Castelnovo Bariano & Personaggi amarcord col ‘nomignolo’ nel nuovo libro fotografico by Germano Sprocatti/ E ‘cantastorie’ Franco Rizzi ne racconta tre speciali: Daniele Gurzoni, William Moretti, Renzo Gregori + Tuàn & Bepina


Mi basta presentarvi tout court la Main News -story trasmessaci da Franco Rizzi e sottolineare che mi non a caso mi piace presentarvelo come ‘cantastorie dell’enclave altopolesano’, anche se potrei chiamarlo ‘chansonnier’...visto che è stato ‘concepito’ in Francia.
Insomma, Il Resto del …Franchino , ve lo propone Lui stesso , personalmente ci metto solo il ‘titolo’ e vi rimando in calce al tradizionale Extratime per pochissimi altri commenti agganciati alla fotogallery, anche perché gli stessi “Personaggi Amarcord” raccontati qui dal professor Franco Rizzi sono da tempo di casa qui su www.polesinesport.it per altri reportage e focus-story particolari.
MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 02.08.2022)/ CASTELNOVO BARIANO : PERSONAGGI AMARCORD  …CON SOPRANNOMI-NOMIGNOLI IDENTIFICATIVI
( E ‘cantastorie’ Rizzi ne racconta tre speciali: Daniele Gurzoni,  William Moretti, Renzo  Gregori + Vittorino ‘Tuàn’ Rizzi & Giuseppina ‘Bepina’ Malerba SPOSI PER SEMPRE)
La magia fotografica  in bianco e nero di Germano Sprocatti (FOTO ALLEGATA) ha immortalato molte colorite figure paesane conosciute pure nel circondario, storie minime ma sempre positive, personaggi singolari di un microcosmo castelnovese novecentesco ormai perduto. Ricordiamo che nella civiltà contadina molte persone erano conosciute in primis con il soprannome ("scutmài"), poi con nome e cognome. Pur questo è contenuto nella narrazione fotografica del libro di Sprocatti Il crepuscolo della civiltà contadina fra Po e Tartaro, in uscita il prossimo Natale per i tipi de La Carmelina di Ferrara.

 

 

Le comunità secolari hanno maturato nel tempo un forte senso di aggregazione antropica tanto che c'era la consuetudine ancestrale di identificarsi non con il patronimico (ossia con il cognome anagrafico) bensì con l'uso del soprannome. Questa tradizione, tipica dei piccoli paesi, è stata aiutata e alimentata dal ridotto numero degli abitanti e dalle loro residenze stanziali, praticamente immutate nel corso di lunghi anni per cui era facile conoscersi un po' tutti nell'ambito della ristretta comunità di appartenenza. La nascita dei singoli soprannomi è stato un fenomeno lento e graduale... del tutto spontaneo. Spesso un nomignolo veniva attribuito ad una persona dopo che si era verificato un evento particolare legato alla sua vita. Questo poteva essere anche apparentemente insignificante, ma curioso, incisivo e particolare, che colpiva e rimaneva impresso nella mente dei suoi conoscenti. L'efficacia del soprannome era tale che, di lì a poco, si trasmetteva da individuo ad individuo, diventando l'unico identificativo dello stesso. I soggetti perdevano, in un certo senso, il proprio cognome anagrafico e ne acquistavano uno comunitario. Il nomignolo, con il tempo, una volta consolidato e condiviso dai paesani, diventava il solo e unico nome che identificava una data persona, addirittura l'intera famiglia, venendo trasmesso ai figli, ai nipoti e, poi, pure alle nuore e ai generi acquisiti con il matrimonio.
Alcune figure castelnovesi novecentesche, meglio note tramite il loro nomignolo dialettale, sono ricordate ancor oggi dagli over 50. Bar, osterie anche periferiche, vino, gioco delle carte, passioni politiche e calcistiche anche forti e divisive, personaggi caratteristici come "Pidòn"( Armando Soriani) sempre con il cappello e la giubbino da lavoro della Fecola (allora si chiamava Fragd, adesso Cargill)," al  Cei" (Malerba), "al Moletòn" (Angelo Fioratti), "al Cuch" (Quaiotti), "al Capànt" (Nadalini), "Carlon Patòi" (Carlo: FOTO ALLEGATA), " al Murìn dla Sara" (Vincenzi),  "al maestar Daniele Rusc" (Daniele Gurzoni), "al  maestar Murèt" (William Moretti).
Tre personaggi abbiamo tutti conosciuto ed apprezzato da giovane per cui mi soffermo un po' sulla loro personalità: Daniele Gurzoni,  William Moretti, Renzo  Gregori. (FOTO ALLEGATE)  

 

 

 

