Ecco la “Storia” di Castelnovo Bariano by Rizzi nata on the road ‘romana’/ Ora L’Espresso ne parla da ‘inquinati senza traffico’ con foto prototipo ‘a due pagine’ e sfondo ‘oltrePo’ centrale a metano di Sermide-Carbonara


Partiamo dal fatto che questa settimana l’Altopolesine è stato al centro del mondo dei Mass Media in modo emblematico e prototipo. Così ricordiamo che Bergantino e distretto della giostra sono stati ‘promosso’ in una rubrica televisiva condotta da Roberto Roversi che poi è andato nel Delta Po a completare il suo “Viaggio lungo il PO” esaltando i prodotti e le bellezze della Sacca di Scardovari.
E allora per passare dalla News alla Story, partiamo da una foto ‘a due pagine’ , con sfondo ‘oltrePo’ centrale a metano di Sermide-Carbonara, pubblicata sul prestigioso L’Espresso, considerandola il giusto …punto d’appoggio per abbinare la problematica da ‘inquinati senza traffico’  a tutta la lunga Story di un paese.
Tanto più che non l’abbiamo sollecitata, ma evidentemente fa parte del dna naturale del cantastorie Franco Rizzi, che della trilogia storica Bariano, Castelnovo e San Pietro in Valle (le tre frazioni che hanno dato vita al Comune di Castelnovo Bariano) ne conosce sia origine che evoluzione fino ai giorni nostri.
Che poi San Pietro in Valle sia diventato San Pietro Polesine, la di là della collocazione geografica certifica il fatto che quelle valli erano praticamente un significato da precursore, nel senso di Polesine terra emersa dalle acque …nel senso etimologico del termine.

 

 

 

Certo, ogni tanto l’Altopolesine entra nell’occhio del ciclone dei Mass Media ( chi non ricorda l’articolo sul londinese Times quando la piccola Sampietrese di ‘Jambo’ Cavicchioli era salita calcisticamente fino in Quarta Serie) , ma la realtà raccontata by Rizzi va raccontata di per sé stessa, per il suo valore fisica e anche metafisico, visto che ogni tanto sale agli onori della cronaca e diventa prototipo international.

 

 

 

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 05.01.20221)/ CASTELNOVO BARIANO : IL SETTIMANALE L'ESPRESSO DEDICA UNA FOTO ALLA LOCALITA' BARIANO
Castelnovo Bariano. Località arginale di ormai poche case sparse nella piatta pianura cerealicola: Bariano a est per 1 km dalla sede comunale, a 5 ad ovest da Bergantino. Di fronte il fiume Po largo qui solo 400 metri a toccare, quasi, il minuscolo nucleo abitato di Carbonarola dalla caratteristica chiesa settecentesca (Comune mantovano di Borgocarbonara; confine acqueo lombardo-veneto sfiorante l'argine principale castelnovese). Un guado storico da sempre, tanto che l'allora genio pontieri di Legnago veniva volentieri qui a costruire il ponte militare per il mirato addestramento.

 

 

 

"In epoca romana, un vico, o insediamento umano, era situato sulla grande strada al punto in cui la Pestrina (o Fosse Filistine) si staccava dal Po. Trattavasi del Vicus Varianus (poi volgarizzato in Bariano), stazione posta sulla strategica via legionaria e commerciale da Aquileia a Bologna". Questo a più riprese raccontava il compianto maestro William Moretti, fra l'altro docente avanguardista, romanziere, sceneggiatore, sociologo e culture originale di storia altopolesana.

 

 

 

Nel medioevo si susseguirono i domini del monastero di Nonantola, della contessa Matilde di Canossa (che nel 1098 eresse il castello Badrignano, l'odierno toponimo Bariano; il maniero, più volte riadattato, durerà sino all'800), della diocesi di Ferrara. Nel 15° secolo, vicino all'odierna isola Bianchi fu eretta la chiesa di San Bartolomeo, attorno ad un nucleo abitato golenale consistente, pur se il castello sorgeva a campagna dell'odierno argine maestro asfaltato.

