Biblioteca “Ariostea” Ferrara: “La Campagna tra il PO e il Tartaro” , libro per immagini di Germano Sprocatti e testi Franco Rizzi, presentato by Cristiano Bendin- DIR “Carlino-FE” , in dialogo cogli autori sulla padana civiltà contadina


26/09/2023

Le immagini di Germano Sprocatti fotografo naturalista, rappresentano la civiltà contadina con particolari ‘scatti’ fotografici in bianconero, che fanno diventare Personaggi immortali i volti di chi ha vissuto un’epoca fatta di ‘ritmi lenti e pensieri tanti’.

Poi i testi ‘esplicativi’ di Franco Rizzi aiutano a rappresentare Personaggi e realtà che sono nei nostri cuori perché hanno caratterizzato la nostra gioventù  vissuta con la civiltà contadina ‘cantata’ da Bernardo Bertolucci nel film Novecento e da Ermanno Olmi nel film L’Albero degli zoccoli, come ricordato da Cristiano Bendin – Direttore della Redazione di Ferrara de Il Resto del Carlino, che ha coinvolti in ‘dialogo’ gli stessi Autori a beneficio di una 40ina di persona che hanno voluto vivere da vicino alla Biblioteca Ariostea quella ‘atmosfera’ da amarcord ‘civiltà contadina’ cantata anche da Riccardo Bacchelli nel suo “Il Mulino del Po” ( ho visto le riprese televisive con Sandro Bolchi) , come pure nei film di Pupi Avati sulla vita della Gente della Pianura padana tra fiume Po , Appennino Tosco Emiliano e pianura veneto-lombarda.

 

 


 

Fatte queste premesse ( senza scomodare le visite in Polesine fatte con Vittorio Sgarbi alle ville  e chiese a Crespino epoca don Mario Qualdi) , potrei parlarvi anche della ‘genesi delle fonti’ del citato libro “la campagna tra il Po e il Tartaro” anche perché ho già presenziato ai relativi -incontri presentazione con gli stessi Autori sia alla Università Popolare di Crespino ( quando il libro era ancora in itinere) e al teatro Indipendenza di Castelnovo Bariano dove il libro appena stampato è stato presentato nel suo habitat più naturale.

Mettiamoci anche che la presentazione del libro alla “Ariostea” di Ferrara è stata anche l’occasione per ‘rivivere’ una giornata particolare con alcuni ‘rappresentanti’ della vita e cultura tanto Altopolesine quanto Cispadana Ferrarese ( dallo scultore Natale Calesella e Signora, Francesco Lazzarini presidente ‘eterno’ della Pro Loco di Castelnovo Bariano, Paolo Aguzzoni ‘cultore-promotore’ della Vangadizza  la abbazia di Badia Polesine con storia estense).

 

 

 

Così è stato naturale completare la giornata pomeridiana particolare Ariostea anche con un ‘terzo tempo’ in serata tra aperitivi in Piazza del Municipio e piadina romagnola sotto lo sguardo ‘severo’ del Savonarola, ma con amici giornalisti di vecchia data come Aguzzoni ( de Il Gazzettino) e appunto Rizzi e Bendin ( quanti amarcord targati Resto del Carlino in redazione a Rovigo...) .

Insomma, non voglio prolungarmi raccontando le ‘genesi delle fonti’ anche personali della nascita e pubblicazione e presentazione del citato Libro sulla Civiltà Contadina e suoi Valori Fondamentali che comunque faranno da leit motiv all’attuale e prossimo vivere quotidiano.

Per i motivi che ci racconta lo stesso Franco Rizzi nel seguente reportage che completiamo con adeguate immagini fotografiche ‘scattate’ alla Biblioteca Ariostea, e che commentiamo a seguire nel nostro tradizionale Extratime, giusto per onorare l’evento e gli autori con alcune indicazioni specifiche, quasi... camminando e cantando la stessa canzone.

 

 

 

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 26.09.2023)/ FERRARA : IN BIBLIOTECA ARIOSTEA PRESENTATO IL LIBRO DI SPROCATTI-RIZZI “LA CAMPAGNA TRA IL PO E IL TARTARO” 

Lunedì scorso 25 settembre a Ferrara, presso la prestigiosa biblioteca comunale Ariostea, è stato presentato il libro La campagna tra il Po e il Tartaro. Narrazione fotografica di Germano Sprocatti, testi di Franco Rizzi, Edizioni La Carmelina, Ferrara 2023. 

