”BRIOCHE”, libro di racconti by Enzo Fuso, da Ramedello ballando sul Mondo/ TERZA PARTE: L’AMORE ...in habitat Polesine, tra cuore e passione, tra giovani e in famiglia, ma anche oltre gli ‘schemi’


Completiamo con questa nostra ‘terza puntata’ la serie di racconti che Enzo Fuso, giornalista- scrittore dal cuore ‘ambulante’ ma sempre habitat Polesine , sempre in viaggio sussultorio  e ondulatorio tra novità e tradizioni ‘radicate’ nel cuore dell’Uomo/Donna e in famiglia e tessuto socio-economico prevalentemente ‘normale’ .

E stavolta, dopo la tematica dal titolo “La Guerra”, poi dal titolo “La Vita”, adesso è il turno appunto de “L’AMORE” , a completamento della trilogia del libro “BRIOCHE” , la cui copertina è di Marco Fuso ( suo figlio), mentre si cita che hanno collaborato Silvia Mistrin e Ornella Brusemini, mentre con riferimento a quanto pubblicato in Appendice, segnaliamo che trattasi ...non di racconti, ma di poesie.

Praticamente un Libro che è un microcosmo ‘prototipo’ di una generazione e di un Mondo che caratterizza la evoluzione dell’Uomo e della Donna , dove tanti sono pezzi ‘unici’ al di là di ogni problematica che... appartiene comunque alla ‘normalità della vita dell’Uomo, prima giovane, poi, adulto, infine ...maturo, anche se la Religione e la Filosofia ( anche queste ...di ieri e di oggi) a volte fanno a pugni con la Scienza e soprattutto con la Metamorfosi dell’Uomo/Donna stessa.

E allora , visto che è anche l’ultima nostra puntata, riproponiamo in sequenza ( compresa Prefazione di Aurora Gardin) ciò che ... fa parte del libro “ BRIOCHE” col suo gusto ‘uno e trino’,  

Written by ENZO FUSO è nato a Lendinara. Scrittore e giornalista, collaboratore del quotidiano “ Il Gazzettino”. Vincitore del premio “ La maglietta della poesia” e finalista nei concorsi Agape, l’Arcobaleno della vita e L’Agorà, premiato con il “ San Michele Arcangelo”  per le sue ricerche sulla storia locale.Vive con Giuseppina e Marco. >>

PREFAZIONE AL LIBRO “BRIOCHE” ( di Aurora Gardin – Gruppo Autori Polesani -) 

Significativa e accattivante l’immagine sulla copertura del Libro “ Brioche”, che concentra in una piacevole raffigurazione una rossa sveglia di antica fattura “vintage”, ma come lancette a segnare le ore, mette in bella mostra una attuale, morbida, panciuta e golosa brioche: il vecchio e il nuovo a scandire il trascorrere del tempo.

Una originale allegoria a significare il difficile, faticoso passato contadino che all’alba faceva saltare dal letto con gli acuti, fastidiosi squilli della sveglia e per riempire un po' lo stomaco prevedeva polenta fredda e latte, se c’era – e il più dolce e rilassato presente – trillo delicato e colazione al bar con cappuccino e brioche, verso le nove.

Tante storie ambientate nella frazione di Ramedello: - una strada arginale che accompagna nel suo corso l’Adigetto . Non è una borgata , solo una striscia di terra arroccata sulla riva del canale. 

“ La piccola Repubblica rossa”. Un microcosmo fra altri piccoli paesi, contrade , centri rurali dell’Alto Polesine.

Pare che al bar, rinfrancati, dopo la dolcezza della colazione, cadano le barriere, i frequentatori si sentano a proprio agio e si aprano ai ricordi, al racconto, a confidenze e parlino di storie e fatti accaduti un tempo, quasi come negli storici, più rustici “filò”  al tepore della stalla.

E tante sono le vicende che affiorano, e si discorre di una volta, del secolo breve, il Novecento, e del presente: la guerra, la politica, la società, di destini avversi e di compassione e amore. 