 

 

 

Dal 1485 Bariano dipese in temporale e in spirituale da Ferrara, prima con gli Estensi, dal 1598 tramite il papato. Tempi lunghi basati su alluvioni endemiche, pauperismo diffuso, epidemie, guerre... tanto che nel 1602 la chiesa di San Bartolomeo e il relativo vico furono distrutti dalla furia terribile del Po. La gente abbandonò del tutto la golena, si spostò vicino al castello e nei dintorni in un'epoca in cui si stava sviluppando la Bonificazione Bentivoglio, foriera del primo benessere agrario altopolesano. Nel 1815-18 Bariano fu assegnata definitivamente al Polesine.

 

 

 

Il castello nei secoli cambiò ovviamente proprietà, sempre nobiliare. Si ricordano, fra gli altri, i Camelli (o de' Petri) e i Cybo. Nel 1798 Napoleone invasore cedette il castello, preda bellica, a Giacomo Mayol per motivi politici, che lo recuperò in pieno, trattandosi di una villa signorile turrita circondata da un fossato. Ai primi dell'800 l'odierno Castelnovo Bariano s'esprimeva in tre frazioni: Bariano, Castelnovo e San Pietro in Valle (poi Polesine), dipendenti da municipalità di Massa Superiore, l'odierna Castelmassa.

 

 

 

In epoca austriaca il piccolo borgo di Bariano cominciò a perdere importanza, prova ne sia che la figlia minore di Giacomo Mayol vendette il castello già obsoleto a degli speculatori. Questi nel 1853 lo demolirono ricavandone pietre da costruzione. L'abate Bellini, nei suoi studi locali, ci ha lasciato notizie e illustrazioni del castello ancora in auge. In municipio esiste da molti anni un bel quadro effigiante con toni enfatici il castello di Bariano, il primo nucleo abitato comunale.

 

 

 

Durante i moti rivoluzionari europei del 1848 si ribellò agli austriaci il Comune di Massa Superiore. Per rappresaglia Vienna creò una nuova municipalità denominata Castelnovo (toponimo derivato da un altro castello scomparso e ubicato vicino alla fornace ex Meneghini oggi dismessa e sempre vicino al Po), comprendente, appunto, Castelnovo, S. Pietro e Bariano. Nel 1866 ci fu l'annessione all'Italia e l'anno dopo il governo di Firenze, con apposito decreto, aggiunse giuridicamente il toponimo Bariano, l'attuale Castelnovo Bariano.

 

 

 

Bariano tornò in primo piano negativo quando l'Enel costruì, fra il 1981 e l'85, la centrale termoelettrica tra Sermide e Carbonara (adesso i Comuni si chiamano Sermide e Felonica e Borgocarbonara), mentre era in funzione già dai primi anni '70 la similare di Ostiglia a pochi km, due bombe ecologiche nel tempo. A Sermide: 4 gruppi da 320 Mw ciascuno alimentati a olio pesante, un camino alto 220 metri, un polo energetico lontano da Sermide e Carbonara ma a poche centinaia di metri da Bariano sulla riva veneta del Po.

 

 

 

Inquinamento aereo per tutti ma in primis per Castelnovo Bariano. Si mobilitò la stampa locale, comitati di cittadino di qua e di là del Po, le istituzioni a vario titolo furono obbligate a muoversi tanto che il governo Prodi nel 1997 deliberò la metanizzazione di Sermide e Ostiglia.
Domenica 3 gennaio scorso il settimanale l'Espresso, uno dei magazine più diffusi e autorevoli a livello nazionale, alle pagine 46-47 ha pubblicato una foto dall'argine maestro del Po in piena di Bariano: sullo sfondo mantovano la centrale a metano di Sermide-Carbonara (FOTO ALLEGATA).

 

 

 

Ciò in un ampio e documentato articolo a firma di Fabrizio Gatti: Virus e cambiamento climatico; inquinati senza traffico. Nei mesi del lockdown la qualità dell'aria nella Pianura Padana non à migliorata...
Ecco: Bariano, un toponimo insignificante scelto per dimostrare uno dei mali pandemici del pianeta su cui tutti dobbiamo riflettere e agire in senso positivo.

