Pizzi Floris – 2^ Parte Story/ Dopo il ritorno dalla Libia e post Guerra Mondiale, la sua vita a Villanova Marchesana da fornaio (27 anni) e da agricoltore florovivaista. E le sue passioni: la famiglia, la politica e l’Università Popolare Polesana


Ieri, lunedì 17 maggio 2021, nella chiesa di Villanova Marchesana ci sono stati i funerali di Floris Pizzi, purtroppo mancato all’affetto dei suoi cari quattro giorni prima.
Sinceramente non me l’aspettavo, perché l’avevo incontrato una decina di giorni prima e avevamo ‘parlato’ della sua vita nel Dopoguerra, della sua vita a Villanova Marchesana prima da fornaio ( per 27 anni)  e poi da agricoltore e vivaista, quindi di tutta la sua vita e di tutte le sue passioni. Con Floris che ricordava fatti e date con grande lucidità.
Quanto bastava per completare la seconda parte della sua Storia , dopo che nella prima parte avevo raccontato già pubblicata avevo raccontato la sua ‘meglio gioventù , partendo dalla sua infanzia tra Papozze e Villanova Marchesana, poi la partenza per la Libia e il successivo ritorno in Italia ‘sotto le bome’ della Seconda Guerra Mondiale.
Ecco, avevo già ‘preparato’ la Seconda Parte della Floris Pizzi story mettendo in ordine quanto mi aveva raccontato e mi accingevo a pubblicarla: mancavano solo alcune poche righe per il finale e qualche foto familiare della vita di Floris.
Per un finale che avevamo deciso di perfezionare insieme all’amico Mario Casazza, presente al nostro ultimo incontro con Floris, insieme a sua moglie, cioè la figlia di Floris.
Poi purtroppo Floris ci ha lasciato, ma voglio onorarlo come promesso con la sua Seconda Parte Story, che vi propongo così come già perfezionata, ma completata con le due emozionanti Lettere che sono state lette da don Alberto Rimbano e dall’amico Mario Casazza, a nome di tutta la Grande Famiglia Pizzi.

PIZZI FLORIS STORY / 2^ PARTE ( di Sergio Sottovia) – FLORIS E LA SUA VITA DOPO IL RITORNO DALLA LIBIA , LA SUA VITA TRA LAVORO ( FORNAIO E AGRICOLTORE) E LA SUA PASSIONE DI VIVERE PER LA COMUNITA ( E’ STATO CONSIGLIERE COMUNALE E APPASSIONATO STUDENTE ALLA UNIVERSITA’ POPOLARE)
Nella prima parte della sua Story abbiamo raccontato la vita difficile del giovane Floris Pizzi (classe 1927), perché nel 1938 suo papà Anacleto partì da Vilanova Marchesana con la sua famiglia per lavorare come ‘colono agricolo’ in Libia.
L’abbiamo detto, è una storia prototipo, come quella delle tante famiglie di coloni italiani  ‘chiamate’ in Libia da Italo Balbo per avviare un ‘progetto di crescita’  in un territorio particolarmente arido e sabbioso che, proprio per la sua peculiarità, aveva bisogno della esperienza agraria delle famiglie italiane.

 

 

 

Prototipo anche perché l’entrata in guerra dell’Italia di Mussolini al fianco della Germania di Hitler ha ‘spezzato in due’ quelle famiglie italiane in Libia, perché a giugno di quel 1940 di fatto i bambini più piccoli, come Floris e suoi due fratelli Silvano e Paolo , furono ‘strappati’ dai loro genitori e dai fratelli più grandi, per …”passare l’estate’ nelle colonie estive italiane.
Sottolinea Floris:<< “Ricordo ancora adesso quella partenza straziante, quel giorno di giugno 1940, quando due pullman vennero a prenderci al Villaggio Baracca per portarci al porto di Bengasi da dove ci saremmo imbarcati per l’Italia. Ricordo la faccia delle due ‘donne in divisa fascista’, ma soprattutto ricordo le grida strazianti dei bambini più piccoli che si aggrappavano al collo e ai vestiti delle loro mamme e non volevano più lasciarle…>>
Poi …quel periodo di ‘colonie estive’ per quelli che furono circa 13.000 bambini libici approdati in Italia ma senza avere una casa dove andare, durò per tutto il periodo della Guerra Mondiale, fino alla Liberazione dell’Italia grazie all’entrata in guerra di nostri alleati americani.
Fatti che abbiamo già raccontati sinteticamente, ma che essendo prologo alla seconda Parte della Storia di Pizzi Floris, quella poi vissuta per tanti anni in Polesine ripartendo ‘con la sua numerosa famiglia’ da Villanova Marchesana, vogliamo innanzitutto spiegare in modo più analitico.
Anche per questo abbiamo fatto un’altra visita a Floris evergreen che ci ha parlato sia della ‘composizione ‘ di tutta la famiglia Pizzi alla partenza dal Polesine per la Libia che di tutte le varie ‘tappe’ vissute da Floris in tour nelle varie ‘colonie per ragazzi’ ( estive e montane) in Italia durante la Guerra
Giusto per inquadrare la situazione di partenza   prima di spiegare le tante difficoltà ‘prototipo’ di una famiglia numerosa e povera come quella di suo papà Anacleto e mamma Elena Bergamin, ‘prototipo’ di famiglia agricola anche nella successiva ripartenza in quella straziata Italia postbellica, oltretutto in un Polesine che troppo presto fu poi messo in ginocchio dalla Grande Alluvione del 1951.

