“Le Rose Rovigo Rugby”: 20 anni di STORY by Gisella Quaglio. In escalation fino al match “SIX NATIONS” tra Italia e Irlanda al Battaglini


09/02/2011

Era d’estate, agosto 1991 a San Bortolo sul piazzale della chiesa… Batte forte il ‘cuore della Quaglio Family, così Pier Luigi Franco, allora Commissario Triveneto della FIR, consegna i ‘documenti di iscrizione e una muta di maglie’ alla signora Gisella Bellinello.
Poi la storia femminile del rugby a Rovigo proseguirà di madre in figlia, tra Gisella ed Enrica Quaglio, per una “LE ROSE ROVIGO RUGBY – STORY” che noi possiamo raccontarvi per dna parallelo …di padre in figlio.
Vale a dire ecco a voi Raffaello Franco “Friend of Polesine Sport” che dal suo ‘cuore rugby’ ci racconta tutto, parlando anche del Torneo Internazionale “Seven” Mirko Petternella e del “Sei Nazioni” con relativo match Italia vs Irlanda appena disputato allo Stadio Maci Battaglini (di cui friend Raffaello ci manda altresì alcuni suoi ‘scatti fotografici personalissimi’).
Cioè al tempio del Rugby dei “Bersaglieri e delle Posse” ma anche del rugby veneto e nazionale/internazionale dove l’Italia è ‘di casa’ da sempre e tuttora, con tanti protagonisti rodigini/polesani sia sul campo che nello staff tecnico della Nazionale Italiana sia maschile che femminile.

Tante per dire da Carlo Checchinato team manager Italia a Gisella Bellinello che vi mostriamo assieme al Ct Di Giandomenico nella recente serata speciale al Panathlon Club Rovigo (grazie alle fotografie trasmesseci da Vittorino Gasparetto).
Ma questa STORY avrà altre appendici perché l’amico Raffalello Franco ci ha mandato altresì “un pò di "pezzi" rari riguardanti "Le Rose" della prima ora: un paio di ritagli di giornali e roster ed organigramma delle stagioni 1992-93 e 1993 - 94.”
Perché , signori, quello che ci racconta Franco non è ‘sport minore’ , visto che “chi si sacrifica per ottenere un risultato, qualsiasi esso sia in base alle proprie possibilità, merita lo stesso rispetto di chi magari è tutti i giorni sui giornali! “.
Tutti concetti espressi ‘offertici’ direttamente dal friend Raffaello e che per fortuna oggigiorno cominciano ad avere sempre più condivisione ‘reale’ al di là di quanto a volte purtroppo propone il sistema mass media.

ROVIGO CITTA’ DELLE (XV) ROSE! / TUTTA LA STORY BY RAFFAELLO FRANCO
<<“Dieci ragazze per me posson bastare dieci ragazze per me voglio dimenticare”. Così cantava nel 1970, sull’aria di un famoso ritornello che è ancor oggi attuale, l’indimenticato cantautore Lucio Battisti. Troppe? Probabilmente si. Dieci ragazze sono difficili da gestire, contemporaneamente, per chiunque. Al sottoscritto però dieci ragazze non bastano ed oggi voglio raccontare la storia di quindici ragazze. Si, avete capito bene, quindici “Rose” che vent’anni fa esatti inseguirono e realizzarono un sogno. Il loro sogno. Difficile, impossibile, una sfida al mondo maschilista e machista! Grazie alla loro passione riuscirono a ritagliarsi uno spazio piccolo piccolo, ma a loro sufficiente, nel mondo dello sport più “maschio” che si conosca: il rugby! 

