Polesine & La Grande Alluvione del 1951/ Raccolta di Testimonianze by Studenti. Quelle di Canella, Casetto, Periotto da Crespino


Riprendiamo, con riferimento alla Grande Alluvione del 1951, la sequenza “testimonianze by studenti” proponendovi la quinta, sesta e settima, tutte Made in Crespino.
Un ‘trio kit, che proponiamo col ‘pensiero/prologo’ di Luigi Naccari, e che fanno parte delle
“Testimonianze raccolte dalla Classe III^  B della Scuola Statale Vincenzo Carravieri di Crespino“, anno scolastico 1991-92” . Stavolta le testimonianze sono quelle di Carmen Canella, Anna Casetto, Bruno Periotto che si sono raccontati rispettivamente agli studenti/parenti Fabiola Carravieri, Erika Cavallaro, Eleonora Giaretta.
Giusto perché tutti i ‘citati’ siano protagonisti della famiglia polesana, tra Memoria e Futuro, per non dimenticare ciò che è stata la Grande Alluvione per la Gente del Po e quanto vale la solidarietà e la fratellanza umana.

PREMESSA/PENSIERO / LA ROTA DEL PO ( di Luigi Naccari)
<< “El po l’è alto
Ma no’l rompe
L’arzeri i è boni
E i tien duro”
“In Po ghè massa acqua
I arzeri no’ i pole tegnere”
El rompe, no’l rompe.
“Essere o non essere”
El me pareva
El dubio de Amleto.
A ‘la fine el Po
No’ l’à tegnu cunto de niente
E l’à roto a Ociobelo
Che mi ciamaria Ocioscalognà
Sta povera zente l’è scapà
Co’le mani in ti cavè
Dà da disperazion
Intanto ch’el Po,
cò la so corsa mata
el portava via
ogni roba, senza pietà
gnanca per chi poveri fioi
che l’à negà. >>

PRIMA TESTIMONIANZA / CANELLA CARMEN residente a Crespino- Via Verdi n.4
( Raccolta da Fabiola Carravieri)
<< Avevo 36 anni, ero già sposata e avevo tre figli.
Lavoravo in campagna, era un lavoro stagionale.
Abitavo al Passetto, che era il luogo più abitato a quel tempo.
La sera prima che accadesse il fatto, mio fratello era andato fuori, come tutte le sere, dopo circa un’ora è tornato a casa; ciò era molto strano perché di solito tornava molto tardi; allora la mamma gli domandò cosa fosse successo, rispose che aveva saputo che il Po aveva rotto; l’aveva sentito dal camion della Protezione Civile che passava per la piazza del paese e per i centri abitati ad avvisare la popolazione, a mettere in salvo mobili, animali e provvedere a sistemarsi nei piani alti.
Prima che arrivasse l’acqua ho portato mio figlio più piccolo da mia mamma, che si era già sistemata, per poi tornare a casa e con gli altri 2 figli portare i mobili al piano superiore, così per precauzione, tanto ero sicura che l’acqua da noi non sarebbe arrivata perché abitavamo in golena.
Poi, sono sfollata a Milano con il figlio più piccolo perché avevo mio marito in ospedale ( a Milano) che aveva avuto un incidente sul lavoro ed era infermo.
Gli altri 2 invece sono rimasti a crespino e si sono offerti volontari a collaborare con i militari per mettere in salvo la gente con i mezzi anfibi.
Davano informazioni sulle località, case isolate e sul numero di abitanti ecc…
Sono stata ospitata a Milano da mia cognata mentre mio marito era in ospedale, ma egli non sapeva che i figli maggiori erano rimasti al paese, altrimenti avrebbe voluto ritornare subito a Crespino.
Sono tornata dopo che i figli maggiori erano riusciti a venire a Milano e mio marito nel frattempo guarito, così verso la fine di novembre rientrai a Crespino.
Siamo tornati tutti, ma l’acqua non se ne era ancora andata, noi fortunatamente non l’abbiamo avuta in casa.
L’acqua se ne è andata verso marzo del 1952, dopo 5 mesi.
Un episodio che mi ha colpito….
Ricordo che mio fratello era andato con i Vigili e gli anfibi a soccorrere ammalati, anziani e persone bisognose.
Dopo qualche giorno non riuscivamo più a comunicare con lui, in paese si diceva che la barca dove si trovava fosse dispersa.
Dopo circa una settimana finalmente siamo riusciti a vederlo. Era in piazza a Crespino, era riuscito a tornare a casa con le poche cose rimaste che aveva conservato”.
E le scuole, l’anno scolastico, i ragazzi sono riusciti a finirlo?
“ I ragazzi sfollati sono riusciti a finire l’anno scolastico regolarmente, invece ei ragazzi che sono rimasti a Crespino hanno avuto tutti il diploma o la promozione perché l’alluvione era considerata una calamità naturale.”>>