Tra le piacevoli narrazioni di Enzo Fuso, autore locale dai molti talenti, noto scrittore, giornalista, sensibile poeta, nonché commerciante, affiorano , inoltre, tenere liriche, gentili fiori di campo, sono delicati versi, messaggi d’amore delicati, con fresco spirito giovanile, alla carissima moglie.

 

 

MAIN NEWS ( di Sergio Sottovia) / LA “STRUTTURA” DEL LIBRO “ BRIOCHE” , SCRITTO DA ENZO FUSO : CAPITOLO PER CAPITOLO

RIEPILOGO PRIMA PUNTATA/ ( ovviamente già pubblicata) 

Prefazione di Aurora Gardin ( pag. 7 )/;  

PRIMA PARTE / LA GUERRA/

LA REPUBBLICA ROSSA ( pag 13)/ LA “BANCA DEL PRETE” ( Pag. 25)/  LA VITA PERDUTA O LA CASA CON IL MURO ( pag.35) / 8 SETTEMBRE ’43 ( pag 41) / ANNA ( pag. 51)/ L’ORO DI MANTOVA / CAPITOLO UNO ( pag 59) / L’ORO DI MANTOVA / CAPITOLO DUE ( pag 65) / L’ORO DI MANTOVA / CAPITOLO TRE ( pag 68) / L’ULTIMO CHANCONNIER ( pag. 73) / I DUE AMICI ( pag.79) / 

PARTE SECONDA / LA VITA 

VANDA ( pag 87) ; L’ULTIMO STRACCIVENDOLO ( pag. 91); / IL REDENTORE ( pag.95); LA TOMBOLA DEL MORO GAZA ( pag. 101 ); /LEO, IL BARBIERE DI STRADA ( pag. 107) ; / LA MADONNA DELLA FORNACE ( pag. 113); / NOTTI MAGICHE ( pag. 121); / DON CICLAMINO ( pag. 127); / IL PRINCIPE ( pag. 135) / RENZO IL BARISTA ( pag. 141); / SESTIGLIO , O LA CASA GRANDE( pag. 149); / TEATRO CINEMA “VALDENTRO” ( pag. 155) /  GINO “ EL TANARO” ( pag. 163); / ARNO, NON SO PERCHE’  ( pag. 169 ): / PER UNA PILLOLA IN PIU’  ( pag 175 ); / 

 

PARTE TERZA / L’AMORE / 

GLI SPOSI ( pag. 185)/ Lei si chiamava Maria, lui Antonio ed avevano un figlio di nome Pietro. Abitavano vicino ad Arquà Polesine, in una casa bassa con quattro stanze situata proprio nella curva che porta a Granze, erano tutti e due pensionarti: lui 62 anni, bracciante agricolo, lei 58 anni, casalinga dopo aver lavorato per più di trent’anni dietro ad una macchina da cucire.

La loro vita trascorreva tranquilla, appunto da pensionati, con il figlio di 28 anni , da sposare, che lavorava in una fabbrica vicina che produceva elementi termici  di ogni tipo. Erano lontani i tempi del tribolare, quando per Antonio il lavoro era poco e a volte passava una settimana prima di trovare qualcosa da fare. 

Il suo era un impiego stagionale : lavorava molto in primavera e in autunno, meno in estate e quasi niente d’inverno. Maria lavorava invece una fabbrica di borsette, un lavoro sicuro, ma a volte c’erano dei periodi in cui doveva stare a casa per scarsità di lavoro. 

Si erano conosciuti nei giorni del Maggio Arquatese che si svolge ogni anno sul prato del castello che domina il paese e accoglie ora l’amministrazione comunale.

 

ARRIGO  - PARTE PRIMA ( pag. 191) / Se prendete la vecchia strada che costeggia il Canal Bianco da Paolino di Fratta Polesine al Passo di Frassinelle, troverete a metà percorso un antico mulino situato proprio nel punto in cui il canale si divide in due e da una parte prosegue il suo corso verso il PO, dall’altra prende la via della campagna perdendosi in mille rivoli  tra fossi e masari, delle pozze d’acqua piuttosto grandi che a volte si trasformano in paludi.

