“L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul LAVORO”/ Testimonianze imprenditoriale by Alberto Mattioli-Francesco Zambelli


09/05/2013  

Pensieri, parole, opere e/o missioni. Avevo letto e conservato le mail by Alberto Mattioli , poi ieri ho ricevuto in contemporanea la mail by Francesco Zambelli/Femi-Cz Rovigo e by Sonia Orlandi/Rcs Mediagroup Milano ( cui risponderò a parte direttamente con riferimento al suo ‘amarcord tajante’ di stampo sportivo/familiare).
Detto che coi primi due ho parlato spesso, perché Mattioli l’ho incontrato due volte a Milano e perché Zambelli è nato a Crespino come il sottoscritto, voglio proporvi in sequenza le loro mail/fair play perché ho ritenuto che fossero sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda le loro ‘esperienze dinamiche lavorative’.
Già il lavoro! Quello che oggi manca e impoverisce sia la vita di tutti i giorni che i sogni di una vita costruita su speranze e aspettative.
Poi ho visto un concerto nel giorno del “Primo Maggio” , lo storico giorno che ricorda il “Lavoro”, in quanto festa dei ‘LAVORATORI’.
Sempre che il lavoro ci sia, mentre di questi tempi è evidente che tanti giovani e tante persone ‘soffrono’ per la mancanza di lavoro.

 

 

Cosa fare? Cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo fare noi e cosa possono/devono fare i nostri rappresentanti istituzionali?
Pensando che sia utile a tutti mi rifaccio al primo articolo della Costituzione Italiana che recita testualmente:<< L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione>>.
E mi vien da pensare al diritto naturale di Tommaso Campanella (tra l’altro era un prete) che ho studiato all’Università di Ferrara e che mi è rimasto in testa forever. E mi vien da pensare a quei capisaldi giuridici quanto essenziali della Economia che si chiamano “terra, capitale, lavoro, organizzazione…”.
Come mi vien da pensare a ciò che è LEGITTIMO  ieri ,oggi e domani, in Italia e nel Mondo.

 

 

E a ciò che è GIUSTO ieri, oggi e domani e nel Mondo, al di là dei meriti e delle capacità , dei censi , del colore della pelle e …di quant’altro.

Ma “quanto” di quel legittimo e/o giusto che era valido allora , in quegli anni ’70 epoca dell’Università di Ferrara, è legittimo e/o giusto ai tempi nostri?
Tempi attuali che per certi versi definirei soltanto ‘contemporanei’ anziché ‘moderni!.
Ma che autorevolezza può avere uno come il sottoscritto che non ha concluso il suo “Corso di Laurea” ? Tanto più che, quando mancavano soltanto tre esami alla fine, ‘giusto’ per laurearmi in Giurisprudenza avevo concordato la tesi proprio con la professoressa di Diritto del lavoro e Previdenza Sociale.
Ma questa è un’altra storia, del tutto personale, che non insegnerebbe niente a nessuno.

 

 

Per tutto quanto sopra quindi e specificatamente per quanto riguarda il problema LAVORO, qualcosa possono insegnarci (a noi ‘uti singuli’ ma anche alle varie associazioni /organismi / istituzioni che ci rappresentano a tutti i livelli) le TESTIMONIANZE di vita lavorativa sia di Alberto Mattioli che Francesco Zambelli.
Due Personaggi che non ho bisogno di presentarvi perché…basta chiedere a Google e magari vi rimanda su questo sito www.polesinesport.it per conoscerli meglio in qualche altra nostra rubrica.

 

 

Invece qui ve li proponiamo in sequenza kit news con specifico riferimento al “loro mondo lavorativo”  ma anche all’ambiente in cui si sono raccontati. E che è sostanzialmente lo stesso per entrambi, visto che Alberto Mattioli ha parlato a Milano in ambiti ‘cattolici pastorali’ ( ad es. il quotidiano L’Avvenire e poi il Foglio della pastorale del lavoro della Diocesi di Milano) e che Francesco Zambelli , su invito del Vescovo di Rovigo, ha letto il suo ‘pensiero/testimonianza sul lavoro’ direttamente nel Duomo di Rovigo, praticamente la ‘stazione’ finale dove si è fermato il ‘corteo’ nella serata “veglia per il lavoro” la vigilia del Primo Maggio.

