Marco Lucchinelli "Mondiale". Da Lucky tra Uncini/Mamola, G & V Rossi, Suzuki, Ducati. Ed ora con Altoé ad Adria…


01/05/2011  

Metti una sera a cena, al Panathlon Club di Adria dentro l’International Raceway a parlare di Moto & Motori, e della sua vita talentuosa e sempre in moto. Tutt’ora in moto!
Da Lucchinelli a Lucky, cercando e sperando di essere ‘franco e fortunato’.
“ Mi piaceva la moto”. Quante volte l’ha ripetuto Franco “Lucky” Lucchinelli.
E’ stato uno dei grandi del motociclismo, un personaggio addirittura ‘oltre’ il suo palmares, fermo restando che è zeppo di risultati prestigiosi.
Ma non voglio fare copia/incolla da wikipedia. Certo lo proporremo in appendice come seconda news, con relativa ‘doppia appendice’ by Riders, giusto per farvi capire lo ‘spessore’ sportivo del pilota Marco Lucchinelli.
Piuttosto chiedo scusa a Kafka, ma voglio essere sismografo e, fatto rewind, registrarvi in viva voce/vivo live l’andamento fireworks della serata al Panathlon di Adria, cioè la conviviale dell’ultimo giovedì di aprile, nella location dell’International Raceway di patron Giuliano & Mario Altoé.
E sapete perché? Perché Alberto Doni, presidente del citato Panathlon Club, ha sì presentato l’ospite dando lettura del suo palmares/curriculum estrapolandolo by wikipedia, ma sopra tutto ha aperto il vaso di pandora di “Free Channel” Marco Lucchinelli.

 

 

Domande schiette, citando fatti e campioni, eventi e back stage coi quali “Lucky” Lucchinelli ha vissuto e convissuto a modo suo, ma che per una sera pareva si fossero materializzati sul piedistallo dei suoi ‘pensieri liberi’ sui Campioni di ieri e sui Campioni di oggi.
Sul Mondo Motori di quando Lucky Lucchinelli correva da ‘cavallo pazzo’ sulla moto, sfidando Graziano Rossi e Franco Uncini, Giacomo Agostini, Randy Mamola e Kenny Roberts. E sul Mondo Motori di oggi, da Valentino Rossi a Stoner, a tutti quei campioni che gli appassionati delle due ruote ben conoscono e dei quali lo stesso Lucchinelli ne racconta ‘a modo suo’ le gesta e le corse da commentatore per Mediaset.
Insomma, se da pilota Lucchinelli è stato bravo e fortunato a diventare Lucky, per una sera ad Adria lo stesso Lucky è ridiventato, se fosse possibile, ancor più… libero.

 

 

Come dire, ‘praticamente’ sé stesso. Metà pirata e metà artista, sincero e istrione al tempo stesso.
Da personaggio ‘navigato’ , capace di meritarsi il podio e il palco, da mattatore come lo è stato peraltro fin da giovane.
Per una scelta di vita e motor show che Lucky ha raccontato così:<< Nel 1954 la maggior età era 21 anni e allora non potevo avere la licenza di correre. Così ho pensato di lavorare ed ho fatto il cameriere sulle navi, in giro per il mondo tra Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa>>.
Finché a 20 anni arrivò la licenza per correre in moto.
“ Ma correre non è un lavoro, correre è un piacere e a me piace la moto”.
Poi sul pentagramma delle domande assist ‘griffate smile’ by presidente Doni ci ha pensato Lucky Lucchinelli a sgommare e curvare, insomma a metterci il ‘suo’ cuore di pilota.
“” La moto era per i poveri, l’automobile per i ricchi, invece adesso anche la moto è per i ricchi, dove ‘vanno avanti ‘ quelli che hanno più soldi e meno talenti”.

