Boris Padovan ‘WINTER OVER’ Antartide & marathon Taglio di Po e Texas.


09/02/2010

La cover con la foto kit di ‘mister Antartide’ Boris Padovan, col pettorale della maratona corsa a Taglio di Po il 25 gennaio 2009, running davanti al Texas capital Buildind di Austin ha una sua giustificazione sostanziale.
Il fatto stesso che Boris me l’abbia fatta avere due settimane fa, tramite suo padre Giancarlo ( mio amico d’infanzia, d’esami maturità e di viaggio a piedi da Crespino a Monte Berico ) e che mi ha scritto la seguente mail.
Ciao Sergio,
questa settimana ho chiesto a Boris di dirmi se e quando avesse corso a Taglio di Po prima di mettermi a cercare sue eventuali foto e lui mi ha così risposto: <<-Ho corso il 25 gennaio 2009 a Taglio di Po, era un cross da fare con le scarpe chiodate. Ti giro le foto di quella gara.
Sono arrivato primo di categoria e 4° o 5° ( non ricordo) assoluto. Ho corso a Taglio di Po anche in primavera, ma d’inverno l’unica è stata questa di Cà Vendramin.-
Mi ha poi allegato queste quattro foto…
Ci sentiamo presto, ciao
Giancarlo.

Una storia da ‘Campioni & Signori’, quella di Boris Padovan, perché sul www del sito  ‘concordiabase’ potete trovare la seguente mail che sintetizza il motivo della sua presenza nell’Antartide. E perché poi Boris , polesano d’origine, ci manda, e perciò Vi proponiamo in sequenza,  la sua ‘Austin Marathon Story, con tutte le sensazioni vissute correndo le fatidiche ‘ 26 MIGLIA E  385 IARDE’ ( le stesse corse dal polesano Tullio Biscuola ai Giochi Olimpici del 1924 e che ho raccontato libro ’50 Anni di Panathlon Rovigo – Olimpionici & Gentlemen’, dove ho raccontato la TOP TEN degli Olimpionici polesani)


PRIMA NEWS/ ECCO IL TESTO SUL SITO DELLA ‘CONCORDIABASE’
DomeC - Stazione Concordia 16 Gennaio 2010
Ciao,
mi chiamo Boris Padovan , classe 1975, laureato in Astronomia a Padova, PhD in Scienze Spaziali tra università di Padova e di Austin, Texas.
Da quattro anni lavoravo a Padova come consulente informatico, poi l'opportunità di fare il winter-over a Concordia 2010 come tecnico informatico e telecomunicazionista. Durante il lungo inverno antartico seguirò il corretto funzionamento di quattro esperimenti scientifici: Domex, consistente di un radiometro che osserva dall'alto il ghiaccio entro una certa banda di frequenza; Saoz, che studia il contenuto di ozono nell'aria; Geoelectric field, atto a misurare di continuo il campo elettrico della Terra; Hamstrad, per le misure nella banda delle microonde di temperatura e umidità dell'aria. Infine eseguirò dei test di funzionamento dell'ancora incompleto telescopio infrarosso Irait.
SECONDA NEWS / Il seguente testo riguarda invece la mail ( la seconda) che ho ricevuto quindici giorni fa da Boris Padovan, di stanza all’Antardide, e a fronte di un mio sollecito a scrivere la sua ‘esperienza’ perché rimanga ai posteri e scientificamente. Cosa che ovviamente lui sta già facendo. Un po’ per amore ? Un po’ per professione? Lasciamo stare Fabrizio De Andrè, perché la vita non è solo ‘passione’ ma un mix che avvolge sesso senza un perché. E restando in tema SPORT , cioè dentro le caratteristiche di questo www.polesinesport.it ecco allora la AUSTIN MARATHON STORY IN AUSTIN, così come ha saputo raccontarla proprio lui , il Boris Padovan di origini polesane, per i suoi amici italiani.

 

CARO SERGIO,
Comincio a raccontarti della mia prima maratona, corsa mi pare il 13 febbraio 2004 ad Austin, Texas. Allora esordii con un 3:28, preparata completamente da solo. Per me quella maratona ebbe un grandissimo  valore, forse quasi quanto il 2:35 di Padova 2009. Ti riporto qui l'e-mail che mandai ai cari ed agli amici, nonché il 10° capitolo del mio libro sulla vita in America.
Buona lettura anche a te e a presto.
Boris.

