Naudè Dirk ‘homo packus’ in Sud Africa e nella Rugby Rovigo di Julien Saby e Carwyn James, Quaglio e De Anna. Vs All Blacks e Springbooks


09/01/2011

Un giorno Vittorio Munari , parlando di un’estate sudafricana che vedeva in campo ancora Naas Botha, ha scritto così sul prestigioso news magazine ALL RUGBY: “ Ma veniamo al Sud Africa. ….Prima dell’arrivo  del XV del Cinque Nazioni, il 3 luglio a Newlands (Città del Capo) si sono affrontate le due provincie che hanno più possibilità di aggiudicarsi la Currie Cup. Western Province ha battuto i “blues bulls” del Northern Transvaal in un incontro che ha consacrato le abilità del numero 8 Mallett e del mediano di mischia Theuns Stofberg”.
Già lo stesso giocatore che (citato come già del Petrarca) il prestigioso news magazine ALL RUGBY propone in foto nel tentativo di bloccare il dirompente Dirk Naudè, citato come già Sanson,nella didascalia photo, ma anche redivivo nell’articolo).
Un personaggio che sembrava ‘eterno’ Dirk Naudè (ndr, non mettiamo neppure l’anno dell’articolo sudafricano) , ma che purtroppo ci ha lasciato giusto un anno fa.  Un personaggio Naudè che anche per la sua ‘rilevanza’ in casa Rugby Rovigo, il nostro ‘rugby writer’ Raffaello Franco ci propone così in sequenza alla storia di Ercole Ponzetti  appena pubblicata.
<<TOT SIENS DIRK NAUDE’>>
Vincente com’era vincente il gigante sudafricano Dirk Naudé che giocò in rossoblu proprio negli anni della presidenza Ponzetti. Anche Dirk se n’è andato, in silenzio, un anno fa esatto e così in meno di ventiquattro mesi, uno dei reparti di seconda linea più devastanti ed efficaci della storia del nostro rugby è andato a ricongiungersi in quello che mi piace immaginare essere il paradiso dei rugbisti. Paradiso che, secondo un vecchio detto irlandese, accoglie chiunque abbia giocato in prima linea proprio per il fatto che l’inferno l’ha già vissuto sulla terra giocando da pilone o da tallonatore. Secondo me però, in quel paradiso ovale, ognuno degli otto uomini che compongono il pacchetto di mischia si guadagna un posticino che gli verrà riservato per il giorno nel quale scoccherà l’ultima ora. Il sacrificio è peculiarità degli avanti che svolgono il loro “sporco” lavoro con grinta e determinazione per scardinare le difese avversarie spianando così la strada alla cavalleria dei trequarti. E così, dopo Isidoro Quaglio indimenticato campione degli anni d’oro, se n’è improvvisamente andato anche un altro pezzo da novanta della grande storia rossoblu. Ancora oggi il gigante sudafricano è riconosciuto come una sorta di totem nella tradizione del rugby rodigino tanto che la sua improvvisa scomparsa ha scosso l’intero popolo rossoblu nonostante avesse disputato la sua ultima partita con i “Bersaglieri” nell’ormai lontano 1981!

Nato a Bothaville il 23 gennaio 1953, è morto qualche giorno prima di festeggiare il suo cinquantasettesimo compleanno nel suo Sud Africa mentre, a Città del Capo, conversava con un amico passeggiando vicino a casa. Così, uno stupido infarto ha fermato per sempre il grande cuore di un campione dotato di classe cristallina come quella posseduta dal gigante sudafricano.
Ebbi l’onore d’intervistare il presidente Ercole Ponzetti quattro anni fa. Naudé invece non lo conobbi mai personalmente. Il mio ricordo me lo fa vedere uscire con difficoltà dalla sua automobile, una 124 sport coupé, per andare con l’amico Coetzer al “Borsa”. Erano stipati come in una scatola di sardine quei due atleti straordinari ed ai miei occhi di bambino Naudé pareva un gigante. Un gigante lo era per davvero Dirk! Imponente nel fisico e straordinario nel gioco. Contribuì a segnare un’epoca che in cinque anni vide i “Bersaglieri” trionfare in campionato per due volte collezionando, nelle restanti stagioni, la bellezza di tre secondi posti. In quegli anni la Rugby Rovigo era una corazzata temuta e rispettata da tutti, capace di mantenere un ruolino di marcia impressionante grazie alle 100 vittorie accompagnate dalle sole 14 sconfitte. Nello stesso periodo i tradizionali avversari persero almeno il doppio di quel Rovigo eccezionale: Petrarca 28, Treviso 37, L’Aquila 40 e Brescia 42 partite. Quello, senza ombra di dubbio, fu il miglior Rovigo di sempre capace di chiudere un ciclo di un’epoca d’oro grazie al talento di grandissimi giocatori guidati da due tecnici di levatura internazionale com’erano all’epoca Julien Saby e Carwyn James, riconosciuti come due santoni della palla ovale.
In quel gruppo straordinario, Naudé arrivò nell’estate del 1975 assieme al pilone “Os” Weise preceduto dalla fama del fratello Tiny ex stella dei leggendari Springbooks. Il suo arrivo in rossoblu è ancora avvolto, per certi versi, in un alone di mistero che ben si sposa nel contesto di una leggenda del rugby nostrano com’è Naudé. C’è chi dice infatti che Dirk approdò a Rovigo al posto del illustre fratello complice un errore della dirigenza rossoblu. In realtà arrivò in prova al Rovigo assieme ai connazionali Wise e Pullen, che sembravano i favoriti per restare in Polesine. La scelta ricadde invece, come detto, sul pilone Wise e sulla seconda linea Naudé, mentre Pullen fu dirottato a Treviso. Con i due sudafricani si completarono quei tasselli che mancavano per riportare finalmente uno scudetto a Rovigo. Raffaello Salvan, indimenticato trequarti centro dell’epoca, ricorda con chiarezza ancor’oggi l’arrivo in squadra di Naudé:«Era una bellissima e soleggiata giornata di settembre ed eravamo prossimi ad iniziare il campionato! Stavamo infatti giocando un’amichevole di preparazione a Casale sul Sile quando arrivò Franco Olivieri con Dirk Naudé appena sbarcato all’aeroporto di Venezia. Nel vedere il nostro nuovo compagno di squadra rimanemmo tutti per un attimo a bocca aperta e guardandoci tra di noi ci chiedevamo chi fosse arrivato. Dirk era una vera e propria montagna che camminava. Alto, altissimo per l’epoca e con una struttura fisica possente». Stupore ed ammirazione per un giocatore che veniva a Rovigo preceduto dalla fama del fratello e che proprio Salvan aveva avuto modo di veder giocare, qualche tempo prima, nello Stellenbosch in un incontro disputato a Treviso contro una selezione veneta.
Con i suoi break dirompenti, il gigante sudafricano, divenne ben presto il beniamino del pubblico locale. Con lui in campo, la touche divenne una scienza. E’ ancora fresco il ricordo di Luciano Degan, terza linea dell’epoca d’oro, che racconta di quando durante un acceso Algida Roma – Sanson Rovigo, suggerì a capitan Angelo “Banana” Visentin di parlare all’arbitro chiedendogli di cambiare posizione e visuale visto che, ogni qualvolta il Rovigo lanciava una touche, gli veniva fischiato contro un fallo perché il direttore di gara considerava scorretto il tentativo di presa di Dirk Naudé. E’ necessario sottolineare il fatto che, all’epoca, non era ammesso dal regolamento alzare l’uomo destinato a ricevere il pallone lanciato nel corridoio della rimessa laterale. Il buon Luciano desiderava semplicemente che l’arbitro venisse dalla parte della Sanson per constatare che nessuno di loro alzava Dirk Naudé e che l’incredibile elevazione era dovuta al solo fatto che la seconda linea sudafricana si approcciava al salto con le proprie forze, sfruttando al massimo le proprie eccezionali doti atletiche.
Senza dubbio fu uno dei primi stranieri di livello a scegliere il campionato italiano. Erano un rugby ed un campionato diversi e d’altri tempi, con squadre fatte da gente che giocava per la maglia, nata e cresciuta sotto i colori che difendeva tutte le domeniche in campo. Squadre completate da un paio di stranieri di qualità che contribuivano ad elevare i già buoni standard di gioco raggiunti da alcune compagini. Era un rugby più romantico e per certi aspetti molto più bello e di qualità di quel che si vede mediamente oggi in Italia.
Pescando ancora nei ricordi di Lello Salvan:«Dirk era tecnicamente fortissimo! Sul piano fisico sicuramente uno dei migliori al mondo e contribuì in maniera determinante ad elevare il livello del nostro pacchetto di mischia che divenne di gran lunga il più forte d’Italia. A Brescia, il giorno che vincemmo lo scudetto, fu in grado di offuscare Andy Ripley il numero 8 dell’Inghilterra!» Uno dei migliori terza centro al mondo all’epoca, arrivato appositamente in Italia per rinforzare i bresciani nell’ottica di vincere il campionato andato invece alla Sanson di Saby.

