Castelnovo Bariano story: dal Castello Badrignano nel 1098 con Matilde di Canossa alla Chiesa di San Bortolomeo, a quella di S. Antonio di Padova nel 1671 a Sabbioni/ E nel 1751 la chiesa di San Pietro in Valle


C’era una volta Bariano e c’era una volta Sabbioni di Castelnovo. 

Adesso c’è Castelnovo Bariano e l’amico Franco Rizzi, cantastorie dell’enclave Altopolesine, ci racconta la storia delle due località, partendo da quando erano così lontane fino a quando sono diventate così vicine e ‘unite’ anche nel nome come appunto è Castelnovo Bariano.

Ovviamente tutto questo è successo perché è cambiato il mondo e la vita della gente, passando dalla civiltà contadina e dalla pietà popolare ai ...tempi nostri.

E allora anche il lungo Po in Altopolesine è passato dai castelli alle chiese, mentre la “terra” diventava sempre più fertile e la vita delle Comunità aveva bisogno di ritrovarsi e ..ascoltare la parola di Dio oltre che quella dei Governanti.

Come è successo al appunto nel territorio attuale di Castelnovo Bariano, di cui Rizzi ci racconta a seguire la ‘significativa ‘ storia delle sue chiese, partendo da “ Bariano, località arginale di ormai poche case sparse nella piatta pianura cerealicola, ...fino all’alto medioevo con i domini del monastero di Nonantola, della contessa Matilde di Canossa (che nel 1098 eresse il castello Badrignano, l’attuale toponimo Bariano), della diocesi di Ferrara nel temporale e nello spirituale”... fino al 1815 quando il Congresso di Vienna cambiò la geopolitica italiana...

Per parte nostra , per ulteriori informazioni in merito alle “Due Chiese “ segnalate, vi proponiamo in calce quattro brevi  Appendici News sugli altri oratori ‘insistenti a Castelnovo Bariano, giusto a completamento sulle origini storico-religiose delle altre sopracitate, perché caratterizzano ulteriormente anche la evoluzione italiana dal Medio Evo all’Italia dei Comuni, e poi dal Rinascimento agli Stati e fino al Terzo Millennio.

 

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 19.03.2023)/ CASTELNOVO BARIANO, LE PRIME DUE CHIESE : LA CASTELNOVESE E LA SAMPIETRESE

La pietà popolare, qui fra Po e Canalbianco, come altrove, si perde nella notte dei tempi ma le prime chiese sono di origine medievale e di loro rimane solo traccia documentaria.

Bariano, località arginale di ormai poche case sparse nella piatta pianura cerealicola, pare che risalga all’età romana. A seguire nell’alto medioevo i domini del monastero di Nonantola, della contessa Matilde di Canossa (che nel 1098 eresse il castello Badrignano, l’attuale toponimo Bariano), della diocesi di Ferrara nel temporale e nello spirituale, ciò sino al 1815.

Secondo le visite pastorali ferraresi nel ‘300 esisteva nella vasta area golenale tra l’attuale isola Bianchi e Bariano un nucleo abitato attorno alla chiesa di S. Bartolomeo di Bariano, “quae penitus et in totus submersa est in Padum” (completamente scomparsa nelle profonde acque del Po). Questo risulta dalla visita pastorale del beato Giovanni Tavelli il 14 aprile 1434. Nel 1449 il vescovo Del Legname non fa più accenno alla chiesa barianea, tanto che le gli abitanti vanno a messa a Bergantino o a Castelmassa (A. GABRIELLI, Comunità e chiese nella diocesi di Adria-Rovigo, Ciscra Edizioni, Roma 1993, p. 569).

Lentamente la gente va a vivere oltre l’argine del Po, abbandonando l’atavica area golenale. Nel ‘600 la Bonificazione Bentivoglio redime l’Alto Polesine attorno a Bariano. Il 14 luglio 1671 il cardinale Carlo Cerri, vescovo e governatore di Ferrara, autorizza la costruzione di un oratorio dedicato a S. Antonio di Padova in località Le Ca’ Brusà ai Sabbioni di Castelnovo; il parroco di Castelmassa viene la domenica a celebrare la messa. Il paese si allarga, Bariano decade, il piccolo tempio ospita i fedeli. Su questo terreno verrà costruita l’attuale chiesa nel 1929 (FOTO):

Si ha notizia secentesca di un primo oratorio dedicato a S. Francesco d’Assisi in località Marola vicino ad uno specchio d’acqua perenne alimentato da una sorgente sotterranea (attuale argine destro del Canalbianco verso Zelo a 3 km dall’attuale centro urbano sampietrese, tempietto fatto costruire dai marchesi Bentivoglio per quanti lavoravano nella grande opera di bonifica omonima (visita pastorale del cardinal Cerri il 17 giugno 1674): unico campanile, una campanella di richiamo, una piccola casa per il prete, “che è fisso e celebra nei dì festivi per il precetto e nei feriali per devozione (GABRIELLI cit., P. 583).

LA CHIESA ATTUALE DI SAN PIETRO POLESINE, famosa per i campanili gemelli (FOTO), ecco le origini.

