Silvano Biscuola, ‘nato’ con Maci Battaglini, poi 3 scudetti da ‘centro’ nel Rugby Rovigo. Quindi ‘allievo’ di Saby e miglior allenatore Triveneto


02/12/2010

Cinquant’anni di rugby ad alto livello! Questo il titolo by ‘rugby-man’ Raffaello Franco, dedicato a Silvano Biscuola. E questa è la sua relativa cronistoria.
BISCUOLA SILVANO – STORY
"Il quartiere di San Bortolo è quella zona di Rovigo che si estende dal cimitero al centro cittadino ed ancora dopo la guerra segnava il confine sud della città. Un tempo San Bortolo era periferia. Anzi, era già campagna. Era abitato dai contadini e dagli operai delle prime fabbriche, gente povera, semplice ed umile ma con nel cuore la voglia di lavorare e la volontà di riuscire a riscattarsi da una condizione di vita difficile.
Una Chiesa, dedicata a San Bartolomeo,  che dà il nome a tutto il quartiere. Di fianco il monastero degli Olivetani e davanti “il piazzale”, fatto di terra e qualche chiazza d’erba, circondato da piante ad alto fusto, due “casermoni”, una serie di casette piccole e semplici e tutt’intorno la campagna.
Da quei “casermoni”, alloggi costruiti e donati dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo all’Istituto Autonomo Case Popolari, usciranno dei ragazzi che diverranno famosi grazie alle loro straordinarie abilità. “Maci” Battaglini è uno di loro ed anche quando diventerà un rugbista famoso non mancherà mai di fare ritorno alle sue origini, per tornare al quartiere natale. Rientrato dalla Francia dove si era imposto e fatto conoscere come “le grand Batà”, raduna tutti i ragazzini del quartiere su “il piazzale” e mostra loro un pallone da rugby.

E’ la prima volta che vedono da vicino quella strana palla. “Il piazzale” veniva usato per giocare al pallone, inteso come calcio, ma mai si era giocato con un pallone dalla forma ovale. Quel gioco però piacque subito e molti di quei ragazzini rimasero folgorati da questo, per loro, nuovo sport. Così quel quartiere periferico, ben presto rivestì un’importanza enorme per lo sviluppo e la storia del rugby rodigino. San Bortolo fece per anni da serbatoio per la Rugby Rovigo. Oltre che i fratelli Battaglini, da quelle case uscirono i Bettarello, i Malosti, tanto per fare alcuni nomi, campioni di razza che hanno fattivamente costruito gli anni d’oro dei “Bersaglieri”, ragazzi nati, cresciuti e risiedenti nel quartiere di San Bartolomeo.
Tra di loro c’era anche Silvano Biscuola che dal giorno nel quale Maci gettò per la prima volta quella palla ovale su “il piazzale”, farà del rugby la propria ragione di vita. Silvano, ha anche un fratello più vecchio di nome Luciano, detto “Jajà” con il quale, negli anni seguenti, costruirà una coppia difficilmente contenibile dagli avversari. Silvano è più centro mentre Luciano è un mediano di mischia naturale ma spesso gioca anche lui nel ruolo di trequarti centro.