 

 

TESTIMONIANZE/PENSIERO SULL’UOMO, IL LAVORO, LA “NOSTRA” SOCIETA’


PARTE PRIMA/ MATTIOLI ALBERTO “PRESIDENTE DEI POLESANI NEL MONDO / FAMIGLIA DI MILANO”
 
PRIMA MAILNEWS/ MATTIOLI ALBERTO “PENSIERO” BY FACEBOOK
<< Condivido questo pensiero: "A questo mondo io sono e sarò sempre dalla parte dei poveri. Sarò sempre dalla parte di coloro che non hanno nulla e ai quali si nega perfino la tranquillità del nulla. Noi - e mi riferisco agli uomini di estrazione intellettuale ed educati nell'ambiente delle cosiddette classi benestanti - siamo chiamati al sacrificio. Accettiamolo. Nel mondo non lottano più forze umane, ma telluriche. Se mi pongono su una bilancia il risultato di questa lotta, in un piatto il tuo dolore e il tuo sacrificio, e in un altro la giustizia per tutti, pur con l'angoscia di un futuro che si pronostica, ma non si conosce, io su quest'ultimo piatto batto il pugno con tutta la mia forza" (G.Lorca)>>



SECONDA MAIL NEWS ( by sito on line della Federazione Maestri del Lavoro d’Italia – Consolato Provinciale di Milano , 31 gennaio 2013)

ALBERTO MATTIOLI NUOVO CONSOLE

<< Nella seduta del 25 gennaio scorso il nuovo Consiglio si è formalmente costituito e ha proceduto all’assegnazione dei diversi incarichi.
In seguito a regolari votazioni sono stati eletti i sotto indicati Maestri:
- Console: Alberto Mattioli, nominato MdL nel 2011, ancora in attività lavorativa con importanti incarichi dirigenziali;
- Segretario: Anna Savazzi, riconfermata nel suo sesto incarico;
- Tesoriere: Ester Di Donna, riconfermata nel suo terzo incarico.

 

 

 

Durante la seduta si è proceduto anche al conferimento dell’incarico di vice Console al MdL Carlo Cassi il quale si dovrà occupare del coordinamento funzionale della sede del Consolato, ed è stato assegnato il riconoscimento di Emerito al Console uscente MdL Sergio Bollani per la sua fattiva opera e per il costante impegno profuso nei due mandati istituzionali e nel terzo esercitato come supplenza.

Il Consiglio ha deciso di rimandare alla prossima seduta altri importanti aspetti organizzativi per concedere al nuovo Console il tempo utile per ambientarsi e per ricevere le consegne da parte del Console uscente Bollani.
Quest’ultimo dovrà convocare l’assemblea dei Soci per presentare il Bilancio Economico 2012 e fornire la relazione di chiusura del suo mandato.

 

 

L’obiettivo è di formalizzare il tutto entro il primo marzo 2013, data d’inizio del mandato triennale del nuovo Consiglio al quale, siamo sicuri, non mancherà il sostegno di coloro che hanno esaurito il loro mandato ma non la loro collaborazione.
Al nuovo Console e ai collaboratori complimenti vivissimi con l’au-gurio di Buon Lavoro.
la Redazione>>

 

 

TERZA MAIL NEWS ( articolo di Alberto Mattioli pubblicato su L’ Avvenire) /
SCRIPTA MANENT/ CATTOLICI: NUOVE FRONTIERE, VERDI

<< Caro Direttore, il futuro lo penso “verde”.
Non perché abbiamo le tasche sempre più vuote, ma perché il verde è il simbolo ella speranza e dell’ambiente.
E l’ambiente è il creato, il dono ricevuto dall’uomo ove esercita il suo primato.
La sapiente cura del territorio è cruciale per il futuro degli uomini, a partire dagli ultimi; è in questa comunione che si esprimono la giustizia sociale, la solidarietà e la pace.

 

 

Le risorse della Terra non sono illimitate e, oggi più che mai, vanno gestite con sapienza. Alcuni decenni fa baffi, governatore della Banca d’Italia, profeticamente scriveva che ai problemi dell’umanità si è <<aggiunto – sino a farsi centrale – quello del rapporto tra la nostra specie e il creato, che essa viene distruggendo con una trascuranza, una ferocia e un ritmo che presto toglieranno senso alla vita  che in coscienze sensibili spengono la stessa fede: come può, infatti credere in Dio una specie che ne uccide la creazione?>>.

 

 

E’ questa la nuova frontiera di un impegno orale, culturale, civile, economico e politico. Significa rifinalizzare le modalità di utilizzo delle risorse primarie, lo sviluppo tecnico-scientifico e gli stili di vita.
Economia ed ecologia sono due facce della stessa medaglia. L’”eco” richiama alla stessa radice greca ‘oikos’ ovvero alla casa con i suoi abitanti.
Avere come criterio guida il binomio ecologia-economia, vuol dire rideterminare il sistema dei trasporti e dei modelli urbanistici, i modelli di architettura e agricoltura, avere cura del territorio ed elle fonti idriche.

 

 

Vuol dire favorire, quanto più possibile, lo sviluppo delle fonti rinnovabili (biogas e biomasse) , fotovoltaiche, eoliche, idrauliche e geotermiche.
E tutto questo comporta scelte politiche, investimenti, ricerca e quindi nuovi modelli produttivi.
La grave crisi economica costringe il nostro Paese a cercare nuovi modelli  di sviluppo.
Il sociologo Magatti definisce l’attualità come un <<fase di stato nascente>>. Per storia, tradizioni, geografia, cultura, gusto e qualità del tessuto produttivo, questo potrebbe essere il futuro dell’Italia e divenire il fronte di un nuovo protagonismo cultural e politico dei cattolici.
I primati della persona – a partire dagli ultimi - , dell’etica e della cultura sono interdipendenti con il primato del creato.

