Bisaglia Don Mario e il ‘suo’ Calcio Rovigo di Mantero, Camuffo & Spolaore. E il LR Vicenza di Giussy Farina...


19/12/2010

Glielo avevo promesso a GDF, giornalista napoletano della Rai di Roma, che mi aveva telefonato 2 settimane fa. Ecco la don Mario Bisaglia – Story estrapolata dalla mia trilogia libraria Polesine Gol. Perché tanto interesse ‘nazionale’ per don Mario Bisaglia? Perché le ‘altre’ telefonate al sottoscritto e a mister Spolaore con domande – divagazioni extra calcistiche? Per parte mia don Mario è stato ‘proposto’ nella sua essenzialità sportiva, per parte ‘altri’ è normale la ricerca dei suoi ‘contorni’ visto che era fratello di Toni Bisaglia ministro storico, e che entrambi sono morti in circostanze sfortunate e per certi versi da decifrare. Ma mi fermo qui, lasciando che siano “altri” a percorrere eventuali altri sentieri giornalistici di tipo nazional-popolare/chi l’ha visto.
Quanto sopra perché riteniamo il ‘nostro prete in bicicletta’ GRANDE tout court.
ECCO QUINDI LA “MIA” DON MARIO BISAGLIA STORY – by POLESINE GOL.
<< Fantino Cocco, con Paolo Donà, hanno scritto “ 77 volte Padova. Storia del calcio biancoscudato dal 1910 al 1987”. Il primo è stato giornalista per Stadio, quindi Resto del Carlino, il Mattino di Padova e Il Gazzettino, Donà dal 1984 per il Gazzettino.
La storia dello scudocrociato padovano, statistiche puntuali, risultati del Padova partita per partita, i passaggi gestionali e i dati essenziali di ogni calciatore. Quindi anche tanti retroscena, per quei fatti che poi avrebbero cambiato la storia del Padova Calcio.
Ma la Città del Santo non è mai stata tanto distante da Rovigo. Tanti sono i nativi polesani che sono stati grandi o piccoli protagonisti a Padova, da Celestino e Gastone Celio da San Martino di Venezze ai tre fratelli Monti da Fratta ( Alessandro, Giovanni e Feliciano), da Angelo Barzan e Iginio Kofler da Adria a Eraldo Bedendo da Rovigo, da Pino De Marchi da Badia a Cesare Bondesani da Ariano, da Giuseppe Polo da Donada a Giovanni Fracon da Adria, da Angelo Rimbano da Contarina a Gianni Gennari da Bottrighe a Federico Gabban da Rovigo. Più quelli del Terzo Millennio, come Siviero, Piccolo e Florindo. Gente dal curriculum ‘corposo’, personaggi famosi, insomma.
Ma è su Don Mario Bisaglia che la penna di Fantino Cocco lascia il segno della certificazione. Quella di Don Mario personaggio navigato nel mondo del calcio che conta.

