Gherardo Ghirardini, nato a Badia nel 1920, allievo del Carducci; poi accademico in archeologia a Padova e Bologna, allestì i musei di Este e Adria/ Spiegato nel LIBRO di prof Paolo Aguzzoni e in convegno col nipote Sacchettini


Un personaggio tanto celebre quanto eclettico, Gherardo Ghirardini , il badiese laureatosi in Lettere alla Università di Bologna , con relatore addirittura Giosuè Carducci, ma presto appassionatosi alla Archeologia tanto da diventarne ‘accademico’ e docente all’Università prima di Padova e poi di Bologna, dove fu anche Direttore del Museo.

Mettiamoci anche che Ghirardini ha seguito anche l’allestimento del Museo di Este ( inaugurato nel 1901) e poi del Museo di Adria ( inaugurato nel 1905, nella città etrusca polesana) , sicché ben si capisce l’importanza del ‘LIBRO’ scritto dal prof Paolo Aguzzoni, che sabato scorso 25 novembre a Badia Polesine in Vangadizza (sala Soffiantini) nel 1° centenario della morte ha presentato in uno specifico convegno il volume su Gherardo Ghirandini 1854-1920, primo centenario della morte. Badia Polesine ricorda, Badia Polesine 1922, pp. 300; autore appunto Paolo Aguzzoni.

Come ben ci racconta nel seguente reportage il professore Franco Rizzi, cantastorie dell’Altopolesine e presente al citato ‘convegno ‘ svoltosi a Badia Polesine, dove peraltro ha partecipato anche Eugenio Sacchettini nipote del celebre accademico.

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 26.11.2023)/ BADIA POLESINE : UN LIBRO DI PAOLO AGUZZONI E UN CONVEGNO PER IL 100° DELLA MORTE DELL’ILLUSTRE ACCADEMICO BADIESE GHERARDO GHIRARDINI ALLIEVO DI GIOSUE’ CARDUCCI

Gherardo Ghirardini nacque a Badia Polesine il 13 luglio 1854 da Giovanni e Maria Crestani. Su incoraggiamento di un fratello sacerdote compì i primi studi e frequentò il liceo a Rovigo; si iscrisse poi alla facoltà di lettere dell’università di Bologna dove fu allievo di Giosuè Carducci, relatore alla sua tesi di laurea.

La tesi di laurea “Della visione di Dante nel paradiso terrestre” fu pubblicata a Bologna nel 1877; nello stesso anno era apparso sempre a Bologna un altro suo studio, Delle due principali opinioni intorno all’origine della Casa di Savoia. La pubblicazione su Dante trovò sostenitori, ma anche detrattori, fra cui il dantista Giovanni Andrea Scartazzini, che non scalfirono, tuttavia, il giudizio lusinghiero di Carducci, rimasto vicino all’allievo.

Nel frattempo nel G. era andato maturando l’interesse verso l’archeologia e non fu forse un caso che,   proprio in occasione della discussione della tesi di laurea, Carducci donasse all’allievo l’autografo dell’ode Dinanzi alle terme di Caracalla. Il mutamento d’interessi e d’indirizzo di studi è stato spiegato con l’influenza esercitata dal magistero di Edoardo Brizio, il quale nell’autunno del 1876 era stato chiamato a ricoprire la cattedra di archeologia, proprio quando il G. si iscriveva all’ultimo anno del corso universitario. Allora pulsava a Bologna un’intensa stagione di ricerche e scoperte archeologiche.

L’arrivo di Brizio segnò, in effetti, un deciso cambiamento nello studio dell’antico presso l’ateneo felsineo: con lui si chiuse la fase dell’archeologia intesa come antiquaria, aprendosi quella nella quale la disciplina veniva via via inserita nell’ambito della storia dell’arte. Ciò finalizzata alla ricerca e allo studio di “documenti talora umili, ma non per questo meno preziosi dell’Italia preromana”. Tra il G. e Brizio, separati da una differenza di età di soli otto anni, nacque un profondo legame di amicizia mai venuto meno e nel 1878, nel prestigioso Bullettino dell’istituto di corrispondenza archeologica, vide la luce il primo studio di argomento archeologico del G., Nuovi vasi scoperti a Bologna.

 

Intanto, subito dopo la laurea, per non gravare sulle non floride finanze familiari, il G. aveva cominciato a dare lezioni private. Per interessamento, poi, di Carducci, aveva ottenuto un incarico come docente in un liceo fiorentino. Nel gennaio 1878, insieme con Luigi Adriano Milani, risultò vincitore di una borsa triennale presso la Scuola italiana di archeologia. Questo gli permise di soggiornare a Pompei, Roma e Atene, entrando nel contempo in contatto con numerosi archeologi italiani (tra cui Luigi Pigorini e Giovanni Battista de Rossi) e stranieri (Wolfang Helbig, Albert Furtwangler, i fratelli von Duhn). Furono questi i suoi anni di formazione come archeologo.