 

 

Credo che più che pensare a contenitori e geometrie, i cattolici siano chiamati oggi a elaborare contenuti originali sulla base di una solida visione antropologica.
I calcoli da soli non bastano senza una dimensione ideale e profetica. All’antipolitica che viviamo, si risponde credibilmente con l’esempio personale e la forza delle idee.
San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, con il “Cantico delle Creatur” ci indica i riferimenti su cui appoggiarci:<<Laudato si’ mi’ Signore… per lo frate sole… per sora luna e le stelle… per frate vento… per sor’aqua--- per frate focu e per sora nostra madre terra>>.
Ancora una volta il passato ci indica la via maestra del futuro./ (Alberto Matttioli) >>

 

 

QUARTA MAIL NEWS ( articolo di Alberto Mattioli , pubblicato su “Il Foglio della Pastorale del lavoro” , della Diocesi di Milano)

( ci aveva scritto così in premessa mail A.M.:”  Care amiche, cari amici, vi trasmetta questa riflessione pubblicata da Il Foglio della pastorale del lavoro, della diocesi di Milano.
Spero sia di vostro interesse. Con amicizia …Alberto Mattioli /

Il FOGLIO DELLA PASTORALE DEL LAVORO : CRISI ECONOMICA: TRA TERRA ED ETERNITA’
(Il discorso del Cardinale Scola per la festa di Sant’Ambrogio ha suscitato molta attenzione: abbiamo chiesto ad alcune persone che hanno vissuto in tempi recenti un diretto impegno nella politica, soprattutto a livello territoriale, il contributo di una riflessione. Inizia Alberto Mattioli, già Vice Presidente della Provincia di Milano).

 

 

<< Basterà ridurre lo spread e aumentare il Pil, per uscire dalla crisi che stiamo attraversando? Non credo sia sufficiente, cosa altro serve allora ? Servono unità, fiducia e umanità, valori essenziali che mi pare si stiano riscoprendo, avvicinando i cittadini fra loro e alle istituzioni.
Ricordando l’emergenza drammatica dello scorso novembre, quando l’Italia ha vissuto il rischio concreto di precipitare nel baratro e di trascinare con sé l’intera Europa, è certamente ora importante avere un governo che ha ridato credibilità al paese nel contesto internazionale e ora con competente intelligenza e professionalità, opera rapidamente per sistemare i conti e attuare quelle riforme necessarie per rilanciare la nostra economia.
Ma se come credo, ci si è accorti che la crisi è stata acutizzata da anni di diffuse manchevolezze morali, civili e politiche, occorre ora la consapevolezza che la soluzione si trova essenzialmente fuori dalla sfera economica, nella vita civile, nei desideri e nelle passioni delle persone. Dobbiamo ridurre l’indifferenza e l’individualismo e aumentare i tassi di coscienza civile e dei sentimenti di umanità. I numeri dell’economia, da soli, non bastano ad esprimere i valori di un paese. Colgo positivi segnali di cambiamenti veri e profondi.

 


 

 

Come auspicato da Benedetto XVI nella Caritas in veritate, questa situazione sta divenendo “occasione di discernimento e nuova progettualità”. Stiamo ritrovando il senso e significato della dimensione Italia, recuperando la consapevolezza che l’unità fra noi e tutto il paese è una condizione umana, civile e istituzionale necessaria per ricostruire una casa salda che sappia sfidare l’impetuoso vento della storia che si è rimessa vorticosamente in moto dopo gli equilibri geopolitici del novecento.
Stiamo forse finalmente recuperando il senso delle nostre peculiarità. L’economista Luigino Bruni scrive: “L’Italia ha sempre avuto meno mercato dei paesi anglosassoni perché il posto del mercato lo hanno occupato non solo uno Stato spesso inefficiente e ipertrofico, ma anche la famiglia e le comunità”.  Bruni parla di “ società civile di tipo comunitario”. Dobbiamo quindi ritrovare queste particolarità popolari italiane, laiche e non solo religiose, che sanno farci grandi.

