ROBERT BRANDI STORY/ Ti sogno California! Nonni by Genova, il ‘pitching coach’ ritorna a ‘casa S. Francisco’ lasciando il cuore a Rovigo


25/08/2010

Baseball, football americano, basket. E laureato in scienze motorie e insegnante di matematica. Bob Brandi è tutto questo, dopo che i nonni sono partiti da Genova per la California. Una vita a San Francisco, quella di Robert Brandi. Il sottoscritto Sergio Sottovia ha avuto la fortuna di salutarlo un mese fa, la domenica mattina che l’IlCEA BSC ROVIGO ha giocato la doppia sfida col Cagliari. Quando ho letto che Bob Brandi sarebbe tornato a casa sua, a fare il nonno a san Francisco, ho pensato alla sua storia e ho pensato a Raffaello Franco. Beh, è successo che Raffaello Franco ha pensato a Bob Brandi , alla sua storia e ai FRIENDS di www.polesinesport.it dicendo: << Questa volta ti propongo la storia del nostro mitico pitching coach californiano Robert Brandi. Sembra proprio che questa sia stata la sua ultima stagione nel Baseball Rovigo. E' un americano, ma visto che è dal 1999 che
viene tutti gli anni da San Francisco per allenare e per c.a. 4 mesi all'anno ha vissuto a Rovigo, penso che un po’ POLESANO lo sia diventato anche lui e quindi …>>.
Hallo Raffaello, Hallo Bob, Thank you! Dreaming California…


<<ROBERT BRANDI STORY, DALLA PATRIA DEL BASEBALL AL POLESINE
Con la conclusione della prima grande, spettacolare stagione in serie A dell’ILCEA Baseball Rovigo, si chiude anche l’esperienza italiana del tecnico statunitense Robert Brandi, pitching coach di lungo corso, o per dirla con Dante, allenatore dei lanciatori del baseball di casa nostra, uno che ha saputo creare un feeling particolare con Rovigo tanto da fargli affermare che quando rientra negli States, si sente un po’ turista come se Rovigo e l’Italia fossero ormai diventate la sua seconda Patria. Se poi ci aggiungiamo che dal 1999, per quattro mesi l’anno, ha risieduto in Polesine si può tranquillamente comprendere la sua affermazione. Con la fine di questo campionato, il buon Bob, ha così deciso di chiudere la propria collaborazione tecnica con l’ILCEA BSC Rovigo ma ci tiene a precisare che questo:«Non significa un addio, ma un arrivederci. E’ mia intenzione infatti  tornare comunque come turista sul “diamante” rodigino per tifare e continuare a seguire le carriere dei miei ragazzi». Gli otto nipoti che ha sul “groppone”, con età variabili dai 2 ai 15 anni, lo reclamano e l’hanno convinto a dire basta con il baseball. Gli piaceva l’idea di potersi finalmente dedicare completamente a loro diventando così, finalmente, come lui stesso ha affermato:«Un bravo nonno». Ed un “bravo nonno” Bob lo era già comunque oltre che un ottimo tecnico molto apprezzato nell’ambiente dell’ILCEA e non solo. Perciò non sarà facile per la società del presidente Boniolo chiudere il buco che lascerà nella prossima stagione di serie A. Le esigenze della vita però cambiano ed è comprensibile la scelta di Robert Brandi che compiute le 68 “primavere”, molte delle quali dedicate alla crescita dei giovani, abbia deciso di dedicarsi un po’ alla crescita dei rampolli di famiglia figli delle sue quattro meravigliose ragazze.

Innamorato del nostro Paese, ha sempre vissuto e lavorato molto volentieri in Italia. Ha imparato la nostra lingua, riuscendo ad apprezzarne la cultura e la cucina.  E non potrebbe essere altrimenti visto che Bob una buona dose di sangue italiano nelle vene c’è l’ha per davvero. La storia della famiglia Brandi, è simile a quelle belle storie “americane” di tanti nostri connazionali che all’inizio del secolo scorso cercarono fortuna oltreoceano. Anche il nonno di Bob infatti partì, nel 1905 assieme al cognato, da un piccolo paese in provincia di Genova e ripercorrendo la rotta seguita 413 anni prima dall’illustre conterraneo Cristoforo Colombo sbarcò negli Stati Uniti d’America. Come i pionieri si trasferirono nel profondo west, nella città californiana di San Francisco. Acquistato un carro ed un cavallo, nonno Brandi iniziò asportando rifiuti domestici porta a porta. Il suo guadagno? Cinque centesimi di dollaro al mese! Nel 1907, visto che gli affari iniziavano ad ingranare, la moglie ed i figli lo raggiunsero in America stabilendo così definitivamente la residenza di tutta la famiglia nel grande Paese nordamericano. I figli crescevano nel nuovo continente, integrandosi progressivamente in quella città in forte sviluppo.