Era l’epoca in cui a fine giugno del ’75 si spegneva al Padova in serie C la gestione Marino Boldrin  - Luciano Carli . E si parlava dell’arrivo del clan vicentino: Giussy Farina e il suo socio Dalla Grana, con allo scoperto Giambattista Pastorello.
Si parlava, ma come ci si era arrivati?. Per saperne di più Fantino Cocco è andato a Follonica ad intervistare Giussy Farina.
Sentite cosa scrive il giornalista:” E’ finito nell’occhio del ciclone, la retrocessione del Lanerossi Vicenza in serie B, le voci che lo volevano pretendente al trono di Verona e per l’ultima, la notizia che sta acquistando il Padova, hanno posto Farina al centro dell’attenzione generale. Un amico, don Mario Bisaglia, fratello del ministro delle partecipazioni, ci diceva qualche giorno fa che Giussy ha in animo di diventare il ‘deus ex machina’ del calcio veneto. Il personaggio numero uno attorno al quale dovrebbe ruotare una enorme attività calcistica. Don Mario queste cose le conosce dal vivo: è un personaggio il nostro simpatico prete, che, prescindendo dal parentato con l’on.le Bisaglia, nel mondo sportivo veneto è inserito da tempo anche se dà la sensazione di restarne fuori. Il Gazzettino, giorni addietro, era uscito con un titolo a più colonne che annunciava il passaggio del Padova a Giussy Farina. La ‘soffiata’ era partita, era stato lui stesso a confermarcelo, proprio da don Mario Bisaglia al quale, chissà poi perché, era stato dato in visione il compromesso stipulato tra il Padova e , appunto, Farina. Alla notizia Farina si arrabbia e pretende una smentita. Don Mario ci ride su, ci dà una manata sulle spalle e borbottando ci saluta. Prima, però, ci conferma che è Farina che sta acquistando la società padovana. E lo dice con voce ferma, sicura. A questo punto, lo confessiamo, siamo più portati a credere a don Mario Bisaglia che a Farina, non foss’altro perché nutriamo un certo rispetto per l’abito talare, anche se il proverbio ci ammonisce che non è l’abito che fa il monaco. Ma, lo ripetiamo, di don Mario abbiamo rispetto e stima. Il Padova è dunque in procinto di passare sotto il controllo di Giussy Farina.
Però l’interessato smentisce, saluta , scompare dalla circolazione e si rifugia in Toscana. 
Scrive testualmente così il giornalista Faustino Cocco.
Quando poi va  ad intervistare Giussy Farina , a Follonica, questi ammette di aver sottoscritto il compromesso, ma per un fantomatico signor X.
Poi tutti sanno come andarono a finire le cose. I vicentini e Giussy Farina acquistarono il Padova, come aveva ‘soffiato’ don Mario Bisaglia. Si parlò subito del gran ritorno di Nereo Rocco, ma il paron a Padova dura lo spazio di una settimana e risponde alla sua sirena,  tornerà cioè al Milan di Gianni Rivera e , perché no, di Padre Eligio.
Per il Padova di Giussy Farina il colonizzatore furono purtroppo quattro campionati uno peggio dell’altro, fino alla C2. Il Padova diventa, di fatto, una colonia vicentina: più di qualche partita si gioca addirittura di sabato, per dare modo ai vicentini di avere i due piedi in una sola staffa, e per richiamare, al Menti, un po’ di tifosi biancoscudati.
Praticamente era successo al Padova quello che era già successo al Rovigo, quando per la stagione 70/71 la società in Serie D era stata costretta a chiedere aiuto proprio al Vicenza, alcuni anno dopo che Don Mario Bisaglia era apparso in società.
Una storia che Maurizio Romanato racconta così nel suo libro Rovigo Calciostoria:”Il pubblico, pur numeroso, non fornisce sufficiente sostegno finanziario ed il Rovigo è costretto a chiedere aiuto al Vicenza. La trattativa è laboriosa ma è quanto di meglio si può pretendere per evitare il tracollo. Auspici, tra gli altri, il sindaco Bortolussi e don Mario Bisaglia, si raggiunge l’accordo con Giussy Farina. Il Lanerossi Vicenza entra come socio nell’Ac Rovigo spa, contribuisce alla copertura delle spese, ma, in pratica, si appropria del settore giovanile. In cambio trasferisce in prestito alcuni dei Primavera berici.”
Ecco, é stato allora che il sottoscritto ha avuto occasione, come dirigente sportivo polesano, di parlare di giocatori’ col Calcio Rovigo affidato all’allenatore Romolo Camuffo. Erano i tempi in cui in segreteria c’era Mario Meneghini e don Mario Bisaglia (classe 1917) oltre che padre spirituale era una presenza assidua, un dirigente tifoso. Ricordo che dal CSI Crespino a quel Rovigo, presente don Mario e Camuffo, fu ceduto il giovane Norberto Colla per 200.000 lire, con la preghiera di favorirne l’inserimento nel mondo, perché la sua famiglia …ne aveva bisogno.