AUSTIN MARATHON 13 FEBRUARY 2004 /  26 MIGLIA E 385 IARDE
Sono contentissimo, ce l'ho fatta in 3h:27m:56s (484mo nella  classifica generale). Ora non riesco a muovere un muscolo e ho i piedi  dolorantissimi con un'unghia nera per aver corso tutta la maratona con le scarpe inzuppate d'acqua per la pioggia caduta copiosa fino a poco  prima della partenza. Poi, dopo 20 giorni di latitanza, e' uscito il  sole texano, quello che asciuga tutto e ti brucia le cervella e mi son dovuto spogliare in corsa per il caldo. Era un fiume umano, 12 mila  persone, maratoneti piu' mezzi-maratoneti che si fermavano a meta'  percorso. Per le prime 7-8 miglia eravamo ammassatissimi, era un continuo toccarsi con i gomiti e sgambettarsi per il poco spazio. Un  dramma ai ristori di acqua. Io non vedevo dove correvo, il flusso di  questa orda di umani, questa mandria in transumanza, questo sciame o stormo in migrazione mi trasportava. Io vedevo una sola cosa: il pace lleader che correva col cartello con scritto "3:30". Se fossi riuscito a stargli attaccato sempre sarei riuscito a tenere il mio ritmo  vincente e a non perdermi d'animo. Ma il vero vincitore della maratona e' stato il pubblico di Austin e i poliziotti che hanno gestito il congestionato traffico e contemporaneamente dagli altoparlanti delle loro volanti ci urlavano e ci incoraggiavano:"Good job runners, keep going!".

E la gente, allestivano dei punti ristoro extra davanti alle loro case, fornendo acqua, arance a pezzetti e banane. E incoraggiavano tutti quanti, con urli, acclamazioni, campanacci. Perfino due nonnetti in baffoni bianchi vestiti da scozzesi che suonavano le loro cornamuse! E ogni due tre miglia una banda musicale che suonava il proprio genere. Per un tratto ho corso a fianco di due  tipi vestiti da banana e poco più' avanti con altri due vestiti da Elvis con tanto di microfono e che ogni tanto cantavano strofe delle canzoni di Elvis e il pubblico per strada rispondeva. E in sesta strada ero un po' davanti rispetto al gruppo delle 3:30, ero un po'  enfatizzato dopo che quelli della mezza maratona si erano fermati, sentivo più' spazio e ho ricevuto gli incoraggiamenti di mia sorella Micol che e' riuscita anche a farmi una bella foto.

Più in là il mio amico Robin mi ha riconosciuto e ha corso qualche centinaio di metri al mio fianco. Poi c'era una salita un po' dura, dove ho superato l'ultima ragazza della maratona per handicappati, in sedia a rotelle. Stentava a superare la pendenza, la carrozzella le si impennava. Tutti noi runners le siamo passati di fianco e le abbiamo urlato di continuare e di non mollare assolutamente, poi mi e' venuto un po' da piangere nel vedere lo sforzo e l'impegno stampati sul suo viso. A  quel punto era da poco passata la mezza e non mi sentivo ancora pronto per staccarmi definitivamente dal gruppo e allora ho recuperato un po' di energie e li ho aspettati e con loro ho continuato fino al 22mo miglio, con un crescente dolore al ginocchio sinistro, dovuto alla prima fase di gara in cui non ero libero di fare le mie falcate naturali e inoltre dovevo continuamente zigzagare tra molta gente, sollecitazioni laterali che stancano parecchio le giunture.