Il padre di Bob conobbe e sposò una ragazza dalle origini slovene. La coppia ebbe due figli, il nostro Robert, nato nel 1942 e Thomas, affermato avvocato di San Francisco. In Slovenia Brandi ha tutt’oggi dei cugini e non manca estate che il nostro Bob non colga l’occasione per incontrarli. La lingua usata per comunicare con i parenti sloveni? Semplice! Un bel italiano che non dimentica mai di ripassare nemmeno quando è nella sua California. La famiglia Brandi, come quella di molte famiglie statunitensi, ha una componente internazionale importante: all’Italia ed alla Slovenia, come detto, sono legate le sue origini alle quali si aggiungono quelle irlandesi della bella moglie Madgie.
A San Francisco intraprese tutta la carriera scolastica fino ad arrivare a laurearsi in Scienze Motorie. Nel sistema scolastico statunitense lo sport è una materia considerata alla pari di tutte le altre e questo permette ai giovani di conoscere ed imparare tutte le discipline sportive. Solo in età adolescenziale poi faranno una scelta definitiva. I ragazzi che arrivano al College alla mattina seguono le normali lezioni previste dal piano di studi prescelto mentre nel pomeriggio, tutti i pomeriggi, si allenano per lo sport preferito.

E’ per questo motivo che gli Stati Uniti sfornano continuamente talenti ad altissimo livello un po’ in tutte le discipline, talenti che molto spesso si rivelano atleti polivalenti di ottima qualità. Ricordiamo, uno su tutti, Deion Sanders capace di giocare per diverse stagioni, da professionista, contemporaneamente nella National Football League e nella Major League Baseball, unico uomo ad aver disputato sia il Super Bowl  che  le World Series! Anche il nostro Robert di polivalenza sportiva ne sa comunque qualcosa visto che iniziò a giocare a baseball all’età di 8 anni e successivamente, alle scuole superiori, praticò anche il football per tornare all’amato baseball nel periodo del college dove, negli anni ’60, giocò per San Francisco State University. Una volta laureatosi, iniziò ad insegnare matematica ed educazione fisica in una scuola superiore e contemporaneamente intraprese anche la carriera di allenatore di baseball diventando inoltre coach, per circa 16 anni, di football americano. Lo sport, Bob Brandi, l’ha scritto nel DNA tanto che da una quarantina d’anni è anche arbitro di basket. Ma non è tutto. Lui infatti è anche un grandissimo appassionato di golf tanto che anche quando si trova a Rovigo frequenta assiduamente il nove buche cittadino.

Una volta arrivato alla pensione, decise di mettere a disposizione la sua lunga esperienza di allenatore e nel 1993 si trasferì per tre mesi in Inghilterra dove allenò alcuni team di baseball. Ma si sa che per i sudditi di sua Maestà la Regina Elisabetta II il gioco con mazza e palla preferito è il cricket e non certo il baseball e quell’esperienza si rilevò, pertanto, piuttosto deludente. La vera occasione gli si presentò l’anno successivo, quando arrivò per la prima volta in Italia al seguito di un altro coach d’oltre oceano, Bill Holmberg. Brandi e Holmberg, per due campionati consecutivi, allenarono il Godo nel campionato di serie A2 togliendosi diverse soddisfazioni. Poi, per tre stagioni, l’esperienza nel “Belpaese” si interruppe fino al 1999 quando il richiamo della terra dei nonni si fece più forte riecheggiando da Rovigo dove c’era una Società che aveva grosse ambizioni per il futuro, soprattutto per quanto riguardava il rilancio dei settori giovanili.

Da quel momento la collaborazione con il Baseball e Softball Club Rovigo non si è più interrotta. Per quattro mesi l’anno, Bob Brandi, ha lavorato in Polesine seguendo i lanciatori di tutte le categorie: dalle giovanili alla serie A. Molti dei ragazzi che fanno parte oggi del gruppo della prima squadra sono cresciuti sotto i suoi occhi, seguendo i suoi preziosissimi consigli. L’ha sempre sostenuto e non si stancherà mai di ripetere che la sua più grossa soddisfazione e quella di vedere, di anno in anno, i grossi miglioramenti ottenuti dai suoi lanciatori. Secondo Brandi, se questi giovani atleti fossero nati negli U.S.A., con i metodi di allenamento e la possibilità di misurarsi tutti i giorni sul “diamante” diventerebbero di certo tutti degli ottimi pitcher in grado di fare la differenza nel nostro campionato e non solo.

