Sambenedettese my secret…/ Ho incontrato Piero pronipote del figlio illegittimo di Garibaldi e ho fotografato stadio “Fratelli Ballarin” (in disuso) nel ricordo del Grande Torino e del tragico incendio del 7 giugno 1981…
Non era previsto questo focus panoramico sul Mondo Sambenedettese, tra Calcio e Storia di vita , dall’amarcord Garibaldi del paese Alto all’amarcord calcistico con lo stadio “Fratelli Ballarin” in primo piano anche per fatti extracalcio.
Ma la ‘casualità’ ha cambiato le carte in tavola, sia perché sono appena andato una settimana al mare a San Benedetto del Tronto e sia perché questo sito www.polesinesport.it non è soltanto del sottoscritto Sergio Sottovia , ma lo considero da sempre un laboratorio di idee by Friends.
Idee che non vanno mai in …ferie, ma erano con me anche perché l’amico Roberto Giannese mi ha agganciato per una lunga intervista andata in onda su Radio Kolbe ( vedi You tube) sugli Europei 2020 appena vinti dall’Italia di Mancini e sul mondo Tennis italiano tornato in auge grazie alla finale di Matteo Berrettini protagonista a Wimbedon contro l’imbattibile Djokovic.
Ma anche perché tutto il bagaglio ‘storico’ già pubblicato sul sito, era comunque nella mia testa, per cui gli ‘incontri’ occasionali che ho avuto a San Benedetto del Tronto sfondavano una porta aperta nel mio vaso di pandora targato PolesineSport & Friends: tra questi Davide Bovolenta e Nicoletta Perini ‘nipoti’ dei fratelli Aldo e Dino Ballarin entrati nella Storia e nella leggenda col Grande Torino e ai quali è stato intestato lo storico stadio di San Benedetto del Tronto che …perciò ho voluto andare a visitare e fotografare perché è in disuso dal 2018 e perché destinato a scomparire per le solite esigenze di trasformazione immobiliare della città marchigiana.
Perciò , quando sono andato in bicicletta con G.A, di Bottrighe alla scoperta del sacro e del patrimonio storico-turistico della città di San Benedetto ho fatto le solite visite doverose ad alcune chiese e al Duomo ( Basilica per autorizzazione del Vaticano) , al porto, al Museo e agli impianti sportivi del tennis, staccandomi infine dal lungomare per salite in alto, cioè a San Benedetto Alto, praticamente il Paese da dove poi si è sviluppato il sottostante porto e lungomare adriatico con tutte le sue implicazioni turistiche di una cittadina ormai di 50/mila abitanti.
E allora , prima di documentare in calce con specifiche Appendici flash l’importanza storica di San Benedetto del Tronto secondo il vangelo work in progress di wikipedia, voglio onorare ancora una volta la memoria dei “Fratelli Aldo e Dino Ballarin” , oltre che in fotogallery , anche con un ‘reperto giornalistico sambenedettese’ che racconta il tragico incendio dello Stadio Fratelli Ballarin ricordando anche la raccolta fondi destinata a tutti gli ustionati di quel maledetto incendio datato giugno 1981, proprio mentre stava per iniziare la partita Sambenedettese – Matera che valse la promozione in Serie B.
Ma la pubblicazione di questo ‘articolo’ sullo Stadio “Fratelli Ballarin” ha una sue esegesi particolare che voglio raccontarvi anche perché mi permette di onorare la storia del Paese Alto e del “Giornale del Circolo dei Sambenedettesi” intitolato “LU CAMPANO” “ cioè la Torre simbolo della città perché ne ha fatto la Storia del paese il cui nucleo è sorto attorno a una chiesa che avrebbe ospitato le spoglie di San Benedetto martire, , non il San Benedetto da Norcia ma il soldato romano martirizzato nell'antica Cupra (poi Cupra Marittima).
Insomma da cosa nasce cose, anche per il sottoscritto e per questo sito www.polesinesport.it , perché , mentre fotografavo una lapide marmorea dedicato alla ospitalità in ‘quella casa’ di Giuseppe Garibaldi in viaggio per Mentana per la nota "Questione Romana" , si è presentato un Signore che stava entrando proprio in quella casa.
