Altopolesine e ‘quelle terre acquitrinose’ tra argine PO e via Spinea, redenti nel 1614 dalla Bonificazione Bentivoglio/ La Storia, dal ‘consorzio‘ Quartiere al Bacino Spinea, dei pres Fantato e Rizzi, ‘accorpato’ dal 1981 alla Bonifica Padana


Sostanzialmente è la storia di una terra con tanti problemi di terre acquitrinose, a Castenovo Bariano nella zona tra via Spinea e argine del Po, e che Franco Rizzi cantastorie dell’Altopolesine ci può raccontare con dovizia di particolari storici, perché oltretutto è stato il presidente di quel consorzio / bacino Spinea, che aveva la necessità di ‘sversare’ quelle ‘troppe acque’ che ... nessuno voleva , ma che finalmente è stato possibile ‘convogliare’ dal1981  nel consorzio Bonifica Padana, più recentemente diventato Consorzio di Bonifica Adige Po.

Un problema che era stato parzialmente risolto tra il 1600 e il 1614 , grazie ai lavori della Bonifica Bentivoglio, ma che ha trovato una soluzione definitiva soltanto recentemente grazia soprattutto alle ‘pressioni’ insistenti degli abitanti di Via Spinea , e dei dirigenti del consorzio Bacino Spinea e alle pressioni del suo primo presidente Fantato e del suo successore Franco Rizzi, sia nei confronti della Regione Veneto che nei confronti del citato Consorzio di Bonifica Padana ‘accorpante’ e quindi recettivo dello sversamento acque del territorio appunto tra argine dl Po e via Spinea, poi ..risanata a beneficio dei proprietari e della comunità tutta altopolesana.

Per questo vi proponiamo tout court  la Bacino Spinea Story raccontata da Franco Rizzi, rimandandovi in calce al nostro Extratime per ulteriori nostri commenti agganciati anche alle immagini ‘storiche’ della fotogallery, 

Fermo restando che per contestualizzare il lungo viaggio storico del ‘problema terre acquitrinose’ a Castelnovo Bariano tra argine del Po e Via Spinea, vi proponiamo in calce al Bacino Spinea Story raccontato by F.R, le due specifiche Appendici Flash dedicate sia alle origini della storica Bonifica Bentivoglio ( nata nell’Oltre Po  ferrarese-emiliano-lombardo)  e dell’attuale Consorzio di Bonifica Adige Po frutto della fusione dei consorzi di Bonifica Padana Polesana e Polesine Adige Canalbianco , entrambi con sede in Rovigo, capoluogo polesano.

 

 

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 19.02.2024)/ CASTELNOVO BARIANO BACINO SPINEA STORY

“Fossi e cavedagne benedicon le campagne”, così suona un tradizionale proverbio rurale emiliano. “Basta un po’ di pazienza per cercare e trovare negli scritti degli agronomi la conferma della sua validità. Una validità profonda. Di lungo periodo. Una eredità forse tanto antica quanto la stessa cultura aratoria”, per dirla con Carlo Poni. 

L’attuale Alto Polesine, compreso fra Po ed Adige, tagliato trasversalmente dal Canalbianco (la più importante idrovia italiana), vanta un regime odierno di acque irrigue di livello Ue, gestito positivamente dal Consorzio di Bonifica Adige Po. Una realtà socio-economica in cui industria, Mpi ed agricoltura producono sinergicamente evoluto business, un Polesine, una terra di acque di frontiera lombardo-veneto-emiliana. Tali terre furono redente dalla Bonificazione Bentivoglio, attivata nel 1609 e collaudata nel 1614; i domini pontificio, napoleonico, austriaco e unitario portarono a termine la  relativa bonifica, quella consortile odierna.

