Ferrara la mia “Città della Cultura - ODG 2023", dagli Estensi al Savonarola al Tasso/ E Corso_03 “Fotogiornalista sportivo, tra etica, deontologia, privacy, social, diritto di cronaca”; relatori Rabotti, Viviana Dasara, Bortolotti, Rossi, Veronesi


26/05/2023

In questa terza puntata dedicata a “Ferrara la mia Città della Cultura 2023” , promossa dalla... partecipazione al Corso Aggiornamento giornalistico cui ho partecipato a Ferrara, giusto perché avvenuto in Municipio lunedì 22 maggio 2023,onoriamo la Storia degli ESTENSI in abbinata a due Personaggi della Cultura da protagonisti, come Fra Girolamo Savonarola e come Torquato Tasso.

Giusto per completare il ’quadro culturale estense’ già iniziato nelle precedenti puntate raccontandovi anche del Dosso Dossi, del Garofolo , dell’Ariosto e ora del tandem Savonarola-Tasso con relativo prologo sulla straordinaria Storia degli Estense che ha visto Ferrara  “al centro” della Grande Storia dell’Italia nel Medioevo , nell’epoche delle Città Stato e delle Signorie pre-rinascimentali.

 

 

 

 

E così la voglia di partecipare al sopracitato Corso Aggiornamento ODG dal suindicato  titolo deontologico applicato al giornalismo sportivo ( leggi USSI...) , mi ha visto partire , accompagnato dall’amico tajante Giannino Dian, da Piazza Fetonte a Crespino, alla ricerca di testimonianze fotografiche ‘estensi’ tra la statua di Girolamo Savonarola, Cattedrale e Castello Estense, anche in funzione della prossima puntata, la quarta e ultima a Ferrara post incontro di fine maggio a Casa Cini, più prettamente culturale.

Anche per questo vi proponiamo tout court  nella sua ufficialità “Programma e Relatori, del citato Corso ODG con relative tematiche, fermo restando che di questi tempi il ‘diritto di cronaca’ dei Giornalisti sportivi è sicuramente ‘frenato’ dalla concessione di Accrediti Stampa limitati ( compresi i giornalisti-fotografi) anche perché vengono privilegiato gli ‘influencer’ e i gestori dei social per la loro più ampia automatica visibilità pro business e marketing..

Ovviamente gli argomenti trattati dai Relatori li trovate  trattati in modo ‘video-completo’ direttamente sul Sito del Comune di Ferrara, come sempre ottimamente gestito da Alessandro Zangara – Ufficio stampa comunale - che ha coordinato l’evento in Municipio anche con le relative riprese in streaming, mentre per parte nostra oltre alle sintetiche Appendici Flash Story dedicate agli Estensi, al Savonarola e al Tasso, vi rimandiamo in calce al nostro tradizionale Extratime per ulteriori nostri commenti agganciati anche alla fotogallery e relative immagini di “Ferrara la mia Città della Cultura 2023” con Oblò sul Corso ODG deontologico ...al di là delle problematiche attuali.

 

 

 

 

PROGRAMMA DEL CORSO FORMAZIONE ODG ( Ferrara 22.05.2023)/ DAL TITOLO “ PROFESSIONE FOTOGIORNALISTA IN CAMPO SPORTIVO, TRA ETICA, DEONTOLOGIA,  PRIVACY, SOCIAL E DIRITTO DI CRONACA

Professione fotogiornalista in campo sportivo, tra etica, deontologia, privacy, social e diritto di cronaca

Organizzato da: ORG Emilia Romagna / Triennio 2023- 2025

Luogo: SEDE: Sala del Consiglio Comunale; Piazza del Municipio 2 - FERRARA

Data inizio: 22/05/2023 09:30; Data fine: 22/05/2023 13:30

PROGRAMMA  ( In collaborazione con L’USSI Unione Stampa Sportiva Italiana e grazie all’ospitalità del Comune di Ferrara).

