“Prima Trasvolata Atlantica” fino a Rio de Janeiro (1930) by Italo Baldo, con Umberto Maddalena “capo crociera”


18/02/2011  

Partendo da Orbetello! Memorabile e storico, sia l’evento che i suoi protagonisti, tra i quali il polesano Umberto Maddalena da Bottrighe. Per questo il periodico “AERONAUTICA” (pubblicazione fondata nel 1956, edita dall’Associazione Arma Aeronautica di cui il sottoscritto è socio per essere stato aviere ACDL al 1° ROC di Abano – Monte Venda),  nella sua pubblicazione mensile di gennaio 2011, dedica due pagine alla Celebrazione per l’80° anniversario della prima “Trasvolata atlantica Italia – Brasile”, con relativa cronistoria.
Dell’UMBERTO MADDALENA STORY abbiamo già parlato in modo ampio su questo sito (e là vi rimando), parlando del Polo Nord e della Tenda Rossa, sollecitati dall’evento “Boris Padovan in Antartide” , per una specie di contrappasso polesano.
Ma questo è un sito che …datemi un punto d’appoggio ( Umberto Maddalena) e solleverò il mondo. Ecco il perché della necessità della ricerca sulla TRASVOLATA ATLANTICA e del perché l’vi  raccontiamo la relativa storia.
Perché è di valenza mondiale, visto che poi le trasvolate sono diventate “quotidiane” al servizio della socio-economia e della Gente del Mondo.

Perciò la TRASVOLATA ATLANTICA merita il seguente kit step by step news by news, cioè il racconto della “cerimonia del 18 dicembre 2010” ad Orbetello, poi il racconto dell’avvocato Jacopo Calò Carducci (discendente dell’omonimo Jacopo calò Carducci trasvolatore atlantico) sul suo sito www.calocarducci.it ( cui vi rimandiamo per altri approfondimenti meritevoli) , infine la presentazione del personaggio UMBERTO MADDALENA che ho “tratteggiato” sinteticamente sulla rivista quadrimestrale REM (in abbinata al già citato Boris Padovan – Antartide).

PRIMA NEWS / AD ORBETELLO, CELEBRATO L’80° ANNIVERSARIO DELLA PRIMA “TRASVOLATA ATLANTICA”

<< Il 18 dicembre a Orbetello, ha avuto luogo, promossa dall’Associazione Trasvolatori Atlantici, la celebrazione dell’80° anniversario della 1^ Trasvolata Atlantica Italia – Brasile.
Celebrazione che è stata aperta dalla cerimonia dell’alza Bandiera al “Sacrario degli Atlantici” seguita dagli interventi di saluto del presidente della locale sezione AAA m.llo Rosario Fino e dal Circolo filatelico “Trasvolatori Atlantici” Bernardino Bergamaschi, organizzatori dell’evento unitamente al Comune di Orbetello.
Nello stesso luogo è stata poi scoperta la lapide che ricorda la concessione della medaglia d’oro al VM a Italo Balbo e celebrato il rito religioso concluso con la Preghiera dell’aviatore.
Successivamente, con una imbarcazione partita dal piazzale dell’idroscalo, le autorità presenti hanno deposto nelle acque della Laguna di Levante, dalla quale decollarono gli aerei della crociera, una corona d’alloro in memoria dei caduti dell’Aeronautica.
Dopo il trasferimento in Piazza della Repubblica, è stata quindi inaugurata la Mostra aerofilatelia allestita per celebrare la ricorrenza della trasvolata.
Nel pomeriggio, nelal sala dell’Auditorium, l’assessore del comune di Orbetello Rolando Di Vincenzo, a nome del sindaco e della cittadinanza, ha recato il saluto ai convenuti lasciando poi la parola, per gli interventi di rito, al presidente nazionale dell’Associazione arma Aeronautica gen. SA Gianbortolo Parisi e al presidente dell’Associazione Trasvolatori Atlantici, ing. Renato Valle.
E’ seguita la conferenza stampa del prof. Gregory Alegi, storico aeronautico e nostro collaboratore, che ha rievocato gli episodi più significativi dell’impresa e il contesto in cui si svolse, prologo allo sviluppo dei voli transatlantici commerciali.

