La Storia dei “Quattro Partigiani” rastrellati nel 1944 e fucilati dai nazifascisti a Villa Bartolomea/ Bruno Lanza, Gino Cavazzana, Silvio Brombin e Dario Roncati da San Pietro Polesine come “Fain” Meloncelli poi ucciso dalla Brigata Carità
27/04/2023
Onorando la Festa della Liberazione celebrata ad Adria, ma anche la Festa della Liberazione celebrata a Castelnovo Bariano ci aveva permesso di citare la uccisione, da parte dei fascisti , di Salvatore Ravagnani abitante alla Arella , la località lungo l’argine del Po che andava da Castelnovo Bariano a Bergantino.
Adesso Franco Rizzi, lo storico cantastorie dell’Altopolesine, ci ha trasmesso questa significativa ‘Storia’ legata alla Resistenza ; anzi lui ce l’ha segnalata come storia “resistenziale” , più adatta ad agganciarla alle situazioni personali e nello specifico ai rastrellamenti nazifascisti nella Valli Veronesi e successive ‘uccisioni/ fucilazioni’ di alcuni Partigiani, partendo da testimonianze dirette e raccontate dal maestro William Moretti e anche personali.
Certo non si può titolare ‘eccidio di Villa Bartolomea’ , ma le modalità in cui sono maturare le fucilazioni del trio Gino Cavazzana, Silvio Brombin, Dario Roncati ( da San Pietro Polesine) e poi di Bruno Lanza e ancora di Giuseppe ‘Fain’ Meloncelli ( sempre di San Pietro Polesine) ci fanno capire come in quei mesi di fine 1944 la “Resistenza Partigiana” sia stata costretta a subire forte perdita a causa dei rastrellamenti nazifascisti, messi in atto a supporto anche della a così detta ‘linea gotica’ costruita da La Spezia a Rimini ( ho visto da vicino i grandi ‘muri’ nella zona di Carrara...) .
Insomma, quanta amarezza fa sentire dire dai nostri ‘alti rappresentanti istituzionali’ che ... nella nostra Costituzione non c’è scritto la parola “Resistenza”, quando anche le testimonianze che vi proponiamo nel seguente reportage , lo testimoniano in modo così ‘tragico’.
Insomma se vi abbiamo raccontato le ‘cerimonie istituzionali’ della Festa della LiberAzione, è perché è inconfutabile non soltanto per noi, che questa Festa ...non ci sarebbe stata se non ci fosse stata la Resistenza sia dei partigiani che di tanti cittadini italiani a fianco degli Alleati americani e contro le tante angherie nazifasciste.
Per parte nostra però , pur rimandandovi in calce al nostro tradizionale Extratime per ulteriori nostri commenti, giusto per completare il reportage, vi proponiamo due speciali Appendici Flash Story ‘riconducibili’ alle uccisioni di Villa bartolomea a alla relativa stele/scultura di Augusto Murer).
Inoltre, in aggancio anche alle immagini delle fotogallery e alle nostre ricerche ‘parallele’, vogliamo riproporvi quanto già scritto qui su questo sito in occasione della Scuola elementare ai maestri Renzo Gregori e William Moretti, peraltro citato in questa occasione.
CON RIFERIMENTO AL MAESTRO WILLIAM MORETTI ( by Franco Rizzi) /
<< ...In tempi più recenti salvò la memoria del coetaneo Giuseppe Meloncelli (il suo nomignolo "Faìn"), ucciso senza motivo nel 1944 a San Pietro Polesine dalla famigerata banda Carità davanti alle scuole elementari, ora sede del museo civico archeologico. A Dario Roncati giustamente fu dall'amministrazione comunale di sinistra dedicata una piazza sampietrese, al contrario Giuseppe Meloncelli, appartenente a una famiglia non comunista, cadde nell'oblio, tanta era la spaccatura ideologica, locale e non, al tempo della guerra fredda, che divideva paesani, amici, le stesse famiglie. Il maestro Moretti fece pressioni comunali affinché a Giuseppe Meloncelli, seppur a distanza di troppi anni, gli fosse dedicata almeno una via, si appellò alla stampa e infine l'intitolazione sampietrese fu fatta, meglio tardi che mai! >>.
MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 28.04.2023)/ SAN PIETRO POLESINE: Dario Roncati e , Giuseppe “Fain” Meloncelli
Meloncelli , MARTIRI DELLA RESISTENZA ANCORA MINORENNI MA DIMENTICATI
Nell’autunno 1944 il feldmaresciallo Kesserling dava filo da torcere agli alleati indeboliti dalla penuria di truppe, in quanto vari contingenti erano stati spostati in Normandia e in Provenza per i relativi sbarchi estivi. I tedeschi stavano fortificando la linea gotica da La Spezia a Rimini attraverso l’Appennino tosco-emiliano tanto che nel rigido inverno 44-45 il fronte si bloccò. I nazisti e i fascisti di Salò avevano però impellente bisogno che le retrovie in tutto il Nord fossero tranquille per cui giganteschi rastrellamenti antipartigiani.
“I rastrellamenti nel Veneto erano militarmente complessi, trattandosi di operazioni che implicavano un largo spiegamento di uomini e mezzi. Così dall’autunno 1944 vennero impiegate truppe hitleriane specializzate nell’antiguerriglia, mentre ai repubblichini furono affidate le incombenze di pura manovalanza anche tra Legnago, Villa Bartolomea e San Pietro Polesine”.
Per una spiata un nucleo di partigiani venne stanato dai fascisti nelle vaste campagne di San Zeno in Valle dopo le 13 di martedì 21 novembre 1944, violento il conflitto a fuoco con bombe a mano e largo uso di mitra.
Bruno Lanza venne freddato, Giuseppe Manzali si salvò nella fuga. Gli altri, il 21enne Gino Cavazzana di Carpi di Villa Bartolomea, il 23enne Silvio Brombin di Vangadizza di Legnago e il 19enne Dario Roncati di San Pietro Polesine, rimasti senza munizioni, vennero catturati e “portati a Villa Bartolomea dove vennero interrogati, bastonati e barbaramente seviziati”.
Il compianto maestro William Moretti (FOTO ALLEGATA), coetaneo e amico di Dario Roncati ne ha tratteggiato un mirabile ritratto nel noto romanzo Vento di Nord Est, Roma, Editrice Italia Splendor, ristampa 2023, passim.
San Pietro Polesine, come tutto l’Alto Polesine e la Bassa Veronese tra Adige, Tartaro e Po, erano zone dove da fine ‘800 trionfavano le grandi aziende capitalistiche (si pensi solo al Condominio Bentivoglio) dell’onnipotente aristocrazia agraria che aveva favorito la nascita e l’affermazione fascista e che dominava da sempre sulla manodopera salariata e bracciantile (1919-1924).
Numeroso il proletariato rurale, afflitto da un’atavica miseria, ma combattivo e ancora legato, nonostante la ventennale repressione mussoliniana, alla forte tradizione socialista di Badaloni e Matteotti, oltre che alla cattolico-sociale di don Sturzo.
I tre partigiani furono sbrigativamente condannati a morte in teatro a Villa Bartolomea, stracolmo di gente, sempre obbligata a presenziare al processo sommario contro 18 resistenti in catene, penzoloni sul palco. Infatti, dopo un gigantesco rastrellamento nelle campagne delle Valli Veronesi, molte persone furono ammassate in piazza a Villa Bartolomea, per vedere, a mo’ di cupo avvertimento, l’esecuzione di Roncati, Cavazzana e Brombin.
Domenica 1° dicembre 1944, era freddissimo, i tre morituri furono fatti sfilare in mezzo alla folla e Dario Roncati, portando sul viso i segni delle botte – scrive William Moretti, coetaneo e testimone oculare del fosco evento, in Vento di Nord Est – riconobbe tre suoi parenti e si fermò a salutarli. Allora una camicia nera gli puntò il fucile con la baionetta innestata sulla schiena, gridando: “Avanti traditore della patria!”.
Usciti in piazza, di fronte ad una marea di gente sgomenta ed intirizzita dal freddo (molti erano stati costretti a venire da San Pietro Polesine), furono appoggiati alla parete destra del teatro e crivellati di colpi. “Dario, ancora un ragazzo, in mezzo agli altri due martiri, non morì subito – ci disse anni fa il nipote Roberto Roncati sampietrese doc – cercò di rialzarsi, invocando la madre. Fu crudelmente necessario il colpo di grazia in un occhio, che gli sfigurò il volto”.
Molta gente fu fatta sfilare apposta davanti ai cadaveri ancora caldi. Ci fu sgomento in tutti, specie nei tre familiari di Dario Roncati, obbligati a vedere la barbara morte del congiunto, ancora minorenne e il più giovane dei tre trucidati dalla barbarie nazifascista. I poveri corpi furono lasciati là tutta la notte successiva.
Una parente di Dario, emigrata dopo la Liberazione a Biella (aveva assistito alla fucilazione), rimase per sempre sconvolta di fronte a quel ragazzo morto sfigurato a causa di quel colpo di grazia all’occhio sinistro. Alcuni anni dopo la donna diede alla luce due gemelli maschi, uno dei quali nacque privo di un occhio!