 

 

 

Così la storia della famiglia Pizzi racconta che il primo figlio era Leo ( classe 1919)  e il secondo era Ivano ( classe 1921) , entrambi già militari al momento che la famiglia Pizzi decise di ‘proporsi’ per andare nelle ‘colonie agricole’ in Libia.
A tale proposito Floris racconta che per il ‘progetto’ Libia dove era Governatore Italo Balbo, il Governo Fascista aveva previsto per ogni paese, anche in Polesine, di accogliere un certo numero in base anche agli abitanti:<< Così ad esempio a Crespino era previsto partissero 5 famiglie, mentre a Villanova Marchesana potevano partirne 4; ricordo che accettarono ‘con riserva’ la domanda di papà perché già 4 famiglie avevano presentato domanda. Poi accettarono anche la nostra domanda e così… partimmo anche noi in nave da Genoa per la Libia…>>
Tornando alla ‘numerosa’ famiglia Pizzi , ricordiamo che con papà Anacleto e mamma Elena partirono per la Libia anche i seguenti 6 figli che la componevano: Giuseppe ( classe 1923) , Secondo ( 1935) , il ‘nostro’ Floris ( nato 6 giugno 1927) , l’unica figlia Lucia ( 1929 ), quindi Silvano ( 1934) e infine Paolo (1935) .
Da segnalare che, cronologicamente dopo Lucia era nata anche un’altra bambina, purtroppo morta quasi subito, a dimostrazione di quanto fosse ‘numerosa’ la famiglia Pizzi e di quanto fosse impegnata mamma Elena tra casa e lavoro.
Con riferimenti invece a ‘tutte le tappe’ vissute sotto le bombe durante la Guerra dal piccolo Floris in trio coi suoi fratellini ancor più piccoli Silvano e Paolo, vi segnaliamo in sequenza i suoi ‘passaggi in colonia’ anche perché significativi della vita di tanti altri bambini ‘libici’ e praticamente …orfani in Italia.

 

 

 

Ricorda e commenta Floris: << Da Bengasi con la motonave Augusta arrivammo a Napoli, dove arrivarono anche i bambini di una nave partita da Derma e tre navi partite da Tripoli… Poi simo stati portati alla colonia estiva di Cesenatico , dove siamo rimasti da giugno a ottobre 1940, prima di tornare in Campania, questa volta a Pozzuoli , rifugiati in un cantiere navale dove siamo rimasti 3 mesi…Qui non dimentico quando ‘scattava’ l’allarme e scappavamo nei rifugi, coi miei 2 fratelli; che piangevano; quanta paura… ci davamo appuntamento anche in una chiesa… si sentivano le schegge  e le bombe lanciate dagli aerei che partivano dalla base di Malta.>>.
Ma era un continuo ‘scappare’ per quei bambini libici, tant’è che prima di Natale 1940 – spiega sempre Floris – furono trasferiti in zona più tranquilla, stavolta a Marina di Massa ( Floris la chiama Apuania)  dove rimasero fino al 21 marzo 1941.
Da qui altro spostamento per i tre fratelli Floris & company , cioè nella colonia estiva di Candrai nel Trentino, stavolta in montagna sotto il Monte Bondone fino a fine anno scolastico.
Dopo di che la nuova tappa per Floris  con Silvano ( che lui chiama Ermenegildo) e Paolo è Sanremo , ad ottobre 1941 ad inizio nuovo anno scolastico, mentre prima di Natale c’è il nuovo spostamento a Massa Lombarda ( RA) dove per il giovane Floris le problematiche della Guerra diventano pressanti anche nei suoi confronti.
Spiega Floris: << Eravamo sempre più inquadrati e la disciplina era di stampo militare…Ricordo che tra i più grandi di noi ‘bambini libici’ cercavano di arruolare nuovi militari; ma ricordo che solo uno ha detto di sì, anzi era timido e …non ha saputo dire di no. Era l’epoca della propaganda fascista, con parate anche al cinema e in chiesa, dove anche i preti benedivano le armi>>.
Poi la Storia della fine della Guerra Mondiali è nota a tutti, con gli Alleati che avanzavano dal Sud e i tedeschi e gli italiani che risalivano al Nord.

