“Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”, il Libro di Angelo Dall’Aglio, in viaggio sull’Albero... coi Veneti emigranti/ CAP 10-11, in Brasile nel 2005, da San Carlos a Santa Eudoxia e Descalvado, fazenda Federal e parenti a Baurù...


Abbiamo appena raccontato ciò che successe ad Angelo Dall’Aglio e sua moglie Santina nelle ‘tante ricerche’ effettuate nei ‘punti’ più importanti e centrali della città di San Carlo, ma c’era bisogno di andare anche nei dintorni perché...valeva la pena di visitare alcune ‘fazende’ dei Subdistretti di San Carlo per incontrare  i ‘discendenti’ brasiliani sia delle famiglia Spironello che i parenti Dall’Aglio.

E allora eccovi tout court DECIMO & UNDICESIMO CAPITOLO, perché raccontano i viaggi ( anche in pullman e in taxi) di Angelo e Santina, a volte con insuccessi, ma comunque con altri tasselli aggiunti “Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”, il Libro di Angelo Dall’Aglio, in viaggio sul suo Albero genealogico, ma anche prototipo di quanto successo ai Veneti emigrati dalla fine Ottocento e Primi Novecento.

Perciò vi parla di ‘fazende’, della ricerca ( per ora infruttuosa) del Morro Alto , ma anche degli incontri fatti in quel Brasile 2005 in tour da Sac Carlo a Santa Eudoxia , Agua Vermelha e Descalvado, alla fazenda Federal- Canchimfino ai parenti a Baurù...

CAPITOLO   DECIMO/  ( dal libro di Angelo Dall’Aglio ) / IN  BRASILE NEL 2005.... IN VISITA AI SUBDISTRETTI ( FRAZIONI) DI SAN CARLO , ALLA RICERCA DI DOCUMENTI RELATIVI ALLA BISNONNA TERESA E ALLA FAZENDA MORRO ALTO

Dalle indicazioni ricevute da persone del luogo ,il – MORRO  ALTO – doveva  trovarsi nei pressi di - AGUA  VERMELHA - e - SANTA  EUDOXIA -  due Subdistretti di San Carlo, dove secondo la Signora Marisa del Pro Memoria, potevamo trovare dei dati e forse anche qualche documento sulla  bisnonna Teresa .  

Seguendo le sue indicazioni,  io e Santina prendemmo l’autobus e andammo all’Ufficio Anagrafe di Santa Eudoxia, parlammo con il funzionario e previo suo consenso visionammo con cura  tutti i gli atti presenti nell’archivio.  

Purtroppo non trovammo nulla di ciò che ci interessava, anche perché quei registri contenevano soltanto i dati anagrafici degli abitanti del territorio di Santa Eudoxia.

 

Come si può notare nella foto sopra, quel giorno all’ufficio anagrafe conobbi  il Subprefeto del distretto, il quale mi consigliò di visitare il  – Mural do Quilombo  e do Caffè – situato nei pressi dalla Subprofetoria all’interno del ristorante “ Rural Don Mineiro ”, di proprietà del signor Josè  Augusto Pereira che tra l’altro è anche l’autore del Mural , conosciuto nella zona come” Don Mineiro”, perché originario dello stato di Mina Gerais. Egli, appassionato  di storia locale ci mostrò e ci illustrò il murale, dove per immagini era rappresentata e raccontata la storia di Santa Eudoxia.  

Con lui, visionammo anche diversi libri che parlavano delle fazende del luogo, ma in nessuno di essi trovammo notizie del Morro Alto e tanto meno dei bisnonni  Antonio e Teresa.  

Per cui ,visto che lì non avevamo  trovato  nulla , Don Mineiro ci consigliò di andare nella vicina  Descalvado a guardare se nell’archivio cimiteriale di quella città, ci fosse qualcosa d’interessante

 

 

Nel primo pomeriggio di quel giorno sulla via del ritorno Da Santa Eudoxia per San Carlo, ci fermammo all’ufficio anagrafe del Subdistretto di Agua  Vermelha. ( acqua rossa ), e conoscemmo personalmente la Signorina Rosanna responsabile dell’Ufficio .

Con Lei avevo già avuto dei contatti telefonici sia dall’Italia  che al mio arrivo a San Carlo. 