Ha fatto gli onori di casa il titolare de La Carmelina Federico Felloni, organizzatore dell’evento in una sala affollata. Oratore ufficiale Cristiano Bendin, il responsabile de Il Resto del Carlino redazione di Ferrara,  presenti i due autori Germano Sprocatti e Franco Rizzi (FOTO DI GRUPPO FINALE).

In primis il relatore ha sintetizzato il curriculum dei due autori. Poi ha incalzato Rizzi e Sprocatti con varie domande “atte a lumeggiare i vari particolari della pubblicazione”.

 

 

 

Germano Sprocatti, originario di Ceneselli (Rovigo), classe 1940, ascendenza contadina, svolse il servizio di leva come paracadutista nella Folgore a Pisa e, “con le prime deche si comprò una macchina fotografica, immortalando i lanci dal cielo”. Congedatosi, si mise subito in proprio come fotografo, diventando anche free formato lance del Gazzettino di Rovigo. Nei momenti liberi ritraeva il territorio polesano in bianco e nero nelle varie accezioni, facendolo per 50 anni; intanto diventava un rinomato ambientalista. Nel 2007 andò in pensione ma continuò la sua originale narrazione fotografica sino ad oggi tra mostre, pubblicazioni, lezioni, impegno ecologico.

Franco Rizzi, classe 1951, nato e residente a Castelnovo Bariano Rovigo, dopo la laurea in lettere, si dedicò all’insegnamento di italiano e storia all’Its Luigi Einaudi di Badia Polesine, scuola faro nella sperimentazione didattica, ciò sino al pensionamento nel 2009. Già a 20 anni partecipava a convegni di storia e nel tempo ha pubblicato saggi su riviste nazionali su temi ereticali in specie. Dal 1980 è stato cultore di storia moderna presso l’università di Verona. Dal 1992 ha cominciato a scrivere per l’edizione di Rovigo per il Resto del Carlino (zona Alto Polesine) e questo fino al 2012. Da allora ha continuato l’attività giornalistica su varie testate, cartacee e online. Convinto ambientalista, s’è distinto per la difesa del territorio lombardo-veneto. Donatore di sangue Avis per 40 anni in modo continuativo.

 

 

 

Nel libro Germano Sprocatti con 200 foto in bianco e nero ha documentato i riti agrari ed esistenziali tra Po e Tartaro, tra Castelnovo Bariano e San Pietro Polesine, in un Alto Polesine di ascendenza ferrarese da sempre. Questo in oltre mezzo secolo di attività professionale, nell’arco di tempo dagli anni ’50 al boom economico, dalla scolarizzazione di massa “al crepuscolo del mondo contadino dopo il 1980 del secolo scorso”.

Essenziali i testi esplicativi di Franco Rizzi riguardanti i mestieri, la vita rurale, gli animali domestici, il ponte in chiatte sul Po lo-bardo-veneto, l’argine, i personaggi caratteristici, la storia di Bariano, la transumanza, le aziende agrarie sampietresi, il folklore amarcord, la sintonia ancestrale con tanti nuclei abitati anche extraprovinciali, le innovazioni agricole, la caccia, la pesca, il pianeta calcio sampietrese…

Cristiano Bendin ha sottolineato che “il libro è una testimonianza unica, il frutto ultradecennale di un impegno verso tutto ciò che ci è caro e che ci rappresenta, come fecero a livello filmico maestri come Ermanno Olmi nell’Albero degli zoccoli e Bernardo Bertolucci in Novecento, la raccolta di immagini che fanno da sempre parte del nostro immaginario collettivo, del nostro sentire tanto ferrarese e poco polesano”.

 

 

 

Un lavoro originale quello di Germano Sprocatti, espressione vera di una vita dedicata alla documentazione fotografica al servizio di un mondo ormai tramontato ma ancora capace di offrirci “insegnamenti, modelli esistenziali, valori di vita che superano il tempo e lo spazio. Sono foto e testi capaci di prenderci per mano nei tempi e nei luoghi, nei nostri luoghi. Una sorta di ricerca dell’identità materiale e morale delle generazioni passate per cui, mentre oggi trionfa la globalità del web, non di devono dimenticare usi e costumi certi e ancora vivi”, come ha osservato Franco Rizzi, sollecitato dalle domande penetranti di Cristiano Bendin.