Così, alla sua prima stagione nel Rovigo grazie a quel 12 a 6 ottenuto a Brescia in una sorta di spareggio per il tricolore, Naudé conquistò subito il suo primo titolo italiano disputando un ottimo campionato che lo vide giocare 17 incontri e realizzare 2 mete. Da quel momento ebbe inizio la leggenda di Dirk Naudé, senza dubbio uno dei primi stranieri di livello giunti nel nostro rugby. Il 20 ottobre 1977 si permise di spaventare anche due All Blacks, Oliver e Haden, seconde linee della Nuova Zelanda che affrontarono il XV del Presidente (praticamente la nazionale azzurra rinforzata da Naudé e dai petrarchini Pardies e Babrow, n.d.r.) nell’ambito dei festeggiamenti per il 50° della FIR. La coppia di seconde linee neozelandesi era composta da due vecchie conoscenze del nostro campionato visto che giocavano nell’Algida Roma. Quel giorno però furono messi letteralmente in ombra dalla straordinaria potenza e dalla classe cristallina del giovane Naudé. Così Dirk poté, forse, prendersi una piccola rivincita sul fratello Tiny il quale, tra il ’63 e il ’68, vestì la maglia degli Springboks per 14 volte e nel ’65 si concesse il lusso, lui una seconda linea, di realizzare a tempo scaduto il penalty che permise al Sudafrica di avere la meglio sugli All Blacks a Christchurch in Nuova Zelanda. Durante tutta la sua carriera Dirk, molto probabilmente, soffrì il confronto con il più celebre fratello e per lui venire a giocare a Rovigo fu un po’come evadere dal continuo raffronto con Tiny, allontanandosi fra l’altro dall’isolamento internazionale nel quale era caduto il Sud Africa a causa dell’Apartaheid. A Rovigo trovò l’ambiente perfetto per lui. Scoprì una maniera diversa di approcciarsi alla gente, una maniera alla quale non era abituato in patria. I suoi compagni di squadra lo ricordano ancora come un ragazzo sempre disponibile con tutti, fondamentalmente un buono e sempre molto socievole.
Alla sua seconda stagione in maglia rossoblu fu ancor più protagonista giocando 24 match e realizzando 5 mete! Parliamo del campionato 1976 - 1977, quello del famoso e sfortunato spareggio di Udine perso 10 a 9 con il Petrarca Padova. Fu l’ultimo campionato di Saby in panchina. Il vecchio tecnico francese se ne andò lasciando un enorme patrimonio in eredità alla Sanson. Lasciava una squadra straordinaria che anche in quella stagione aveva fatto grandi cose giocando uno dei campionati più spettacolari che si ricordino nella storia del rugby italiano. Il suo posto veniva preso da un altro grande del rugby internazionale: il gallese Carwyn James che portò a Rovigo un altro scudetto nella stagione 1978 - 1979, lo scudetto dei record! Con James in panchina, Dirk Naudé esaltò ancor di più il già suo enorme potenziale tecnico accompagnato da un gioco grintoso ed efficace fuori del comune tanto da guadagnarsi il nomignolo di “The Animal”, l’Animale! Nome di battaglia che ben si sposava con quello che Dirk era in campo: una straordinaria ed irresistibile forza della natura! 
Dopo quella stagione unica rimase a Rovigo per altri due campionati giocati da protagonista, campionati nei quali il Rovigo arrivò ancora una volta vicino allo scudetto nel campionato 1979 - 1980 questa volta però con in panchina James Stofberg che ereditava da Carwyn James una squadra straordinaria. Anche con il nuovo tecnico Naudé rimase il fulcro della mischia rossoblu com’è ben testimoniato e descritto da Luciano Ravagnani nel suo libro “Una città in mischia – Mezzo secolo di rugby a Rovigo”:«Lo straniero più importante, fin dai tempi di Saby, è Dirk Naudé, sudafricano di 27 anni – e ancora – Da quando è in Italia non conosce sosta di attività: finisce a Rovigo e va a giocare in Sud Africa, conclude la stagione in Sud Africa e viene a Rovigo. La sua importanza nel pack rossoblu degli anni settanta-ottanta va definita storica. Scrissi di lui che era “homo packus”, l’uomo-pacchetto. Il suo peso, oltre 115 chili; la sua statura, m. 2,03; la sua agilità unita ad un’impressionante potenza che poteva perfino essere scambiata per brutalità, ne hanno fatto un gigante della mischia. Sapeva far tutto, anche calciare. Purtroppo aveva delle pause, di qualche minuto o di intere partite. In queste occasioni diventava umano, un buon giocatore e basta. Quando, infatti, lo sorreggevano motivazioni psicologiche, stimoli agonistici e condizione fisica era inarrestabile. Potenzialmente non ho mai visto al mondo nessuno più dotato di Dirk Naudé. Con il Rovigo ha giocato 127 partite ed ha fatto 21 mete; è stato lo straniero più rossoblu della storia».

