“Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”, il Libro di Angelo Dall’Aglio, in viaggio sull’Albero... coi Veneti emigranti/ CAP 21, Brasile 2010, a San Carlo e Morro Alto, poi San Paolo, Rio e Salvador de Bahia
Non era ancora completato il puzzle “Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”; per questo , come nel suo libro , il polesano Angelo Dall’Aglio si ritrova in questo Capitolo 21 a ripartire per il Brasile nel febbraio 2010 per scoprire gli ultimi tasselli ‘importanti’ del suo Albero genealogico.
Perciò va a ‘rivisitare’ la fazenda si Morro Alto con più intensità, là dove arrivò nonno Riccardo nel 1888 , allora la fazenda più grande produttrice di caffè della zona di San Carlo.
La città dove peraltro Angelo Dall’Aglio e sua moglie Santina avevano bisogno di visionare nuovi documenti ‘pubblici’ , oltre che andare poi a San Salvador de Bahia per incontrarsi con Lacylea Scutaro , dove...avrebbe scoperto tante cose grazie ad una foto di famiglia col bisnonno Francesco , visto che al petto di suo figlio JOSE’ c’era un ciondolo ‘tutto da scoprire’ ma che conteneva un ritratto di donna che poteva essere sua mamma Fausta.
Però , l’abbiamo visto finora, in ogni viaggio brasiliano ci sono state nuove scoperte , per cui...questo succede anche in questo Capitolo 21, che ancora una volta diventa ‘prototipo’ di altre storie venete vissute da emigranti, certificate anche dalla visita del “ Museo dos Emigrantes “ a San Paolo.
Tutto raccontato con dovizia di particolari da Angelo Dall’Aglio , tutto corredato con adeguata ed eloquente fotogallery sia relativa ai suoi incontri parentali che ai luoghi visitati, ma anche proponendoci i nuovi documenti ufficiali certificativi delle nuove scoperte.
Senza contare che in quel 2010 Angelo e Santina hanno vissuto e potuto documentare la storica catastrofe che colpì Rio de Janeiro e Niteroi nei dintorni, con la nota tempesta marina con onde gigantesche che sommerse tante case, lasciando tante macerie e morti.
CAPITOLO VENTUNESIMO ( di Angelo Dall’Aglio) / CAP.21_: ULTIMO VIAGGIO IN TERRA BRASILIANA A SAN CARLO, AL “MORRO ALTO”, A SAN SALVADOR DE BAHIA, A SAN PAOLO, A RIO DE JANEIRO DURANTE ...LA TEMPESTA MARINA CON ONDE GIGANTESCHE
E fu così, che nonostante i dubbi e il poco entusiasmo, a febbraio del 2010 partimmo per il Brasile. Arrivati a Madrid, Santina accusò un fastidioso gonfiore alla caviglia sinistra che condizionò fortemente la sua già precaria deambulazione; inoltre l’aereo che da Madrid ci doveva portare a San Paolo, ebbe un ritardo di quattro ore.
IL viaggio non iniziò proprio sotto una buona stella.
Comunque, arrivati a San Paolo, ci spostammo direttamente nella città di San Carlo, con l’intento di visitare la fazenda “ MORRO ALTO “.
Arrivati là, ci sistemammo in hotel e l’indomani di buon mattino prendemmo un taxi
e partimmo alla volta della “mitica fazenda, situata su un colle, detto : “ Morro Alto “
Sullo sfondo il “ Morro Alto “
ALLE PORTE DELLA FAZENDA L’INGRESSO DELLA FAZENDA
AL CANCELLO DELLA FAZENDA IN ATTESA DI ENTRARE
ALL’INTERNO DELLA FAZENDA , ALLA RICERCA DEL FATTORE
INCONTRO CON IL FATTORE
IN CAMMINO VERSO LA CASA PADRONALE
SANTINA IO E IL FATTORE, DAVANTI ALLA CASA PADRONALE
LA DEPENDANCE
LA PISCINA
Santina chiede informazione sugli edifici di servizio e sui terreni circostanti
Un vecchio stabile che fu dimora degli immigrati e il muro costruito dagli schiavi
UN SENTIERO - LA CASA PADRONALE , più altre foto della fazenda
SANTINA CON I FIGLI DEL GUARDIANO DELLA FAZENDA
IL FATTORE ALTRE FOTO DELLA FAZENDA
SANTINA CHIDE INFORMAZIONI ALLA MOGLIA DEL GUARDIANO
FOTO RICORDO CON LA FAMIGLIA DEL GUARDIANO
PARTENZA DALLA FAZENDA “ MORRO ALTO “ IL SENTIERO STERRATO
LA FAZENDA “ MORRO ALTO “ VISTA DAL SATELLITE
Non mi soffermo a descrivere le sensazioni che provai di fronte a tanta bellezza.