Silvano Biscuola, debutta con i “Bersaglieri”, in serie A, nella stagione 1959/1960. Ha appena 18 anni, ma si è già fatto un’esperienza in giovanile mettendosi in mostra nella “Coppa Cicogna”, l’unico campionato giovanile disputato all’epoca, campionato che faceva da anticamera alla prima squadra e preparava i giovani, dai 16 anni in su, per giocare in serie A. In prima squadra regnava un po’ di sano nonnismo e Silvano si trovò così a portare la sacca delle maglie ed il borsone delle scarpe. Per il giovanissimo Biscuola fu comunque un’emozione grandissima poter esordire con l’allenatore Giordano Campice nella squadra nella quale giocavano personaggi del calibro di Vallini, Sartori, Belinazzo, Raisi, Laurenti, Baratella e Bordon, il famoso “Biso” che era l’idolo del “bocia” Silvano.
E’ un giocatore geniale e veloce, molto veloce. Proviene dall’atletica leggera, specialità 80 e 100 metri piani. Il suo punto debole si trova solo nei placcaggi. Oddio! Placcare quando serve placca, ma non è un mastino come il fratello “Jajà” vero terrore per gli avversari. Silvano comunque mette a disposizione della squadra tutti i suoi numeri contribuendo con otto mete, in 55 incontri disputati, a vincere ben tre scudetti, titoli conquistati uno dietro l’altro nel periodo 1962-1964. Gli scudetti sono tutti belli, anche se il primo è quello che Silvano ricorda ancora oggi con maggior piacere. Era molto giovane nel 1962 e già poteva assaporare una gioia così immensa. Quel tricolore arrivò grazie all’ottima intesa che regnava nella squadra che era legata da grande amicizia anche perché erano davvero tanti i giocatori provenienti dal famoso quartiere di San Bortolo. Quel tricolore fu più uno scudetto vinto dal quartiere che dalla città.
Nell’anno dell’esordio in serie A, ricevette anche la convocazione nella selezione del Triveneto. Fu purtroppo un’esperienza di breve durata e poco felice, sfociata in un feroce diverbio avuto con l’allenatore Zucchello, diverbio scoppiato durante il primo allenamento svolto con la selezione al “Tre Pini” di Padova. Quell’episodio gli segnò per sempre la carriera tanto che da allora non fu più convocato, né con la selezione regionale e nemmeno con la Nazionale giovanile. Purtroppo, nel corso di un’azione di gioco, aveva “pestato” i piedi ad uno dei “cocchi” di Zucchello e non gliela fecero passare liscia. Spesso però capita che la vita riservi, ad ognuno di noi, una seconda chance ed anche per il nostro Silvano Biscuola l’occasione giusta si ripresentò quando Giordano Campice fu chiamato alla guida della Nazionale maggiore. Questa volta però furono gli impegni di lavoro a far saltare la convocazione. Silvano infatti non riuscì ad ottenere dal suo datore di lavoro i permessi necessari. Era un rugby d’altri tempi, un rugby che spesso costringeva alcuni dei suoi protagonisti ad andare in campo la domenica sotto falso nome per evitare problemi con i “padroni” sempre restii ad avvallare in pieno questa attività sportiva extra lavorativa. Ma Biscuola è un tipo tosto e nella sua carriera ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco. Fortunatamente queste cose non gli sono mai interessate più di tanto: giocava in rossoblu e vinceva degli scudetti. Questo gli bastava e gli avanzava e tutto il resto, per lui,  non contava nulla.

