Giuseppe Cavicchioli new entry col grano duro tra Po e Tartaro/ Cauciòl nel libro by Sprocatti pro …Sampietrese

Cavicchioli è un cognome storico che si ‘lega’ da sempre alla vita della civiltà altopolesana, sia quella agricola che quella sportiva.
Perciò questo flash story dedicato a Giuseppe “Cauciòl” Cavicchioli innovatore in Altopolesine con la nuova coltura del grano duro, sfonda una …porta aperta qui su www.polesinesport.it, sia perché ce ne parla il professore Franco Rizzi ( cantastorie dell’enclave altopolesano) in abbinata al libro-story fotografico che Germano Sprocatti (il fotografo-naturalista l’ha già mandato in stampa); ma anche perché il cognome Cavicchioli a San Pietro Polesine è icona e password della Sampietrese.
La mitica squadra di calcio di cui era la ‘bandiera ‘ Gianluigi “Giambo” Cavicchioli, peraltro protagonista anche con la Dextrosport Castelmassa, un nome che rimanda alla ‘fecola’ e quindi ancora a quella civiltà contadina che ha accompagnato anche la vita giovanile del sottoscritto negli anni Sessanta/Settanta, quando il grano si essiccava sull’aia e passavano il pomeriggio ad allontanare i passeri …furtivi e ladri.
Insomma, per restare in tema e passando dal… ‘pajaro alla fegna’, ecco il ricordo vissuto di Giuseppe Cavicchioli , innovatore con le sue prime colture di ‘grano duro in Altopolesane, che peraltro il sottoscritto ben ricorda perché a fine anni Sessanta lavoravo a Coriano Veronese nei ‘Molini Emiliani’ ( metà amministrativo e metà rappresentante) e l’importanza del ‘grano duro ( un nome su tutti il Manitoba e quello pugliese dei Fratelli Matarrese…) era imprescindibili per l’arte molitoria, ma anche per la civiltà non solo quella contadina tanto ‘amata’ da Germano Sprocatti.
MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 23.07.2022)/ SAN PIETRO POLESINE : QUANDO ARRIVO' IL GRANO DURO FU UNA RIVOLUZIONE
Per le prossime festività natalizie il fotografo naturalista Germano Sprocatti darà alle stampe per i tipi de La Carmelina di Ferrara il Crepuscolo della civiltà contadina tra Po e Tartaro, 200 foto in bianco e nero, frutto della sua ultracinquantennale attività professionale. Sono documentati i riti agrari ed esistenziali dagli anni '50 al boom economico, dalla scolarizzazione di massa al crepuscolo del mondo contadino degli anni '80. Tante storie, immagini, spunti, ecologia, amarcord in un mondo sempre se stesso nella sua dinamicità, come ad esempio la questione granaria (tanto attuale oggi) nel '900.
Giuseppe Cavicchioli si è soffermato sulla famiglia Cavicchioli.
Giuseppe Cavicchioli, classe 1935, meglio noto come "Cauciòl", sampietrese doc, nato a Maròla Beozzi, cavaliere della Repubblica per meriti solidaristici (è stato dirigente nazionale Avis), una vita come coltivatore diretto e pure in questo settore si è distinto, avendo conseguito a suo tempo il diploma di tecnico professionale agrario all'istituto Bellini di Trecenta. L'azienda agricola è sempre stata in via Cavo Bentivoglio ai confini con Ceneselli, poi, pensionato, Giuseppe Cavicchioli si è trasferito a San Pietro Polesine in una casa nuova, dove abita ancor oggi.