 

 

Per ricostruire il paese abbiamo certamente bisogno di importanti investimenti pubblici ma ancor più di entusiasmo e desiderio di vita. Lo sviluppo non dipende tanto dall’azione dei governi quanto dai comportamenti quotidiani di milioni di cittadini, ciascuno dei quali possiede in sé, nell’anima, quei valori, passioni, fiducia e desideri che sono le sorgenti che alimentano la vita sociale ed anche economica.  Dobbiamo “allargare la ragione economica” e la “ragione politica” come spiegato dal Cardinale Scola nel discorso alla città di S. Ambrogio. Ma perché questo funzioni c’è bisogno della bellezza vera ovvero delle forza di esempi positivi e onesti, dell’arte, di gesti solenni e comunitari.  C’è bisogno dell’ umile perdono reciproco per le tante scelleratezze compiute, di riconciliazione e di pace per dimenticare avvelenamenti e cattiverie per guardare avanti insieme con fiducia ritrovata fra noi e le istituzioni.

 

 

“Noi siamo tutti impastati di debolezze e di errori: perdonarci reciprocamente le nostre balordaggini è la prima legge di natura” scriveva il filosofo illuminista Voltaire.    

Jovanotti canta: “ Mi fido di te: cosa sei disposto a perdere?”. Ecco, abbiamo inoltre bisogno della fiducia che trae origine da comportamenti disinteressati, altruisti e gratuiti; una realtà che esiste e fatta di generosi impegni quotidiani di tanti nostri giovani, di donne e uomini che silenziosamente fanno il loro dovere oltre la misura del tornaconto immediato. Sono le loro spalle a reggere il peso del paese. Certo, se tutto questo insieme di saggezza e sapienza si avverasse almeno in parte, sarebbe già tanto.

Ma tutto questo sta nei confini dell’orizzonte umano, ha il destino della terra. Siamo in Quaresima e questo mi induce a sperare che si possa comprendere ancora di più la nostra vera necessità, invisibile agli occhi e alla sola ragione. Siamo fatti a Sua immagine e somiglianza e il nostro spirito è fatto per l’infinito. La nostra irrequietezza interiore anela parole di vita eterna.

“Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv6,68). Il discepolo Pietro, nella sua umana difficoltà e limitatezza, aveva capito l’essenziale.

Diceva Chiara Lubich: “ Si, le parole divine saziano lo spirito fatto per l’infinito; illuminano interiormente non solo la mente, ma tutto l’essere, perché sono luce, amore e vita. Danno forza soprattutto quando sopraggiungono lo sgomento e lo scoraggiamento. Rendono liberi perché aprono la strada della Verità”.

Auguro quindi a tutti che questo sia il tempo, favorevole e forte, della contemplazione dell’infinito che è in noi. / Alberto Mattioli>>



QUINTA MAIL (di Alberto Mattioli, mail 08.05.2013)/ IN MEMORIA DELLE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO E ANCHE DI CHI NON LO TROVA O LO PERDE/

<< Lo scorso aprile ha avuto luogo la cerimonia di inaugurazione di un monumento in memoria delle vittime degli incidenti sul lavoro installato nel complesso chiamato “Parchi del Quartiere Ravizza” e precisamente in quello dedicato alle “Memorie industriali” nato sulle aree dove sorgevano le Officine Meccaniche (OM) che a fine 1880 costituivano uno dei più importanti insediamenti industriali di Milano poi dismessi negli anni “80”.
Erano presenti le rappresentanze Sindacali, l'Associazione Invalidi e Mutilati del Lavoro, la Provincia, il Comune nella persona dell’Assessore Cristina Tajani e la nostra delegazione dei Maestri del Lavoro.

 

 

 

Il monumento è attorniato da tre piante di origine asiatica, quasi inesistenti a Milano, che nella loro crescita possono raggiungere l’altezza di diciotto metri denominate “albero dei fazzoletti” che simbolicamente quindi richiama il pianto e il dolore e il cui colore bianco ricorda le “morti bianche”.
Nel mio intervento ho precisato che purtroppo si muore ancora troppo sui posti di lavoro ma che oggi si muore anche, fisicamente e moralmente, per la mancanza o perdita del lavoro che è il bene primario che conferisce dignità alla persona. Una violazione costituzionale da rimuovere con forza e impegno. /
Alberto Mattioli - Console Provinciale MdL>>

 


 

SESTA MAIL ( di Alberto Mattioli ) MILANO & IL LAVORO & LA “VEGLIA PER IL LAVORO”

<< La notte si lavora tanto e duro al mercato ortofrutticolo di Milano di viale Lombroso che è il mercato più grande d'Italia per quantità di prodotti commercializzati (un milione di tonnellate l'anno) ed è frequentato giornalmente da oltre 9.000 lavoratori.
Un tramestio di mani e voci di persone impegnate, fin dalla mezzanotte, a scaricare camion e comprare o vendere all'ingrosso frutta, verdura, carne, pesce, fiori.
Non stupisce quindi che la Diocesi di Milano abbia voluto scegliere questo luogo come sede della veglia dei lavoratori la notte che precede il 1° maggio. Centinaia i presenti tra cui il sottoscritto in rappresenta della nostra Federazione.
«Sentiamo l’importanza – ha spiegato don Walter Magnoni, responsabile della Pastorale diocesana sociale e del lavoro - di riunirci per pregare in un luogo dove quotidianamente migliaia di persone svolgono la loro attività commerciale e che è sempre più crocevia di razze e culture»; sono infatti 44 le nazioni rappresentate tra i lavoratori del mercato.