Saluti istituzionali e introduzione di Emilio Bonavita (giornalista, Consigliere Nazionale dell’ODG Emilia-Romagna)

 

 

 

 

RELAZIONI DI :

01_  Fake news e disintermediazione: la verifica delle fonti ai tempi dei social

Doriano Rabotti (giornalista, Vice Presidente GERGS)

02_  Nuovi modi di comunicazione: Sport star tra Storytelling e Influencer marketing

Viviana Dasara (giornalista, Social Media Manager)

03_  Raccontare per immagini e parole

Alberto Bortolotti (giornalista, Consigliere Nazionale USSI)

04_  Giornalista per immagine sul campo

Giuliano Veronesi (fotogiornalista, Vice Presidente Nazionale USSI)

05_  La deontologia: quali certezze e quali prospettive

Giovanni Rossi (giornalista, già Presidente Ordine dei Giornalisti e Presidente Emerito FNSI)

 

 

 

 

 

Obiettivi e competenze da acquisire: fornire ai giornalisti maggiori conoscenze sulla tutela dell'integrità fisica e professionale, sul Testo Unico dei doveri del giornalista (carte deontologiche), sulla differenza tra luogo pubblico e luogo aperto al pubblico. Che differenza c’è tra etica professionale e codice deontologico nel fotografare e pubblicare? Affrontare i temi sulla privacy e i limiti nel fotografare. L'utilizzo delle foto scaricate da Google e dai vari social.

Moduli – Relatori: ALBERTO BORTOLOTTI, Giornalista; DORIANO RABOTTI, Giornalista; GIOVANNI ROSSI, Giornalista; GIULIANO VERONESI, Giornalista; SILVESTRO RAMUNNO, Giornalista

 

 

 

 

PRIMA APPENDICE FLASH STORY ( by www.letteraturapertutti.it ) / GLI ESTENSI, I SIGNORI DI FERRARA /Racconti di Storia | Medioevo

Come abbia fatto uno staterello quasi insignificante quale quello ferrarese a giocare un ruolo fondamentale nello scacchiere politico e culturale dell’Italia rinascimentale, è un mistero da studiare.

Stretta nella morsa dello Stato Pontificio, di Venezia, di Milano e di altri potentati come quello di Mantova, Ferrara deve tutto il suo prestigio alla grande dinastia che l’ha dominata per cinque secoli con la sua “liberale” tirannia. Gli Estensi, i signori incontrastati di quel territorio, riuscirono a governare alternando la violenza e l’intrigo alla liberalità e al mecenatismo. La stessa altalenante politica di alleanze, strette e disfatte solo in funzione dei vantaggi che potevano portare, rende la storia ferrarese intricata e ambigua come nessun’altra nella penisola. Era difficile, infatti, scegliersi di volta in volta sia l’alleato che il nemico nel momento in cui scoppiava una guerra: e ne scoppiavano molte.

L’origine della casata va rintracciata nell’Italia longobarda, come ha rilevato nel Settecento il celeberrimo studioso Ludovico Antonio Muratori. Il primo grande della stirpe estense fu Azzo, che esercitò un ruolo di primo piano nella vita politica italiana intervenendo come mediatore tra il pontefice Gregorio VII e l’imperatore Enrico IV. Il teatro della mediazione: Canossa, il castello della famosissima Matilde, fuori dal quale il sovrano tedesco penitente rimase al freddo e al gelo per ben tre giorni nell’attesa del perdono papale.

 

 

 

 

Azzo, infatti, era molto vicino al mondo germanico, avendo sposato una ricchissima e potentissima contessa austriaca, Cunizza di Altdorf, inaugurando la tipica rete di alleanze-parentele con le quali la famiglia conquistò il prestigio e l’indipendenza.

Alla morte del capostipite, ecco delinearsi due rami distinti: quello tedesco e quello italiano di Folco d’Este. Sarà poi con Azzo IV che il territorio di Ferrara entrerà nell’orbita estense. Vediamo come.

Marchesella, ultima erede Aleardi, la casata che dominava Ferrara, era ambita sia dagli Este che dai Salinguerra, un’altra potente famiglia locale. Il tentativo di far sposare il sedicenne Azzo con la piccola Marchesella, di sette anni, nonostante un fortunoso rapimento, non riuscì: la piccola morì e si passò alle armi. Vinsero gli Este, che eliminarono la casata dei Salinguerra, portando a termine la conquista nel 1240.

Alla fine del Duecento l’avvento di Obizzo segnò la fine della libertà dei Ferraresi, che passarono ufficialmente sotto la signoria estense. Siamo in un periodo di grandi rivolgimenti: guelfi e ghibellini lottavano tra loro in Italia per affermare la supremazia. Non, quindi, un’epoca di pace.