"La mia azienda assommava a 22 ettari coltivati a grano, mais e bietole, facendo allora parte - ricorda Giuseppe Cavicchioli - del Condominio Bentivoglio, essendo noi fittavoli. Negli anni '60 titolari erano mio papà Landuccio Cavicchioli e il fratello Oscar Cavicchioli. Nel 1974 aprimmo la strada al grano duro di nuova generazione proveniente dal meridione. L'agronomo Maliani di Porto Recanati studiando le terre comprese tra Cavo Bentivoglio e Tartaro, Torretta e Zelo, zolle scure frutto di bonificazione, propose di seminare una nuova varierà di grano duro, più bassa di circa 25 cm. rispetto alle precedenti. Fu un successo in resa per ettaro e guadagno: 50 quintali e 700 mila lire, oltre alle integrazioni in soldi da parte dello Stato; inoltre la resa in paglia fu del 50% in più per 50 mila lire sempre ad ettaro. Fummo pionieri e continuammo su questa strada, ciò nel segno dell'aggiornamento e del guadagno". (DAL LIBRO DI SPROCATTI, L'ESSICAZIONE DEL GRANO SULL'AIA).
Giuseppe Cavicchioli si sofferma sulle foto d'epoca di Germano Sprocatti, riferite alla civiltà contadina sampietrese.
La potatura dei salici: "scalvàr": una pianta che può vivere pure un secolo, se la si pota ogni triennio, in luna piena. Il legno ottenuto è milleusi: pali per le viti; scorza per l'alimentazione in stalla; tronco da ardere... Siamo a fine anni '70. Importante la semina a mano tipica del '900. Peculiare la fienagione: il fieno veniva immagazzinato nei fienili ma molto all'aperto, data la scarsa capienza degli stessi. Fuori il fieno ammonticchiato si chiamava "fegna", frutto di 3 tagli annui, il 4° era affidato ai bovini al pascolo: famiglia Luppi; festa calcistica in piazza (Sampietrese); personaggi, da sx Bimbatti; donna che coglie il radicchio selvatico sul ciglio della strada; il signor Canola; sullo sfondo la tipica fattoria padronale e la "budulàra", ammasso do balle di paglia all'aperto.
Alla fine del suo amarcord Giuseppe Cavicchioli si sofferma sulla fine della civiltà contadina allo spirare degli anni '70. "Fu un'evoluzione lenta ma inesorabile, iniziata attorno al 1960 in pieno boom economico, a San Pietro Polesine, come dappertutto. Il mito della fabbrica, giovani diplomati e laureati in cerca di un nuovo futuro emigrando nel triangolo industriale, il benessere consumistico causa ed effetto di nuovi stili di vita e di un'inedita sensibilità collettiva rivolta alla modernità in un mercato ormai globale, la concorrenza agricola di nazioni evolute come Francia e Germania, questo ed altro determinò il tramonto lento del nostro vecchio mondo. Fra il 1980 e il '90 si chiusero le stalle, molti caseifici fallirono, i giovani (che rifiutavano di sporcarsi le mani e che consideravano l'attività agricola degradante) si inserirono nel settore secondario e terziario, restammo pochi e anziani sulla terra. Pure l'ambiente si alterò. Prima campagne verdi, acqua in abbondanza, prodotti sani, niente inquinamento, selvaggina assai numerosa, poi il deserto verde della cerealicoltura speculativa senza alberi e troppi trattamenti chimici, intere specie animali estinte, solo macchine operatrici, i prezzi di mais e grano dipendenti da Bruxelles, la barbabietola ridotta ai minimi termini, la chiusura degli zuccherifici e la morte della piccola proprietà.... Come rimpiango il nostro vecchio mondo".

EXTRATIME by SS/In cover una emblematica ‘donna contadina’ fotografata da Germano Sprocatti, fotografo naturalista.
Mentre nella fotogallery ci agganciamo alla ‘fegna’ raccontata da Cauciòl Cavicchioli, mostrando i preparativi della festa by tifoseria Sampietrese , estate 1974 , per la promozione in Serie D della squadra che aveva in un altro Cavicchioli, il mitico “Jambo” ( segnava di testa volando in cielo come un…jambo) la sua icona sportiva.
Franco Rizzi & Sergio Sottovia
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