Conferenza che è stata conclusa dalla proiezione di alcuni filmati storici dell’Aeronautica Militare su quella crociera di massa nel corso della quale, per la prima volta al mondo, una formazione di aerei sorvolò l’Atlantico.
Presenti alle celebrazioni, oltre ai già citati, anche alcuni familiari degli Atlantici tra i quali l’avv. Paolo Balbo, la rappresentanza del 4° Stormo di Grosseto guidata dal comandante del IX Gruppo ten. col. pil. Marco Bertoli e del 64° Deposito sussidiario AM con il suo comandante ten.col. Antonio Capasso, quella della locale sezione AAA intitolata ai Trasvolatori Atlantici e, ancora, di alcune sezioni AAA di località vicine.
 Non ha potuto essere presente alla cerimonia l’attesa rappresentanza della Scuola militare aeronautica “Giulio Douhet” di Firenze, impossibilitato a partire dal capoluogo toscano a causa della neve, per la quale era stato  anche programmato un incontro con gli studenti locali intervenuti comunque alla manifestazione.

CROCIERA AEREA TRANSATLANTICA ITALIA-BRASILE



La crociera aerea transatlantica Italia – Brasile, o crociera aerea transatlantica ( nota anche come volo in massa Italia – Brasile, 1^ crociera atlantica) fu la prima crociera aerea transatlantica di massa che si tenne tra il 17 dicembre 1930 e il 15 gennaio 1931.
Venne organizzata da Italo Balbo che, dopo il successo delle due crociere aeree di massa nel Mediterraneo (Crociera aviatoria del Mediterraneo Occidentale nel 1928 e la Crociera aviatoria nel Mediterraneo Orientale nel 1929) penso ad una impresa di più ampio respiro: una trasvolata atlantica. Fu con questo scopo che, nel 1930, istituì ad Orbetello, la NADAM, Scuola di Navigazione Aerea D’Alto Mare, per preparare equipaggi in grado di effettuare trasvolate oceaniche. Come destinazione finale fu scelta Rio de Janeiro da raggiungere con una formazione di 14 idrovolanti S.55° suddivisi in 4 squadriglie.


ECCO L’ELENCO DEI VELIVOLI PER OGNI SQUADRIGLIA CON I RISPETTIVI EQUIPAGGI

SQUADRIGLIA NERA
I-BALB / Gen. Italo balbo, Cap. Stefano Cagna, Ten. Gastone Venturini, S:Ten. Gino Cappannini.
I-VALL / Gen. Giuseppe Valle, Cap. Attilio Biseo, M.llo Giovanni Carascon, S:M. Erminio Gadda.
I-MADD/ T:Col. Umberto maddalena, Ten Fausto Cecconi, Serg. Cesare Bernazzani, S.Ten. Giuseppe D’Amonte.

SQUADRIGLIA ROSSA
I-MARI / Cap. Giuseppe Marini, Cap. Alessandro Miglia, Serg:Davide Giulini. M.llo Salvatore Beraldi.
I-DONA ( riserva) / Cap. Reneto Donadelli, Ten. Pietro Ratti, Serg. Ubaldo Gregori, S.M. Raffaele Perini.
I-RECA/ Cap- Enea Recagno, Ten. Renato Abbriata, S.M. Francesco Mancini, Serg. Luigi Fois.
I-BAIS / Cap. Umberto Baistrocchi, Ten. Luigi Gallo, S.M. Francesco Francioli, 1° Av. Amedeo Girotto.