Poi quel giovane si fece valere e l’anno dopo andò, assieme a Crivellari, proprio alle giovanili del Vicenza in virtù delle facoltà che la società berica aveva nei confronti del Rovigo. A quel tempo don Mario …masticava calcio con un certo interesse e le sue parole erano ascoltate in società. Ma anche da Romolo Camuffo con quale l’ho visto e sentito parlar di calcio in diversi ‘testa a testa’  davanti ad una fiorentina, da Marco alle Stroppare, vicino Stanghella.
Era una presenza coinvolgente, quella di don Mario, e non a caso ha cementato un rapporto affettivo in particolare con Duilio Ferlin, Bruno Longhin, Luigino Borgna, Lucio Bisaglia da Villadose. Di quei tempi me ne parla Duilio Ferlin:” Ci faceva piacere accompagnarlo in macchina. Lui era un appassionato del Calcio Rovigo, era spesso tra di noi, spesso per i calciatori ‘diceva messa’ in luoghi anche improvvisati, magari in sede sopra il Canevone o in albergo quando andavamo in trasferta. Ricordo la Pasqua 1974, mi telefonò e oggi per domani, come faceva spesso, ci disse di portare anche le mogli con noi. Ebbene, il mostro gruppo compreso Carlo Spolaore, si radunò da Marco Moda, in trattoria alle Stroppare, dove ascoltammo la Santa Messa e don Mario inventò su due piedi una minilotteria per beneficenza. Quel nostro gruppo disinteressato ha mantenuto sempre l’amicizia con don Mario, altri invece, pur essendo stati aiutati da lui, sempre disponibile,  si sono poi defilati quando Don Mario si staccò dal Calcio Rovigo e quando cominciò a brillare meno la stella politica di Toni Bisaglia, suo fratello.”
E a proposito Duilio Ferlin mi fa vedere alcune intercessioni e testimonianze autografe di Don Mario, in aiuto e a sostegno di persone bisognose.
A due passi da noi, anche Mario Meneghini, segretario del Calcio Rovigo di allora e ritornato al Rovigo Calcio nel Terzo Millennio, ricorda così il personaggio Don Mario:” All’epoca del presidente Angelo Ferrari organizzammo un raduno di Selezione per conto della Juve e il dr. Brolis responsabile juventino fu tanto soddisfatto che ci concesse di farne un altro a livello veneto. Noi lanciammo l’idea di portare la Juve in amichevole a Rovigo, ma il dr.Brolis spiegò le ragioni per le quali la ‘cosa’ era impossibile. Invece un bel giorno, anche per l’amicizia di don Mario Bisaglia con Giampiero Boniperti col quale si sentiva spesso, proprio Boniperti telefonò a Rovigo convocando il presidente subito per il lunedì a Torino. Era pensabile che fosse per concedere la Juve in amichevole a Rovigo. Quando il presidente Ferrari ne parlò in sede ci fu tanta soddisfazione, ma il nostro presidente era …orgoglioso e disse che se avevano bisogno di lui, allora era giusto che fosse la Juve a venire a Rovigo”.
Sorrideva il Meneghini - segretario ricordando che ogni lunedì, essendo chiuso il bar Franchin, quelli del Rovigo si trovavano al Piccolo Bar. Ovviamente quell’ amichevole con la Juve non è più entrata nella storia del calcio biancazzurro. Poi Mario Meneghini ricorda altri aneddoti calcistici di Don Mario Bisaglia. Speciale quello del campionato di Serie D 70/71, vinto dal Giulianova sul Bellaria e sul Rovigo,quando proprio Don Mario dovette ’travestirsi’ da cappellano degli alpini per entrare allo stadio di Giulianova, dove avevano deciso che …Don Mario non sarebbe entrato al campo neppure se pagava.
Erano gli anni forti del Rovigo allenato da Camuffo.
Altro aneddoto di Meneghini:” Per la partita casalinga contro lo Jesi, l’arbitro ci segnalò la necessità di essere portato all’aeroporto di Tessera a Venezia appena finito il match. Allora il presidente Ferrari si rivolse a Don Mario, che lui chiamava semplicemente Mario. Nessun problema – disse don Mario - e chiamò l’autista di suo fratello Antonio il ministro, così la macchina a fine match era bella e pronta, a disposizione”.