Germano Sprocatti ha aggiunto di “sentirsi un etnografo con il teleobiettivo in mano onde studiare sul campo lo svolgersi quotidiano della vita di una comunità. La fotografia, in tal senso, è una tecnica d’indagine dell’intervista e del reportage, del recupero dei documenti tanto che solo le foto in bianco e nero garantiscono l’efficace profondità nel fissare su pellicola l’incedere di una comunità, specialmente contadina che una volta svolgeva i suoi rituali, perché rituali sono, giornalieri. Un bel lavoro di etnografia locale, che merita si essere guardato non solo come libro fotografico ma come deposito culturale di un momento storico che vedeva pure nella campagna fra Po e Tartaro un momento di transizione verso un futuro industrializzato”.

 

 

 

“Nei miei ricordi dal 1960 all’80 – ha continuato Germano Sprocatti – la fotografia era un privilegio per pochi, quando giravi con due macchine fotografiche al collo, si aprivano tutte le porte. La gente campagnola di fotografia non sapeva molto, però, quando puntavi l’obiettivo per scattare, tutti si mettevano in posa. Tutti sapevano che la foto è immortale, finito lo scatto dicevano “Ag son anca mi”, ci sono anch’io! Quando non ci sarò più, la mia immagine continuerà a vivere. La speranza d’ognuno di noi è di essere ricordati. Questo linguaggio visivo ha qualcosa di magico, bisogna ricordare il detto popolare Anche l’occhio vuole la sua parte.”

Il libro, in elegante veste fotografica e formato 24 x 30 cm. Ha 216 facciate in bianco e nero, in carta patinata opaca, si legge d’un fiato essendo ricca d’immagini. Prestigiosi i vari patrocini, utili gli sponsor, qualificate le presentazioni. Il libro, ha sottolineato il moderatore, “coinvolge subito emotivamente e visivamente il lettore, specie quelli inidonei alla lettura: si colgono momenti d’insieme, scorci, particolari irripetibili, sfumature, che solo la pellicola impressa sa registrare. Germano Sprocatti ha salvato un mondo per immagini, ormai tramontato nel trionfo odierno di Facebook e dell’intelligenza artificiale ritmata da Amazon. Auspichiamo che egli dia alle stampe altre opere di tal tenore e spessore. I commenti ai capitoli di Franco Rizzi sono chiari, brillanti, mai monotoni, scorrevoli. Pur qui si sente la penna collaudata del giornalista sempre sulla notizia”.

 

 

 

La parte principale dell’opera si divide in due parti. Castelnovo Bariano e San Pietro Polesine, la frazione dei due campanili.

Castelnovo Bariano: amarcord novecentesco; la macellazione del maiale domestico; personaggi caratteristici castelnovesi; il ponte sul Po, l’argine, Bariano; gente castelnovese dei campi.

San Pietro Polesine: una civiltà perduta; Giuseppe Cauciòl e l’amarcord cerealicolo; Lamberto Luppi un cacciatore ambientalista; Us Sampietrese, un paese in festa.

L’epilogo: il cibo; conclusione.

 

 

 

Castelnovo Bariano. La civiltà contadina resite ancora per qualche lustro dopo il 1945, tendendo definitivamente a scomparire, o subire profonde trasformazioni, sommersa dall’incalzare prepotente della rivoluzione consumistica e del miracolo economico. Un mondo in senso ultrasecolare flagellato da miseria, pellagra, colera, denutrizione, disumane fatiche, analfabetismo di massa, mortalità ognietà, desideri frustrati, oppressione dei padroni ma anche, e specialmente, specchiata onestà, nobiltà dell’animo popolare, semplicità, solidarietà, saggezza, giustizia, cortesia, senso della famiglia, fede religiosa. La sacralità del quotidiano che la gente povera esprimeva nel parlare, nel gestire, nel coltivare un campo, nel costruire una casa, nel modo di comportarsi, di farsi i vestiti e di indossarli, di come piantare un albero, contemplarne la fioritura, rispettare la natura e l’ambiente, il tutto sempre con grande umiltà.

 

 

 

Pauperismo dilagante: case miserrime prive di acqua e di fognature, senza pavimenti, convivenza familiare promiscua, isolamento geografico, gente concentrata in piccoli borghi come Castelnovo Bariano, oppure persa nella grande pianura. Abitazioni a volte con una o al massimo due stanze, in una delle quali si ricavava una specie di stalla per gli animali domestici. Con il miracolo economico del 1950-80 il mondo contadino morì di lenta asfissia ma gli anziani di oggi ne portano dentro i valori esistenziali più schietti per cui “è bene non dimenticare quanto rimane di quel mondo durato secoli e da cui tutti proveniamo: il presente sarebbe un deserto terrificante senza le tracce del nostro passato”.