Lascio che le immagini sopra esposte parlino in mia vece.
Durante la visita al “ MORRO ALTO “, osservai attentamente ogni particolare cercando
di scoprire qualche traccia del passato .
Chiesi informazioni anche al fattore , ma lui del passato della fazenda sapeva quasi nulla, in quanto aveva assunto l’incarico di recente, dopo l’avvenuta ristrutturazione.
Ristrutturazione che coinvolse in modo particolare gli edifici di servizio e i terreni , conservando allo stato originale tutta la parte nobile, comprendente: la casa padronale, i giardini e il parco.
Questi ultimi, ancor oggi ricchi di fiori esotici, alberi secolari e piante tropicali.
L’immensa fazenda esistente al tempo dell’emigrazione di mio nonno Riccardo (1888) , a causa dei vari passaggi ereditari, ha subìto diverse frammentazioni.
Oggi, la maggior parte di essa è di proprietà dell’Ingegnere Cremonini, il quale l’ha trasformata in un’oasi hollwoodiana , un rifugio dove rilassarsi, fuggendo dalla vita frenetica e stressante della città .
Insoddisfatto per non aver ricevuto informazioni sulle origini e sulla storia della fazenda, mi recai all’ufficio di registro degli immobili (Tabilion de Notas ) di San Carlo con la speranza di trovare qualche antica scrittura che soddisfacesse la mia curiosità.
Non trovai molto, trovai soltanto alcuni documenti risalenti a fine ‘800 e primo’900, nei quali erano indicate unicamente le quantità di caffè prodotto e i nomi dei proprietari, che risultarono essere gli stessi del periodo in cui mio nonno Riccardo vi lavorò in qualità di fattore, null’altro ! Motivo di soddisfazione invece, fu constatare che al quel tempo, la fazenda “ Morro Alto ”, era la maggiore produttrice di caffè della zona.
Uscito dall’Ufficio di Registro degli immobili, io e Santina facemmo una passeggiata per le vie della città alla ricerca di qualche luogo d’importanza storica. Giunti davanti al palazzo municipale entrammo a visitarlo, e incontrammo e conoscemmo una signora di origini italiane, la quale disse di essere la Segretaria personale del Prefetto (sindaco) della città .
Attratta ed incuriosita dalla nostra presenza , ci chiese quale motivo ci avesse spinti fino a San Carlo . Spiegammo di essere lì per fare delle ricerche sull’immigrazione dei nostri nonni paterni, i quali nella primavera del 1888 partirono dall’Italia con le loro famiglie, e giunti in Brasile, furono destinati nella fazenda “Morro Alto” ubicata nel municipio della sua città . La signora, entusiasmata dal nostro racconto, ci propose un incontro con il prefetto per illustrare il lavoro che stavamo facendo.
Noi, difronte a tale opportunità, lusingati per tanta attenzione senza alcun indugio accettammo, e il giorno seguente ricevemmo l’invito ufficiale firmato del Prefetto stesso .
Io e Santina in attesa di essere ricevuti In seduta con il Prefeito (sindaco)
dalle autorità della città di San Carlo e l’assessore alla cultura
Alcuni momenti dell’incontro con le massime autorità della città di San Carlo
Compiaciuti, felici e contenti, per essere stati ricevuti dalle massime autorità della città, l’indomani di buon mattino lasciamo San Carlo e partimmo alla volta di Salvador de Bahia, dove al nostro arrivo, trovammo ad attenderci Lacylea, la quale viste le condizioni precarie di Santina, ci invitò nella sua casa.
Lì, conoscemmo suo marito Giulio e sua figlia Gabriella. Con tutti loro instaurammo fin da subito un rapporto di cordiale amicizia, tanto che ci invitarono a rimanere ospiti nella loro casa per tutta la durata della permanenza a Salvador.
IL soggiorno fu piacevole, anche se Santina continuò a soffrire un persistente gonfiore alla caviglia che condizionò fortemente la sua già precaria deambulazione.
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A Salvador una piacevole quanto inaspettata scoperta
In casa di Lacylea, rovistando fra vecchi ricordi di famiglia, ci capitò fra le mani la foto originale che ritraeva il bisnonno Francesco attorniato dalla sua famiglia . Con grande meraviglia, notammo al petto del figlio JOSE’ un ciondolo con dentro un ritratto di donna, che altra non poteva essere che sua mamma Fausta, alla quale lui era molto legato.
Con Lacylea, usando anche una lente d’ingrandimento, osservammo ed esaminammo attentamente il ritratto, ma non fummo in grado di dare una identità a quel volto .
IL ciondolo, di dimensioni molto piccole e sbiadito dal tempo, era indecifrabile .