 

 

 

 

Neppure nella famiglia Este vigeva un bel clima. Obizzo venne ucciso nel sonno dai propri figli che volevano dividersi il bottino. Risultato: una carneficina familiare che si concluse con la conquista veneziana e papale. Il territorio ferrarese ritornò dunque nel 1310 sotto il dominio diretto della Santa Sede con il consenso di un “plebiscito”. In realtà il popolo amava gli Este e odiava i papalini, quindi in città scoppiavano insurrezioni ogni tre per due.

La famiglia estense capì che poteva tornare a riprendersi i suoi domini, ma doveva passare nel campo guelfo. Nel 1344 il papa Clemente VI riaccoglie tra le fila di Cristo il nuovo signore di Ferrara, Obizzo III d’Este, sopravvissuto alle lotte fratricide.

Ancora, alla sua morte si verificarono le usuali battaglie familiari. In più si aggiunsero, in quegli anni, delle catastrofi naturali: inondazioni, carestie, raccolti magri. La popolazione, dissanguata dalle tasse, esplose la sua rabbia contro gli Este, che però furbamente decisero di addossare tutte le colpe su Tommaso da Tortona, consigliere fiscale della famiglia. Il poveretto venne consegnato alla folla che molto cristianamente decise di farlo a pezzi. A dirla tutta, alcuni cronisti parlarono anche di episodi di cannibalismo in quell’ambiente surriscaldato: però ci risulta difficile credervi fino in fondo.

L’episodio fece paura agli Este, che si preoccuparono subito di fortificare il proprio castello. La dimora divenne una fortezza inespugnabile, bellissima e ricchissima.

 

 

 

 

Il guelfo Nicolò d’Este provvide poi a convincere papa Urbano V a lasciare Avignone scortandolo personalmente nel suo viaggio di ritorno a Roma. Per la prima volta un uomo del casato svolgeva quindi una missione importante. Infatti subito dopo arrivò a Ferrara anche Francesco Petrarca: il quale, a dire il vero, era caduto malato a causa della mal aria della zona, tanto da credere di morire. Assistito dai medici di palazzo con sollecitudine e solerzia, il grande poeta rimase sempre legato agli Estensi.

Il governo di Alberto, fratello di Nicolò, rappresentò un periodo di notevoli vantaggi per lo stato ferrarese: l’astuzia del nuovo signore fu tale che papa Bonifacio IX non resistette alle lusinghe dei suoi pellegrinaggi a Roma come penitente (infatti ancora oggi a Ferrara si dice “fare il pellegrino” quando si vuole significare “fare il furbo”) e gli concesse una serie di privilegi tra cui, nel 1391, l’erezione dello Studio Ferrarese, destinato a conquistare fama e nobiltà nel Rinascimento.

Il successore, Nicolò III, non badò ai mezzi per mantenere il potere: si disfò del signore di Parma e Reggio, Ottobuono Terzi, che venne aggredito a tradimento mentre si recava proprio a Ferrara e proprio nel palazzo estense. Questo Nicolò, libertino impenitente e padre di una cinquantina di figli naturali e bastardi, il suo unico grande merito fu quello di mettere al mondo un successore degno del Rinascimento italiano: Leonello.

 

 

 

 

Questi fu l’unico a interessarsi all’arte ed alla cultura per passione e non per adeguarsi alla moda dell’epoca: ecco l’inizio della grandeur ferrarese. Alla sua corte si avvicendarono Pisanello, Iacopo Bellini, Piero della Francesca e anche Andrea Mantegna. Oltre che mecenate, era anche un uomo assennato e ottimo governatore.

Il successore, Borso, non lo fece rimpiangere. Il primo successo lo ottenne annettendosi il titolo di duca di Modena e Reggio, concesso dall’imperatore Federico III. Molto amato dalla popolazione, con lui venne realizzata la Addizione Erculea, un insieme di strade, piazze, palazzi che si integrarono perfettamente con l’agglomerato medievale cittadino. L’autore, Biagio Rossetti, lasciò un’impronta inconfondibile e duratura a Ferrara.

All’Università si alternavano intanto docenti di caratura internazionale, mentre alla biblioteca si dedicavano Pietro Bembo, l’Ariosto, il Tasso e il Colenuccio.