 

 

Gaspare che ci lavora dal 1966, ha spiegato che «È una vita di sacrifici, i ritmi di lavoro non rispondono alle esigenze delle persone e delle loro famiglie. Non tutte nel tempo sono riuscite a rimanere unite». Sono molte le donne, aggiunge, «che svolgono contabilità e altre sono alla vendita, con i loro problemi di orario, soprattutto per chi deve gestire anche una famiglia», dato che il grosso del lavoro si svolge tra le 2 del mattino e mezzogiorno. Ma è anche un luogo «di solidarietà. Tra colleghi, innanzitutto. E poi circa 116 associazioni benefiche sono tesserate per acquisti a prezzo ridotto. Oppure ricevono merce in omaggio». Alla sua sono seguite altre e toccanti testimonianze. Massimiliano Lath racconta una storia personale di integrazione realizzata grazie al lavoro; 32 anni, proveniente dalla Costa d’Avorio, in Italia ha trovato una professione di contabile e la vita che desiderava riuscendo a portare con sé, dopo 5 anni dall’emigrazione e dopo aver trovato stabilità, la moglie e la figlia di appena 3 mesi. Alessandro e Luisa si sono trovati, come tanti, a fare i conti con la perdita del lavoro. «La più grossa difficoltà - spiega Alessandro - mia e di mia moglie è tenere unità la famiglia, con i bambini bombardati da messaggi fortemente negativi, consumistici, poco filtrati dalla scuola che, se non bastasse, delega troppo ai genitori dal punto di vista dell’insegnamento».

 

 

Paola e Carlo hanno 8 figli e fare i conti a fine mese, con le esigenze di una famiglia così numerosa, è un’operazione di equilibrismo. Senza rinunciare però mai a 3 punti fondamentali: «Dare da mangiare ai figli per consentire una buona crescita fisica e garantire loro un luogo dove vivere e un letto. Farli studiare per alimentare la loro mente ed intelligenza. Proporre loro un cammino di fede perché i loro cuori possano aderire liberamente a Gesù Cristo». Il cardinale Scola ascoltate le testimonianze ha fatto sintesi, partendo dalla lettura evangelica che narra la visita di Gesù a Marta e Maria. «Tutta la vita è vocazione - esordisce -, perciò tutte le circostanze e tutti i rapporti possono essere vissuti ai piedi del Signore, nella relazione con Lui» sull’esempio di Maria. Il cristiano «sa che può vivere tutto – affetti, lavoro, riposo – con questa Presenza nello sguardo. Del resto questa è un’esperienza familiare a tutti i mariti o le mogli che affrontano condizioni di lavoro a volte anche molto pesanti perché tengono presenti i loro cari». Il Cardinale riconosce il desiderio di tutti che «Gesù diventi meno astratto nella nostra vita. Vogliamo imparare a dare del "tu" a Cristo. Ecco perché prendiamo seriamente i gravi problemi che il mondo del lavoro sta attraversando». Perché sappiamo, aggiunge, che «l’impegno quotidiano – manuale o intellettuale – per procurare di che vivere per sé e i propri cari è una delle dimensioni fondamentali della vita dell’uomo». La conclusione è dedicata alla conciliazione con i tempi della famiglia. «Le tre grandi parole - ricorda - dell’incontro mondiale del giugno 2012 a Milano con Papa Benedetto XVI: famiglia, lavoro e festa». L’ultimo richiamo è alla speranza che l'Italia sappia festeggiare questa festa con profondità,  “il nostro Paese ha bisogno di uomini e donne capaci di unità”. «Il campo è il mondo» (Mt 13,38) dice il Vangelo, spetta a noi il compito di coltivarlo con impegno e generosità.>>



 



TESTIMONIANZE/PENSIERO SULL’UOMO, IL LAVORO, LA “NOSTRA” SOCIETA’

PARTE SECONDA / ZAMBELLI FRANCESCO “IMPRENDITORE POLESANO”

<< Per chi non mi conosce, sono: Francesco Zambelli nato a Crespino nel 1945,
residente a Rovigo dal 1992, perito industriale elettrotecnico nel 1964.
Di estrazione agricola, nel 1967 ho incominciato a fare l'impiegato tecnico nell'industria.
Nel 1976 mi sono dimesso dall'impiego per fare l'imprenditore metalmeccanico, creando l'attuale FEMI-CZ SpA, della quale sono tutt'ora amministratore.
La società è specializzata nella trasformazione dei laminati sottili di acciaio in sistemi portacavi, particolarmente utilizzati nelle centrali elettriche, raffinerie, gallerie, ecc..., ha un fatturato medio negli ultimi tre anni di oltre 30 mln di € e 111 dipendenti, di cui 26 impiegati, tutti a tempo indeterminato.

