Giorgio Rosatti Story (Prima Parte)/ Tiravolista dal “Fucile Completo”, dalla caccia in Polesine ai tanti ARGENTI & ORO Europei e Mondiali di tiro al piattello (Santiago, San Sebastian), al piccione (BO + Berna), Electro-Cibles e Fossa Universale


E’ da troppo tempo che avevo deciso di onorare ‘completely’ Giorgio Rosatti , in questa rubrica Memoria & Futuro in quanto Campione & Signore plurimedagliato agli Europei e ai Mondiali in tante specialità, ad onore e gloria della Federazione Italiana Tiro a Volo.
Ne avevo già parlato qualche tempo fa ad Este, dove avevo incontrato Romano Buongiorno ( addetto stampa del Tiro a Volo ‘Giorgio Rosatti‘ di Ponso) durante un altro Evento sportivo ( calcistico) , ma nel frattempo sono arrivate tante Story & Eventi Story che oltretutto hanno già fatto  ‘slittare’ troppe altre Grandi Storie frutto di personalissime interviste.
Insomma, arrivati ad una certa età… bisognava decidersi, secondo la filosofia di questo sito e giusto per onorare Giorgio Rosatti in modo tale che tutti lo conoscano in the world.
Per la verità lo avevo già raccontato con relativo ‘curriculum’ qui su www.polesinesport.it, registrando altresì tante visite su quanto già scritto nella rubrica Polesani nel Mondo (basta chiedere a Google e vi rimanda alla pagina interessata direttamente su questo sito) , e così a conferma dell’importanza del Personaggio Story ecco il ‘giusto completamento’ addirittura in ‘due tappe’ , anche perché  …avevo ancora troppe cose importanti da pubblicare al riguardo.

 

 

Compreso una sua intervista storica intitolata “GIORGIO ROSATTI - FUCILE COMPLETO” e una fotogallery internazionale che perciò onora sia il nostro Campione & Signore”  e sia la disciplina del Tiro a Volo, come peraltro abbiamo già fatto qui su questo sito raccontando la Giovanna Pasello Story pluricampionessa mondiale nel ‘double trap’  e ‘azzurra’ alle Olimpiadi di Atlanta ’96 etc etc

Mettiamoci anche le vittorie recenti del polesano Camisotti con l’Italia anche agli Europei e allora… di Ponso in Ponso, vi proponiamo questa nuova Giorgio Rosatti Story che ha bisogno addirittura di “Due Puntate”.

 

 

 

E allora pronti via con questa Giorgio Rosatti – Prima Parte ‘maturata’ dopo un doveroso ampio ‘viaggiare da internauta’ senza troppi risultati, e che mi ha portato anche al blow up sulla specialità del Tiro a Segno e della Fossa Universale
Questo anche ‘sollecitato’ dai recenti successi ‘azzurri’ alle Olimpiadi di Rjo de Janeiro con quei ‘Campioni che peraltro abbiamo già incontrato e promosso su questo sito e che ho seguito da ‘tifoso incollato alla televisione’.

Ma che Giorgio Rosatti sia un personaggio speciale e indimenticabile nel mondo del Tiro a segno lo dimostra anche questo seguente incipit by tiroavolo/forum che trovate chiedendo a Google: <<Non potranno partecipare i tiratori iscritti in gara (mondiale individuale e a ...... La delegazione sarà accompagnata in Spagna dal Responsabile Federale Roberto ...... penso che sia un segno che le cose stiano piano piano ritornando verso la ..... tiratori emersi e primo fra tutti il sommo Rosatti, ma Giorgio era un fenomeno e ... >>.

 

 

Senza contare che su www.ilbraccoitaliano.net c’è stato Giancarlo G. che ha postato così:<< ...Giorgio Rosatti è stato a mio avviso "il più grande" tra i Campioni di tiro a volo!
Lo è stato nel senso che nessun altro tra i tiratori più famosi del mondo è mai riuscito a primeggiare in tutte le discipline tiravolistiche, lui c'è riuscito.

Rosatti è stato un fucile fortissimo, parallelamente sparava e vinceva in quasi tutte le specialità, volatili compresi. Grande stile e classe infinita in pedana.
Al suo caro amico PB, che è stato il mio padre venatorio e tiravolistico e compagno di caccia per una vita, Rosatti nel 1979 consigliava le cartucce Astor, quelle nere con bossolo SMI e fondello da 10 mm. (tipo 1,5) che caricate con MB e la borraguaina Este, erano dolcissime alla spalla e MICIDIALI, anche sui piattelli più insidiosi. I piattelli centrati scomparivano davvero in una nuvoletta scura dalla quale si allontanava solo la borra.
Cordialità / G.G. >>

 

 

 

 

Capite perché non potevo più aspettare? Così mi sono ritrovato con tanti nomi e Campioni storici (  a partire da Scalzone, Mattarelli…) che poi vi mostrerò in fotogallery e spiegherò nell’Extratime, mentre da subito e come Anteprima News voglio riproporvi una serie di pensieri-forum e dal carattere tecnico sulla ‘Fossa Universale’ , preludio appunto al pensiero by Giorgio Rosatti nella  Main News dedicata al ‘Fucile’ e con relativa Appendice Flash Story dedicata al Tiro a Volo come ‘disciplina sportiva’ written by Federazione.

Tutto questo anche per ‘contribuire’ secondo alcune richieste emerse nel ‘forum’ e al servizio dello Sport in modo enciclopedico e con tanto affetto e rispetto per Giorgio Rosatti & Family , visto che anche il figlio è di casa al ‘poligono’ di Ponso, dove pure ‘oro olimpico’ Jessica Rossi e anche Camisotti ‘Champion EU a squadre’ by Made in Polesine sono di casa, come lo sono state la Gelisio e la polesana Pasello prima di centrare medaglie d’oro ai Mondiale e/o alle Olimpiadi.

 

 

ANTEPRIMA MAIN NEWS ( miscellanea by www.tiroavoloforum.it/2013lafossauniversale (2008%20-%202013).doc // LA FOSSA UNIVERSALE...
(Trattasi di “Miscellanea” di interventi nel FORUM dedicato alla Fossa Universale, scegliendo tra i più significativi e che fanno da preambolo alla MAIN NEWS dedicata ad una lunga e storica intervista fatta a GIORGIO ROSATTI ed al titolo IL FUCILE , praticamente una sua ampia ‘risposta’ a ciò che un Campione deve fare per ottenere il …massimo dal suo ‘amato’ fucile).