 

 

 

 

EXTRATIME by SS/ In cover una storica foto di … speranza e di impegno istituzionale: cioè in tandem il vescovo Soravito de Franceschi e il sindaco Massimo Biancardi, a Castelnovo Bariano durante la storica Festa di Sant’Antonio 2015.
Quindi in apertura di fotogallery la citata ‘doppia pagina’ de L’Espresso con la foto della campagna di Castelnovo Bariano e sullo sfondo, appena ‘oltrePo la centrale a metano di Sermide-Carbonara.
Una location che il cantastorie Franco Rizzi ben conosce e per la quale mi ha fatto da ‘cicerone’ in diverse occasioni ‘di qua e di là’ al ponte interregionale che vi proponiamo tra Veneto, Emilia Romagna e Lombardia.
Come è successo nella foto che vi proponiamo con l’ingegnere Giuseppino Padoan che ho fotografato sull’argine mantovano, con sfondo Castelmassa.

 

 

 

 

Oppure durante una visita a Carbonara , tra Municipio e dintorni , come da foto che mostriamo in tandem Franco Rizzi e Paolo Aguzzoni, professori e giornalisti, oltre che nella foto successiva dedicata alla Isola Boscone , riserva protetta UE.
E da Sermide e dalla redazione news magazine La Sermidiana eccovi il direttore storico Luigi Lui in trio col sottoscritto e Franco Rizzi.
Mentre, ritornando e ripartendo dalla storia di Castelnovo Bariano , ecco dal Museo del Canar di San Pietro Polesine in sestetto da sx e in visita Bombonato, l'ingegnere Padoan, Giuseppe Zenesini direttore del Museo, sindaco Biancardi, cantastorie Rizzi.
Per un territorio che con riferimento a quanto ‘fotografato’ da L’Espresso con sfondo centrale di metano ‘oltrepo mantovano’ ma con riflessi da ‘inquinamento senza traffico’ si ripercuote  anche sul territorio polesano, praticamente in tutte le 15 Parrocchie della Transpadana Ferrarese che vi proponiamo rappresentate nel poster con le rispettive chiese ( come da Convegno specifico by prof Paolo Brenzan, svoltosi a Castelmassa).

 

 

 

Mentre con riferimento al ‘passaggio televisivo’ riservato da Roversi a Bergantino e al Museo della giostra, vi proponiamo uno storico flash che ho scattato a Franco Rizzi insieme a Tommaso Zaghini direttore del Museo …da una vita
Personaggi che rappresentano da tempo la ‘realtà storica’ dell’enclave altopolesano , come ha fatto anche l’architetto scultore Natale Calesella che onoriamo a giugno 2020 al centro del trio con Franco Rizzi e Antonella Bertoli , durante la mostra delle sue opera a Palazzo Celio sede della Provincia di Rovigo, con sculture su tutti i ‘fatti storici’ più significativi del Polesine.( vedi specifici reportage qui su questo sito) .
Tra l’altro è anche grazie a LORO che questo sito www.polesinesport.it ha già superato alla data odierna oltre 710_mila contatti ( vedi foto) e circa 1milione150 mila pagine viste.

 

 

 

 

E per la serie giornalisti cantastorie da tanti anni, ecco dalla solita annuale cena-amarcord maggio 2018 da sx Fraccon, Sottovia, Aguzzoni, Polo, Rizzi, Manzoli.
Infine, a tutela di un habitat e di un ambiente che in Altopolesine  trova anche attenzione speciale per il recupero dei rifiuti lungo l’argine del PO ( vedi foto poster con tutti i protagonisti della pulizia datata 2017) , per un problema di tutela ambientale sentita attualmente da L’Espresso ma anche da tempo, come dallo stesso Giovanni Guareschi nella sui libri su “Peppone e Don Camillo’ che certifichiamo anche perché nella copertina del primo libro lo scrittore – giornalista ( veniva perciò in bicicletta da Brescello in Altopolesine) c’è la chiesa proprio di Castelmassa.

Franco Rizzi & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it