 

 

Il Quartiere Spinea è un minuscolo consorzio secentesco risalente alla Bentivoglio, 77,11 ettari per una sottile e lunga striscia di terreno agricolo in gran parte sabbioso addossato all’argine maestro del Po tra la storica località Bariano e l’ex fornace Meneghini e compreso fra le vie Argine Po e Spinea. Il toponimo Spinea per William Moretti, il più noto cultore castelnovese di storia locale, risale al preromano Spina, l’antica strada padana che univa trasversalmente Milano con Spina, porto etrusco (Comacchio) già nel 9° secolo a.C. e fiorente sino al 4° come scalo marittimo di Felsina (Bologna). Via arginale da sempre (anche se la Spinea nasce alla discesa arginale di Bariano e finisce dopo 3 km alla rampa maestra della fornace), dopo il 1866 divenne arteria provinciale sulla direttrice Mantova-Ostiglia-Castelmassa-Ferrara; detta rampa permetteva l’accesso pure al ponte in chiatte per Sermide (1903-1971), poi l’attuale.

Un consorzio povero all’immediata periferia castelnovese che ha sempre lottato con le  ricche acque risorgive del Po, non avendo mai avuto canali di scolo autonomi, dovendo sempre chiedere il Quartiere il permesso di smaltimento idrico agli enti consortili limitrofi, senza esito per secoli. Tutta qui, in fondo, la microstoria idraulica della Spinea, considerata da sempre terra acquitrinosa, alluvionata, perfino dagli abitanti nel povero centro castelnovese sede comunale (i piazaroi). 

 

 

Il Bacino Spinea Story risalta ad esempio nel verbale a stampa afferente la seduta consortile della Padana tenuta a Ficarolo il 13 giugno 1913. Per i proprietari (case e terreni) del Bacino (o Quartiere)  Spinea, autonomo, anacronisticamente autonomo sin dal secolo 17° con la Bonificazione Bentivoglio (un patto comunitario per i problemi idraulici in una minuscola zona solo povera, senza soldi e con tante spese, la ragione per cui nessun ente  più vasto ha mai voluto venire in aiuto) fu sempre vitale venire assorbiti da una Bonifica superiore: sforzi vani dal 1614 al 1981!  Si ebbero sempre due tombini di scolo sotto via Spinea. Uno a Bariano, il Natali (attraverso il Dugale Menani si immetteva e lo fa ancora nell’attuale Collettore Padano), l’altro ad est del municipio, il Martini o Spinea (sversa pur oggi nello stesso Padano tramite lo Scolo Rosta). 

 

 

 

Quando erano chiusi (quasi sempre) e il Po ingrossava (succedeva più volte all’anno data la ricchezza pregressa ultrasecolare di acque) si andava ammollo (uomini, animali e cose); l’apertura era vitale per i pochi residenti. Il deflusso dello Spinea in tempo di piena fluviale significava caricare di acque altre zone; da ciò l’ostracismo più completo altrui senza spirito solidaristico nell’eterno disinteresse istituzionale. Per decenni ci fu l’istanza dallo Spinea di accorpare lo stesso alla Padana e finalmente la Regione Veneto legiferò specificatamente in materia idraulica con la specifica legge n. 3 del 13 gennaio 1976. Quell’anno il Po fece alcune piene eccezionali da luglio a novembre e lo Spinea andò sott’acqua dal 4/11 in poi, mentre restava chiusa al solito la chiavica Natali. Questa calamità svegliò un po’ tutti. Il presidente dello Spinea Antonio Fantato bussò alle porte che contavano: Comune, Bonifica Padana e Regione Veneto e le cose cambiarono. Il 22 gennaio 1977 l’assemblea dei 75 proprietari dello Spinea chiese   formalmente alla IV Commissione Consiliare del Veneto la soppressione dello stesso e l’accorpamento alla Padana Purtroppo il signor Fantato di lì a poco abbandonò lo Spinea per gravi motivi di salute  ma nel poco tempo che occupò il delicato incarico mise in moto il meccanismo di scioglimento consortile. La prematura scomparsa gli tolse la soddisfazione di vedere lo scioglimento dello Spinea e la sua bonifica; comunque anche ora tutti devono ricordare con gratitudine Antonio Fantato per la sua azione meritoria e disinteressata.