SQUADRIGLIA BIANCA
I-AGNE / Cap. Alfredo Agnesi, Ten. Silvio Napoli, 1° Av. Giuseppe Virgilio, S.M. Ostilio Gasparri.
I-DRAG/ Cap. Emilio Draghelli, Ten. Leonello Leone, 1° Av. Carlo Giorgielli, S.M. Bruno Bianchi.
I-BOER/ Cap. Luigi Boer, Ten Danilo Barbi Cinti, S.M. Ercole Imbastari, Serg. Felice Nensi.
I-TEUC ( riserva) / Ten. Giuseppe Teucci, Ten. Luigi Quest, 1° Av. Giuseppe Berti, S.M. Arnando Zana.

SQUADRIGLIA VERDE
I-LONG/ Magg. Ulisse Longo, Cap. Guido Bonini, M.llo Mario Pifferi, Ten. Ernesto Campanelli.
I-CALO/ Ten Jacopo Calò Carducci, S.M. Ireneo Moretti, 1° Av. Tito Mascioli, Serg. Augusto Romin.
I-DINI/ Ten. Letterio, canni stracci, Ten Alessandro Vercelloni, Av.Sc. Alfredo Simonetti, S.M. Giuseppe Maugeri.

LE TAPPE

Orbetello  17 dicembre – Los Alcazares 1.200 km;
Los Alcazares 19 dicembre – Port Lyautey ( Marocco Francese) 700 km; 
Port Lyautey 23 dicembre – Villa Cisneros ( Sahara occidentale) 1.600 km;
Villa Cisneros 25 dicembre – Bolama ( Guinea Portoghese) 1.500 km;
Bolama 5 gennaio – Natal ( Brasile) 3.000 km.

(Questo tratto si presentava come la tappa più difficile di tutta la trasvolata, non solo per la lunghezza del percorso, che sarebbe stato coperto in 20 ore, ma anche per il momento del decollo, con gli S.55 caricati al massimo delle loro possibilità di carburante.
L’I-VALL e l’I-RECA dovettero sospendere la manovra di decollo per problemi di surriscaldamento dei motori.
Al decollo un incidente coinvolse l’I-RECA ( perse la vita il sergente Fois) e l’I-BOER (perse la vita l’intero equipaggio) .
Durante la trasvolata ammararono l’I-DONA, che riuscì a riprendere il volo, e l’I-BAIS, disperso).

Natal 11 gennaio – Bahia ( oggi Salvador) 1.000 km;
Bahia 15 gennaio – Rio de Janeiro 1.400 km.>>


SECONDA NEWS( dal sito www.calocarducci.it)/

 