Sono stato chiamato a dare una testimonianza ispiratrice di fiducia e speranza, ma anche di realismo, al mondo del lavoro, ai lavoratori che un lavoro hanno perso o lo aspettano da tempo.
Spero di riuscirci.

 

 

 

 

Tante sono le differenze che distinguono ognuno di noi e che ci hanno portato a un diverso modo di vivere, con il risultato che un po' ci tormenta: chi ha di più, chi meno e chi niente.
In questi giorni abbiamo tutti aspettato un evento: il nuovo Governo, quasi obbligati a pensare che lo Stato, come forma organizzata della società, debba, in molti casi, farsi carico di alcuni dei nostri problemi, specie di quelli dei più deboli; ma l’esperienza ci insegna che è scelta migliore non sperarci troppo. Credo sia invece la fratellanza fra gli uomini, come molte vicende umane testimoniano, ad aiutare chi più ha bisogno di sostegno.
Poiché siamo tutti qui riuniti, chi per sė o chi per altri, per rappresentare lo stato di necessità che grava su molti di noi, su molte famiglie, in particolare a causa di un lavoro precario o incerto, o del lavoro che non c'è, o di un tenore di vita troppo al di sotto di quello cui sembrerebbe giusto poter aspirare e per invocare sostegno ai più deboli e alimentare la speranza in una vita migliore, sono lieto di poter testimoniare, a modo mio, come sia possibile credere in un futuro più agevole, sperare di trovare una nuova strada di vita.

 

 

Per poter essere utile ho pensato di raccontarvi qualcosa di me ponendo delle domande:
•    ho nel mio lavoro coinvolto chi mi sta intorno dandogli una prospettiva di vita secondo le sue aspirazioni e capacità?
•    ho tenuto conto del contesto generale, del territorio in cui ho esercitato il mio lavoro?
•    ho rispettato i doveri verso lo Stato, cosciente che essi concorrano al bene comune?
•    sono stato sensibile o generoso alle necessità dei membri della comunità meno fortunati di me o impossibilitati, per diverse ragioni, a realizzare i loro obiettivi di vita?

Avendo vissuto e in parte compreso le dinamiche dell'economia e del lavoro voglio aggiungere:
é giusto o possibile rivendicare un lavoro per tutti nell'industria o nello Stato, oppure occorre capire che un lavoro per tutti, in quei settori, non c'è e che quindi si devono ricercare altre strade?
Un lavoro per tutti con un livello retributivo adeguato al tenore di vita europeo, cui ormai aspiriamo, di questi tempi, per tutti non ė possibile, se non dopo qualche decennio di studi profondi sulle possibilità di riequilibrare le opportunità di lavoro fra produzione e consumi, fra diritto al profitto e diritto ad una vita dignitosa. Troppo determinante ė che in molte parti del mondo ancora si produca o si lavori o si viva in condizioni economiche molto inferiori alle nostre e senza garanzie sociali e previdenziali.

 

 

Ma per tener viva la speranza che non tutto ė perduto e per testimoniare un percorso che potrebbe essere preso a esempio, vi posso raccontare il mio:
•    avevo 7-8 anni quando tutti i sabato, al mattino, mi alzavo alle tre, con mio papà, per calcolare a mano le paghe degli operai agricoli dell'azienda del Principe Pio. Erano tanti, penso oltre duecento. Occorreva finire entro le otto del mattino per predisporre il prelievo in banca ed effettuare le paghe alla domenica mattina  dopo la Santa Messa. Ricordo questo per dirvi quanto sia importante allenare i bambini fin da piccoli all'impegno e allo studio. Le scuole ci sono.
•    avevo 12-13 anni quando ho incominciato a lavorare, ovviamente nei lavori domestici, umili come per esempio, pulire tutti i giorni il pollaio o la porcilaia o togliere l’erba, raccogliere frutta e ortaggi nell'orto. Un orto che mi sembrava immenso, di 2000 mq. Tutti cibi comunque che occorrevano per vivere, eravamo cinque fratelli, vivevano di quel cortile e di quell’orto. Seguirono lavori duri, faticosi, come i raccolti nei campi. Ho estratto tante barbabietole. È stato il periodo dei lavori umili e pesanti, ma necessari, ripeto per vivere.
•    avevo 17-18 anni quando, oltre che studiare, d'estate facevo altri lavori, sempre faticosi, sempre in campagna. Li, allora, c'era lavoro per tutti. Li, però, è scattata anche la voglia di cambiare, la volontà di guardare oltre.
•    avevo 22 anni quando è venuta l'occasione di lavorare nell'industria, meno fatica fisica, più impegno mentale e, cosa che non guastava, più soldi, non prima però di essere stato precario diversi mesi, senza contratto, a cinquanta mila lire, oggi 25 euro, al mese; ho avuto anch'io, dunque, il periodo del lavoro precario e sottopagato. È stata, comunque, l’occasione di usare la testa, di applicare gli studi fatti su un percorso che tanto desideravo e che sembrava realizzabile, un nuovo mestiere, l'autonomia imprenditoriale, in un mix di fattori che sintetizzo così:
•    creare prodotti e venderli,
•    creare lavoro,
•    cercare collaborazione e coinvolgimento di altre persone,
•    remunerare i collaboratori, colleghi prima e dipendenti dopo, sempre rispettando contratti e leggi vigenti, e premiando chi si impegnava,
•    creare organizzazione,
•    creare profitto per gli investimenti e per la mia aspirazione ad una vita migliore.
•    a 27 anni ho costruito con Valeria una famiglia, dalla quale ho tratto le forze per la mia progressione. Tengo a ricordare anche che, nonostante il successo avuto, ho acquistato la mia prima casa a 53 anni, perché ho sempre preferito fare ciò che ogni buon imprenditore deve fare: investire i guadagni in azienda.