Grazie alla sua cortese disponibilità e collaborazione, esaminammo tutti i registri giacenti in archivio, ma anche li, come nel precedente Subdistretto, non trovammo assolutamente nulla.

Per cui, ringraziammo la Signorina, salutammo e ci incamminammo per tornare a San Carlos. 

Arrivati alla fermata dell’autobus, mentre ne attendevamo l’arrivo, parlai con un anziano del luogo e fra le varie cose chiesi informazioni sulla fazenda Morro Alto.  Disse che esisteva da sempre e che si trovava nei pressi della Centrale Idroelettrica di “Capon  Preto”, ad una decina di chilometri da Agua Vermelha.   Nel frattempo arrivò l’autobus. salimmo e tornammo a San Carlo. 

 

Rientrato in albergo feci un bilancio di ciò  che avevo trovato con le ultime ricerche :    

Il certificato di matrimonio del fratello e delle sorelle di mia nonna Maria Antonia  e il certificato di morte del bisnonno Antonio e di sua figlia Fausta, ma ancora nulla della bisnonna Teresa.  

Per cui, visto che fino a quel momento tutte le ricerche su di lei erano andate a vuoto, seguendo le indicazioni di Don Mineiro, il quale mi suggerì di andare al cimitero di Descalvado, decisi di fare una capatina in quella città.  

                                    RICERCA  AL CIMITERO  DELLA CITTA’ DI  DESCALVADO

Procurai un’auto con relativo autista e di buon mattino con Santina partimmo alla volta del suddetto cimitero. Arrivati là, abbiamo avuto la buona sorte di incontrare il custode, il quale cortesemente ci mise a disposizione tutti i registri giacenti in segreteria.

Io e Santina li visionammo scrupolosamente ma neanche lì trovammo ciò che ci interessava.                                                                                                        

A quel punto, ringraziammo il custode per la cortese disponibilità e proseguimmo il viaggio alla ricerca della fazenda Morro  Alto, che stando alle indicazioni ricevute, doveva trovarsi nei pressi della Centrale Idroelettrica di Capon Preto.  

 

IL nostro autista non conosceva bene il tragitto perciò ci perdemmo, ma per nostra fortuna in quel percorso incontrammo il proprietario della fazenda “PALMEIRA” il signor – Carlino Costa – di origini italiane, il quale oltre a indicarci il percorso da seguire, ci parlò anche della sua fazenda. Disse che era molto antica, che da molti anni era di proprietà della sua famiglia, che fu acquistata da suo nonno quando arrivò dall’Italia, passando poi da padre in figlio, arrivando fino lui che ora ne è l’unico proprietario.   Dopo la piacevole chiacchierata  con il signor Costa, seguendo le sue indicazioni partimmo nuovamente alla volta della fazenda  Morro Alto. 

 

Durante il viaggio mi chiesi per quale motivo non si trovasse nessuna  traccia della bisnonna Teresa e pensai che forse la risposta stava in quanto disse Don Mineiro.

Egli raccontò che tra la fine 1800 e l’inizio del 1900, il municipio di San Carlos fu colpito da epidemie che causarono la morte di molte persone, l’identità delle quali per non creare problemi di emarginazione ai loro familiari, rimaneva segreta,  Inoltre per evitare il contagio e il diffondersi dell’epidemia i corpi venivano cremati e i registri contenenti i loro dati bruciati. 

Pertanto, non è da escludere che la mancanza di documenti dei morti di quel periodo, potesse dipendere proprio da quanto raccontato da don MIneiro. 

Nel frattempo fra una riflessione e l’altra, seguendo le indicazioni del Signor Costa, passammo Santa Eudoxia e Agua Vermelha e procedemmo in direzione della fazenda federale già Canchim , arrivati in prossimità della quale dovevamo svoltare a sinistra e imboccare  la strada 29 che porta direttamente alla centrale  Idroelettrica di Capon Preto, nei pressi della quale avremmo dovuto trovare la mitica Fazenda Morro Alto. 

In itinere incontrammo diverse fazende e fummo particolarmente attratti dalla “Columbia”;  cintata sul fronte strada da un poderoso muro costruito dagli schiavi negri e conservato nel tempo a testimonianza del periodo triste della schiavitù .