 

 

L’assemblea generale dei soci del mini consorzio riunitasi in sessione straordinaria il 12 dicembre 1980 deliberò unanimemente di rinnovare il direttivo nella fase cruciale della soppressione. I neoeletti: presidente Franco Rizzi, segretario Giancarlo Gilioli, consiglieri Evio Fornari, Guido Fornari, Giacomino Martini, revisori dei conti Fulvio Cugini e Polluce Gurzoni. A onor del vero solo Rizzi, Giglioli e Guido Fornari, in mezzo a tante difficoltà e nel disinteresse istituzionale, locale e non (anche per pregiudizi partitici), senza ricevere nessun appoggio (a cominciare dai residenti dello Spinea), disponendo di ampio spazio sull’edizione di Rovigo del Resto del Carlino, bussarono a molte porte e risolsero con pazienza e determinazione il compito affidato, profondendo molto tempo libero  titolo gratuito, spendendo del proprio a livello psicologico e finanziario. 

 

 

Furono imposti ai frontisti lavori di manutenzione straordinaria ai fossi irrigui, ciò che non si faceva da troppo tempo, in base ad un’ordinanza del sindaco Pierluigi Valentini secondo la legislazione vigente mai applicata in merito; detti interventi furono pagati dai frontisti interessati. Il Bacino Spinea fu assorbito dalla Bonifica Padana l’11 febbraio 1981 ma l’ex presidente Rizzi seguì ancora la questione. La Regione già il 27 settembre 1977 aveva già approvato il progetto dei “Lavori di collegamento del Bacino Spinea con la rete consortile in Comune di Castelnovo Bariano” per l’importo di 210 milioni (cifra cospicua allora). Nel dicembre 1981, mentre si celebrava in Polesine il trentennale dell’alluvione del 1951, “nonostante le ripetute garanzie fornite ad alcuni cittadini, malgrado mirati interventi del sindaco Valentini nelle varie sedi competenti, la correzione del programma di canalizzazione e l’aggiornamento delle somme stanziate devono essere ancora presentati agli organi tecnici per l’istruttoria. Il Po, come la dolorosa e millenaria esperienza umana insegna, non aspetta e bastano piene improvvise per renderlo pericoloso” (F. Rizzi, Il Resto del Carlino, edizione di Rovigo del 2 dicembre 1981, Castelnovo Bariano: l’ex Bacino Spinea ancora senza canali).

 

 

Prima di Natale il sindaco Valentini e il tecnico comunale Paolo Cavaggion si recarono a Venezia presso l’assessorato regionale all’agricoltura onde sollecitare i finanziamenti ma senza esito. La giunta esecutiva veneta doveva ancora licenziare la relativa delibera, mentre la Bonifica Padana a Rovigo era il grave ritardo per la rettifica del progetto.

Il direttore della Padana Umberto Gasparetto sul Carlino rispose alle accuse di negligenza. ma Rizzi sempre tramite il quotidiano qui più diffuso, anche in qualità di corrispondente locale, insistette sui ritardi generali, “osservando che l’azione consortile non fu adeguata alla complessità della situazione” (F. RIZZI, Lo Spinea, microstoria di un consorzio di bonifica, in AA. VV., La bonifica tra Canalbianco e Po. Vicende del Comprensorio Padano Polesano, Rovigo Minelliana 2012, p. 308).

 

 

 

Nel 1982 la Regione sbloccò i fondi dopo il solletico del primo cittadino Valentini e, dopo l’ennesimo ritardo, gli scavatori cominciarono ad entrare in funzione nel gennaio 1983 e finirono in luglio. Vennero risezionati i due canali di scolo, provenienti dalla chiavica Natali e dallo Spinea, facendoli congiungere al centro. Qui fu costruito un nuovo largo fossato sottopassante via Spinea in prossimità del negozio Fratti, onde convogliare le acque verso nord al Canale Menani. “I 77,69 ettari del Quartiere Spinea possono la prima volta dal ‘600 smaltire le acque! Ora una rete di km 4,584 fa intero il suo dovere, prima era solo di km 1,020. La spesa raggiunse i 220 milioni (78% a carico della Regione, il restante 22% al Consorzio di Bonifica Padana Polesana). Da notare che le spese di esproprio assommano a £ 108.544,400” Pure i frontisti ne trassero giovamento monetario.