Quel prete in bicicletta e col berretto era però un prete semplice, anche se le sue conoscenze erano importanti. A Rovigo, insegnava alle Scuole Professionali ed svolgeva funzione pastorale al Policlinico, ma aveva modi semplici e, perché no, ingenui. Me ne parla con aneddoti ed esemplificazioni Carlo Spolaore che ha rilevato Camuffo sulla panchina del Rovigo e nell’amicizia di Don Mario Bisaglia:” Era un tifoso e uno sportivo speciale. Quando al Tre Martiri fu sospesa la partita col Giulianova, facemmo l’allenamento tra di noi e Don Mario fece l’ala destra, pantaloni lunghi, ma scarpe da calcio e maglia. Era sempre presente in casa e fuori. Per il Calcio Rovigo era figura importantissima, un amore unico. Conosceva un certo Tasca di Conselve, all’epoca del sindaco Bortolami. Si parlava di un supermercato appena fuori città, verso Boara o verso Borsea. Si parlava di un Rovigo da portare in Serie C, inizio anni ’70. Poi quell’aggancio sfumò, chissà perché. Con Don Mario la mia amicizia durò anche quando andai al Contarina del presidente Finotti e quando andai al Valdagno anche su sua segnalazione”.
Quanto don Mario fosse appassionato di calcio lo dimostra questa segnalazione personale di Spolaore:” Gli chiesi di battezzare mia figlia Paola, era inizio campionato 1973. Don Mario mi disse di sì, per il pomeriggio in Commenda, ma c’era da andarlo a prendere a Padova, dopo la benedizione di un treno di pellegrini in partenza per Lourdes. Arrivato a Padova , mi disse che c’era il tempo per vedere un tempo del Padova. Ci andammo, io fremevo, ma …la partita entusiasmava Don Mario. Così in macchina da Padova a Rovigo tornammo a gran velocità. Per farla breve, ci fermò anche la polizia al Ponte del Marabin e …servì da scusa per giustificare, a mia moglie Pina e agli invitati in ansia fuori della chiesa, il nostro quarto d’oro di ritardo”.
Un’amicizia peraltro che continuò anche quando tra Don Mario e il Calcio Rovigo a metà anni ’70 i rapporti si erano molto raffreddati.
Specie da quando il Rovigo del presidente Ferrari, retrocesso dalla serie D, sciolse il rapporto col Vicenza e in Promozione 75/76 affidò la panchina a Mariuccio Vigna.
serie D .
Quando poi nella stagione 82/83 Spolaore col Valdagno batte il Rovigo, il nostro Don Mario Bisaglia manda una ‘cartolina sfottò a quelli del Rovigo’, allora i rapporti si interruppero del tutto. Si vede che anche per i preti, a tutto c’era un limite.
Benché  don Mario ( metaforicamente ?) raccontasse che nelle tasche della sua tonaca teneva sempre una moneta speciale; quella con scritto su ‘un franco de mona’. Un suo modo quasi filosofico per risolvere questioni che nello sport come nella vita possono scoppiare.
La semplicità in persona, Don Mario, che diceva a Spolaore che “sì, si sarebbe fermato a mangiare, ma bastava aggiungere un po’ di pasta e quindi non occorreva avvisare la Pina, altrimenti si preoccupava per cosa preparare”.    
Una vita per gli altri, quella di Don Mario Bisaglia, fratello di un ministro ma prete in bicicletta per le strade di Rovigo, finché il ‘treno della vita’ ha …deragliato a Calalzo nel Cadore, quel 14 agosto 1992, facendolo ritrovare ‘misteriosamente’ nel vicino lago di Domegge tre giorni dopo. Una tragedia come quella di suo fratello Antonio, morto a 55 anni, in circostanze misteriose, annegando nel 1984 a largo di Portofino, "scivolato" dal panfilo della moglie, Romilda Bollati di Saint Pierre.
Ma Don Mario Bisaglia ha lasciato ‘tracce & valori’ indelebili nell’infinito del mondo e del calcio. Quelli di un tempo in cui nelle parrocchie di parlava di calcio da oratorio.
Tempi che cambiano, ma valori che restano, tra aneddotica e spiritualità, come Don Mario ha  sempre trasmesso>>.

EXTRATIME by SS/ La cover è per Don Mario Bisaglia ‘commensale e ascoltatore di storie vicentine’. Quindi nella fotogallery lo proponiamo subito nella cornice-campo 1970 al Tre Martiri di Rovigo (da sx Degli Agostini, don Mario Bisaglia, Romolo Camuffo, Carlo Spolaore). E poi nella sua familiarità con casa Spoalore (prima con la piccola Paola e poi col mister rodigino). Infine nella conviviale Rovigo 70/71 dell’epoca gemellaggio Rovigo / Vicenza, mentre confabula con un dirigente vicentino, quindi Tullio Campagnolo, in ‘tavolata’ con gli avvocati Mantero e Padoan.



Sergio Sottovia
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