“Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”, il Libro di Angelo Dall’Aglio, in viaggio sull’Albero... coi Veneti emigranti/ CAP 19, testimone di nozze e al Morro Alto in Brasile 2008, poi a Buenos Aires e Pina Mar...


Per Angelo Dall’Aglio ogni scoperta ‘riapre’ nuovi interessi nel suo viaggio “Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”, il suo Libro che proponiamo in sequenza ‘capitoli’ perché rappresenta anche il ‘prototipo’ di tanti altri viaggi nella memoria che nel Veneto e in Brasile/ Argentina tanti ‘discendenti’ vogliono ..riabbracciare.

Come ha fatto anche Angelo Dall’Aglio, tant’è che in questo CAPITOLO 19 , dopo che a gennaio 2008 a LUI e moglie Santina arriva l’invito da parte di Nilza figlia del cugino Benito Dall’Aglio, a fare da testimoni al matrimonio di sua figlia Jannyfer. 

Ovviamente per Angelo & Santino si apre il ...vaso di Pandora, per ‘aggiornare’ e perfezionare con incontri e ricerche documenti, tutto quanto che tra San Paolo e San Carlos rimanda ai suoi nonni e bisnonni ( vedi visita finalmente alla fazenda ‘originaria’ di  Morro Alto  e vedi conoscenze parentali al Bairro da Mooca ( sulle orme di Francesco Scutaro..) , oltre alla necessità di incontrare i parenti di Buenos Aires, con ausa relax a Pina Mar, perché ..sole e mare fa bene alla salute e alla mente.

Tutto questo documentato nel seguente reportage di Angelo Dall’Aglio in questo Capitolo 19, dove anche la ampia fotogallery mostra tutta una serie di testimonianze di vita, basata su tradizioni brasiliani/argentine ma di...origini venete/italiane.

CAPITOLO DICIANNOVESIMO ( di Angelo Dall’Aglio) / IN BRASILE  , PER L’ENNESIMA VOLTA  A SAN  CARLOS ( gennaio 2008) , A SBROGLIARE il  BANDOLO DELLA MATASSA, ( MARTINS  FRANCESCO)  

L’occasione di andare in Brasile si presentò ai primi di gennaio del 2008 quando io e mia moglie Santina fummo invitati da Nilza figlia del cugino Bento Dall’Aglio, a fare da testimoni al matrimonio di sua figlia Jannyfer.  

Invito che giunse a proposito, perché in Brasile oltre che presenziare al matrimonio, avrei avuto anche molte altre cose da fare:  visitare i parenti di Baurù; recarmi a San Carlo per visionare e ritirare alcuni documenti al Cartorio Civil, al Pro Memoria e alla Segreteria del locale cimitero e visitare la fazenda Morro Alto; spostarmi a San Paolo nel Bairro da Mooca per visitare e conoscere Maria Cozzo e le sue figlie, fiducioso di ricevere dalle stesse le indicazioni per localizzare la sepoltura di Francesco Scutaro, acquisendo in tal modo i dati necessari a completare la ricerca su di lui;  lasciare il Brasile, andare in l’Argentina con destinazione Buenos Aires, salutare i parenti e proseguire  per la spiaggia di Pina Mar, località balneare nella provincia di Buenos Aires, sostarvi per circa una settimana e poi far ritorno in Italia.  

 

Detto fatto, con la mia inseparabile moglie, partii per il Brasile. Nella città di Baurù (SP), in casa della cugina Nilza Dall’Aglio              

 


 

                                                    PATRICK  E  JENNIFER

 

Dopo i festeggiamenti, come da programma sostammo ancora alcuni giorni per far visita ai parenti, poi partimmo alla volta di San Carlos, per recuperare dei documenti e visitare l’agognata  Fazenda  “ Morro Alto ” 

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PER  L’ENNESIMA  VOLTA  A  SAN CARLO –  ALLA  RICERCA DOCUMENTI  E ALLA SCOPERTA DELLA FAZENDA ” MORRO ALTO”  -

 

Come da programma, arrivati a San Carlo ci recammo al Museo Pro Memoria,  al Cartorio  Civil ( ufficio anagrafe ) e alla segreteria del Locale cimitero, con l’intento di recuperare la documentazione necessaria al completamento della ricerca .               

Purtroppo non trovammo ne’ documenti e tanto meno informazioni che ci dicessero più di quanto già sapevamo. 

Però, prima di partire da San Carlo, era d’obbligo compiere la grande impresa di andare alla ricerca della fazenda  “ MORRO ALTO “. 

A tale scopo, contattammo un taxista del luogo, in grado di accompagnarci, dove secondo le indicazioni ricevute si trovava la fazenda che da tempo tentavamo di localizzare. 

Già nel 2005 tentammo di andarci, ma ciò non fu possibile, in quanto la strada che là conduceva era sterrata, impraticabile, piena di buche e pozzanghere, formatesi per la pioggia caduta nei giorni precedenti. 

Ora però, con l’asfaltatura del manto stradale il percorso si presentava più agevole.