 

Morro Alto: (nella lingua brasiliana “MORRO” sta ad indicare un colle o piccolo monte ) .

Secondo le indicazioni la Fazenda, doveva  trovarsi su un’altura vicina alla ripresa 29, un grande lago artificiale che alimenta la Centrale Idroelettrica di Capon  Preto, ( Capao Preto, può significare- Capo Negro ).  

Come già detto, per giungere al Morro Alto  bisognava arrivare alle porte della fazenda Federale già Canchim , svoltare a sinistra prendere la strada 29 e proseguire fino all’omonima ripresa.

IN VISITA ALLA FAZENDA FEDERALE ( GIA' "CANCHIM" ) 

Arrivati alle porte della fazenda Federal , con grande disappunto costatammo che la strada 29 era impercorribile, piena di buche e pozzanghere e semiallagata per le abbondanti piogge cadute nei giorni precedenti, era impossibile proseguire, fu giocoforza fermarsi .  

A quel punto, piuttosto delusi e amareggiati, ripiegammo su una visita alla fazenda Federal, ( già fazenda Canchim ) che con il passaggio a fazenda statale, ( federal )  fu totalmente ristrutturata e rinnovata, mantenendo però la sua struttura originale.

Visitammo la residenza dei braccianti già colonia italiana, più i resti di un’antica colonia situata ai margini della fazenda in una piccola valle a ridosso di una scarpata. 

 

QUI , ACCADE QUALCOSA DI ECCEZIONALE:  PREMUNIZIONE ?...SUGGESTIONE ?....MA ! 

Mentre mia moglie Santina e il nostro accompagnatore osservavano e commentavano i resti delle case di un vecchia colonia, io mi spostai di una cinquantina di metri. Improvvisamente, il vento che spirava si fece sempre più forte, spingendomi verso la parte alta della scarpata che avevo difronte.

FUI  PERVASO  DA UNA STRANA  SENSAZIONE : “ ERA  COME SE QUALCOSA  O QUALCUNO  VOLESSE  MOSTRARMI  LA STRADA  VERSO  UNA  META  INDEFINITA”

Salii la scarpata alzai gli occhi e innanzi a me apparve un sentiero che andava in direzione di un colle segnato da una linea scura che si stagliava all’orizzonte di un cielo plumbeo in un freddo e ventoso sabato di fine novembre che volgeva al tramonto.  

Difronte a tale visione, rimasi come pietrificato, immobile, stupito e confuso, non sapevo cosa fare, provai una strana sensazione, un brivido mi attraversò il corpo e subito pensai al Morro Alto. 

Il vento spirava sempre più forte in direzione di quella linea scura, lo sentivo sulla schiena, era come se due mani volessero spingermi con forza verso quel luogo.. 

In un attimo una miriade di pensieri attraversarono la mia mente; rimasi in religioso silenzio ad osservare quel colle, ero come in trance, e a un tratto udii la voce di mia moglie che mi chiamava, sobbalzai, e con grande emozione la invitai ad osservare ciò che appariva innanzi a me . 

In quel momento pensai:” nulla nasce  dal caso, forse qualcuno mi aveva guidato fin lì, ma probabilmente non era ancora maturo il tempo di poter calcare le orme di quella terra che fu dimora dei miei avi”;  e nonostante mille dubbi, di una cosa fui certo :  

“QUELLO  ERA IL  MORRO ALTO,  E  LI’,  DOVEVA TROVARSI  L’OMONIMA  FAZENDA” . E NEL MIO IMMAGINARIO, CHISSA’ PERCHE’, QUEL  COLLE  MI  RICCORDAVA  TANTO  L’OLIMPO,  IL  MONTE  DEGLI  DEI  GRECI -  

 

Intanto, stava calando la sera, salimmo in macchina e partimmo alla volta di San Carlos, mentre stavamo uscendo della colonia, fummo attratti dalle grida di alcuni bambini che in piedi sopra a un recinto, con ampi cenni delle mani ci salutavano.

Giungemmo a San Carlos a sera inoltrata, entrammo in hotel e salimmo nella nostra stanza. Eravamo molto stanchi ma soddisfatti di quanto avevamo visto e appreso durante la giornata.

