”BRIOCHE”, libro di racconti by Enzo Fuso, da Ramedello ballando sul Mondo/ PRIMA PARTE: LA GUERRA; tra bar e prete-chiesa, povertà e amicizia, Fascismo, Alleati, Tedeschi, Ebrei e... Repubblica Rossa


Perché fare questa ‘segnalazione’ pro libro “Brioche” scritto da Enzo Fuso , stampato nel mese di settembre 2023 presso Grafiche il Pilastrello di Lendinara, dove – parole dell’Autore – “ I racconti e le vicende narrate sono frutto della fantasia dell’Autore. Ogni riferimento a fatti, cose o persone realmente esistite, è puramente casuale” ?

Semplicemente perché i racconti sono più che ‘verosimili’, in quanto presentano fatti e personaggi che hanno caratterizzato la vita quotidiana della nostra meglio gioventù, visto che il sottoscritto è praticamente coetaneo dello stesso Enzo Fuso col quale condivido la passione giornalistica riferita al Mondo Sportivo e Dintorni socio-economico a dimensione Uomo , quasi del tutto ...pre-social.

Detto questo, rimandandovi in calce e al nostro tradizionale Extratime per ulteriori nostri commenti frutto di una ‘lettura-libro’ che ho fatto con piacere in soli 3 giorni ( l’amico Enzo Fuso me l’ha omaggiato la settimana scorsa) , voglio proporvi innanzitutto la “Prefazione a firma di Aurora Gardin – storica presidente del Gruppo Autori Polesani- in prologo al canovaccio’ del libro BRIOCHE.

Snocciolando peraltro , come da relativo INDICE, tutti i titoli dei Capitoli, di cui segnalerò in flash ogni ‘incipit’ perché l’Autore apre il racconto come Kaffa fa ( con tutto il rispetto...) nella sua ‘Metamorfosi’ preannunciando così Personaggio & Tematica di ogni racconto, praticamente storie di vita vissuta a RAMEDELLO.

Nello specifico ‘ombelico del mondo’ dei ricordi dell’Autore, ma che ritengo il luogo prototipo non soltanto per Enzo Fuso, ma anche ...per quel mondo ‘povero e reale’ maturato e ..dentro e appena fuori dai meandri e dai problemi della Seconda Guerra Mondiale.

Unica aggiunta in premessa, è il fatto che l’Autore ha fatto questa specifica dedica “ A mio padre per avere tanto amato mia madre”, fermo restando che la Signora Pina, moglie di Enzo, ha... tanta pazienza visto che anche sul lavoro lascia giusti spazi di libertà al ‘giornalista-scrittore’ ben oltre la ‘Brioche’ quotidiana.

Ricordiamo altresì che la ‘copertina’ del libro è di Marco Fuso ( suo figlio), mentre si cita che hanno collaborato Silvia Mistrin e Ornella Brusemini, mentre con riferimento a quanto pubblicato in Appendice, segnaliamo che trattasi ...non di racconti, ma di poesie.

Mentre con riferimento alla Biografia di Enzo Fuso ci basta riportare come segue quanto scritto nella controcopertina del libro stesso:

<<  Tante storie ambientate nella piccola frazione di Ramedello. Una strada arginale che accompagna nel suo corso l’Adigetto.

Un microcosmo che riflette l’implacabile e comune destino dell’umanità.

ENZO FUSO è nato a Lendinara. Scrittore e giornalista, collaboratore del quotidiano “ Il Gazzettino”. Vincitore del premio “ La maglietta della poesia” e finalista nei concorsi Agape, l’Arcobaleno della vita e L’Agorà, premiato con il “ San Michele Arcangelo”  per le sue ricerche sulla storia locale. Vive con Giuseppina e Marco. >>

PREFAZIONE AL LIBRO “BRIOCHE” ( di Aurora Gardin – Gruppo Autori Polesani -) 

Significativa e accattivante l’immagine sulla copertura del Libro “ Brioche”, che concentra in una piacevole raffigurazione una rossa sveglia di antica fattura “vintage”, ma come lancette a segnare le ore, mette in bella mostra una attuale, morbida, panciuta e golosa brioche: il vecchio e il nuovo a scandire il trascorrere del tempo.

Una originale allegoria a significare il difficile, faticoso passato contadino che all’alba faceva saltare dal letto con gli acuti, fastidiosi squilli della sveglia e per riempire un po' lo stomaco prevedeva polenta fredda e latte, se c’era – e il più dolce e rilassato presente – trillo delicato e colazione al bar con cappuccino e brioche, verso le nove.

Tante storie ambientate nella frazione di Ramedello: - una strada arginale che accompagna nel suo corso l’Adigetto . Non è una borgata , solo una striscia di terra arroccata sulla riva del canale. 