SECONDA TESTIMONIANZA / CASETTO ANNA Residente a Crespino in Via Passetto
(Raccolta da Erika Cavallaro)
<< “Avevo 22 anni, ero operaia agricola e abitavo in via Aguiaro e non ero ancora sposata ( mia nonna).
Avevo saputo della rotta ad Occhiobello, dalla gente che si parlava per la strada.
Abbiamo portato i mobili al piano superiore; gli animali li abbiamo portati sull’argine del Po, insomma abbiamo messo al sicuro tutte le cose più importanti, non preoccupandoci più di tanto perché la gente diceva che l’acqua era poca.
La casa dove abitavo è stata allagata per tutto il primo piano. Per far sì che l’acqua non entrasse abbiamo tentato di riparare la porta costruendo dei gradini.
Tutta la via era stata allagata, la gente ci chiamava ( nonna e zio) per uscire perché ormai l’acqua stava arrivando.
Tuo zio ed io abbiamo sentito il boato dell’acqua, abbiamo preso il sacco con il pane e la farina da fare la polenta e tuo zio si prese il maialino sulle spalle e siamo usciti.
L’acqua ci arrivava alla pancia e siamo stati svelti a salire sulla barca.
Siano corsi subito a casa di mia zia, a Crespino,  e siamo restati lì un giorno.
Il giorno dopo è passato una macchina con l’altoparlante che annunciava di recarsi sull’argine e chi voleva poteva andare a Piacenza dove sarebbero stati ospitati.
Io sono stata ospitata da una famiglia molto gentile.
Mia mamma ( bisnonna) e un mio fratello sono andati presso un’altra famiglia molto severa. La nostra era gentile, ci aveva dato una stanza della casa dove dormivamo e mangiavamo.
All’ora di pranzo scendevamo  e ci davano la pentola con il cibo già pronto.
Tornai dopo 2 mesi. La casa era crollata, era rimasta in piedi solo la facciata. E quindi la ricostruimmo.
L’acqua se n’era andata ma c’era una strato di melma sul pavimento.
Abbiamo pulito e c’è voluto un bel po’ prima di sistemarci del tutto.
In quei momenti non pensavamo a niente, neanche al rischio che ci potessero portar via i mobili, pensavamo solo a salvarci. >>.

TERZA TESTIMONIANZA/ PERIOTTO BRUNO, residente a CRESPINO in Via Roma
( Raccolta da Eleonora Giaretta) 
<< “Avevo 17 anni e lavoravo in fornace a Canalnovo. Abitavo al Passetto vicino alla chiesetta.
Una mattina presto una macchina, attraverso un altoparlante, avvertiva la gente che il Po aveva rotto a Occhiobello, consigliava di portare tutto il bestiame sugli argini del Po e di prendere ogni precauzione.
Nelle ultime ore, prima che arrivasse l’acqua, ho aiutato i miei genitori a trasportare i mobili e tutto i bestiame in salvo sugli argini.
Dopo poche ore si sentì l’acqua arrivare a grande velocità. La mattina seguente, la maggior parte delle case erano allagate, la gente e i bambini, alla disperazione.
L’acqua in certi punti aveva superato il metro e 80 (1,80).
Tutti i mobili li avevano trasportati al piano superiore.
La mia famiglia ed io dovemmo ospitare i vicini, i quali avevano la casa di un solo piano e quindi è stata allagata.
I miei genitori ed io non ce ne andammo, soltanto i miei tre fratellini andarono in Liguria da mia zia Lucrezia a Sestri Levante.
Ci siamo visti a marzo nel 1952, comunicavamo per posta, l’elettricità non c’era, l’avemmo solo  dopo un mese e mezzo, ma a giorni alterni.
In quel periodo abbiamo vissuto in mezzo alla miseria e alla povertà.
I viveri arrivavano ogni giorno con un camioncino.
Alla sera ci illuminavamo con i lumi e qualche candela. >>.
EXTRATIME by SS/ La cover è esemplificativa della Graqnde Alluvione, con due barche che operano il salvataggio degli alluvionati. Poi nella fotogallery c’è la crespinese Piazza Fetonte ‘alluvionata’. E infine la stessa Piazza Fetonte, ma al giorno d’oggi, e con vista anche sul Municipio.



Sergio Sottovia
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