 

 

LA FOSSA UNIVERSALE
Visti i molti interventi degli appassionati della suddetta Disciplina, riteniamo opportuno riaprire questo Tema riportando anche l'Archivio degli Interventi precedenti.

Vigo Africano 27/05/2009 Ecco che le scelte dei Convocati per la Fossa Universale sono state accreditate a Bruno Fasano e pubblicate oggi sul Sito FITAV con il seguente articolo: In gara 15 tiratori azzurri  A Granada per i titoli europeiFossa Universale

27/05/09 - Da domani, giovedì 28 maggio 2009, le pedane spagnole di Las Gabias (Granada) ospiteranno i Campionati Europei di Fossa Universale che termineranno domenica 31 maggio. A rappresentare l’Italia il CT Bruno Fasano ha chiamato, per i Senior, Adriano Avveduto di Ragusa, Mauro Ferri di Crema e Santo Plataroti di Milano. Per il comparto delle Lady scenderanno in pedana Cristina Bocca di Biella, Giovanna Cuzzocrea di Messina e Bianca Revello di Savona.

 

 

Per gli Juniores gareggeranno Giuseppe Garro di Siracusa, Giovanni Natalini di Macerata e Antonio Nino di Potenza. Tra i Veterani i colori azzurri verranno difesi da Luciano Grilli di Perugia, Giuseppe Loteta di Messina e da Giorgio Ravera di Savona. Infine, tra i Super Veterani ci saranno Simone Perone di Avellino, Franco Santinello di Pordenone e Aurelio Tezze di Vicenza.

La sfida per la conquista dei titoli europei prevede 4 serie da 50 piattelli ciascuno ed eventuali shott-off per l’assegnazione dei primi tre posti per ogni classifica. La delegazione sarà accompagnata in Spagna dal Responsabile Federale Roberto Manno e dal Vice Presidente Federale Rosario Avveduto.

 

 

 

Scalzone Roberto 03/06/2009 Vorrei fare i complimenti............ al selezionatore e dirigenti della fossa universale, ancora una volta ci hanno dimostrato la loro capacita' di fare delle scelte, una volta si andava a quelle competizioni per lottare quasi sempre per i primi posti in classifica ora invece gareggiamo per non arrivare ultimi. Quanto era bello il tiro una volta.

Ricciardi Silvio 29/06/2009 ABBANDONI .- Carissimo Carlo, il tuo invito a Sergio e Bruno sono sicuro, purtroppo , cadrà nel vuoto. Sia l'Uno che l'Altro sono persone estremamente intelligenti e preparate che mai farebbero un gesto di impulso per poi pentirsi di averlo fatto. La loro assenza peserà molto a noi gestori del Forum, ma sicuramente molto di più mancherà la loro voce ai molti lettori occulti, che sono pur sempre dei tiratori.

 

 

Vedi, se avessimo la possibilità di uno scambio di idee serene, si potrebbe porre Loro una serie di domande: asserite che non conosciamo la storia gloriosa della Universale: perché non la raccontate a noi tutti ??Avevate costruito un giocattolo perfetto, economicamente autosufficiente e sportivamente ai vertici dei valori mondiali: perché non spiegate chi e cosa può distruggere qualcosa che da lustro e medaglie al nostro splendido sport ??

State tentando, con enormi difficoltà lo si vede, di ricostruire una organizzazione, siete incorsi in errori inspiegabili data la vostra preparazione: perché non chiedete la comprensione degli appassionati chiarendo l'accaduto?? I giornali del tiro in Italia non stampano una parola sulla Universale, non c'è un risultato prestigioso che venga esaltato, non una foto di un tiratore che si sia distinto o di un giovane che avrà futuro prevedibilmente glorioso.

 

 

Siete arroccati in una torre di avorio di ricordi come se la disciplina che amate sia stata SOLO vostra e tale dovrà rimanere per sempre. In un mondo dominato dalla comunicazione Voi tacete: credete davvero che se la platea italiana giovane non conosce affatto la Universale potrete avere il successo di partecipazione che auspicate ??

Questa è una delle ultime occasioni che rimane a chi vuole risvegliare l'interesse agonistico per le cinque macchine, prima di rimanere soli a ricordare, su comode poltrone, i fasti che avete vissuto tradendo una massima condivisa da tutti : NELLA VITA SI E' RICCHI SOLO DELLE ESPERIENZE CHE SI SONO RIUSCITE A TRASFERIRE AD ALTRI.

 

 

Ricciardi Silvio 26/08/2009 PIACERI E DISPIACERI . - Con grande piacere ho ricevuto, dai diretti interessati, la notizia di una stupenda vittoria conseguita dalla squadra di Zevio ai campionati delle società F.UNIVERSALE che si sono svolti a Lonato domenica 23 Agosto c.a.

La formazione in questione ha totalizzato 288/300 spazzando via ben altre 107 compagini di altri club italiani. I componenti della splendida società veneta erano : GIGINO VISCOVO , MARIO DE DONATO, ED AURELIO TEZZE ed il risultato conseguito rimarrà negli annali della specialità.

 

 

Ma al piacere, misto ad orgoglio regionale, ha fatto seguito il forte dispiacere di aver visto due figli della nostra terra dover fregiarsi di risultati eclatanti con società serissime, bene organizzate, ed ad esse bisogna essere solo riconoscenti, che ospitano i nostri fucili esiliati dalla Campania povera nelle Associazioni e senza iniziative tendenti a creare competitività degne dei tiratori che meriterebbero ben altre attenzioni. Forse varrebbe la pena di meditarci un pò....o no??

Scalzone Roberto 30/08/2009 Faccio i complimenti a De donato, Viscovo e Tezze per la bellissima vittoria al campionato italiano a sq.di F.U. con un grandissimo punteggio 288 , ma questo non rimarra' in nessun annale perché' nel 2003 la stessa gara fu vinta dalla t.a.v. Arlunese e il terzetto era composto da Scalzone Roberto 99/100, Colombi Fabio 99/100 e Ferrari Giuliano 91/100 totale 289. Rifaccio i complimenti a Mario,Luigi e il grande Vecchio Aurelio.