Per farla breve e passando alla aneddotica storica, col Signor Piero Di Salvatore ( che vedete in foto poster dedicata a tutto il neo Eletto nuovo Consiglio Direttivo del “Circolo dei Sambenedettesi”) abbiamo parlato …di tutto un po', ed ha confidato una sua confidenza credibile per la quale i suoi nonni riconducevano la sua nascita a…Giuseppe Garibaldi e ad una notte d’amore proprio in quella casa , per cui proprio Pietro poteva considerarsi discendente, seppur illegittimo dell’Eroe dei due Mondi.
Mettiamoci anche che di questi tempi San Benedetto del Tronto va ad identificati in …Due Mondi, vista la doppia identità Mare tra Porto d’Ascoli e Dintorni e Monti nel Paese Alto, e allora a questo punto basta ricordare che poi è nata come ultima asorpresa l’abbinamento tra Stadio Fratelli Ballarin ( incendio compreso) e prossima inaugurazione a Chioggia del Museo Aldo e Dino Ballarin nelle leggenda col Grande Torino.
Sì perché Davide Bovolenta, nipote di Dino Ballarin, il giorno dopo che sono tornato da San Benedetto mi ha segnalato che su “Tuttosport” c’era una pagina speciale dedicata proprio al nascituro Museo Ballarin & Grande Torino che sarà inaugurato a breve dal Comune di Chioggia.
E allora chiudiamo in nostro ‘viaggio-incroci’ a San Benedetto del Tronto segnalando che anche al riguardo della storia dei Fratelli Aldo e Dino Ballarin sono significative le immagini che ho scattato nella cittadina delle Marche.
Ancor più se si pensa che alcuni giorni dopo e a margine della storia raccontata qui su www.polesinesport.it e dedicata ad Alice Fracassetto , vice campionessa d’Europa 2021, il già citato mio amico ‘superfotografo’ di storie e di vita Roberto Giannese ( da Lusia come la Fracassetto) mi ha mandato questo messaggio PS:<< Stadio di San Benedetto del Tronto che vorrei andare a fotografare in quanto abbandonato e purtroppo come tu ben sai teatro di una triste tragedia…>>
Ecco perché, anche per gli amici Davide Bovolenta e Roberto Giannese, grandi promoter di Sport & Valori, ho pubblicato oltre che pro tutti lettori di questo sito www.polesinesport.it, il seguente reportage ‘interdisciplinare’ giusto perché , come direbbe il poeta Rafael Alberti – ‘la vita amico è l’arte dell’incontro’.
PRIMA APPENDICE FLASH STORY ( di Gino Trioli , presidente de “Lu Campanò” – Giornale del Circolo dei Sambenedettesi, maggio-giugno 2021)/ GLI ANNI OTTANTA: TRA DRAMMI CITTADINI E RINASCITA : L’INCENDIO DELLO STADIO “FRATELLI BALLARIN IN DATA 7 GIUGNO 1981 ( Quando stava per iniziare la partita Sambenedettese – Matera)
….Eravamo rimasti alla nuova funzione culturale del Paese Alto che nei primi anni ’80 riassume un ruolo di centro storico da vivere attraverso l’arte e lo spettacolo (Agostinpiazza).
Proprio in quell’anno la strage di Bologna sembra voler togliere all’Italia intera la voglia di ritornare a vivere le piazze e i luoghi della socialità. Un paese, l’Italia, ancora difficile, non uscito del tutto dalla notte infinita che il terrorismo gli aveva riservato.
Il 7 giugno del 1981 un’altra sciagura funesta San Benedetto con quella che, da giornata festosa, si trasformò improvvisamente in tragedia. Lo stadio Ballarin proprio nel giorno della celebrazione della vittoria in campionato che vedeva la Samb salire in B, mentre stava per iniziare Samb – Matera , vede svilupparsi un incendio le cui conseguenze saranno due giovani ragazze morte e tantissimi feriti. La città attonita sembra non credere a ciò che è accaduto, frutto di qualche superficialità ma drammaticamente vero.
Il Circolo dei Sambenedettesi cercò di reagire a questa immane tragedia attivandosi per una raccolta fondi i cui proventi andarono alle famiglie Bisirri e Napoleoni e a tutti gli ustionati….