       
DANIELE GURZONI, origini contadine, nato in via Spinea, famiglia numerosa e dalle inclinazioni artistiche. I fratelli gemelli Castore e Polluce erano scultori  e pittori, il fratello Michele emigrato a Buenos Aires un virtuoso del violoncello. Daniele Gurzoni si diplomò in violoncello al conservatorio di Bologna e iniziò giovanissimo la carriera musicale. Dopo il 1950 fondò un paio di band, tra cui ricordiamo L'Aurora. Il suo momento migliore fu quando inventò e diresse per un trentennio il complesso castelnovese I Delicado, che ebbe momenti di gran successo in balere, sale da ballo e località turistiche. Daniele Gurzoni era il responsabile del gruppo a livello artistico e manageriale, firmando contratti, dettando i brani da eseguire in riferimento alla musica leggera più in voga, essendo stato sempre un leader per i fans di ogni parte d'Italia. Portava un paio di baffoni alla Francesco Giuseppe, sul palco suonava il violino impugnato come se fosse un violoncello, a prima vista sembrava serioso ma aveva un'ironia, una verve e una bonomia uniche,  piaceva assai al pubblico femminile. Certo un personaggio di mondo, un vero professionista, innamorato della vita, conosciutissimo e amato.
WILLIAM MORETTI (1928-2015), nato a Villa Bartolomea, di umili origini, da giovane visse a San Pietro Polesine, facendo molti mestieri, tra cui il traghettatore sul Canalbianco tra San Pietro Polesine (rampa Crescenzio) e San Zeno in Valle. Diplomatosi maestro elementare, vinto il relativo concorso, insegnò inizialmente in più sedi, pure bassopolesane. Sposò la compaesana Alma Marchi, impiegata comunale, lui docente di ruolo alle elementari di Castelnovo Bariano, dove risiedettero sempre in via Rosta; dalla loro unione nacque Adriana, laureata in psicologia, trasferitasi ad Ostiglia e scomparsa prematuramente. William Moretti non rinnegò mai la povertà dell'infanzia e fu sempre vicino ai poveri e ai diversamente abili.

 

 

 

Per lui la vita vissuta sempre intensamente, oltre alla famiglia,  significò impegno politico, didattico e culturale. Da giovane fu militante comunista e, come giornalista pubblicista, scrisse assai per L'Unità ai tempi di Palmiro Togliatti. Scrittore neorealista, una prosa efficace e godibile, si cimentò nella narrativa, raggiungendo una certa notorietà con il romanzo Vento di Nord-Est (1970). Sono raccontate da testimone oculare le vicende resistenziali tra le Valli Veronesi e l'Alto Polesine, incentrate sulla figura dell'amico coetaneo Dario Roncati, comunista e partigiano, processato sommariamente e fucilato dai repubblichini contro il muro del teatro di Villa Bartolomea nel dicembre 1944. Sceneggiò per il cinema detto romanzo e a tal proposito si trasferì per qualche tempo a Roma ma, preso da struggente nostalgia per il piccolo mondo castelnovese, abbandonò la capitale, rinunciando senza rimpianti a prospettive colà importanti. In tempi più recenti salvò la memoria del coetaneo Giuseppe Meloncelli (il suo nomignolo "Faìn"), ucciso senza motivo nel 1944 a San Pietro Polesine dalla famigerata banda Carità davanti alle scuole elementari, ora sede del museo civico archeologico. A Dario Roncati giustamente fu dall'amministrazione comunale di sinistra dedicata una piazza sampietrese, al contrario Giuseppe Meloncelli, appartenente a una famiglia non comunista, cadde nell'oblio, tanta era la spaccatura ideologica, locale e non, al tempo della guerra fredda, che divideva paesani, amici, le stesse famiglie. Il maestro Moretti fece pressioni comunali affinché a Giuseppe Meloncelli, seppur a distanza di troppi anni, gli fosse dedicata almeno una via, si appellò alla stampa e infine l'intitolazione  sampietrese fu fatta, meglio tardi che mai!.

 

 