Ma quant’è difficile vincere in moto, su certi circuiti e a certe velocità?
“Vincere è difficile sempre anche quando corri in un circuito cittadino, e non è solo questione di velocità. Certo era un altro modo di essere pilota, la corsa era ‘tutta tua’, invece adesso oltre ai meccanici c’è anche lo psicologo e il motivatore.
Cosa occorre per vincere? Talento, coraggio, bravura…Nei rettilinei si può anche andare ai 300 all’ora, ma è nei ‘curvoni’ che vedi la differenza tra i piloti. Ai miei tempi era più pericoloso, i circuiti erano più pericolosi e le cadute più probabili. Avevamo delle tute leggere e quando si cadeva ci si faceva male, tant’è che io ho avuto 8 clavicole rotte e guarire non era così facile come oggi, voleva dire stare fuori dalle corse per diverso tempo. Insomma si rischiava di morire, la morte era sempre lì, ma poi nei box si faceva festa e si ‘beveva in compagnia’. Oggi puoi cadere tante volte, ma le tute sono migliori e il casco più sicuro e non ti fai male. Diciamo che io ho smesso quando ho avuto paura di farmi male”

 

 

E Valentino Rossi ? E la Ducati? Basta sollecitare Lucky e lui risponde… assolvendo il ‘dottore’ aspettando la sua guarigione:<< Lo conosco bene Valentino. Se sua mamma Donatella e papà Graziano andavano in montagna lo davano a noi così restava in compagnia del mio bambino. Ricordo nell’83, quando Valentino aveva 4 anni ed era con mio figlio che giocavano e cantavano sotto il palco dove io suonavo. Valentino è bravo, fa spettacolo in corsa e fuori corsa, col suo talento e col suo modo di essere protagonista ha dato grande visibilità al mondo dei motori. Adesso ha male ad una spalla, non è questione di Yamaha o Ducati, quando ci si separa ci sono sempre delle sofferenze. Ma passata la sua sofferenza alla spalla, rivedremo il vero Valentino Rossi>>.

 

 

Sembrava che Marco Lucchinelli, quando parlava di Valentino, rivedesse sé stesso, cioè Lucky e le sue guasconate.
Sarà per questo che l’architetto Sandro Santin, da addetto ai lavori e da intenditore di motori, subito dopo che patron Giuliano Altoè era passato al tavolo dei relatori a salutare il ‘campione mondiale’, ha fatto al ‘cavallo pazzo’ questa domanda ‘dichiaratamente tecnica’:<<  Scusa Marco, visto che tu hai conosciuto Amanda Lear e l’hai frequentata, mi puoi dire in tutta sincerità se Amanda Lear è un uomo o una donna?>>.
Sornione Lucky sorride, si mette in pausa e certifica da par suo:<< Ci sono andato per quello… E’ una donna>>.
C’è da dire, che gli applausi e i sorrisi dei commensali, hanno fatto spesso da sfondo alle ‘simpatiche risposte’ del pilota/attore Marco Lucchinelli.
Che poi, parlando di motociclismo e dintorni,  ha ‘cesellato’ così il suo approccio con la sua prima moto, la Laverda 1000 provata al Mugello:<< Quando finalmente Gallina e company, quasi per togliermi dai piedi, si decisero a farmela provare, diciamo che, al di là delle cadute, per 5 giri ho ‘girato’ quasi come loro. Ma per me la moto non è mai stata faticosa, anzi la moto mi è sempre ‘venuta’ facile>>.

 

 

Anche se – l’ha ricordato ancora Lucky – il suo approccio col mondo della moto è sempre stato per così dire quantomeno stravagante.
“ Beh, è risaputo che la mia bocca pareva avesse un buco dove mettere la sigaretta cui non rinunciavo mai , neppure al momento della partenza della corsa. Ma per lo meno ero più ‘vero’ io di quei Campioni che adesso prendono milioni di euro per sponsorizzare un marchio di sigarette che neppure fumano. E questo vale anche per gli occhiali, usati giusto per fare pubblicità. E questo non è serio>>
Quando gli è stato chiesto di cosa pensa di ‘certe’ interviste giornalistiche,  poi Lucchinelli ha punzecchiato così la stampa:<< Magari nella loro vita hanno fatto soltanto due giri in pista e pensano già di essere bravi ad andare in moto, invece sono solo …fortunati che una volta che hanno scritto c’è qualcuno che legge. Invece, tornando a Valentino, ci sta la critica nei suoi confronti, ma …anche Stoner l’australiano ha deluso, e allora bisogna essere più obiettivi nel giudicare>>.
Insomma , Lucky Lucchinelli è persona ‘diretta’, che dice ciò che pensa, e per certi versi – fa detto – è l’estroso valentino Rossi che gli assomiglia.

