Luigi Masetti & Lauro Bordin, nel 1904 ciclisti a Rovigo, by Luigi Rossi/ E Bordin spiega il 'suo' Giro Lombardia 1914


27/12/2011  

Luigi Masetti da Trecenta/Milano & Luigi Rossi da Rovigo/Bochum fanno già parte della storia dei Polesani nel Mondo. Come peraltro Lauro Bordin, di cui ho il ‘suo’ libro e le sue fotografie non fosse altro perché nato a Crespino come il sottoscritto. Ebbene (e purtroppo) non finirò mia di raccontare le sue storie e gli aneddoti. Perciò quando mi capita di onorare un personaggio dei ‘calibro’ dei TRE ‘sopracitati’, beh mi faccio da parte e passo loro il microfono perché raccontino uno dei tanti ‘fatti speciali’ che li hanno visti protagonisti.
L’avevo pensato quando il professor Luigi Rossi , originario di Grignano ed emigrato in Germania, è stato premiato quest’anno in Camera di Commercio a Rovigo per aver ‘dato lustro’ al Polesine.

Certo tra i tanti libri che ha scritto, Luigi Rossi ne ha pubblicato anche uno su Luigi Masetti, tra l’altro uscito recentemente ed edito da Ediciclo
Il titolo? Eccolo: L’anarchico delle due ruote (Luigi Masetti, il primo cicloviaggiatore italiano), pag. 200 . Euro 14,50. ISBN – 9788888829746.
Una curiosità/aneddoto… L’ho visto in casa di Saul Malatrasi di cui peraltro sempre il professor Luigi Rossi ‘sta scrivendo una storia’ che trascende il Campione e il Calciatore per rappresentarci gli aspetti più ‘umani’ del Personaggio partito da Calto (anche lui dal Polesine) per disputare tra l’altro due finali della Coppa Intercontinentale e vincerla sia con l’Inter del mago Herrera che col Milan di paron Rocco.

Poi ho letto il racconto di Luigi Rossi su ‘quel viaggio’ di Luigi Masetti fianco a fianco del piccolo Lauro Bordin, su quel tratto di strada che il sottoscritto ha fatto per due/tre anni in bicicletta, partenza da Crespino (Borgo Aguiaro) e arrivo a Rovigo (a diplomarsi in Ragioneria).
Presto detto, presto fatto. Come Luigi Masetti ‘tirò fuori’ un fotografia, così faccio io 'altrettanto' per il professor Luigi Rossi e per i parenti di Lauro Bordin (il suo indirizzo a Milano era Corso Buenos Aires…) e così alla ‘storia’ by Rossi aggiungo la ‘storia’  by Bordin e come appendice una ‘storia’ by Tribuna Illustrata.
Giusto per un kit speciale come quello formato da Masetti & Rossi & Bordin, tre illustri polesani nel mondo. Fermo restando che basta cliccare in internet per saperne molto di più.

 

 

PRIMA NEWS (by Luigi Rossi su www. Athesis-news.it "rivista di fotografia", marzo 2011) / UNA FOTO RACCONTA/ IO & LUI

( LUIGI MASETTI E LAURO BORDIN:STORIA DI UN INCONTRO IN BICICLETTA SULLE STRADE DEL POLESINE)

<<Da Selva di Crespino a Rovigo. Da Rovigo a Selva di Crespino. Selva – Pontecchio – Passo – Borsea – Rovigo e viceversa. Con ogni tempo e sul bicicletto usato che mio zio m’aveva regalato per il tredicesimo compleanno. Una bicicletta nera che tutti m’invidiavano. Nei primi giorni fu fatica far forza sui pedali, ma nel giro d’una settimana mi divertivo da matti a pedalare il tortuoso percorso tra Selva e Borsea. Giunto alla statale che da Ferrara mena a Rovigo mi permettevo, dopo circa un mesetto, di partire testa bassa e schiena curva roteando più non posso le gambe sui pedali puntando su Porta Po. Entravo sfrecciante in Rovigo dirigendomi al collegio Menagatti.
Qui affidavo il bicicletto al bidello perché anche a Rovigo non mancavano i ladri, non solo di biciclette.
«Ha la gamba buona», diceva mio zio a mio padre. Lui sapeva quel che diceva: aveva applaudito i campioni della due ruote, Buni e Nuvolari su tutti, ma anche l’Airaldi, Colombo e Moreschi. Me ne raccontava le avventure, soprattutto del Buni, vero diavolo del pedale. E anche d’un certo Luigi Masetti. «Uno che è nato dalle nostre parti…», concludeva.