 

 

Armani Roberto 24/09/2009 Ciao a tutti, riprendiamo a scrivere qualcosa sulla nostra passione preferita? la Fossa Universale?
vi va di inserire ancora interventi e quant’altro,magari mettendo una pietra sopra a qualche momento di tensione che sicuramente c’è stato, senza pensarci sopra più di tanto,così da ricominciare a parlare di tiro al piattello e in particolare dell’Universale;

io da parte mia, intanto faccio un mea culpa, se così si può dire, perché faccio parte di quei tiratori che di solito leggono gli interventi e poche volte scrivono, e prometto di intervenire un po’ di più;

sarei molto contento che tanti tiratori che hanno partecipato e che partecipano tutt’ora a questo bel forum avessero ancora tante cose da dire e soprattutto mi dessero di nuovo la possibilità di leggere i loro pensieri attorno a questo stupendo sport che è il Tiro a volo;

e visto che ho appena detto che vorrei cercare di intervenire di più colgo l’occasione per fare i complimenti, che a qualcuno ho fatto di persona, a tutti gli atleti che hanno gareggiato quest’anno nella squadra nazionale, di tutte le categorie;
stare in pedana con un giubbetto da tiro con scritto dietro ITA è gratificante ma non è mai facile, quindi ancora bravi a tutti.
Grazie a tutti e a presto sul forum e sui campi.

 

 

 

Ricciardi Silvio 24/09/2009 Per R.ARMANI . - Bentornato tra noi, innamorati di una disciplina sportiva dilettantistica che speriamo torni in auge sospinta da uomini di buona volontà. Non esistono ancora notizie certe, ma pensiamo che si stiano creando le premesse per una attività agonistica di rilancio per il 2010. Ogni novità ci troverà pronti alla pubblicazione.

Armani Roberto 28/09/2009 Grazie mille Silvio per il bentornato;
hai ragione ho avuto modo di rivedere vecchi amici sui campi che mi hanno confermato l’intenzione di realizzare qualcosa di positivo per la fossa universale, quindi sono convinto che i miglioramenti a cui tutti teniamo siano in cantiere;
per inciso i vecchi amici si riconosceranno nelle mie parole e comunque non sono solo miei, visto che Bruno e Sergio sono conosciuti da chiunque frequenti le pedane della fossa universale, e so per certo che sono stimati e rispettati da tutti i tiratori, anche da chi magari li ha criticati sul forum, ognuno con le sue motivazioni, in alcuni casi condivisibili perché no, forse in altri meno, d'altronde chi non commette qualche errore durante la costruzione di un’ opera?

 

 

Posso solo dire, da buon geometra, che se vogliamo arrivare alla fine lavori dobbiamo fronteggiare diversi imprevisti, ma non per questo insuperabili, soprattutto se l’impresa alla quale abbiamo affidato i lavori ha delle solide fondamenta.

In fondo anche chi non dice niente, come il sottoscritto, e spesso si limita a leggere, probabilmente da un lato è vero che non alimenta discussioni a volte inutili che portano dalla parte sbagliata, ma è altrettanto vero che aiuta poco ad andare nella direzione giusta.

A Bruno e Sergio ho già detto di persona che mi mancano un po’ su questo forum, e non solo a me rileggendo un po’ gli interventi precedenti, comunque io penso di essere l’ultimo in ordine d’importanza per chiedergli di tornare a dare la loro impronta forte al forum, ma perché non provare? così li invito anch’io a farlo e spero presto di rivedere i loro interventi; naturalmente approfitto per salutarli di cuore, sanno bene quanto sia legato a questo sport e quanto le mie parole vogliano esprimere unicamente uno spirito propositivo.
Un caro saluto a te, Silvio, e a tutti gli amici del forum.

 

 

Ricciardi Silvio 28/09/2009 INVITO . - Chiunque usi un pc, sa, che ogni tanto, bisogna resettare gli archivi ed impostare nuovi ,e più progrediti, programmi. Noi di Tiroavoloforum abbiamo già provveduto ad eliminare tutte le utili polemiche nate per disservizi, non voluti, da chi tenta di far rinascere la specialità che ci è sempre stata particolarmente cara. Saremmo, quindi, onorati di rileggere le firme di Bruno e Sergio in interventi sul nostro media e non possiamo che stendere un virtuale tappeto rosso per il loro accesso ed una lastra di piombo sulle eventuali incomprensioni che non hanno lasciato, almeno in noi, la benché minima cicatrice.

 

 

Armani Roberto 28/09/2009 ho fatto un giro nel sito della F.I.T.A.S.C. e ho visto che hanno inserito la data del Campionato Europeo e finale Coppa Europa, dal 24 al 27 Giugno 2010;
Si svolgerà in Francia, ma per i dettagli vi rimando al sito ufficiale.
Non so bene il perché ma a me mette di buon umore; inizio a pensare, chissà magari sarebbe bello poter partecipare, si potrebbe organizzarsi con qualche amico, e poi la Francia non è così lontana, cercherò di fare qualche gara di fossa universale il prossimo anno, ecc ecc.. va be, che ci posso fare, a me fa questo effetto e a voi?

 

 

Vigo Africano 28/09/2009 Voglio anch’io ancora una volta invitare Bruno e Sergio a riprendere l’interattività con il nostro Sito. Spero comunque che le nostre discussioni siano sempre prese come tali, cioè la possibilità tra amici di esprimere apertamente ed educatamente il proprio parere, senza che qualcuno si risenta perché non è condiviso il proprio pensiero.

Facendo seguito alle possibili innovazioni che sarebbero in corso d’opera, vorrei segnalare alcuni argomenti che riterrei interessante dibattere:
Nessuno credo pensa di modificare il Regolamento Tecnico della Disciplina, mentre a mio avviso ci sarebbe da analizzare la sua Organizzazione, ad esempio:

 

 

 

a) Visto che nelle Gare Internazionali non esistono le Categorie, ma solo le Qualifiche (Seniores, Ladies, Juniores, Veterani e Superveterani), perché per le gare Nazionali si applicano le Categorie della Fossa Olimpica? Perché non attenersi alla Regola Internazionale o ancora meglio creare un Distanziamento Federale di Categoria per questa specifica Disciplina, basata su una Ranking List specifica o con Target, specifici di inquadramento, da adottare per le Gare Nazionali, Campionati Regionali ed i G.P. FITAV di Fossa Universale ?

b) Non sarebbe più opportuno (sportivo) per i G.P. FITAV di Fossa Universale, adottare la Formula di Qualificazione al Campionato Italiano, con un'unica Classifica Nazionale a Penalità per Categorie e Qualifiche, così come avviene per la Prima Categoria di Fossa Olimpica che adotta anch’essa la Formula di G.P. in contemporanea su più Sedi? Ovvero eliminare la Prova di Campionato Italiano del tipo OPEN.