 

 

Ma adesso che è commentatore televisivo per Mediaset?
Diciamo che ho rinunciato ad andare a raccontare le corse da vicino, anche perché …parlerei troppo. Così ho scelto di commentare le gare dallo studio, commentandole da Milano.
Una serata all’insegna delle confidenze, quella di Lucchinelli ospite del Panathlon Club di Adria.
Così , rifacendosi a Luchy e alla sua ‘Stella della Fortuna’ (e a quella volta che nel 1979 da La Spezia sulla Cisa col suo ‘Ferrarino’…)  ecco il perché lui si ritiene fortunato:<< Come primo avevo chiesto la guarigione di mio papà che aveva subito una operazione e al quale era stato applicato il pace maker. Il secondo era collegato alla nascita di mio figlio e ho espresso il desiderio che non pagasse certe mie ‘licenze di vita’ ma nascesse sano. Il terzo è stato un desiderio da pilota, ed ho chiesto di vincere almeno un mondiale. E devo dire che sono stato ‘fortunato‘ , perché tutti e tre i miei desideri si sono avverati”.
Una confessione di umanità che ha ricevuto un lungo applauso affettuoso da parte di tutti i soci Panathlon presenti e che hanno quasi commosso quel guascone di Lucky che era pur sempre ‘quel signore che aveva la stranezza di portare la camicia e la cravatta sotto la tuta’.

 

 

Erano i tempi di quando Lucky era il vice di Graziano Rossi , di quando chi guadagnava era ‘soltanto o quasi’ il primo pilota, di quando poi Lucky ha vissuto il dualismo con Marco Uncini.
“Ma era un dualismo sano fatte di battaglie ma anche di feste assieme – sottolinea Luccarelli - , mentre adesso i piloti tra di loro non si parlano e non si vedono.
Ma com’era la vita da pilota allora? E Com’erano i circuiti? Quale il più difficile?
Alla domanda di Bertaglia, esperto di motori, è stato chiarissimo Marco Lucchinelli:<< la pista più difficile è stato il Nurburgring, coi suoi 22 km a giro e le sue 180 curve. Là nel 1976 ho fatto il miglior tempo , un record che è resistito a lungo. Un circuito che ho studiato per ben 2 settimane e provato anche in pullman per ‘imparare’ le curve.
Ma anche Brno coi suoi 190 km di media.>>
Poi ha snocciolato aneddoti Lucchinelli, commentandoli alla sua maniera così:<< Come quando a Giacomo Agostini allora con la MV Augusta  Ma …a lui era concesso perché era pluricampione mondiale>>.

 

 

E poi ricordando Imola 1982 :<< Ero campione del mondo, ma alla sera ero ubriaco e solo perché mi hanno portato in pista di peso ho potuto fare le prove. Era una ‘giornataccia’ e sono arrivato 28esimo su 28, praticamente era come se a Valentino Rossi gli passasse davanti anche il carretto dei gelati!. Però in gara poi vinsi io.>>.
Ma se non avesse fatto il pilota, cosa avrebbe voluto fare Lucchinelli?
 “Mi è sempre piaciuto la musica, avrei voluto essere un musicista: Ci ho provato, col violino, la chitarra e ‘avrei voluto imparare a suonare il piano in 24 ore’ ma evidentemente bisognava studiare di più. Così ho imparato solo l’armonica. E devo dire che mi è servita tanto in Giappone, dove le parole sono dei ‘bastoni’ e perciò …rimasi sempre in albergo a suonare l’armonica…”.
Parole di Lucky Lucchinelli, tra il serio ed il faceto, visto che tutti conoscono anche la sua partecipazione straordinaria al Festival di Sanremo, l’anno dopo aver vinto il campionato mondiale con la Suzuki.
E Lucky il pilota-musicista che si è divertito a suonare anche in un complesso, diventa più verosimile quando ammette:” Due emozioni diverse, belle tutte e due”.
Ma adesso che è Istruttore Federale di scuola di motociclismo, anche all’autodromo di Adria, com’è il nuovo Lucchinelli?
Scherza da par suo Lucky e mostra la medaglia d’oro appesa al collo:<< Bisognava studiare e così recentemente durante l’interrogazione l’ho mostrata agli esaminatori chiedendo se ‘potevano saperne più di un campione del mondo”.