 

 

 

Anche se per Floris Pizzi sono rimasti indelebili ‘certe canzoni’ che sentiva cantare e che ancora oggi ricorda a memoria. Come quel coro che cantava “ Attenti ai Manganelli; l’Italia è lunga assai ; i manganelli avanzano e non si ferman mai. Manganelli, manganelli! “.
Oppure, con riferimento all’Italia passata alla Storia nell’Africa Orientale Italiana, quelle parate militare e quel coro che cantava “Coi baffi del Negus faremo spazzolini per far la barba a Benito Mussolini”.
Per fatti e date storiche che Floris Pizzi ha citato a memoria, come l’8 settembre 1943 e l’Armistizio dell’Italia del Maresciallo Badoglio, e la fine della Guerra in quel 25 aprile 1945 quando suo fratello Leo , militare , rientrò a casa in bicicletta da Corbola a Villanova Marchesana quando la Divisione Cremona attraversò il Po verso Adria.
“Ricordo bene mia mamma Elena andò incontro a mio fratello Leo che stava arrivando in bicicletta…”
Poi la vita riprese ‘poveri ma liberi’ anche per la famiglia Pizzi a Villanova Marchesana dove sua mamma Elena faceva la sarta e insegnava il mestiere ad alcune giovani ragazze del paese. Tra queste anche la figlia del fornaio Cassetta, alla quale chiese se suo padre avesse bisogno di un aiutante per portare il pane nelle case. E fu così che pochi giorni dopo e per ben 27 anni, cioè fino al 1976, fece il fornaio e iniziò la sua nuova vita poi completatasi da agricoltore e pensionato con la passione della politica e dello studio ‘Universitario Popolare’.
A questo punto però l’evergreen Floris Pizzi, che ha vissuto prima in Libia, poi nell’Italia post bellica e nel Polesine post Alluvione del 1951, ci ha improvvisamente lasciati. E allora, tenendomi per me qualche altra sua confidenza personale e familiare vi propongo tout court le “Due Lettere” d’amore familiare che …hanno accompagnato l’amico Floris nel suo ultimo viaggio ‘in cielo’ assieme all’affetto dei suoi familiari e dei tanti amici che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e stimarlo.

Ai quali mi piace pensare che lo stesso Floris abbia lasciato un messaggio di speranza per vivere 'serenamente' e più a lungo possibile attivamente ; per questo vi proponiamo in calce come Terza Appendice Pizzi Story quanto scritto dallo stesso Floris nel 2006 da studente prototipo della Università Popolare Polesana e che, anche per questo ...è rimasto ancora tra noi.

 

 

 

 


PRIMA APPENDICE – PIZZI FLORIS STORY (  LETTERA LETTA IN CHIESA DA DON ALBERTO RIMBANO, LUNEDI’ 17.05.2021, IL GIORNO DEL SUO FUNERALE
PIZZO FLORIS / Nato a Papozze il 6 giugno 1927, figlio di Elena e Anacleto.
Di famiglia numerosa con 8 fratelli.  Emigrato giovanissimo in Libia nel 1938 dove vi rimase fino a giugno del 1940 all’inizio del secondo conflitto mondiale.
Finita la guerra intraprese l’attività di fornaio presso un laboratorio di Villanova Marchesana dove esercitò tale attività per un lungo periodo di 27 anni portando il pane in tantissime famiglie del paese e dei comuni limitrofi Gavello, Papozze, Crespino.
Nel contempo diversi fratelli emigrarono per lavoro al Nord e solo alcuni rimasero in loco a coltivare la terra.
Smessa l’attività di fornaio si dedicò unitamente ai due fratelli Ivano ed Ermenegildo alla coltivazione della rosa recisa. Lavoro che esercitò fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
La sua intensa vita di lavoratore è stata attraversata da tristi momenti che l’hanno inciso in maniera indelebile, quali la perdita della moglie e madre delle sue due figlie Loretta e Laura.
Risposatosi, diversi anni dopo rimase per la seconda volta vedovo.
Forte di carattere e di spiccata personalità lo portarono a dedicarsi pe diversi anni ad attività politiche come consigliere comunale di Villanova Marchesana.  
Intraprese in avanzata età anche l’attività scolastica serale fino a raggiungere la licenza media.
Iniziò un percorso di conoscenze di tante persone e la sua volontà di aggregazione sociale lo portò a frequentare per molto anni l’attività delle Università Popolari di Gavello e Ceregnano partecipando anche a soggiorni montani e frequentando assiduamente i relativi circoli anziani.
Non si è mai abbandonato alla solitudine, ma sempre cercato frequentazioni e amicizie non abbandonando mai il suo apporto di esperienza e conoscenza della storia familiare vissuta.
Pur nelle difficili situazioni familiari e personali vissute è stato un autentico interprete della famiglia.