Dopo la sua ultima stagione rodigina, tornò in Sud Africa continuando a giocare per qualche altra stagione e, conclusa la carriera, rimase legato al mondo del rugby impegnandosi a seguire le giovani promesse sudafricane. Proprio a questa sua attività è legata la sua ultima visita a Rovigo. Qualche anno fa infatti accompagnò una selezione di giovani rugbisti al torneo “Aldo Milani” e fu l’occasione per ritrovare i vecchi compagni di squadra. Non riuscì invece a venire per i festeggiamenti del trentennale dello scudetto e così la maglia celebrativa preparata per lui rimase a Rovigo in attesa della prima occasione utile che permettesse il ritorno in Polesine del legittimo proprietario. Invece, quella maglia, è rimasta per sempre senza il suo titolare ed il 23 gennaio 2010 è tornata al “Battaglini” portata dagli ex compagni nel pre partita dell’incontro tra Rovigo e Saracens. Il silenzio assoluto che regnava sugli spalti del tempio della palla ovale rodigina durante tutto quell’interminabile minuto di silenzio dedicato al ricordo di Naudé, ha steso un velo di profonda tristezza e sincera malinconia negli infreddoliti spettatori presenti allo stadio “Battaglini” in quel rigido pomeriggio di gennaio. Tutti stretti nel dolore per l’improvvisa scomparsa di un grande campione che ha scritto una pagina importante della storia rossoblu. Ai cancelli fu distribuita una cartolina che recitava:“Arrivederci Dirk”, tot siens Naudé…non ti scorderemo mai.

Quel giorno così triste, al “Battaglini”, giornalisti, addetti ai lavori, ex compagni di squadra e semplici appassionati vollero lasciare alcuni messaggi per ricordare il grande giocatore sudafricano, messaggi che confermano quanto vivo sia ancora oggi il ricordo di un uomo straordinario. Per capire l’importanza ed il segno lasciato da questo grande campione, penso sia giusto riportare integralmente quanto scritto su quella bacheca, articoli e frasi che vanno a completare il profilo di un giocatore a dir poco straordinario e che di diritto è entrato nella leggenda dei “Bersaglieri”.

DIRK NAUDE’ NEL RICORDO by RUGBY ROVIGO (Giornalisti, addetti ai lavori, ex compagni di squadra e …gli appassionati forever, nella ‘bacheca’ by Raffaello Franco ) 


PIER GIORGIO CALLEGARI - DIRK, CHE DIRTI DI PIU?
Riavvolgiamo il nastro della cassetta, da quel lontano giorno in cui uno spaesato sudafricano di cognome Naudé superò i controlli doganali di Tessera.
Era l’ottobre 1975 e i rossoblu, in amichevole a Casale, erano scrutati  dal santone Julien Saby. L’immenso Dirk e il minuto Julien si guardarono, ma per la diversità della lingua non si capirono. Ciò che invece intuì il “vecchio” furono le potenzialità del nuovo arrivato le cui prime uscite lasciarono di stucco gli avversari. Non passò inosservato il suo apporto nel derby con il Treviso e nelle gare che seguirono fino alla conquista del suo primo scudetto in rossoblu.
Nativo di Bothaville, Naudé a Rovigo ebbe grossi problemi di ambientamento che superò ben presto. Una sera Elio De Anna lo  portò ad allenarsi al campo del Don Bosco di Pordenone Dirk Naudè seconda linea di oltre due metri e l’erculeo Os Wiese. I due giganti sudafricani arrivarono da Rovigo su una vecchia Fiat 600 alla quale avevano tolto i sedili anteriori per stare più comodi. Dopo l’allenamento ci fu una sfida insolita tra Dirk e un giocatore locale a “bicchieri” di grappa. E anche in quell’occasione vinse Naudé.
Indiscusso leader del pack, era l’uomo dei miracoli (quando ne aveva voglia). Gli avversari lo guardavano con rispetto, forse per quegli “occhi dolci da assassino” o per quelle poderose ed immense tenaglie che oltre a ghermire l’ovale tenevano a distanza gli incauti che gli si avvicinavano.
Timido e introverso, a volte irascibile, fondamentalmente buono. Credeva nel potere dei bianchi sui negri e l’apartheid, in afrikaans  “separazione” o segregazione razziale del Sudafrica entrata in vigore nel 1976 (fino al 1994), era per lui uno stile di vita.
Tant’è che una volta rifiutò di allenarsi con il compagno di squadra Graziano Barion detto “Niger” per via della carnagione scura. Quando gli spiegarono che non era proprio così, divennero grandi amici.
Dirk  non si tirava mai in dietro, primo ad andare sotto i raggruppamenti, unico nelle rimesse laterali. Si misurò con tutti senza mai scomporsi. Ne sa qualcosa l’All Black Andy Haden che nel match all’Appiani di Padova (22 ottobre 1977) tra il XV del Presidente e la Nuova Zelanda, vide raramente il pallone in touche. Dirk, extra terrestre che tutti invidiavano, era determinato e deciso.
Ma a fronte delle sue straordinarie doti, si contrapponevano impensabili momenti di black out che lo estraniavano dal gioco. Per questi motivi, associati alle “lune”, non entrò mai nel giro Springboks: la cosa non lo turbò per nulla.
A termine della carriera in rossoblu rientrò in Sudafrica dove ebbe esperienze da allenatore delle minori: Lo si rivide a Rovigo, l’ultima volta, nel 2001 a seguito di una selezione del Wes Kaap per disputare l’Aldo Milani.
Le notizie, quelle tristi in particolare, viaggiano più veloci della luce. Specie in una piccola cittadina dove si conosce tutto e di tutti. Così, nonostante la tarda serata, l’improvvisa scomparsa di Dirk Naudé si è propagata a macchia d’olio suscitando incredulità e sgomento.
Un lancinante dolore al petto lo ha portato via improvvisamente un sabato di gennaio a quasi 57 anni, che avrebbe festeggiato il giorno 23. A dare la tragica notizia, comunicata dalla moglie dell’ex rossoblu Andriés Coetzer, è stata Michela Zanoli del Club Aldo Milani.
Alto 2,03 per 115 kg, sei stagioni col Rovigo, 127 presenze, protagonista del IX e X scudetto della Sanson Rovigo nel 75/76 con Julien Saby e nel 78/79 con Carwyn James: un curriculum di tutto rispetto. Sembrava indistruttibile e invece si  è accasciato a terra durante una passeggiata nella cittadina di Kuilsrivier vicino a Città del Capo dove risiedeva con la moglie Huipi e i due figli Junior 27 anni e Eduan (Naudé scritto all’incontrario, ndr) di 24.
I compagni di squadra di un tempo, con gli occhi luccicanti, sono rimasti senza parole. E la penna di chi aveva raccontato le gesta e le imprese di Dirk, è rimasta improvvisamente senza inchiostro!