E’ il Mulino del “Pizzon” che una volta era il punto di raccolta del grano per gli agricoltori di Fratta Polesine e Pincara. Legata a questo Mulino , ora sede di un museo di storia locale, c’è la vicenda di Arrigo, un uomo che aveva scelto il vecchio mulino come fissa dimora.

 

...OMISSIS... / Prima abitava a Ramedello, sulla strada per Costa e tutti lo conoscevano. Sua moglie Carla l’aveva conosciuta a Padova, quasi per caso e subito se n’era innamorato. Era entrata nel suo laboratorio di analisi per raccogliere notizie sulla sua tesi di laurea in scienze naturali e pochi mesi dopo erano già sposati.

...OMISSIS... Arrigo venne quindi licenziato. Fu uno shock per lui abbandonare questo lavoro che era la sua passione e forse lo scopo della sua vita , tanto che precipitò in uno stato di depressione che gli costò anche l’abbandono della moglie.

 

ARRIGO  - PARTE SECONDA/ Rimasto solo, Arrigo abbandonò il suo appartamento di Padova cercando casa a Rovigo. Non riuscendo a dare valide garanzie, finì per trovarsi sulla strada senza una casa. Nel suo triste peregrinare nella campagna polesana, un giorno si trovò davanti al vecchio mulino del “Pizzon”. 

...OMISSIS...

Ad Arrigo piacque subito. Sistemò il suo “giaciglio” da qualche parte e istallò una specie di cucina con il fuoco sul camino  alimentato dalla legna che di lì non mancava di certo. La campagna era la sua dispensa naturale , non avendo lui problema a trasformare erbe e piante in qualcosa di commestibile.  Passò del tempo e la sua presenza al mulino fu notata , nessuno però si avvicinò per domandare qualcosa. Una volta passeggiando lungo la riva del canale, udì delle voci provenire dall’altra sponda: era una donna che si lamentava con l’amica di una serie di vescichette e pustole che le erano comparse sulla pelle.

ARRIGO  - PARTE TERZA/ Dopo la donna con le vesciche, Arrigo fece sparire l’alito cattivo a una signora piuttosto anziana che abitava a Paolino.

...OMISS)IS... / Sul momento era una delle tante donne che si rivolgevano a lui per una cura, ma osservandola bene, scoprì che era sua moglie Carla che evidentemente non l’aveva riconosciuto visto la sua barba e il modo trasandato di vestire. 

Da quando non era più a Padova, Arrigo aveva cambiato il suo modo di parlare e, sentendolo, era difficile scorgere quel chimico che con voce quasi squillante gestiva il suo laboratorio. Era per lei che aveva perso tutto anche la dignità di uomo.

... OMISSIS... / Quando Carla tornò, Arrigo non si fece nemmeno vedere. Le mise iol preparato sul tavolo e le lasciò uno scritto Dopo questo, basta”. Lei prese il preparato e lesse il biglietto. Tre parole , ma in una calligrafia che le era famigliare...

 

FRANCO ( pag. 203) / Franco in chiesa non c’era andato volentieri. Seguiva Giulia , la ragazza che in quel momento  gli piaceva, e quando è entrata nel tempio per partecipare alla messa domenicale ma del sabato pomeriggio, non aveva potuto far altro che seguirla.

....OMISSIS... / “Dio è risorto, - riprese il prete – voi forse non ve ne siete accorti. Eppure ogni volta che fate qualcosa per i fratelli, lo fate risorgere. Questo il segno della Sua resurrezione”.

.... OMISSIS... ( Ndr: Nel parcheggio della discoteca a Castagnaro...)/ D’improvviso si accorse che poco lontano c’era uno a terra: era un ragazzo alto e magro che stava male, aveva gli occhi socchiusi e tremava. Le braccia non riuscivano  a stare fermo. Franco gli si avvicinò e , premendogli una mano sulla spalla, provò ad interrogarlo: “Stai male?”, domandò con tono allarmato. L’altro accennò di sì con la testa. “Hai preso una pasticca?”, domandò ancora, prendendolo con le mani. L’altro annuì di nuovo.

...OMISSIS... / L’altro ormai non rispondeva più. Non era pesante , era solo un ragazzo magro. Quindi gli passò u braccio sotto il corpo e di opeso lo mise a sedere sulla sua Corsa e partì subito con una sgommata verso Rovigo, il primo ospedale che gli è venuto in mente...