Nel 1508 la lega di Cambrai fece intravvedere ad Alfonso d’Este la possibilità di conquistare il territorio del Polesine, sennonché un improvviso accordo tra papa e Venezia intralciò i suoi progetti. Alfonso decise di proseguire il conflitto a fianco dei Francesi attirandosi le ire del pontefice Giulio II, che dichiarò decaduto il ducato estense nel 1510.

Il periodo fu difficile: minacciato dalle truppe papali e abbandonato da quelle francesi, Ferrara era nell’occhio del ciclone.

 

 

 

 

Le cose migliorarono solo con l’avvento al potere di Ercole, maestro dell’opportunismo. La sua mossa per riguadagnarsi la fiducia di Roma fu quella di scendere in guerra contro Filippo II di Spagna, cercando comunque sempre di tenersi il più possibile lontano dalle battaglie, inventandosi che doveva tenere testa a insurrezioni e congiure familiari.

Gli Estensi, nel Cinquecento, accarezzarono anche la possibilità di far salire al soglio pontificio un loro uomo. Quello che ci andò più vicino fu Ippolito II, che però conduceva una vita troppo sfarzosa per poter essere accettato in quel di Roma. La costruzione della sua famosa villa a Tivoli dimostra il gusto e il lusso di quel membro della famiglia estense.

La successione di Alfonso II segnò la definitiva fine del ducato ferrarese: la mancanza di discendenti diretti rendeva operante la bolla papale con cui Pio V aveva dichiarata decaduta la dinastia nel 1507 qualora non ci fossero stati eredi maschi.

La salvezza venne da Cesare, discendente illegittimo di Alfonso I e Laura Dianti, che però si portava sulle spalle il fardello del bastardo. Perse tutte le alleanze, alienato il favore popolare, firmò la “convenzione faentina” con la quale si decretava l’affossamento definitivo dello splendore estense.

 

 

 

 

SECONDA APPENDICE FLASH STORY ( by wikipedia) / GIROLAMO SAVONAROLA 1452 – 1498;  IL FRATE PREDICATORE NELLA FERRARA DEGLI ESTENSI E NELLA FIRENZE DEI MEDICI, FU SCOMUNICATO, IMPICCATO E BRUCIATO SUL ROGO A FIRENZE; POI RIABILITATO DALLA CHIESA...

GIROLAMO SAVONAROLA / Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola (Ferrara, 21 settembre 1452 – Firenze, 23 maggio 1498) è stato un religioso, politico e predicatore italiano. Appartenente all'ordine domenicano, profetizzò sciagure per Firenze e per l'Italia propugnando un modello di governo popolare "largo" per la Repubblica fiorentina instauratasi dopo la cacciata dei Medici.

Nel 1497, fu scomunicato da papa Alessandro VI, l'anno dopo fu impiccato e bruciato sul rogo come «eretico, scismatico e per aver predicato cose nuove»[1], e le sue opere furono inserite nel 1559 nell'Indice dei libri proibiti. Gli scritti di Savonarola sono stati riabilitati dalla Chiesa nei secoli seguenti fino a essere presi in considerazione in importanti trattati di teologia[2]. La causa della sua beatificazione è stata avviata il 30 maggio 1997 dall'arcidiocesi di Firenze. Oggi Savonarola è considerato dalla Chiesa servo di Dio.[senza fonte].

----- OMISSIS.... Nel bruciare un braccio del Savonarola si staccò, e la mano destra parve alzarsi con due dita dritte, come se volesse "benedire l'ingrato popolo fiorentino"[6].

 

 

 

 

 

MEMORIA POSTUMA/ Con un decreto di papa Paolo IV, gli scritti di Savonarola furono inseriti nel 1559 nell'Indice dei Libri Proibiti, da cui furono rimossi nel 1740 da papa Benedetto XIV.[11]

A Firenze negli anni 1869-70 si costituirono tre comitati per erigere un monumento a Savonarola, i quali diedero vita a due distinte statue del frate domenicano: quella di Giovanni Dupré, conservata nel museo di San Marco, e quella di Enrico Pazzi in piazza Savonarola[12].