Nel suo lavoro è sempre stato un perfezionista ed ha sempre seguito con attenzione l’allenamento dei suoi atleti con i quali è sempre stato prodigo di consigli. Acuto osservatore, sa cogliere e correggere gli errori dei suoi ragazzi portandoli progressivamente ad ottimi livelli di rendimento. Si ritiene molto soddisfatto dell’esperienza rodigina ed un po’ di Rovigo se l’è sempre portato anche a San Francisco tanto da proseguire le belle abitudini apprese nel capoluogo polesano come quella, ad esempio, di iniziare la giornata con una bella tazza di cappuccino all’italiana fatto con la moka portata appositamente negli States dall’Italia.
Quando tornava in California si dedicava completamente alla sua numerosa famiglia composta dalla bellissima moglie, dalle altrettanto bellissime quattro figlie e dai vari nipotini. Peccato solo che un destino crudele qualche tempo fa, proprio nell’ultimo giorno dell’anno, l’abbia privato dell’affetto e del sorriso del piccolo Joe strappato per sempre ai suoi cari ed a nonno Bob da un terribile male incurabile. Una brutta tegola caduta sulla testa di questa bella ed unita famiglia alla quale non può che andare il lungo e caloroso abbraccio della grande famiglia italiana di coach Bob Brandi: quella del Baseball e Softball Club Rovigo.

Mancherà il caro Bob ai suoi lanciatori e mancherà a tutta la Rovigo sportiva. Di lui però resteranno sempre le parole che annotai qualche tempo fa nel corso di un’intervista, parole che ci fanno ben apprezzare la filosofia del baseball:«Il bello del baseball – mi disse coach Brandi - è la sua imprevedibilità. Ogni momento di gioco è decisivo. Ogni piccola distrazione può compromettere il risultato irreparabilmente. Basta prendere ad esempio le partite del campionato di serie B. Notoriamente, ogni giornata, si gioca su due match e si può tranquillamente notare che la squadra che magari vince alla mattina con largo risultato, può essere sconfitta con altrettanto divario nella partita pomeridiana. Eppure, squadre e giocatori, sono sempre quelli! This is baseball, I live for this!» Gli mancherà Rovigo, la sua organizzazione, la sua gente. Non rimpiangerà invece le lunghe trasferte in pulman, le centinaia di chilometri macinati, magari, dopo un’alzataccia all’alba. A questo potrà rinunciare volentieri Mr. Brandi.
Il prossimo anno l’ILCEA BSC Rovigo affronterà il suo secondo campionato di serie A, il primo senza il suo pitching coach. Quando arrivò nel 1999, il campionato era quello di serie C1 e fu subito promozione alla serie B. Da allora Bob ha ottenuto molte altre soddisfazioni con il baseball rodigino, quelle più evidenti sono certamente la promozione in serie A dello scorso anno e l’aver cresciuto due lanciatori del calibro dei fratelli Enrico e Filippo Crepaldi: il primo titolare inamovibile ed il secondo futura promessa del baseball rossoblu ed azzurro, come sta dimostrando con la nazionale Juniores nella quale milita da diversi anni.

Anche i vari Rondina, Ferrari ed i giovanissimi Marangoni e Boniolo devono molto a “nonno” Bob. L’anno prossimo tutti loro saranno molto più soli senza i preziosi suggerimenti del grande coach californiano. Quello che avranno appreso in tutti questi anni però non lo dimenticheranno mai e se dal monte rivolgendo lo sguardo oltre casa base, dove la rete di recinzione separa il pubblico dal “diamante”, incroceranno quello sorridente del loro pitching coach tornato dall’America, da turista in Polesine, per vedere i progressi delle sue “meravigliose creature”, i loro occhi si illumineranno come piace a lui. Sarà il segnale che, ancora una volta, avranno capito quello che voleva trasmettere.
See you soon coach Brandi!

EXTRATIME by SS/ La foto dedica iniziale vede Bob Brandi ‘attento’ in panchina. Quindi la fotogallery mostra la Conferenza Stampa 2008 con , da sx,  Robert Brandi, Alberto Cué Suarez, Rodolfo Parra Contino, Oriello Perosa e Gianfranco Vigato. Invece nella foto – tavolata ci sono, da sx, Dennis Peters, Jason Majella, Chris Carbonaro, Bob Brandi e Lucio Taschin. Poi la fotogalley si sposta sul ‘diamante’ e allora ecco lo staff tecnico all’opera, con da sx, Brandi, Reinoso, Taschin e Sera in ‘poker tattico’. E per quanto riguarda il suo ruolo di pitching coach ecco in sequenza  le tre foto gentilmente concesse dall’amico Giorgio Achilli e fatte al momento dell’intervista by Raffaello Franco. Infine proponiamo Bob Brandi ‘consigliere’ di Enrico Crepaldi e poi abbracciato al dirigente Vincenzo Borella. Insomma ci ricorderemo di Bob Brandi come di coach Sera, che ho fotografato assieme. L’ultimo flash è un kit di Bob Brandi double face ‘concentrato e sorridente’, come ci piace ricordarlo pensando al ‘diamante’ e all’amicizia >>.



Raffaello Franco
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