“Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici”, il Libro di Angelo Dall’Aglio, in viaggio sull’Albero... coi Veneti emigranti/ CAP 8 , in Brasile con Santina nel 2005, a San Paolo e Bebedouro dai discendenti di Ferdinando Spironello


Continua il viaggio in Brasile da parte di Angelo Dall’Aglio e sua moglie Santina in Brasile, nel 2005, e dopo ave viaggiato sulla tacce di Luigi Spironello, adesso viaggia incontrando i discendenti di Ferdinando Spironello. 

Praticamente sempre sull’Albero genealogico alla ricerca della ‘radici’ della sua famiglia , me che trascende l’aspetto personale per farci ‘incontrare’ tanti modi di vivere in Brasile attraverso gli anni peraltro vissuti da tante famiglie venete emigrate in Brasile.

In un tessuto socio economico che ci viene rappresentato dallo stesso professore Angelo Dall’Aglio , tanto più che ci parla anche della vita religiosa ‘vissuta’ in Brasile dai suoi familiari, incontrando anche lo ‘Spiritismo’ oltre che alla evoluzioni sociali di tutta la ‘saga familiare’ partendo dai capostipiti Dall’Aglio & Spironello e i ...tanti rami discendenti 

IL tutto spiegato in questo Capitolo Ottavo , del suo libro “ Alla ricerca dell’altra metà delle mie radici” , scritto da Angelo Dall’Aglio, che ha dedicato al sua ricerca ai nonni :  RICCARDO  E  MARIA  ANTONIA (  mai conosciuti ) sollecitando i “ POSTERI  a NON  LASCIARLI  CADERE  NELL’OBLIO” , anche perché – ha scritto l’Autore - ,” Per capire Chi siamo  e da Dove veniamo , è importante conoscere il passato , per vivere il presente costruendo il proprio futuro”.

 

CAPITOLO   OTTAVO   ( dal libro di Angelo Dall’Aglio ) / IN  BRASILE A CONOSCERE I DISCENDENTI  DI FERDINANDO SPIRONELLO

Nel frattempo arrivò il giorno della partenza, grande fu la frenesia del momento, ero ansioso ed emozionato, finalmente andavo ad incontrare e conoscere personalmente i parenti Spironello .

Avevo organizzato tutto suddividendo anche  i tempi della mia permanenza nelle varie città: un periodo di riposo a Rio De Janeiro; visitare e conoscere i parenti e poi continuare il viaggio alla ricerca di informazioni e documenti .

Arrivati in Brasile, la prima tappa fu la spiaggia  do Flamengo a Rio de Janeiro, dove  eravamo soliti rilassarci ogni qualvolta ci recavamo in quella mitica e favolosa  terra.  

Sia io che mia moglie Santina avevamo bisogno di un po’ di riposo fisico e mentale.

Erano trascorsi sei mesi da quando  avevo iniziato la ricerca, sono stati mesi di incessante e faticoso lavoro per entrambi, per cui il sole il mare e il paesaggio di Rio per noi sarebbe stato un toccasana. 

Dopo il meritato riposo al sole di Rio, partimmo alla volta  di San Paolo .

                    A RIO DE JANEIRO PER UN SALUTARE E MERITATO RIPOSO, POI ...  LE  ASPETTATIVE  IN PARTE TRADITE

Come da programma  dopo il riposo sulla spiaggia di Rio partimmo per San Paolo Durante il viaggio pensavo a come sarebbe stato il primo incontro con Roberto Spironello, 

che mi stava aspettando alla stazione dei pullman di San Paolo.

Ero pieno d’entusiasmo, stavo realizzando ciò che da tempo avevo programmato, mi animava la curiosità e il desiderio di incontrare personalmente i parenti fino allora sconosciuti. 

Sentivo dentro di me una forte spinta emotiva dettata dalla curiosità di scoprire e conoscere passato e presente dei discendenti dei miei bisnonni  Antonio e Teresa. 

Ma ricordando il risultato deludente avuto dalle conversazioni telefoniche con alcuni parenti di Piracicaba, frenai ogni entusiasmo. 

Successe che Mario Spironello e suo figlio Alcides , poco prima della mia partenza dall’Italia per il Brasile, durante una delle varie conversazione telefoniche gentilmente mi invitassero nella loro casa di Piracicaba, per cui al mio arrivo a Rio de Janeiro, come da accordo gli telefonai. 

Parlai per primo con Alcides, il quale si dimostrò piuttosto evasivo e titubante, privo di quella gentilezza  e di quel calore manifestati nelle precedenti telefonate. 

Disse che a causa di inderogabili impegni di famiglia e di lavoro, non sarebbe stato nella condizione di ricevermi  e tanto meno di ospitarmi: richieste che ne io ne mia moglie avevamo fatto 

 

Avevo semplicemente espresso il desiderio di incontrarlo per conoscere lui e la sua famiglia, senza pretese di ospitalità o ricevimenti particolari, anche perché ogni volta che ci recavamo in Brasile, eravamo  soliti agire autonomamente sia per spostarsi da una località all’altra che per alloggiare.   

Comunque, nonostante il comportamento freddo e poco cortese, alla fine della nostra breve conversazione, Alcides salvò la faccia dicendo : “ Bem vindo ao Brasil ”  ( Ben venuto in Brasile ).

Il suo atteggiamento mi sconcertò ma non per questo mi persi d’animo, e nonostante mia moglie mi suggerisse di lasciar perdere gli Spironello di Piracicaba, telefonai a Mario il  padre di Alcides, mi rispose sua nipote Luciane;  gli comunicai di essere in Brasile e di avere piacere di visitare e conoscere  suo nonno. La prima cosa che  mi chiese fu :”dove e da chi sarei andato una volta arrivato a Piracicaba “,  risposi che mi sarei sistemato in albergo “; al che lei esclamò :” Ah, bene ! “ E aggiunse di avvisarla non appena fossi arrivato, così lei sarebbe venuta a prendermi per accompagnarmi a conoscere suo nonno Mario. 

Nel proseguo del viaggio verso San Paolo, sgombrato dalla mente il pensiero del risultato poco eclatante delle telefonate con gli Spironello di Piracicaba, fantasticavo immaginando come sarebbe stato l’incontro con Roberto e i Parenti di Bebedouro. 

Dall’incontro con loro mi aspettavo un po’ di entusiasmo, di benevolenza e naturalmente anche la risoluzione di molti interrogativi, che da tempo erano in attesa di una esaustiva risposta. 

Ma dopo quanto accaduto con Alcide e sua nipote Luciane, qualche dubbio mi assali .   

                                L’INCONTRO CON  ROBERTO  SPIRONELLO

Finalmente fra un pensiero e l’altro arrivammo a San Paolo, e mentre il pullman faceva manovra per entrare nella zona predisposta allo sbarco dei passeggeri , sbirciai attraverso il vetro del finestrino per vedere se individuavo Roberto. 