Alla fine saranno dodici le stagioni in rossoblu di Silvano Biscuola, per un totale di 145 incontri giocati, conditi da 22 mete realizzate. Centoquarantacinque match ai quali sono legati uno o più episodi straordinari; uno su tutti la spettacolare meta decisiva per la vittoria finale realizzata in tuffo al “Tre Martiri”, meta immortalata in una famosa fotografia. Ne fece molte altre di mete importanti e straordinarie nella sua carriera, ma quella fu davvero la più importante e spettacolare, in una parola indimenticabile!
Si congederà dai “Bersaglieri” nel campionato 1970/71 in una Rugby Rovigo targata Tosimobili e che chiudeva la stagione relegata desolatamente all’ottavo posto in classifica in un campionato giocato sottotono dai rodigini e dominato dai rivali di sempre del Petrarca Padova.
Ma non smetterà del tutto di giocare, anzi sembra poter continuare ancora qualche anno con il Cus Ferrara in serie C. Al Cus, giunto ormai alla fine della sua carriera agonistica, ci arrivò in cambio dei fratelli De Anna, giovani studenti di medicina all’Università di Ferrara, altri due che scriveranno un altro bel pezzo di storia dei “Bersaglieri”. All’ombra del Castello Estense ritroverà come allenatore-giocatore Romano Bettarello oltre che il “Biso” Bordon, il suo idolo all’epoca della giovanile. Purtroppo però non giocherà molto al di là del Po. Verrà bloccato infatti da un serio infortunio che lo costringerà ad attaccare le scarpe al fatidico chiodo.
Questo stop forzato non significò l’uscita del rugby dalla sua vita. Dopo il ritiro dal rugby giocato, eccolo quindi partecipare pieno di rinnovato entusiasmo ai primi corsi allenatori, attività che gli porterà delle enormi soddisfazioni con la conquista di parecchi tornei e di quattro indimenticabili scudetti giovanili, due vinti con l’under 17 e due con l’under 19 del Rovigo. Il percorso per arrivare a questi successi fu comunque molto lungo e vide il nostro Silvano Biscuola partire dalla gavetta, con grande impegno e dedizione, per arrivare ad essere ripagato con importantissimi risultati. Eccolo allora alla Rugby Monti, prima sulla panchina dell’under 13 per due stagioni e poi passare all’under 15 per altri due campionati. Nel 1982, all’epoca di Nairin MacEwan head coach in prima squadra, passa all’under 17 ed è subito tricolore, titolo che verrà replicato nella stagione successiva. Il passaggio all’under 19 è automatico ed ecco allora il nostro Silvano affiancare sulla panchina, per una stagione, Benito Vanzan che a quel tempo era anche selezionatore della rappresentativa Triveneto. Il tempo di inanellare altri due tricolori ed ecco arrivare la chiamata per la prima squadra con il delicato incarico di affiancare l’allenatore capo. Successivamente collaborerà con Smith, Lupini, Dotto e Pardiè. Agli scudetti vinti con le giovanili del Rovigo sono legati altri moltissimi bei ricordi ben riposti ordinatamente nei cassetti della memoria sportiva di Silvano Biscuola. Con quei ragazzi fu capace di creare un gruppo, una vera e propria famiglia. Riuscì ad instaurare con loro un ottimo rapporto. Non era solamente il loro allenatore ma anche un fratello maggiore.
Farà successivamente anche un’interessante esperienza nelle file del Rugby Badia, prima come tecnico dell’under 17 e poi con la prima squadra che in due stagioni porterà dalla serie C2 alla B, stabilendo contemporaneamente un record difficilmente eguagliabile: una sola sconfitta ed un solo pareggio. Anche a Badia riuscì a togliersi più di qualche  soddisfazione personale. Vinse addirittura una “scommessa” fatta con il presidente Golfetti. Gli disse che sarebbe riuscito a far diventare suo figlio, Vittorio, un buon pilone destro, ruolo nel quale non aveva mai giocato. Per Silvano quel ragazzo aveva tutte le potenzialità tecniche per far bene in quel ruolo. Non si sbagliava e sappiamo tutti com’è andata poi a finire. Vittorio, classe 1971, classe di ferro, dopo una lunga carriera di buon livello vissuta vestendo le maglie di Rovigo, Parma, Gran Parma, Colorno e della Nazionale A è tornato quest’anno, alla soglia dei quarant’anni, in rossoblu! Un’altra scommessa vinta da Silvano Biscuola che successivamente andrà a dare il proprio contributo anche a Monselice, chiamato dall’amico Vecchi per portare un po’ d’aria nuova. Dopo soli due anni e mezzo però chiude un’esperienza non molto positiva per l’insorgere d’incomprensioni con la nuova dirigenza. Per qualche mese collaborerà anche con lo Stanghella Rugby, società intenzionata a rilanciare l’attività giovanile.
Di una cosa va orgoglioso Silvano Biscuola ed ama ripeterla in ogni occasione:«Ho sempre cercato di tenermi tecnicamente aggiornato partecipando, anche a mie spese, a tutti i corsi tecnici organizzati dalla Federazione e spesso mi sono recato anche all’estero per assistere ad alcuni importanti stage utili per migliorarmi sempre di più. Il rugby chiede ai suoi tecnici di essere sempre all’avanguardia se vogliono essere dei tecnici vincenti». Questo è il segreto del suo successo!
Nel 2004 gli viene finalmente riconosciuto ufficialmente tutto il lavoro svolto nel rugby, prima come giocatore e poi come allenatore. Il CIV infatti gli assegna lo “Scudetto d’Oro con Fronda d’Alloro”, il più importante riconoscimento al quale un rugbista possa ambire. Un premio alla carriera: 50 anni di rugby sempre ad alto livello non sono da tutti e Silvano Biscuola se lo merita davvero.