Ci affidammo anche a studi fotografici locali, purtroppo la nostra curiosità rimase insoddisfatta, nessuno fu in grado di estrarre dal ciondolo quel volto sbiadito dal tempo.
A quel punto, proposi di portare la foto in Italia, sperando di trovare nella mia città uno studio fotografico in grado di soddisfare le aspettative .
Gentilmente Lacylea mi affidò la foto, con la condizione che a operazione ultimata le venisse restituita .
Famiglia SCUTARO , vedi JOSE’ in piedi al centro della foto, con il ciondolo al petto
A Salvador de Bahia : Giulio, Gabriella e Santina , Angelo e Lacylea
Lasciammo Salvador de Bahia e ci trasferimmo a Rio de Janeiro, per trascorre un
periodo di riposo sulla spiaggia do Flamenco, luogo a noi consueto per rilassarci .
Purtroppo incontrammo una stagione molto piovosa . Eravamo a Pasqua, fummo testimoni della catastrofe, che in quel periodo colpì tutta la zona di Rio e in modo particolare la vicina NITEROI . L’abbondante pioggia caduta durante il giorno e per tutta la notte, causò lo smottamento franoso di una collina di seicento metri quadrati, che travolse e sommerse tutte le case sottostanti, provocando più di un centinaio di morti .
La tempesta marina con onde gigantesche
Incredulità , disperazione , pianto ,
sofferenza - macerie e morte, auto sommerse
Aspetti della catastrofe che colpì RIO e NITEROI
Si piangono i morti Foto e articoli di giornale
Alla ricerca di persone Dopo giorni trovato vivo sotto le macerie
Occhi al cielo, in segno di ringraziamento dopo il salvataggio - e via in barella
L’onda gigantesca - sofferenza e attesa, sperando di trovare persone ancora vive
La quiete dopo la tempesta
Ultimo giorno di sole per Angelo e Santina sulla spiaggia
do Flamengo a Rio de Janeiro con sullo sfondo il “ Pan di Zucchero “
Via dalla spiaggia e ritorno all’hotel sotto la pioggia
BAGNATI MA FELICI DAVANTI ALL’INGRESSO DELL’HOTEL “ PAESANDU’ “
Gli ultimi istanti a RIO de JANEIRO
La felicità di SANTINA
Lasciato RIO, ci spostammo a San Paolo, e sostammo alcuni giorni nel quartiere da MOOCA per visitare i parenti là residenti, e nel contempo recarci al “ Museo dos Emigrantes “ per richiedere il certificato di sbarco della famiglia di GIUSEPPE MARIA SCUTARO padre di Francesco, sperando di trovare delle tracce che testimoniassero l’arrivo in Brasile di Lui, della sua famiglia e in particolare di quel MARTINS SCUTARO morto alla Santa Casa di San Carlo nel 1923, del quale non avevamo ancora accertato
la vera identità. Purtroppo, di tutto ciò non trovammo assolutamente nulla.
Per cui ci recammo all’aeroporto e ci imbarcammo per Italia .
Santina ed io ritratti difronte al museo “ dos Emigrantes “ di San Paolo
La ricerca poteva considerarsi chiusa. Con le ultime scoperte avevo superato di gran lunga le aspettative iniziali. Ero soddisfatto e fiero del lavoro svolto. Pur tuttavia qualcosa dentro di me mi spingeva a continuare la ricerca. Dovevo e volevo chiarire alcune cose ancora irrisolte, desideravo vedere il volto della donna raffigurata nel ciondolo al petto di Josè, e capire da dove fosse arrivato quel Martins Scutaro morto a San Carlos nel 1923.
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EXTRATIME by Sergio Sottovia / In cover Angelo Dall’Aglio ‘attuale’ in versione ...suonatore di tromba nella Filarmonica Bassanese del maestro David Pauletto.
Quindi nella ampia fotogallery tutte le immagini del viaggio di Angelo e Santina in Brasile 2010, in tutte le location citate nel LIBRO “ Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”, in viaggio sull’Albero genealogico appunto ripartendo dal “Morro Alto” e dai nonni e bisnonni.
Immagini proposte in sequenza nella stessa posizione collocata nel testo del Capitolo 21 (il penultimo) nel Libro di Angelo Dall’Aglio, e che non hanno bisogno di specifiche didascali perché le stesso sono direttamente esposte sulle immagini oltre che nei file delle foto stesse.
Per un viaggio che non ci stancheremo mai di ripetere come ‘prototipo’ della emigrazione dei Veneti soprattutto in SudAmerica e che serve a ricostruire ( anche come indicatore di modalità di ricerca) la Memoria storica di tante famiglie, per non dimenticare chi siamo, da dove veniamo e dove...vogliamo arrivare.
Angelo Dall’Aglio