 

 

 

Petrella Maria Carmela 10/10/2009 Il mio intervento e chiedo scusa se malinteso, non voleva essere polemica,voleva semplicemente dire che purtroppo si passa sopra a tante cose compresa quella dei GP e della Finale open che dal mio punto di vista sminuisce ciò che è un Campionato Italiano, è evidente che una Finale Open non è degna più di essere chiamata Finale credo però che questo lo sappiamo un po' tutti ci si ripara dietro al fatto che è una disciplina amatoriale.

Armani Roberto 12/10/2009 Per Maria Carmela,
innanzitutto mi fa piacere rileggere i tuoi interventi e poi un salutone grande; ho visto che hai chiesto foto del Portogallo, io ne ho un pò e in alcune ci sei anche tu, poi ci sono le premiazioni, ecc. Se vuoi posso fare un CD e fartelo avere;
ciao e a presto.

 

 

 

Petrella Maria Carmela 12/10/2009 Grazie a tutti ben ritrovati,
mi farebbe enormemente piacere avere il cd delle foto sono sempre dei bei ricordi. In quanto alle cose vanno molto a rilento e purtroppo siamo pieni di disagi ma ce la faremo.

Vigo Africano 12/10/2009 Tu sai che per noi Veterani e Master le prove di Qualificazione di Fossa Olimpica prevedono, come tu hai suggerito, la sola partecipazione al minimo a due G.P. FITAV Regionali su tre (cioè pagare minimo due iscrizioni! Il risultato può essere anche 0/0). Ti assicuro, per come la penso, è veramente disincentivante.

Se la preoccupazione di Qualificare attraverso una Classifica Nazionale a Penalità su due G.P. su tre (come per la I° Cat. di Fossa Olimpica) è quella di una mancata partecipazione alla Finale, si può agire applicando una percentuale alta di Qualificati sul numero dei Tiratori che hanno completato il minimo di due prove su tre dei G.P. Interregionali.
Nella Fossa Olimpica sappiamo che alla Finale delle Categorie minori (2°, 3°, Veterani e Master), si presentano mediamente intorno al 50% dei Tiratori Qualificati.

 

 

Vigo Africano 13/10/2009 Ti ringrazio per il tuo chiarissimo messaggio che condivido totalmente. Speriamo che qualcuno ci ascolti.
Per Carmela , la Gara a 200 piattelli (75+75+50) è certamente la più bella, purtroppo si scontra con la necessità di avere come minimo tre giorni liberi e con un incremento delle spese di trasferta. Sarei comunque propenso almeno a portarsi sulla formula olimpica (125 = 75 +50 e Finalino dei primi sei).

Armani Roberto 19/10/2009 mi piacerebbe parlare un po’ con tutti gli amici del forum praticanti di questa splendida disciplina sportiva, di tecnica di pedana, metodologie messe in pratica specificatamente per sparare all’universale, ecc. (a tal proposito sarà poi Vigo Africano a posizionare correttamente questo tipo d’interventi, o nel tema F.U. o nel tema dedicato agli approfondimenti tecnici del tiro) avendo un pochino di esperienza (senza esagerare ovviamente), sono convinto che ci siano alcune differenze rispetto all’olimpica.( probabilmente qualcuno starà pensando che ho scoperto l’acqua calda, e magari ha pure ragione ma credetemi non tutti la pensano così..quante volte ho sentito la frase “..tu spara come all’olimpica, non cambia niente.”);

sarebbe interessante confrontarsi su questo argomento, anche perché ognuno di noi ha le proprie convinzioni, alcune corrette, alcune no, e alcune forse non corrette ma efficaci;
e visto che il forum è anche visitato da amici che sparano da poco tempo, potrebbe essere interessante questo argomento no? (lo so qualcuno sta pensando che nella testa ci sarà più confusione di prima, ma non è detto, tra tante “teorie” potrebbero esserci proprio quelle da mettere in pratica).

 

 

 

Unica premessa che mi sento di fare è che io per primo non ho la pretesa di dare chissà quali consigli, ne tantomeno sostituirmi a qualche grande campione o comunque valido esponente di questa disciplina, anche perché tanti tiratori li conosco personalmente, sia Italiani che Stranieri e i metodi di stare in pedana li ho sicuramente imparati o perlomeno cercato di impararli da loro, quindi mi farebbe piacere semplicemente per parlare un po’ della nostra passione preferita insieme.
Va be non mi resta che provare:

 

 

TEMPO
una delle cose che cerco sempre di fare quando tiro all’universale è prendermi tutto il tempo necessario prima di chiamare il piattello..

il tempo considerevole che passa dal momento dell’imbracciatura e il pull è una delle cose più evidenti che ho da subito notato osservando forti tiratori, in gare sia a livello nazionale che internazionale, in alcuni casi addirittura con sensazioni di tempi lunghissimi; quindi mi sento di consigliare di tenere bene a mente questo punto, provando in pedana a mettere in pratica questa “attesa”un po’ più lunga, provare per credere direbbe qualcuno, io ho avuto subito delle sensazioni di maggiore sicurezza e risultati concreti..

saluti a tutti e…al prossimo consiglio (a proposito la regola del “gioco” impone che chi da consigli deve anche ascoltare quelli degli altri…quindi ne aspetto anche da tutti voi).

 

 

 

 

Vigo Africano 19/10/2009 L'attesa più prolungata che nella Fossa Olimpica, è ancor più necessaria, oltre che per la concentrazione, anche per permettere alla macchina lanciapiattelli di ricaricarsi, perché a differenza della Fossa Olimpica, potrebbe essere la stessa macchina selezionata a sganciare nel tiro successivo.