Non esistono sulla Terra molti altri sport di squadra capaci di radunare all’interno di uno stesso rettangolo di gioco trenta atlete a caccia di una palla. Escludendo il football gaelico femminile, un gioco del pallone primordiale, misto di rugby, calcio e basket miscelati assieme ed il camogie, versione femminile dell’hurling, una sorta di hockey su prato “aereo” molto veloce, sport molto antichi diffusissimi nella verde Irlanda e regolati dall’Associazione degli Sport Gaelici, resta il rugby a XV. Si è vero! Nell’aussie rule “in rosa” di ragazze in campo ne contiamo addirittura trentasei! Diciotto per parte! Un gineceo tumultuoso, un mare in tempesta, fiere lottatrici, non su un verde tappeto rettangolare però, ma inserite in un immenso prato dalla forma ovale, impegnate nel controllo dei bizzarri rimbalzi di una palla bislunga come quella da rugby. Sport esotico, di un “altro mondo” e che trova fortuna principalmente nel continente Australe, patria del football australiano e nel quale i tre sport che utilizzano un pallone non sferico - rugby league (a XIII), rugby union (a XV) e australian rule - spopolano. Sport da maschi. Anche il calcio lo è, o meglio, lo era visti i risultati che il “gentil sesso” è riuscito ad ottenere, negli ultimi anni, in termini di tecnica e numero di praticanti. Football o soccer che dir si voglia e che negli USA è sport “da donne” praticato nei College dalle ragazze forse più del volley o del softball!

Sono passati la bellezza di 114 anni da quando in Inghilterra Millicent Fawcett fondò il movimento delle “Suffraggette” e da quel momento le donne ne hanno fatte di miglia sulla via dell’emancipazione. Viviamo in un mondo in continua evoluzione e di strada ce n’è ancora da fare molta anche se finalmente, passo dopo passo, le donne stanno conquistando fette importanti nella vita sociale entrando di diritto in ambienti dai quali, fino a non molti anni fa, venivano escluse. Troviamo così donne impegnate nelle forze armate in prima linea, dirigenti di grandi aziende ed in tanti altri ambienti tradizionalmente “maschili”. Ecco allora, in parallelo, ragazze conquistare e praticare sport “da uomini”: la boxe, la “noble art”, è solo l’ultimo di questi. In buona sostanza non esistono più sport “da signorine” con buona pace di quanti, ironicamente, hanno la cattiva abitudine di classificare le varie specialità di squadra.

Le donne hanno conquistato tutto il panorama sportivo ed oggi possono finalmente ritagliarsi i loro spazi da protagoniste e non più solo come grazioso contorno alle competizioni maschili, buone magari per preparare il thè caldo negli spogliatoi tra un tempo e l’altro o attendere infreddolite in tribuna che i loro uomini la finiscano di rincorrersi o di azzuffarsi, in “mutande”, per un pallone. Oggi le donne sono protagoniste, come protagoniste assolute sono state lo scorso 6 Febbraio allo Stadio “Mario Battaglini” nel primo turno del Torneo Femminile del Sei Nazioni quando nel “tempio” del rugby italiano si sono affrontate le nazionali d’Italia e d’Irlanda.

Quindici ragazze per parte, otto per ogni panchina, un arbitro e due assistenti tutte sbarcate dal pianeta Venere, uniche attrici di uno sport che, una volta, era solo per gli uomini. Un evento internazionale straordinario per la città di Rovigo, universalmente riconosciuta come la città del rugby, fortemente voluto dalla signora Gisella Bellinello, vedova dell’indimenticato Isidoro Quaglio, per festeggiare quel giorno di vent’anni fa quando, anche a Rovigo, il rugby diventò donna, un’altra faccia della stessa medaglia.
La Gisella ama il rugby, l’ha sempre amato come l’amava il buon Doro straordinario campione dell’era epica dei “Bersaglieri”. A casa Quaglio si mangiava “pane & rugby” e potevi trascorrere intere serate ad ascoltare gli aneddoti raccontati dal grande Doro. Si sedeva li, sotto la gigantografia che lo ritraeva orgogliosamente impegnato a saltare in touche con un’ “ombra” davanti e raccontava di rugby. Un fiume in piena da poterci scrivere un libro su quei racconti. E la Gisella li ad ascoltarlo, a memorizzare ogni passaggio assimilando e metabolizzando quanto sentiva. Gli sarebbe servita un giorno tutta quella “scienza rugbistica”. L’avrebbe utilizzata per mettere in piedi un progetto ambizioso.