 

 

«Non metarghe vioe ‘n tla testa », gli diceva mio padre. «Lauro deve studiare», insisteva. A pensarci bene, non conta parlare della prima gara alla quale partecipai, la Milano - Desio – Milano del 1907. Avevo 17 anni e arrivai terzo nonostante avessi percorso dieci chilometri in più degli altri per aver sbagliato strada, pedalando sino a Seregno. Non conta neppure parlare della massacrante tappa Ascoli – Rovigo del giro d’Italia del 1911. 413 chilometri con i maggiori campioni dell’epoca, primo fra tutti Pétit-Breton, lasciati dietro. Senza dimenticare il vincitore di quel Giro, Galletti, e Gerbi, Santhià, Pavesi. Tutti dietro. Entrai a Rovigo come quando ci pedalavo per andare al collegio. La gente assiepata e urlante: Bravo! Faghe magnare ‘a polvere! Al traguardo m’accolse un boato e tutti gli amici, in attesa di far festa. O il giro di Lombardia del 1914, vinto alla media di 32,900 chilometri orari.
Il momento più bello della mia vita fu un lunedì mattina di metà ottobre del 1904. Una nebbiolina saliva dai fossi e si raccoglieva in nuvolette che restavano sospese sui campi dove i contadini erano impegnati con l’aratura. Avevo appena superato il Passo, diretto all’istituto Menegatti, che un ciclista mi si affiancò. Mi guardò e sorrise. Poi si chinò sul manubrio e spinse sui pedali, sfrecciando in avanti. Era un chiaro invito all’inseguimento.
Abbassai il capo, strinsi il manubrio e lasciai cadere sulla pedaliera tutta la forza della mia giovane età. Superai lo sconosciuto. Mi voltai un momento, senza perdere il ritmo della pedalata.
Sorrideva, lo sconosciuto ciclista.
Mi si affiancò di nuovo per alcuni metri. La mantellina gli svolazzava sulle spalle. Notai sul manubrio una valigetta fissata con una cinghia. Poi quello ripartì di botto e raggiunse un vantaggio d’alcune pedalate. Insistetti. Lo raggiunsi e lo superai a Borsea. Proseguimmo a forte andatura sino alla statale per Rovigo. Quasi contemporaneamente rallentammo e proseguimmo appaiati. Il ciclista sorrise.

 

 