<< Dopo il successo delle crociere del Mediterraneo Occidentale ed Orientale, iniziò, nella mente di Italo Balbo, a farsi largo l'idea di affrontare l'Atlantico del Sud con una formazione di idrovolanti.
Iniziarono, così, i preparativi per una impresa che, fino a quel momento, nessuno aveva pensato potesse essere possibile.
Il 1° gennaio 1930 fu inaugurata, ad Orbetello, la scuola di Navigazione Aerea d'Alto Mare “NADAM”.
Furono scelti gli equipaggi, in tutto 14, di cui 12 per la trasvolata e 2 di riserva.
Da quel momento li aspettava un anno di studi: di navigazione, di astronomia, di addestramento al volo cieco al simulatore e con voli notturni, decolli ed ammaraggi a pieno carico nonché, per gli specialisti, studio e allenamenti secondo la loro disciplina. Il comando della Crociera fu affidato al ten. col. Umberto Maddalena, al magg. Ulisse Longo suo vice e, come ufficiale tecnico del gruppo, al ten. col. Luigi Biondi. Nella primavera, giunsero a Vigna di Valle due esemplari del nuovo S.55 A, con motori FIAT A 22 R (elaborati dall'ing. Zerbi). Uno, probabilmente il 45052 chiamato Bolama, fu affidato a Cagna e Calò Carducci. Con il ten. col. Ilari, si recarono a Bolama per verificare le capacità al decollo, le caratteristiche ambientali e quant’altro necessitava conoscere per l'imminente balzo atlantico in formazione.
A giugno iniziarono le prove più impegnative a largo raggio, diurne e notturne, da Orbetello alle coste spagnole e nordafricane. 3.100 chilometri di allenamento offrirono l’opportunità di addestrarsi anche in frangenti non sempre tranquilli, sia per ragioni meteorologiche che tecniche. Non pochi furono gli ammaraggi di fortuna; la peggiore sorte toccò al gen. Valle ed al suo equipaggio che, ammarati in pieno Mediterraneo, furono poi salvati da un peschereccio greco. In occasione delle prove di decollo a pieno carico da Orbetello, effettuate da tutti i velivoli, il migliore fu Maddalena che simulò in venti ore di volo il tempo dell'intera traversata. Il velivolo di Baldini, che per il vento stette più vicino alle colline, non riuscì a sollevarsi oltre una di queste e, strisciando sul terreno, capottò e prese fuoco causando la morte dell’R.T. Elio Stemperini, seguito poco dopo dal capitano Magdalo Ambrosino, mentre il cap. Mario Baldini ed il motorista mar.llo Zoboli ne uscivano alquanto malconci.
Stabilite le basi e gli uomini addetti, i rifornimenti e l’appoggio della Marina lungo la rotta, verso la fine di novembre tutti i preparativi erano completati. Le basi furono così prescelte: Los Alcazares, già nota per la Crociera del 1928 e base degli allenamenti compiuti nell'annata (1.200 km da Orbetello); Kenitra nel Marocco francese (700 km); Villa Cisneros nel Rio de Oro (1.600 km); Bolama nella Guinea francese (1.500 km). Quest'ultima era la base più avanzata dell'Africa per attraversare l'Atlantico e puntare verso l'America del Sud, dov'era l'altra punta più vicina, Natal (3.000 km). Lungo la costa brasiliana furono scelte Bahia (1.000 km) e Rio de Janeiro (1.400 km).

Gli apparecchi erano pronti al via, nella laguna di Orbetello, suddivisi in quattro squadriglie di tre velivoli: la nera, la rossa, la verde e la bianca, più due idrovolanti di riserva per un totale di 14.
Gli apparecchi erano stati numerati dall'1 al 12 più i due di riserva, “officina 1” e “officina 2”, riferimento in seguito abbandonato; gli aerei furono designati con le sigle dei comandanti.
Una larga striscia in colore, secondo la squadriglia, attraversava le ali.
Gli equipaggi risultarono così suddivisi: (inserisci tabella)
Mentre gli altri apparecchi portavano - e porteranno - come sigla le prime quattro lettere del nome del pilota, quelle dell'I-DINI sono le ultime di Baldini in quanto avrebbero dato adito a confusione con l'I-BALB.
L'ultimo allenamento fu effettuato alla vigilia della partenza quando, in formazione di stormo, le quattro squadriglie portarono in volo l'estremo saluto alla tomba del capitano Ambrosino, nel cimitero di S. Vincenzo, in riva al Tirreno.
All'alba del 17 dicembre, dopo alcuni giorni di rinvii per le cattive condizioni meteorologiche, i 14 equipaggi (56 uomini) più gli altri 12 uomini di riserva si imbarcarono e, mollati gli ormeggi, dopo l'ordine “motori in moto”, la prima squadriglia “nera” con i velivoli I-BALB, I-VALL, I-MADD decollava verso il Mediterraneo, seguita dalla squadriglia bianca, dalla rossa e dalla verde.
Assunta la formazione di marcia con al vertice l'I-MADD, le squadriglie procedettero sin dopo le Bocche di Bonifacio dove il tempo peggiorò ed il volo divenne tormentato, tanto che lo stormo si divise in due gruppi. Quello dell'I-BALB, I-DONA, I-TEUC, I-LONG, I-CALO e I-DINI ammarò a Porto de Campo, a Sud di Maiorca, dove già vi erano due idrovolanti dell'Aéropostale francese, messisi al riparo dalla tempesta. L'altro gruppo di otto, l'I-MADD, I-VALL e gli altri I-MARI, I-RECA, I-BAIS, I-AGNE, I-DRAG e I-BOER, poté raggiungere Los Alcazares non senza fatica.
Per il gruppo di Balbo, che nella tempesta corse seri rischi, le tribolazioni non erano finite con l'ammaraggio. Gettate le ancore, il mare grosso non permetteva la presa e, per evitare che gli apparecchi si fracassassero sulla riva rocciosa, furono fatti arenare sulla spiaggia di una piccola insenatura. Il più danneggiato fu l'I-DINI che riportò danni all'ala destra, riparati poi dal montatore Mancinelli e dal capitano ingegnere Carlo Pezzani. Intanto il gruppo di Maddalena, che aveva superato l'arcipelago da Nord, uscito dalla zona burrascosa ammarò senza difficoltà a Los Alcazares.