 

 

Verrebbe voglia di appiccicargli l’etichetta di Mustaki , quello di metà pirata metà artista, un vagabondo musicista che ruba quasi quanto dà’, ma per tutti gli amanti della moto lui resterà per sempre Lucky il campione del Mondo, quello della Stella della Fortuna.
Quello che alla domanda del giornalista de La Voce di Rovigo (al tavolo con l’omologo de Il Resto del Carlino), su “Cosa vuol dire smettere per un Campione del Mondo” ha risposto così:<< Nel 1984 nelle 500 ero andato nella Cagiva, che aveva mille problemi… Ma posso dire che io non ho mai smesso…”
E subito dopo Lucky ha spiegato:<< Un giorno mi chiama Castigliani e mi dice “ Ho comperato la Ducati. Dai vieni a fare il manager con me, andiamo negli States. Pensavo avesse comprato ‘una’ Ducati, invece aveva comprato ‘la’ Ducati. Sta di fatto che il primo anno facemmo il secondo posto a Daytona, poi per 2 anni furono 2 primi posto in Superbyke. Insomma nel 1990 e 1991 vincemmo due mondiali di fila>>
Una romanzo la vita del pilota motociclista Marco Lucchinelli, che lui ha farcito ancora di aneddoti, rispondendo anche alle ultime domande dei ‘campionissimi’ presenti. Vale a dire Lorenzo Major lo sfortunato corridore che – mi ha confidato nel preserale – ha subito il famoso incidente appena 20 giorni prima che ‘aprisse’ l’Autodromo di Adria.
Normale perciò che dalle sue domande a Lucky siano emersi nomi e caratteristiche di ‘campionissimi’  come Dual, Gardner etc.
Normale anche gli ultimi aneddoti/ verità by Lucky:<< Eravamo in Svezia e la sera prima di vincere il Mondiale  non me la sentivo di andare a letto presto, così ascoltai fino all’1,30 il concerto ‘rock & roll’ dei Van Halen, che non valeva la pena di perdere.
La battaglia era tra me e Randy Mamola e in partenza , causa scivolata, da 2° diventai 14° mentre Mamola era 2° e sempre da secondo taglio il traguardo, mentre io recuperai fino ad arrivare 4° , quanto bastava per conquistare il campionato del Mondo>>.

 

 

Questo è Lucky Lucchinelli, capace ‘a modo suo’ di imprese mondiali, ma anche capace di sorridere e scherzare, dissacratore ma non irriverente.
Come quando ha parlato del tucano e del suo massaggiatore che là in Giappone lasciava il segno ‘tacco e punta’.
Come quando ha mimato in centro sala con Stefania Erdmann, campionessa del mondo di karate 2008, una estemporanea simulazione ‘da combattimento’ sulla falsariga di quella da Lucky aveva già scherzosamente inscenato in Giappone.
Lo stesso Lucchinelli al quale, da Istruttore Federale all’Autodromo di Adria, non piace vedere arrivare ‘quelli che ci vanno per far veder ciò che sanno già’, ma preferisce “quelli che quando arrivano sanno poco ma vanno via che hanno imparato’.
L’eclettico Lucky che ‘da pilota’ ha raccontato la similitudine tra le moto e le donne, cioè cosa bisognerebbe fare con le moto per ‘guidarle’ al top.
Che non ha mai smesso di essere il ‘cavallo pazzo’ precursore tra i Riders, ma che non disdegna di andare in bicicletta a Porto Levante e nel contempo, da gran sornione, pregare chi l’ha visto ( la pescatrice Stefania Erdmann o il campione automobilista Ricci ?)  di …non dirlo in giro.