Siamo nei primi anni novanta del secolo scorso e già da qualche tempo, sui prati dell’IRAS, quartiere di San Bortolo, sull’onda dei successi ottenuti dai “Bersaglieri” alcune giovani ed un pallone da rugby iniziarono a ‘flirtare’. E’ straordinario notare come questo quartiere rodigino abbia ancora una volta fatto da culla ad una squadra di rugby. Il mito “Maci” Battaglini nacque nei “casermoni” di San Bortolo e dal “piazzale” in terra battuta posto d’avanti alla chiesa parrocchiale iniziò a rimbalzare, a passare di mano in mano, correndo avanti e passando indietro, quell’ovale che farà conoscere la città di Rovigo in tutto il mondo.

L’idea di quelle pioniere nacque, quasi per caso, durante la tradizionale Sagra di San Bortolo. A far loro da tutor Luciano Biscuola un grande ex “Bersagliere” degli anni d’oro. Anche Jajà aveva toccato il suo primo pallone da rugby sul “piazzale” di San Bortolo. Divenne poi un ottimo mediano di mischia, un placcatore formidabile e con il fratello Silvano formò una coppia difficilmente contenibile dagli avversari nei primissimi anni ’60. Pian piano sotto la cura di “Jajà” Biscuola quelle poche coraggiose iniziarono a sgrezzarsi, appresero i fondamentali, affinarono la tecnica di base ed iniziarono a diventare vere rugbiste. La voce cominciò a diffondersi in città e molte ragazze confluirono nella “squadra” di Biscuola.

Questo a Rovigo. Ma come si presentava il movimento del rugby femminile nel resto del Paese in quegli anni a cavallo tra gli ’80 ed i ’90? Il campionato era nato sotto l’egida della UISP nella stagione 1985/1986 e fin dalla prima edizione venne dominato dalle Red Panther di Treviso fino al Torneo 1990/1991, l’ultimo dell’era UISP quando la Federazione Italiana Rugby iniziò finalmente ad interessarsi al movimento femminile. La FIR, nella stagione successiva, organizzò il primo campionato di serie A di rugby a XV femminile che assegnò anche il primo scudetto “ufficiale” (i precedenti non vennero mai riconosciuti dalla Federazione, n.d.r.) alle solite Red Panther che, per la cronaca, rimasero imbattute fino alla stagione 2003/2004 quando le ragazze del Riviera del Brenta riuscirono ad interrompere la dittatura delle trevigiane.

Le Rose Rovigo nacquero dunque nello stesso anno del campionato federale! Nell’Agosto del 1991 venne fondata la Società sotto la supervisione della signora Gisella Bellinello che riuscì ad organizzare quelle giovani donne rugbiste che si allenavano ai campetti dell’IRAS con altre che confluivano direttamente al “Battaglini”. Per la moglie di Doro era giunto il momento di mettere in pratica tutta la “scienza rugbistica” immagazzinata in tanti anni di “pane & rugby” mangiati in casa Quaglio. Coinvolse ovviamente in questa nuova avventura Doro e, soprattutto, la figlia Enrica che da promettente giocatrice di basket in serie A, si trasformò in giocatrice di rugby di successo. Le Rose Rovigo Rugby erano sbocciate e si preparavano a debuttare, il 18 Gennaio 1992, contro il Bologna nella prima giornata del primo campionato italiano federale di rugby femminile.