Qui merita attenzione un episodio che racconto solo a voi italiani che potete capire il disagio di parlare una lingua diversa dalla vostra. Oltre all'acqua, alle caramelle, arance e banane venivano sporadicamente distribuiti degli stecchini di legno (tipo quelli dei gelati) ricoperti ad un’estremità' di un gel che sembrava di carboidrati o robe del genere. Avevo sentito una signora urlare che era buono e dolce, almeno credo che abbia detto così, ma a questo punto non ne sono più' sicuro... Ne ho agguantato uno al 17mo miglio, e ho trangugiato una parte del gel con avidità, ma il gusto era terribile, per niente dolce, anzi, una cosa unta e schifosa. Devo ancora verificare la cosa, ma l'impressione e' che fosse vasellina da mettersi sotto le ascelle o tra le gambe per evitare abrasioni per lo strofinamento. Un po' spaventato dal dovermi fare una lavanda gastrica e di non riuscire a finire la gara ho sputato il più' possibile, e ho fatto gargarismi per due chilometri... Ehi, ma non ditelo in giro!!! 
Arrivati alla diga sul Colorado river mancavano 3 miglia, 25 minuti circa. Ho detto tra me e me:"Bori e' ora, e' il tuo momento, molla il freno a mano e libera l'uomo-cavallo che e' in te, fai finire in  gloria la carriera di queste scarpette rosse ormai alla fine (ormai credo di averci corso 1200 km)". E son partito come una furia. E' stata una volata di 23 minuti, dove ho superato l'impossibile, tra le acclamazioni del pubblico che mi urlava che ormai ero alla fine e che continuassi a correre così' bene. Non immaginate la gioia di vedere per la prima volta il traguardo in lontananza. Ho dato un'ultima accelerata e passavo sotto l'orologio a braccia alzate contentissimo, stando sotto il tempo che mi ero prefissato. Al traguardo mi ha fatto tanto piacere trovare la Micol e anche Robin.
Qui ho aspettato il mio amico Gary che ha concluso in 3 ore e 51, che contento anche per lui. Poi tutto il resto e' stato soddisfazione, impossibilità' di muovermi e dolore a gambe e piedi, che perdura tuttora. E non da meno, la gioia di aver ricevuto così' tante e-mail da tutti i miei amici che avevano seguito la maratona in internet, e sapevano già il risultato poco dopo il mio arrivo. Grazie amici, non vi ho mai sentiti così' vicini.

Voglio concludere questa tx010 anomala dicendo che dedico questa mia prova alla mia Sami, che mi e' mancata infinitamente al traguardo, e che mi ha accompagnato sia a piedi sia in bicicletta in numerosi miei allenamenti, sia col sole rovente, sia col ghiaccio per terra, spesso con Minou sul cestino davanti.
A lei tutta la gioia per questa conquista personale. Ma lasciatemi anche ringraziare il mio amico e compagno di corse Nicola Zanella che mi ha fatto fare il salto di qualita' portandomi a coprire le lunghe distanze e insegnandomi a tenere un ritmo regolare. Preziosissimi i consigli dell'istruttore del corso di corsa Saverio Iarrera che ha 
dato un tocco di professionalità agli allenamenti dell'ultimo anno e inoltre non va dimenticato che se oggi sono un maratoneta e' anche perché mio papà' mi portava a correre con lui sulla pista dei cavalli vicino casa, la bellezza di 21-22 anni orsono. Infine desidero ricordare, e legare ai ricordi di questa corsa, un giovane che e' scomparso prematuramente venerdì scorso: Nicola Boaretto, con cui spesso abbiamo parlato di sport, maratone e ciclismo per i corridoi del dipartimento di Astronomia. Ecco, credo di avere detto tutto quanto, più o meno. Di racconti sulle mie corse di allenamento sono piene tutte le tx. La gioia e' grande, e confermo quanto dettomi da Nicola Zanella, cioè che appena passi il traguardo sei già' lì che pensi a correre la prossima maratona. Credo che per me sarà Venezia 2005, speriamo bene.
Un abbraccio e un saluto a tutti, grazie di nuovo per il vostro sostegno.

PS by Sergio Sottovia: dentro il testo , oltre alla foto di Boris a destra nel terzetto team Antartide, ho messo le foto di Boris Padovan , maratoneta a Taglio di Po e le foto dell’Idrovora  Museo di Cà Vendramin, perché il ‘Boris in running’ è uguale da per tutto, e perché il Polesine ( terra emersa dalle acque) è sempre nel suo cuore.

 

Sergio Sottovia

www.polesinesport.it