Castelnovo Bariano Story, dal Canàr a Matilde e poi Estensi, Austriaci in... Massa, up to focus by L’Espresso


05/10/2023

Sono state tante le vicissitudini storiche che hanno vissuto gli abitanti di Castelnovo Bariano e che abbiamo in tante occasioni raccontate qui su www.polesinesport.it grazie ai reportage written by Franco Rizzi, su tanti argomenti/fatti dell’enclave altopolesano.

Perciò questa sua speciale e ampia Castelnovo Bariano story la pubblichiamo qui in questa rubrica “Polesani Nel Mondo” con una fotogallery ampia di immagini  giusto per sottolinearne alcuni passaggi storici tra i più importanti.

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 23.09.2023)/ CASTELNOVO BARIANO: BARIANO UN MUINUSCOLO BORGO FLUVIALE DIMENTICATO DA DIO E DAGLI UOMINI

Bariano, località arginale di ormai poche case sparse giù dall’argine maestro, all’inizio della piatta Padana cerealicola: a est a 1,5 km il centro di Castelnovo Bariano raggiunto dalla storica via Spinea; a ovest 4 km per arrivare su via Argine Po a Bergantino. Di fronte il fiume Po largo qui solo 400 m. a toccare, quasi, il minuscolo nucleo abitato di Carbonarola dalla caratteristica chiesa settecentesca (Comune mantovano di Borgocarbonara; confine acqueo lombardo-veneto, sfiorante, quasi, l’argine barianese).

Un guado storico tanto che un tempo il genio pontieri di Legnago veniva qui a costruire il ponte militare in chiatte per lo stagionale addestramento fluviale.

 

 

 

“In epoca romana un vico, o insediamento umano, era situato sulla grande strada al punto in cui la Pestrina (o Fosse Filistine) si staccava dal Po. Trattavasi del Vicus Varianus (poi volgarizzato in Bariano), stazione posta sulla strategica via legionaria e commerciale da Aquileia a Bologna”.

Questo a più riprese raccontava il compianto maestro sampietrese William Moretti, tra l’altro docente avanguardista, romanziere, sceneggiatore, sociologo e cultore originale di cose patrie castelnovesi.

 

 

 

Nel medioevo si susseguirono i domini del monastero di Nonantola, della contessa Matilde di Canossa (che nel 1098 eresse il castello Badrignano, l’attuale toponimo Bariano; il maniero, più volte riadattato, durerà sino all’800), della diocesi di Ferrara. Gli Estensi 1485-1598, poi il cardinal legato papale di Ferrara fino al 1815 (dominio pontificio in temporale e in spirituale), gli Asburgo 1866, da ultimo l’annessione all’Italia tramite il Veneto.

 

 

 

A fine ‘400, vicino all’odierna fluviale isola Bianchi, fu eretta la chiesa di S. Bartolomeo, attorno ad un nucleo abitato golenale consistente, pur se il castello sorgeva a campagna dell’odierno argine maestro asfaltato.

Tempi lunghi basati su alluvioni endemiche, pauperismo diffuso, epidemie, guerre, tanto che nel 1602 il tempio di S. Bartolomeo (si dipendeva dalla parrocchia di Bergantino) e il relativo vico Bariano golenale furono per sempre sommersi violentemente dall’ennesima furia distruttrice del Po.

 

 

 

I barianesi abbandonarono a poco a poco la golena e si sistemarono oltre l’argine attorno al castello e nei dintorni, in un’epoca in cui si stava sviluppando la benefica Bonificazione Bentivoglio, causa prima del decollo socio-economico della Transpadana Ferrarese.

Il castello nel tempo cambiò spesso proprietà, sempre nobiliare: si ricordano, fra gli altri, i Camelli (o De Petri) e i Cybo. Nel 1798 Napoleone invasore cedette il castello, preda bellica, a Giacomo Mayol, un suo ufficiale per meriti militari e politici. Questi lo recuperò in pieno, trattandosi di una villa signorile turrita circondata da un fossato.

 

 

 

Ai primi dell’800 l’attuale Castelnovo Bariano dipendeva da Castelmassa, distinto in tre frazioni: Bariano, Castelnovo, S. Pietro in Valle (dal 1897 Polesine). In epoca austriaca il piccolo borgo di Bariano cominciò a perdere importanza, prova ne sia che la figlia minore di Giacomo Mayol vendette il castello, già obsoleto, a degli speculatori. Questi lo demolirono ne 1853 ricavandone pietre da costruzione.

L’abate Bellini, nei suoi scritti locali, ci ha lasciato preziose notizie ed efficaci illustrazioni del castello ancora in auge. In municipio esiste da molti anni un bel quadro effigiante con toni enfatici il castello di Bariano, il primo nucleo comunale (FOTO ALLEGATA).

 

 

 

Durante i moti rivoluzionari europei del 1848 Castelmassa (allora Massa Superiore) si ribellò agli Asburgo. Per rappresaglia Vienna creò una nuova municipalità denominata Castelnovo (toponimo derivato da un altro castello scomparso ed ubicato vicino alla fornace ex Meneghini, oggi dismessa e sempre vicina al Po), comprendente, appunto, Castelnovo, S. Pietro e Bariano. Nel 1866 ci fu l’annessione all’Italia e l’anno dopo il governo di Firenze, con apposito decreto, aggiunse giuridicamente il toponimo Bariano, l’attuale Castelnovo Bariano.