Armani Roberto 19/10/2009 Innanzitutto grazie mille per il supporto che sento di avere sia da Africano che da Silvio, a proposito grazie per i complimenti Silvio, fatti da te mi fanno molto piacere..
Grazie perché sono contento di non essere solo in questo mio “excursus” nella Fossa Universale, e spero di essere accompagnato anche da tanti tiratori sia più esperti di me che alle prime armi, sia da chi magari si ritroverà nelle cose da me “raccontate”, e sia da chi avrà invece idee differenti.

 

 

 

STARE IN PEDANA:
il nostro è uno sport dove l’aspetto della concentrazione è preponderante; la mente ed il nostro autocontrollo diventano la nostra vera forza per affrontare una serie; in pedana è facile farsi distrarre..nella fossa universale lo è ancora di più, perché le postazioni sono più ravvicinate (a meno che non si tratti di un campo di olimpica adattato, ma questo nelle gare internazionali solitamente non accade, e i campi sono rigorosamente nati per la F.U.);

diventa quindi ancora più importante muoversi in modo corretto, attenersi scrupolosamente al regolamento durante gli spostamenti, cercare di fare lo stretto necessario per eseguire la nostra serie; un esempio è quando sbossoliamo..la vicinanza ci obbliga probabilmente a variare il nostro modo di farlo rispetto all’olimpica, soprattutto per non disturbare il tiratore successivo,

 

 

 

ma anche perché sempre con riferimento a gare internazionali, siamo obbligati a “centrare” il recipiente di turno, se non vogliamo incappare in seri richiami dai giudici; un altro esempio è rimanere assolutamente fermi fino a che il tiratore successivo non ha concluso il suo turno, siamo vicini e qualsiasi movimento viene percepito dai compagni di pedana (non è così scontato..soprattutto subito dopo aver sbagliato il bersaglio…);

tutto questo per dire che l’attenzione allo stare in pedana in modo corretto è uno degli aspetti fondamentali della F.U. e farlo diventa un modo durante la serie, per tenere la nostra mente attenta e concentrata su quello che stiamo facendo. Come sempre i risultati ne trarranno solo dei benefici.
Ciao a tutti
Roberto

 

 

Rosa Rosa Gioacchino 19/10/2009 Plaudo alla iniziativa di Roberto Armani e concordo con le sue osservazioni e con le sue puntualizzazioni, anche se ho avuto esperienze limitate in FU. Certo fra la FO e la FU vi sono delle differenze comportamentali e come che vi sono, ma certi elementi base sono di comune interesse e riguardo.

Per quello che può valere la mia esperienza concordo poi completamente con Roberto, posso permettermi il tu?, circa la pausa post imbracciatura. Essa, per la stragrande maggioranza dei Tiratori, è elemento essenziale per evitare il **maledetto strappo** alla radice di una gran parte degli zeri.

Un PULL molto affrettato dopo la imbracciatura comporta quasi sicuramente un movimento disomogeneo del fucile.
Certamente i GRANDI lo sanno per esperienza diretta o per insegnamento.
Infine Roberto, grazie per aver scosso il nostro sito da uno stato precomatoso e grazie a Silvio che ha richiamato in SPAZIO APERTO, che è una sorta di INDICE del FORUM, la notizia del tuo intervento. Senza un INDICE/GUIDA il FORUM rischia di perdere alcuni degli interventi più interessanti. Lo sostengo da tempo e dovremmo farci un pensiero serio se possibile oppure arrenderci.

 

 

 

 

Ricciardi Silvio 19/10/2009 Per ROBERTO ARMANI . - Tra gli argomenti che tratterai nelle prossime occasioni vorrei che tu mi dessi la tua opinione sulla velocità con cui va affrontato il bersaglio di F.U. In occasione della mia - vergognosa per risultato tecnico - partecipazione ai mondiali di Granada ho tratto, soffermandomi a guardare i grandi per ben 4 giorni, delle conclusioni che sarò felice se collimassero con le tue. Confrontiamoci ok.

 

 

Armani Roberto 20/10/2009 ragazzi che bello vedere persone che ho imparato a conoscere qui sul sito come grandi appassionati e competenti del mondo del tiro a volo, entusiasti di confrontarsi sulla F.U.
Per Rosa Rosa Gioachino, diamoci sicuramente del tu, mi fa molto piacere la “tua” presenza in questo confronto su questa splendida disciplina; impeccabile sottolineatura la tua riguardo la “strappata”, argomento che meriterà sicuramente qualche approfondimento successivamente;

a Silvio dico che il tempo d’intervento sul bersaglio della F.U. è davvero importante, metterò al più presto i miei pensieri in ordine e cercherò di dare una mia risposta anche a questo; una prima cosa al volo che mi sento da subito di dirti è che successivamente alla chiamata è ancora più marcata l’esistenza di quella fase che si chiama “di valutazione del tipo di bersaglio”,

è davvero un momento fondamentale, che segue la chiamata del piattello e che assolutamente avviene a canne ferme sulla buca, poi naturalmente sempre a mio parere, scopriremo come questa attenta valutazione ci permetterà di intervenire molto più rapidamente ed efficacemente di quel che pensiamo.
ciao
Roberto

 

 

 

 

Frongillo Giuseppe 20/10/2009 Premesso che frequento i campi da pochi anni ed'ho sempre e solo sparato alla F.O. .
Vorrei sapere se nella F.U. al comando del tiratore il piattello esce con gli stessi tempi di quelli della F.O. oppure c'è del tempo di attesa come nello SKEET, ed ancora se i piattelli hanno la stessa velocità e distanza di caduta.
Colgo l'occasione per salutare i sommi di tiroavoloforum e anche il sig. Armani.

Vigo Africano 20/10/2009 Il piattello ed il tempo di uscita è lo stesso della Fossa Olimpica. Per il resto ti rimando al Regolamento Tecnico della Disciplina che ti allego:FITAV - FOSSA UNIVERSALE - Edizione 2007, dove in ultima pagina puoi trovare anche i 10 possibili Schemi di regolazione delle macchine, ad oggi in vigore.