 

 

Un istrione, il campione mondiale Lucky Lucchinelli, che ha viaggiato in moto e dentro la vita alla massima velocità, e che in chiusura di serata ha voluto recitare una poesia con la chiosa inconfutabile che “la storia è campare tra il culo e la panza”.
Per la cronaca va segnalato che al tavolo dei relatori, oltre a Lucchinelli e a Doni, c’erano anche il pluricampione Lorenzo Major, quindi Tiziano Camisotti vicesindaco di Loreo e Leonardo Raito assessore allo sport della Provincia di Rovigo, mentre Flavio Zampieri,  oltre che essere vice governatore del Panathlon per il Veneto e il Trentino-Sud Tirol Area 1, è arrivato fresco di premiazione “stella al merito – maestro del lavoro”.
Da segnalare altresì la che tra gli invitati erano presenti, e sono stati premiati dal Panathlon Club di Adria, anche i rappresentanti di tre  Moto Club. E cioè Massimo Garbin per il Moto Club di Ariano, Luca Vicentini per quello di Panarello, infine Stefano Zen (era accompagnato da Vito Dainese e Giovanni Corazza) per il Moto Club di Adria.
Il tutto ‘promosso dal Panathlon del presidente Doni e dal suo staff/consiglieri, tra i quali Giovanni Orlandi prof/iperattivo/segretario/coi baffi. 

 

 

Ho detto tutto? C’è da sottolineare anche il fair play fotografico di Lucky Lucchinelli che il sottoscritto ha fotografati in tante pose simpatiche coi tanti che gliel’hanno richiesto.
Poi nel viaggio di ritorno, vedendo scorrere a contrario le acque del Lungo Po, il sottoscritto si è ricordato dei “Tre Desideri” di Lucky Lucchinelli, domandandomi chissà mai cos’avrà promesso in cambio l’uomo Lucky.
Lui che per sé stesso aveva chiesto solo ‘un’ il titolo mondiale.
Poi mi sono ricordato delle confidenze finale del presidente Alberto Doni con lo stesso Lucky Lucchinelli su come impostare la serata Panathlon di Adria.
Ebbene Lucky Lucchinelli aveva chiesto di non fare una relazione (il tema era “ Metti in moto… ma per dove?”) ma di preferire il botta e risposta e che perciò, per lui, era preferibile ricevere delle domande.
Di sicuro, sentendosi Lucky e Marco al tempo stesso, il talentuoso Lucchinelli ha mostrato sopra tutto sé stesso, ciò che è stato nel bene e nel male, senza voler insegnare niente a nessuno.

 

 

Sta a noi estrapolarne le tante essenzialità positive per tracciare la strada di un nuovo viaggio sportivo per i giovani. Per preservarli da una “Integrità minacciata” , dal doping, dalle scommesse clandestine, da una montagna di denaro che ‘pregiudica’ i valori sportivi fatti di merito, lealtà e correttezza. Sono parole vuote? Tocca a noi riempirle di significato, sui campi, negli stadi, ma anche dentro le tv e i mass media, e di questi tempi sopra tutto col Fair Play finanziario.
Nel frattempo ricordiamoci degli altri due ‘desideri’ di Lucky Lucchinelli: la salute del padre e la salute del figlio.
Perché quella è la nostra famiglia. Ed è da quei ‘desideri’ che possiamo ripartire per comportarci meglio senza essere eroi. Ben sapendo che solo in pochi possono aver il talento (anche nel riconvertirsi) dell’estroverso Lucky, ma che la buona volontà e lo spirito di sacrificio può albergare nei cuori e nelle menti di tante persone comuni come noi.

 

 