Il Comune di Ferrara istituì nel 1867 un apposito concorso per l'erezione di un monumento da porre nella città natale del frate, vinto nel 1871 dal centese Stefano Galletti. Il monumento a Girolamo Savonarola fu inaugurato il 23 maggio 1875[13] e posizionata nella piazza omonima.[14]

Il 30 maggio 1997, nell’imminenza del quinto centenario della morte, la Postulazione Generale dei Domenicani ha chiesto all'Arcidiocesi di Firenze di poter cominciare a valutare la possibilità di una causa di beatificazione e canonizzazione per Savonarola. La commissione storica e quella teologica, istruite dal cardinal Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze, hanno presentato le loro conclusioni positive. Tuttavia, il nulla osta per l’avvio della causa non è mai stato concesso dalla Santa Sede.[15]

Il museo di San Marco a Firenze conserva numerose memorie del frate.

 

 

 

 

TERZA APPENDICE FLASH STORY ( by wikipedia) / TORQUATO TASSO , LO SCRITTORE DE “LA GERUSALEMME LIBERATA”  E... (Una vita tormentata ‘mentalmente e fisicamente’ anche per questo ‘eternamente’ in viaggio alla ricerca di ‘mecenati’ in tante Città -Stato del Medio Evo Italiano, da Napoli a Ferra, da Firenze a Roma, da Venezia a Mantova, e ... Altri Nobili sia guelfi che ghibellini )  

TORQUATO TASSO

Torquato Tasso (Sorrento, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595) è stato un poeta, scrittore, drammaturgo e filosofo italiano.

La sua opera più importante, conosciuta e tradotta in molte lingue, è la Gerusalemme liberata (1581), in cui vengono cantati gli scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa cristiana di Gerusalemme.

...OMISSIS...

A FERRARA

Nell'ottobre 1565 giunse a Ferrara in occasione del secondo matrimonio (quello con Barbara d'Austria) del duca Alfonso II d'Este[17], al servizio del cardinale Luigi d'Este, fratello del duca, spesato di vitto e alloggio, mentre dal 1572 sarà al servizio del duca stesso. I primi dieci anni ferraresi furono il periodo più felice della vita di Tasso, in cui il poeta visse apprezzato dalle dame e dai gentiluomini per le sue doti poetiche e per l'eleganza mondana.

 

 

 

 

Il cardinale lasciò al Nostro la possibilità di attendere solamente all'attività poetica, e Tasso poté così continuare il poema maggiore. Rapporti particolarmente intensi intercorsero con le due sorelle del duca, Lucrezia e Leonora. La prima era uno spirito libero e incarnava ideali di vivacità e vitalità, mentre la seconda, malata e fragile, fuggiva la vita mondana e conduceva un'esistenza ritirata. Per quanto Tasso fosse attratto da entrambe e per quanto si sia avallata l'ipotesi di una relazione amorosa con Leonora, la critica tassesca ha concluso che non si andò al di là di forti simpatie.[18]

La ricchezza culturale della corte estense costituì per lui un importante stimolo; ebbe infatti modo di conoscere Battista Guarini, Giovan Battista Pigna e altri intellettuali dell'epoca. In questo periodo riprese il poema sulla prima crociata, dandogli il nome di Gottifredo. Nel 1566 i canti erano già sei, e aumenteranno negli anni appresso.

Nel 1568 diede alle stampe le Considerazioni sopra tre canzoni di M. G. B. Pigna, dove emerge la concezione platonica e stilnovistica che il Tasso aveva dell'amore, con alcune note però affatto peculiari, che lo portavano a ravvisare il divino in tutto ciò che è bello, e a definire di matrice soprannaturale anche l'amore puramente fisico. I concetti vennero ribaditi nelle cinquanta Conclusioni amorose pubblicate due anni più tardi.[19]

 

 

 

 

Compose anche i quattro Discorsi dell'arte poetica e in particolare sopra il poema eroico, anche se videro la luce solo nel 1587 a Venezia, per i tipi di Licino.

Nell'ottobre 1570 partì per la Francia al seguito del cardinale e, temendo gli potesse accadere qualche disgrazia nel lungo e pericoloso viaggio, volle dettare le proprie volontà all'amico Ercole Rondinelli, richiedendo la pubblicazione dei sonetti amorosi e dei madrigali, mentre precisava che «gli altri, o amorosi o in altra materia, c'ho fatti per servizio di alcun amico, desidero che restino sepolti con esso meco», ad eccezione di Or che l'aura mia dolce altrove spira.[20]

Per il Gottifredo afferma di voler far conoscere «i sei ultimi canti, e de' due primi quelle stanze che saranno giudicate men ree», il che prova che il numero dei canti era salito almeno a otto.