 

 

 

 

Armani Roberto 20/10/2009 un caro saluto anche a te Giuseppe,
andiamo pure tranquilli dandoci del tu, mi sembra che funzioni molto bene e ci unisca tutti un pò di più;
Africano ti ha fornito con la sua proverbiale solerzia un documento che ti potrà essere molto utile, e che anche per tutti noi è il riferimento tecnico della disciplina;

correttamente in effetti il tempo di sgancio è come quello dell'olimpica ma...c'è un'osservazione che mi sento di fare e che probabilmente ci farà capire quanto, come in questo caso, la F.U. ci ha davvero insegnato e ci insegna tutt'ora a sparare al piattello.
mi spiego,

il tempo di sgancio è si uguale, ma da certe posizioni in pedana quando escono certi piattelli noi percepiamo/vediamo il bersaglio leggermente un pò più tardi rispetto all'olimpica(sappiamo tutti che stiamo parlando di decimi di secondo..), causa l'attraversamento un pò coperto dalla buca di turno, di alcune traiettorie maggiormente angolate, e per la conformazione stessa delle macchine non più costituita da un gruppo compatto di tre macchine ma da cinque;
ora va da se che mai come nella fossa universale vale il consiglio **rimani fermo sulla buca**...
parti solo dopo aver prima chiamato e poi valutato il bersaglio.

 

 

 

 

 

Io credo che questa sia una delle regole fondamentali per chi spara al piattello, credo però anche che la difficoltà grande sia proprio quella di metterla in pratica..forse in tanti la conosciamo ma richiede un certo sforzo in termini di autocontrollo, fiducia in se stessi e nei propri mezzi, e serenità.

concludo ricordando, per primo a me stesso, che a volte è facile trovare dei campi con ritardi più o meno evidenti nell'uscita, ma se trovo giusto rifiutare un piattello palesemente in ritardo, sono altrettanto dell'idea che devo imparare a tirare ad un bersaglio solo quando l'ho visto e l'ho capito...in più attenzione, nella famosa gara internazionale che mi piace tanto prendere ad esempio, i giudici non vedeno l'ora che qualcuno rifiuti un piattello per dargli un bello zero!!
ciao

 

 

 

 

Scalzone Roberto 20/10/2009 Per Roberto, prima di tutto un abbraccio e poi devo farti i complimenti vedo che sei diventato un grande esperto di f.u. questo da quando frequentavi me chiramente scherzo hahahahah con affetto e simpatia roberto.
armani roberto 21/10/2009 ..che piacere grande mi ha fatto stamattina vedere il tuo messaggio Roberto!
.ti ho letto alcune volte qui sul forum ed è sempre una grande emozione per me e per tutti sentirti.
Ti prego intervieni, quando riesci anche tu, so che saranno preziosi i tuoi commenti, perché quello che hai detto è vero...e non per scherzo...tu sei uno dei grandi campioni che ho avuto la fortuna di conoscere, da vicino, e dal quale ho cercato di imparare tanto.
un abbraccio grande e sincero.

Rosa Rosa Gioacchino 21/10/2009 x Roberto Armani. Il papà di un altro Roberto, che di rottura di piattelli se ne intendeva, usava dire a tutti, figlio compreso, FERMO LI' appunto per intendere la necessità di stare fermo con le canne finché non viene ben percepita la traiettoria del bersaglio. Ancora un altro che di piattelli sa molto dice: BUONA PARTE DEL RISULTATO DIPENDE DA QUELLO CHE FAI FRA IL PULL E LO SPARO. Firmato Ennio Mattarelli.

Infatti proprio pochi giorni addietro suggerivo ad un neofita in SPAZIO APERTO di stare ben fermo con le canne alla uscita del piattello.
Hai poi ragione: bisogna che tutti si convincano che partire dopo valutazione non significa far allontanare troppo il bersaglio. Basti pensare a quante volte capita che il subconscio ci manda a destra mentre il piattello va a sinistra o viceversa. Ed allora? Qualche volta si sbaglia, ma tante altre si frantuma il piattellaccio ed in tempo debito.
Continua pure Roberto. Le tue notazioni sono ben ponderate e valide!!!!!!

 

 

 

 

Armani Roberto 21/10/2009 Grazie Gioacchino,
per tutto quanto..e soprattutto per il tuo importante apporto; niente da aggiungere anche su quello che hai detto tu.
Visto che con Silvio abbiamo iniziato a parlare di tempi di esecuzione provo a mettere per iscritto, alcune considerazioni a riguardo, per cercare di capire e rispondere alla domanda sulla velocità:

TEMPO DI ESECUZIONE
premesso che gran parte delle cose importanti da fare, nel momento in cui arriva il mio turno, io le ho già fatte…(incomprensibile?..io credo che ai più attenti sarà molto chiaro..),
partendo già dalla posizione imbracciato e pronto a dare il pull,
io quando tiro faccio così:

chiamo, VALUTO, (sono ancora fermo vi ricordate?..), parto morbido, poi in rapida progressione sparo cercando di proseguire il movimento .
ora io dico che il tempo per sparare all’universale è quello che senza prescindere da queste fasi alla fine si ottiene.

 

 

In poche parole io ho visto sparare all’universale spesso con interventi definiti “mezzi tempi” a significare un tempo non troppo veloce e nemmeno troppo lungo.

Mia personale convinzione è che chi riesce a eseguire tutte le fasi di cui sopra, in un tempo breve, colpirà il bersaglio prima e probabilmente avrà più possibilità di effettuare una fucilata di recupero.
Attenzione bene ad interpretare quello appena detto, se il nostro pensiero ora è solo “veloce è meglio” butteremo via delle gran fucilate…. e allora per completare la risposta a Silvio dico questo:
CHI PARTE DOPO (..dopo aver valutato)…ARRIVA PRIMA!, e sai perché?

perché il nostro gesto diventa “solo” un INTERVENTO A TEMPO o se vogliamo un INTERVENTO AL VOLO su un bersaglio già capito, già ben identificato, e aggiungo io ormai senza scampo…
(non andiamo a cercare nessun piattello con nessun mirino per capirci ancora meglio...).
L’impressione che avremo sparando in questo modo sarà quella di avere tutto il tempo necessario per rompere il piattello, come se il tempo, appunto, si dilatasse a nostro favore, ma da fuori la fucilata apparirà pronta e veloce.

Lo so questo è un argomento che ognuno di noi, sul campo, deve fare suo e io ho sempre avuto, prima di tutto, grande rispetto

per le tecniche diverse che ho potuto vedere durante le competizioni; con fucilate anche, a mio parere, molto lunghe ma alla fine efficaci ugualmente.