SECONDA APPENDICE FLASH STORY ( di L.D.R. – by Mass Media, ottobre 1982)/ LA SOTTOSCRIZIONE PER GLI USTIONATI DEL “BALLARIN”
Con il contributo versato dall’Azienda di Soggiorno di San Benedetto del Tronto e con il ricavo ottenuto dalle opere donate da numerosi artisti e vendute con la generosa collaborazione della Galleria Manzoni nella persona del Dottor Montiglia, che da queste colonne ringrazia anche a nome delle famiglie degli ustionati, il Comitato di Solidarietà Sambenedettese, costituitosi presso il Circolo dei Sambenedettesi il 5/9/1981 sotto la presidenza dell’Avv. Temistocle Pasqualini e con la collaborazione del Comitato Esecutivo composto dai Signori Dott. Donato Carella, Dott. Mario Spalazzi, Dott. Raffaele Carini, Rag. Lorenzo Di Buò, Cav. Vincenzo Breccia, Dott. Pietro Merlini, Cav. Vincenzo Liberati ed altri esponenti, ha chiuso le sottoscrizioni a favore degli ustionati di quel tragico 7 giugno 1981 allo Stadio “Fratelli Ballarin” distribuendo, in data 10.10.1982, le ultime somme disponibili.
PERTANTO IL RIPARTO FINALE DELLE SOMME RISULTA COSI’ DISTRIBUITO : Agostini Fernando Lire 145.000; Albertini Enrico 1.325.000; Albertini Gianfilippo 18.885.000; Basili Fabrizia 3.137.000; Benigni Claudio 150.000; Bruni Livia 10.540.000; Ciccioli Luigi 301.000; D’Angelo Giovanni 205.000; Di Biagio Luciano 105.000; Di Pilla Stefano 15.420.000; Feliziani Angelo 361.000; Felicetti Silvano 50.000; Ferri Albano 9.279.000; Fiscaletti Nicola 1.325.000; Lelli Ferdinando 10.220.000; Mascitti Ermanno 155.000; Massetti Alberto 4.681.000; Merlettini Antonio 1.940.000; Nardini Ombretta 1.228.000; Pellicciotti Eliseo 11.040.000; Piergallini Primo 100.000; Plebani Manuela 80.000; Travaglini Adelchi 155.000; Reginelli Luigi 3.252.000; Famiglia Bisirri 5.256.000; Famiglia Napoleoni 7.940.000. PER UN TOTALE DI LIRE 107.275.000.=
Il contributo di Lire 5.000.000 che era stato preannunciato dalla Società Ascoli Calcio non è stato versato, mentre il Cav. Costantino Rozzi ha effettuato il versamento di Lire 1.000.000 a titolo personale.
A conclusione della attività svolta il Comitato di Solidarietà Sambenedettese e il Circolo dei Sambenedettesi ringraziano quanti hanno voluto aderire all’iniziativa volta ad alleviare in qualche modo le sofferenze delle famiglie colpite da quel tragico incendio.
TERZA APPENDICE STORY ( by wikipedia) / SAN BENEDETTO DEL TRONTO
GEOGRAFIA FISICA/
San Benedetto del Tronto sorge sulle rive del mare Adriatico e posta a circa 28 km ad est da Ascoli Piceno. L'abitato originario si sviluppò su un modesto rilievo a poca distanza dal mare, dove vi è l'antico nucleo urbano denominato "Paese alto", ai piedi del quale si sviluppa, lungo il corso del torrente Albula, l'abitato della parte più recente denominata la "Marina". Con la forte espansione urbanistica, avutasi fra gli anni sessanta e settanta, ha avuto un incremento dell'area urbana estesa tra i fiumi Tesino e Tronto.[8]
Territorio
È il comune litoraneo più meridionale delle Marche.[4] I confini naturali a sud (fiume Tronto) e a est (mare Adriatico) sono ben definiti mentre a nord e a ovest non sono altrettanto identificabili. L'elevata espansione urbana nel territorio stretto tra mare e collina non permette una lettura facile dei limiti dell'abitato. Il territorio comunale si sviluppa per 25,31 km² e ha conformazione di collina litoranea, con un livello di altitudine compreso fra 0 e 283 m s.l.m. in contrada Barattelle,[4] si estende per 9,3 km lungo la costa del Medio Adriatico, di cui 1,7 km nell'area naturale protetta della Sentina. È il comune più popoloso della Provincia di Ascoli Piceno e con maggiore densità di popolazione della regione Marche.[9][10] I confini amministrativi sono a nord con Grottammare, ad ovest con Acquaviva Picena e Monteprandone e a sud con Martinsicuro.[4]
…. OMISSIS…
Alluvioni
La zona del comune di San Benedetto è soggetta ad alluvioni, negli ultimi decenni il territorio ha subito ingenti danni e distruzione.[19]