ROBERTA ( pag.211 ) / “Un figlio? Un figlio a trent’otto anni? Per di più con uno sconosciuto, o quasi? Ma quello lì, per chi mi ha preso ? Per una fattrice? Non voglio pensare a qualcos’altro , altrimenti m’offendo da solo. Dentro la sua camera , con un casino di cose dappertutto , nessuna al loro posto, Roberta se ne stava “accartocciata” con la testa dentro le gambe e le braccia dietro la nuca. Ma chi sono i protagonisti di questa storia? Lei Roberta, commessa in una bottega di alimentari che viveva con la madre dopo la perdita del padre in una casa un po' isolata in direzione di Lendinara e lui Luciano che aveva una bottega da falegname a Ramedello , sulla strada vecchia che porta a Costa e viveva assieme alla vecchia madre che ormai non ce la faceva più a preparargli le sue robe e tenerle in ordine.

...OMISSIS... / Quando nacque il bambino , era nella sala d’attesa del reparto: Un’infermiera lo avvertì che Roberta voleva vederlo...

...OMISSIS...”Non torno più a casa – disse ancora lei  - vengo  a stare con te. Ci sposiamo , sei contento?”. L’uomo si confuse e riprese a piangere. Forse non sapeva fare altro.

 

GABRIELE ( pag. 219)  / Lo aveva chiamato Gabriele , in nome dell’Angelo e anche crescendo era rimasto com’era da piccolo. Di solito succede il contrario. La sua famiglia abitava nell’ultima casa sull’argine dell’Adigetto, a Ramedello , che poi diventa Costa di Rovigo.

... OMISSIS...( Ndr: mi chiamo Vanessa ) / Mi ero fermata in un bar di via Valdentro per fare una ricarica telefonica. Poi avevo bevuto un caffè e speso in tutto poco più di tredici euro. Erika, la cassiera del bar, era in difficoltà con gli spiccioli:” Non hai venti centesimi?” domandò. Aprii le mani, come per dire che non avevo niente in tasca o nella borsetta. “ Va bene – rispose – faccio lo stresso”-.

“ Eccoli – intervenne Gabriele , che mi era arrivato alle spalle senza che me ne fossi accorta. “Grazie” , dissi rivolgendomi a lui, guardandolo dritta negli occhi. Cosa sia successo dopo ancora non me lo so spiegare. Lui era più giovane di me, eeppure era scattato qualcosa fra noi.” 

...OMISSIS... / Una volta, per la fretta di levarmi le mutandine, le avevo strappate via di forza. Succedeva spesso e la Giusy, la titolare del tabacchino dove le compravo, aveva cominciato ad insospettirsi. Se quello fosse stato vero amore , ancora non lo so....d

 

IL PONTE “ DEA FEMENA MORTA” ( Il ponte della donna morta)  ( pag. 227 ) / ...Questo lo sapeva bene don Giuseppe, il padrone della “boaria” ( azienda agricola ) situata tra Villanova del Ghebbo e Lendinara, non distante dal ponte dell’Adigetto , con circa mille “pertiche” (ettari) di terra coltivata a grano, avena segala, e “frumenton” ( granoturco). Aveva anche altre coltivazioni, ma quelle servivano solo per la boaria e i suoi abitanti. Dentro quelle mura don Giuseppe era il re, poteva fare ciò che voleva. Tutti lo temevano e persino la moglie, Antonietta, gli dava del “vu” ( voi). Aveva cinque figli: Antyonio, Fausto, Umberto ( in onore del Re), Maria e Giovanna.

...OMISSIS... / Giuseppina intanto si era portata quasi strisciando verso l’Adigetto e , disperata per la vergogna, voleva buttarsi dentro il canale. Arrivò vicino al ponte dove l’acqua è più profonda. Ma in quel momento le forze le vennero meno e cadde a terra proprio vicino alla base del ponte. Quando arrivò Antonio la trovò, respirava ancora.

Credeva fosse solo caduta e la rivoltò con violenza. Il sangue gli schizzò in faccia  e sul vestito. Era il sangue di sua moglie.

