Calto & Chiesa di San Rocco/ Nasce ‘estense’ con Papa Clemente III e la ‘bolla’ al vescovo di Ferrara datata 29 aprile 1189; poi citato e visitato da Ludovico Ariosto, finché post congresso Vienna 1815 fu parrocchia di Adria


Ci sono tanti riferimenti storici e sociali che fanno onore a Calto anche se é il più piccolo paese del Polesine.
Però il reportage storico dedicato dall’amico Franco Rizzi, cantastorie dell’enclave Altopolesine, è talmente speciale dal punto di vista della storia della Chiesa parrocchiale di Calto, dedicata a San Rocco, che per ulteriori focus a completamenti vi rimandiamo in calce per una Appendice Flash story e all’Extratime per altre considerazioni finali.
MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 27.04.2021)/ CALTO: LA STORIA PLURISECOLARE DEL COMUNE LA FA LA PARROCCHIALE / LA CHIESA DI SAN ROCCO CONFESSORE FA LA STORIA DEL PIU' PICCOLO COMUNE POLESANO
A fine aprile 2021 Calto con 689 residenti si conferma il più piccolo Comune polesano, un ente locale mignon ricco di storia, di senso di appartenenza, di benessere, di popolazione anziana. Si pensi che a fine '600, per dirla con Muratori, la popolazione ascendeva a 12001 abitanti per raggiungere la cifra apicale nel 1938 di 1864 (dati Istat), poi il lento continuo dissanguamento demografico, ciò for ever.
La microstoria caltese la fa la parrocchiale di San Rocco Confessore, mentre la tradizione delle origini zingaresche, o tzigane, è solo un'ipotesi. I documenti storici sono in genere di origine ecclesiastica. Oggi parroco titolare è don Stefano Marcomini.

Questo il primo documento storicamente accertato. "Il 29 aprile 1189 papa Clemente 3° nella bolla diretta al vescovo di Ferrara Stefano conferma l'immediata dipendenza della chiesa ferrarese dalla cattedra di S. Pietro, riconoscendone diritti e privilegi. Nell'enumerazione delle chiese soggette vi è pure la Chiesa di Cadalto col suo Ospedale. Da qui comincia la storia conosciuta di Calto, o Chalto, o Cadalto". (A. GABRIELLI, Comunità e chiese nella diocesi di Adria-Rovigo, Ciscra Edizioni, Roma 1993, p. 558). Da allora il destino caltese si identifica con la città di Savonarola sino al 1598 nel dominio civile estense (ricordiamo, fra l'altro, la celeberrima menzione di Calto estense fatta da Ludovico Ariosto, che visitò più volte il paese)  e in quello episcopale, poi sino al 1815-18 con lo stato pontificio (a Ferrara comandava un cardinal legato). Con il congresso di Vienna, poi Calto divenne austriaca e nel 1818 la parrocchia passò ad Adria.

 

In seguito fonte sicura sono le visite pastorali episcopali ferraresi, tenendo presente che la chiesa locale era l'unico riferimento religioso-amministrativo. Il 16 aprile 1434 il Beato Giovanni Tavelli sottolinea che la Villa di Cadalto dipende dalla parrocchia cenesellese, una frazione della chiesa plebale di S. Maria di Ceneselli. Il 4 settembre 1574 mons. Giovanni Maremonti in visita apostolica (il concilio di Trento esaltò le visite pastorali) descrive l'Oratorio di San Rocco di Calto con tre altari, un edificio fatiscente come la torre campanaria. Invita il cappellano don Geminiano da Felonica ad intervenire nella manutenzione straordinaria. L'invito fu accolto dall'intera comunità e tutti risposero devotemente!
Il vescovo Giovanni Fontana a fine '500 visitò in un decennio per quattro volte Calto: oratorio di San Rocco Confessore rifatto per intero; campanile a una sola campana ma da incrementare; si dipende da Ceneselli ma il curato è stabilizzato, essendo mantenuto dai 400 residenti da comunione; la curazia caltese viene eretta in parrocchia il 15 settembre 1599 "distraendone il territorio dalla matrice Ceneselli"; primo sacerdote titolare don Ippolito Zapponi, "per anni benemerito cappellano"; la chiesa viene consacrata il 21 gennaio 1605; poi arriverà una seconda campana e il cimitero attorno alla parrocchiale. Il tutto sotto la regia del vescovo Giovanni Fontana. Pur qui si sente il vento rinnovatore della riforma cattolica tridentina. Calto cresce tanto che a fine '600 ci sono oltre 1200 abitanti e le confraternite del SS.mo, del Carmine, del Rosario, dei Cordiglieri di San Francesco (più che 500 soci). Appunto proprio in quell'epoca l'edificio sacro a San Rocco Confessore si dimostra inadeguato per una comunità in espansione per cui viene rifatto ex novo dal parroco don Giobatta Finato (1689-1709) con il contributo un po' di tutti. La nuova parrocchiale ebbe solenne benedizione il 20 novembre 1707 dal cardinale legato Taddeo dal Verme arcivescovo di Ferrara.