Alluvione di Porto d'Ascoli del 1897 — Il 24 Ottobre le piogge gonfiarono il Fiume Tronto, dopo ore di abbondanti piogge cadute ruppe gli argini, riversando il flusso del fiume per le strade della località Porto d'Ascoli, all'epoca frazione del comune di Monteprandone, causando ingenti danni agli edifici e alle infrastrutture.[19]
Alluvione di San Benedetto del 1898 — A distanza di pochi mesi dall'alluvione che colpì la località di Porto d'Ascoli, il 24 luglio il torrente Albula esondò, le piogge portarono a gonfiare le acque del torrente nella zona rurale di San Benedetto, dove la forza delle acque ruppe il ponte che divenne una vera e propria diga, causando danni irreparabili agli edifici e alla vecchia chiesa Santa Maria della Marina oggi Cattedrale di Santa Maria della Marina.[19]
Alluvione di San Benedetto del 1970 — Il 15 ottobre a seguito di un violento e prolungato nubifragio, le acque del torrente Albula tracimarono dal suo alveo e causarono gravi danni alla città. L'esondazione dell'Albula causò la morte di un cittadino, che cercava di salvare il suo allevamento, e decine di feriti. A seguito di questi eventi l’asta fluviale che scorre nel territorio locale è stata cementificata con innalzamento degli argini.[20][21][22]
Alluvione di Porto d'Ascoli del 1992 — Il 10 aprile dopo le incessanti piogge, che colpirono tutta la zona della provincia di Ascoli Piceno, ci fu l'esondazione del fiume Tronto, la località di Porto d'Ascoli fu completamente inondata, colpendo in particolar modo i quartieri Sentina, Porto d'Ascoli Centro e Ragnola.
I danni furono molto gravi, numerose fabbriche, negozi e abitazioni di Porto d’Ascoli furono sommerse dall’acqua.[23][24]
Fiumi e torrenti
Fiume Tronto
Torrente Albula
Torrente Ragnola
Torrente Acquachiara
Origini del nome
Nel corso dei secoli sono stati utilizzati vari toponimi per il centro abitato, da San Benedetto in Albula a San Benedetto nella Marca. Nel 1862, per distinguerla dalle altre località omonime del neonato Regno d'Italia, la città fu denominata ufficialmente San Benedetto del Tronto. Il nome ha origine da un santo, il martire Benedetto. Vissuto al tempo di Diocleziano, Benedetto era un soldato romano dislocato nel presidio militare alla difesa della città di Cupra Marittima.[25]
Essendosi rifiutato di abiurare la fede cristiana e di riconoscere gli dei pagani, fu martirizzato sul ponte del torrente Menocchia il 13 Ottobre del 304 d.C.. Dopo essere stato decapitato il suo corpo fu gettato in mare.
La leggenda narra che in mare la testa non si sia separata dal corpo, e che le sue membra siano state trasportate verso sud grazie all'aiuto di alcuni delfini, che le hanno trasportate fino ad adagiarle sulle spiagge prospicienti all'odierna San Benedetto. Qui il corpo del martire sarebbe stato trovato da un contadino, che dopo aver chiamato aiuto ha caricato i resti del santo su un carretto trainato da buoi. Questi avrebbero trainato il carro fin sopra un colle poco distante dalla costa, dove Benedetto è stato finalmente sepolto. Sul luogo sarebbero sorte poi una cappella e una Pieve, attorno alla quale si è sviluppato il primo nucleo urbano, fino alla costruzione nel XVIII secolo dell'attuale Abbazia San Benedetto Martire.[26]
STORIA
ORIGINI/ San Benedetto (IV secolo), il Santo patrono della città
Si sa poco sulle origini di San Benedetto del Tronto. Tradizionalmente vengono fatte risalire al XII secolo, ma dei ritrovamenti archeologici avvenuti nell'estate 2011 hanno messo in discussione l'origine medievale della città. A seguito di alcuni scavi nel Paese Alto sono stati rinvenuti molti reperti risalenti a epoca romana,[27] .
Tra cui una vasca, un mosaico di tessere bianche con cornici nere e un angolo di muro di un edificio con affreschi parietali di colore rosso tipici della fase decorativa romana risalente all'età neroniana o flavia, databili fra la prima metà del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C..[28]
L'origine romana della città era già stata ipotizzata in passato, senza però alcun riscontro concreto: si riteneva che fosse sorta sul sito dell'antica città di Truentum (fondata dall'antico popolo dei Liburni), poi ribattezzata Castrum Truentinum, identificata oggi con il sito archeologico scavato alla foce del Tronto nel comune di Martinsicuro.