 

 

 

Il Consiglio stavolta è di cercare sul campo di capire il nostro TEMPO D’ INTERVENTO e poi mantenerlo su ogni piattello..
a dimenticavo volete sapere quello che dico più spesso a me stesso? (…Roberto cerca l’errore dentro di te, è proprio li che lo troverai..)
Sempre con grande rispetto per tutti i tiratori e per le personali tecniche di ciascuno.
Un saluto a tutti
p.s. fammi sapere Silvio..

 

 

 

 

Scalzone Roberto 21/10/2009 Per Africano, puntare sempre al centro non e un tecnica da f.u. o meglio potrebbe essere una tecnica ma certo non ti aiuta, io credo che in ogni pedana ci sia la sua posizione ideale.
Armani Roberto 21/10/2009 ..vedi Robertone (concedimelo dai), che serve una persona della tua esperienza?..
..poche parole ma molto efficaci e precise le tue..

Ogni pedana comporta una diversa posizione e un diverso orientamento delle canne; anche Carmela mi è sembrato di capire fa in questo modo e io dico subito che condivido sicuramente questo modo di sparare all’universale.
Dirò di più, la natura stessa della F.U., ci obbliga già automaticamente a diversificare l’orientamento del nostro corpo e quindi delle canne del fucile, a seconda della pedana dove ci troviamo, io trovo corretto mettere le canne un po’ spostate verso sinistra rispetto al testimone quando siamo in pedana 1 e 2 e fare la stessa cosa ma invertita in pedana 3 e 4;

 

 

 

il motivo, sempre a mio parere, è quello di avvantaggiarsi un po’ nel caso l’uscita dei bersagli più angolati ci metta un po’ “alla prova” costringendoci a rotazioni più ampie e obbligandoci disegnare traiettorie per forza di cose più lunghe e di conseguenza con un intervento più soggetto ad una esecuzione errata ..

l’accorgimento ci porterà solo dei vantaggi perché anche nel caso uscissero piattelli in direzione contraria al nostro spostamento delle canne iniziale ( siamo in pedana 1, spostiamo leggermente a sinistra le canne, e al pull ci esce un destro), saremo comunque sempre in zona corretta di attesa visto che comunque le macchine dalle quali il piattello destro un po’ angolato uscirà saranno la 1 o la 2 e comunque non siamo nemmeno troppo lontani dalla centrale.

 

 

 

Se mi chiedete quanto può essere questo spostamento, forse circa 50 cm ma credo possa anche variare un pò.
Per quanto riguarda le canne alte o basse io per adesso dico come le tengo io, poi credo sia corretto successivamente spiegare un po’ meglio il perché, ma anche ricordare comunque che ho visto fortissimi tiratori tenerle diversamente da me:

A filo buca, “IO QUEL COSO PICCOLO E VELOCE VOGLIO VEDERLO SUBITO E BENE”
un saluto anche a Salvatore, a proposito sono convinto che tutti abbiamo qualcosa di interessante da dire e io non mi considero più esperto di tanti tiratori che frequentano il forum , ma ti ringrazio per la tua fiducia.
Ciao a tutti

 

 

 

GARGIULO ANTONINO 21/10/2009 Salve a tutti,
grazie prima di tutto al SIG. ARMANI per gli importanti consigli tecnici poi vorrei porvi un quesito:Dopo aver puntato a filo buca bisogna guardare dove e' puntato il mirino o un po' piu' su' verso l'alto?.GRAZIE

Ricciardi Silvio 22/10/2009 TEMPO DI FUOCO . - Premesso che tutti quei tiratori che hanno conseguito buoni risultati in questa disciplina, e sono soddisfatti dei propri exploit, hanno l'OBBLIGO di informarci sulle eventuali differenze che possono risaltare tra la propria tecnica di tiro e la lettura degli interventi di Armani, cui siamo grati per la splendida iniziativa, voglio evidenziare due particolari sull'argomento in questione. 1- tutti sanno che i lanci di F.U. sono meno veloci di quelli della olimpica.

Questo ha invitato molti tiratori, prima fra tutti il sottoscritto, a pensare - ERRORE GRAVISSIMO - che si potesse normalmente tirare con un tempo relativamente meno veloce. - DIMENTICATEVI L'AGGETTIVO PIU' LENTO - 2- Come ho anticipato, partecipando ai mondiali di Granada, avendo sparato il primo giorno in maniera assolutamente insufficiente, nonostante la qualifica di Master, sono rimasto tre giorni a controllare i leaders della classifica assoluta per acquisire alcuni dati, a mio avviso, ormai, incontrovertibili: il tempo di fuoco dei fucili più forti in assoluto E' PARI SE NON SUPERIORE COME VELOCITA' a quello della olimpica.

 

 

Parlando ,poi sul campo, con la medaglia d'argento dei Senior, simpaticissimo uomo, indipendentemente che fosse anglosassone, mi ha spiegato che la velocità di esecuzione era l'unico antidoto per sopperire alle maggiori possibili difficoltà che nascono dalle angolazioni esasperate degli schemi sui traversoni dx e sx.

In quel momento ho creduto di sapere come un tiratore come il Sig.Roberto Scalzone,- nonostante trent'anni di amicizia con il Suo grande Padre sono costretto ad usare il Signore -che era stato FORTISSIMO nella fossa Olimpica ed ancor più nel volatile, ed era definito un velocissimo, avesse dimostrato ENORMI capacità di eclatanti risultati nella Universale. E' chiaro che ognuno ha doti naturali non modificabili - vedi l'età - ma se consiglio può venirvi anche da me: NON AFFRETTATE MAI LA FUCILATA, MA SIATE VIGILI ED IL PIU' VELOCE CHE POTETE.