ROBERTO ROVERSI - Ciao Dirk.
Salutarti non è facile. Era molto più semplice quando eri in campo, con la maglia rossoblù addosso, e salivi più in alto di tutti, fino a sfiorare l’azzurro del cielo, per conquistare l’ennesimo pallone. 
Stavolta, però, il lancio non è stato dei migliori. Era troppo alto e tu, per andare a prendere quella palla, sei salito ancora più in sù, oltre il limite, dove il destino decide della nostra vita.
Mi piace pensare che adesso tu sia in viaggio verso quella parte di cielo che il buon Dio ha sicuramente riservato ai rugbysti del Rovigo. Lassù sarai in buona compagnia.
Un pensiero affettuoso và alla tua famiglia, a tua moglie e ai tuoi figli, ai quali un giorno mi piacerebbe raccontare una bella storia. Quella di un gigante forte e generoso, venuto da molto lontano per giocare a rugby con la squadra di una piccola città che gli ha voluto bene e che lo porterà sempre nel cuore.
Roberto Roversi (per te Willy e basta….)

IVAN MALFATTO - Dirk Naudè per me non era un giocatore di rugby, ma una leggenda. Forse perchè non l’ho mai visto in campo. All’epoca ero bambino e seguivo le vicende della Rugby Rovigo non allo stadio, ma dai racconti dei grandi. Per me Dirk era una sorta di Frate Tac, l’amico forzuto di Robin Hood, che caricava sulle sue spalle tutto il peso della mischia, saltava più in alto di uno Sputnik in touche, riempiva di botte gli avversari cattivi e conduceva impavido i Bersaglieri alla vittoria. Era anche il re dell’aneddotica fuori dal campo e per questo ancora più amato. Quando l’ho conosciuto di persona al trofeo "Milani", ormai maturo, appesantito e rassicurante quarantenne che accompagnava i ragazzini, mi è presa una stretta al cuore. La stretta che provo ora, sapendo che non c’è più. Ciao Dirk, leggenda di un bambino cresciuto anche grazie a te al rugby.

UMBERTO NALIO - Il rugby italiano, pur nella sua povertà, ha avuto la grossa fortuna di veder passare, sui manti erbosi dove si gioca con la palla ovale, campioni del calibro di Campese, Lynagh, Ofahemgaue, Brooke, Kirwan, Botha, Burgher, Smal, solo per citarne alcuni. Ognuno di loro poteva vantarsi essere il migliore nel proprio ruolo, mentre Dirk Naudè avrebbe ragione di affermare che lui è stato il più forte di tutti gli stranieri venuti in Italia.
Era un gigante, che abbinava alla mole una velocità di tutto rispetto, facendo diventare il suo corpo un mina vagante per il campo. Sapeva saltare in touche come pochi, regalando al mediano di mischia palloni pulitissimi a due mani, ai quali i numeri nove dell’epoca non erano certo abituati. In questi giorni di lui si è scritto di tutto e di più: forte, svogliato, esagerato, tecnicamente valido, poco incline alla fatica e tante altre cose. E’ vero che Dirk non amava molto allenarsi, che in campo si estraniava dal gioco per diversi minuti, come è pur vero che i momenti in cui dava il suo apporto, i compagni erano sicuri di poter portare a casa la vittoria.
Glia aneddoti da ricordare sarebbero tanti e tutti importanti, ma io amo tenere a mente un  episodio del campionato 78/79; era il 6 di gennaio, l’Epifania, ed il Rovigo, targato Sanson,  era in testa alla classifica, tallonato dal Petrarca. Il Battaglini ospitava il derby con il Treviso, partita che i rosso blu persero 10 a 16. Le ire dei tifosi non si fecero attendere e le accuse furono tutte rivolte verso Naudè e Coetzer, suo connazionale, accusati di essere usciti dal bar Borsa, allora ritrovo dei rugbysti, alle 3 di notte ed ubriachi, quindi poco prima della partita. I tifosi però avevano omesso di dire che assieme a loro c’erano anche i due sud africani dell’Ambrosetti Torino. Anche loro ubriachi, ma pronti a salire in macchina,  e percorre i 400 km per arrivare a Torino, giusto in tempo per scendere in campo e battere 11 a 10, quasi da soli, il Petrarca. Anche in queste occasione Naudè sapeva scegliere i momenti e gli amici di bevute.

I COMPAGNI DI SQUADRA - Ci manchi già.
Ci manca entrare su questo campo insieme a te.
Ci mancano la tua 600, la tua Ford Capri e la tua 124 Coupè, tutte troppo piccole per te.
Ci manca l’odore della tua tuta d’allenamento che lavavi una volta al mese.
Ci manca la paura di chi doveva placcarti.
Ci manca vederti quando eri incazzato e parlavi solo in afrikaans.
Ci manca il tuo appartamento sporco e disordinato dove noi eravamo sempre i benvenuti.
Ci manca il tuo vocione stonato che intonava per primo “ L’è riva, bum! L’è rivà il forte squadron...
Ci mancano i tuoi scherzi per tenerci svegli quando tornavamo in pullman dalle lunghe trasferte.
Ci manca vederti in mezzo ai ragazzini del minirugby che ti adoravano come un eroe.
Ci mancano le tue cavalcate sul campo che servivano per darci morale nei momenti difficili.
Ci manca la forza con la quale ti facevi largo nei raggruppamenti e mettevi il pallone dalla nostra parte.
Ci mancano le lunghe serate passate a giocare a “sette bum”.
Ci manca quel sentirci più forti quando andavamo in campo con te.
Ci mancano quelle centinaia di lattine di birra con le quali avevi arredato il tuo appartamento.
Ci manca il tuo modo di farti giustizia da solo quando qualche avversario non rispettava le regole della lealtà, non quelle del gioco.
Ci manca quella maglia rossoblu con il numero 4, ci manchi tu, grande Dirk.
I tuoi compagni di squadra di allora e di sempre.