Dopo una doccia rigeneratrice e una buona cena, feci il bilancio di quanto  scoperto di nuovo. 

E tutto sommato, visto i risultati conseguiti, potevo ritenermi soddisfatto .  

Pur tuttavia, il desiderio di completare la storia di nonna  Maria Antonia arricchendola di ulteriori particolari, stimolava la mia volontà, spingendomi a ricercare con forza e determinazione nuove e interessanti notizie. 

 

A tale scopo pensai fosse il caso di andare nella città di Baurù, dove secondo il cugino Zito Paliarini, avrei  avuto la possibilità di incontrare e conoscere i discendenti di Amelia Spironello, la primogenita di Ferdinando, trasferitasi là da San Carlos dopo il matrimonio con Saù .    

A dirla tutta però, il viaggio a Baurù aveva un duplice scopo : cercare i discendenti di Amelia, e visitare i parenti Dall’Aglio, con la speranza  di ricevere da entrambi nuove e interessanti notizie.

Partivo da San Carlo un po’ a malincuore, avrei desiderato rimanere ancora  qualche giorno  per dedicarmi alla ricerca della fazenda Morro Alto, ma ormai non c’era più il tempo, avevo già i biglietti del pullman per Baurù.  

IL tempo è tiranno, passa in fretta e prima del ritorno in Italia dovevo recarmi ancora in varie città e visitare diversi parenti, con l’intento di procurarmi le informazioni ancora mancanti sulla  bisnonna Teresa e sulle sue figlie Fausta ed Eugenia. 

Cercavo il contatto con i figli di Amelia sperando di apprendere attraverso i loro racconti, notizie, fatti e avvenimenti legati al tempo vissuto dalla loro madre nella fazenda Morro Alto , con l’aspettativa che da tali racconti emergessero fatti e notizie riferiti alle già citate Teresa, Fausta ed Eugenia.  

 

La sera prima della partenza per Baurù, non riuscivo a prendere sonno, avevo sempre presente nella mente la visione di quel colle che doveva essere il Morro Alto . Doveva essere ?

Il condizionale era d’obbligo, finché tutto non fosse stato realmente verificato . Non volevo correre il rischio di fare di uno stato emotivo una certezza,  avevo la consapevolezza che la reale esistenza della fazenda e la sua ubicazione , dovessero essere accertate e documentate.

La mattina prima di partire da San Carlo, feci un giro veloce per filmare e documentare gli aspetti più interessanti  del centro  città, in particolare i giardini, la piazza e la cattedrale . .

intanto s’era fatto tardi e mia moglie, mi rammentò che il taxi era arrivato e ci stava aspettando per portarci  a prendere il pullman per Baurù .

 

 

CAPITOLO   UNDICESIMO /  ( dal libro di Angelo Dall’Aglio ) / IN  BRASILE NEL 2005....  NELLA CITTA’  DI  BAURU’:  DAI CUGINI DALL’AGLIO ALLA RICERCA DEI SAU’

 

Arrivammo in quella città nel tardo pomeriggio di una bella domenica piena di sole. 

Ci fermammo otto giorni circa ospiti di Nilza, la figlia del cugino  Bento Dall’Aglio . 

La prima cosa che feci fu cercare sull’elenco telefonico il nome di Anisio  Saù, l’unico figlio

maschio ancora in vita di Amelia Spironello. Trovai il suo numero di telefono e lo contattai per fissare un incontro, ci accordammo per l’indomani dopo una sua telefonata di conferma. 

IL giorno seguente, come da accordo telefonò e parlò con Nilza, dicendosi dispiaciuto di non potermi incontrare a causa di sopraggiunti e inderogabili  impegni  familiari, informandola  che si sarebbe fatto vivo quanto prima per fissare la data di un nuovo incontro .

Aspettai invano per diversi giorni una sua telefonata, dopo di ché, cercando di capire con che persona avevo a che fare, telefonai al cugino  Zito Paliarini di Bebedouro, il quale mi raccontò cose piuttosto interessanti:  

“Anisio, si arruolò giovanissimo come volontario nei corpi speciali di polizia e durante la dittatura militare partecipò spesso ad azioni repressive contro gruppi di persone contrari al regime. 