Penoso fu per entrambi i gruppi conoscere le sorti dell'altro in mancanza di collegamenti radio, in quanto le radio di bordo non avevano sufficiente potenza di ricetrasmissione, data la distanza dei due gruppi. Grazie ai marconista della nave Infante Dom Jaime, Balbo ebbe poi assicurazioni da Cartagena che tutti gli otto apparecchi erano ammarati a Los Alcazares.
Il 19, la formazione sì riunì in quell'idroscalo dove si procedette a riparare diversi danni e a cambiare diverse eliche danneggiate dalla tempesta. Al rapporto degli ufficiali superiori fu constatato quanto successo, ammettendo che furono commessi grossi errori che avevano rischiato di far fallire l'impresa al suo inizio. Uno era stato quello di non aver previsto le condizioni meteorologiche in arrivo. Un secondo, quando, incontrata la bufera, non era stata invertita la rotta su Elmas se non addirittura su Orbetello. Avevano prevalso l'orgoglio e la volontà di superare la prova, fidando sulle macchine e sulla professionalità dei piloti.
Domenica 21, dodici idrovolanti decollarono, a tre a tre, per la tappa di Kenitra; all'idroscalo erano rimasti l'I-AGNE, che aveva subìto un principio d'incendio dovuto al cattivo funzionamento di un carburatore e l'I-DINI, al suo fianco per ogni eventuale assistenza. Sorvolata Gibilterra e dato l'ultimo saluto all'Europa, in cinque ore di volo i dodici apparecchi ammararono alle foci del fiume Sebù.
L'indomani, i due idrovolanti rimasti a Los Alcazares raggiunsero la formazione, pronti a decollare il 23 per Villa Cisneros. Da qui, si alzarono solo in tredici; i motori dell'I-DINI non si misero in moto. La formazione procedette per i 1.600 chilometri, tra mare sulla destra e deserto a sinistra, sino alla foce del Rio de Oro. Qui c’era Villa Cisneros, piccolo avamposto del Sahara spagnolo: un fortino, poche casupole e baracche. Il 24 arrivò l'I-DINI e si procedette ai rifornimenti, data l'imminente partenza per Bolama.
25 dicembre: Natale. Gli equipaggi volavano verso Bolama, una tappa abbastanza lunga e monotona, lasciando alle spalle il Rio de Oro, la Mauritania, il Senegal. Sopra Dakar poterono vedere a terra i tre FIAT AS 2 di Francis Lombardi, Franco Mazzotti e Mario Rasini, in sosta nella loro circumnavigazione dell'Africa. Dopo 1.500 chilometri le squadriglie ammarano nella rada di Bolama, nella Guinea portoghese, salutate con salve di cannone dai tre esploratori della formazione navale italiana alla fonda.
Nell'approntamento dei velivoli per la traversata si procedette al massimo alleggerimento degli stessi, si eliminò tutto quanto non era indispensabile al volo. Fu lasciata a terra tutta l'attrezzatura marinaresca, compresi i battellini di salvataggio, tutti gli indumenti degli equipaggi, le cui valigie e bauli procedettero via nave. Fu perfino sostituito il motorista Dario Parizzi, che pesava 78 kg, con Cappannini che ne pesava solo 54. Inutile sottolineare che la stessa sorte toccò, con molta probabilità, anche ai sacchi della posta.
Gli equipaggi comprendevano rigorosamente i soli titolari, escluso ogni passeggero o elemento di riserva, con la consegna, in caso di ammaraggio, di restare sull'apparecchio sino all'ultimo momento ed il divieto assoluto di ammarare per soccorrere chicchessia.
Con il solo carico necessario, gli scafi erano immersi oltre il limite di galleggiamento.

