Carwyn James il ‘filosofo’ entrato nella leggenda col Llanelli battendo gli All Blacks
Squilli di tromba ‘bersagliera’, per questa ‘prima’ delle Top Stories di Raffaello Franco ‘cantattore’ alla ‘Scala del Rugby Rovigo’. E che ci racconta appunto la seguente Carwyn James Story.
<<”Il rugby è un gioco del pensiero”. In questa frase è racchiusa tutta la filosofia rugbistica del grande Carwyn James, un “rivoluzionario” del rugby che già quarant’anni fa intuì lo sviluppo futuro della palla ovale.
Quando arrivò a Rovigo, il nuovo allenatore gallese Carwyn James, si trovò a gestire una situazione particolarmente difficile. Per le mani aveva una squadra dal potenziale smisurato, molto forte tecnicamente e fisicamente e che aveva vinto uno scudetto straordinario solo due stagioni prima sotto la guida di un’altra figura leggendaria del rugby mondiale: Julien Saby. La squadra, senza dubbio, era molto forte; probabilmente una delle migliori che si sia mai vista nella storia su un campo da rugby italiano. Quella squadra però era psicologicamente distrutta in quanto, dimenticato lo scudetto vinto nel 1976 in maniera superba in quello che di fatto passò alla storia come lo “spareggio” di Brescia, si trovò in grave difficoltà a metabolizzare la sconfitta patita la stagione successiva in quella che fu la “madre di tutti gli spareggi”, giocato ad Udine in una giornata nefasta sotto ogni punto di vista e vinto, in maniera rocambolesca, dagli eterni rivali del Petrarca. Il grande maestro Saby, dopo tre stagioni, aveva ormai fatto il suo tempo e mollava una panchina difficile lasciando comunque un bagaglio di esperienza importantissimo: grazie ai suoi insegnamenti poteva dirsi che finalmente i “Bersaglieri” avevano imparato a giocare a rugby.
Alla dirigenza rossoblu serviva un tecnico che finalizzasse il lavoro svolto dal “vecchio” Saby: la scelta cadde inesorabilmente su Carwyn James.
Gallese, nato il 2 novembre 1929 in un piccolo villaggio di 400 anime immerso nelle verdi vallate del paese del dragone dal nome simile ad uno scioglilingua, Cafneithin, non ebbe certo un’infanzia agiata. Il padre, come la maggioranza dei gallesi, era minatore ma grazie a molti sacrifici riuscì a far studiare quel talentuoso ragazzo. Il primo pallone da rugby gli fu regalato non appena iniziò a muovere i primi passi iniziando così fin da subito a respirare rugby. Non poteva essere diversamente. Ancora oggi Cafneithin è come una specie di piccola “Mecca” rugbistica per gli appassionati gallesi: da sempre si vive di rugby e da quel piccolo villaggio sono uscite vere e proprie leggende del rugby gallese e non solo, come Barry John e il nostro Carwyn James.
Durante la guerra, Carwyn gioca mediano d’apertura nella squadra della Gwendraeth Grammar Shool e nel 1948 inizia a mettere in mostra le sue doti di leader diventando capitano della nazionale delle scuole che affronta la Francia. Arriva il momento dell’università e della maglia del Llanelli, la squadra che rimarrà legata al suo nome per tutta la vita. Ad Aberystwyt si laurea in lingua e letteratura inglese e gallese ed inizia ad interessarsi di politica. Grazie al rugby presta il servizio militare in marina e per tre stagioni, dal 1953 al 1956, gioca con i London Welsh. Grazie alle sue caratteristiche di gioco, diventa anche capitano della squadra a “sette” che vince il prestigioso torneo Middlesex Seven. Chiusa l’esperienza inglese torna per sempre al suo Llanelli e finalmente viene convocato anche in nazionale. Carwyn James indosserà la maglia rossa “piumata” per soli due test match: il 4 gennaio 1958 fa il suo esordio contro l’Australia realizzando anche un drop ed il 29 marzo successivo affronta la Francia in un incontro valido per il torneo, allora, delle Cinque Nazioni. Dopo questa effimera esperienza in maglia rossa per Carwyn James non ci fu più spazio in nazionale. Dovette infatti scontrarsi con il talento di un grande mediano di apertura come Cliff Morgan. Il vero talento di Carwyn James invece era quello di saper leggere il gioco in maniera straordinaria e soprattutto quello di capire i suoi protagonisti. Da giocatore non riuscì mai ad esprimere queste grandi capacità come vi riuscì egregiamente in seguito da allenatore.