 

ESTATE ( pag. 235 ) / Ora dentro quella casa non c’era nessuno. Tutti fuori in giardino a passeggiare lungo i viali alberati che ancora c’erano sul lato del fiume. In casa erano rimasti solo Michele e la cognata Sonia. Sprofondati dentro il divano della sala grande, quella dei ricevimenti , ascoltavano la canzone ( Ndr: Odio l’estate, di Bruno Martino) cercando di resistere alla sonnolenza e al torpore che stavano impadronendosi di loro. Avevano bevuto un po' e le parole uscivano a fatica dalle bocche socchiuse.

...OMISSIS.../ In pochi minuti tutto era compiuto, Bruno Martino stava ancora cantando la sua canzone mentre l’atmosfera ovattata dell’antica villa tornava a regnare sovrana in quel tardo pomeriggio di una domenica afosa e tentatrice.

RICCARDO  ( pag. 239 ); / Le donne erano la sua ossessione. Voleva farsi una famiglia, avere dei figli ed essere uno qualunque che va  a lavorare e la sera torna  a casa dove c’è la moglie che l’aspetta. Cose d’altri tempio, non è più così. L’aver sempre accanto la vecchia madre che lo ammoniva dei pericoli che si vanno incontro con le donne, l’aveva reso timido e chiuso in sé stesso.

Così aveva trascorso al giovinezza in mezzo ai sogni, aspettando una donna che l’avrebbe portato via dalla madre e che sarebbe vissuta con lui per il resto dei suoi anni.

Ad una certa età, ragazze da marito nin ce ne sono più e ti devi accontentare di donne che avevano avuto le loro esperienze e che cercavano un approdo sicuro per la vecchiaia. 

Lui era rimasto un bambino...

...OMISSIS.../ Entrando in casa ( NDR: la mamma) per poco non le venne un colpo vedendo una donna nuda girare per la cucina. 

Lo shock era stato troppo violento e pochi mesi dopo morì, lasciando il figlio solo.

Riccardo non si è più sposato, vive solo nella sua casa di campagna. Di donne attorno non ne ha. Quando proprio non ne può più , chiama una donna che va a trovarlo il sabato sera e per cinquanta euro passeggia nuda per la casa.

 

IL VECCHIO E IL FIUME  ( pag. 243); /  ... Forse intuivano qualcosa. Quella volta però in paese si girava un film sul Polesine degli anni ’70, ambientato proprio a Crespino. Angelo si avvicinò ad un uomo che faceva da comparsa. Gli chiese se poteva spingerlo su pe rla strada in salita, fino alla strada arginale.

L’uomo , abbastanza giovane, esaudì con piacere il suo desiderio. Una volta rimasto solo, Angelo raggiunse il punto dove c’era il sentiero sterrato e pieno di sassi che andava diretto verso il PO.

...OMISSIS.../ Erano le undici del mattino. Angelo girò la carrozzella in direzione del fiume e con le mani cominciò a spingere sulle due ruote che fungevano da volano. Il suo viso sprizzava felicità da tutti i pori. 

“Arrivooo” , cominciò a gridare forte mentre la carrozzella precipitava giù verso la scarpata prima di scomparire dentro il fiume...

 

LA RAGAZZA DELLE TEGOLINE ( pag. 255 ); /  Lei un po' si vergognava: quelle casse piene di “tegoline” ( fagiolini) che portava sui portapacchi non erano certamente l’ideale pe runa ragazza di 10 anni un po' cresciuta e già in grado di attirare l’attenzione dei coetanei. Eppure faceva sette chilometri in bicicletta da Villanova del Ghebbo a Lusia per portare alla Centrale quello che suo padre Settimo riusciva a far venir su sulla striscia di terra  che aveva vicino a casa e che era particolarmente  per via dell’Adigetto che le scorreva accanto. 

 ....OMISSIS..../ ( Ndr: alla Centrale di Lusia...) Qui c’era Antonio che le tirava giù le casse dalla bicicletta. Le svuotava e la rimandava indietro senza però darle nessun soldo.