«Come ti chiami, ragazzo?», chiese.
«Lauro… Bordin Lauro…», gli risposi respirando con un affanno che m’era sconosciuto.
Il ciclista, un omino piccolo e magro, portava degli occhialini che poggiavano sulla punta del naso. Aveva capelli biondicci e la mantellina sporca di fango.
«E voi? Chi siete?», gli chiesi. Anche perché non l’avevo mai visto sulle nostre strade.
«Masetti… Sono Masetti Luigi», disse l’omino. Ammutolii. Avevo al mio fianco uno dei ciclisti più ammirati e famosi. Era lui che aveva vinto corse su corse e pedalato il mondo in lungo e in largo. Ci dovevano essere dei libri su di lui e tutti i giornali ne avevano scritto. Mio zio non c’avrebbe creduto. Neppure gli amici e i compagni. Non gli staccavo gli occhi di dosso, incredulo d’avere il campione della mitica pedalata Milano-Chicago-Milano del 1893 al mio fianco. O il cicloviaggiatore della Milano – Piramidi - Milano, Milano – Mosca - Milano…
 «Sei un buon pedalatore», mi disse. E forse immaginava che il tragitto Selva – Rovigo – Selva, che quotidianamente coprivo, mi preparava muscoli, cuore e polmoni per un futuro di pedalate.
«Non quanto voi, signore», devo avergli risposto. Giunti a Porta Po, mi fece segno di fermarmi. Ci accostammo al ciglio della strada e il grande Luigi Masetti da Trecenta slegò la valigetta assicurata al manubrio. L’aprì. C’erano delle calze. Un maglione. Un asciugamano lercio Un paio di quaderni. Due mele. E una borsa simile a quella di mio zio, dove c’erano pennello da barba e rasoio.
«Questa è per te», mi disse porgendomi una fotografia.
Era una cartolina che lo ritraeva a cavallo d’una bici, vestito come un moschettiere. Cappello piumato e largo mantello. Sorridente. «Grazie, signor Masetti…», gli dissi infilando la fotografia nella tasca della giacca dopo averla mirata quasi fosse un santino della madonna.
«Cerca di non perdere il passo che hai. Potresti diventare un buon velocipedista…», disse fissando la valigetta al manubrio.«Andiamo, altrimenti farai tardi a scuola…». Risalimmo in sella ed entrammo a Rovigo insieme.
«Buona fortuna, Lauro», mi gridò voltando improvvisamente in una viuzza che menava alla piazzetta del mercato. >>

 

 

SECONDA NEWS ( di Lauro Bordin, dal suo libro “Carriera di un Corridore Artista”/ 50 anni di vita calcistica. Da Pittore a Corridore, da fotoreporter a…”Lascia o Raddoppia”.)
1914 : ANNO DEL LOMBARDIA

<<….L’ottobre successivo ecco il Giro di Lombardia, gara da me prediletta. Quell’anno vollero partecipare alla corsa anche gli specialisti della pista quali Verri, Mori, Bergamini, Polledri, Piralla ecc e, per favorirli, la <<Gazzetta>> pose d’obbligo il pignone fisso adducendo la ragione che i pistaioli non erano abituati alla ruota libera. Gli stradisti accettarono senza discutere la strana imposizione che li portava a percorrere 240 chilometri senza mai smettere di girare e gambe. Dal canto loro i velocisti dicevano che se anche avessero superato un po’ staccati i dislivelli, con i grossi rapporti ai quali erano abituati ci avrebbero ripresi e poi… stritolati nella volata finale.
Ma fecero i conti senza l’oste. Son dal via imponemmo un passo infernale per stancarli ancora prima del Brinzio ed intanto il sottoscritto, sulle strade inghiaia di fresco, mentre con gli altri discendeva da Varese a Gavirate forò una gomma.
Più avanti trovai Bertarelli, il forte isolato dl giro di Francia, che pure lui aveva forato.

 

 

Ci accordammo per l’inseguimento e gli promisi 50 lire se avessimo raggiunto i primi, disposto a raddoppiare se mai fossi riuscito a vincere. La nostra fatica fu coronata da successo ad Olgiate dove raggiungemmo il gruppo formato da Girardengo, Azzini, Ripamonti, il mio compagno di squadra Agostoni e qualche altro.
Di pistard neanche l’ombra:tutti scoppiati!
Attraversando Como trovammo chiuso il passaggio a livello della ferrovia Nord. Mentre gli altri erano tutti fermi trovai modo di far avanzare Agostoni nel passaggio riservato ai pedoni, subito poi ponendomi ad ostacolare il passaggio degli altri ad inseguirlo, mentre io sarei rimasto tranquillamente alle loro ruote. Purtroppo Agostoni cominciò presto a risentire lo sforzo e lo raggiungemmo, mentre sullo sfondo si annunciavano le Grigne.
Stavo giusto ringraziandolo per il servizio che mi aveva reso, quando Girardendo incappava in una foratura.
Fu come dar fuoco ad un barile di polvere; Pavesi si calcò il suo berrettone sulla testa ed incominciò a testa bassa una danza veloce, involandosi con il veloce Azzini che correva con la stessa sua marca. Io ero rimasto indietro con Agostoni che non ne poteva più e con il buon Bertarelli ed il tenace e veloce piemontese Pierino Piacco, che facevano parte di altre diverse case.
Allora più di due pignoni non si potevano portare e cioè uno ad ogni lato della ruota posteriore. Fuori di Bergamo, a 45 chilometri dall’arrivo,ci accordammo per fermarci tutti insieme e mettere la moltiplica più forte che doveva poi servirci per la volata.

