Cosa insegna quel ponte di chiatte-barche “lungo 70 anni”, sul fiume Po (1902-1971)/ Amarcord & Story by fotografo Sprocatti su ciò che ha visto-fatto la “Vita Interregionale” da Castelnovo B – Castelmassa a Sermide & Dintorni


17/03/2021

“E se tutta la gente si desse una mano, se il mondo veramente si desse una mano, allora ci sarebbe un grande ponte, con tante barche in riva al maaaare…”.
Partendo da questa canzone-poesia di Sergio Endrigo, ricordiamo che, nel nome della Fratellanza Universale ma anche delle esigenze prioritari socio-economiche, il Mondo Politico del Terzo Millennio ha come suo mantra questo pensiero umanitario:” Bisogna costruire ponti e non muri, soprattutto come base dei programmi e delle progettualità socio-economiche e politiche”.
Ovviamente anche i ‘ponti’ – specialmente quando parliamo di beni materiali - hanno bisogno di manutenzione e finanche di sostituzione, giusto per adeguarsi alle esigenze delle novità socio-economiche del territorio di riferimento.
Ma quando la Storia di un PONTE , come quello ‘in chiatte’ sul fiume PO da Castelnovo Bariano a Sermide, dura la bellezza di 70 anni, allora, l’amarcord story che ci manda l’amico Franco Rizzi, cantastorie dell’enclave interregionale alto polesano, ha una valenza da “Memoria & Futuro” anche perché visto-raccontato da Germano Sprocatti nel suo prossimo libro, di cui vi proponiamo uno speciale anteprima specifico.

 

 

 

Proprio perché – come ben spiega il titolo stesso del libro “ L'eclissi della civiltà contadina tra Po e Canalbianco”, tanti fatti rappresentano l’evoluzione stessa  dei territori collegati da quel Ponte sul Po, in chiatte, al servizio di una agricoltura in evoluzione, dalle fornaci ai zuccherifici, fino alla stessa navigazione fluviale.

Oltre che quella viaria e relative loro integrazioni e interconnessioni ( vedi Cargill e sua evoluzione) , per un PONTE in chiatte che ha lasciato giustamente il posto al nuovo ‘ponte stradale’ , che andrebbe sostenuto peraltro da una più snella viabilità di servizi che non può trovare soluzioni solo aumentando il numero degli autovelox ( vedi rubrica Eventi, con riferimento alla strada SR da Ostiglia ad Occhiobello).
Insomma un amarcord che può sviluppare anche decisioni progettuali da vero Terzo Millennio, quello che vi proponiamo,  anche perché il reportage di F.R. é in sinergia con quello di Sprocatti, affondando le radici nella storia della prima progettazione ( Bianchi) , sul perché della posizione logistica più verso Castelnovo Bariano che verso Castelmassa, oltre che sulla ‘struttura stessa’ del fiume Po come habitat sia per la fornace Meneghini (sì, il marito veronese della Maria Callas cantante lirica) che per l’Altopolesine enclave interregionale.

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 17.03.2021)/ CASTELNOVO BARIANO: IL PONTE IN CHIATTE SUL PO, UN AMARCORD INTERREGIONALE DURATO 70 ANNI / IL PONTE SUL PO NEL FOTOLIBRO DI GERMANO SPROCATTI
Castelnovo Bariano ai primi del '900, come tutto l'Alto Polesine del resto, sente un'aria nuova a livello socio-economico. L'agricoltura decolla (mais, grano, bietole, patate), nascono nuove industrie (fornace, a Castelmassa l'odierna Cargill), urge rinnovare la viabilità. Il Po lombardo-veneto non deve più essere un ostacolo ma collegare le due sponde, la castelnovese e la sermidese.
Il 6 novembre 1902 viene inaugurato, a cura dei Comuni di Massa Superiore (l'odierna Castelmassa) e Castelnovo Bariano il ponte in chiatte. Un consorzio intercomunale porta a termine la strategica infrastruttura, superando grossi problemi burocratico-finanziari: costo finale lire 210.565,51. I vasti banchi di sabbia e l'esistenza, ieri come oggi, di fronte a Castelmassa dell'isola Renaio, sovrani specie in periodo di magra, obbligano il progettista massese Oliviero Bianchi a concepire non un collegamento diretto fra Castelmassa e Sermide.