RICCARDO BRAZZOROTTO - Ciao Dirk,
quanti ricordi di bambino mi legano a te.. quando mi prendevi in braccio e mi alzavi in alto, sul palmo della tua mano.. io avevo due anni e tu per me eri “king kong” e quando ti chiamavo così tu ridevi tanto… quando al campo finiva la partita, al III tempo, mi chiedevi se ero contento di come avevi giocato e io ti rispondevo: “inciuma” (un insomma fanciullesco)…e giù a ridere. Se amo il rugby è anche merito tuo, al pari di mio padre Ugo e di Doro. So che adesso lassù stai giocando a rugby e con Doro formi una II linea formidabile.. e come sempre tutte le touches saranno tue.. Ciao Dirk

ARIANNA PAULON - Ciao Dirk
Con te ho imparato a conoscere un mondo meraviglioso quello del Rugby. Un mondo dove, nemmeno in questi momenti, un uomo muore, ma al massimo passa la palla. Il mio ricordo di te è lontano ormai 30 anni quando al bar Cristallo ti incontravo per un una (o più) birra. Ti porterò sempre dentro di me con affetto e stima. Ciao gigante buono e grazie!

ANDREA NALIO (IL RESTO DEL CARLINO DI ROVIGO) - Cartolina e maxi bacheca per scrivere una dedica a Naudè
Mentre i rossoblu tenteranno di rendere onore sul campo al compianto Dirk Naudè, la società  Rodigina ha deciso di rendere al sudafricano il giusto omaggio al di fuori del rettangolo verde. E' stata preparata una cartolina commemorativa con l'immagine ed un breve testo (tradotto anche in inglese), su Dirk; questa verrà distribuita a tutti i tifosi quando entreranno allo stadio. Verrà anche deposto un mazzo di fiori davanti ai vecchi spogliatoi e verrà osservato un minuto di silenzio prima del match. Verrà inoltre suonato l'inno dei Bersaglieri che sarà dedicato al campione scomparso. I giocatori della Femi-Cz Rugby Rovigo, nel frattempo, dovrebbero scendere sul terreno di gioco con il lutto al braccio. La società, poi, vuole dare a tutti i tifosi e gli appassionati la possibilità di esprimere il proprio ricordo del "gigante buono" sudafricano. Per questo è stato preparato un  cartello sul quale chiunque può lasciare il proprio pensiero. Il manifesto "Addio Dirk" è stato allestito nella segreteria dello stadio Battaglini, dove già a partire da stasera chiunque potrà recarsi per consegnare la propria dedica che verrà affissa sul cartello.

EMANUELE ZAGO (LA VOCE DI ROVIGO DEL 20/01/2010) - Tutte le iniziative rossoblu per non dimenticare Naudè
Un cartellone per dire addio a Dirk

ROVIGO - Dopo il lutto degli amici e dei tifosi anche la Femi-Cz Rugby Rovigo vuole ricordare il compianto Dirk Naudè, campione rossoblu del passato scomparso prematuramente. Sabato, giorno in cui Dirk avrebbe compiuto 57 anni, i Bersaglieri sono impegnati nel match casalingo di Amlin Challenge Cup con i Saracens. Proprio in questa occasione sarà tributato a Naudè il giusto omaggio.
"Anche grazie alla disponibilità e alla sensibilità della Ere, che ha dato il proprio via libera - si legge in una nota della Rugby Rovigo – sono state messe a punto diverse iniziative per ricordare il campione sudafricano". Tra le iniziative spicca la cartolina commemorativa con l'immagine e un breve testo, tradotto anche in inglese, su Dirk; questa verrà distribuita a tutti i tifosi quando entreranno allo stadio. Ma questo è solo l'inizio, l'omaggio prosegue con la deposizione di un mazzo di fiori davanti ai vecchi spogliatoi prima del match, per poi osservare un minuto di silenzio a centrocampo a cui parteciperanno anche alcuni vecchi compagni di squadra di Naudè. Ovviamente jingle e balletti si scontrano con il dolore per la scomparsa di Naudè, per questo Bersagliotto e le cheerleaders non faranno il consueto show pre partita, mentre verrà suonato l'inno dei Bersaglieri che sarà dedicato al campione scomparso. La mascotte, comunque, farà il suo ingresso in campo nell'intervallo per allietare i supporters inglesi e i bambini presenti allo stadio. La società, infatti, ritiene che dopo il dolore la vita debba andare avanti, per questo farà esibire la mascotte e le ballerine tra primo e secondo tempo. I giocatori della Femi-Cz Rugby Rovigo, poi, dovrebbero scendere sul terreno di gioco col lutto al braccio, o comunque portando il lutto sulle maglie di gioco. La società, poi, vuole dare a tutti i tifosi e gli appassionati la possibilità di esprimere il proprio ricordo del gigante buono sudafricano. Per questo è stato preparato un cartello su cui chiunque può lasciare il proprio pensiero. Il manifesto "Addio Dirk" è stato allestito nella segreteria dello stadio Battaglini, dove è già possibile recarsi per consegnare la propria dedica che verrà affissa sul cartello. Ma il momento clou sarà sabato, giorno della partita con i Saracens, quando il manifesto "Addio Dirk" sarà posizionato davanti agli spogliatoi vecchi, dove tutti potranno recarsi a fine primo tempo e al termine dell'incontro, per affiggere la propria testimonianza, ricordo o saluto. ì messaggi, poi, saranno raccolti e pubblicati sul sito web della società. Ma una vetrina virtuale dove lasciare la propria testimonianza e il proprio saluto a Dirk esiste già. Infatti è nato il gruppo su Facebook "Ricordiamo Dirk", il sui simbolo è la stele dei Bersaglieri con una fascia nera a lutto. A Fondare il gruppo che in poche ore ha superato i 110 iscritti, è stato proprio l'attuale team manager dei Bersaglieri Luca Gabban, e tra i componenti figurano politici, tifosi, appassionati e giocatori. Sarà l'ultimo grande saluto a un grande uomo e grandissimo giocatore che resterà indelebile nella gloriosa storia della Rugby Rovigo e nel cuore di tutti coloro che lo hanno visto giocare.