“ La piccola Repubblica rossa”. Un microcosmo fra altri piccoli paesi, contrade , centri rurali dell’Alto Polesine.

Pare che al bar, rinfrancati, dopo la dolcezza della colazione, cadano le barriere, i frequentatori si sentano a proprio agio e si aprano ai ricordi, al racconto, a confidenze e parlino di storie e fatti accaduti un tempo, quasi come negli storici, più rustici “filò”  al tepore della stalla.

E tante sono le vicende che affiorano, e si discorre di una volta, del secolo breve, il Novecento, e del presente: la guerra, la politica, la società, di destini avversi e di compassione e amore. 

Tra le piacevoli narrazioni di Enzo Fuso, autore locale dai molti talenti, noto scrittore, giornalista, sensibile poeta, nonché commerciante, affiorano , inoltre, tenere liriche, gentili fiori di campo, sono delicati versi, messaggi d’amore delicati, con fresco spirito giovanile, alla carissima moglie.

 

 

MAIN NEWS ( di Sergio Sottovia) / LA “STRUTTURA” DEL LIBRO “ BRIOCHE” , SCRITTO DA ENZO FUSO : CAPITOLO PER CAPITOLO

Prefazione di Aurora Gardin ( pag. 7 )/;  

PRIMA PARTE / LA GUERRA/

 

LA REPUBBLICA ROSSA ( pag 13)/ Ramedello è una strada arginale che accompagna nel suo corso l’Adigetto. Non è una borgata, solo una striscia di terra arroccata sulla riva del canale che si allunga per un paio di chilometri costeggiando la terra di Chiavarin. Era una zona rossa; tutti comunisti iscritti alla sezione di Dante Pavarin, attivista del partito che una volta alla settimana distribuiva l’Unità ai compagni più fedeli che sapevano leggere. Insomma una piccola repubblica che si riconosceva in Gramsci, Matteotti e nel giovane Togliatti Già quasi terra di frontiera per un fascismo che in quella via faceva fatica ad im porsi.

L’unico della via iscritto al Fascio era dante Forattin, cugino di Pavarin e attivista del Partito sin dai tempi della Marcia su Roma...

 

LA “BANCA DEL PRETE” ( Pag. 25)/  Alberto, Berto come lo chiamavano tutti, i soldi non sapeva dove metterli. Infatti per due volte negli ultimi mesi glieli avevano portati via!.

Poca cosa: tre lire e mezza la prima volta, due la seconda. Un niente pe chi ne ha tanti, ma non per lui che in una settimana era bravo se riusciva ad arrivare a quattro lire in tutto. Prendeva cinque centesimi per un paio di scarpe da bambino e otto per una donna. Poi c’erano le tripoline, scarpe in tela cerata che erano diventate di moda dopo l’arrivo degli italiani in Libia, o meglio Cirenaica, come la chiamavano allora. Il “ Posto al sole” tanto agognato, ma che stava in realtà prosciugando l’Italia, visto che le strade , invece di farle al Sud o in terre dimenticate come il Polesine, le facevano in Africa per i soldati, per i loro trasferimenti , ma anche per far capire ai locali quanto conveniente era l’aver a che fare con gli Italiani...

 

LA VITA PERDUTA O LA CASA CON IL MURO ( pag.35) / C’è ancora in Via Valdentro la casa con il caratteristico muro con il bordo superiore arrotondato. La cosa è vecchia, ha quasi cento anni e il muro è stato costruito negli Anni Trenta, al tempo in cui all’Italia occorreva tutto il ferro disponibile per la guerra ormai imminente. Così l’originale e bella ringhiera in ferro e bronzo con ornamenti floreali , era stata sostituita dal muro. Ci abitavano due donne : Maria ed Angelina che tutti credevano sorelle. Ma Angelina , pur essendo di un anno più giovane, era la zia di Maria. Le due donne erano rimaste sole all’età di 6/7 anni quando la spagnola aveva fatto strage in Italia, portandosi via anche i loro genitori. Ad accudirle era rimasta una zia che poi se n’era andata ad abitare a Varese, lasciandole così di nuovo sole all’età di 17/18 anni.  Per le due ragazze vivere in quella casa non era un problema: grazie alla ferrea scuola della zia, avevano imparato a ricamare ed anche cucire. Le esigenze erano modeste, così quel poco che guadagnavano , bastava a loro per vivere.

Ma erano tempi difficili, di scontri fra le varie fazioni politiche e il muro, abbellito continuamente con ogni sorta di fiori , era diventato , loro malgrado, il posto dove si concentravano le spedizioni punitive delle parti in lotta...