LUCCHINELLI MARCO ( CURRICULUM/PALMARES by wikipedia)
<< Marco Lucchinelli nato a Ceparana  (Bolano, 26 giugno 1954) è un pilota motociclistico italiano ritiratosi dall'attività agonistica.
Quasi completamente digiuno di corse, nel 1975 provò per caso sul circuito del Mugello una Laverda 1000 a tre cilindri categoria Endurance: cadde quasi subito rompendosi il naso, ma i risultati ottenuti lo convinsero ad iscriversi sia al campionato nazionale che nel motomondiale classe 350 utilizzando una Yamaha.
Nello stesso anno partecipò ad altre prestigiose gare, tra cui le "24 Ore" del Montjuich (una delle più combattute edizioni di sempre, di Spa-Francorchamps e di Le Mans e la 1000 km del Mugello, dimostrando un grande talento nel guidare sulla pista bagnata, caratteristica che non perderà mai. Nel 1976 passò alla Suzuki, nel team di Roberto Gallina (come compagno di squadra di Armando Toracca, ex MV Agusta), nella 500, classificandosi quarto in classifica generale dopo due secondi, un terzo ed un quarto posto.
Soprannominato "cavallo pazzo", il suo stile spericolato attirava nei circuiti una grande quantità di pubblico, anche se le cadute, frequenti e spesso dolorose, gli impedivano di portare a termine molte gare. Molto abile nell'adattarsi a moto e circuiti nuovi (per questo, nonostante il suo basso numero di vittorie, viene incluso tra i grandi del motociclismo), per molto tempo preferì di gareggiare affidandosi a squadre private piuttosto che "ufficiali" e nel 1978 divise la stagione tra Cagiva e Yamaha[senza fonte], con la quale fece un'apparizione anche nella 350cc.
Ritornato alla Suzuki nel 1979, in quella stagione non ottenne risultati di rilievo e al termine del campionato raggranellò solo 21 punti in classifica. L'anno seguente colse il suo primo successo mondiale nel Gran Premio di Germania al Nordschleife. Lucchinelli con il suo giro veloce 8:22.2 detiene il record motociclistico della pista da 22835 m che non può essere battuto visto che dall'anno successivo la pista venne portata a 20832 m (in questa configurazione il record è 7:49.71 di Helmut Dähne nel 1993). Chiuse la stagione al terzo posto con 59 punti dietro Kenny Roberts e Randy Mamola. Nel 1981 vinse il mondiale dominando la scena grazie a cinque vittorie (Francia, Olanda, Belgio, San Marino e Finlandia) e 105 punti complessivi.

 

 

Sempre negli stessi anni si aggiudicò anche due titoli nel Campionato Italiano Velocità, sia nel 1980 che nel 1981, sempre in 500.
Dal carattere gioviale ed amichevole, Lucchinelli fu il primo motociclista a cantare al Festival di Sanremo e il primo a sperimentare le saponette battezzate "istrice", con gli aculei di gomma sulle ginocchia della tuta. Nel 1982 passò alla Honda, che all'epoca era tecnicamente inferiore alla Suzuki[senza fonte], e il 2 maggio dello stesso anno, mentre stava lottando per la prima posizione con Franco Uncini, cadde a 220 km/h rischiando di uccidere alcuni spettatori: uscì quasi illeso dall'incidente (frattura dello scafoide della mano e contusioni al piede), ma la paura suscitata gli frenò la carriera.
Come disse qualche giornalista dell'epoca, da quel momento Marco "non fu più un pilota speciale" e dovette accontentarsi sia con la Honda che con la Cagiva (scuderia in cui era tornato nel 1984 con la quale chiuse la sua avventura nel motomondiale nel 1986) di finire in zona punti senza più riuscire a lottare seriamente per la vittoria. Tuttavia non si ritirò: Lucchinelli ottenne nel 1987 la vittoria della Battle of the Twins a Daytona in sella a una Ducati 851 e nel 1988 corse il Campionato mondiale Superbike ancora in sella a una Ducati, con la quale ottenne due vittorie e di cui divenne qualche tempo dopo team manager[
Nel 1991 fu arrestato e condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per possesso di cocaina.
Negli ultimi tempi è tornato a frequentare il mondo del motociclismo in qualità di commentatore televisivo dei Gran Premi per Eurosport, importante emittente televisiva satellitare. Nel 2007 è diventato uno degli ospiti fissi del programma Fuorigiri su Italia 1, in onda dopo le gare della MotoGP.
Ora Lucchinelli continua con le due ruote insegnando come guidare in pista, nella figura di istruttore alla scuola di pilotaggio Speed Control nell'autodromo di Adria.

 

 

LUCCHINELLI MARCO/ CARRIERA NEL MOTOMONDIALE
Esordio 1975 in classe 350; Stagioni: dal 1975 al 1986. Mondiali vinti 1,
GP disputati    75; GP vinti 6; Podi 19; Pole position 9; Giri veloci 9.