Per cui, nel primo pomeriggio di un piovoso venerdì, partimmo per la grande avventura. 

Giunti all’ingresso della Fazenda Federale (già Fazenda CANCIN ),  prendemmo la strada 29 che parta diritta all’omonima “Represa“  ( lago artificiale ) , arrivati in prossimità della quale, ci fermammo ad un chiosco per chiedere informazioni. 

Ci dissero che la fazenda si trovava nei paraggi a un paio di chilometri da dove ci trovavamo e che per raggiungerla bisognava percorrere un sentiero campestre molto insidioso.  Incuranti di ciò, imboccando il sentiero indicatoci, e dopo averne percorso un breve tratto, il tassista si fermò rifiutandosi di continuare la corsa per timore di impantanarsi . 

IL tratto da percorrere si presentava alquanto tortuoso, era invaso da grandi pozzanghere  causate dalle abbondanti piogge cadute nei giorni precedenti .     Cosa  fare ??.......

IL Morro Alto era lì a un tiro di schioppo; lo osservavo e mi si stringeva il cuore non poterci arrivare . Io e Santina ci guardammo muti delusi, non sapevamo  che” pesci pigliare”. 

Mica potevamo costringere il tassista a proseguire, il pericolo di impantanarsi era reale.  

A quel punto mi chiesi :” e ora? cosa  faccio ? “ In un attimo un lampo mi attraversò la  mente: “avevamo superato da poco una fazenda  che si trovava a circa duecento metri da dove eravamo fermi, pensai di recarmi là a chiedere aiuto, e così feci”.

Parlai con il Fazendeiro, un certo signor Marostica, un italo - brasiliano originario di Castagnaro  (VR) ,il quale molto gentilmente, ci mise a disposizione una camionetta, facendoci accompagnare dal suo fattore, raccomandandoci di dire al guardiano della Fazenda che eravamo suoi amici, perché non tutti avevano facile accesso a quel ”hollywoodiano” sito, a meno che, non fossero presentati da amici del proprietario . 

Fatto tesoro delle raccomandazioni, anche se nel frattempo cominciò a piovere, ci portammo sul sentiero e ci avviammo verso la fazenda . 

Il percorso si presentava alquanto difficoltoso e insidioso e soltanto l’abilità del nostro generoso e occasionale autista ci consentì di arrivare all’ingresso di quel mitico luogo.

Il guardiano, informato telefonicamente  del nostro arrivo dal signor  Marostica ci aprì il cancello ed entrammo. Indescrivibile ciò che provai in quel momento.  

Con grande emozione, entravo trepidante calcando le orme dei luoghi che furono dimora per molti anni dei miei bisnonni, nonni e prozii; lì vissero, lavorarono, gioirono e soffrirono, alcuni morirono; non mi sembrava vero. Mi trovavo all’interno della storica fazenda di cui tante e tante volte avevo sentito parlare. 

In quel momento passarono nella mia mente, come in un film tutte le vicende narratemi da mio padre, da mia zia Linda e dai ritrovati parenti brasiliani che di tanti avvenimenti furono testimoni e protagonisti. Pensai ai miei nonni e bisnonni, alla loro partenza dall’Italia per una specie di terra promessa, che nella realtà, tale non si rivelerà; al ritorno forzato in Italia di tutta la famiglia, a causa della malattia della prozia Teresa; alla perdita prematura del suo figlioletto Giovanni  durante il viaggio di ritorno in Italia.

Viaggio che per mia bisnonna Giulia, i miei prozii Nicola e Teresa e i piccoli Giovanni e Rosina, non si ripeterà mai più, in quanto rimarranno per sempre in Italia. Diverso invece sarà per i miei nonni Riccardo e Maria Antonia , i quali in Brasile vi ritorneranno più volte. Pensai al bisnonno Antonio: al suo desiderio di tornare in Italia, desiderio che non si realizzerà mai; al dolore che dovette provare per la prematura morte di sua moglie Teresa e delle sue figlie Fausta ed  Eugenia, più alcuni nipoti in tenera età; a ciò che disse in un momento di sconforto: ” in questa terra, ho trovato  pane e lavoro, ma anche grandi sofferenze “. 

Ricordava con rimpianto e nostalgia la sua patria, non smetteva mai di dire alle sue figlie: “mi raccomando, se andate in Italia venite a prendermi, perché il mio desiderio e tornare là dove sono nato” .

Ricordai la promessa fatta da bambino a mio padre :” un giorno andrò in Brasile alla ricerca della famiglia dello zio Flavio e visiterò i luoghi dove vissero i miei nonni “; di quella immensa fazenda di cui tanto mi parlava la zia Linda, raccontandomi più volte che sua mamma ,sua nonna e i sui zii ,Nicola e Teresa , parlando della loro vita trascorsa da emigranti in Brasile, dicevano che la Fazenda dove furono destinati, era talmente grande che nonno Riccardo, in qualità di fattore per ispezionarla tutta, impiegava più di una settimana a cavallo. E ancora diceva zia Linda: “ i lavoratori che suo padre amministrava e che mensilmente  pagava: italiani, spagnoli e portoghesi, più volte lo invitarono a fuggire con i soldi del salario loro dovuto, dicendogli che così facendo, lui sarebbe diventato ricco, mentre loro avrebbero perso poca cosa. 