Un altro adolescente sedicenne, Giuseppe Meloncelli, detto Faìn e sampietrese doc, amico di Roncati e Moretti, fu trucidato dai “fiorentini” della famigerata Banda Carità (soldataglia repubblichina) e ormai dimenticato. Domenica mattina 10 settembre 1944 i gendarmi assassini della Carità avevano gozzovigliato nella loro sede sita nell’odierno museo archeologico. Giuseppe Bernasconi, uno dei più feroci, uscì ubriaco e vide Faìn Meloncelli che transitava in bici nei pressi del Canale Bentivoglio (tratto tombinato anni dopo). Senza motivo gli andò vicino e con un calcio lo scaraventò nel corso d’acqua sottostante.
Il ragazzo cercò di venire a riva ma fu ucciso a revolverate dal fascista. I suoi compagni della Carità rimproverarono il Bernasconi (sarà fucilato dopo la Liberazione) e, consci della gravità del fatto di sangue inutile, presero il ragazzo e in macchina lo portarono al pronto soccorso di Castelmassa, dove Faìn Meloncelli giunse cadavere.
L’episodio, oltre che da William Moretti, ci è stato raccontato tempo dopo dal nipote Giorgio Meloncelli, che fu il primo e unico sindaco sampietrese a Castelnovo Bariano dal 2004 al 2009.
Nel 1947 l’allora sindaco di Castelnovo Bariano Edoardo Biancardi (che restò in carica sino al 1952 con un monocolore Pci) intitolò giustamente la piazza di San Pietro Polesine a Dario Roncati, martire minorenne della Resistenza e militante comunista (FOTO ALLEGATA). Purtroppo nel tempo la figura di Dario Roncati fu dimenticata!
Contemporaneamente l’amministrazione civica di Villa Bartolomea costruì sul muro dove furono fucilati i tre ragazzi il monumento Alla Resistenza e al Deportato e ogni 25 aprile c’è una partecipata cerimonia commemorativa.
Al contrario nessuno si ricordò di Giuseppe Faìn Meloncelli, di famiglia cattolica e democristiana, in un Comune di sinistra da sempre!
Dopo il 1990 il maestro William Moretti, già comunista e consigliere comunale ma uscito dal Pci sbattendo la porta, dopo il 1990 (allora era sindaco Renato Giulio Biancardi), tramite la stampa locale, della memoria del Meloncelli ne fece un caso politico e ci fu clamore un po’ dappertutto. L’amministrazione comunale castelnovese, allora, dedicò una via urbana sampietrese a Giuseppe Meloncelli. Meglio tardi che mai… (F. RIZZI, La campagna tra il Po e il Tartaro. Il crepuscolo della civiltà contadina, Edizioni La Carmelina, Ferrara 2023, pp. 64-68).
Nel 2025 scade l’80° della Liberazione, quindi sarebbe opportuno che chi di dovere pensi già ora a rendere omaggio degnamente a Dario Roncati e Giuseppe Meloncelli, martiri adolescenti della Resistenza.
PRIMA APPENDICE FLASH STORY ( di Federico Melotto, by www.starginazifasciste.it) EPISODIO DELLA FUCILAZIONE – UCCISIONE DI VILLA BARTOLOMEA DEL 05.12.1944
DESCRIZIONE SINTETICA/ Questo episodio è evidentemente collegato a quello descritto nella scheda «Villa Bartolomea-Franzine
Nuove 20 novembre 1944. Nel corso di un grande rastrellamento (il secondo in quella zona), nell’evidente tentativo di scoraggiare un’attività partigiana che stava trovando troppi sostegni soprattutto nella zona delle Valli, furono arrestate circa 150 persone poi rinchiuse all’interno del teatro sociale di Villa Bartolomea. Alcune di queste furono rimesse quasi subito in libertà, altre vennero trasferite nei locali della Brigata Nera ad Angiari e ulteriormente interrogate, alcune di queste finirono in campo di concentramento(non vi è però nessuna certezza sui numeri).
Infine, allo scopo di dare al paese una dimostrazione esemplare, il 1° dicembre 1944 furono fucilati vicino al teatro sociale tre giovani: Gino Cavazzana (partigiano arrestato con l’accusa di avere ucciso un fascista del luogo, Bruno Donella), Dario Roncati e Silvio Brombin (arrestati in seguito allo scontro a fuoco del 25 novembre, vedi scheda citata). I tre nomi, a quanto si apprende dalla sentenza della CAS contro la Brigata Nera del Basso Veronese, furono scelti direttamente dal comandante della Brigata stessa Valerio Valery.