 

 

Dal 1983 ad oggi l’ex Spinea non ha più avuto problemi idraulici nonostante le eccezionali piene fluviali autunnali del 1994 e del 2000; puntuale la manutenzione ordinaria e straordinaria consortile della Bonifica Padana trasformatasi poi in Po Adige. Evidente il contrasto con zone finitime allagate per piogge solo un po’ anormali stante la generale incuria dei residenti frontisti o proprietari. La zona della Spinea, vicina al centro capoluogo comunale è stata valorizzata a motivo del risanamento acqueo risalente al 1983: efficiente sistema di raccolta differenziata: puntuali i servizi del gas metano ed acquedottistico; nuove attività commerciali; residenzialità costruttiva evoluta; riserva faunistica creata dai cacciatori locali (Atc Ro1) onde allargare quella contigua mantovana sul Po (Mezzano); area verde ricca di pioppeti (l’unica in un Comune esteso 37,10 kmq; sorti due frequentati Bed Breakfast; tranquillità invidiabile nel quadro del parco fluviale Melara-Papozze.

 

 

APPENDICE FLASH ( by wikipedia) / BONIFICA BENTIVOGLIO

La Bonifica Bentivoglio è l'opera più importante e razionale di bonifica idraulica dal XV al XIX secolo nella bassa padana. Fu voluta dal marchese Cornelio Bentivoglio che, alla metà del XVI secolo, fece costruire un collettore detto Fiuma, nel territorio di Gualtieri, che immetteva le acque di scolo nel cavo Parmigiana-Moglia in località Torrione di Gualtieri e, proseguendo verso est, scaricava le acque in Secchia in località Bondanello di Moglia.

Per la realizzazione di questo cavo si dovette sottopassare il Crostolo con una botte sifone (chiamata appunto "botte Bentivoglio"), ovvero una costruzione sotterranea in muratura (anno 1576) lunga 76 metri e con due luci di metri 2,55 per 2,20. L'opera, costruita in una sola estate, funziona tuttora egregiamente. Pertanto il cavo Parmigiana-Moglia era la chiave di volta per "scolare" le acque di tutto il territorio.

Tuttavia la bonificazione, tanto ambita, non era ancora del tutto realizzata perché se esisteva un collettore principale, mancavano quasi tutte le infrastrutture e il reticolo per convogliare le acque verso il cavo e quindi in Secchia.

Fin dai tempi del marchese Bentivoglio si formarono aggregazioni spontanee con il compito di stabilire contributi per le opere di bonifica, queste aggregazioni di persone furono chiamate confraternite e in seguito congregazioni.

 

 

SECONDA APPENDICE FLASH – ( by www.adigepo.it ) CONSORZIO BONIFICA ADIGE PO / INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Inquadramento Territoriale

Il Consorzio di Bonifica Adige Po, costituito in uno dei 10 comprensori di bonifica del Veneto ai sensi della Legge Regionale 8 maggio 2009 n. 12, è operativo dal 28 gennaio 2010.

Il perimetro consorziale risulta dalla fusione dei comprensori dei consorzi di Bonifica Padana Polesana e Polesine Adige Canalbianco , entrambi con sede in Rovigo.

Sulla base di queste premesse si evidenzia che la relazione viene ragguagliata all’intero nuovo comprensorio per quanto riguarda le informazioni di carattere generale, mentre per le attività poste in essere dai preesistenti Consorzi deve necessariamente essere articolata in relazione ai relativi comprensori.