Non si hanno tuttavia ancora certezze sulle reali origini della città. In attesa di ulteriori studi sui ritrovamenti, si continua ad accreditare l'ipotesi di un nucleo sorto attorno a una chiesa che avrebbe ospitato le spoglie di San Benedetto martire, soldato romano martirizzato nell'antica Cupra (poi Cupra Marittima). Del nucleo abitativo di San Benedetto, definito come Plebs Sancti Benedicti in Albula dal nome del santo protettore e titolare della chiesa omonima, nonché del torrente che tuttora l'attraversa, si hanno tracce dall'anno 998 in un atto relativo all'investitura del beneficio dei SS. Vincenzo e Anastasio in territorio di Acquaviva Picena da parte di Uberto, vescovo di Fermo.
Nel 1105 Papa Pasquale II conferma il monastero di San Benedetto al Tronto a Oderisio, abate di Montecassino[29] e di nuovo nel 1112, con altra bolla inviata al nuovo abate cassinense Gerardo[30].
Il primo significativo mutamento insediativo si ha nel 1145 quando i signori Azzo e Berardo di Gualtiero ottennero l'autorizzazione dal vescovo Liberto di Fermo a realizzare un castrum sul colle ove sorge la pieve, pur nel rispetto delle pertinenze di questa.
MEDIOEVO/ Oggetto della rivalità tra le città di Ascoli e Fermo, San Benedetto fu per secoli aspramente contesa delle due rivali. Nel 1463 Fermo dette incarico al frate Giacomo della Marca di pronunciarsi quale arbitro nella questione e risolvere le secolari controversie fra le due città. Frate Giacomo della Marca il 3 luglio 1463 emise il suo giudizio assegnando i territori meridionali di S. Benedetto, compresi tra il torrente Ragnola e il Tronto, a Monteprandone, garantendo agli ascolani uno sbocco strategico al mare; inoltre annetté alla giurisdizione di Monteprandone il Montecretaccio, sotto il quale si sarebbe dovuto costruire l'omonimo porto (Porto d'Ascoli), ma la cui realizzazione non avverrà mai.
Nel 1478 un'epidemia di peste, forse portata da turchi, devastò il territorio di San Benedetto decimando la popolazione; gli effetti furono tanto devastanti che nel 1491, essendo il paese rimasto pressoché disabitato, su iniziativa del municipio di Fermo (che all'epoca ne deteneva la giurisdizione), venne deciso di dare facoltà ad alcuni profughi imolesi di stabilirvisi, concedendo loro terreni in enfiteusi.
SOTTO LO STATO PONTIFICIO/ Saccheggi e devastazioni a varie riprese caratterizzano anche il XVI secolo per cui il paese, seppure di importanza strategica, non riuscì a svilupparsi se non dopo aver riacquistato un po' di tranquillità. È del 1615 la testimonianza di una prima espansione fuori dalle mura, verso il mare, con la costruzione di una chiesetta dedicata alla Madonna della Marina in corrispondenza del luogo dove oggi è situata piazza Cesare Battisti in prossimità del vecchio Palazzo Municipale. Costruita sul litorale deserto lungo la via Litoranea sulla direttrice che dalla Porta Sud conduceva alla spiaggia, fuori delle mura del borgo antico, fu stimolo per la popolazione a scendere in marina.
Nel giro di pochi anni cominciarono a sorgere dei magazzini rudimentali e casupole in cui i pescatori depositavano gli attrezzi da pesca. Parzialmente distrutta dall'inondazione del torrente Albula del 6 luglio 1898, per i danneggiamenti subiti fu chiusa al culto e demolita l'anno seguente, ma non si spense nel popolo sambenedettese la devozione alla Madonna del Mare e una nuova chiesa venne costruita. Nel Museo di Arte Sacra di San Benedetto del Tronto è conservata un'epigrafe in latino del 1615, a memoria della fondazione dell'antica chiesetta.
L’OTTOCENTO / Scorcio di viale "Secondo Moretti", oggi rappresenta il vero centro cittadino, strada intitolata all'ex sindaco di San Benedetto del Tronto (1871-1882).