Il 2 gennaio, Maddalena con l'I-MADD ed il suo equipaggio eseguì una prova di decollo a pieno carico nell'ora più calda. Fu un decollo non troppo agevole che riuscì dopo 85 secondi di rincorsa e, dopo pochi minuti di volo, riuscì pure l'ammaraggio, sempre con il peso totale di 9.900 chilogrammi.
Il 3 gennaio 1931 le navi della Marina Militare erano partite per prendere le loro posizioni sulla rotta della Crociera onde, durante la notte. fungere da faro e di giorno da rilevamento radiogoniometrico e, non ultimo, per essere utilizzate nella ricerca e nel salvataggio degli eventuali apparecchi costretti all'ammaraggio.
Erano tutti entusiasti per la prova che li attendeva ma Balbo, conscio della responsabilità che pesava sull’Aeronautica italiana, in confidenza disse a Valle: <<Sarà un successo anche se solo sei o sette apparecchi raggiungeranno il Brasile>>.
Con il miglioramento delle condizioni meteorologiche sull'oceano, il 5 gennaio si decise per la partenza, fissandola per le 01.30 del giorno 6, favorita dalla luna alta. Puntuale, all'ora fissata, un razzo verde si alzò nel cielo e, nel medesimo momento, l'I-MADD iniziò la sua corsa sull'acqua in direzione di un gran fuoco che ardeva su una lontana sponda. Subito dopo, poiché l'ordine di decollo era fissato per squadriglie, anche le altre diedero “tutto motore” e mentre le prime si innalzavano regolarmente, l'apparecchio di Valle non riuscì a staccarsi dall'acqua.
Mentre gli altri 12 erano già in rotta, anche l'I-RECA subiva la stessa sorte dell'I-VALL e ambedue, in attesa che i motori si raffreddassero, assistettero ad una grande fiammata che si levò dal buio dell'orizzonte. Era l'I-BOER che 12 minuti dopo il decollo era precipitato in mare e, incendiandosi, aveva portato sul fondo le ragioni di quella caduta ed i suoi uomini: il capitano Luigi Boer, il tenente Danilo Barbicinti, il sergente maggiore Ercole Imbastari e il sergente Felice Nensi.
I due apparecchi che non erano decollati, l'I-VALL e l'I-RECA, si apprestarono ad un nuovo tentativo di decollo, alleggerendosi di alcuni quintali di carburante a scapito di una prudenziale maggiore autonomia. Alle 03.00 i due idrovolanti, dato “tutto motore”, procedettero alla corsa per staccarsi dall’acqua. Mentre l'I-VALL riuscì nel faticoso lento decollo, l'I-RECA, raggiunti pochi metri d'altezza, perse velocità e nel pesante impatto con il mare sfasciò lo scafo destro, causando la morte dcl motorista, il sergente Luigi Fois.
L’I-VALL rincorreva con un'ora e mezza di ritardo la formazione degli undici in navigazione, che procedevano compatti con i piloti a “tutt'occhi” per tenere ridotte le distanze ed evitare collisioni. Le prime navi erano state raggiunte e superate e, alle prime luci dell'alba, allentatasi la tensione del pilotaggio al buio, le squadriglie poterono procedere a vista, anche se vento e piovaschi violenti si abbattevano sugli idrovolanti erodendo le eliche.
L'I-DONA, esso pure per falle al radiatore, ammarò nei pressi del Pancaldo a 750 km da Fernando de Noronha e raggiunse l'isola a rimorchio, con meno peripezie dell'altro aereo, alle 05.00 dell'8 gennaio. Riparate le avarie con i mezzi propri e rifornitosi, questo idrovolante riuscì a partire e a raggiungere a Natal gli altri dieci apparecchi. Colà erano giunti in nove dopo 18 ore e 30 minuti, seguiti dall'I-VALL che ne impiegò 17.
Il consuntivo della traversata dell'Atlantico Meridionale ora segnava un attivo dell'Italia tale da costituire un primato come numero di piloti, apparecchi e motori transatlantici. Quando Balbo apprese la sorte toccata all'I-BOER e all'I-RECA a Bolama e la perdita di cinque uomini, rammentò agli equipaggi vittoriosi che la tragedia era lo scotto che toccava ai trionfatori e che alla partenza da Orbetello ognuno era conscio della sorte che poteva toccargli. Ad ognuno dei cinque caduti fu dedicato un apparecchio ed il nome fu scritto su un lato dello scafo. L'I-AGNE ricevette quello di Luigi Boer, l'I-DRAG di Danilo Barbicinti, l'I-DONA di Ercole Imbastari, l'I-CALO di Felice Nensi e l'I-BAIS di Luigi Fois. Al momento della dedica non si sapeva ancora che l'I-BAIS fosse votato al naufragio. L'I-DINI fu battezzato con il nome di Magdalo Ambrosino, l'I-TEUC con quello di Elio Stemperini, periti ad Orbetello in un volo di addestramento. Non furono dimenticati Pier Luigi Penzo e Tullio Crosio caduti al rientro dalla ricerca dei naufraghi dell'Italia, ai quali fu dedicato l'I-MADD e l'I-LONG come, infine, a Francesco Baracca l'I-BALB e ad Alessandro Guidoni l'I-VALL.

