qui hanno ricordato il 65° dell’alluvione del 1951, un evento che cambiò tutto!
La famiglia Malerba  proprio in quell’anno fatale abitata sul Po in Golena Cybo nei pressi del vecchio ponte in chiatte e a due passi dall’allora fornace Meneghini.
I Malerba erano da generazioni gente di fiume: pontieri, traghettatori, pescatori.
A Castelnovo Bariano è rimasta solo Bepina Malerba, oggi 93enne, mentre i fratelli sono tutti defunti.

“Nel novembre 1951 – ricorda Bepina Malerba – io mi ero già sposata con Vittorino Rizzi ed ero appena andata ad abitare in via Spinea ad un paio di km sempre vicino al più grande fiume italiano, non lontano dalle località Bariano e Chiavecchino; il primogenito Franco Rizzi aveva sei mesi (risiediamo ancora qui). Dei miei fratelli Nino Malerba lavorava sul ponte avendo preso il posto del padre Filiberto, dimorando nella casa paterna con la moglie Lucia Tonini e la primogenita Rosa di undici mesi. Con loro il fratello scapolo Remo mentre Benso ed Ezio si erano già accasati altrove”.
Dai primi di novembre il Po, a seguito delle incessanti piogge autunnali, era in piena e il 14  (un giovedì) aveva raggiunto il massimo: golene invase; fornace allagata; tanti volontari a lavorare sull’argine maestro ad evitare il disastro imminente.

“La casa golenale dei Malerba era protetta da due argini secondari ma era addossata al Po – continua la signora Rizzi – e il piano terra era già allagato. L’acqua pian piano saliva ai superiori e  i Malerba persero polli e suppellettili. Nino Malerba in battello riuscì a salvare il maiale che per la paura non mangiò più”.
Quel 14 novembre fu dato l’ordine di sfollare lungo tutta l’asta  da Melara a Calto e a Castelnovo Bariano le campane suonavano a martello: il Po doveva rompere nella grande ansa di Chiavecchino ai confini bergantinesi-castelnovesi.
“Mio padre Filiberto – aggiunge commossa l’anziana signora – era appena morto all’ospedale di Castelmassa; lo avevamo ricoverato quando la sua casa era stata sommersa dall’acqua ed era arrivato l’ordine di evacuare. Il corteo funebre era partito dal nosocomio massese, eravamo in pochi, tutti a lottare sull’argine. Tumulammo velocemente nostro papà nel cimitero castelnovese, essendo terrorizzati che il Po rompesse a Bariano sommergendoci tutti; gli staffettisti in moto  ci invitarono a rifugiarci sull’argine maestro di fronte all’isola Bianchi. Abbandonammo in fretta il cimitero, corsi a casa a prendere mio figlio Franco dopo aver raccolto pochi effetti  personali; mio marito era sull’argine a lavorare come tanti”.

Verso le 20 giunse la notizia inaspettata della rotta d’Occhiobello, il fiume cominciò lentamente a calare, i castelnovesi erano salvi!!!
Anche se l’acqua non raggiunse Castelnovo Bariano, il post alluvione fu difficile per tutti: sfollati; emergenza; disagi; discriminazioni e altro.
“Mio fratello Nino – conclude Nina Malerba – era sfollato con la famiglia, la sua casa era inagibile. Lo lasciarono senza cibo ed indumenti. Mia cognata Lucia Tonini allora si rivolse ai carabinieri e le cose si normalizzarono; solo nella primavera del 1952 poté rientrare a casa. Miseria generale tanto che mio marito Vittorino tornò a lavorare in Francia”.

EXTRATIME by SS/ In cover Bepina Malerba in versione florele , festeggiata in località Bianchi a Castelnovo Bariano.
Poi in fotogallery due significativi flash by You Tube sulla Grande Alluvione del 1951 …da Polesella ad Adria e Cavarzere.
Insomma il fiume Po, in quel  disgraziato novembre 1951, martoriando gran parte del Polesine facendo il suo …corso, come è successo alla vita di coppia tra Vittorino Rizzi & Bepin Malerba di cui vi diamo dimostrazione proponendoli a tavola nella Festa dei Nonni ( 18.10.2014, festeggiati anche dal sindaco Massimo Biancardi) e nel giorno della Festa per le Nozze di Platino ( 29.11.2015, festeggiati dai figli , sia quelli residenti in Italia che quelli arrivati appositamente dalla Francia).

Franco Rizzi & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it