 

 

 

Bariano tornò in primo piano negativo quando l’Enel costruì, fra il 1981 e ’85, la centrale termoelettrica, oltre il Po in linea d’aria a meno di 500 metri, di fronte a Bariano tra Sermide e Carbonara (adesso detti centri si chiamano Sermide e Felonica e Borgocarbonara), mentre già dal 1974 la gemella di Ostiglia a pochi km sul Po era in funzione a olio pesante tramite giganteschi camini, due bombe ecologiche da sempre.

 

 

 

A Sermide 4 gruppi da 320 Mw ciascuno, un camino alto 220 metri, un polo energetico lontano da Sermide ma appiccicato a Bariano, seppur fuori regione. Inquinamento aereo per tutti ma specie per Castelnovo Bariano in un’area lombardo-veneta inquinata.

Si mobilitò la stampa locale, sorsero combattivi comitati civici locali, mantovani e rodigini, le istituzioni a vario titolo furono obbligate a muoversi tanto che l’allora 2° governo Prodi nel 1997 deliberò di metanizzare Sermide e Ostiglia, lavori terminati nel 2000.

 

 

 

Domenica 3 gennaio 2021, in pieno Covid 19, il settimanale l’Espresso, uno dei magazine più diffusi e autorevoli a livello nazionale, alle pagine 47-48 pubblicò una foto al tramonto a colori dell’argine maestro del Po in piana visto da Bariano. Sullo sfondo mantovano la centrale a metano di Sermide-Carbonara. Ciò in un ampio e documentato fotoservizio a firma di Fabrizio Gatti.

 

 

 

“Virus e cambiamento climatico: inquinati senza traffico. Nei mesi del lockdown la qualità dell’aria nella Pianura Padana non è migliorata… “.

Ecco. Bariano, un borgo ormai insignificante scelto per dimostrare uno dei mali pandemici del pianeta,  su cui tutti dobbiamo riflettere, agendo poi in senso positivo.

 

 

 

 

EXTRATIME by SS/ In cover in tandem kit il Castello e lo stemma di Castelnovo Bariano, ieri e oggi insieme.

Quindi in fotogallery , camminando e cantando la stessa Storia by Rizzi, partiamo da lontano, mostrando la terra tra i ‘mesopotamia’ tra tra Adige, Tartaro e Po , ecco la mappa del “Canàr” dove sono stati ritrovati tanti reperti archeologici poi esposti nel Museo di Castelnovo Bariano, da dove proponiamo il noto quintetto che ho fotografato e raccontato qui su questo sito in occasione di una delle visite di ...qualche anno fa ( da sx Bombonato, Padovan direttore Consorzio Adige Po, Zenerisi direttore del museo, Biancardi sindaco, Franco Rizzi cantastorie.

Per un territorio che poi onoriamo nella mappa della “Transpadana Ferrarese” epoca napoleonica 1796/1805, fermo restando che prima lo Stato della Chiesa/ Pontificio ( attraverso il suo Caldinale legato di Ferrara, ma anche Matilde di Canossa ‘terre matildee’  e gli Estensi ( vedi Castello di Ferrara visto dall’alto durante le riprese televisive della tappa del Giro 2022, da Ravenna a Ferrara, Mantova, Verona passando per l’Altopolesine) Praticamente un enclave interregionale , col ponte sul fiume PO tra Castelnovo Bariano e Sermide -MN.

Come da ...Ponte in chiatte 1962/1971 nel flash di Germano Sprocatti , fotografo naturalista che ha pubblicato anche il libro per immagini “La Campagna tra il Po e il Tartaro” ( storia della civiltà contadina) con testi di Franco Rizzi che perciò proponiamo nel flash che ho scattato a Castelnovo Bariano nella serata della prima presentazione ( eccoli entrambi in Top Five insieme anche a Bianchi della omonima isola sul PO ( quella del veronese Beppe Menegatti marito della cantante lirica Maria Callas).

Per un Castelnovo Bariano che nei Terzo Millennio ha vissuto una sua particolare storia interregionale anche per la sua logistica e come ‘crocevia’ stradale e socioculturale, con tra i protagonisti anche il sindaco Massimo Biancardi.

 

 

 

Eccolo in foto-kit con la chiesa patronale , quella al cui colonnato lo scultore Natale Calesella ( eccolo al microfono)  ha donato le ormai famose ‘formelle storiche sulla vita di Sant’Antonio).

A seguire la pagina su L’Espresso, gennaio 2021, quando il focus era sulla centrale a metano di Sermide, la cittadina mantovana-lombarda dirimpettaia di Castelnovo Bariano e Castelmassa, comuni ‘centrali’ nell’economia dell’Altopolesine tra il Po e il tartaro, come hanno ben raccontate gli autori del citato libro presentato anche recentemente alla Biblioteca Ariostea di Ferrara ( con Cristiano Bendin direttore de Il Resto del Carlino gran conduttore della serata.. vedi articolo e anche foto-gruppo compreso il sottoscritto) perché rappresentativa della civiltà contadina di tutta la Pianura Padana, quella raccontata da Bacchelli , da Ermanno Olmi, da Pupi Avati, artisti polifonici.

Anche per questo , concludiamo il nostro lungo viaggio Storytelling proponendo dulcis i fundo una immagine de Il Castello di Castelnovo Bariano, dal libro del Bocchi, pietra miliare della storia del triveneto e della vita di tutta la Pianura Padana tra Po e dintorni.

 

 

Franco Rizzi & Sergio Sottovia

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