Lo sviluppo demografico del Castro Sancti Benedicti e, successivamente al 1860 con Regio Decreto, di San Benedetto del Tronto, non può che rassomigliare a quello di tanti altri centri rivieraschi dell'Adriatico, ove svolgono un ruolo determinante le immigrazioni (rese necessarie per il ripopolamento sul finire del XV secolo e proseguite fino ai giorni nostri in modo significativo), le incursioni e le catture barbaresche, i rapporti con le popolazioni transadriatiche, le epidemie, le successive e massicce emigrazioni in altri luoghi dell'Italia e all'estero, talune con caratteristiche specifiche legate ai mestieri del mare.
San Benedetto, attraverso questi fenomeni, appare come una vera e propria “testa di ponte” ove si approdava con le barche o si giungeva dai paesi dell'interno e ci si stanziava, magari per ripartire per altri lidi, ma sempre lasciando tracce di quegli apporti demografici. Ciò è particolarmente significativo dal XVIII secolo, quando la pesca fa da motivo di attrazione e la viabilità costiera, resa più agevole e sicura, ne fa uno snodo tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli.
Il XVIII secolo è il secolo nel quale la popolazione sambenedettese inizia a uscire dal sovraffollato quartiere Castello dopo aver invaso con le nuove costruzioni lo spazio di rispetto delle mura fortificate e talvolta scavalcate queste verso i giardini sottostanti, accompagnato dall'espansione lungo e al di sotto della strada “Lauretana” (poi statale 16) indi dei "paiarà" (toponimo del primo insediamento sviluppatosi sulle terre sottratte al mare, che deve il proprio significato da quelle case costruite con paglia impastate con argilla).
Il restante territorio della marina è ancora inabitabile a causa degli acquitrini che vi si sono formati con il ritirarsi della costa e la campagna vede solo rare case coloniche. In prosieguo di tempo, con la relativa conquista e bonifiche delle terre alla marina, buona parte delle circa 5 000 anime che costituivano la popolazione sambenedettese nel 1850, abitavano già nella loro maggioranza nel quartiere Marina che arricchiva la nomenclatura delle contrade portandola da nove a dodici.
Sono soprattutto i pescatori, i calafati, gli sciabicotti, i pescivendoli e i facchini di marina che per una maggiore comodità professionale si insediano al di sotto della Strada detta Lauretana.
Il centro sociale, civile e di conseguenza economico non è più individuabile all'interno delle mura del Castello, ove la maggior parte dei residenti ora sono pochi artigiani con le loro botteghe, i benestanti, e alcuni possidenti agricoli. Qualche marinaio abita ancora nel quartiere Castello, ma ciò rappresenta un'eccezione rispetto alla maggioranza che occupa lo spazio sotto le mura orientali.
Nel 1763 ci fu il primo intervento urbanistico organizzato a cura dell'ing. Paglialunga di Fermo, nel 1851 la cittadina contava appena 5 351 abitanti (censimento dello Stato Pontificio). Nel 1860 con l'invasione piemontese da parte dei Cacciatori delle Alpi la città passò dallo Stato Pontificio allo Stato Italiano. Nel 1863 la costruzione della linea ferroviaria adriatica costituì un passaggio storico per tutto il territorio. Negli stessi anni aprivano i primi stabilimenti balneari e l'amministrazione del sindaco Secondo Moretti delineò la vocazione turistica della cittadina[31] di San Benedetto. Risale al 1896 il regio decreto che concede a San Benedetto l'attributo del Tronto.[32]
Il NOVECENTO / Il vecchio incasato del “Paese Alto” dopo il bombardamento aereo del 27 novembre 1943
Liberazione di San Benedetto, l’entrata in città delle truppe alleate
Nel 1907 comincia la costruzione del porto peschereccio, il cui ultimo ampliamento è del 2000. Nel 1912 avviene il varo del primo peschereccio a motore in Italia, il "San Marco", su concezione del monsignor Francesco Sciocchetti.[33]
Nel 1928 con decreto ministeriale, San Benedetto otteneva il riconoscimento di Stazione di Cura, soggiorno e turismo, prima località balneare delle Marche e di tutta la costa adriatica.
Nel 1935, dopo molti tentativi avvenuti negli anni precedenti, un decreto regio annette Porto d'Ascoli, fino ad allora frazione di Monteprandone, ai territori della città per motivi di convenienza territoriale: San Benedetto infatti è in piena espansione, e necessita di spazio. Nel 1961 Porto d'Ascoli viene ufficialmente incorporata al nucleo urbano di San Benedetto: l'ISTAT, in occasione del X Censimento, la considera infatti parte integrante del capoluogo comunale e non più sua frazione; il centro conserva tuttavia una sua specifica identità, come quartiere.