Fu mia moglie seduta accanto a me a indicarmi un ragazzo ritto in piedi, braccia dietro la schiena, testa alta e petto in fuori, che attentamente osservava ad uno ad uno tutti i passeggeri che scendevano dal pullman.

Era proprio lui , Roberto Spironello, finalmente stavo per conoscere personalmente un diretto discendente dei miei bisnonni .

L’incontro con Roberto fu di poche parole, traspariva in entrambi una grande emozione, 

ci guardammo fissi negli occhi e ci stringemmo in un abbraccio così forte e intenso da far 

sentire l’accelerazione delle pulsazioni cardiache, pulsazioni sintoniche che intercorrevano fra due persone dello stesso sangue, provenienti da famiglie  che gli eventi della vita avevano da tempo e da generazioni separato, collocandole in terre diverse e molto lontane, facendo sì che le stesse disperdessero nel tempo ogni ricordo, finendo inevitabilmente nel più totale oblio.

Io e mia moglie Santina entrammo subito in sintonia con Roberto, parlare con lui era come parlare con una persona conosciuta da sempre. 

Tanto che superata l’emozione del momento, chiacchierando come due vecchi amici, c’incamminammo a prendere il taxi per andare alla sua abitazione. 

Un appartamento in un condominio superprotetto nel  Bairro do Limao, un quartiere di San Paolo.

 

Superprotetto, perché in Brasile e particolarmente in città come San Paolo, per evitare di incorrere in furti, assalti o sequestri da parte di bande di malviventi , non solo è consigliabile e opportuno, ma quasi obbligatorio  abitare in un appartamento all’interno di un comprensorio protetto.

Fummo ospiti in casa di Roberto e sua moglie Giuliana, i quali manifestarono nei nostri confronti grande rispetto e considerazione, sempre attenti e premurosi nel soddisfare ogni nostra necessità. 

Giuliana è una ragazza molto cordiale, un po’ riservata  ma socievole,  anche lei come suo marito Roberto ci accolse con calore e cortesia. 

Dopo un breve soggiorno in casa di Giuliana e Roberto e alcune visite alla città di San Paolo, partimmo alla volta di Bebedouro, località  che si trova nell’interno dello stato di San Paolo a circa otto ore di viaggio dalla capitale.

Durante il tragitto lavoravo di fantasia, cercavo di immaginare come sarei stato accolto all’arrivo a Bebedouro:  vedevo tutti i parenti riuniti curiosi e ansiosi di incontrare e conoscere i cugini arrivati dall’Italia; nutrivo la speranza di poter dare finalmente un nome alle persone raffigurate in alcune foto inviatemi da Josephine  Guerrera; mi aspettavo anche di ricevere notizie su Luigia, Fausta ed Eugenia, le tre sorelle di mia nonna, delle quali non sapevo ancora assolutamente nulla.        

All’arrivo a Bebedouro verso le due di notte, la realtà fu ben diversa rispetto alla mia immaginazione, nessuno ci aspettava, ci fermammo tutti nella casa disabitata dei genitori di Giuliana che per motivi di lavoro si erano trasferiti a San Paolo; scaricammo i bagagli e andammo a mangiare un panino ad un chiosco ambulante, poi verso le tre del mattino andammo a dormire e prima di coricarmi per evitare di rimanere deluso, franai ogni fantasia .

 

                                                    RIFLESSIONI  NOTTURNE

Intanto il tempo scorreva, erano ormai le quattro del mattino e non riuscivo a prendere sonno. Pensavo a molte cose: ai miei figli, alla mia casa, a come poteva essere la situazione  in Italia, alle molte notti passate al computer a ricercare in internet ; ai contatti telefonici avuti con Brasile e  Stati Uniti d’America; a tutte le volte che ero stato preso dallo sconforto perché non riuscivo a trovare notizie. 

Mi chiesi anche chi e cosa mi avesse spinto a iniziare una tale avventura. 

Rivolsi il pensiero ai miei avi , in particolare ai miei nonni Maria Antonia e Riccardo, nonni mai conosciuti e dei quali  fin da bambino  avevo sofferto la mancanza .

Anch’io avrei desiderato avere come molti miei compagni i nonni accanto, invece dovetti accontentarmi dei racconti che di loro fecero mio padre e le mie zie.

Probabilmente fu proprio il vuoto affettivo dovuto alla loro mancanza  che mi spinse a iniziare un lavoro di ricerca su di loro. 

Il desiderio di recuperare un tempo mai condiviso, mi indusse a ricostruire la loro storia cercando notizie sulla loro gioventù, sul cammino della loro vita che per certi versi ritenevo interessante e avventurosa .

Insomma, nell’immaginario cercavo di rivivere l’infanzia con loro accanto, appropriandomi di ciò che mi spettava ma che gli eventi del tempo mi avevano tolto. 

I racconti che più volte avevo ascoltato da bambino, mi affascinarono a tal punto facendo sì che da grande uomo ormai adulto, mi gettassi con tutto me stesso in una appassionata ricerca del passato, con particolare riferimento alla vita dei miei antenati. 

Intanto, poco a poco i pensieri svanirono, lasciando campo a Morfeo che accogliendomi fra le sue braccia mi fece cadere in un sonno  profondo e rigeneratore, preparandomi ad affrontare il nuovo giorno con rinnovata energia, pronto all’incontro  storico con il cugino Giò Roberto Spironello e la sua famiglia. 

Il giorno seguente verso mezzogiorno andammo a conoscerlo, arrivati alla sua abitazione, al tocco del campanello posto a lato del portone d’ingresso, fece eco l’abbaiare di un grosso cane, 

il portone si aprì e apparve un omaccione alto di corporatura robusta, rubizzo in viso, il quale mi venne incontro con passo deciso e mi abbracciò. 

 

ERA LUI, JOAO ( Giovanni  SPIRONELLO ) mio cugino di secondo grado, nipote di Ferdinando, fratello di mia nonna Antonia  Maria. 

L’incontro con Joao (Giovanni) fu molto emozionante, restammo abbracciati per alcuni istanti fissandoci  negli occhi senza parlare, manifestando una indescrivibile felicità, poi tenendomi affettuosamente per mano, mi accompagnò in casa  a conoscere la sua famiglia.   

Lo stesso trattamento fu riservato a mia moglie Santina, che anche lei come me, non stava nella pelle dalla gioia.

Conoscemmo Elsa, moglie di Joao, anche lei di origine italiana, figlia di Leonzio proveniente da Migliadino San Fidenzio, paese della bassa padovana che si trova ai confini della più nota Montagnana. 

Elsa e una donna bassa di statura un po’ rotondetta, dall’aspetto grazioso e dal fare gentile e cordiale;  riservata ma ben educata,  disponibile e cortese, ci  mese subito a nostro agio facendoci sentire come a casa nostra. 