EMANUELE ZAGO (LA VOCE DI ROVIGO DEL 19/01/2010) - Per ricordare Naudè - Il Battaglini in silenzio

ROVIGO - Tutta Rovigo piange la prematura e inaspettata scomparsa di Dirk Naudè. E al cordoglio
degli amici ed ex compagni di squadra non poteva che unirsi la Rugby Rovigo, con la cui maglia Naudè ha conquistato due scudetti e l'eterna riconoscenza della città. Sei anni in rossoblu e due titoli italiani, 1975-7976 e 1978-1979, per quello che Carvin James aveva definito "The animal". Purtroppo nemmeno la sua forza sovrumana è bastata a contrastare il malore che lo ha colto all'improvviso mentre passeggiava con un amico vicino a Città del Capo, nei pressi della casa dove abitava con la famiglia. Non aveva ancora compiuto 57 anni Dirk, che si stava preparando a festeggiarli sabato, infatti era nato a Bothaville il 23 gennaio 1953, e proprio sabato i Bersaglieri giocheranno l'ultima partita di Challenge Cup contro i Saracens. Proprio per questo la società ha
deciso di ricordare il grande campione sudafricano con diverse iniziative prima e durante il match.
Naudè è stato molto più di un giocatore, è una bandiera, un pezzo di storia, un campione che ha lasciato il segno e che non si può e non si vuole dimenticare. E allora è già partita da via Alfieri una richiesta alla Ere (la società che organizza e gestisce le coppe europee) per poter osservare un minuto di silenzio prima dell'incontro e poter far scendere in campo i giocatori rossoblu con il lutto
al braccio. In caso arrivi il via libera dalla Ere potrebbero essere organizzate ulteriori iniziative per ricordare Naudè. Andrea Scanavacca aveva due anni quando Naudè e il Rovigo conquistavano lo scudetto, ma l'attuale direttore sportivo dei Bersaglieri ha vissuto le gesta del campione sudafricano
attraverso i ricordi dei suoi ex compagni di squadra: "E' stato un grandissimo giocatore. Mi ricordo quando da bambino in trattoria mi facevano sempre sedere vicino a lui. Era un gigante ma con un cuore grande, un vero trascinatore che ha lasciato un grande segno a Rovigo". Chi invece si ricorda bene le gesta di Dirk Naudè sia dentro che fuori dal campo è Gisella Bellìnello Quaglio, moglie di un altro indimenticabile campione rossoblu che con Naudè ha condiviso gioie e dolori: Doro Quaglio, scomparso il 2 aprile 2008. E la presidente delle Rose Rovigo Rugby ricorda con commozione quel gigante che la chiamava "mamma", nonostante non ci fosse poi molta differenza d'età tra i due: "Dirk veniva spesso a cena da noi insieme con Os Weise dopo l'allenamento. Quante cene con loro e Doro e quante avventure vissute insieme". Indelebile l'immagine di Naudè che tiene
Enrica Quaglio, la figlia di Doro e Gisella, ancora bambina sul palmo della mano durante le feste di Natale. "Quella foto-racconta Gisella Quaglio – è spuntata tra le mani del figlio di Naudè quando siamo andati a trovarlo in Sudafrica, e tutti erano curiosi di sapere chi fosse quella bambina". I ricordi legati al campione sudafricano sono ancora molti, troppi per elencarli tutti, ma sufficienti a scacciare la tristezza che lascia la sua perdita e sostituirla con un sorriso che nasce dal cuore ricordando tutte le sue gesta e il suo scorrazzare per Rovigo a bordo di una 600 privata dei sedili anteriori in modo da contenere i due giganti buoni Naudè e Weise.

UMBERTO NALIO (IL RESTO DEL CARLINO 19/01/2010) - TROPPO pochi 56 anni per morire; si perché Dirk Naudè la soglia dei 57 l'avrebbe superata fra quattro giorni, essendo nato il 23 gennaio del '53. In Italia, quando il rugby era ancora povero, quando ancora ci si allenava tre volte alla settimana e solo di sera, per permettere a tutti coloro che lavoravano d'essere presenti. L'italico campionato della palla ovale ha visto passare sui verdi prati i migliori giocatori del mondo rugbystico. Hanno vestito le maglie dei vari club Campese, Lynagh, Ofahem gaue, Brooke, Kirwan, Botha, Burgher, Smal, solo per citarne alcuni, e tutti potevano vantare di essere tra i migliori nel loro ruolo. Sicuramente Dirk Naudè è stato il più forte di tutti, indipendentemente dal ruolo occupato. Tutti gli altri sono
giunti in Italia preceduti dalla loro fama, mentre"the animal", come amava chiamarlo Carwin James, si è
imposto all'attenzione di tutti, grazie alla sua forza ed alla tecnica, facendosi temere e rispettare in tutti i campi d'Italia. Il gigante sudafricano era arrivato a Rovigo nell'estate del 1975, accompagnato dalla favola che il suo acquisto fosse stato un errore, in quanto la dirigenza rosso blu del momento, era convinta di ingaggiare il fratello Tiny, ex stella degli Springbook. Notizia non vera, che servì però ad aumentare lo scetticismo con il quale è stato accolto Naudè. Arrivò in prova, assieme ad altri due connazionali, il pilone «Bue» Wiese e la terza linea Pullen: quest'ultimo sembrava dovesse essere preferito a Dirk. Dopo un paio di amichevoli il Rovigo, allora targato Sanson, decise di tenere il pilone e la seconda linea, dirottando Pullen al Treviso, dove rimase un solo anno. Nella sua prima stagione in Polesine, Naudè non dovette faticare molto per diventare un beniamino dei tifosi rossoblu. Le sue galoppate, i suoi break, le mete e soprattutto le touche, facevano piovere applausi scroscianti dalla tribuna del Battaglini. Il primo anno dovette anche vincere la diffidenza della classe arbitrale, incredula nel vedere questo gigante alzarsi sopra tutti, agganciare a due mani l'ovale, per trasmetterlo poi pulito al mediano di mischia( è stato capace di fare ben 15 prese di questo tipo in una sola partita). Allora non era possibile alzare l'uomo in touche, tanto da indurre i direttori di gara, che sbagliavano, a fischiare spesso calci di punizione contro il Rovigo. Un fisico possente, 115 kg distribuiti su 2 metri e 3 cm di altezza; una forza della natura, messa al servizio della squadra, come consistente contributo per i due scudetti vinti nel 76 e nel 79. Dirk non amava molto allenarsi e questo lo metteva nella condizione di non essere sempre al massimo della forma; era capace di fare cose pazzesche per alcuni minuti, per poi «estraniarsi » dal gioco per parecchi minuti. Ma tutto questo gli veniva perdonato, perché ben compensato da
quanto sapeva dare nei momenti di maggior impegno. E Rovigo gli è sempre rimasta nel cuore; qui aveva trovato amicizie, affetti, nonostante fosse di carattere alquanto ombroso. Il desiderio di rivedere la nostra città, l'aveva spinto a partecipare, con l'Under 16 del Wes Kaap, al Torneo Aldo Milani, vincendo per ben
tre volte la manifestazione e probabilmente nelle sue intenzioni c'era ancora il desiderio di fare una capatina
al Battaglini, ma questo ora non sarà più possibile.

