Lorenzo Canozio, Lendinara/ Prototipografo e pittore col Mantegna a PD, poi intarsio duomo Modena e Parma
Parte così l’incipit by wikipedia:” Lorenzo Canozi, noto anche come Lorenzo Canozio, Laurentius Canozius, Lorenzo da Lendinara, Lorenzo Genesini o Zanesini (Lendinara, 1425 – Padova, 20 marzo 1477), è stato un intarsiatore, tipografo e pittore italiano”
Un incipit che peraltro , dopo una ampia scheda Biografica conclude così:<< Il 20 marzo 1477 Lorenzo Canozi morì e venne tumulato nel portico del chiostro del Messaggero della Basilica del Santo a Padova.
Nel 1878 fu inaugurato in Lendinara il monumento in suo onore, opera di Natale Sanavio.[2] >>
Anche per questo è significativo proporvi questa Lorenzo Canozio Story trasmessaci dal professore Franco Rizzi, cantastorie dell’Altopolesine, tanto più che , a sottolineare l’importanza artistica dei fratelli CANOZI di Lendinara, vale la pena di riportare in prologo il seguente ‘flash’ enciclopedico by GE 20 - De Agostini che recita testualmente “Famiglia di artigiani del legno i cui più noti membri furono i fratelli Lorenzo ( Lendinara 1425 – Padova 1477) e Cristoforo ( m.1491) . Fra i più autorevoli rappresentanti dell’intarsio ligneo del tempo, caratterizzato da motivi geometrici , figure, vedute architettoniche, che essi eseguirono spesso su cartoni di Piero della Francesca, tra le loro opere maggiori sono gli stalli corali del duomo di Modena ( 1461-65) e quelli del duomo di Parma ( 1482-87) . La tecnica della bollitura dei legni permise loro di ottenere effetti cromatici e luministici di particolare efficacia”.
Per parte nostra aggiungiamo soltanto che , oltre alla bibliografia più storica riconducibile a Giorgio Vasari ( Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, Sansoni, Firenze, 1906) , vale la pena di leggere quella più recente del lendinarese Pier Luigi Bagatin ( L'arte dei Canozi lendinaresi, Lint, Trieste, 1987; nonché Le pitture lignee di Lorenzo e Cristoforo da Lendinara, Antilia, Treviso, 2004) oltre che l’opera a più mani prodotta dal trio Pier Luigi Bagatin; Paola Pizzamano; Bruno Rigobello; fotografia di Antonio Guerra ( Lendinara: notizie e immagini per una storia dei beni artistici e librari, Canova Edizioni, Trieste, 1992).
Anche perché sappiamo tutti la particolare attenzione di Pier Luigi Bagatin alla storia di Lendinara ( ne è stato il bibliotecario storico...) e quella più specificatamente artistica di Paola Pizzamano, peraltro figlia di quel Lorenzo Pizzamano che ho conosciuto direttamente a Polesella quando ...sull’altra sponda del Po era emergente il giovane Vittorio Sgarbi, quando Paola Pizzamano ha prodotto ‘studi’ sul polittico di Raccano – Polesella.
MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 04.02.2023)/ LORENZO CANOZIO, PROTOTIPOGRAFO LENDINARESE
Molto importante Lorenzo Canozio da Lendinara (FOTO ALLEGATA: LA SUA STATUA NEL PAESE NATALE), uno dei pochi polesani che nel tempo ebbero dimensione nazionale. Uomo dall’ingegno multiforme, fu pittore, tipografo e maestro rinomato d’intarsio.
Nacque a Lendinara nel 1425 da gente umile. Suo padre Andrea, detto Zannesello, fu falegname, avendo avuto bottega nei pressi di S. Sofia.
Non ancora ventenne, il Canozio fu a Padova ad apprendervi la pittura sotto gli insegnamenti dello Squarcione, avendo avuto come condiscepolo il Mantegna con cui poi dipinse, sempre a Padova, nella chiesa degli Eremitani.