 

 

 

 

Da sempre esisteva un traghetto Castelnovo Bariano e Sermide, ciò tra l'argine golenale rodigino Mayol e il mantovano, in un punto stretto del Po lontano dal centro urbano massese, corrente fluente e niente secche. In questo tratto nasce il nuovo ponte, prima poggiante su barconi in legno, poi in cemento armato.
La Domenica del Corriere, il più popolare magazine di quei tempi, il 22 novembre 1902 dedica la copertina alla solenne inaugurazione lombardo-veneta. Le tariffe per il passaggio pontiere sono distinte in 19 categorie e all'uopo sono assunti un paio di bigliettai esattori, oltre ad un numero consistente di operai per la gestione.Nel 1944, per cause belliche, il ponte interregionale viene bombardato e distrutto dagli alleati anglo-americani tanto che i collegamenti sermidesi-castelnovesi sono affidati a imbarcazioni varie, ciò dal 13 luglio 1944 al 10 agosto 1947. Dopo il 25 aprile 1945 si sente forte la necessità di ricostruire il ponte distrutto, in particolare le bietole altopolesane non raggiungono celermente lo zuccherificio di Sermide, la cui direzione aziendale si attiva in tal senso. Il 17 maggio 1947 si apre il cantiere e il 10 agosto successivo si inaugura il nuovo ponte in pompa magna. Fu sempre gestito da un consorzio intercomunale fra Castelmassa e Castelnovo Bariano.

Nel 1962 una legge nazionale prevede l'eliminazione dei ponti in chiatte sul Po e la sostituzione con strutture in cemento armato adeguate ai tempi. Le cause: traffico specie pesante in continuo aumento; le lunghe interruzioni quotidiane per il passaggio delle navi fluviali; le cattive condizioni dei vecchi ponti e le ingenti spese di manutenzione; le piene autunnali e primaverili sempre incombenti e la relativa chiusura prolungata.
Nel luglio 1971 è aperto senza inaugurazione l'attuale ponte: lungo 1026 metri e largo 10, diventa strategico per le comunicazioni lombardo-veneto-emiliane.

 

 


 

IL PONTE “VISTO - RACCONTATO” NELLO SPECIALE LIBRO FOTOGRAFICO DI GERMANO SPROCATTI/  Il fotografo naturalista Germano Sprocatti ha dedicato un capitolo alla vita del vecchio ponte, ciò nel suo libro fotografico “L'eclissi della civiltà contadina tra Po e Canalbianco”, che sarà stampato a breve, se ci saranno il finanziamenti.
 "Camion, macchine, moto, bici, pedoni, una varietà umana peculiare, quando la motorizzazione spinta e l'inquinamento erano di là da venire. "Una baracca in legno all'inizio della struttura dalla parte castelnovese ospitava l'esattore che - scrive Germano Sprocatti - ti dava il biglietto a pagamento con cui potevi transitare. Le cifre erano adeguate ai tempi e non esose e si racconta di qualche portoghese che svicolava a sbafo, usando trucchi astuti. La navigazione fluviale era d'ostacolo alla circolazione pontiera. L'apertura del ponte durava circa 30', a volte capitava che l'interruzione si prolungasse, se giungevano più navi tanto che l'operazione si ripeteva più volte nell'arco delle 24 h. Passavano su e giù le bettoline (in dialetto petroliere), che trasportavano in genere petrolio grezzo dalla laguna veneta alle raffinerie di Mantova e Cremona".

 

 

AI TEMPI DELLA ALLUVIONE DEL 1951/Proverbiali le piene del Po, nel '900 ricco di acque. Le piogge autunnali lo ingrossavano assai e si ricorda che il 14 novembre 1951 ruppe in più punti ad Occhiobello, una piena mai vista. In primavera lo scioglimento delle nevi in montagna faceva alzare tanto il livello medio per cui più volte il ponte veniva chiuso e alcune sezioni (puntàde) ancorate a riva per lasciare sfogare la corrente. La fornace Meneghini sorgeva in golena tra l'argine principale e il secondario a fiume, la strada per il ponte le passava accanto. Questa veniva interrotta e chiusa verso il ponte con un alto sbarramento in legno nell'apertura stradale dell'argine Mayol (traàda) e sacchi di sabbia (apertura nell'argine dove la strada in discesa portava al ponte).

NEL 1961 IL PONTE IN CHIATTE CON 7 OPERAI PONTIERI” E’ TRASCINATO VIA DALLA CORRENTE/ "Il 25 aprile 1961 il Po è in piena e la corrente vorticosa trasporta a valle centinaia di tronchi di pioppo abbattuti in un bosco golenale. L'enorme pressione è fatale alle chiatte, che vengono trascinate via. A bordo di alcune rimangono sette operai pontieri, tratti a riva e salvati a una decina di km dagli ancoraggi del ponte, verso Ficarolo. Altre puntàde vengono bloccate a diversa distanza a valle di Sermide dopo un estenuante inseguimento. Il fatto dimostra che il ponte in chiatte è ormai inadeguato e pericoloso".

 

EXTRATIME by SS/ In cover e fotogallery tre immagini esemplari ( donna in bici, passaggio macchina, lavori operai) , scattate dalla professionalità e sensibilità fotografica – ambientalistica del fotografo Germano Sprocatti , sul vecchio ponte in chiatte sul fiume PO, col ponte visto dalla sponda castelnovese.

Mostrando infine due flash attuali, scattate dal nuovo ponte stradale visto dalla sponda sermidiana, ma che dimostra l’importanza evolutiva interregionale connessa ai territori collegati.

Franco Rizzi & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it