Nel pomeriggio dello stesso giorno, conoscemmo gli altri due figli di Joao ed Elsa : Flavio e Marcello . 

Flavio è un ragazzone alto un metro e novanta centimetri, snello, di poche parole ma molto affettuoso, cordiale, ben educato e gentile .

Marcello è molto espansivo e socievole, ha il viso sempre sorridente, ottimo musicista dilettante, dotato di una naturale musicalità che esprime per mezzo di una bella voce, accompagnandosi magistralmente con la chitarra. 

Mentre io e Santina eravamo intenti a conversare con Elsa e i suoi figli, Joao nel retro della casa stava preparando il churrasco ( carne al barbecue ) . 

Nel frattempo arrivò la sorella di Elsa con il marito Zelaon , un uomo alto , corpulento  ma molto simpatico e di compagnia, buona forchetta e gran bevitore. 

La sorella di Elsa è una donna graziosa,  educata, socievole e accanita fumatrice. 

 

 

In mezzo a tanta gente cordiale e simpatica,  pensai :  ”qui ci sono tutti i presupposti per un piacevole soggiorno “   

Successivamente arrivò un amico di Marcello, un musicista dilettante che suona con lui nella stessa band.  

Loro due insieme, accompagnandosi con le rispettive chitarre, allietarono la festa con canzoni tipiche brasiliane.

Nel tardo pomeriggio giunsero altri parenti e amici e la festa in nostro onore si protrasse fino a notte fonda .  

Quel velo di pessimismo che m’invase la notte dell’arrivo, non trovò alcun riscontro. 

“ Tutto si stava realizzando come in un bel sogno ”.

Joao abita in una casa di sua proprietà che rispecchia tutte le caratteristiche della casa brasiliana: “cinta da un muro alto circa tre metri che si estende su un fronte strada per circa venti metri e si proietta in profondità per circa quaranta ; stretta e lunga, per cui non ha molto spazio  ai lati, come pure difronte all’entrata. lo spazio maggiore si trova nel retro detto “quintal “ , l’equivalente del nostro cortile, dove ci sono tutti i servizi compresa la famosa  “ churasquera “ per fare la carne alla griglia “.

Nel periodo in cui fummo  ospiti in casa di Joao, gustammo diversi tipi di carne al churrasco , ( carne  alla griglia  - barbecue - ) della buona serveja .( birra ) e anche della gustosissima caipirinha,   ( grappa con zucchero ghiaccio e limone )

Per alcuni giorni, sia io che mia moglie, dovemmo guardarci dall’atteggiamento  ostile e minaccioso di Janca, una femmina di rottweiler che per evitare che ci aggredisce  fu confinata in un recinto a lei non proprio gradito.

Un bel giorno però, con grande sorpresa di tutti, Janca cessò di esserci ostile,  si avvicinò a noi mugolando, strofinando il suo muso in modo docile e amichevole sulle nostre gambe, in cerca di carezze. Da quel momento in poi ci fu sempre vicina, attirando la nostra attenzione e appoggiando il muso sulle nostre ginocchia alla ricerca di coccole. 

Si affezionò a tal punto che il giorno della partenza ci seguì fino al cancello mugolando con aria triste, quasi volesse manifestare il suo dispiacere per il distacco da noi. 

A Bebedouro sostammo una decina di giorni, giusto il tempo per visitare e conoscere  i parenti e fare una ricognizione nel locale cimitero  a verificare la reale sepoltura di Giovanna Spironello.     

 

                                IN VISITA AL CIMITERO DI BEBEDOURO

 Era veramente sepolta lì Giovanna  Spironello, sorella di nonna Maria Antonia ?

Io Santina e Jao che ci faceva da guida, andammo a visitare il locale cimitero e come primo atto ci fermammo di fronte alla cappella della famiglia Bossolani. 

Con sorprendente meraviglia e grande emozione, costatammo che ciò che Zito Paliarini e gli altri parenti sostennero, corrispondeva al vero.

Giovanna Spironello, era veramente tumulata nella cappella di famiglia  del locale cimitero assieme al marito Agostino Bossolani.

Ora con la conferma della sepoltura di Giovanna e suo marito Agostino nel cimitero di Bebedouro, ero in grado di dare un nome alla coppia di sconosciuti nella foto  inviatami da Josephine  Guerrera.  

Felice per la scoperta, con il cuore che batteva forte nel petto e gli occhi lucidi per l’emozione, rimasi in rispettoso silenzio rendendo loro omaggio . 

           FINALMENTE  ABBIAMO  DATO UN  NOME  ALLA  COPPIA  DI  SCONOSCIUTI

Continuando la visita al cimitero arrivammo alla tomba di Ferdinando Spironello.

Una tomba scarna e disadorna, dominata da una croce alla testa del sepolcro con i nomi delle persone tumulate, incisi sulla nuda pietra senza alcuna foto che li raffigurasse.  

Chiesi a Giò il motivo di tanta austera semplicità. 

Egli disse che suo nonno Ferdinando in età adulta abbandonò la religione cattolica per abbracciare lo SPIRITISMO, diventando medium e guaritore, dimostrando in tal senso eccezionali facoltà, e che negli anni venti, si trasferì con tutta la famiglia da San Carlos a Botafogo e poi in  Areja, due distretti di Bebedouro, dove acquistò un appezzamento di terreno agricolo che successivamente vendette per aprire un’officina per la lavorazione del legno e del ferro, attività che ancor oggi a Bebedouro noi fratelli Spironello portiamo avanti.  

Mentre lasciavo il luogo dell’eterno riposo di una nutrita schiera di discendenti dei bisnonni  Antonio e Teresa, chiesi a Joao di accompagnarmi a conoscere il cugino Zito Paliarini, riconosciuto da tutti come la memoria storica della famiglia Spironello di Bebedouro . 

Durante il percorso in direzione dell’abitazione di Zito, riflettevo sull’importanza della ricerca che stavo facendo: “un lavoro collegato fra passato, presente e futuro, basato su tre concetti fondamentali: conoscere lavorare e costruire .- o meglio :” conoscere il passato lavorare nel presente per costruire il futuro”-

 

Concetti e luoghi comuni per capire da dove vieni, chi sei, dove vuoi andare e cosa vuoi fare. 

Nel frattempo, fra un pensiero filosofico e l’altro arrivammo all’abitazione di Zito, giunti davanti al cancello misi in atto una burla. 

Mi finsi un parente del luogo e parlando nella sua lingua lo chiamai ad alta voce, lui però, intuendo la tresca, senza esitazione alcuna, chiamandomi per nome mi invitò ad entrare in casa, dove tutti ci facemmo una grande risata .   