I componenti del plotone d’esecuzione furono Guido Vedovello, Lidio Ferro, Amedeo Ghetti e Dario Zavarise, uomini al servizio di Valeri. Non è ben chiaro se del plotone fecero parte anche elementi dell’esercito germanico. I corpi dei tre fucilati rimasero poi all’addiaccio per tre giorni e tre notti. Dopo l’uccisione i corpi furono presi «a pedate» dai brigatisti neri. Soltanto il 5 dicembre furono permessi i funerali nella chiesa parrocchiale.
Modalità dell’episodio: Fucilazione
Violenze connesse all’episodio: Come indicato, un numero imprecisato di persone venne deportato. I corpi dei tre fucilati vennero lasciati all’addiaccio per 3 giorni e 3 notti
Tipologia: Rappresaglia
Note sui presunti responsabili: Secondo una ricostruzione degli eventi al rastrellamento parteciparono 3.000 uomini in massima parte soldati germanici. Parteciparono anche le Brigate Nere di Verona, di Rovigo e di Ravenna (oltre ovviamente alla sezione locale). A quanto pare il comandante tedesco era intenzionato ad uccidere tutti i 150 rastrellati ma ad una tale ipotesi si oppose il brigatista Valery il quale comunque fu colui che scelse i nomi dei tre da fucilare e poi tra i protagonisti degli ulteriori interrogatori di Angiari e il responsabile delle deportazioni.
ELENCO DELLE VITTIME DECEDUTE
1. Brombin Silvio nato nel 1921
2. Cavazzana Gino nato nel 1909 a Carpi di Villa Bartolomea (Vr)
3. Roncati Dario nato nel 1925 a San Pietro Polesine, frazione di Castelnuovo Bariano (Ro)
STELE-MONUMENTO/ Il 25 aprile 1965 l’amministrazione comunale di Villa Bartolomea fece erigere sul luogo della fucilazione una stele-monumento dedicata alla «Resistenza e al Deportato». L’opera in bronzo è dello scultore Augusto Murer
Il 1° dicembre 2014 sono stati ricordati i 70 anni dall’episodio.
BIBLIOGRAFIA ( sui fatti citati):
Carletto Boscagin, Legnago nella storia, Girardi Mario, Legnago 1975
Cronache legnaghesi 1915-1959 a cura di A. Ferrarese, S. Vicentini, Fondazione Fioroni, Legnago 2011
Esse Pi, Gli ultimi momenti di Valeri, Verona 1946
E. Nunzi, Difesa postuma di Valerio Valeri e della sua brigata, Verona 1949.
Adelino Perini, Villa Bartolomea. Ambiente-Territorio-Vicende storiche, Pro Loco di Villa Bartolomea, 1994
FONTI ARCHIVISTICHE:
Asvr, Fondo Prefettura, Ufficio di Gabinetto, b. 1940, Elenco dei caduti già riconosciuti
IVrR, Sentenze della CAS di Verona, fasc. 1-10/1945, n. 249 reg. Sentenze, 28 giugno 1945.
SECONDA APPENDICE FLASH STORY ( by www.anpi.it) NOTE BIOGRAFICHE SU AUGUSTO MURER , SCULTORE DELLA STELE-MONUMENTO a VILLA BARTOLOMEA
<< Augusto Murer , Veneto, Nato a Falcade (Belluno) il 21 maggio 1922, deceduto a Padova l'11 giugno 1985, scultore.