Intanto, sempre nel 1570, Lucrezia d'Este sposò Francesco Maria II Della Rovere, compagno di studi di Torquato nel periodo urbinate.

Il soggiorno transalpino fu di sei mesi, ma, siccome Luigi aveva messo a disposizione del poeta poco denaro, questi trascorse il periodo francese sostanzialmente nell'ombra, con il solo onore di essere ricevuto da Caterina de' Medici, la moglie di Enrico II. Di ritorno a Ferrara, il 12 aprile 1571 decise di lasciare il seguito del cardinale.

Credeva incorrere in miglior fortuna presso Ippolito II, e scese pertanto a Roma. Anche il cardinale di villa d'Este però lo deluse, e Tasso decise di risalire la penisola, facendosi ospitare qualche tempo da Lucrezia e Francesco a Urbino, prima di entrare, nel maggio 1572, al servizio di Alfonso II.[21]

 

 

 

 

In questo periodo continuò ad attendere al capolavoro, ma si diede anche al teatro, e scrisse l'Aminta, celebre favola pastorale che rientrava nei gusti delle corti cinquecentesche. Rappresentata con ogni probabilità il 31 luglio 1573 all'isola di Belvedere, dov'era una delle «delizie» estensi, ebbe un grande successo e fu richiesta anche da Lucrezia d'Este a Urbino l'anno successivo. Nell'euforia del successo, nello stesso 1573 Tasso cominciò a scrivere una tragedia, Galealto re di Norvegia, ma la abbandonò all'inizio del secondo atto, salvo rimettervi mano molto più tardi trasformandola nel Re Torrismondo.[22]

...OMISSIS...

Nel 1576 scrisse Allegoria, con cui rivisitava tutto il poema in chiave allegorica cercando di emanciparsi dalle possibili accuse di immoralità. Ma non bastava: gli scrupoli di carattere religioso assunsero la forma di vere e proprie manie di persecuzione. Per mettere alla prova la propria ortodossia nella fede cristiana si sottopose spontaneamente al giudizio dell'Inquisizione di Ferrara, ricevendo nel 1575 e nel 1577 due sentenze di assoluzione.

OMISSIS...

Tasso rimase nella prigione del Castello fino all'11 luglio, quando Alfonso lo fece liberare e lo accolse presso la villeggiatura di Belriguardo, dove però rimase pochi giorni, venendo rimandato a Ferrara per essere consegnato ai frati del convento di S. Francesco.[38]

 

 

 

 

Il poeta supplicò allora i cardinali dell'Inquisizione romana affinché lo sollevassero da una situazione ormai insopportabile trovandogli una sistemazione nell'Urbe, e nel contempo si lamentava con Scipione Gonzaga per il trattamento ricevuto, ma pochi giorni dopo si ritrovò nuovamente nella prigione del Castello. Tentò quindi un'altra via e chiese invano perdono al suo signore.[39]

Tasso era indubbiamente provato dalle fatiche della Gerusalemme, e le lettere del periodo rivelano un animo inquieto e agitato, spesso preoccupato di smentire chi voleva vedere in lui i germi della pazzia. Le manie di persecuzione e l'instabilità si erano impadronite di lui, ma fino a qual punto? Fino a qual punto invece certe manifestazioni del poeta, che mantiene nelle missive una lucidità pressoché completa, funsero da pretesto per emarginare un personaggio divenuto pericoloso? Su questo punto i critici non sono mai riusciti a trovare un accordo.