Dall’incontro con Zito, mi aspettavo di ricevere le informazioni per continuare la ricerca  sulle tre sorelle di suo nonno Ferdinando:  Eugenia, Fausta e Luigia. 

Ma  lui delle sorelle di suo nonno sapeva molto poco o quasi nulla, ricordava solo vagamente di avere sentito pronunciare i loro nomi da sua nonna Cecilia mentre raccontava a sua mamma Teresa le peripezie i pericoli e le sofferenze patite durante il viaggio dall’Italia al Brasile. e che, oltre a tali nomi, sua nonna aveva accennato anche a quello di un bambino. 

Chiesi a Zito, se del caso ricordava il nome del bambino, e sapesse a che famiglia appartenesse.  

Disse che gli sembrava fosse nome Janin o Joanins  e di non sapere di chi fosse figlio, e a quale famiglia appartenesse e aggiunse, mi sembra ma non sono sicuro che parlassero di un bambino morto per un’epidemia.   

 

IL nome del bambino mi fece pensare a Giovanni Girolamo Spironello, il più piccolo della famiglia  espatriato nel marzo del 1888 da Preganziol e mai arrivato in Brasile “. 

Pensai a lui, perché secondo me, il nome “Janin o Joanins”, poteva rispondere al nomignolo “GIOANIN” diminutivo di GIOVANNI, molto in uso a quel tempo nelle famiglie contadine venete.     

Zito, è figlio di Idelbrando Paliarini e Teresa  Spironello, una delle figlie di Ferdinando e Cecilia, non si è mai sposato, ha sempre vissuto con i suoi genitori, è persona dotato di buona memoria, socievole,  affabile, intelligente e loquace.

Raccontò che Ferdinando Spironello si sposò con Cecilia Ricci nella città di San Carlos SP,  e che dal loro matrimonio nacquero oltre dieci figli : Amelia  sposata con Luis Saù ; Santina  con Firmino Zanellato ; Pietro celibe; Teresa  con Idelbrando Paliarini ; Germano con Giulietta di Giovanni ; Jao con Francisca Lima ; Josè con Rosa Perino ; Luisa con Luis rigo Campos e Cecilia ultima nata nel 1922 rimasta nubile. 

Tutti, compreso quelli morti prematuramente nacquero a San Carlos do Pinhal . 

Quando Cecilia aveva 40 giorni, nonno Ferdinando si trasferì con tutta la famiglia da San Carlos a Botafogo, un distretto di Bebedouro, vi rimase per un breve periodo e poi si spostò in Areja, altro distretto di Bebedouro, dove comprò un appezzamento di terreno agricolo. 

Nel 1934 vendette in Areja e si trasferì a Bebedouro città, dove acquistò una officina per la lavorazione del legno e del ferro, costruendo: carri, carrozze, carrozzerie per autoveicoli, recinzioni e serramenti .  

Ancor oggi, l’industria Spironello gestita dai suoi nipoti continua la lavorazione del legno, del ferro e dell’alluminio

Continua  Zito : “ Il nonno Fernando lasciò la religione cattolica e abbracciò lo SPIRITISMO diventando propagatore e maestro” . 

Anche mia madre Teresa era spiritista con doti medianiche e di veggente. In seguito tutta la famiglia Spironello di Bebedouro seguì mio nonno Ferdinando in tale pratica religiosa  

 

Un giorno, a mia nonna Cecilia, mentre stava dormendo gli apparve il figlio Antonio morto di tetano all’età di 14 anni fra mille sofferenze, il quale vista la costante disperazione  della madre per la sua morte disse : < MAMMA  SMETTILA  DI  PIANGERE ,  IL TUO PIANTO E LA TUA  DISPERAZIONE  DISTRAGGONO IL MIO CAMMINO E NON  PASSO STARE AL PASSO CON I MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO .  LORO VANNO AVANTI  ED IO RIMANGO IN DIETRO > .

Zito ci spiegò che secondo la teoria dello Spiritismo chi passa nel regno degli spiriti dopo la morte non resta inattivo, ma continua una vita parallela a quella terrena ,  se i famigliari lo piangono morto, lui - distratto dal richiamo – non può camminare con il medesimo passo dei suoi compagni di viaggio e pertanto rimane indietro . 

Da quel giorno nonna Cecilia smise di piangere e visse con maggior serenità .

Nonno Fernando era un omaccione cui erano riconosciute severità, autorevolezza e al contempo bontà d’animo, sempre disponibile verso chi gli chiedeva aiuto e conforto, amante del cibo e della birra, grande lavoratore in grado di dedicarsi a varie attività : dall’agricoltura alla veterinaria, dalla conduzione di macchine per la separazione dei   chicchi di caffè alla lavorazione del ferro e del legno. Inoltre si dedicò a varie letture e in  particolar modo all’approfondimento delle teorie dello Spiritismo .  

Secondo quanto raccontò mia madre, oltre ad Antonio ( Tonico ) dovrebbero essere morti altri due suoi fratelli . 

E di Pedro – fratello maggiore – mi hanno detto , che quando abitavano a Botafogo , si innamorò di una ragazza di nome Celestina che aveva qualche anno più di lui, e abitava in una città dove passava il treno.     

E ogni qualvolta Pedro andava a trovarla, aveva appena il tempo di salutarla, perché doveva prendere di corsa il treno che lo riportava indietro.  La ragazza finì per stancarsi di tale situazione , si trovò un altro innamorato e Pedro rimase per sempre celibe .

Dello zio Germano mi narrò due episodi :  1° - Nel 1932 quando scoppiò la rivoluzione il governo brasiliano chiamò tutti i giovani abili a combattere . Germano che non amava la guerra, cosa fece ?   Con un amico si nascose nella foresta tingendosi viso e corpo con il nero del carbone e rimase lì per 40 giorni . Alla fine della rivoluzione Pedro andò a richiamare lui e l’amico .  Tornati a casa nessuno li riconobbe :  il tempo passato nella foresta li aveva resi simili ad animali, sembravano due uomini primitivi

2°- Germano aveva 17 anni quando lasciò Bebedouro alla volta di Marilia per cercare lavoro. Conobbe una famiglia di origine italiana – i De Carli – che gli chiesero  di lavorare per loro.  In breve tempo dimostrò doti e capacità tecnico lavorative superiori alla media.  Pur non avendo frequentato alcuna  scuola professionale  era in grado di montare i vari pezzi di ferro e di altro materiale con tale maestria che i De Carli rimasero meravigliati . L’intelligenza e la manualità di cui era dotato, permisero a Germano di imparare da solo il mestiere di  seraliero  ( fabbro ) .

3°- Dello zio Josè mamma mi raccontò un fatto curioso : egli amava ascoltare la radio ma durante la seconda guerra mondiale era severamente vietato sintonizzarsi su Radio Italia . Nonostante il divieto, lui accendeva la radio per ascoltare le notizie della madrepatria e quando la polizia venne a conoscenza della trasgressione piombò in casa per sequestrarla . 

