Polesine & La Grande Alluvione del 1951/ Raccolta di Testimonianze by Studenti. E Berti da Canalnovo ‘parla’ di Villanova Marchesana e…


Seconda Testimonianza stavolta di Mario Berti da Canalnovo / Villanova Marchesana.
Sulla GRANDE ALLUVIONE del 16 novembre 1951, quando il POLESINE venne sommerso dalle acque del Po. E fa parte delle “Testimonianze raccolte dalla Classe III^  B della Scuola Statale Vincenzo Carravieri di Crespino“, anno scolastico 1991-92” , e che vi riproponiamo subito by Nicola Berti per fare “Memoria & Futuro”.

TESTIMONIANZA DI MARIO BERTI  DA CANALNOVO/VILLANOVA ARCHESANA (Via Canalnuovo 33) / “RACCOLTA” E RACCONTATA DA NICOLA BERTI
<<Nel 51 avevo 47 anni, ero sposato e lavoravo nelle fornaci di Villanova Marchesana allora abbastanza importanti.
Abitavo in un casolare rivolto verso l’argine di fronte alle formaci, in mezzo c’era l’argine poiché le fornaci erano in golena.
Con me abitavano i miei due fratelli e le loro famiglie, io avevo due figli abbastanza grandicelli (10 e 7 anni), mio papà e mia zia.
Da giorni e giorni pioveva incessantemente, il Po era gonfio e altissimo e temevo che avrebbe ‘rotto’.
Il primo a portare la notizia che il Po aveva rotto a Occhiobello è stato mio nipote Renzo; la sera stessa si era recato in chiesa a Villanova e il Parroco aveva avvertito i presenti di ciò che era successo. La gente che fuggiva per l’argine si accorse della rotta per il fatto che il Po in poche ore era calato moltissimo.
Da noi l’acqua arrivò dopo tre giorni, nel frattempo abbiamo portato alcuni mobili al piano superiore, altri accatastati sopra la tavola.
Intanto mio fratello Armando costruiva una capanna sull’argine, per noi e per gli animali dove anch’essi erano stati portati.
L’acqua arrivò pian piano, prima riempì i fossi che poi strariparono fino ad allagare i campi e le case.


La mia fu allagata fino ad un metro circa. Nei primi tempi continuavo con il solito lavoro, ma poi anche l’argine che proteggeva le fornaci ruppe, per cui  l’attività fu sospesa.
Io non sono sfollato, mi sono rifugiato sull’argine nella capanna costruita da mio fratello.
Tutti i bambini sono stati portati in istituti e collegi o presso famiglie disponibili: i miei figlio Giorgio e Maria a Ravenna, mentre noi adulti siamo rimasti sull’argine.
Per fortuna avevamo delle scorte di cibo, poi arrivarono anche aiuti con barche dall’altra sponda del Po. Inoltre per gli alluvionati erano stati messi a disposizione battelli e traghetti che trasportavano persone da una parte all’altra del Po in modo da poter comprare il necessario nei negozi dei paesi del Ferrarese.
L’acqua rimase quasi un mese, poi cominciò a defluire verso il mare portando con sé l’orto, il vigneto e qualche animale.
L’episodio che mi ha maggiormente colpito, e ricordo bene, è questo: i miei due figli pur giovani erano molto volonterosi. Quando è stata l’ora di portare il maiale sull’argine hanno voluto occuparsene loro. Il maiale però era molto più grande di loro due e invece di essere loro a guidare il maiale, ricordo che era lui a portare in giro i bambini.>>

EXTRATIME by SS/ La cover è la copertina di un libro che racconta la tragedia per immagini. Uno dei tanti libri - testimonianza’  tutto da ‘vedere’, come precisa la seguente recensione editoriale:<<  L’ Alluvione del Polesine del novembre 1951. Sono passati cinquant’anni ma la memoria, il grande imbuto della storia, è ancora viva fra le vittime dell’alluvione e i loro discendenti. Abbattuti gli argini, vi furono morti, paesi interi evacuati e la popolazione sfollata, campi inondati e resi sterili (il Po non è il Nilo), abitazioni distrutte.

E’ stato l’epilogo macroscopico di un dramma cui le terre della ‘bassa’ sono state assoggettate nei secoli. Molti sono tornati alla loro terra, quando l’ira delle acque si è lentamente ritirata. E, proprio come dopo la fine della seconda grande guerra, ancora così vicina nel tempo, le persone hanno trovato nella ricostruzione le ragioni della rinascita del territorio e delle loro vite interrotte.

Un esauriente volume, per documentare la situazione polesana prima, durante e dopo la catastrofe del 1951. Sono rivisitati tutti i luoghi devastati dall’inondazione. Le fotografie del bolognese Walter Breveglieri sono il mezzo più sicuro per ritrovare la realtà dei fatti. Breveglieri, scomparso nel novembre 2000, ha realizzato numerosi reportages durante l’alluvione. Ha ritratto uomini, cose e la implacabile avanzata del fiume tracimato. Breveglieri è stato uno dei grandi fotografi del Novecento.

La selezione di centocinquanta immagini, fornisce una esaustiva testimonianza degli avvenimenti del novembre 1951, nelle quali molti potranno riconoscere i loro luoghi, gli oggetti, le persone>>.

Per una tragedia che noi abbiamo scelto di raccontare, stavolta, attraverso le parole/testimonianza di Mario & Nicola Berti.
E per quanto riguarda la fotogallery vi proponiamo la foto-documento della ‘rotta’ di Malcantone’, per una tragedia che, come da successiva documentazione statistica, ha prodotto un esodo di circa 80.000 abitanti prevalentemente verso il triangolo Milano-Torino-Genova.
Ma che, come documenta la foto tratta dal sito www.vigilidelfuoco.it  (stanno mettendo in salvo due donne), ha registrato in favore dei Polesani tanta solidarietà sia istituzionale che privata, compreso il mondo dello sport, dello spettacolo e dell’associazionismo.



Sergio Sottovia
www.polesinesport.it