Realtà rurale castelnovese: campagne ricche di verde, d’acqua e d’avifauna; tempo circolare imperante; fieno; bovini; salici; canapa; cavedagne; pastorizia; grano; mais; Cavalli da tiro; mietitura; ricchi e poveri; proprietari e braccianti; spigolatura; ramaglie da incettare; case alluvionate; 14 novembre 1951; pioppeti; ceppaie; aratura; zappa; personaggi caratteristici castelnovesi…

 

 

 

San Pietro Polesine: siepi vive; alberi; lepri e oche; maceri; lucciole; pipistrelli; mestieri manuali; proverbi; cieli limpidi, nevicate; traghetti sul Tartaro…

Calcio sampietrese come ragione di vita: la promozione in Serie D nel 1974 in una frazione di 1000 abitanti; il Times londinese a mandare un inviato speciale; squadre come Treviso o Triestina in trasferta qui; i complimenti di paron Nereo Rocco; una festa in paese durata una settimana per la D; il grande braciere; il grande impasto; i suini per la festa; Claudio Cuoghi il re della salciccia; fumo e salciccia; un forchettone per la salciccia; arriva la banda; il fenomeno Giambo…

Come epilogo dell’incontro ariosteo; Germano Sprocatti ha proiettato un video di 1°’ che riassume foto e documentari cui ha dedicato una vita.

 

 

 

 

EXTRATIME by SS/ In cover e in tandem da sx gli autori del libro Franco Rizzi ( testo) e Germano Sprocatti ( immagini fotografiche).

Gli stessi Autori che poi nelle due immagini d’apertura della fotogallery proponiamo insieme a Cristiano Bendin, Direttore de la redazione de Il Resto del Carlino e che ha ‘condotto’ la giornata di presentazione libro ‘in dialogo’ con i due autori.

Nelle foto dei presenti in sala segnaliamo , oltre ai noti altopolesani , oltre a Fornasari storico direttore del Carlino Ferrara, anche tra gli altri il dottor Gallerani ( vedi sua Storytelling qui su www.polesinesport.it perché è stato medico a Castelmassa) e che poi come Aguzzoni, Bendin, Calesella, il sottoscritto e con i due Autori & family sono stati in tour serale a Ferrara ( vedi foto) tra Cattedrale e Piazza Castello Estense per una jam session di amarcord transpadani/cisalpini con citazioni socio-culturali e reminiscenze storiche.

 

 

 

 

Come quelle che ricordano le foto seguenti dedicate alla chiesa di Guarda Veneta e a Riccardo Bacchelli autore del libro “Il Mulino del Po” e che vi propongo anche fotografato dal sottoscritto ( sia in macchina che sul set a Crespino) durante le riprese televisive del regista Sandro Bolchi , con  Bacchelli tra Gregoretti ed Ornella Vanone in veste di attrice come Tristini ( c’era anche Andrea Giordana...) .

E con riferimento alla padana civiltà contadina , eccovi anche una cartolina di Crespino col ‘trittico immagini’ che lo certifica , come lo ‘scritto’ di don Mario Qualdi , parroco di Crespino’ sul suo libro “Storia di Crespino” che ho consegnato a Polesella ad Ermanno Olmi ( il regista dell’Albero degli zoccoli) , visto che lo incontravo a pranzo alla trattoria Belvedere durante la ‘canonica pausa pranzo’ mentre ‘girava un suo film anche in Polesine sul lungo PO.

 

 

 

 

Mentre dulcis in fundo eccovi la foto di gruppo con gli ormai noti ‘partecipanti’ alla presentazione del libro di Germano Sprocatti e Franzo Rizzi, nella sala della ferrarese Biblioteca Ariostea, dedicato a “La campagna tra il Po e il Tartaro”, prototipo di civiltà contadina dai ‘solidi’ valori umani fondamentali, soprattutto verso l’ecosistema e l’habitat naturale, oggigiorno purtroppo sacrificati sull’altare del dio ( scritto in minuscolo) denaro e del consumismo sfrenato ed egoista tanto contemporaneo quanto compromettente il futuro dei nostri...figli.

 

 

Franco Rizzi & Sergio Sottovia

www.polesinesport.it