 

 

Ho sempre cercato di essere sensibile alle attese sociali dei più deboli, a diverso titolo più bisognosi, sempre però con la voglia di poter gioire per qualche soddisfazione extra lavoro condivisa, spinto in ciò dalla mia educazione cristiana che non contrasta con alcuni valori laici che fanno parte del patrimonio di chi fa impresa con senso di giustizia, di chi totalizza sensibilità e tecnologia.
É questo, rugby a parte, il periodo del coronamento del mio fortunato percorso di vita.
Ora ho quasi settant'anni mi sento un po' stanco e dovrò anch'io incominciare a rivolgere il mio pensiero alla mia prossima anzianità trasmettendo la mia esperienza ai giovani.

Affinché le cose appena dette abbiano maggior senso qui questa sera, in questo particolare momento, voglio concludere con questi miei pensieri:
•    in assoluto non é necessario invidiare o penalizzare chi ha successo, chi migliora la sua vita, se ha un comportamento professionale e sociale corretto e sensibile alle attese dei suoi collaboratori e della comunità;
•    l’imprenditore ha degli obblighi precisi, e cioè rispettare le leggi, pagare il giusto salario ai collaboratori, pagare le imposte dovute, anche quando gli paiono, come adesso, troppo gravose, investire una parte importante degli utili in azienda;
•    in assoluto non è la ridistribuzione forzata dei beni che porterà pace e prospettiva futura;
•    non è lo Stato che potrà dare il benessere al popolo, ai poveri, ai disoccupati, agli indifesi, poiché lo Stato, lo abbiamo visto, è mosso da meccanismi che se non saranno modificati o perfezionati, non avrà mai le risorse per tutti i bisognosi; né lo hanno potuto i vari socialismi, comunismi, totalitarismi e i vari dittatori che hanno esercitato poteri statali.

Sarà invece un parziale ritorno alle nostre origini, ai lavori semplici, alle libere iniziative apparentemente umili, che potrà garantire, in particolare ai meno dotati o fortunati, di sopravvivere prima e di migliorare poi la propria vita.
Sarà un rinnovato entusiasmo di tutti coloro che hanno spirito e coraggio imprenditoriale, affidandoci alla loro sensibilità e intraprendenza, auspicando dove occorre condizioni incentivanti, che potrà creare nuove occasioni di lavoro.

È una speranza cui la fede in Gesù Cristo e gli insegnamenti di Papa Francesco I, che fin da subito ha chiesto attenzione ai poveri, saranno fondamentali per alleviare e semplificare la nostra esistenza. / Francesco Zambelli / >>

 

 

EXTRATIME by Sergio Sottovia/ La cover è per Mattioli & Zambelli in kit/working.

Per quanto riguarda la fotogallery partiamo by Alberto Mattioli con le tre foto relative alla citata “inaugurazione del monumento in memoria delle vittime degli incidenti sul lavoro  nel complesso chiamato “Parchi del Quartiere Ravizza” e precisamente in quello dedicato alle “Memorie industriali” nato sulle aree dove sorgevano le Officine Meccaniche (OM)”.
A seguire onore a Martin Luther King e al suo noto “ I cannot by satisfied…I have a dream” che cambiò l’America.
Storie di diritti e di integrazione come quella della Fameja dei Polesani di Milano e del presidente Alberto Mattioli che mostriamo  insieme al cardinale Tettamanzi e Tina De Stefani & Company.

Storie di integrazione come quella del giocatore italo/brasiliano Thiago Motta ( figlio di emigranti polesani) al quale  Alberto Mattioli & Andrea Rosestolato ( eccolo flash-man) hanno fatto visita ad Appiano Gentile in casa Inter assieme al sottoscritto.
Storie di lavoro come … quelli della foto in municipio di Crespino, col trio fratelli Ongaro insieme a Francesco Zambelli (primo a dx), in poker “Premio Carravieri” by sindaco Luigi Ziviani.