ALBERTO GAMBATO (ROVIGO OGGI 22/01/2010) - Addio gigante buono
RUGBY ROVIGO Lutto nel mondo rossoblu per la scomparsa di Dirk
Naudè, leggendario 2a linea sudafricana, bersagliere dal 1975 al 1981
Si spegne a 56 anni nei dintorni di Città del Capo il gigante sudafricano, tra gli stranieri più forti mai giunti in maglia rossoblu. Uno degli atleti simbolo nella lunga storia della Rugby Rovigo.
Rovigo - Il solito cielo grigio, sopra un “Battaglini” spazzato dal vento e gli scudettati ‘78/’79 - un po’ intirizziti ed un po’ emozionati – a raccogliere l’abbraccio dei tifosi polesani, nell’intervallo di Rovigo-Parma, stagione ‘08/’09. Trent’anni dopo. “Un peccato mancassero personaggi fondamentali come i due compagni sudafricani ‘Dries Coetzer e Dirk Naudè - attacca Angelo Visentin dall’altro capo del filo - Dirk tra l’altro non eravamo nemmeno riusciti a contattarlo telefonicamente…”. Non c’erano dunque i pochi capelli rimastigli in testa, della stessa lunghezza media di sempre, a farsi sferzare dal gelo nell’ultimo pomeriggio di affetto da parte della sua seconda città. Qualche anno dopo l’ultima visita in occasione del Torneo “Aldo Milani” 2001, quando funse da accompagnatore per la rappresentativa sudafricana di Buffalo’s. Se n’è andato definitivamente tre giorni fa Dirk Naudè, lasciando moglie e due figli sopra i vent'anni, mentre il connazionale rossoblu Gert Smal riabbracciava compagni ed amici nel capoluogo polesano. Il 23 gennaio avrebbe festeggiato il proprio 57esimo anniversario di nascita. Dopo Doro Quaglio, in tre anni la Sanson Campione d'Italia '75/'76 perde con Dirk Naudè il reparto di
seconda linea titolare. Rovigo apprende la notizia con due giorni di ritardo, tramite una telefonata dell’ex-flanker Andries Coetzer - connazionale e compagno in rossoblu dal ’76 al ’79 - a Michela Zanoli, ex-presidente del club “Aldo Milani”. Pochi i dettagli finora appresi: una passeggiata, i due metri e cinque centimetri dell’ex-seconda linea che si accasciano per un malore improvviso. Nato a Bothaville in pieno Free State, anno 1953, Dirk Naudè cresce nella fabbrica di rugbysti che è l’Università di Stellenbosch. Già da studente assaggia in tourneè il rugby europeo, che respirerà poi a partire dal 1975 e sino al 1981 a Rovigo, dove per uno strano scherzo del destino è una sorta di rimpiazzo per Kobus Immelman, seconda linea di Western Province - e futuro padre dell’attuale rossoblu Braam -
impossibilitato a lasciare il Sudafrica, per una grave malattia diagnosticata al futuro suocero. Sistemato in un appartamento di Via Frassinella, a pochi passi dal “Battaglini” e dal centro storico, frequenta soprattutto l’attigua panetteria gestita dalla 'Reba' e 'Penolazzi', grazie alla sopraggiunta travolgente passione per il salame ungherese. Alla faccia dei nutrizionisti sportivi. Le sue misure fisiche, con un peso oscillante tra i 110 e 115 chili distribuiti nei già menzionati 205 centimetri di altezza, “anche grazie al suo carattere grintoso, mai domo e battagliero - continua Angelo Visentin - lo farebbero sentire perfettamente a suo agio nel rugby di grande scontro fisico oggi vigente”. Invece Naudè vive nell’epoca del rugby dei padri, quando la rimessa laterale è una lotta senza quartiere, senza corridoio e senza ascensore in cui peso, gomitate al torace e soprattutto i suoi centimetri fanno la
differenza. Ma anche quando i campi l’erba è facile non la vedano crescere e l’intervallo sono cinque minuti di briefing sul terreno di gioco. Quando il pallone è quasi sempre seppellito nei punti d’incontro e le mischie ordinate nell’arco di una partita sono almeno il triplo di quelle odierne. Quando, soprattutto, il gioco
multifase è fantascienza e l’Asimov di turno si chiama Carwyn James. Quando - in una città davvero imbevuta di pozione ovale - il rugby vissuto da stranieri concede vezzi da rockstar in ambito di bevute e fumate; di gesti eccessivi e circensi, della seicento ‘ristretta’ a cui vengono tolti i sedili anteriori, per renderla abitabile da piloni e seconde linee sudafricane. Ai campi duri o spelacchiati, tipici della latitudine sudafricana, Naudè è abituato; le ipertrofiche leve superiori, ed uno spirito temprato alla battaglia fisica senza soluzione di continuità, lo rendono un caterpillar umano irriducibile molto affine alla mentalità rodigina, per lanciare touche veloci da giavellottista, per portare alla luce palloni dal cumulo di tacchetti e pugni che è arduo chiamare ruck “in gara ma anche in allenamento - prosegue Angelo Visentin - dove le sue grinta e determinazione ci accorgevamo non calavano di un centimetro rispetto a quelle delle partite”. Il peso e le leve inferiori sono invece fondamentali per la devastante mischia bersagliere, che da comprimaria nello scudetto-Saby 1975/76 diventa il tank della crociera/campionato 1978/79 di James “sia nelle spontanee che nelle ordinate - continua Visentin - con Favaretto e Dirk a fare da pivot sulle maul avanzanti e da propulsori negli ingaggi”. Ne sa qualcosa il povero tallonatore trevigiano e nazionale Roby Robazza, disturbato nel sincronismo con il proprio mediano dalla manona di Naudè, miracolosamente slacciata dal legame in seconda linea. “Duro, determinato, infaticabile, grintoso al limite. Una presenza, tanto che nelle giornate in cui non era in vena potevamo anche faticare molto per portare a casa la partita”. Una presenza; quella che per i primi 20’ Naudè aveva garantito ai colori rossoblu anche il 13 settembre 1992, a 39 anni suonati, nel giorno dell’addio al rugby giocato di Tito Lupini contro il Northern Transvaal capitanato da Naas Botha. Dirk raggiunge il fratello Tiny, spento dall’Alzheimer il 28 dicembre di quattro anni fa. Medesimo ruolo in campo, sette centimetri in meno ma - a differenza dell’ex-rossoblu - baciato dalla fortuna di vestire la maglia Springboks. La bellezza di 14 tests tra il ’63 ed il ’68 e ben 47 punti in maglia verdeoro. I più importanti sono quelli del penalty che a tempo scaduto, 4 Settembre 1965, regalano il 19-16 sugli All Blacks, nel freddo e nel fango del loro giardino di casa: Lancaster Park, Christchurch, Nuova Zelanda. Ebbene si, i tuttineri sono un avversario ed un’ossessione anche nei giorni del rugby dei padri; lo testimonia
la furia che Dirk Naudè mette in campo contro di loro nell’unica occasione presentatasi, il 22 ottobre 1977 a Padova. L’opportunità è il 50enario della FIR, la maglia è quella del XV del Presidente; una specie di nazionale italiana, ‘addizionata’ di Naudè e della coppia mediana petrarchina Pardies/Babrow. Venire in Italia per potersi battere con gli All Blacks; chi l’avrebbe mai detto?