APPENDICE “CALTO  FLASH STORY”/ ( di Sergio Sottovia) / La storia racconta che il dominio esterne sul territorio di Calto iniziò nel 1200 e durò con alterne fortune fino al 1597 quando Alfonso II duca di Ferrara morì senza lasciare eredi legittimo e il Comune passò alla Stato della Chiesa o Stato Pontificio.
Fermo restando che nelle citazioni del Frizzi datate 1189 e del Guarini datate 1266 , dove risultava che la località Cadalto era patrimonio di ragione dei Benedettini di Ferrara, esistevano a Calto la Chiesa di S. Stefano e l’Ospedale annesso.
Quando poi nel 1434, il Vescovo Beato Giovanni da Tossignano, chiese al Rettore di Ceneselli Don Antonio de Apulia , se avesse Canonicati o altre cure dipendenti , si sentì rispondere: non aveva Canonicati ma solamente sotto la cura di Ceneselli aveva “i popoli di Zelo, Arquadele, Cadalto e Magarino”.
Con riferimento alle visite e alle citazioni dell’Ariosto, conseguentemente al passaggio di Ferrara dagli Estensi allo Stato della Chiesa, la storia racconta che il poeta già alle ‘dipendenze’ del casato Estense, fu dal Cardinale Ippolito d’Este invitto a seguirlo in Ungheria dove era stato nominato Vescovo.
Ma l’Ariosto minacciò, di togliere al poeta il suo lavoro, privilegi e benefici.
Sicché l’Ariosto qualche giorno dopo dovette partire, lasciando però ad un satira tutto il suo disappunto scrivendo in particolare:<< A Filo, a Cento, in Ariano, a Calto arriverei…ma no sino al Danubio, ch’io non ho piè gagliardi sì gran salto>>.
 Con riferimento invece ad alcune opere di pregio conservate nella chiesa di San Rocco segnaliamo due statue in legno dedicate a Sant’Antonio e al sacro Cuore, eseguite da un artigiano di Ortisei, mentre la più pregevole è una “Pietà” in terracotta del XVI secolo.

Invece tra i Personaggi più illustri del piccolo pase di Calto , al di là dei più recenti Saul Malatrasi ( calciatore di livello mondiale ) e Rina Malatrasi ( soprano lirico altrettanto di livello mondiale) , noi partendo da lontano, citiamo all’epoca della Repubblica Cispadana , quel Costantino Munari che era nell’elenco dei Carbonari , processati dagli Austriaci a Venezia nel 1821.
Ma mi fermo qui , anche perché la Storia della Carboneria, collegata anche ai Carbonari di Crespino e della Fratta post periodo napoleonico, imprigionati dagli Austriaci anche allo Spielberg insieme a Silvio Pellico o nel castello di Lubiana, vi abbiamo già dato conto raccontando sempre qui su www.polesinesport.it la Storia del Foresti, del Bacchiega, del Carravieri etc etc., citando le relative importanti fonti storiche e tutti i nomi dei ‘processati di Venezia’.

 

Ultima segnalazione a conferma che Calto è il più piccolo paese del Polesine, vi diamo anche in sequenza tutto lo sviluppo storico demografico dei suoi abitanti.
Che erano solo 149 nell’anno 1431, quindi 246 nel 1590, poi 984 nel 1676. Passando al 18é secolo segnaliamo che gli abitanti di Calto erano 1365 nel 1820, quindi 1525 nel 1845, poi 1604 nel 1850 ed infine 1639 nel 1861 , all’epoca dell’Italia con prima capitale Firenze ( poi fu Torino e dal 1870 Roma).
Per delle cifre che manifestano eloquentemente – hanno scritto i Braggion nel libro story “Il Sacro nel Polesine” -   le sofferenze di questa brava gente, tant’ è che nel 1985 gli abitanti di Calto furono soltanto 937, praticamente sotti i mille abitanti, come nella situazione attuale.


EXTRATIME by SS/ In cover e in fotogallery due immagini della chiesa di San Rocco a Calto, passando dal bianconero al colore attuale , ma che – come sottolineato da Franco Rizzi cantastorie dell’Altopolesine – “la chiesa caltese è rimasta come nel ‘700 “

Francio Rizzi & Sergio Sottovia
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