A tale fatto Josè si ribellò e ingaggiò una colluttazione con i poliziotti per impedire il sequestro della sua radio e per tale motivo venne imprigionato .

4°- Sempre Zito racconta :” il padre  di nonna Cecilia ogni sabato si recava al bar per incontrare gli amici e bere in loro compagnia la birra che a lui piaceva tanto”.

Lì, incontrava un vecchietto italiano dotato di una voce meravigliosa e insieme cantavano 

“E  LA  GIGIOTA LA  GA’ UN PUTIN , LA  GA’ UN  PUTIN  DA MARIDARE.......”

Nonna Cecilia ricordava spesso del viaggio che dall’Italia la portò in  Brasile, raccontò di quando la nave perse la rotta rischiando di andare contro gli scogli, e i passeggeri  con il rischio di naufragare videro la morte in faccia. . 

Alla fine del racconto, chiesi a Zito se sua nonna parlò di Joanins mentre raccontava questi fatti, rispose di si, poi continuò il suo racconto dicendo che il bisnonno Antonio Spironello, al suo arrivo in Brasile fu destinato alla fazenda   “MORRO   ALTO “ nel municipio di San Carlos nello stato di San Paolo , il cui proprietario era  JOAQUIM  ALVES  FERREIRA”, che il Morro Alto è un monte dal terreno particolarmente pietroso, tanto è vero, che quando i lavoranti zappavano per pulire le piante del caffè, erano soggetti ad essere colpiti da schegge di pietra;  ma ciò nonostante la fazenda produceva abbondante caffè , e a quell’epoca solo caffè . 

Continuando nel suo racconto,  Zito disse che il padre di nonna Cecilia in Italia faceva il boaro, e chiese a me il significato di tale parola .

Spiegai che il boaro era un bracciante agricolo di condizione “salariato”, addetto alla cura della stalla e del bestiame ivi ricoverato, con il compito anche di guidare i buoi da tiro per il traino di carri agricoli, l’aratura dei campi e la preparazione degli stessi nel periodo delle semine. 

Da quanto detto da Zito, si presume che la famiglia Ricci in Italia fosse di condizione sociali ed economiche  piuttosto modeste, e che l’unico sostentamento derivasse dal lavoro del capofamiglia in qualità di bracciante agricolo, addetto alla stalla e al bestiame ivi ricoverato, meglio conosciuto con l’appellativo di “Boaro “.     

Zito raccontò molti fatti e avvenimenti, tutti interessanti e a tratti piacevoli e divertenti, fra questi,  quello che attirò maggiormente la mia attenzione, fu l’accenno che fece del bambino di nome “JOANINS “.  Questo poteva essere un punto di partenza importante per cercare di fare chiarezza sul mancato  sbarco in Brasile, del piccolo  Giovanni Girolamo Spironello.       

Ora però, come tutto quello che viene tramandato mnemonicamente, anche i racconti di Zito avevano  bisogno di un riscontro confermativo.

Pertanto, era necessario fare una verifica mettendo a confronto i suoi racconti  con quelli di altre persone ben informate sulle vicende della famiglia Spironello. 

Per tale scopo, andai a visitare e conoscere : LE  SORELLE  SILVIA  E  MARIA  JOSE’  ZANELLATO ;  LUIS CARLOS  SPIRONELLO , Suo fratello  JOSE’  RICCARDO, la loro madre  FRANCISCA   E  WALDEMAR    BOSSOLANI

 

 

                                           VISITA A SILVIA ZANELLATO

Io e mia moglie accompagnati da JOAO ROBERTO, andammo a conoscere la cugina di secondo grado SILVIA  ZANELLATO, figlia di FIRMINO e SANTINA  SPIRONELLO , una delle figlie di Ferdinando e Cecilia . Silvia si sposò con PAGANELLI, anche lui di origini italiane, il quale arrivato in Brasile, lavorando sodo e investendo in varie attività raggiunse una più che buona condizione  socio economica . Prova ne è, che ancor oggi nella città di Bebedouro esistono diverse proprietà di famiglia, fra queste, c’è il condominio Paganelli, dove in un attico al quarto piano, abita Silvia .  Dalla terrazza del suo appartamento si domina a vista gran parte della città. 

Silvia non era a conoscenza della nostra presenza a Bebedouro e come tuti gli altri parenti  era completamente all’ oscuro della nostra esistenza 

IL pomeriggio che andammo a conoscerla, prima che ci ricevesse dovemmo fare un po’ di anticamera. In quanto, non essendo stata informata della nostra visita, aveva bisogno del tempo utile per predisporsi a incontrarci. Infatti, dopo circa quindici minuti di attesa, dalla porta dell’ascensore apparve una distinta signora, ben curata nel vestire e nell’aspetto, dai lineamenti e dal fare molto signorili, gentile e cortese. Era lei, la  CUGINA  SILVIA.  

Con una certa emozione ma senza alcun imbarazzo, dopo essermi presentato e averle spiegato con documenti alla mano il nostro legame di parentela, Silvia mi venne incontro  e con l’affetto di chi riceve un caro parente, mi stinse la mano e mi abbracciò ;  lo stesso trattamento fu riservato anche a mia moglie Santina. Successivamente ci accompagnò nel suo appartamento, facendoci accomodare in un salotto, dove con bevande e pasticcini festeggiammo l’avvenimento.

Silvia dimostrò interesse per il lavoro di ricerca che stavo facendo, osservò accuratamente foto e documenti, ascoltando con attenzione la mia illustrazione,  intervenendo e commentando ciò che stimolava maggiormente il suo interesse, parlando a sua volta di fatti avvenimenti e aneddoti, legati al tempo vissuto da sua madre Teresa nella fazenda di San Carlos. . 

Fra questi, mi affascinò in modo particolare il racconto di un episodio buffo e simpatico accaduto alla famiglia Spironello durante il trasferimento da San Carlo, alla fazenda a cui erano destinati.   

Dopo lo sbarco a Santos, la famiglia Spironello fu prelevata dal fattore della fazenda e viaggiò in treno fino a San Carlo, dopo di che caricata  su un carro trainato da buoi, proseguì alla volta della fazenda denominata “Morro Alto”. Durante il tragitto, gli Spironello videro delle piante cariche di arance e alla vista di tanto ben di Dio, sotto lo sguardo sbigottito dei genitori, i figli scesero dal carro, si avventarono sulle piante e cominciarono a mangiare arance fin quasi a scoppiare. 

A nulla valsero le raccomandazioni del fattore, il quale si sgolava a dire che nella fazenda dove erano destinati di quei frutti e molti altri, ne avrebbero trovati a volontà. 