Trascorsa l'adolescenza nella valle del Biois, nel 1940 poté frequentare la Scuola d'arte di Ortisei e nel 1943 l'Accademia d'arte di Venezia. Qui ebbe tra gli insegnanti Arturo Martini, grande rinnovatore della scultura italiana. Nel 1942 Augusto Murer, che aveva partecipato a Firenze a un concorso nazionale di scultura e l'aveva vinto, si vide togliere il premio perché (claudicante dall'infanzia), non avrebbe ben figurato marciando davanti ai gerarchi fascisti... All'indomani dell'8 settembre 1943, lo scultore si schierò istintivamente nelle file della Resistenza, assistendo e ospitando i partigiani della vallata nella sua casa-atelier (nel 1972 l'avrebbe ricostruita, a Molino di Falcade, l'architetto di Treviso Giuseppe Davanzo e – alla morte dell'artista – sarebbe diventata sede dell'associazione "ERMA", nata per promuovere e far conoscere le sue opere). Dopo la strage perpetrata dai nazisti nella valle del Biois il 20 agosto 1944, Murer si diede alla macchia e divenne partigiano della Brigata "Fratelli Fenti" della Divisione Garibaldi "Belluno". Dal dicembre di quell'anno, lo scultore collaborò anche alla realizzazione del foglio partigiano Dalle vette al Piave. Dopo la Liberazione, i temi della lotta antifascista divennero centrali nell'attività artistica di Murer. Ne sono un esempio il monumento alla Resistenza, inaugurato a Belluno nel 1965, quello alla "Partigiana veneta" del 1969 a Venezia, quello ai Caduti sulla Piana del Cansiglio del 1970. E ancora: la stele al "Monumento al Partigiano", sul Monte Grappa (1974), il "Monumento al Partigiano" a Mirano (1975), il "Monumento alla Resistenza" a Teramo (1977), quello a Giacomo Matteotti, del 1978, a Rovigo. Molte delle opere di Augusto Murer (oltre alle predilette in legno e in bronzo vi sono dipinti, disegni, acqueforti), si possono vedere, appunto all'ERMA, durante il periodo estivo e, prenotando, durante tutto l'anno. Si tratta di lavori che, come ha scritto Luciano Galmozzi, esprimono "una enfasi da tragedia classica, forte e persuasiva perché di immediata comunicabilità". >>
EXTRATIME by SS/ Premesso che la fotogallery è frutto di ricerca, giusto per proporre una fotogallery che integrasse la Storytelling, partiamo col proporvi una storica immagine della chiesa di San Pietro Polesine, principale location del nostro racconto.
Anche per questo in apertura di fotogallery proponiamo la ‘mappa’ della location San Pietro Polesine con inserite le due piccole immagini trasmesseci da Franco Rizzi , cantastorie dell’enclave altopolesano ( si notano anche le indicazioni topografiche dedicate a Meloncelli -via e Dario Roncati) .
A seguire , anche con riferimento al racconto già segnalato dal maestro Wiliam Moretti, sui sopracitati personaggi della Resistenza sampietrese, proponiamo lo tesso ‘Maestro’ in versione tandem Lady e poi in un flash storico pubblicato sul libro fotografico “La Campagna , tra il Po e il Tartaro ” di Germano Sprocatti come da didascalia incorporata ( eccolo assieme a Nino Vincenzi).
A questo punto ci spostiamo nel Comune di Villa Bartolomea , proponendovi innanzitutto il Municipio e poi i Giardini Pubblici del paese veronese dove si è verificata la ‘fucilazione’ ai tre “Partigiani Resistenti” mostrati anche in foto nella stele ( Dario Roncatti è indicato con due T, mentre il maestro Moretti suo coetaneo lo indica con una sola T nelle sue storie).
E con riferimento ad Augusto Murer scultore della sopracitata stele-monumento in bronzo a Villa Bartolomea dedicata “Alla Resistenza e al Deportato” (pur avendo una sua scultura dal titolo “Susanna al bagno” e due suoi quadri ) , vi proponiamo la sua Biografia estrapolata dal sito www.museomurer.it , perché nella parte alte ne testimonia la sua vita e sensibilità da Partigiano, con altri Monumenti noti in tutta Italia ( compreso Rovigo col Monumento dedicato a Giacomo Matteotti).
Anche per questo per onorare la Resistenza e l’0antifascismo in Polesine, ripartiamo dalla Chiesa dei “Due Campanili” a San Pietro Polesine visitata dal poker in basso ( cioè Giuseppino Padovan, il sottoscritto Sottovia, Franco Rizzi, Luciano Bombonato.
Mentre a seguire onoriamo Giacomo Matteotti nelle sculture che l’architetto Natale Calesella ha donato al Comune di Fratta Polesine ( nella scultura a sx, la tanta folla ai funerali di Giacomo Matteotti) . Una famiglia socialista quella dei Matteotti , col fratello Giacomo Matteotti che proponiamo da Ministro mentre nel 1974 premia a Venezia come Maestro del Lavoro il polesano Costante Fogagnolo
E a conferma dell’attenzione istituzionale riservata dal Comune di Castelnovo Bariano ai suoi ‘ Personaggi storici” riecco la Mappa della zona che vedi la Piazza intitolata a Dario Roncati vicinissima alla chiesa di San Pietro Apostolo, mentre la via intitolata a Giuseppe Meloncelli l’abbiamo già vista a fianco dello storico campo di calcio dove ha fatto escalation fino alla Serie D la mitica Sampietrese citata anche dal Times londinese come ‘fatto straordinario’.
Come quella della Resistenza e dei suoi sopracitati protagonisti sampietresi, precursori di ...Costituzione e Festa della Liberazione.
Franco Rizzi & Sergio Sottovia