Questa sua militanza, lo mise in seria difficoltà soprattutto dopo la caduta del regime militare, 

tanto da doversi nascondere anche dopo il congedo dal corpo di polizia, per il timore di essere rintracciato da qualcuno che lo stesse cercando, per vendicarsi di qualche angheria subita” .

 

Questo suo timore, ancor oggi lo poneva in una posizione di diffidenza nei confronti di sconosciuti.

Per tanto, pensai che non conoscendomi, per cautela preferisse non incontrarmi . 

Da quanto disse  Zito, sembra che Anisio, durante e dopo la militanza in polizia, avesse avuto problemi  di droga e alcol che coinvolsero anche la sua famiglia e in modo particolare sua moglie.

Durante la permanenza a Baurù visitai le cugine  Anna e Maria Dall’Aglio, figlie dello zio Flavio e parlando con loro della ricerca che stavo facendo, chiesi se del caso avessero mai sentito parlare  di una cugina del loro padre abitante lì a Baurù.  Risposero no, di non avere mai sentito parlare di una tale parente, né dal loro padre ne’ da altre persone. 

Io però, ricordavo che in una precedente visita ai parenti, i cugini Bento e Arlindo, fratelli di Anna e Maria parlarono di una cugina da parte della nonna Dall’Aglio abitante lì a Baurù, dicendo anche che il loro padre Flavio, di tanto in tanto, di domenica andava a trovarla. 

In quella circostanza non diedi molta importanza a quanto dissero Bento e Arlindo, anche perché a quel tempo in Brasile non conoscevo altri parenti oltre loro e ai discendenti dello zio Flavio. 

Pertanto, pensai che avessero fatto confusione con i parenti della loro madre Ersilia, che anche lei, come il loro padre Flavio, arrivò in Brasile in giovane età a seguito della sua famiglia. 

La cugina Maria, attratta e incuriosita dai miei racconti, chiese a suo figlio Nivaldo di accompagnarci con l’auto all’abitazione di Anisio.  

E fu così, che nel primo pomeriggio di quello stesso giorno , senza alcun preavviso, con mia moglie Santina, la cugina Maria e suo figlio Nivaldo, andammo a conoscere  Anisio.

 

Arrivati davanti alla porta della sua abitazione, suonai il campanello e fui accolto da un continuo e minaccioso abbaiare di cani, fino a che udii provenire dall’interno una voce che con timbro deciso e perentorio li zittì, mandandoli a cuccia.   

Finalmente si aprì una grande porta sgangherata e sull’uscio apparve un omone un po’ curvo, dal volto scavato, con un’espressione sofferente e lo sguardo perso nel vuoto. 

Quell’uomo era Anisio Saù, mio cugino di secondo grado.   

Alla nostra vista si dimostrò piuttosto sorpreso, perplesso e dubbioso, ma quando gli andai incontro e con documenti alla mano gli spiegai chi ero, come per incanto il suo viso cupo si illuminò e contemporaneamente ci porgemmo e ci stringemmo la mano.  

Si scusò per non aver confermato l’incontro e si giustificò adducendolo al sopraggiungere improvviso di impegni familiari; inoltre si rammaricò di non essere nella condizione di farci entrare in casa per la presenza di due pericolosi cani, per cui, rimanemmo a conversare sulla strada davanti alla porta d’ingresso della sua abitazione.  Mi raccontò di quando era in polizia; dei molti servizi d’ordine fatti nella città di San Paolo; di avere sedato in assetto da combattimento diverse manifestazioni contro l’allora regime militare, ma di non ricordare molti particolari. 

La conferma di questa sua parziale amnesia, l’ho avuta parlando con sua nipote. 

La quale raccontò che suo zio, ogni qualvolta doveva entrare in azione contro gli oppositori del regime, agiva sotto l’effetto dei farmaci che gli venivano somministrati. Spesso veniva prelevato in piana notte e avviato a destinazioni ignote, rimanendo fuori casa per molti giorni senza che nessuno sapesse dove fosse, e quando tornava era irriconoscibile, fuori di testa, pareva inebetito, dormiva per giorni e giorni di seguito, e al risveglio non ricordava neanche dov’era stato.     