 

 

Riprendendo , a completamento, la fotogallery targata Mattioli, eccolo in qualità di presidente dei Polesani nel Mondo/Famiglia di Milano ( lui è originario di Giacciano con Baruchella)  nel tradizionale incontro col cardinale Scola, insieme a Nadir Tedeschi , Bellinello e signora.
A seguire gli ultimi cinque flash milanesi sono relativi alla recente “Veglia del Lavoro” dove i rappresentanti dell’imprenditoria e del mondo del lavoro hanno ascoltato e si sono confrontati col cardinal Scola e con i problemi attuali partendo dai valori fondamentali della solidarietà e dei diritti/doveri.
Per quanto riguarda la successiva parte della fotogallery dedicata al secondo “Self Made Man” di questa rubrica, cioè Francesco Zambelli, partiamo da una cover di vecchia data per un altro sito on line, quando lo proposi tra i Made in Ro titolando “ Francesco Zambelli, by Calcio e by Botha e risposta FEMI-CZ “ con sottotitolo “dall’ovale e rotonda ARVA PADI PHAETONTEI” firmato da Giotto Verossia ( anagramma di Sergio Sottovia).
Anche perché il sopracitato “motto” è inserito nello stemma del Comune di Crespino.
Il paese dove Zambelli è nato e da dove è partita la sua imprenditorialità, giusto per  arrivare al kit che proponiamo in foto Femi – Cz con i due stabilimenti attuali di Crespino e Rovigo.
Nel seguito della fotogallery alcuni eloquenti flash by Rugby Rovigo. Cioè sul palco con Sonia Tamparo e la squadra di coach Polla Roux nel giorno della presentazione ufficiale. Quindi  da ‘primo tifoso’ dei Bersaglieri Rovigo ( vedi trittico rossoblu tra Battaglini/Rovigo e Plebiscito/Padova). Per un impegno sportivo che ha carattere internazionale come dimostrano la foto sul ‘campo’ del Battaglini con gli OLD e i rappresentanti dei mitici Scarlett inglesi. E come dimostra la foto tra ‘family & rugby Rovigo’ che ho scattato nel glorioso stadio del London Irish ( ma il Madejski è anche lo stadio del Reading/football) prima del match valido per la Heineken Cup.
Poi a certificazione dell’impegno sociale dell’imprenditore Zambelli eccolo in tre flash sequenziali relativi al suo sostegno in favore di “Un prato verde per i bambini de L’Aquila”,
quindi tra Ziviani/sindaco di Crespino e Finotti/presidente Fondazione Cariparo nonché “Premio Fetonte”, infine ecco Zambelli neo “Commendatore" tra il sindaco di Rovigo Bruno Piva e il prefetto di Rovigo.

Con riferimento alla Veglia del Lavoro ecco il Cristo crespinese by scultore A.B.  (ora posizionato all’ingresso della fabbrica) in kit col vescovo Lucio Soravito de Franceschi.

 

 

Tornando al Mondo Sport by Zambelli ecco l’italo/brasiliano Thiago Motta mentre ‘autografa’ il suo ringraziamento al presidente della Rugby Rovigo per la maglia consegnata dal sottoscritto a nome della Vea Femi-Cz Rugby Rovigo Delta.
A seguire una recente ospitata televisiva su Prima Free nella trasmissione Lunedì in Campo con da sx, Sottovia, miss Vanessa, Zoppelli, Zambelli, Fortin, Rodighiero, Zennaro, Patrian. Trambaioli, Binatti, Boscolo ‘delegato Coni Chioggia/VE)
Per quanto riguarda la sua nomina a Commendatore ecco la foto TO FIVE che mostra da sx lady Sapora, Zambelli, Bellini, Lanzafame e signora.
Last photo come dulcis in fundo ‘for entrambi’ ecco il mixaggio “Sport & Life” in casa Inter ad Appiano Gentile, e che mostra  da sx Valentino Bosco/presidente CCIAA Rovigo, Alberto Mattioli/presidente Fameja di Milano, Thiago Motta ‘polesano con maglia Vea Femi Cz Rugby Rovigo, don Valentino Tonin/presidente Polesani nel Mondo, Sergio Sottovia/testimone di nozze italo/brasiliane.

Invece come dulcis in fundo ‘uti singuli’ ecco due flash (g.c. by A.Z.) del ‘cuore ovale’ di Francesco Zambelli.
Cioè in ‘cuffia’ nell’intervistato by Riccardo Travaglia per Delta Radio, quindi nella premiazione ‘man of the match’ che lo stesso Francesco Zambelli ha effettuato al Battaglini in favore di meta-man Bacchetti consegnando (post mach Viadana) il classico ‘boccale di birra’. 



Alberto Mattioli & Francesco Zambelli by Sergio Sottovia
www.polesinesport.it