Al termine del racconto, chiesi  a Silvia se sul quel carro c’era anche “Joanins “ il più piccolo della famiglia, lei esitò un attimo, poi disse: “ non mi sembra, e aggiunse: se non ricordo male questo nome lo udii fare da mia mamma mentre parlava delle peripezie patite da suo padre Ferdinando, durante il viaggio per venire in Brasile”, mi sembra si trattasse di un bambino morto sulla nave, ma non ne sono sicura. 

 

Lasciata la cugina Silvia andammo da sua sorella MARIA  JOSE’  detta  “ Z I Z I’ “ 

Maria José sposata con Laurenzio Ravagnani, anche lui di origini italiane, è un donnone molto cordiale e simpatica, dall’aspetto sereno e gioviale. Anche lei come sua sorella Silvia non sapeva della nostra esistenza, però era stata informata dal cugino  Joao Roberto dell’arrivo a Bebedouro di due parenti italiani appartenenti alla famiglia Spironello, per cui era in attesa di una nostra visita . 

Ci accolse con calore e simpatia, ci parlò di molte cose, soffermandosi in modo particolare su ciò che aveva saputo da sua mamma Santina, la quale raccontava speso del tempo della sua giovinezza vissuto a San Carlos nella fazenda  “MARRO  ALTO “; di quando suo nonno Antonio  fu trovato morto dal figlio Ferdinando lungo il sentiero che dai campi portava verso casa; della piccola cappella che Ferdinando eresse nel luogo dove morì suo padre,- cappella che nel tempo andò distrutta a causa della ristrutturazione della fazenda- ; della morte prematura di tre dei suoi fratelli : ANTONIO detto Tonico, di quattordici anni, morto di tetano; LUIGI detto Luisinho  di diciannove mesi, caduto nel paiolo bollente dove stavano facendo il sapone;  FERDINANDO detto  Fernandinho,  morto all’età di pochi mesi a causa di una delle tante epidemie scoppiate a quel tempo in quelle zone;  di quando lei in compagnia delle sorelle si recava a lavare i panni al fiume che scorreva lungo la ferrovia nei pressi della fazenda, e al passaggio del treno, tutte si divertivano a salutare i passeggieri con ampi cenni delle braccia. 

Prima di accomiatarmi da Maria José, chiesi anche a lei se del caso avesse mai sentito sua mamma o altre persone parlare di un bambino di nome Joanins.  Gioanin ! Rispose lei, il fratello più piccolo di nonno Ferdinando morto sulla nave durante il viaggio?  Si, risposi io, proprio lui, partito da Preganziol e mai arrivato in Brasile.   Al che, dopo un attimo di silenzio e un ampio sospiro, lei disse :”  quel  fatto, fu una grande e tremenda tragedia per tutta la famiglia”.  . 

 

FINALMENTE  CHIARITO  IL MANCATO  SBARCO  IN BRASILE  DI GIOVANNI GIROLAMO    

I racconti di Silvia, Maria Josè e Zito, concordarono su molti fatti. Tutti e tre parlarono di diversi avvenimenti  legati alla famiglia Spironello, compreso quello della morte sulla nave del bambino di nome Gioanin. Fatto quest’ultimo accennato da Zito, ricordato vagamente da Silvia e confermato senza alcuna esitazione da Maria José.   Finalmente dopo molte ricerche e svariate ipotesi, è stata fatta chiarezza sul mancato sbarco al porto di Santos del piccolo Giovanni Girolamo.

E si !  Purtroppo quello che un tempo fu solo un’ipotesi, ora si è rivelata una triste e tragica realtà. 

                                         VISITA  A LUIS CARLOS  SPIRONELLO

Dopo la visita a Silvia e Maria José. per diverse volte, io e mia moglie Santina ,sempre accompagnati da JOAO, ci recammo presso l’abitazione di suo fratello Luis Carlos, che  reduce dall’asportazione di un tumore alle corde vocali, aveva bisogno di recarsi tutti i giorni all’ospedale per fare le terapie del caso. 

Per cui, era difficile trovarlo in casa e solo dopo avere preso accordi con la sua famiglia, finalmente riuscimmo a incontrarlo.

In casa di Luis Carlos conobbi i suoi familiari, in tutti notai grande tristezza e molta sofferenza . 

Sia la moglie che i figli erano seriamente preoccupati per le precarie condizioni di salute del loro familiare.   

Ciò nonostante, ci accolsero con cortesia e affetto e si dimostrarono molto interessati alla ricerca che grazie a vari contatti telefonici e via e- mail,  alcuni di loro già conoscevano.  

Mentre stavamo conversando di vari argomenti legati alla ricerca arrivò Zito, sia lui, che Luiz Carlos confermarono la veridicità di notizie e fatti riferitemi da Silvia e da Maria José  detta Zizi. 

Con Zito, Carlos e i suoi Familiari ,visionammo e commentammo documenti e foto risalenti agli anni ’40, inerenti alla famiglia di Ferdinando Spironello e ai parenti residenti in Connecticut, (USA) compreso anche tutte le foto  che Julio Cesar, figlio di Carlos a suo tempo mi aveva inviato.

Al termine della visita mentre ce ne stavamo andando, ci fermarono e ci invitarono a trascorrere una giornata al “Rancho” di loro proprietà ; un piccolo appezzamento di terreno con casa, ubicato sulla riva di un fiume a circa  quaranta  chilometri da Bebedouro. 

E’ fu così, che la domenica successiva, io mia moglie e tutti loro, partimmo alla volta del rancho.  

Arrivati là, io e Joao andammo al fiume a pescare, mentre gli altri si dedicarono alla preparazione di un saporito “ciurasco” (carne alla griglia)  che all’ora di pranzo preceduto da una  deliziosa “caipirinha”  e accompagnato dalla famosa” cerveza” gustammo. 

( Serveza = birra )     (Caipirinha  = grappa con zucchero, limone e ghiaccio)                                                       

 

Ritornati a Bebedouro, il giorno seguente andammo  a visitare e conoscere la madre e il fratello più giovane di JOAO ROBERTO : donna FRANCISCA  LIMA  e JOSE’ RICCARDO ( detto Jacarè ) . 

L’incontro con la mamma di JOAO fu emozionante. Incontravo per la prima volta uno dei tre ancora in vita dei cugini di primo grado di mio padre Luigi  - ( gli altri due: Antonietta  e Thomas figli di Giuseppina Spironello sorella di mia nonna Maria, vivono negli Stati Uniti a Torrington in  Connecticut).

Donna Francisca  manifestò nei confronti miei e di mia moglie Santina: ammirazione, simpatia e affetto. IL suo modo di fare affabile, dolce e sorridente, mi face rivivere momenti e sensazioni vissuti con mia mamma Elena che da poco alla vegliarda età di novant’anni avevo perso.   