La missione era compiuta ed il sogno di quelle giovani donne si era finalmente realizzato. Mancavano solo da espletare le ultime formalità per iscrivere la squadra al nuovo campionato. Fu Pier Luigi Franco, l’allora commissario del Comitato Interregionale della Venezie (CIV), a consegnare alla Gisella tutta la modulistica necessaria per formalizzare l’iscrizione de Le Rose Rovigo Rugby alla Federazione, documentazione che una volta compilata sarebbe stata vistata e trasmessa agli uffici romani della FIR direttamente dal CIV. Fece di più il ragionier Franco. Oltre ai moduli il Commissario consegnò alla presidente Bellinello anche una muta di maglie del Comitato di modo che le sue ragazze potessero iniziare l’attività agonistica avendo a disposizione almeno una divisa. La nuova avventura poteva avere finalmente inizio!
I primi periodi furono davvero difficili anche se molti si adoperarono per aiutare le ragazze a preparare la stagione agonistica. Inizialmente, ad esempio, la preparazione atletica fu curata dal professor Giovanni Raisi, un altro mito della palla ovale polesana. Le ragazze di Stefano Bordon, altro grande rossoblù che nel frattempo aveva ricevuto il testimone da “Jaja” Biscuola, dimostravano molta buona volontà ma non erano probabilmente ancora del tutto pronte per affrontare delle avversarie che comunque, anche se in un contesto UISP, praticavano il rugby già da diversi anni.

Qualche infortunio di troppo tolse ben presto dai giochi alcune atlete. Probabilmente era trascorso troppo poco tempo tra il giorno nel quale le prime pioniere avevano iniziato a flertare con quella palla ovale ed il giorno nel quale Le Rose Rovigo Rugby debuttarono nel campionato d’eccellenza femminile. L’entusiasmo e l’impegno comunque non mancavano. “Le Rose” avevano carattere e andavano avanti imperterrite per la loro strada sempre a testa alta infischiandosene anche della becera indifferenza machista manifestata a bordo campo da qualcuno che invece di sostenere il loro impegno, stupidamente punto su un anacronistico orgoglio maschile, andava al “Campo 2” del “Battaglini” per offenderle e deriderle. E’ noto che la stupidità umana non ha limiti. Comunque, nonostante tutte queste difficoltà, le ragazze della Gisella Bellinello continuarono nel loro sogno. Nel frattempo la guida tecnica era passata nelle mani di un altro ex “Bersagliere”, Patrizio Zanella, che venne successivamente sostituito da Graziano Barion. Il “Niger” allenò “Le Rose” per sei mesi in coppia con Borsetto per prenderne la guida solitaria solo successivamente. Chiusa l’era Barion fu Antonio Romeo a proseguire l’avventura de “Le Rose” nel massimo campionato femminile di rugby, avventura che affrontarono prima da sole, poi in collaborazione con il Rugby Rho ed infine con il Roccia Rubano; regalandosi anche la soddisfazione di classificarsi al secondo posto in campionato nell’anno sportivo 1996/1997. Purtroppo nel 2001, con rammarico ma con grande realismo, la Società ritenne di non avere atlete in numero sufficiente per affrontare l’attività agonistica.

Gli echi dell’ultima epoca d’oro dei “Bersaglieri”, quella che aveva regalato gli stimoli necessari per avventurarsi in questa iniziativa sportiva, si erano ormai spenti. Una crisi vocazionale, lenta ma inesorabile, aveva investito anche il mondo del rugby “in rosa” rodigino. Non per questo però si smise di parlare di rugby al femminile. La passione, fortunatamente, non si era del tutto sopita ed anche senza squadra la Società continuò ad esistere mantenendo il suo impegno in memoria di Mirko Petternella, un grande amico del rugby e giornalista Rai, scomparso e ricordato da tutti come “la voce televisiva del rugby”. A partire dal 3 Novembre 1996 infatti, “Le Rose” organizzano il Torneo “Mirko Petternella”, torneo di rugby a Sette femminile partito, a dire il vero, un po’ in sordina è diventato con gli anni un autentico ed atteso evento aperto a squadre Seniores ed Under 15 e divenuto internazionale dal 2005. Questa competizione ha saputo dare grande risalto al “Seven” e proprio da qui è ripartita l’attività agonistica de Le Rose Rovigo Rugby, che dalla stagione 2008/2009 sono “rifiorite” per partecipare alla Coppa Italia, attività federale finalizzata alla crescita del rugby femminile anche in questa specialità che sarà disciplina olimpica a Rio De Janeiro nel 2016. Torneo, Il “Petternella”, che continua a dare lustro anche a livello internazionale alla città di Rovigo e che nell’ultima edizione disputata nello scorso mese di Novembre, vinta per la cronaca dalla Nazionale italiana che ha superato in finale il Benetton Treviso, ha visto la partecipazione di 160 atlete suddivise in 16 squadre.