La risposta che seguiva  era sempre la stessa : ”quello che è mio, è mio , quello che è del padrone, è del padrone, e quello che è vostro, è vostro !  STOP ! “    

La visita all’interno della fazenda fu fugace, stava calando la sera e pioveva a dirotto, inoltre di lì a poco sarebbe arrivato da San Paolo il proprietario: l’INGEGNER CREMONINI che di quella fazenda ne aveva fatto una residenza campestre  dove rilassarsi dal trambusto della città.   Un vero….. paradiso .    

Tornammo alla fazenda del signor MAROSTICA e dopo i dovuti ringraziamenti e alcune foto ricordo, prendemmo la via del ritorno verso San Carlo.

 

  Fermi a un chiosco a chiedere informazioni -  sullo sfondo il “ Morro  Alto “                                        

 

 

 

    IL sentiero che porta al “MORRO ALTO   -   chiediamo  aiuto  al sig.  MAROSTICA    

 

 

       In camionetta  su l’impervio sentiero                      il guardiano  all’ingresso

 

 

 

 

 

 

                                 Alcuni  aspetti  dell’interno della  fazenda

 

 

 

 

         Di fronte a tanta  lussureggiante  bellezza , rimasi incantato,  quasi in trans.

 

 

 

                                    Esterrefatto, incantato, bagnato ma felice

 

 

 

 

   Ritorno alla fazenda  del sig. MAROSTICA  --  foto ricordo con lui e il suo fattore


Nel frattempo smise di piovere, e il cielo si stava rischiarando.  Eravamo al tramonto e

il calar del sole  illuminava l’orizzonte tingendolo di variopinti colori . 

Sulla via del ritorno dall’interno del taxi, osservavo quel meraviglioso spettacolo offertomi dalla natura:” la visione di un selvaggio e rigoglioso  paesaggio, che scorreva davanti ai miei occhi : immagini rimaste stampate nella mente che non potrò mai dimenticare”.  

E nonostante avessi sempre presente l’armoniosa e lussureggiante bellezza della fazenda da poco visitata, ciò che appariva alla mia vista, in quel magico momento mi affascinò e mi coinvolse  emotivamente;  ero come frastornato, immerso in una bolgia di pensieri  : meraviglia, gioia serenità, tristezza, rabbia  e malinconia . L’alternanza di questo insieme di sensazioni mi fece cadere in uno stato di forte contrasto emotivo.  

Nella mia immaginazione, vedevo tutta la sofferenza patita dagli schiavi negri gli stenti e la fatica e le enormi difficoltà che incontrarono i nostri emigranti arrivando in una terra sconosciuta,  lontana  dalla loro patria piena di inside e volte ostile . 

Tutto ciò contrastava con la quiete e la bellezza naturale di quei luoghi che sono e sono stati  testimoni di eventi tristi e lieti di un passato che non deve cadere nell’oblio. 

 

                    STUPENDO  TRAMONTO  SULLA  VIA DEL  RITORNO

 

 

 

               RITORNO  A  SAN CARLO   DOPO LA VISITA  AL  MORRO  ALTO 

     

Chiusi gli occhi, e immerso come ero nei pensieri, neanche mi accorsi che eravamo già arrivati a San Carlo davanti all’hotel. L’indomani, soddisfatti e felici per avere finalmente visitato il  Morro Alto  partimmo alla volta di San Paolo.     ____________________________________________________________________                              

EXTRATIME by Sergio Sottovia / In cover da San Carlos ( Brasile 2008) , l'UOMO DELLE RADICI E DELL'ALBERO GENEALOGICO, cioè Angelo Dall'Aglio con la sua inseparabile moglie Santina, mentre ripassano a salutare nella sua fazenda il Signor Marostica, ringraziandolo per la sua disponibilità nell'aiutarli ad 'arrivare' alla fazenda dei loro bisnonni a Morro Alto.

Quindi nella fotogallery vi proponiamo tutta la serie di immagini fotografiche , sempre da San Carlos, relative sia al matrimonio sopracitato che alle visite di Angelo & Santina che, come da didascalie incorporate nelle foto, non hanno più bisogno di specifiche indicazione su quanto è successo in questo Capitolo 19.

Fermo restando che tutte le immagini sono inserite nella stessa sequenza in cui sono poste dall’Autore nel suo Libro e che sono visibili a risoluzione massima ( basta cliccare ‘salva immagine’) per favorire la massima visibilità di tutti i protagonisti di questo Capitolo.

Tutto questo a favore dei nostri Lettori e dei tanti emigranti veneti in SudAmerica protagonisti dentro e intorno a questa lunga storia ‘prototipo’ di emigrazione e di affetti del cuore che ...nessuna distanza geografica potrà mai cancellare, 

 

Angelo Dall’Aglio

www.polesinesport.it