Francisca è una donna corpulenta, dall’aspetto bonario e gioviale, molto simpatica e cordiale; si esprime con rassicurante calma e all’occasione ride a crepapelle. 

Di origini portoghesi, si trasferì a Bebedouro a seguito della sua famiglia proveniente dallo stato di Bahia, con mandrie di buoi e attrezzature per la coltivazione della terra. 

Lì, incontrò Joao Spironello senior, uno dei figli di Ferdinando e Cecilia, con il quale si sposò.  

Dalla loro unione ha avuto origine la famiglia Spironello di Bebedouro che discende da Ferdinando.  

Donna Francisca attualmente vive  con il figlio minore RICCARDO ( detto Jacarè ).

L’incontro con Riccardo fu singolare e buffo,  egli possiede un grande camion munito di potenti diffusori sonori, con il quale svolge servizi di vario genere : feste, fiere, Matrimoni, ricorrenze speciali, servizi di pubblicità, ecc.  

Mi presentai a lui come un cliente che aveva bisogno di un servizio per una festa di fratellanza, in occasione di un incontro storico con i parenti ritrovati dopo molto tempo. 

Egli –  entusiasmato per l’opportunità di un servizio esclamò : O che bom !  ( Bene !)

E disse:” Vamos entrar na casa para stipular este contrato “, 

( Andiamo, entriamo in casa a stipulare questo contratto ) 

E mentre stavamo entrando in casa, mi chiese chi erano e dove abitavano i parenti da festeggiare, risposi che erano gli Spironello di Bebedouro. 

La sua reazione e tutto il resto lo lascio immaginare:  ci abbracciammo ridendo come pazzi.

 

 

                                   “  PENSIERI  E  RIFLESSIONI “

E’ notte fonda, sono solo davanti al mio inseparabile computer, la mente è invasa da mille pensieri. 

Ripercorro a ritroso il duro lavoro dedicato alla ricerca che sto scrivendo. 

Ho la sensazione di non essere completamente solo; avverto intorno a me delle presenze, cerco di capire chi e che cosa ma non so darmi una risposta logica. 

Nonostante il mio incallito scetticismo,  piano  piano comincia a nascere in me il convincimento che la visione del camion nella città di SANTOS e tutto quello che ho scoperto finora lavorando alla ricerca, non siano dovuti al caso, ma, come ebbe a dire una vegliarda signora brasiliana, vedova di un medium : “ Nel percorso terreno,  la tua vita , è  accompagnata , protetta e guidata, dagli spiriti buoni dei tuoi antepassati “  

E possibile che ciò si stia verificando ??  

Mi chiedo se può essere vero, e la mia risposta è :  MA !  CHI LO SA  ????

IL silenzio, il velo di mistero che mi avvolge, le emozioni e le sensazioni che avverto, m’ispirano i seguenti versi che dedico  “ ALLA NOTTE “

 

NOTTE, amica notte,                           di fatti tristi e lieti, 

amica e musa ispiratrice,                     di persone molto care

tu risvegli in me                                    che più non sono tra noi,

i più bei pensieri                                   eppur vivono nel ricordo, 

i ricordi di ieri,                                       come cose molto rare, 

di tempi passati                                    rare e amate e per

mai dimenticati,                                    questo mai dimenticate. 

ricordi non sopiti                                   Notte, con il tuo silenzio 

sempre vivi e                                        e l’oscurità, porti in me

molto graditi .                                        serenità e felicità,

Tu riporti alla                                         la felicità di ricordare,

mente la vita                                         avvenimenti e persone ,                     

d’un passato                                         immensamente care.                                   

                                                                                                            Angelo Dall’Aglio

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       INCONTRO  CON  VAVA’ BOSSOLANI  NIPOTE  DI  GIOVANNA  SPIRONELLO 

 

VALDEMAR  BOSSOLANI  detto VAVA’ è uno dei numerosi nipoti di Giovanna Spironello e Agostino  Bossolani.

Uomo minuto, dallo sguardo vivace e penetrante, vive con la moglie e l’unica figlia ancora nubile .

Tutti i giorni si sottopone a dialisi per problemi renali. Per tale motivo dovetti concordare con lui l’ora e il giorno del nostro incontro. Incontro che si rivelò oltremodo toccante e interessante. 

Mi accolse con la curiosità, la passione e l’affetto di chi attendeva da tempo d’incontrare e conoscere una persona importante, appartenente alla sua famiglia .

Vavà, dimostrò interesse e meraviglia per quanto avevo scoperto sulle nostre nonne. 

Anche lui, come gli altri parenti precedentemente incontrati, non sapeva assolutamente nulla della  mia esistenza, e tantomeno dell’esistenza delle sorelle di sua nonna Giovanna . 

Nonostante ciò, si aprì totalmente rievocando con emozionante passione i momenti più significativi della sua vita, parlando soprattutto di molti fatti e aneddoti legati ai suoi nonni Agostino e Giovanna 

 

                                                              VAVA’  RACCONTA : 

I miei nonni GIOVANNA  SPIRONELLO  e  AGOSTINO  BOSSOLANI, vennero dall’Europa.

Lui dalla città di Rovigo – Italia – Lei dalla città di Treviso – Italia --

Quando nonno Agostino s’imbarcò a Genova aggregò alla sua famiglia un ragazzo orfano che per vivere chiedeva l’elemosina. Non sapendo né la provenienza, né il nome, né il cognome, l’orfano in Brasile fu registrato come  Bossolani , conosciuto  da tutti con il nomignolo di “PEDIDO“ che in brasiliano significa mendicante. Ancor oggi a Bebedouro ci sono i discendenti di tale PEDIDO  BOSSOLANI, che non hanno alcun legame di sangue e di parentela con i discendenti di Agostino . 

Continua Vavà: “ i miei nonni si conobbero a San Carlos, lui fabbricava mattoni e lei lavorava nella fazenda,  si sposarono ed ebbero nove figli : SANTINO,TERESA, LUISA, ROSINA , PINA , AMELIA , GIOVANNI , DOMENICO  e  MARIA.

Successivamente da San Carlos si trasferirono nelle vicinanze di Bebedouro nella fazenda Mansueto, dove il nonno Agostino lavorava come bracciante  . 

La fazenda Mansueto,  ora Santa Rosa, fu acquistata dai nonni, in quanto Agostino, oltre ad aver accumulato denaro in Brasile, portò con sé dall’Italia una discreta somma di lire / sterline.

Agostino e Giovanna erano di religione cattolica e molto praticanti, tanto che nella loro fazenda ora di proprietà del dott. Ribeiro – costruirono una cappella - e vi posero la statua di Santa Rosa . 

Quando la cappella venne demolita la statua della santa fu portata nella fazenda Santa Giulia , il cui proprietario oggi è Caldera . 

Inoltre, i miei nonni, donarono alla chiesa di San Giovanni Battista in Bebedouro, il vetro a mosaico di una finestra e furono anche i padrini della prima campana della chiesa.