L'11 gennaio, gli undici idrovolanti presero il via per Bahia: a bordo fu imbarcato tutto quanto avevano dovuto affidare alle navi per alleggerire i velivoli nella traversata e furono accolti gli uomini di riserva giunti per nave, il gen. Aldo Pellegrini che aveva organizzato le basi, in America, il nipote di Balbo, Lino, ed i giornalisti che erano stati in attesa dei trasvolatori: Adone Nosari, Nello Quilici, Ernesto Quadrone, Mario Massai, Michele Intaglietta e Luigi Freddi.
La navigazione fu effettuata lungo la costa ed alla foce di un fiume ammarò l'I-TEUC per una breve sosta, onde riparare un montante di un radiatore. Alle 14.30 lo stormo era su Bahia dopo aver superato i mille chilometri che la dividevano da Natal. In porto erano ormeggiati quattro nostri esploratori: Da Recco, Tarigo, Vivaldi e Da Noli, che avevano fatto la guardia sull'Atlantico.
Tre giorni di sosta e poi, il 15, decollo per il gran finale a Rio de Janeiro: 1.400 chilometri compiuti con vento favorevole tanto da giungere un'ora prima, bordeggiando in formazione di parata per ammarare all'ora stabilita contemporaneamente all'arrivo delle nostre otto navi. A Rio, gli undici apparecchi scesero nell'insenatura di Botafogo, dove migliaia e migliaia di persone si riversarono lungo il litorale della baia di Guanabara. Allo sbarco, gli “atlantici” furono salutati con salve di cannone dalle navi italiane e brasiliane e con i festeggiamenti di benvenuto; giunsero telegrammi dalle più alte autorità italiane, elogi da ogni parte del mondo ed ancora inviti a ricevimenti sino al 7 febbraio, giorno dell'imbarco sul piroscafo Conte Rosso per il rientro in Italia. Mentre la nave lasciava la baia di Rio, alcuni S.55 dal cielo davano l'ultimo saluto ai piloti che li avevano colà portati.>>

TERZA NEWS/ ( by REM - Sergio Sottovia) POLO NORD & UMBERTO MADDALENA, POLO SUD & BORIS PADOVAN DUE “STORIE POLESANE” AGLI ANTIPODI.
<< Stavolta le nostre storie traggono spunto da un parallelo, anzi …due. Quello del Polo Nord visto da Umberto Maddalena e quello del Polo sud visto da Boris Padovan. Due storie agli antipodi, ma con un solo comune denominatore: il nostro Polesine. E che Vi raccontiamo partendo da ieri (col pilota Umberto e la ‘tenda rossa’) per arrivare a oggi (con l’astronomo Boris e Concordia Base).