Luca Paciolo dice di lui: “maestro Lorenzo Canozio da Lendenara in dicta facultà (della prospettiva) fo a li tempi suoi supremo, che ‘dimostrano per tutto le sue famose opere in tarsia nel degno coro del Sancto a Padua e sua sacrestia e in Venetia a la Cà Grande come in pictura ne li medesmi luoghi e altrove assai”.
Da perfetto umanista primeggiò in diversi campi tanto che nel 1464 a Padova lavorò alla creazione dei caratteri mobili, proprio all’inizio dell’arte tipografica.
Dal 1472 al 1474 pubblicò per primo a Padova in tre volumi le opere di Aristotele. Sul frontespizio, presso la data, si legge: “Opera atque ingenio Laurentii Canottii Lendinarensis”. Il nostro con grande perizia emendò il testo latino con il commento di Averroè in quanto come Aldo Manuzio e Vindelino da Spira, alla maestria dell’artefice univa l’erudizione del classicista.
Un esemplar della superba edizione del Corpus Aristotelico si trova a Roma presso la biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei, altro esemplare a Ferrara in Ariostea, un ennesimo, quasi dimenticato, in parrocchia a Villamarzana.
A Rovigo, in Accademia dei Concordi, tre volumi troviamo solo la Metafisica aristotelica; nell’edizione completa ferrarese la Metafisica corrisponde al terzo tomo.
L’incunabolo rodigino ha una splendida veste tipografica: molto preziosa e fine la rilegatura in legno; il formato in-folio misura 45 cm.; la carta usata è nitida e forte con spazi marginosi. Tutti gli spazi delle prime lettera di ogni capitolo, lasciati vuoti dal tipografo, sono dipinti con lettere vagamente colorate, messe ad oro. Ai piedi della prima facciata evidente lo stemma gentilizio: tre torri unite, quella di mezzo sovrastata da un elmo, essendo più alta; quella di destra da un 0 A o, la sinistra da un O L. Il tutto rinchiuso in una corona, riferito ad una dedica. L’incunabolo è stampato con carattere gotico a due colonne, il commento, più minuto del testo, si distingue per eleganza.
Normalmente il testo ha cinquanta righe, il commento 63. Non si notano numerazioni, segnature, richiami, divisioni o piccoli tratti che si pongono generalmente in fondo alle linee o righe (la punteggiatura sarà introdotta solo nel ‘500 da Aldo Manuzio). Aperta la copertina, abbiamo subito il testo (allora non esisteva il frontespizio vero e proprio); lo spazio di dodici linee lasciato dal tipografo sulla prima colonna è occupato dal titolo manoscritto: ARISTOTELIS PHILO/SOPHORVM PRINCIPIS/METAPHYSICORVM OV/AVEROIS COMMENTO/LIBER TERTIUS INCIPIT. Indi segue il testo che comincia così: NES na/tura scire deside/rat… ecc.
Alla fine lo stemma gentilizio summenzionato. L’esemplare ha 198 carte, nel retto dell’ultima, in fondo, la nota tipografica che riproduciamo: NOVE TRANSLATIONI LIBRORUM META/PHYSICHE E VETERI AB AVEROI COR/DUBENSI COMMENTATE: SVMMI PHILO/SOPHI ARI.EX STAGYRA GRETIE OPPI/DO NICOMA-CHI MEDICINE ARTIS PRO/FESSOR IN FILLII: IDEO FAVENTE MAXIMO FI/NIS IMPOSITUS EST. NOBILIS VICEN/TINI JOANNIS PHILIPPI AVRELIANI CANOTIII LENDINARIENSIS. IMPRESSE PATAVII ANNO CHRI/STI OPTIMI M.CCCC.LXXIII. KALENDAS FEBRVARI.
In questa nota si fa menzione di Filippo e fratelli Aureliano di Vicenza. Evidentemente erano i nobili cui l’opera era dedicata, avendo probabilmente finanziato l’edizione del Corpus aristotelico.
EXTRATIME by SS/ In cover la statua di Lorenzo Canozio a Lendinara, mentre nella fotogallery lo proponiamo come da copertina della rivista mensile datata 1923 dedicata a “Il Risorgimento grafico”.
Franco Rizzi & Sergio Sottovia