Carriera in Superbike: Esordio 1988; Stagioni 2 (1988 e 1989). Miglior risultato finale5°;
GP disputati    17; GP vinti 2; Podi 4; Pole position 2; Giri veloci 2 >>

RIDERS…/ PRIMA APPENDICE
<<Una vita al limitatore. In estrema sintesi è quella di Marco Lucchinelli, ma per lui non basta comunque: tanto è vero che Riders gli ha dedicato una copertina, questa del numero 38, in uscita venerdì 4 febbraio. Perché lui? Per noi ha vissuto e vive da Riders, ma se qualcuno non fosse convinto di ciò, vi chiediamo di leggere prima la sua intervista. Giusto come assaggio, vi diamo l’attacco del sommario: ha vinto tutto e poi l’ha perso, passando dai trionfi a 90 giorni di carcere che gli hanno lasciato il segno.
Lucky non è qui per caso. Ci fa da spunto per aprire il cuore del nuovo Riders, intitolato, provate a indovinare? Illegal (oggi, particolarmente di attualità). Ma di questo, ne parleremo da venerdì prossimo, quando sarà ora di… dire la vostra! >>
RIDERS/ SECONDA APPENDICE
<<È stato il primo. Marco Lucchinelli è stato il primo pilota italiano a partecipare al Festival di Sanremo, che inizia stasera su Rai Uno. Era il 1982 e Lucky, cover man di Riders 38, fu invitato come ospite al più importante evento della musica italiana: edizione numero 32, forse la più rilevante degli ultimi 30 anni, quella che segnò il trionfo della tradizione sull’innovazione. Al Bano e Romina Power arrivarono secondi con Felicità mentre Vasco Rossi e Zucchero (di lì a qualche anno simboli di una generazione) si classificarono rispettivamente penultimo e ultimo con Vado al massimo e Una notte che vola via. Nello stesso anno Michael Jackson pubblicò Thriller e i canoni della musica pop cambiarono per sempre. Marco Lucchinelli, ospite dell’edizione con Stella fortuna, un pezzo radiofonico e trainante, sembrava ancora una volta aver capito prima di molti altri come le tendenze stessero cambiando. Purtroppo su internet non si trova un video della performance originale, ma la canzone sì. Vai Lucky.>>

 

 

EXTRATIME/ La cover è per Marco Lucchinelli che autografa l’albo d’onore, con al fianco Lorenzo Major, la seconda guest star della serata, mentre la terza, cioè stefania Erdmann la proponiamo subito in apertura di fotogallery premiata by Doni mentre Camisotti osserva compiaciuto. A questo punto presentiamo Lucky Lucchinelli in versione motociclista. Dapprima col n.5 davanti a Randy Mamola, quindi in foto poker moto ( da sx, Barry Shene, Randy Mamola, Marco Lucchinelli, Kork Ballington). A completamento dei bei tempi ‘semprincorsa’ ecco le foto del dualismo tra Franco Uncini (dentro la corona d’alloro) e Marco Lucchinelli (sorridente con la moto numero 1). Poi Lucky è in foto trio tra il mitico Giacomo Agostini e “Foggy”, mentre a certificare la sua ‘corsa canora’ a Sanremo ‘82  proponiamo Lucky smile sulla cover disco di “Stella Fortuna”.
Poi , passando ai tempi attuali, ecco la new cover di Marco Lucchinelli (una vita al limitatore) su RIDERS,  (il magazine che l’ha messo a nudo anche nell’intervista). E poi ecco il ‘recente istruttore federale’ in team all’International Raceway di Adria ( il primo a dx è il polesano Andrea Maida, campione di motocross).

Voltando pagina, proponiamo Lucchinelli a questo punto come protagonista/ showman  della serata Panathlon di Adria. Nella prima foto è Doni al microfono che presenta Lucky, seduto al fianco di Major. Quindi Lucky è in piedi tra Leonardo Raito (a sx) e appunto il presidente Doni. Poi ecco Lucky nella estemporanea citata ‘scenetta’ assieme a Stefania Erdmann. Per la gioia/sorriso dei commensali che presentiamo in foto panoramica ( primo a dx il pilota Ricci) e di patron Mario Altoé che vediamo in foto tris col giornalista Polo e l’Orlandi segretario coi baffi. Quindi ecco Lycky insieme a Doni e coi tre rappresentanti dei Motoclub premiati ( da sx, Massimo Garbin, Luca Vicentini, Stefano Zen). Infine, a documentazione delle richieste fotografiche fatte a Lucchinelli, eccolo prima in foto gruppo con gli amici Riders-motociclisti e poi con ‘lady sorriso’ e l’architetto Sandro Santin che ‘di motori e back stage se ne intende’.



Sergio Sottovia
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