 

8 SETTEMBRE ’43 ( pag 41) / All’alba tanta confusione. Nella caserma di Olbia , si respirava aria di smobilitazione e pareva che nessuno sapesse cosa si doveva fare. Di ufficiali in giro ce n’erano pochi e quei pochi nemmeno ti degnavano di uno sguardo . A tanti non pareva vero , ma sembrava che la guerra fosse davvero finita. Da quello che si era potuto capire, il Re aveva ritirato il suo appoggio alla Germania ed aveva dichiarato l’Italia “non più belligerante”. Non avrebbe più partecipato ad azioni belliche contro l’America ed i suoi alleati. In pratica non stava con nessuno. Questo era l’armistizio , cioè un deporre le armi senza staccarsene perché, in realtà, ogni momento era buono per rientrare nel conflitto. Cose difficili da capire anche per un soldato di 29 anni che stav in guerra da quattro, più due di leva, e da un anno non sapeva se sua moglie aveva avuto un figlio o se fosse morta sotto qualche bombardamento. Segreto militare , gli dicevano, così non riusciva nemmeno a far pervenire qualcosa di suo a casa, a Ramedello, dove la posta non arrivava nemmeno per via delle strade che erano poco più di sentieri.

 

ANNA ( pag. 51)/ Di cose ne sono da raccontare di questa via, di chi la abita e di chi è sempre stato per un certo periodo di tempo via da casa. E’ una via stretta fra la campagna dei Vicentini e la strada provinciale ch pochi di sera frequentavano perché la luce era scarsa e non era molto difficile fare strani incontri. Per carità, tutta gente “normale” che al  giorno incontravi e salutavi con molta cordialità. Ma di sera era un’altra cosa! Scomparivano, diventavano ombre che qualcuno diceva di aver visto sulla strada passando veloce in macchina e alzava i fanali per vederci meglio.

Tutte impressioni che però non avevano mai trovato riscontro e che tornavano e scomparivano senza lasciare traccia.

La via era una specie di feudo della famiglia Vicentini che dava lavoro a tutti ed era rispettata fin all’ossequio. C’era la guerra in corso e gli americani, come li chiamavano qui – non Alleati – avevano superato il PO, ma non ancora l’Adige. In quei giorni di aprile il Polesine era teatro di scontri fra le avanguardie degli Alleati e le retrovie tedesche e a volte c’erano manipoli di soldati che giravano soli.

Una sera...

 

L’ORO DI MANTOVA / CAPITOLO UNO ( pag 59) / Erano passati tre anni da quel martedì nero in cui la Borsa americana di Wall Street aveva bruciato i guadagni di un’intera nazione. L’onda di quell’avvenimento, sarebbe ora arrivato anche in Italia e Bruno cominciò a preoccuparsi quando vide che le sue scarpe  cominciarono a rimanere invendute dentro gli scaffali. Già c’erano negozianti che, pur di incassare qualcosa, le vendevano a cinque paia in una sola volta.

 Davvero, in un sol colpo, i soldi erano stati molto importanti, perché era diventato padre di due splendidi bambini: Benito – molti erano quelli che davano al proprio figlio il nome del Duce . che aveva quasi due anni e mezzo, e Lucio che aveva solo cinque mesi. Tutto era andato molto bene  Alda, da buona mantovana, aveva messo al mondo i due figli solo con l’aiuto della levatrice e delle vicine di casa. Bruno però non si fidava troppo della tradizione, aveva fatto venire Rasia, il medico condotto che in modo assai discreto aveva seguito con attenzione lo svolgersi dei due parti.

 

L’ORO DI MANTOVA / CAPITOLO DUE ( pag 65) / L’idea funzionò e per un anno e mezzo tutto il paese di Villanova del Ghebbo , ma anche molte località dei dintorni, presero confidenza con i bigliettini che Bruno firmava e numerava mettendoci anche un timbro un po' speciale. Una cosa da far ridere, ma che gli garantiva l’autenticità dei fogli di credito : da buon commerciante si era fatto un timbro in metallo con il quale marchiava a caldo i foglietti. Il timbro riportava il profilo del Due Benito Mussolini e questo gli assicurava una certa tolleranza da parte delle autorità.

 

L’ORO DI MANTOVA / CAPITOLO TRE ( pag 68) / Nel 1938 brutti segnali arrivavano intanto dall’Europa e non erano certo pochi quelli che davano per possibile la guerra entro due anni. In Italia era scoppiata l’idea della purezza della razza che a Bruno sembrò più una trovata politica pe ringraziarsi i tedeschi piuttosto che una convinzione del Popolo italiano. La conferma invece la ebbe quando si recò dal suo amico Mosè ( ndr: un ebreo) per fare il consueto carico di pelli e  cuoio.

“Per noi stanno per arrivare momenti brutti – gli disse Mosè – e non so s potremmo ancora rivederci.”

“ Ma cosa dici ? – gli rispose Bruno – Tu sei uno dei commercianti più ingamba che io conosca , una via d’uscita la troverai sempre. Non crederai mica a quelle fandonie sulla razza. Non mi sembra il caso. Sono cose che non hanno nessun fondamento. Sono solo delle trovate del Governo per non far parlare di altri problemi che anche tu sai”.