Terminato il triennio presso la Scuola italiana di archeologia, ebbe qualche difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, lamentandosene proprio con Carducci, cui scrisse una lettera assai triste. Qualche mese più tardi, tuttavia, ottenne l’incarico di ispettore presso la galleria fiorentina degli Uffizi ma non ne fu soddisfatto, in quando era sommerso in particolare da pratiche burocratiche. Presto, comunque, su incarico di Giorgio Fiorelli, fu inviato dal Ministero della pubblica istruzione in diverse parti d’Italia in missioni che, fra il 1881 e il 1885, occuparono gran parte del suo tempo.

Negli anni pisani, seppure assorbito dalle problematiche dell’Italia preromana, non trascurò mai il campo dell’archeologia greca e romana. Nell’autunno del 1899 il G. fu chiamato ad occupare la cattedra di archeologia presso l’università di Padova, qui rimase sino al 1907. Seguì l’allestimento del museo di Este aperto nel 1901 e quello di Adria, inaugurato nel 1905. In proposito sostenne che i musei italiani di nuovo allestimento non dovevano limitarsi a manufatti di alto valore artistico ma raccogliere qualsiasi tipo di suppellettile o materiale lavorato dall’uomo.

Tale posizione scientifica il G. la ribadì in più occasioni, specie quando nell’Archeologia del primo cinquantennio della nuova Italia (Roma 1912) ribadì che la sua posizione non svalutava la storia dell’arte. Al contrario la storia dell’Italia preromana “era più un problema di storia che di arte, vale a dire una storia che si poteva fare solo attraverso umili testimonianze archeologiche”.

Nel 1907, alla morte di Brizio, lasciò Padova e si trasferì a Bologna dove divenne titolare delle cattedre di archeologia e di antichità umbro-etrusco-galliche, oltre ad essere sovrintendente alle antichità e direttore del museo civico. Un tema su cui il professore badiese si soffermò a Bologna fu quello della provenienza degli etruschi e della formazione della loro civiltà, avendole fatte risalire alla piena fioritura della cultura villanoviana. Una visione all’avanguardia, anticipatrice delle teorie sviluppate in seguito da Massimo Pallottino. Fu socio nazionale dell’accademia dei Lincei, presidente della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, membro ordinario dell’istituto archeologico germanico e socio di diverse accademie.

Morì a Bologna il 10 giugno 1920. Nel tempo Badia Polesine gli ha intitolato le scuole elementari nella frazione di Villa d’Adige e le medie del capoluogo.

 

Sabato scorso 25 novembre a Badia Polesine in Vangadizza (sala Soffiantini) nel 1° centenario della morte è stato presentato in uno specifico convegno il volume su Gherardo Ghirandini 1854-1920, primo centenario della morte. Badia Polesine ricorda, Badia Polesine 1922, pp. 300; autore Paolo Aguzzoni. (FOTO ALLEGATA)

Alla presenza di tanta gente (FOTO ALLEGATA), Paolo Aguzzoni è stato l’efficace regista della mattinata, coadiuvato da Eugenio Sacchettini nipote del celebre accademico (FOTO ALLEGATA: da sx Aguzzoni e Sacchettini). Presenti alcune autorità tra cui il sindaco Giovanni Rossi, l’assessora alla cultura Valeria Targa e la collega provinciale alla stessa cultura Lucia Ghiotti.

Nel volume, ricco di dati, documenti, spunti, inediti Paolo Aguzzoni nella prima parte si sofferma sulle commemorazioni del prof. Gherardo Ghirardini: la commemorazione del 28 novembre 1920 qualche mese dopo la morte (deputazione di storia patria per le province di Romagna); onoranze a Gherardo Ghirardini rese da Badia Polesine il 16 febbraio 1928; Gherardo Ghirardini nel centenario della nascita; le commemorazioni di Onofrio Fattori e Alfredo Galletti.

Nella seconda: albero genealogico delle famiglie Ghirardini-Masetto (Eugenio Sacchettini); “quel che ricordo di mio nonno Gherardo Ghirardini” (Eugenio Sacchettini); momenti d’addio, partenza e solitudine, fantasia (spartito musicale); “25 settembre 1870 – 25 settembre 1895” (Gherardo Ghirardini); “diario di guerra” (Teresa Ghirardini); descrizione dell’abbazia della Vangadizza, appunti (Gherardo Ghirardini); “Carducci e Ghirardini maestri nell’ateneo bolognese” (Francesca Morabito).

Appendici: “Veneti prima della storia”, università di Padova: discorso inaugurale dell’anno accademico 1900-1901 (Gherardo Ghirardini); la tomba di famiglia Crestani – Ghirardini (Antonio Nave); annotazioni di degrado (Serena Zampollo).

EXTRATIME by SS/ In cover  il pluri 'accademico' Gherardo Ghirardini .

Quindi in apertura di fotogallery il prof Paolo Aguzzoni, autore del Libro presentato nel convegno a Badia Polesine, con a dx  Eugenio Sacchettini ,  nipote del 'letterato-archeologo', di cui la sua Badia Polesine ha celebrato il centenario della morte in modo appropriato e culturale.

Alla presenza del sindaco Giovani Rossi in prima fila a fianco di Valeria Targa assessora e con alle sue spalle il professor Albertino Stocco e in platea tanti altri professori / insegnanti 

 

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Franco Rizzi & Sergio Sottovia

www.polesinesport.it