Un grande successo per il “piccolo” mondo del rugby femminile che a Rovigo, grazie a “Le Rose”,  ha trovato la sua casa tanto che, sempre lo scorso anno, il mese di Maggio ha salutato le finali di Coppa Italia Seven, atto conclusivo del torneo organizzato dalla Federazione Italiana Rugby cha ha visto impegnate 23 squadre seniores e 7 squadre Under 16. L’esperienza organizzativa accumulata dallo staff della “presidentissima” Gisella Bellinello ha dunque ormai raggiunto livelli eccelsi tanto che anche dal punto di vista internazionale nella storia de “Le Rose” spiccano i match disputati contro il New Orleans, giocato in notturna al “Battaglini”, e contro il team olandese The Elephants, senza dimenticare l’organizzazione dei grandi eventi a XV nella quale viene coinvolta la Nazionale femminile, come l’incontro disputato, qualche anno fa, tra l’Italia e la Francia e quello giocato dalle azzurre contro l’ Irlanda lo scorso 6 Febbraio. La Nazionale azzurra è stata anche punto di arrivo di alcune “Rose” come Sonia Coltro, Enrica Quaglio e l’attuale “capitana” Paola Zangirolami, oggi giocatrice del Riviera del Brenta.

La maglia azzurra, obiettivo di ogni atleta. Anche nel rugby femminile oggi vestire la maglia della Nazionale significa giocare nel prestigioso Torneo delle Sei Nazioni, la competizione più importante dell’emisfero nord. L’Italia femminile è entrata a far parte del gotha del rugby europeo nel 2007 e nella conviviale di fine gennaio organizzata dal Panathlon Club di Rovigo alla vigilia del match d’apertura del Torneo 2011 il Commissario Tecnico della Nazionale femminile, Andrea Di Giandomenico, ha auspicato che questi grandi eventi internazionali possano aiutare ad allargare la base di quello che è oggi il movimento del rugby “in rosa” in Italia. I numeri della Federazione parlano di seimilacinquecento atlete tesserate suddivise tra le dieci squadre del campionato nazionale di rugby a XV, le quaranta società del rugby “Seven” e le dodici formazioni Under 16. Numeri ancora molto piccoli e non paragonabili, ad esempio, con quelli espressi dall’Inghilterra, campione in carica, che può vantare un movimento rugbistico femminile numericamente superiore a quello espresso dal movimento maschile in Italia! Nonostante ciò, le ragazze del CT aquilano Di Giandomenico, mettono in campo tutte se stesse uscendo dal rettangolo di gioco sempre a testa alta riuscendo anche a togliersi delle soddisfazioni come accaduto nella scorsa edizione del Torneo quando, nell’ultima giornata, andarono a cogliere una straordinaria vittoria in Galles, cosa mai riuscita finora ai “maschietti” che devono accontentarsi di un pareggio per 18 a 18 colto in casa dei “Dragoni” gallesi l’11 marzo 2006!