Ben presto diventa allenatore del suo Llanelli e lo trasforma nella miglior squadra di club gallese della storia. La leggenda della squadra “scarlatta” travalica in breve tempo anche i confini nazionali. Nei primi anni ’70, con James alla guida, il Llanelli fa incetta di coppe del Galles e nel 1972 sconfigge addirittura gli All Blacks allo “Stradey Park” in una partita memorabile e che passerà alla storia del rugby mondiale. Dopo quell’impresa il Llanelli diventa di fatto la squadra più forte del mondo e da quel giorno nello stemma ufficiale della squadra compare la felce argentea della Nuova Zelanda.
Gli All Blacks erano arrivati in Galles con tutte le intenzioni di “vendicare” le batoste rimediate l’anno prima, in casa, per mano dei British & Irish Lions, aspettative di molto ridimensionate dopo aver incontrato gli “scarlatti” di James. La tournée neozelandese della selezione britannica nel 1971 infatti, si trasformò nel capolavoro di Carwyn James chiamato nel frattempo a guidare i Lions in quella che diverrà un’impresa, impresa mai riuscita a nessun allenatore britannico: sconfiggere gli All Blacks sul loro terreno! I Lions, in quattro mesi di “spedizione”, vinsero tutti gli incontri disputati con le province e con due vittorie, un pareggio ed una sola sconfitta si assicurarono la serie dei test match con gli All Blacks! Un’impresa di tale portata ebbe un eco planetario ed in breve tempo, il nome e le gesta dei Lions di Carwyn James rimbalzarono per tutto il mondo “ovale”. Grazie alla sua intuizione, alle sue conoscenze ed alla sua umanità, tornò in patria da trionfatore ma soprattutto tornò con una squadra di eroi formata da giocatori di quattro paesi tanto diversi tra loro, diventati amici per sempre.
Nel 1974, James, era già una leggenda, una leggenda che poteva permettersi il lusso di rifiutare la panchina dei “Dragoni” gallesi perché in disaccordo sulla struttura di selezione utilizzata fino a quel momento dalla federazione e che secondo il suo parere avrebbe portato il rugby gallese ad un periodo di “vacche magre”. Era un perfezionista ed amava vedere le sue squadre giocare in maniera tatticamente ed esteticamente perfetta. Questa sua peculiarità se la portò dietro tutta la vita anche nel nome; Carwyn infatti, nell’intraducibile lingua gallese significa “amante della perfezione”.
Ma il personaggio Carwyn James non era solo rugby. Era anche personaggio di grande e profonda cultura: giornalista e scrittore, lo affascinavano la storia, il folklore, le lingue e l’arte. La poesia ne arricchiva il pensiero e la lirica saziava la sua anima musicale. Convinto assertore delle peculiarità dei popoli, strenuo difensore delle tradizioni si gettò anche in una breve avventura politica per tutelare il patrimonio intellettuale e culturale del suo Galles sempre più a rischio di “inglesizzazione”.
Ma come arrivò un personaggio così importante nella piccola Rovigo di fine anni ’70?
Il merito fu di Franco Olivieri dirigente dei “Bersaglieri” (ex tallonatore con alle spalle 14 campionati e 180 partite in rossoblu, tra i protagonisti della conquista degli scudetti degli anni ’60, n.d.r.) smanioso di vedere i rossoblu sempre ai vertici della classifica per impedire agli “odiati” cugini petrarchini di attaccare il record di scudetti vinti fino a quel momento dai rodigini. Olivieri, in un primo momento, si orientò su Syd Millar, tecnico irlandese che qualche anno prima aveva guidato i Lions in Sud Africa ed andò a Londra per incontrarlo. A causa della complessità del suo lavoro, Millar, rinunciò a malincuore a venire in Italia e così Olivieri dovette ributtarsi alla ricerca di quel grosso nome che voleva a tutti i costi sulla panchina rossoblu in sostituzione del “vecchio” Julien Saby. La frenetica ricerca su libri e riviste specializzate inglesi e la consulenza dell’amico giornalista e scrittore Luciano Ravagnani lo portarono dritto dritto a Carwyn James. Nell’aprile del 1977, Carwyn venne a Rovigo per assistere ad una partita, l’ambiente lo entusiasmò ed accetto la proposta rossoblu.
A Rovigo, il grande tecnico gallese, seppe affinare l’ottimo lavoro svolto dal suo predecessore Saby portando la squadra ad una maturità e mentalità vincenti. Grazie alla sua personalità ed al suo assiduo lavoro da psicologo, riuscì immediatamente ad entrare in sintonia con i suoi giocatori. Al suo arrivo promise di far crescere la mischia rossoblu e mantenne la parola data. Il pack della Sanson fu il protagonista indiscusso in quegli anni.