Inquadramento geografico del comprensorio

Il Consorzio di Bonifica Adige Po opera su un comprensorio di superficie pari a 121.150 Ha.

Il comprensorio ricade:

per 110.092 Ha in Provincia di Rovigo ed interessa il territorio di 44 Comuni: Adria, Arquà Polesine, Badia Polesine, Bagnolo di Po, Bergantino, Bosaro, Calto, Canaro, Canda, Castelguglielmo, Castelmassa, Castelnovo Bariano, Ceneselli, Ceregnano, Costa di Rovigo, Crespino, Ficarolo, Fiesso Umbertiano, Frassinelle Polesine, Fratta Polesine, Gaiba, Gavello, Giacciano con Baruchella, Guarda Veneta, Lendinara, Loreo, Lusia, Melara, Occhiobello, Papozze, Pettorazza Grimani, Pincara, Polesella, Pontecchio Polesine, Rovigo, Salara, San Bellino, San Martino di Venezze, Stienta, Trecenta, Villadose, Villamarzana, Villanova del Ghebbo, Villanova Marchesana.

per 11.010 Ha in Provincia di Venezia ed interessa il territorio dei Comuni di Cavarzere e Chioggia;

per 48 Ha in Provincia di Verona ed interessa il territorio dei Comuni di Castagnaro, Villa Bartolomea e Legnago.

 

 

EXTRATIME by SS/In cover Franco Rizzi , con sfondo la chiesa di Castelnovo Bariano, il suo paese, cui ha dedicato tanta attenzione e impegno anche per la risoluzione dei problemi relativi al Bacino Spinea ‘accorpato’ nel Consorzio Padana Polesana , per fare diventare davvero operativo lo scarico delle acque relative alla zona tra Argine PO e Via Spinea.

Una zona ‘particolare’ nell’enclave territoriale Altopolesine di cui vi proponiamo alcune mappe che ne contestualizzano la location , vedi mappa Provincia di Rovigo e vedi mappa storica all’epoca della Bonifica Bentivoglio, di cui proponiamo anche il relativo Palazzo Bentivoglio a Ferrara e poi quello nel Comune di Gualtieri ( dove è collocato il Museo Antonio Ligabue), ma anche l’idrovora di Sermide ( zona MAB Unesco) .

Luoghi che abbiamo visitato con Franco Rizzi anche assieme all’ingegnere Giuseppino Padoan , già Direttore del Consorzio Bonifica Padana ( eccoci in trio a Stellata, con a seguire il tandem Padoan e Rizzi sul Po a Sermide davanti alla tabella AIPO, quindi l’ingegnere Padoan nella darsena del porticciolo di Sermide con sfondo Castelmassa oltrePo) 

 

 

Tornando in Altopolesine ecco il flash che ho scattato a Castelnovo Bariano nel Museo di San Pietro Polesine al gruppetto con da sx Bombonato ( altri dipendente Consorzio Bonifica ) ingegnere Padoan, Zenesini direttore del Museo, sindaco Biancardi , infine Franco Rizzi, che poi ripropongo in poker col sottoscritto con sfondo chiesa ‘dei due campanili’ di San Pietro Polesine.

E dopo la Mappa dell’Altopolesine, dove sono indicate anche le isole  e le aree golenali sul PO, con specifica indicazione del Comune di Castelnovo Bariano, vi propongo le due immagini attuale trasmesseci da Franco Rizzi con la significativa didascalia “la verde Spinea oggi”.

 

 

Mentre per onorare l’impegno ‘idrogeologico’ di Franco Rizzi anche da corrispondente de IL Resto del Carlino, pro lavori consorzio Bacino Spinea Story, eccolo in una conviviale datata 17 maggio 2018 , con i soliti amici giornalisti, con da sx Guido Fraccon, il sottoscritto Sergio Sottovia, Paolo Aguzzoni, Adelino Polo, Dimer Manzoli, e lui Rizzi cantastorie da sempre.

Franco Rizzi & Sergio Sottovia

www.polesinesport.it