Ci avrebbe poi pensato suo padre , una volta alla settimana a farsi pagare. Arrivata a casa sua madre Maria le dava 10 lire e con quelle Antonietta andava da Temporin, il droghiere, e si faceva dare un ghiacciolo.

... OMISSIS.../( Ndr: Don Alberino aveva detto a Mario: “Perciò insisti, non scoraggiarti mai”.) Mario intuì soltanto quello che il prete gli aveva detto, ma il giorno dopo ricominciò la “caccia” all’Antonietta. Riuscì a parlarle un paio di volte, soffrendo molto perché lei sembrava non interessata a quel che diceva. M auna sera , improvvisamente lei ne uscì con questa frase : “ Mi accompagni sempre, ma non vuoi conoscere i miei?”

....OMISSIS.../ Sono passati molti anni da quei giorni e Mario è sempre innamorato di lei e l’Antonietta non ha perso il vizio di mangiare un ghiacciolo anche se fuori c’è la neve.

 

VIGILIA DI NATALE ( pag. 263 ) / Alberto, come al solito, si era recato al cimitero a parlare con al sua Annita, la donna che aveva diviso con lui oltre sessant’anni di vita. Sessantuno assieme e tre da “morosi”. Aveva 86 anni, ma era ancora saldo sulle gambe. Arrivò che erano le tre e non c’era nessuno, solo la Dina, uan parente, che era andata a trovare la Carmen, sua figlia, morta trent’anni prima quando era ancora giovanissima. Appena entrato si fece il segno della croce, poi una breve passeggiata sino alla parte esterna del cimitero che dava sulla campagna. La tomba era situata proprio lì, a ridosso del muro di citta.

...OMISSIS.../ Prese il giaccone e lo mise sopra la piccola tomba bianca. Lo guardò, poi ci si distese sopra.

Lo trovarono poche ore dopo perché Giacomo e Antonio, non vedendolo tornare, avevano temuto che fosse successo qualcosa. Il dottore disse che era morto per il freddo che gli aveva abbassato troppo la temperatura del corpo. Ma tutti sapevano che aveva voluto non lasciare sola la sua Annita il giorno di Natale.

 

L’ODORE DEL MARE ( pag. 267 )./ Prendo la moto, una Daemlin vecchia di sei anni, che adopero solo qualche volta, e parto per il mare. Quello che cerco non é lontano: il mio mare è quello di Rosolina Mare, di Porto Caleri, di Barricata e Boccasette. Non ne conosco altri. Quando ero giovane sono andato a Milano Marittima, sulla riviera romagnola. Erano gli anni sessanta , ma già si capiva che lì le vacanze erano un’industria. Sono andato anche a Jesolo, al Lido di Venezia, a Sottomarina. Troppe case, troppi servizi, sembrava di essere in città.

...OMISSIS... / Poi mi vedo con la Pina, appena sposati, correre sulla vespa per un sabato pomeriggio al mare. Un grande albero , che ancora c’è vicino a Villanova Marchesana. Pit stop dentro la campagna polesana di un viaggio fatto di niente ma ricco di felicità. 

Questo è il mio mare, quello della mia terra che quando arriva all’azienda agroturistica di san Gaetano è ancora grano, fagioli, zucche. Poi cambia e diventa mare , salsedine, legno che marcisce e gracchiare stridulo dei gabbiani.

APPENDICE /// ( NDR: Sono TRE POESIE )  

IL CAPPELLINO ROSSO ( pag. 273 ) ; 

RICCIOLI NERI ( pag . 275 9 ; 

 

IL FIORE AZZURRO  ( pag. 277 ).

 

 EXTRATIME by SS/ In cover proponiamo Enzo Fuso ( microfono in mano) , al centro della scena tra altri due ‘giornalisti’ in campo... mentre intervista un protagonista di quel Mondo ‘on the road’ che lui continua ancora  raccontare, ‘camminando con le  sue ‘scarpe’ ...nel cuore e nella mente dell’Uomo / Donna che gli piace incontrare/conoscere, ma anche aiutare a ‘camminare’ sulla strada di una vita abbastanza spesso ‘condizionata’ da altri fattori meno nobili e liberi.

 

Sergio Sottovia

www.polesinesport.it