“ No – riprese Mosé – è invece una cosa serie, se rimango qui, finisco per far male anche alla mia famiglia. Sono ancora in tempo ed ho deciso di andare via, in America”.

 

L’ULTIMO CHANCONNIER ( pag. 73) / Si chiamava Angelo ed abitava in via Casaria e Villanova del Ghebbo. Si vedeva spesso la domenica mattina andare giù al circolo del prete, situato proprio sotto la canonica , per bere un vermouthino dalla Imelde: lo beveva rosso perché diceva che aveva più gusto. Vestiva sempre elegante e nessuno mai lo ricorda con indosso qualcosa di ordinario o di sgualcito. Questa passione del vestire sempre distinto gli era venuta appena finita la guerra, quando la sera non era difficile trovare un teatro o una sala dove c’era in programma una rivista, un’operetta o qualcosa di leggero. Bastavano un paio di gambe femminili e un comico e lo spettacolo era fatto: tanta era la voglia di divertirsi che nessuno badava se le gambe della prima ballerina non erano lunghe e sinuose come sembrava dalle locandine o se il comico alla fine, esaurito il repertorio classico non sempre apprezzato, finiva col rifugiarsi nelle barzellette da osteria.

 

I DUE AMICI ( pag.79) / Alfredo Barin e Franco Franchini erano due grandi amici. Facevano gli insegnanti , uno a Villanova del Ghebbo, l’altro a Ramedello di Fratta Polesine. Perché fossero amici era un mistero: Franchini, il più vecchio, era un reduce della guerra in Russia sul Don con il grado di tenente; l’altro, più giovane, un ragazzo della Resistenza e fiero alpino che non mancava mai ad un raduno nemmeno se cascasse il mondo.

L’uno amante dell’ordine e ligio al dovere, l’altro comprensivo e pronto a capire ogni mancanza. Innamorato di Giuseppe Mazzini e, come l’amico, orgoglioso di appartenere a questa Italia fatta di poeti, scrittori e santi, ma anche di tanta gente con la testa a posto. 

.... OMISSIS... Le loro discussioni al caffè o nel grande salone della scuola, costruita al tempo dl “Fascio” – grande nome s’addice ad un Impero – erano diventate proverbiali....

 

PARTE SECONDA / LA VITA  ( a seguire nella Seconda prossima puntata). 

VANDA ( pag 87) ; L’ULTIMO STRACCIVENDOLO ( pag. 91); IL REDENTORE ( pag.95); 

LA TOMBOLA DEL MORO GAZA ( pag. 101 ); IL BARBIERE DI STRADA ( pag. 107) ; LA MADONNA DELLA FORNACE ( pag. 113); NOTTI MAGICHE ( pag. 121); DON CICLAMINO ( pag. 127); IL PRINCIPE ( pag. 135); RENZO IL BARISTA ( pag. 141); SESTIGLIO ( pag. 149); TEATRO CINEMA VALDENTRO ( pag. 155); GINO EL TANARO ( pag. 163); ARNO, NON SO PERCHE’  ( pag. 169 ): PER UNA PILLOLA IN OPIU’  ( pag 175 ); 

 

PARTE TERZA / L’AMORE /  ( a seguire come Terza Puntata) 

GLI SPOSI ( pag. 185); ARRIGO  ( pag. 191) ; FRANCO ( pag. 203) ; ROBERTA ( pag.211); GABRIELE ( pag. 219) ; IL PONTE DEA FEMENA MORTA  ( pag. 227 ); ESTATE ( pag. 235 ); RICCARDO  ( pag. 239 ); IL VECCHIO E IL FIUME  ( pag. 243); LA RAGAZZA DELLE TEGOLINE ( pag. 255 ); VIGILIA DI NATALE ( pag. 263 ); L’ODORE DEL MARE ( pag. 267 ).

APPENDICE /// IL CAPPELLINO ROSSO ( pag. 273 ) ; RICCIOLI NERI ( pag . 275 9 ; IL FIORE AZZURRO  ( pag. 277 ).

 EXTRATIME by SS/ In cover il libro “BRIOCHE” , racconti scritti da Enzo Fuso, nella copertina ‘designed’ by suo figlio Marco, ovviamente per dna ..artista.

L’Autore ‘mister bancarella’  che onoriamo in fotogallery, perché la settimana scorsa l’ho fotografato ( eccolo a dx) ‘operativo’ al mercato del giovedì, in Piazza Fetonte a Crespino in foto assieme all’amico Luigi Dentello, Consigliere comunale, con sfondo la Chiesa dei SS Martino e Severo.

 

Sergio Sottovia

www.polesinesport.it