Intanto la prigionia nel Castello si prolungava, e non restava che la fuga: nella notte tra il 26 e il 27 luglio si travestì da contadino e fuggì nei campi. Raggiunta Bologna, proseguì fino a Sorrento, dove, ancora sotto mentite spoglie e fisicamente distrutto, si recò dalla sorella, annunciandole la propria morte, così da vedere la sua reazione, e svelandole la sua vera identità solo dopo aver osservato la reazione realmente addolorata della donna.[40]

 

 

 

 

A Sorrento rimase parecchi mesi ma, volendo riprendere parte alla vita di corte, fece inviare da Cornelia una supplica al duca, in data 4 dicembre 1577, chiedendo di essere riammesso alle sue dipendenze, in un testo che fu certamente dettato, almeno in parte, dal poeta stesso: «La maggior colpa che io credo sia in lui, è la poca sicurezza, che ha mostrata d'avere nella parola di V.A., e il molto diffidarsi della sua benignità».[41]

Così, nell'aprile 1578 ritornò a Ferrara, ma, tempo tre mesi, era di nuovo in fuga; Mantova, Padova, Venezia. Presa la via di Pesaro, da Cattolica mandò ad Alfonso una missiva in cui cerca di spiegare i motivi dell'abbandono, che restano, anche nella testimonianza diretta del Tasso, criptici: «ora me ne dono partito. per non consentire a quello, a che non dee consentire uomo, che faccia alcuna professione d'onore, o ch'abbia nell'animo alcuno spirito di nobiltà».[42] Paura, instabilità?

....OMISSIS 

Il duca Alfonso II rinchiuse quindi Tasso nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella detta poi "del Tasso", dove rimase per sette anni. Qui, alle manie di persecuzione, si aggiunsero tendenze autopunitive.

OMISSIS...

Dopo l'edizione veneziana "pirata" e mutila di Celio Malespini (estate 1580), nel 1581, sempre durante la prigionia, vennero pubblicate - nel tentativo di porre rimedio alla sciagurata operazione - a Parma e Casalmaggiore, ancora senza il suo consenso, due edizioni del poema iniziato all'età di quindici anni. Il titolo di Gerusalemme liberata fu scelto dal curatore di queste ultime versioni, Angelo Ingegneri, senza l'avallo dell'autore. L'opera ebbe un grande successo.

 

 

 

 

Siccome anche le stampe dell'Ingegneri presentavano delle imperfezioni e la Gerusalemme era ormai di dominio pubblico, bisognava approntare la versione migliore possibile, ma per far questo era necessaria l'autorizzazione e la collaborazione del Tasso. Così, seppur riluttante, il poeta diede il proprio consenso a Febo Bonnà, che diede alla luce la Gerusalemme liberata il 24 giugno 1581 a Ferrara, restituendola in modo ancora più preciso pochi mesi dopo.[56],

Dopo la prigionia: le delusioni, le sofferenze, le peregrinazioni

Il 13 luglio 1586 finì la prigionia: Tasso venne affidato a Vincenzo Gonzaga[70], che lo volle alla sua corte di Mantova. Nelle intenzioni di Alfonso, Tasso doveva restare presso il figlio di Guglielmo Gonzaga solo per un breve periodo[71], ma di fatto il poeta non tornò più a Ferrara, e restò presso Vincenzo, in un ambiente in cui conobbe Ascanio de' Mori da Ceno, diventandone amico.

A Mantova Tasso ritrovò qualche barlume di tranquillità; riprese in mano il Galealto re di Norvegia, la tragedia che aveva lasciato interrotta alla seconda scena del secondo atto - e che aveva frattanto avuto un'edizione nel 1582 -, e la trasformò nel Re Torrismondo, conglobando nei primi due atti quanto aveva precedentemente scritto ma cambiando i nomi, e procedendo alla stesura dei tre atti successivi in modo da arrivare ai cinque canonici.

 

 

 

 

Quando nell'agosto si recò a Bergamo, ritrovando amici e parenti, si mise subito in azione per dare alle stampe la tragedia, e l'opera uscì, a cura del Licino e per i tipi del Comin Ventura, con dedica a Vincenzo Gonzaga, nuovo duca di Mantova.[72]

....OMISSIS...

Addolorato per la morte di Scipione Gonzaga, gli dedicò, nel marzo 1593, Le lagrime di Maria Vergine e Le lagrime di Gesù Cristo.[102] Tasso aveva intanto finito di rivedere il poema, e sempre nel 1593 vide la luce a Roma, per i tipi di Guglielmo Facciotti, la Gerusalemme conquistata.

....OMISSIS...

Il 25 aprile 1595, all'«undecima ora»[108], Torquato Tasso moriva all'età di 51 anni. Era una morte serena, ricevuta con tutti i conforti dei sacramenti: «La morte del Tasso è stata accompagnata da una particolar grazia di Dio benedetto, perché in questi ultimi giorni le duplicate confessioni, le lagrime e insegnamenti spirituali pieni di pietà e di giudizio, mostrarono che fosse affatto guarito dall'umor malinconico, e che quasi uno spirito gli avesse accostato al naso l'ampolle del suo cervello».[109] Venne sepolto nella Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo.