RUGBY BADIA - Ciao Dirk,
sei stato un testimone della nostra nascita ed ora tutti noi vogliamo ricordarti nel momento che ci hai lasciati. Grazie ancora.

Tanti ricordi, attestati di stima e messaggi d’affetto. Mi piace pensare che in quel paradiso ovale sia stato proprio il buon Dirk ad accogliere il suo presidente Ercole Ponzetti. Così, amichevolmente e con il sorriso sulle labbra gli avrà detto:«Benvenuto Presidente, si accomodi! Guardi, laggiù c’è il suo fraterno amico Maci. Anche Doro e Guido la stavano aspettando per continuare i vostri discorsi lasciati in sospeso sulla terra. C’è anche Carwyn, Julien, Romano, Topa e tanti altri che l’hanno preceduta e che hanno con lei condiviso la passione per il nostro straordinario, amato rugby».
Ci mancherete! >>

EXTRATIME by SS/ Perché in sequenza Ercole Ponzetti e Dirk Naudè? Ecco la spiegazione by “life & Raffaello Franco”<< Caro Sergio, ti invio in allegato il primo lavoro del 2011. Stavo in questi giorni preparando il pezzo sul grande Dirk Naudé, visto che a metà mese ricorrerà il primo anniversario dalla morte del grande campione sudafricano, quando un'altra luttuosa notizia ha colpito il rugby rodigino: la morte dell'avvocato Ercole Ponzetti ex presidente della grande Rugby Rovigo alla fine degli anni '70 del secolo scorso.
Allora mi sono rimesso al lavoro ed ho cambiato in corsa inserendo anche quest'altra grande figura nel mio pezzo anche perché l'avvocato Ponzetti fu il presidente della squadra nel quale in grande Dirk Naudé era leader ed inoltre, da giocatore, visse l'epopea di quell'altra straordinaria squadra che guidata da Maci Battaglini dominò per buona parte degli anni '50.
Beh, non aggiungo altro e lascio spazio ai due grandi protagonisti, nella speranza di riuscire a dare il giusto tributo a questi due sportivi straordinari. Raffaello Franco>>.
Per parte mia potrei aggiungervi il ricordo by ‘addetto stampa societario’ Pierpaolo Modonesi, o potrei raccontarvi ciò che mi ha raccontato l’amico Doro Quasglio proprio sulla potenza ‘agricola’ di Dirk Naudè.
Ma mi limito a ricordare che …la Rugby Rovigo Delta è meritoria, al di là del fatto che ha un ‘cuore da Bersagliere’  e che proprio in questo week end si è meritata il titolo di “Campione d’Inverno”, perché si è appena guadagnata un ‘applauso storico’ per la pubblicazione di un Calendario 2011 che regala ‘mese x mese’ le più belle pagine/tappe della STORIA rossoblù, tra scudetti e campioni di ieri e di oggi.
E’ tra queste pagine vi prego di guardare la foto della Sanson Rovigo Campione d’Italia 75/76 tra i quali appunto Dirk Naudè. Il Campione della cover, in elevazione sulla touche. E che nella fotogallery proponiamo quando il 27.8.1978,  la Sanson Rovigo incontra in amichevole pre-campionato il Treviso a Fiesso Umbertiano ( da sx Andries Coetzer, il padre di Coetzer, l’allenatore Carwyn James, Pier Luigi Franco presidente Rugby Fiesso e Dirk Naudè) . E poi ancora in due fotogrammi targati Sanson con Naudè winner in touche (di spalle da sx Paolo Ferracin e Graziano Barion, sulla destra Zamana, Narciso Zanella e Degan). Quindi  nello storico team “XV del Presidente” , quando affrontò i mitici All Blacks assieme a Zuin ed altri rodigini (22 ottobre 1977). Infine per ricordare il suo ‘posto delle fragole’ ecco Dirk Naudè in azione nella ‘sua’ Africa, come descritto nell’incipit by All Rugby.

Tutto questo per Dirk Naudè in ‘bianconero’, prima di ricordare il suo cuore gialloblu attraverso la Rugby Rovigo del Terzo Millennio. Proponendo i Dirk’s Friend (cioè Raffaello Salvan, Carlo Checchinato e il Ct Mallett mentre autografa una maglia ‘bersagliera’ ) , la tribuna con le facce- bandiera di Maci Battaglini e Doro Quaglio, quindi un recente team Femi CZ Rugby Rovigo (europea in Challenge Cup vs Dax) e da ultimissima, quasi fosse un saluto finale a Dirk Naudè ma anche a Ercole Ponzetti, la foto della ‘gremitissima’ tribuna gialloblù, ma anche con le ‘due squadre’ nel saluto pre-partita.

  

Raffaello Franco
www.polesinesport.it