 

 

 

 

SECONDA APPENDICE – PIZZI FLORIS STORY ( LETTERA LETTA IN CHIESA DA MARIO CASAZZA, MARITO DI LAURA FIGLIO DI FLORIS)
Oltre alle considerazioni espresse nell’Omelia da Don Alberto Rimbano , desidero a nome delle famiglie ringraziare tutti Voi che avete  partecipato testimonianza di affetto e riconoscenza a Floris per quello che è stato ed ha rappresentato durante la sua vita.
 I Circoli anziani di Gavello e Ceregnano che sono state le mete quasi giornaliere per condividere momenti culturali e ricreativi.
I Gruppi Anziani di Gavello, Ceregnano e Lendinara con i quali ha condiviso per molti anni momenti di svago durante i soggiorni montani.
Sergio Sottovia – giornalista – che ha raccolto nel suo sito le vicende familiari e storiche di vita di Floris.
Giannina Manzoni ed il Gazzettino per la pubblicazione quasi mensili delle sue “Lettere al Direttore” sulla situazione politica ed economica italiana.
Don Piero parroco di Ceregnano, dove ha trascorso i suoi ultimi anni e dove ha potuto anche trascorrere momenti di svago organizzati dalla Comunità Parrocchiale.
Don Alberto Rimbano, amico di famiglia e sempre presente nella sua memoria dal momento della sua ordinazione sacerdotale.
Don Graziano parroco di Crespino e di Villanova Marchesana, suo paese di residenza.

TERZA APPENDICE – PIZZI FLORIS STORY ( di Floris Pizzi, Gavello 25.11.2006) / ELABORATO DI FINE ANNO SCOLASTICO DELLO “STUDENTE” PIZZI FLORIS SULLA  IMPORTANZA DELLA UNIVERSITA’ POPOLARE PER GLI ANZIANI
Come al solito nella sede del Centro Anziani con un abbondante rinfresco abbiamo festeggiato l’inizio dell’Anno Accademico 2006-2007 e il nuovo presidente del Consiglio della U.P.P. professor Romano Contado.
Quest’anno ricorre una data importante presso il Museo dei Grandi Fiumi con una festa alla presenza di alte autorità, un numeroso pubblico.
Il presidente Giorgio Trombetti ha celebrato il ventennale della U.P.P. , ha ringraziato i soci fondatori, tutti coloro che hanno compreso l’importanza dell’iniziativa, l’hanno finanziata e reso possibile il crescente successo.
Ora è presente in 24 sessioni collocate in tutto il territorio polesano.
Invito tutti quelli che hanno del tempo libero e voglia di imparare , di frequentare U.P.P.

 

 

 

 


Noi studenti siamo la linfa vitale indispensabile per garantire crescita e continuità alla grande famiglia della U.P.P.
Possiamo dire che U.P.P. è una scuola che ha dato una svolta evolutiva, uno scopo con la capacità per noi della terza età di risolvere bene i problemi della vecchiaia mantenendoci attivi e sempre di buona voglia. Otto anni fa quando è arrivata Gavello la U.P.P., a sentire parlare di questa parolona che stava ottenendo successo, ero un po' dubbioso perché una volta era una scuola per cittadini privilegiati.
Invece ho accertato che è una scuola popolare accessibile a tutti senza distinzione sociali.
Lo scopo è quello d’istruire noi anziani che abbiamo vissuto in un periodo povero e nell’età scolastica andavamo a lavorare per aiutare la famiglia.
Grazie a dei volontari docenti di varie materie abbiamo imparato un po' di tutto scoprendo capacità letterarie e intellettuali nei campi più disparati che ognuno di noi può avere.
Basta metterci alla prova, quindi mi è venuta l’idea di provare a scrivere e ho avuto successo, la soddisfazione di leggere i miei scritti pubblicai sul giornalino EXPERIENTIA.
Non è mai troppo tardi, per imparare ad esprimere le proprie idee e pensieri, per noi della terza età che siamo ancora attivi.
Non esiste la vecchiaia, abbiamo la mente ancora fresca, la scrittura è un esercizio che mantiene il cervello e il fisico sempre in forma e giovane.
L’età attiva di noi anziani, con l’aiuto della medicina, si è allontanata, ormai possiamo parlare di quarta età.

