Giubileo degli sportivi 2000, CSI e Don Bernardinello a Roma


25/01/2010

   
Un'onda difficile da dimenticare. Il Papa all’Olimpico, domenica 29 ottobre 2000, momento culmine del Giubileo degli sportivi. Il giorno prima al simposio “Nel tempo del Giubileo, il volto e l’anima dello sport” , Candido Cannavò della Gazzetta dello Sport, Xavier Jacobelli di Tuttosport, Mario Sconcerti del Corriere dello Sport hanno argomentato sull’importanza e la trasparenza dello sport, davanti a 6000 tute. C’erano i campioni, ma c’erano anche propagandisti semplici di sport, come i ragazzi del CSI arrivati con 80 pulmann da ogni parte d’Italia.

Tra loro anche quelli del Comitato di Rovigo del presidente Giovanni Cattozzi e don Giulio Bernardinello, presidente nazionale dell’Anspi. “ Un ‘emozione forte - mi racconta Massimo Cattozzo,  uno del gruppo, uno che ha masticato calcio soltanto a livello di Terza categoria nel Sant’Apollinare degli anni ’70 e un anno in Seconda con la Bosarese”.

A loro e al mondo cattolico radunato nella sala Nervi, il Papa nel suo discorso aveva detto: “ Le esigenze del giusto e meritato svago non possono portare detrimento all’obbligo del fedele di santificare la festa, al contrario nel giorno del Signore l’attività sportiva va inserita in un contesto di serena distensione che favorisca lo stare insieme e la crescita nella comunione, specialmente familiare”.
Un discorso mirato, certo, per migliaia di pellegrini sportivi corsi a Roma per segnare il proprio < gol >, varcare cioè la Porta Santa, che significa Giubileo.

All’Olimpico , appunto domenica 29 ottobre 2000, il Papa ha fatto gol per tutti. E’ bastata la sua presenza , emblema di un messaggio da interiorizzare, per migliorare lo sport.
Bisognava scomodare un Papa per riuscirci . Una domenica unica: nessun ferito, nessun coro razzista, zero espulsi. Quel giorno la Nazionale Italiana e il Resto del Mondo hanno pareggiato a reti bianche. Sul campo spettacolo senza isterismi, ma tanta emozione e sentimenti. Una partita “condizionata dalla splendida presenza di un insolito spettatore”.
Per un mondo sportivo migliore, dove chi deve cambiare è comunque l’uomo, quindi siamo noi. E domenica 29 ottobre ha segnato un confine, un punto di non ritorno. E noi siamo cambiati, nel senso che la tolleranza è finita. Noi che abbiamo stampato le foto di chi si è inginocchiato davanti al Papa, di chi ha letto i bei messaggi di speranza, di chi ha fatto a gara per non mancare.
A tal proposito, propone una grande rivoluzione morale il giornalista Alberto Caprotti che ha commentato:” Belle frasi, grandi afflati, tutti buoni, tutti perfetti. Ma abbiamo le foto e quelle sventoleremo loro in faccia in futuro se e quando sbaglieranno ancora, se e quando continueranno a tradire lo sport come se nulla fosse. Finora sono stati offerti altri modelli, altri ideali, ma col fatalista disimpegno, siamo andati a comprarci quattro decoder digitali per non perdere “l’altro” sport. Dal Papa del Giubileo è arrivata la forza nuova da più in alto e le settantamila  anime dell’Olimpico non stavano recitando”.
Certo un’onda difficile da dimenticare. Per questo bisognerà aggiornare il calendario, cerchiare di rosso quel 29 ottobre scivolato via come un torrentello in secca sulla coscienza di molti. Ma per chi sa che l’acqua è vita, il Giubileo degli sportivi è stato un mare in tempesta. Appunto un’onda che sarà difficile da dimenticare.

Agli sportivi del Terzo Millennio, come un quadro senza titolo, dedichiamo la foto del Giubileo, segnalando due bianchi richiami. Quello del Papa in macchina sulla pista dell’Olimpico e sullo sfondo quello delineato dai pali della porta. Tra di loro e attorno, tanta gente in festa e il verde del campo, per quello che dovrebbe essere il calcio.

 

Sergio Sottovia

www.polesinesport.it