 

 

Questo perché la strada era ora tutta piana ed era necessario impedire che il pericolosissimo Girardengo ci ripigliasse. Egli, assistito dal lungo Ripamonti, si avvicinava a poco più di un minuto da noi, ma sulla pista arrivammo solo noi cinque. Volata: Pavesi fece il gioco di Azzini, ma io tenevo gli occhi bene aperti e li attaccai ai 400 metri con una volatona progressiva che mi portò trionfante sulla linea d’arrivo.
Quale  fu la mia gioia non lo posso descrivere, soprattutto perché due occhi resi luci dall’emozione mi avevano seguito durante il turbinoso roteare sull’anello della pista: una donna dal balcone di una casa vicina, da casa di amici, mi aveva seguito certo mormorando una preghiera perché vincessi. Era mia madre!
All’inizio del 1915, dopo un ottavo posto in una sfortunata Milano-Sanremo ed un terzo nella Milano-Torino, venni richiamato alle armi come caporale presso l’8° Reggimento Fanteria di stanza a Monza.
Potei ugualmente partecipare a qualche corsa, vincendo ad esempio la Milano-Varese-Brinzio-Milano di 150 chilometri e la sfida tra dilettanti e professionisti dopo il polemico Giro di Lombardia 1914, sfida vinta da Belloni.
Questo Belloni veniva ad aggiungersi a Girardengo rallentando lo sviluppo della mia carriera che, in ogni caso, avrebbe potuto darmi ben maggiori soddisfazioni se negli anni migliori per un corridore, e cioè dai 24 ai 29 anni, non fossi stato costretto a restrizioni dagli obblighi militari che gli stessi Girardengo e Belloni, ad esempio, ebbero modo di schivare per una serie di circostanze fortunate.>>



APPENDICE NEWS (di Vincenzo Baggioli, Tribuna Illustrata, 17.11.1940 , Anno XIX – N.47 ) / TRA LE QUINTE DELLO SPORT: VETERANI IN GARA…

<<Queste gare di veterani di ciclismo, che, anche dopo il campionato svoltosi in settembre a Roma e nonostante la stagione ormai avanzata, non accennano affatto a smettere, tanto che si annunciano corse  e sfide a tutt’andare, noi le catalogheremo con il sottotitolo di <<All’insegna della passione >> ! <<Iscrizioni aperte per tutti gli uomini fino a novant’anni>>, diceva la circolare d’una di queste ultime organizzazioni ed occorre riconoscere che la..presa in giro c’era fino ad un certo punto.
Uno dei vittoriosi del campionato di Roma ( dove si svolsero due prove distinte : una per i quarantenni – vinto dal campionissimo Serenna – l’altra per gli ultracinquantenni) ha visto nell’ultima categoria la vittoria di quel Lamagni di Mantova – e vittoria per distacco, alla maniera forte – ch ormai non aspetta più le sessanta primavere!
Le ardenti tifosine...
A differenza della maggior paret dei <<veterani><, Lamagni non è affatto una <<vecchia gloria>> anche se indiscutibilmente è una …gloria vecchia. Da giovane non praticò per nulla lo sport della bicicletta, si deve anche dire ch’egli in bicicletta vi apprese ad andare solo verso il 1915 quando contava ormai più di trent’anni. Nel 1935 improvvisamente, forse spinto dalle fortune dei locali, Guerra e Battesini, Lamagni cominciò a sentirsi quel certo …formicolio nelle gambe che doveva portarlo a 55 anni , al Velodromo Vigorelli per stabilire il primato dell’ora per i veterani!. Da allora Lamagni ha preso il vezzo di uscire regolarmente in allenamento sulle strade del Mantovano in compagnia dei Battesini e Guerra, i quali hanno fatto di lui il loro <<allievo>>! E un allievo di sessant’anni è una cosa piuttosto singolare anche per il mondo del ciclismo.