La religiosità quasi maniacale di nonna Giovanna, la spingeva a confessarsi quotidianamente, fin che un bel giorno il sacerdote si stancò e disse che non c’era bisogno che si confessasse così spesso, visto che peccati gravi non ne aveva commessi. 

Nonostante le parole del sacerdote, lei non si arrese, tanto che acquistò una casa proprio vicino alla chiesa. 

Ma non potendola frequentare a suo piacimento data la contrarietà del parroco, con il quale arrivò addirittura a litigare, si rivolse a suo fratello Ferdinando e abbracciò lo SPIRITISMO, religione della quale lui era il massimo rappresentante, trascinandovi successivamente anche il marito Agostino. 

A chi le chiedeva il motivo del cambio di religione, nonna Giovanna rispondeva : “ la religione è come un albero con molti rami, e ognuno è libero di scegliere quello che più preferisce”.

Per bere attingeva acqua dal pozzo, e la collocava in una bottiglia che poneva sulla finestra, affinché venisse purificata da uno spirito”.

 

BOSSOLANI : FAMIGLIA MOLTO ATTIVA

L’intuizione per gli affari di nonno Agostino, la tenacia di nonna Giovanna ,la buona amministrazione e il contributo lavorativo di tutta la famiglia, fecero sì che acquistassero  terreni da pascolo per l’allevamento di bestiame e altri per la coltivazione di canna da zucchero e caffè; più magazzini e laboratori per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli . 

Nonna Giovanna passava giornate intere a torchiare canna per ricavare la “ RAPADURA “ con cui produrre la famosa – pinga -  (grappa).

Mio padre JOAO fu specialista nell’uso dell’alambicco, mentre i suoi fratelli e sorelle si dedicavano alle attività produttive e commerciali;  sempre naturalmente sotto l’attenta e costante guida di nonno Agostino “ .

                                                             RIEPILOGANDO: 

Durante i dieci giorni di permanenza a Bebedouro ricevetti molte notizie mnemoniche, trasmesse oralmente di generazione in generazione, tutte interessanti e affascinanti, ma di scarsa utilità ai fini della ricostruzione del passato dei bisnonni e dei loro discendenti. 

Mi raccontarono molti avvenimenti, ma nessuno di essi supportati da prove concrete, per cui era necessario che tutto venisse confermato da documenti che ne attestassero la veridicità.   

Documenti che potevo trovare solo e unicamente nella città di SAN CARLOS ( SP ), dove la famiglia Spironello risiedette per molti anni. 

A San Carlo, oltre che cercare le prove  documentali che confermassero quanto raccontato dai parenti, dovevo anche cercare notizie di Luigia, Fausta  ed  Eugenia, le tre sorelle di mia nonna, delle quali fino a quel momento non sapevo ancora nulla; nessuno dei parenti le conosceva o ne aveva sentito parlare, eccezion fatta per donna Francisca, la quale, durante la mia visita disse che sua suocera Cecilia parlava spesso di cognate, ma di queste non sapeva ne’ quante fossero ne’ quali fossero i loro nomi . 

Comunque, tutto sommato, fra le notizie ricevute fu positivo avere conferma che la famiglia di Antonio Spironello (mio Bisnonno) risiedette per più di vent’anni  nel municipio di San Carlo, nella fazenda Morro Alto.

 



Durante la visita ai parenti nella città di Bebedouro, non ebbi l’opportunità di verificare  la molta Italianità e la grande Famiglia Spironello annunciatemi quando ancora ero in Italia e prima della partenza per il Brasile.

Sarà pur vero che esiste questa italianità e questa grande famiglia, però, io non ho avuto o non mi è stata data la possibilità di verificarlo .  

Può essere dipeso dal fatto che la maggior parte dei parenti di Bebedouro, non avesse avuto interesse a incontrarmi e tantomeno a conoscermi, oppure, non fosse stata a conoscenza della mia presenza nella loro città.     MA !!!! 

In parole povere, la mia visita ai parenti nella città di Bebedouro, soddisfò  solo in parte le mie aspettative. 

IL mio scopo, era quello di incontrare e conoscere tutti o la maggior parte dei discendenti dei bisnonni  ANTONIO  e TERESA, e al tempo stesso, ricevere notizie e reperire documenti per continuare in modo proficuo il mio lavoro di ricerca.  PURTROPPO NON  FU  COSI’ !  PAZIENZA ! 

E allora, con una certa  delusione molte notizie mnemoniche e frammentarie  e nessun documento che le confermassero, mi accinsi a partire alla volta di San Carlos, città che si trova a circa 150 km da San Paolo, dove mi recai per la prima volta nell’agosto del 1988 , anno del mio primo viaggio in Brasile per incontrare e conoscere i ritrovati parenti Dall’Aglio, tutti discendenti  dello zio Flavio.  

In quell’occasione, accompagnati da Josè , ( uno dei ritrovati cugini ) , io e mia moglie andammo alla Curia Vescovile di San Carlo a richiedere il certificato di matrimonio dei nonni Riccardo e Maria Antonia e i certificati di nascita del loro figlio Giovanni e della loro nipote Rosina, la figlia di Nicolò Dall’Aglio e Teresa Ferrarese .   

 

Prima della partenza per San Carlo, contattai telefonicamente Ezequiele Spironello, il cugino di terzo grado che da poco avevo conosciuto, e visto che abita in quella città, chiesi informazioni su come e dove trovare un Hotel in centro, vicino alla cattedrale, alla curia o al museo . 

Ezequiele, molto gentilmente mi rassicurò dicendo di non preoccuparmi, in quanto lui stesso avrebbe provveduto a procurarmi l’Hotel,  informandomi però, che con molte probabilità a causa di impegni di lavoro non sarebbe stato presente al mio arrivo alla stazione dei pullman , rassicurandomi che in ogni caso avrebbe provveduto a darmi indicazioni circa l’Hotel a me riservato. 

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EXTRATIME di Sergio Sottovia/ IIn cover Valdemar Bossolani detto Vava' ( un soprannome ben noto anche in Italia se pensiamo a Didì, Vavà, Pelè...) , nipote di Giovanna Spironello si racconta al suo ...discendente Angelo Dall’Aglio, in Brasile nella città di Bebedouro, nello stato di San Paolo. 

Aggiungo solo che questa foto sarebbe stata la penultima in sequenza nella fotogallery, che peraltro ho pubblicato nella stessa sequenza dallo stesso autore Angelo Dall’Aglio.

Immagini e foto che peraltro, oltre ad essere a più ampia risoluzione sottostante, non hanno più bisogno di specifiche didascalie, perché le stesse sono incorporate direttamente a corredo delle stesse immagini... brasiliane.

 

 

Angelo Dall’Aglio 

www.polesinesport.it