Il 3 settembre 1699 gli abitanti di Marola esprimono al cardinale Paolucci il desiderio di avere una parrocchia autonoma da Castelmassa, ma ciò avverrà solo 60 anni dopo!

Il 30 giugno 1751 Ferrara concede al conte Nappi l’autorizzazione di costruire una vera e propria chiesa parrocchiale per i 618 abitanti, “isolati da tutti i centri, privi di strade e di ogni umano conforto. Gli agenti del conte Nappi sottolineano con giuramento che per coprire la distanza di cinque miglia tra la frazione di San Pietro (sino al 1848 dipenderà da Castelmassa) e Massa Superiore, occorrevano tre ore di duro cammino, specie nel tempo invernale”.

Il 28 dicembre 1754 l’arciprete massese don Agostino Bortoloni, delegato dal cardinal legato M. Crescenzi arcivescovo di Ferrara, “con gran concorso di clero e di popolo” , celebrandovi la prima messa solenne. L’8 ottobre 1759 lo stesso cardinal legato firma l’atto ufficiale con cui si riconosce canonicamente eretta la nuova parrocchia di San Pietro in Valle (il toponimo San Pietro Polesine nascerà solo a fine ‘800). Primo parroco sampietrese don Bartolomeo Zanchetta (1759-1775).

La chiesetta di Marola, ormai in aperta campagna, per l’incuria dei proprietari che non abitavano più qui, oltre alla povertà dei materiali con cui era costruita, subì un progressivo degrado e cadde in rovina. Oggi non ve n’è più traccia.

PRIMA APPENDICE NEWS ( dal libro “Il sacro nel Polesine” , a cura di Pia e Gino Braggion, stampato settembre 1985) /  MADONNA DEL ROSARIO ( Via Spinea).

Piccola costruzione  senza campanilino. La facciata si eleva su due lesene con pseudo trabeazione, portante un oculo, e sulla trabeazione, più alta del tetto sui chiude un frontoncino coperto di tegole e Croce. Tetto a capanna. Porta a rastello in legno. Avrà cent’anni di vita. E’ privato e non conosciamo il proprietario; è ben tenuto e sull’altarino c’è la statua della Vergine; la gente lo considera cosa propria. 

SECONDA APPENDICE NEWS ( dal libro “Il sacro nel Polesine” , a cura di Pia e Gino Braggion) / BEATA VERGINE MARIA DELLE GRAZIE ( Via Rosta)

E’ moderno, costruito sul ciglio della strada, con porta in ferro battuto e cristalli, rivolto a ponente. Due lesene reggono un frontoncino su bassa trabeazione, di poco superiore al tetto; dipinto a due colori con i margini scuriti che fanno risaltare le sporgenti cornici. Croce sul tetto. Non c’è campanile. La luce entra dalla porta e dai due oculi laterali. Sull’altarino la statua della Vergine. 

Si tiene il Fioretto a maggio. E’ tenuto molto bene e il vicinato lo considera suo.

TERZA APPENDICE NEWS ( dal libro “Il sacro nel Polesine” , a cura di Pia e Gino Braggion) / VERGINE CON BAMBINO ( in Località Canova).

Deve risalire ai primi del ‘900; è stato rinfrescato di recente. Si presenta piuttosto basso considerando la sua larghezza. Porta  a cancello in ferro con cassettina per le offerte; l’architrave è leggermente arcuato e il portoncino ne segue la sinuosità, movimentando alquanto la facciata, che manca di trabeazione in quanto il frontoncino, a pelo di tegole non è molto rimarcato e si chiude in <<colmegna>> con un supporto ad U rovesciata, senza campanella e Croce sopra. 

Un unico altare con l’immagine della Vergine  ci dà un sacello grazioso e ben tenuto, che segna il confine tra Castelnovo Bariano e San Pietro Polesine.

QUARTA APPENDICE NEWS ( dal libro “Il sacro nel Polesine” , a cura di Pia e Gino Braggion) /   SANT’ANTONIO DA PADOVA ( In via Durante).

Sacello di piccole dimensioni: m.2 per 1,50 per 1,50; è di proprietà privata del signor Marchetti Orives, in località Ghinatella.

Ha più di 100 anni.

Altarino con piccola statua di Sant’Antonio da Padova. E’ tenuto bene. 

Fu eretto in onore del santo di Padova per devozione di riconoscenza, alla pietà di tutti e a ravvivarne la fede nei devoti.

EXTRATIME by SS/ Fermo restando che su questo sito abbiamo già pubblicato tante volte le chiese di Castelnovo Bariano, in questa occasione ci limitiamo a proporvi in cover  le due chiese ‘unificate’ : cioè la parrocchiale di Sant’Antonio di Padova ( sotto) e quella dei due campanili a San Pietro Polesine, la ‘doppia faccia’ identificativa  della stessa medaglia chiamata Castelnovo Bariano.

Una location di cui peraltro  vi proponiamo in fotogallery "Il Castello di Castelnuovo Bariano" , rappresentato nel libro del Bocchi ( I, 178) 

 

Franco Rizzi & Sergio Sottovia

www.polesinesport.it