Nella sua prima stagione a Rovigo, Carwyn James guida i “Bersaglieri” ad un passo dalla conquista dello scudetto. Il tricolore va alla Metalcrom Treviso che supera i “Bersaglieri” di soli 2 punti, ma l’impostazione di James già era visibile in quella squadra. Da una situazione di inizio campionato psicologicamente instabile per i rossoblu, dovuta soprattutto alla difficoltà a metabolizzare la “beffa” dello spareggio di Udine della stagione precedente, i “Bersaglieri” grazie al lavoro di James passarono ad una stabilità psicologica tale da farli diventare quasi invulnerabili. La Sanson, nelle due stagioni a guida Carwyn James perse solo 5 incontri pareggiandone 2 e vincendo i rimanenti 45. Numeri stratosferici che se abbinati ai punti realizzati, 1355 (26,05 di media a partita) ed a quelli subiti, solo 514 (9,88 di media a partita), fanno comprendere quanto straordinario fu il lavoro svolto dal leggendario allenatore gallese a Rovigo.
Stagione 1978-79, scende in campo il Rovigo più grande della storia rossoblu: il capolavoro di Carwyn James. Non solo record di vittorie, punti segnati (750) e mete realizzate (121) ma anche gioco straordinariamente completo. Quel Rovigo merita di vincere lo scudetto con 7 punti di vantaggio sul forte Wührer Brescia! Sotto ogni punto di vista è il momento più felice che si ricordi del rugby italiano. Pubblico, interesse, immagine e gioco, questi gli elementi che catapultarono il nome di Rovigo anche al di la dei confini nazionali. Rovigo era diventato l’ombelico del mondo ovale. Vennero troupe televisive straniere, giornalisti e scrittori da ogni dove. Non mancarono partite di lusso con squadre straniere di grande prestigio.
Non basterebbero tutte le pagine di questa rivista per raccontare il fenomeno Carwyn James, personaggio unico nel suo genere che ha lasciato al rugby idee valide anche ai giorni nostri. Carwyn ascoltava gentilmente parole e consigli da chiunque ma ha sempre deciso di testa sua. Dai suoi giocatori pretendeva disciplina e non ha mai esitato ad allontanare elementi validi pur di essere coerente con i propri principi. Ha spremuto sempre i suoi ragazzi in allenamento ma alla fine di ogni seduta li salutava con un semplice:«molte grazie, arrivederci». Durante gli incontri era quasi introvabile. Nelle partite casalinghe al “Battaglini” spesso si sedeva, quasi nascosto, nella zona dove adesso si posiziona l’ambulanza. Da sempre sosteneva che un buon tecnico svolge il suo lavoro durante gli allenamenti settimanali e negli spogliatoi, in campo c’è il capitano ed è lui che deve farsi carico della gestione della partita.
Sempre rispettoso e cortese con gli avversari non esitò un istante a far pervenire un suo telegramma di congratulazioni al Treviso per lo scudetto vinto nel 1978 ed altrettanto non esitava ad entrare negli spogliatoi per ringraziare e complimentarsi personalmente con le squadre che si battevano con determinazione contro il suo Rovigo.
Vinto lo scudetto, il 9° della storia rossoblu, Carwyn James tornò in patria, nel suo Galles che qualche volta gli procurava tanta nostalgia, e riprese l’intensa attività di scrittore e giornalista. Lavorò anche per la BBC. Uomo di grande cultura, leggeva e annotava frasi dette dai grandi personaggi della storia. «Con queste idee – diceva – posso fare una bella squadra».
Morì il 10 gennaio 1983 ad Amsterdam lasciando un’eredità di cultura rugbistica infinita.
Ancora oggi, Carwyn James, è una leggenda del rugby mondiale. Al suo nome sono legati premi prestigiosi, tornei internazionali e su di lui e sulla sua filosofia sono state scritte migliaia e migliaia di pagine.
Nella sede della BBC Wales si trova un suo busto bronzeo sulla base del quale c’è incisa una dedica che in poche righe cerca di riassumere la grandezza del suo personaggio:”Fu un gallese vero, il suo mondo era il Galles, il Galles tutto il mondo”.>>
EXTRATIME/ Giusto per dire che nella fotogallery, oltre alle tre foto ‘singole’ di Carwyn James , abbiamo inserito anche le foto del Llanelli team e la foto poster del Llanelli Club. E per ultima, per ‘agganciare’ Carwyn alla Rugby Rovigo, c’è la foto di Giancarlo Checchinato che nella sede della BBC depone un omaggio floreale davanti al busto del Campione.
Raffaello Franco
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