Dopo avere ascoltato con interesse il racconto di Anisio, chiesi  allo stesso se del caso avesse mai sentito parlare sua madre Amelia del tempo che trascorse a San Carlos nella Fazenda Morro Alto. Rispose di non sapere nulla del passato dei suoi genitori,  anche perché  se ne andò di casa giovanissimo. 

Allora chiesi se conosceva qualcuno della sua famiglia che potesse darmi informazioni in tal senso.  Lui, si girò verso destra e mi indicò la casa vicino alla sua dicendomi : “ lì abita mia sorella NAIR, forse lei saprà dirti qualcosa sul passato di nostra madre”. Fu sufficiente spostarsi di una ventina di metri per trovarsi davanti al cancello dell’abitazione di sua sorella.  

Al suono del campanello, nessuno rispose, poi finalmente, dopo qualche minuto di attesa apparve una giovane donna di corporatura robusta, dallo sguardo imbronciato e pensieroso, era Grazia  Saù, la figlia  di Nair.  Anisio ci presentò, spiegò chi eravamo ci salutò e se ne andò. 

In quel momento percepimmo che fra loro parenti non doveva correre  buon sangue.

Chiedemmo a Grazia se era possibile parlare con sua madre, ma lei rimanendo sempre all’interno della cancellata con aria oltremodo sospetta, continuò a scrutarci senza proferir parola.  

Finalmente con passo incerto e atteggiamento esitante apparve una donna di mezza età, era Nair, mia cugina di secondo grado, figlia di Amelia Spironello nipote di mia nonna Antonia Maria.  

Dopo aver preso visione dei documenti in mio possesso –  tenendoci per un buon lasso di tempo fuori dal cancello ben chiuso a lucchetto – Nair e sua figlia Grazia  si convinsero della nostra buona fede e del nostro legame parentale, ci invitarono a entrare in casa e si scusarono per il comportamento sospettoso avuto nei nostri confronti, adducendolo al timore di una simulazione per entrare in casa a rubare, tecnica questa, usata spesso in quella zona, da ladri e malviventi. 

 

Ci fermammo con Nair e Grazia il tempo di prendere un caffè, illustrare il lavoro che stavo facendo; chiedere se mamma Amelia avesse mai parlato del tempo della sua adolescenza e gioventù vissuti nella fazenda di San Carlos e se del caso avesse mai sentito pronunciare i nomi di Teresa, Fausta ed Eugenia.   

Nair disse di non ricordare di avere sentito sua mamma o altre persone parlare di queste persone, aggiungendo che sua mamma Amelia, era una donna piuttosto riservata, parlava molto poco delle cose personali,  poi rifletté un attimo e disse:  si , di qualcosa del passato parlava ma che non aveva nulla a che vedere col tempo della sua gioventù trascorso in Fazenda,  più che altro parlava di fatti riferiti a noi e alla nostra famiglia.  

Alla fine della conversazione, ringraziai e salutai, dopo di che, con Santina  Maria e Nivaldo  tornammo a Baurù.. 

EXTRATIME by Sergio Sottovia/ In cover una emblematica immagine del tandem Angelo Dall’Aglio & Lady Santina ( coi guanti...) , operativi in Brasile nel 2005, impegnati nelle ricerche consultando Archivi e Documenti alla ricerca...delle loro ‘Radici’ .

Ricerche raccontate nei sopracitati Capitoli DECIMO e UNDICESIMO che pubblichiamo con inserite in sequenza le stese immagini proposte dall’AUTORE, negli stessi ‘punti’ del testo pubblicato direttamente nel Libro “Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici ”, che sottolineiamo essere , e con soltanto per noi, prototipo di Memoria e Futuro dedicata alla Emigrazione di tanti Veneti in SudAmerica e nel Mondo.

Immagini che non hanno bisogno di specifiche didascalie visto che le stesse sono indicate a corredo delle foto proposte.

Fermo restando , che come sempre finora pubblicato anche nelle precedenti puntate, i Nostri Lettori , cliccando su ogni specifica immagine , la ritroveranno anche a ...massima risoluzione come anche da didascalie segnalate direttamente in calce ad ogni ‘file’ , con ulteriore specifica indicazione.

 

Angelo Dall’Aglio 

www.polesinesport.it