Speriamo davvero che tutto questo interesse, anche mediatico, messo in campo per l’organizzazione di questo importante evento disputato al “Battaglini” davanti a circa 2500 spettatori, possa aver contribuito a riportare l’entusiasmo necessario per far rifiorire rigogliose come un tempo Le Rose Rugby creando definitivamente anche a Rovigo, “la città del Rugby”, un movimento femminile stabile e vincente. La passione non manca e non mancano nemmeno le risorse – a dire il vero più umane che finanziarie - e le capacità organizzative di uno staff ormai collaudato. Comunque sia, per “Le Rose” presenti in tribuna, vedere un “Battaglini” così pieno per un incontro di rugby femminile dev’essere motivo di grande orgoglio e riscatto di un’epoca, ormai lontana, nella quale iniziarono la loro pioneristica avventura tra mille difficoltà e lo scetticismo generale.

“Se son rose fioriranno” recita un vecchio adagio: saggezza popolare! Nel nostro caso speriamo che a ri-fiorire siano “Le Rose Rugby Rovigo”. Rose certo non prive di spine; difficoltà comunque superabili grazie allo straordinario spirito dell’ “homo rugbista”, di genere maschile o femminile che esso sia. L’ho già detto: il rugby è anche donna, l’altra faccia di una stessa medaglia; sport nato per gli uomini ma che la passione ha modellato adattandolo anche alle caratteristiche del “gentil sesso” senza però per questo snaturarne la femminilità. Ve lo dice uno che, tra qualche giorno, porterà all’altare una ex “Rosa”, una delle terribili pioniere della “presidentissima” Gisella Bellinello Quaglio.
Fortunato colui che avrà in moglie una rugbista. Sa che non le mancano coraggio e spirito di sacrificio. Passare indietro correndo in avanti, dopo tutto, è la metafora della vita!

EXTRATIME by SS/ Ci ha scritto Raffaello Franco:<<Ciao Sergio, la mia futura moglie, dopo tanto scartabellare tra le sue carte, ha ritrovato un altro documento importante riguardante la storia de Le Rose Rovigo Rugby: la rosa completa delle prime giocatrici che hanno partecipato al primo campionato italiano di rugby femminile giocato nel 1992…>>
Davvero ‘altre perle’ che si sono aggiunte alle già trasmesseci foto d'archivio delle "prime rose" e qualche scatto "personale" del match Italia – Irlanda.
E noi ve le proponiamo tutte ‘in silenzio’ perché parlano da sole segnalando soltanto che la cover è per Gisella Quaglio al microfono tra il CT Di Giandomenico e Carlo Checcchinato, Mentre nella fotogallery al Panathlon Club del presidente Anna Paola Nezzo vengono proposti altri ospiti ‘speciali, dal prof. Luigi Costato a Raffaello Salvan, da Renzo Bullo alla Zambelli family e alle ultime new entry sociali in casa Panathlon.
Per la cronaca va detto che nell’esordio del SEI NAZIONI il ‘rugby rosa’ dell’Italia del Ct Di Giandomenico ha perso al ‘Maci Battaglini di Rovigo’ per 26-5 dall’Irlanda. Da segnalare come marcatori la Severin (meta per l’Italia) mentre per l’Irlanda hanno segnato 4 mete Kavanagh(40’), Bourke (54’), Mellory (68’) e Kelly ( 76’) per uno score completato dai 2 calci piazzati della Briggs ( al 34’ e 43’).  Per quanto riguarda gli altri risultati del SEI NAZIONI la Francia ha superato col largo 53-3 sulla Scozia, mentre l’Inghilterra ha vinto per 19-0 in trasferta sul Galles. Ovviamente sarà comunque un onore per l’Italia di Giandomenico affrontare sabato questo a Esher (vicino a Londra) la favoritissima Inghilterra.
Tutto quanto sopra ricordando infine l’amico Doro Quaglio (eravamo assieme in calcio team aziendale anni ‘70, lui portierone io trequartista ‘incompleto’) e che però propongo fotografato personalmente proprio al Panathlon Club di Rovigo tra Ivan Malfatto, Lauro Pavanello e Saverio Girotto ‘amici del campione dei Bersaglieri’.

 

Raffaello Franco
www.polesinesport.it