Divoratore di libri di vario genere, uomo di cultura vasta e multiforme, si iscrisse ancor giovane al corso di laurea in materie letterarie (Magistero) presso il prestigioso ateneo patavino, un indirizzo certo a lui congeniale ma le impellenti necessità della vita lo spinsero a rinunciare a questo tipo di studi. Tra il 1970 e il 1990, abbandonata, deluso, l'esperienza politica, si dedicò completamente alla valorizzazione della cultura locale, ciò a livello sia scolastico che di ricerca. La sua irrequieta curiosità intellettuale lo spinse ad iscriversi al corso di laurea in sociologia (Urbino), sostenendo alcuni esami ("Non mi interessa il pezzo di carta di dottore, al contrario amo approfondire solo certi argomenti sociologici", mi disse più volte).
Fra l'altro dal 1973 in poi guidò un gruppo di giovani a scavi archeologici sampietresi in senso preistorico, vincendo difficoltà burocratiche pesanti come un macigno e l'atteggiamento non benevolo di certi ambienti. In questo caso il tempo fu galantuomo e un decennio dopo nacque il museo storico archeologico, frutto del lavoro di squadra di tanti appassionati, una realtà ancor oggi importante.
Come docente alle elementari castelnovesi fu un ardito sperimentatore. La vasta cultura, un atteggiamento anticonformista, i successi archeologici, gli studi sociologici lo spinsero ad innovare il suo insegnamento, aiutato dal collega e amico Renzo Gregori. Il competente Ministero prima del 1980 diede il nullaosta per superare l'allora figura del maestro unico per cui i docenti Moretti e Gregori, per un quinquennio, dalla prima alla quinta elementare, insegnarono in coppia: Moretti seguiva la parte letteraria e la storia locale, Gregori quella matematico-scientifica. Una sperimentazione molto avanzata, dati i tempi. William Moretti andò in pensione ma rimase come cattedra l'insegnamento di storia locale.
Impossibile dimenticare il maestro Renzo Gregori (1928-2016), alter ego metodologico del collega William Moretti per tanti anni alle elementari castelnovesi.

 

 

 

RENZO GREGORI (nato in collina a Cascina in provincia di Reggio Emilia; qui nella casa paterna ritornava sempre per le vacanze estive) arrivò neanche ventenne in Polesine, dopo aver vinto il concorso magistrale su base nazionale. Negli anni '50 comincio la docenza nell'odierna residenza comunale, che allora al piano terra ospitava il plesso elementare (al 1° piano gli uffici civici). Intanto dopo aver sposato la castelnovese Brunella Munari, metteva su famiglia in via Colombano tanto che dal matrimonio sempre felice nacquero ben sette figli: scuola e affetti familiari furono sempre par al maestar Gregori (così è stato sempre chiamato) valori esistenziali.
Nel 1961 Renzo Gregori nella capiente aula della quinta elementare (oggi ufficio anagrafe) cominciò a gestire, su incarico comunale, la prima biblioteca locale (si chiamò centro di lettura, poi Csep. La sede in seguito fu spostata al primo piano del palazzo adesso polo di Poste Italiane), un incarico a titolo gratuito che conservò sino al pensionamento. In mezzo ai libri da prestare, da catalogare e da aggiornare, da ottobre a maggio dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20 ospitava bambini e ragazzi: a loro istillava l'amore per la lettura, il senso civico, li aiutava nei compiti a casa, li educava con l'esempio alla vita.
Nei primi anni '80, insieme all'amico e collega William Moretti, diede vita per un quinquennio (dalla prima alla quinta elementare, l'intero ciclo primario) ad un originale progetto didattico (la compresenza in classe ante litteram), accolto con grande favore dal provveditorato agli studi: Gregori curava le materie scientifiche, Moretti le letterarie. Dati gli esiti brillanti, detta originale sperimentazione fu d'esempio per altre innovazioni a livello interregionale.

 

 

 

FRA I PERSONAGGI CARATTERISTICI castelnovesi assai apprezzati VITTORINO RIZZI  (1926-2017) e GIUSEPPINA MALERBA (1923-2020), di umilissime origini ma benvoluti e stimati for ever.
VITTORINO RIZZI/ Papà, lo chiamavano Tuàn, originario di Castelmassa, si sposò presto e venne ad abitare con mamma a Castelnovo Bariano nella casa in via Spinea e qui dimorò sempre. Impegnato assai in politica da giovane (la sinistra togliattiana), emigrò (preferì l'estero piuttosto che accettare meschini giochetti partitici in cambio di un ambito posto massese all'odierna Cargill)  da stagionale in Francia (Piccardia) nel 1947 insieme al fratello 18enne Marino, ciò per la campagna bieticola. Fu così sino al 1952 ma già nel dicembre 1950 aveva portato all'altare mia mamma. Io mi chiamo Franco (nacqui l'11/5/1951) in quanto fui concepito in Francia. Nel '53 venne al mondo mio fratello Renzo Silvio e papà, rinunciando per sempre all'estero, fu assunto nella castelnovese fornace Meneghini, il lavoro di una vita, seppur lungamente precario.
Persona integerrima, di alta moralità, lavoratore indefesso favorito anche da un fisico forte, mai incline ai compromessi, nel tempo, partendo dal niente, fece studiare i due figli, si costruì due case e mise da parte dei soldi. Amante della campagna, dell'orto e delle viti, per decenni curò un orto di mezzo ettaro con le più belle primizie orticole, accanto al pioppeto e ad un vigneto modello. Per lui la religione del lavoro e della famiglia furono sempre legge.