Il 18 giugno 1944 dopo 144 bombardamenti aerei e sei cannoneggiamenti navali che hanno devastato la città nella seconda guerra mondiale, San Benedetto viene liberata.[34][35][36]
ARCHITETTURE STORICHE E MILITARI
Torre dei Gualtieri(o Torrione) — Più propriamente denominato "Mastio della Rocca" e più popolarmente noto come "Torrione" (lu Turriò o lu Campanò) è forse l'elemento più rappresentativo della città, spiccando dall'altura del Paese Alto a dominare l'intero abitato. Eseguita nell'ultimo ventennio del XV secolo a seguito di una ristrutturazione della cinta muraria dopo uno dei tanti conflitti tra Ascoli e Fermo presumibilmente dalla famiglia Gualtieri, la quale, verso l'anno 1145 iniziò la riedificazione del castello (sopra le rovine dell'antica pieve caduta in rovina per mano dei pirati turchi che depredavano le coste o per le invasioni barbariche) terminata circa ben tre secoli dopo con la costruzione di questa insolita torre dalla foggia così singolare.[38] Di altezza relativamente modesta (20 m), a pianta esagonale schiacciata, è interamente in laterizio, presenta un orologio sulla faccia rivolta verso mare e una merlatura superiore eseguita nel restauro del 1901 su progetto dell'architetto Giuseppe Sacconi. L'interno è suddiviso in quattro livelli forniti di copertura a volta (a botte cuspidata per i primi due livelli).[39]
APPENDICE FLASH STORY / SAMBENEDETTO DEL TRONTO E IL CALCIO : LA SOCIETA’ E LO STADIO FRATELLI BALLARIN
LA SOCIETA’
Aveva sede nel comune le società di calcio: Sambenedettese, militante nel campionato di Serie C, fondata il 4 aprile 1923, vanta 21 partecipazioni al campionato di Serie B; ha trascorso buona parte della propria storia in Serie C e Serie C1,[176] S.S.D. Porto d'Ascoli S.r.l. (Eccellenza) 2019-2020, Torrione Calcio 1919 (Seconda Categoria) 2019-2020, Agraria Club (Seconda Categoria) 2019-2020. Si svolge annualmente il Città di San Benedetto del Tronto, torneo di calcio giovanile.[177]
STADIO FRATELLI BALLARIN/ 13 000 pp. (in fase di demolizione dal 2018)
Inaugurato nel 1931, fu denominato campo sportivo del Littorio e nel 1949 ai fratelli Ballarin, calciatori del grande Torino, vittime della tragedia di Superga. Ha ospitato le gare casalinghe della Sambenedettese Calcio fino al campionato di Serie B 1984-1985; è attualmente inattivo.[206] Il 7 giugno 1981, poco prima del calcio d'inizio dell'incontro Sambenedettese-Matera, si sviluppò un incendio nella gradinata sud. L'incendio causò la morte di due ragazze. Vi furono inoltre 64 ustionati di cui 11 in gravi condizioni e un totale di 168 feriti.[207][208]
EXTRATIME by SS/Purtroppo a completamento di questo mio reportage dal titolo Sambenedettese my secret” devo segnalare “per la cronaca e per la storia…del mare di San Benedetto del Tronto, una doppia tragedia avvenuta in data 21 luglio 2021 sulla nota Riviera delle Palme, sintetizzando quanto scritto sui Mass Media sia cartacei che on line, dove peraltro troverete incongruenze sulla nazionalità del primo morto annegato.
Cioè El Bouraoui Mohammed , il 28enne marocchino arrivato una settimana prima dalla Tunisia e ospite a Rotella di un familiare che lavora in zona, purtroppo annegato in mattinata di fronte alla spiaggia di Porto d’Ascoli, dove si era concesso una giornata al mare.
Purtroppo la cronaca racconta che ” il giovane è stato visto da una donna tuffarsi dalla scogliera e non riemergere più” . E poi :<< Quando è partito l’allarme lo hanno cercato ovunque ma il ragazzo era evidentemente andati in difficoltà sul lato nascosto dei massi e la corrente lo ha trascinato diversi metri … E’ stato trovato più a Sud, all’altezza dello chalet Lido del Carabiniere, in fin di vita… Hanno tentato in ogni modo di rianimarlo, anche due soccorritori che si sono calati con il verricello dall’elicottero ( poi atterrato al porto turistico) , ma non c’è stato purtroppo niente da fare>> -
Purtroppo ho visto personalmente anche l’inutile intervento del Potes 118 con Eliambulanza e due soccorritori calatisi col verricello ( si vede anche nella fotogallery) , tra cui un medico rianimatore, ma nulla da afre anche per il cocktail di farmaci, defibrillatore, massaggio cardiaco: rianimatore e soccorritore hanno dovuto arrendersi.