 

 

 

Anche Sesenna, oggi campione assoluto della categoria, non è stato precisamente un asso ai suoi tempi: partecipò a qualche corsa dilettantistica, con risultati …dubbi. Oggi, invece, è per i veterani una specie di Bartali dove si vede che tra alba e tramonto vi può essere considerevole differenza.
Nomi carissimi alle folle degli sportivi di ieri si trovano negli elenchi di queste gare. Ecco Gerbi che però per quanta volontà ci metta, non riesce più ad essere il <<diavolo rosso>> di una volta, ecco il veronese Pancera, già definito come il <<corridore cronometro>>, ecco il padovano Zanaga, ieri in possesso di uno spunto velocissimo impressionante, Bordin che nell’anteguerra 1914-18 era popolare col nomignolo di <<corridore-artista>>, ecc.
Se il ciclismo è noto come uno degli sport i cui campioni vanno soggetti alla particolare ammirazione delle tifosine, bisogna dire subito che tale regola non è per nulla smentita quando i ciclisti in gara appartengono alla categoria dei veterani. Tifosine urlanti come non mai si possono vedere agli arrivi od al seguito di queste corse, solo che per dire tutto occorre aggiungere che si tratta quasi sempre delle …figlie o delle nipoti dei concorrenti in gara. Più d’uno di essi, infatti , è nonno autentico!
<<Rancio>> e lavoro...

 


Ognuna di queste gare si risolve poi in un buon <<rancio>>, che aduna senza distinzione vincitori e vinti, c’è anzi da dire di quello che è un piatto d’obbligo in questi raduni , costituito dalla classica polenta con uccelli, d’origine prettamente bergamasca. Forse perché Bergamo vanta fior di pionieri in fatto di ciclismo, capeggiati da quel Busoni che fu il campionissimo dell’inizio del secolo.
A contorni sono pi dei monumentali fiaschi di vin schietto; e bisogna far presente che se Lamagni è Sesenna domina in tempo in corsa, sono Bordin, Zanaga e Pancera quelli che si disputano il primato assoluto in fatto di buoni bicchieri.
Gente che conobbe le corse al seguito delle quali erano automobili che faticavano maledettamente a tenersi apri all’andatura dei corridori, e le cui strade erano le più volte seminate di chiodi … giusta le preferenze degli sportivi dell’epoca. Gente che dopo il periodo di gloria sportiva s’è tutta trovata una occupazione … che in novanta casi su cento si è tenuta però ben vicina allo sport preferito.
Pensate quanti campioni di ieri sono oggi fortunati industriali di ciclismo: da Umberto dei a Luigi Ganna, da Giovanni Gerbi a Romolo Lazzaretti, che oggi hanno al loro servizio squadre di corridori … e centinaia e centinaia di operai. Qualcosa di simile, se non ancora in altrettanto grande stile, si può dire per Zanaga, Linari, Pancera.