Era il 20 giugno 1928 quando il ‘polesano da Bottrighe’ UMBERTO MADDALENA , comandante del primo apparecchio inviato in soccorso della spedizione polare diretta da Ronald Amudsen, riuscì a rintracciare la “Tenda Rossa” del generale Nobile e i disperati naufraghi del dirigibile “Italia” precipitati sulla banchisa polare
Ne hanno fatto anche un film drammatico, ma per Umberto (il figlio del medico Ettore e della maestrina Francesca) quel viaggio al Polo Nord era ‘in linea’ con la sua formazione professionale.
Quella di Umberto Demetrio Virgilio, nato a Bottrighe il 14 ottobre 1894, gioventù a Pettorazza, diplomatosi Capitano di lungo corso al ‘Paolo Sarpi’ di Venezia, arruolatosi quindi nella Marina mercantile per navigare sugli oceani fino alle lontane Americhe. Rientrato in patria, l’Umberto polesano frequenta l’Accademia navale di Livorno e, da pilota di idrovolanti, partecipa ‘con ardimento e perizia’ ad importanti operazioni militari della prima guerra mondiale”. Poi –recitano le cronache- sarà “tra i cieli di tutta Europa, pilota prestigioso per la nostra industria”.  Tutto propedeutico quindi al suo famoso ‘viaggio al Polo Nord’.
Una storia da ‘grande aviatore, la sua. Tant’è che nel 1931 conquisterà per l’Italia il primato di durata e distanza (km 8.188, 800) in circuito chiuso con 67 ore ininterrotte di volo. Quello che dirige e organizza il corso per “Atlantici”, e da pilota partecipa coll’idrovolante S 55 I Madd. alla prima Crociera aerea transatlantica ( Orbetello-Rio de Janeiro) .
Purtroppo il 19 marzo 1931 Umberto troverà la morte (assieme a due compagni) in un tragico incidente di volo, in località Mezza Spagna di Marina di Pisa.>>

EXTRATIME by SS/ La cover è per il tandem Italo Balbo (a sx) e Umberto Maddalena pilota ad Orbetello nel 1930. Quindi la fotogallery onora i “SIGNORI DELLLA TRASVOLATA ATLANTICA” partendo da Umberto Maddalena in kit col suo monumento a Bottrighe. E poi in un ‘suo’ precedente ‘ammaraggio’ a Baia del Re. Quindi ci agganciamo direttamente alla TRASVOLATA ATLANTICA proponendo la relativa foto gruppo degli equipaggi ad Orbetello, la cartina geografica che ne regista gli spostamenti fino all’arrivo a Rio de Janeiro con relativi ‘saluti’ all’ammaraggio. Mentre, visto la qualità specifica del racconto by Jacopo Calò Carduccio ‘avvocato’, abbiamo voluto onorare ‘cronista e pilota’ con la foto del ‘quartetto piloti’ composto (da sx a dx) da Calò Carducci, Moretti, Romin, Mascioli. Infine la foto certificazione della mia visita ad Umberto maddalena ‘monumento a Bottrighe’ propedeutica alla foto storica della Domenica del Corriere che mostra Italo Balbo & Company ‘festeggiatissimi’ all’arrivo nel Porto di Natal.
Per un evento che peraltro ha avuto ampia risonanza mondiale compreso ‘storici festeggiamenti anche negli Stati Uniti d’America”, oltre che ovviamente a festeggiamenti sfilate ‘oceaniche italiane.



Sergio Sottovia
www.polesinesport.it