Ma purtroppo mercoledì 21 luglio 2021 , come dicevamo, è stata una giornata nera per San Benedetto del Tronto , anche perché nella tarda mattinata è stata trovata morta annegata anche una donna 74enne, cioè Sandra Marenga originaria di Loano ( provincia di Savona).
Tra l’altro la donna ligure camminava in acqua assieme alla sua assistita , una donna non vedente, che ad un certo punto ha dato l’allarme. Pare che la Marenga sia stata colta da malore e sia caduta in acqua , probabilmente con la testa-bocca in avanti e quindi sia annegata, purtroppo non sentita e non vista dagli altri bagnanti in quel punto del lungomare.
A questo punto , passiamo all’Extratime classico, con le didascalie relative alle immagini proposte.
Così in cover partiamo con la Torre del ‘Paese alto’, cioè “Lu Campanò”, perché sa essere il simbolo della città di San Benedetto del Tronto e del news magazine , vioè il Giornale del Circolo dei Sambenedettesi, che perciò onoriamo anche in apertura di fotogallery direttamente con le prime “Cinque-Immagini-Cinque” che certificano il passaggio delle consegna tra il passato e il nuovo presidente , che vediamo anche insieme ai suoi due vice e al nuovo Direttivo con secondo in piedi da sx Piero ( lui mi ha detto di chiamarlo così e non Pietro) Di Salvatore, ma anche rende onore alla promozione in serie D della squadra di calcio “Porto d’Ascoli” oltre a ricordare la tragica giornata dell’incendio allo stadio “Fratelli Ballarin” riportando ( vedi in basso nella foto) l’articolo di giornale che citava tutti i nomi e gli importi raccolti in favore degli ‘ustionati’ di quella partita di cui vi abbiamo dato conto nella sopracitata Appendice news.
Tutto questo in prologo alle immagini che ho scelto tra quelle che ho scattato durante la visita allo stadio “Fratelli Ballarin” ormai in disuso e che vi propongo tutte senza alcuna modifica paint shop e che non hanno bisogno di specifiche didascalie perché …parlano da sole, compreso i fiori sotto il murales nel ricordo delle morti di Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni, nel muro esterno dello stadio, e le due foto sul muro interno dello stadio , con la corsa del giocatore con la maglia numero 3 verso la sua tifoseria entusiasta che mi rimanda…. ad Aldo Ballarin nella storia del Grande Torino con la mitica maglia numero 3 che poi sarà esposta prossimamente nel nuovo “Museo Aldo e Dino Ballarin - Grande Torino a Chioggia” grazie soprattutto all’impegno di tutti i familiari dei mitici Ballarin chioggiotti.
Insomma San Benedetto del Tronto - my secret ( nella Sambenedettese hanno giocato anche dei calciatori polesani) è una città tra Storia e Futuro, tra Paese Alto e lungomare ( dai bambini con gli istruttori all’elicottero dell’Elisoccorso) , come dimostrano le immagini che ho scattato ai luoghi più significativi, dal Porto al Museo del Mare fondato proprio da prof Gino Troli, all’Ospedale all’Università, ai turisti in spiaggia e in visita al centro dove le note statue fanno riferimento al Mondo antico dei Pescatori.
Oltre alle chiese più importanti , dal Duomo in città alle sedi vescovili anche nel Paese Alto , alla Piazza del Torriore e di quel “Lu Campanò” consegnatomi da Piero pronipote di Garibaldi che in foto sta parlando col mio amico ciclista davanti alla casa dove pernottò con …amore l’Eroe dei Due Mondi in viaggio nel gennaio 1849 per la battaglia di Mentana.
Un viaggio tra memoria e futuro che voglio mandare ai posteri con la foto finale notturna dedicata al Paese Alto e ai turisti in Piazza de “Lu Campanò”, tra sfondo chiesa (dove ho fotografato la lapide datata 1427già proposta) e sedi vescovili storiche illuminate
Sergio Sottovia
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