Abbiamo conseguito una adeguata istruzione, quindi siamo maturi e idonei per assumere ruoli importanti nel volontariato.
Con la nostra esperienza potremo essere anche delle figure guida per le giovani generazioni e utili nel ruolo di nonni.
Ormai noi studenti della terza età siamo un esercito di vegliardi combattenti idonei e validi per qualunque servizio sociale.
Io sono un anziano nato nel lontano 1927, ex colono della Libia con tanti ricordi anche dolorosi da poter dettare e scrivere un libro come il veneziano Marco Polo o Rustichello da Pisa.

 

 

 

 

 


Da otto anni vivo solo, malgrado la mia età sono attivo, coltivo l’orto, allevo le galline, accudisco la casa e mi preparo da mangiare.
Trascorro il tempo libero normalmente nei Centri anziani, gioco alle carte, dama, scacchi e alle bocce, mi piace andare a ballare, fare delle lunghe camminate e gite in bicicletta, arricchisco la mia giornata da pensionato leggendo il giornale.
Il lavoro non mi preoccupa, mi stimola ad andare avanti, anche se sei stanco ti senti soddisfatto.
Per me che sono ancora attivo non c’è tempo vuoto, quando sembra che non succeda niente perché sto riposando, la mia mente lavora, progetta iniziative, idee, pensieri per il giorno che viene.
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la felice idea di fondare una scuola per rivalutare noi della terza età.

Tutti i docenti che si sono prodigati anche volontariamente per insegnare delle lezioni di varie materie hanno valorizzato una società che nel periodo giovanile ha frequentato poco la scuola.
Auguro lunga vita alla U.P.P. , una scuola di grande valenza sociale, perché mantenga tutto il suo valore e utilità e prosegua su questa strada.
La cultura è uno studio che ti dà sicurezza e coraggio e ti agevola ad affrontare e risolvere con tranquillità qualsiasi situazione.
Tanti saluti e auguri a tutto lo staff e studenti della grande famiglia della U.P.P..

 

 

 

 

ESTRATIME by SS/ In cover Floris Pizzi in versione evergreen con sfondo rscello da amarcord tempi giovanili in montagna.
Quindi in apertura di fotogallery partiamo dal periodo in Libia della Pizzi family, coloni agricoli al Villaggio Baracca, da dove proponiamo mamma Elena Bergamini , lavandaia nel 1938 aiutata dai piccoli figli Paolo e Silvano.
Gli stessi Silvano e Paolo che poi vi riproponiamo assieme al fratello maggiore Floris, ai tempi in cui da esuli libici durante la Guerra Mondiale erano nella colonia estiva al Monte Bondone a Candriai nel Trentino.
Da dove peraltro vi proponiamo lo stesso Floris poi in poker durante una camminata in montagna.
E a conferma delle ‘buone amicizie’ maturate in quel periodo di ‘colonie estive’ ecco un revival di Floris & fratelli che anche da adulti si sono ritrovati con altri protagonisti di quel periodo speciale vissuti assieme, in visita a casa di mamma Elena.
Una donna speciale pe i tanti figli allevati in situazioni estremamente difficili, sia in Libia che in Italia e che vediamo poi festeggiata nell’ottobre 1984 con tanto di torta happy days.
E che purtroppo non ritroviamo più nella foto di gruppo successiva, perché datata 1987, quando purtroppo tutta la ampia famiglia Pizzi sì è ritrovata per il funerale di mamma Elena.
Con riferimento infine alla passione dell’evergreen per la Università Popolare e le amicizie coi suoi compaesani di Villanova Marchesana, ecco Floris Pizzi in foto col noto critico d’arte Vittorio Sgarbi che, vedi anche foto successiva, ha fatto ‘scalo’ all’approdo di Villanova Marchesana con la sua barca da diporto lungo il PO.
E dulcis in fundo onoriamo Floris Pizzi come ‘studente modello’ premiato a maggio 2006 dal sopracitato Giorgio Trombetti presidente della Università Popolare Polesana, la casa della terza età per tante persone mature come Floris , il ragazzo della “Quarta Sponda” in Libia e della …quarta età da allievo evergreen.

 

 

Sergio Sottovia
www.polesinesport.it