Dopo tutto ad avviarlo alla carriera d’allenatore era stato il grande vecchio Julien Saby che incontrandolo una sera al “Pedavena”, gli chiese di partecipare al corso allenatori che stava per iniziare di li a pochi giorni. Silvano Biscuola non si lasciò convincere subito dal tecnico francese e temporeggiò qualche giorno. Istintivamente avrebbe dato una risposta negativa al maestro Saby. In quel particolare momento della sua vita, il rugby l’aveva un po’ stancato, la delusione patita per il grave infortunio che aveva di fatto chiuso la sua carriera di giocatore non gli era ancora passata del tutto. “Jajà” però aveva già partecipato al corso allenatori l’anno prima e l’aveva trovato utile ed interessante. Così anche Silvano si convinse a seguire i consigli e le orme del fratello maggiore tanto che si iscrisse al corso allenatori tenuto da Saby. Fu un corso straordinariamente completo che lo formò totalmente. Il merito tutto del grande Julien Saby. Da lui apprese tutto quello che c’era da sapere sul rugby. Ad inizio stagione Saby aveva l’abitudine di distribuire a rotazione i vari allenatori disponibili nella varie categorie giovanili per far fare loro esperienza. Quando il “Maestro” ritenne pronto anche il nostro Silvano, gli assegnò la squadra under 13 della Monti, categoria che allenò per due stagioni consecutive. Alla figura di Saby, Silvano Biscuola è ancora oggi molto legato, tanto da ritenerla una figura importantissima e fondamentale per la sua formazione. Saby fu un maestro in tutto e per tutto. Durante gli allenamenti se ne stava a bordo campo seduto sulla sua seggiola. Osservava ed annotava. Non interrompeva mai il lavoro e si limitava solamente a seguire l’allenamento e ad annotare le sue osservazioni. Solo a fine seduta si avvicinava ed esternava tutto quello che andava e tutto quello che non andava. I suoi metodi di lavoro sono ancora oggi all’avanguardia anche se il rugby moderno è cambiato moltissimo. Un altro tecnico dai metodi molto innovativi per l’epoca fu Aldo “Topa” Milani, il suo primo allenatore di rugby quando entrò nell’under 16 del Rovigo. Già a quei tempi il buon “Topa” portava in aula i suoi ragazzi per la spiegazione teorica degli schemi, cosa divenuta di routine nel rugby professionistico.
Tanti successi ed altrettante soddisfazioni nella carriera di Silvano Biscuola, nessun rammarico personale perché è ben conscio di avere sempre lavorato con impegno e dedizione. Ha sempre cercato di tenersi tecnicamente aggiornato in uno sport che è cambiato nel tempo con l’obiettivo di ottenere sempre il massimo dai suoi giocatori. Di una cosa però è dispiaciuto. Spesso accade che non venga capito cosa abbiano rappresentato nella storia della Rugby Rovigo quelli della “vecchia guardia”. Quando ancora allenava partecipò a vari tornei in Francia. Ad uno in particolare corre ancora il suo ricordo quando con l’under 19 partecipò ad un torneo al quale erano iscritte ben 25 squadre, tutte le migliori francesi. Prima di ogni incontro veniva presentata una “vecchia gloria”  del rugby francese. Per la cronaca, in quel torneo, i rodigini si piazzarono quinti assoluti! Un vero successo per i nostri contro squadre di quel calibro, ma l’occasione di poter conoscere gente che ha fatto la storia del rugby fu molto più emozionante. Parola di Biscuola Silvano!
A Rovigo purtroppo non è così e queste cose non vengono prese nemmeno in considerazione:«Eppure – dice rammaricato - penso che qualcuno di noi ne abbia masticato di rugby in tutti questi anni e magari, qualche volta, potrebbe tornare utile interpellarlo anche solo per un’ idea, un consiglio. Invece no, qua c’è la presunzione di quelli che pensano di aver “inventato il rugby” e di non aver bisogno di niente e di nessuno: i risultati poi sono sotto gli occhi di tutti».
Ha ragione Silvano, una persona schietta e decisa che anche il sottoscritto ha avuto la fortuna di avere, purtroppo per un breve periodo, come allenatore. Bisogna conoscere la storia per comprendere il presente e programmare il futuro. Quando l’incontri in Piazza Vittorio Emanuele, quattro chiacchiere sul rugby le scambi sempre volentieri con lui e ti accorgi immediatamente che, Biscuola Silvano da San Bortolo, avrebbe ancora oggi molto da dire e molto di positivo da suggerire, peccato solo che la sua voce, come quella di tanti ex gloriosi “Bersaglieri”, rischi di fare la fine di quella di “Colui che grida nel deserto”! >>
EXTRATIME by SS/ La cover è per Silvano Biscuola al suo esordio coi ‘Bersaglieri’ nel Campionato 1959/60. Quindi la fotogallery lo onora in tuffo-meta. Quindi , rimandando per altre foto ad altre rubriche sul Rugby/Personaggi, lo onoriamo con la foto Rovigo Rugby 65/66. Che mostra, in piedi da sx, Bellinazzo, Zuin, Romano Bettarello, Giancarlo Checchinato, Vallini (cap), Guandalini, Nicoli, Navarrini, l’arbitro Pozzi; accosciati Casellato, Vanzan , Busson, Ottorino Bettarello, Vecchi, Luciano e Silvano Biscuola.
Infine la carrellata si chiude in parallelo con la lunga attività di Silvano Biscuola, premiato con “Il Pallone d’Oro’ come miglior allenatore del Triveneto.




Raffaello Franco
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