 

 

 

EXTRATIME by SS/ In cover e in tandem Girolamo Savonarola ( nella statua a Ferrara tra Castello Estense e Cattedrale) e Torquato Tasso dipinto con la sua “Gerusalemme Liberata” con sfondo castello.

Quindi in apertura di fotogallery l’attuale Piazza del Municipio coi lavori in corso perché...FerraraRiNasce.

A seguire una serie di immagini relative al Corso ODG citato nel titolo, e che caratterizzano sia il gruppo dei noti relatori ‘fotogiornalismo’  ( da sx Viviana Dasara, Bortolotti, Rossi, Veronesi, Bonavita) che diritti e deontologia giornalistica.

 

 

In merito anche alle immagini fotografiche ( diritto immagine, condizioni d’uso e ...vedi la famosa ‘borraccia...tra Coppi e Bartali) , oltre che le ‘caratteristiche essenziali e necessarie ‘ per essere una ‘buona e vera’ Storytelling tra ‘centralità e obiettivi’. Come quelle che ha raccontato e racconta ancora Doriano Rabotti per Il Resto del Carlino / QN e che vediamo in selfie col sottoscritto ( perché entrambi conosciamo bene Corrado Piffanelli perché è stato ‘gran direttore del Carlino sia a Rovigo che a Ferrara, col quale ci siamo messaggiati in diretta).

Poi ‘uscendo’ dal Corso ODG in Municipio e prima di entrare nella Storia di Ferrara , ecco la certificazione di un Matrimonio Civile cui ho assistito , tra cerimoniale e foto agli sposi lungo la scalinata municipale).

 

 

A questo punto ecco una serie di flash dedicate a “Ferrara la mia Città della Cultura 2023” e alla trilogia ...Estensi, Girolamo Savonarola e Torquato Tasso.

Ripartendo dalla statua di Girolamo Savonarola in versione poster con sfondo Castello Estense, la certificazione della ‘casa-dimora’ in Ferrara e la location in cui a Firenze il ‘Savonarola- flagellatore’ fu impiccato ed arso insieme a due suoi confratelli.

 

 

Quindi con riferimento alla Storia di Ferrara Città degli Estensi, partiamo dalle due note statue di bronzo collocate davanti alla facciata del Palazzo Municipale che volge in Piazza Trento Trieste, quindi un flash al Castello Estense visto da Corso Giovecca, col particolare marmoreo ‘bianco’ che ne raffigura la dinastia.

E poi nello specifico con riferimento agli Estensi, un dipinto di Battista Dossi ( in Galleria Estense) , col ritratto di Alfonso I d'Este, con sullo sfondo la ‘ la grande vittoria del duca ferrarese ottenuta a Polesella nel 1509, quando dalle sponde del Po cannoneggiò le navi veneziane ‘che passavano a giusta altezza di tiro’.

Passando ad onorare il Torquato Tasso  ‘letterato dalla vita psicofisica turbolenta’ partiamo dalla statua che gli ha dedicato la sua città natale, Sorrento, per riproporlo poi in un ritratto di ‘anonimo’ (nel 1590 circa) , infine col busto sovrastante la stanza-prigione passata alla storia per “La cella del Torquato Tasso all’Ospedale Sant’Anna di Ferrara” , in cui fu ‘ricoverato lo scrittore della Gerusalemme Liberata e poi della Gerusalemme Conquistata.

 

 

Mentre in chiusura di questa nostra “Terza  tappa Storytelling” post Corso ODG, dedicata a Ferrara la mia Citta della Cultura 2023” , vi propongo l’amico giornalista e compagno di corso e di viaggio Giannino Dian , perché storico cantastorie per Il Gazzettino e made in Delta PO pro cronache Istituzionali- Associative e fatti della Vita , compreso Sport e Valori e perciò... davanti allo Stadio Paolo Mazza di Ferrara dove Il Calcio ha vissuto, con la SPAL come con gli ESTENSI una lunga storia da protagonista nel panorama nazionale italiano

 

 

 

Sergio Sottovia

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