 

 

 

Tommaselli e Pavesi, ieri <<assi>>, sono attualmente tra i più noti direttori sportivi: l’ex campione dl mondo per i dilettanti, Allegro Grandi, alterna la sua professione di meccanico con quella di allenatore, Lauro Bordin è divenuto fotografo specializzato in avvenimenti sportivi, Rossignoli e Albini … hanno scelto invece una vita diversa, sono ora albergatori, ma si può ben dire che il ciclismo ha dimora stabile nei loro alberghi. E quando possono ospitare un campione degli attuali, la gioia dell’albergatore è tale ch’esso si dimentica regolarmente di presentare il conto al cliente d’eccezione!
Se dobbiamo venire agli uomini del passato più recente, parleremo di Girardengo, Belloni e Binda, i primi due amministrano le loro splendide tenute  e per il secondo (l’eterno secondo Belloni !) la gioia del riposo sugli allori è guastata solo dai dispiaceri che di tanto in tanto la squadra del <<Milano>> di cui è tifoso tipo spinto, gli fornisce con qualche improvvisa sconfitta.
Binda, il <<corridore-milionario>> , ricopre ora molte cariche (quella del Commissario Unico del nostro ciclismo è solo la più importante). Fra l’altro è segretario politico, nella sua Cittiglio, presidente della Banda comunale (per la quale presta anche i suoi servizi come suonatore di cornetta) e presidente della società <<Cacciatori di Varesotto>>. 

 

 

NOTE : L’articolo di cui sopra è ‘a pagina intera’ ed è corredato da CINQUE fotografie con queste relative didascalie.
1)- Giovanni Gerbi alla partenza di una delle sue ultime gare.
2)- Due generazioni di corridori. Lauro Bordin accanto al giovanissimo De Rosa, recente vincitore del Gran Premio Italo Balbo.
3)-Veterani in gara, coloro che appaiono in questa foto sono, da sinistra a destra, Giuseppe Pancera,  Barlottini, Romolo Lazzaretti (in borghese), Adriano Zanaga e Sesenna.
4)- Il sessantenne Lamagni, il fenomeno del ciclismo.
5)-Sesenna, il campionissimo dei veterani e alla sua destra un famoso ex velocista: il romano Feroci.>>.

 

 

EXTRATIME by SS/ La cover è per il kit Luigi Masetti & Lauro Bordin. Poi nella fotogallery partiamo col professor Luigi Rossi , occhialini quasi come quelli di Luigi Masetti che riproponiamo nelle successive foto da ‘cicloturista’. Per quanto riguarda il Luigi Rossi premiato quest’anno dalla CCIAA di Rovigo eccolo nel backstage mentre ‘parla’ di un libro sui 150 anni …d’Italia e mentre spiega in foto tra ‘microfono e macchina fotografica’ oltre che tra le due lady. Passando a Lauro Bordin eccolo primo da dx insieme a Carlo Oriani nella Maino del 1913. Poi da winner della Milano-Torino del 1913 con tutte le ‘sue autografe annotazioni didascaliche’ nella foto. Per quanto riguarda il ‘crespinese’ Lauro Bordin post corridore , ecco una foto tratta dal suo libro in cui mostra a sx il muro di cinta della Villa Principe Pio e sullo sfondo il campanile della Chiesa dei SS.Martino e Severo.
Quanto fosse legato Lauro Bordin al suo paese lo dimostra il ‘sostegno ‘ alla corsa ciclistica del 16 settembre 1923 ( in sequenza parte alta e parte bassa del manifesto).
Per la cronaca i ‘Due Palmer’ sono i tubolari dell’epoca.
A seguire la foto di Lauro Bordin a Milano nel 1958, assieme a Chinaglia e ‘Cicio’ Sattin, polesano da San Martino di Venezze in tuta prima della corsa di ciclocross.
Infine , come la leason con la foto by Lauro Bordin che mostrava il campanile di Crespino,ecco la foto che ho scattato l’anno scorso ai corridori professionisti della corsa “Coppi e Bartali” durante il loro passaggio, vale a dire la Chiesa e il campanile di Crespino.
In altri tempi ci sarebbe stato un traguardo volante intestato al ‘concittadino’ Lauro Bordin, stavolta invece ‘per la serie basta il pensiero’ , ecco onorato anche grazie al tandem Luigi Rossi & Luigi Masetti, il Lauro Bordin ‘cittadino del mondo delle due ruote’.


Sergio Sottovia
www.polesinesport.it