 

 

 

In pensione a 57 anni, sempre sano, informatissimo (leggeva quotidianamente il giornale, seguiva assai i notiziari Tv), lucidissimo, deluso dai partiti, creò una piccola azienda agricola e donava a tutti i frutti del suo lavoro, che lo impegnava 12 ore al dì ognitempo. Era famoso come l'"ortolano", attivissimo sino a 85 anni. Gioviale, altruista, generoso anche troppo, amante della buona tavola, ebbe sempre larghe e numerose amicizie, conosciuto dappertutto. Fu per molti anni assai povero ma poi riuscì a farsi una posizione privata con sommi sacrifici, in ciò aiutato assai da mia mamma Bepina. In pensione soleva dire sempre che "si lavora meglio da soli che sotto padrone! Sono sempre stato precario ma mi sono fatto nel tempo una posizione con lealtà e sacrificio, senza ricorrere a ruffianismi o appoggi politico-sindacali... Invece troppi sono scesi e scendono a compromessi umilianti per avanzare di carriera".

GIUSEPPINA MALERBA/  Nina Malerba, detta Bepina, nacque a Sermide al barachìn, poi mio nonno Silvio comprò casa in golena Cybo vicino alla fornace e al ponte in chiatte sul Po, dove fu assunto assai presto come pontiere. I Malerba, poverissimi e aderenti all'ideale socialista di Giacomo Matteotti, erano assai uniti. Gente di fiume, traghettatori e pescatori, sopportarono numerose disgrazie con paziente fede ispirata da San Luigi Gonzaga. Nonna Rosina morì giovane, il figlio Sergio annegò in Po 24enne, la sorella Flora non raggiunse l'adolescenza. Scamparono i fratelli Remo, Benso, Nino ed Ezio; Nino prese il posto di papà Silvio come pontiere, un lavoro sicuro. La Bepina era la più giovane ma fece da mamma ai numerosi fratelli. Mio nonno Silvio le diceva: "Fat furba che bela a tag sè!".

 

 

 

Bella, corteggiata, mansueta, allegra, positiva, generosa, di compagnia sempre e sorridente, legata agli affetti familiari, fu sempre benvoluta da tutti, attivissima in ogni incombenza, lavorò in fornace e come mondina, poi incontrò Nino Vittorino e si sposarono subito. Fu un'unione lunga e felice, fatta di sacrifici anche estremi ma nel tempo il loro impegno diede frutti. Mamma faceva la casalinga ma nella bella stagione lavorava anche in campagna e amava ripetere, "sempar alegar, mai cuntent!"
I coniugi Rizzi furono contenti di avere due figli studiosi che si fecero largo nella vita senza raccomandazioni. Franco ho fatto l'insegnante e il giornalista, Renzo Silvio è un affermato consulente di elettronica industriale. L'unico nipote Fabio fu allevato dai nonni sino ai 16 anni e li fece ringiovanire; il pronipote Leonardo Nino Vittorino non fece in tempo a conoscerlo ma mamma Bepina sì e disse: "Posso morire contenta, con Leonardo la stirpe Rizzi si perpetua, visto che Franco è uno scapolo incallito".
Papà si è spento a casa un mese prima di compiere 92 anni in fretta e senza soffrire.  Mamma  ha lasciato  i suoi cari nel 2020 a quasi 97 anni, sempre serenamente. Vasto il cordoglio in paese e fuori per la loro dipartita, essendo molto conosciuti ma nel  cuore di tanti sono eterno presente, un modello di vita vissuta cui fare sempre riferimento!

 

 

 

 

EXTRATIME by SS/ In cover partiamo dal kit che onora in poker Gurzoni, Sprocatti, Gregori, Moretti.
Quindi in apertura di fotogallery ripartiamo da Daniele Gurzoni “Signore coi baffi” protagonista nella band “ I Delicado” che vediamo con Gianni Riboli fisarmonicista.
Poi la foto di gruppo scolastica rendo onore al ‘maestro’ William Moretti, peraltro nelle successive immagini assieme al maestro Renzo Gregori , che poi vediamo anche in versione stile mastro  Manzi ( il personaggio che insegnava anche in televisione , per la serie ‘non è mai troppo tardi”) .
A questo punto passiamo ad onorare la coppia “Tuàn & Bepina” mostrando Vittorino Rizzi e la moglie Giuseppina Malerba , in foto festeggiati dai figli e nipoti in occasione di una ‘reunion’ familiare , per la Festa dei Nonni a Castelnovo Bariano) anche coi figli Renzo Silvio e Franco.
Quest’ultimo da noi definito ‘cantastorie dell’enclave altopolesano’ anche perché commenta il nuovo libro fotografico di Germano Sprocatti, il fotografo naturalista che onoriamo dulcis in fundo in kit con… sé stesso.

Franco Rizzi & Sergio Sottovia
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