 

 

 

 

Scalzone Roberto 22/10/2009 Per Silvio, nessuno mai ti ha detto di usare il signore prima del mio nome detto questo, io non sono d'accordo sulla grandissima velocita' alla f.u. ma diverse velocita' per i differenti piattelli dato la loro grandissima angolazione che hanno in certe pedane tipo il sx alla prima e il dx in quinta, io credo che sparando veloci quei piattelli e molto facile spararci dietro proprio per la grande angolazione

ma in realta' sono piattelli che non non si allontanano molto dal tiratore quindi si ha tutto il tempo per arrivarci non bisogna aver fretta di spararci a volte quel tipo di piattello ci inganna solo perche lo vediamo schizzare via come un fulmine ma in realta' e sempre li vicino.Poi per quando riguarda il puntamento io in prima pedana metto le mie anche 2 metri a sx chiaramente un po' meno in seconda e il contrario in quarta e in quinta pedana e anche un metro sotto dato che alla f.u. sono piattelli relativamente lenti. Noto con piacere che il mio allievo Roberto Armani e diventato un grande tecnico.

 

 

 

Rosa Rosa Gioacchino 22/10/2009 Dico pure la mia! La differenziazione del puntamento in FU è un indubbio vantaggio, anzi una necessità. Lo è anche posizionarsi a destra nelle pedane 1 & 2 ed a sinistra nella 4 e nella 5. Fucile alto o basso? Conosco le argomentazioni di quelli che lo preferiscono alto, ma io ho sempre creduto che puntarlo basso sia meglio agli effetti della percezione del bersaglio a cui TUTTI diamo giustamente una grande importanza.

Ne sia prova che col fucile alto sono pochi i tiratori emersi e primo fra tutti il sommo Rosatti, ma Giorgio era un fenomeno e lo sarebbe stato anche a fucile basso! Valutazione bersaglio. Richiede certamente una frazione di tempo in più della FO data la natura stessa della disciplina e del posizionamento delle macchine. Tempo di fuoco. Non dispongo delle stesse osservazioni fatte da Silvio, ma nella mia memoria e nella mia mente in FU emergono i tiratori con una fucilata PONDERATA. I velocissimi tipo Viscovo e gli Scalzone rappresentano per me una eccezione e non una regola.

 

 

Armani Roberto 22/10/2009 ..mi hanno sicuramente interessato gli ultimi interventi..soprattutto di “quello” che ormai mi sembra di dover chiamare “mio maestro”
..o la detto lui che sono il suo allievo..ha ha ha ha!
Roberto dai! lasciami scherzare un pò con te! è troppo bello poterti avere qui tra noi tiratori da strapazzo!!..se mi viene in mente quando eravamo ad Antibes insieme (2003) mi faccio ancora delle risate adesso! (..che bei ricordi di quella gara.., tu sai quanto mi fece piacere arrivare così vicino, alla fine, ad un campione del tuo calibro..)
torno serio..scusate..

il tuo intervento Roby, mi ha molto interessato,lo leggerò ancora molto attentamente….
ti ringrazio davvero, anche per il tuo apprezzamento nei miei confronti.
Naturalmente leggo con attenzione tutti gli interventi, come gli ultimi di Silvio e di Gioacchino, e mi piace che ognuno dia il suo contributo personale agli argomenti, credo che ognuno di noi potrà trasformare tutto in qualcosa di veramente positivo.
Ciao e a presto.

 

 

 

GARGIULO ANTONINO 22/10/2009 Puntando il fucile al di sotto dell'uscita del piattello non si rischia di strapparlo?
Non e' meglio puntare le canne un po' piu' su' in modo da ridurre il movimento per raggiungere ed anticipare il piattello?
Ho fatto il regolabile al mio fucile qualche mese fa ma ancora non mi e' chiara una cosa,alzando il nasello per davvero si alza anche la rosata?

 

 

ALIPRANDI BRUNO 22/10/2009 Come quasi tutti,anch'io inizio e nasco come tiratore di fossa universale. Ricordo i miei primi piattelli al tiro del Ciglione della Malpensa, monofossa, piccolo santuario e raduno del gota dei tiratori di quella che era la grande Fagnano. Grandi fucili hanno sparato su quel campo, Carelle, Gigi Rossi,Rosatti,Danna, Mosca, Angelo Alberto Giani, ecc.
Questo imprinting, ha fatto si, che la mia passione per il tiro rimanesse per sempre (e prima di ogni altra disciplina) la F.U..

Passione, che mi ha dato il piacere di partecipare a tante gare ovunque e sopratutto di vedere e conoscere i migliori campioni i questa specialità. Forse a differenza dell'olimpica , la F.U., da modo di dare spazio alle piccole individualità di stile e di filosofie tiravolistiche personali. Si vedono e si notano regole personali che ogni tiratore applica, anche con risultati soddisfacenti, ma questo non toglie che vi sia una linea logica e matematica di tiro in questa specialità.

 

 

 

 

Uno dei più grandi tiratori di questa specialità è stato anni fa Francisco Felix, il quale, appoggiava il fucile velocemente alla spalla e contemporaneamente sparava. Grandi fucilate, grandi e numerose seconde (lo so ben io che ci incappai in un barrages), ma con sempre altissimi risultati. Oggi , con quel modo di tirare conosco solo Kevin Borley, che più pulito e più centrato, stabilisce grandi prestazioni e risultati.

Uno stile e un metodo anche questo, ma casi unici e rari. I portoghesi sull'ali della metododica Felix, hanno incominciato a copiarne lo stile, ma con risultati inconsistenti, hanno quindi, subito cambiato tecnica. Vi è la scuola Inglese, che ha espresso ed esprime grandi talenti. Direi che questi tiratori, sono per tecnica specifica alla F.U., il miglior esempio di tecnica applicata. Loro non fanno come noi, che tentano sempre di portare il fucile nella parte più interna della postazione, ma nelle postazioni laterali, tengono il fucile nella parte più esterna onde aver una maggior riduzione di spostamento e poter quindi ridurre gli angoli ,tirando di conseguenza ad incrociare.

 

 

Tirare ad incrociare: vero segreto di questa specialità! Kevin Grace, Peel, Roger Garland, J.Jhon,Kevin Borley, esempi di tecnica e di scuola impeccabile. La Spagna, in questa disciplina, ha espresso senza continuità campioni sui generis, ad esempio il grande aragonese Sebastian Atzquez , il quale colpiva il piattello a tre metri dal fuori buca. Brevissimo il suo tempo di regno, forse dovuto ad una tecnica esasperata e impossibile nel renderla redditizia per un tempo più lungo.

Sancho Vallduvi è secondo me, colui che alla Spagna ha dato uno stile di tiro in F.U.,e che ne ha fatto discepoli, vedi Vanesa Majuelo campionessa di indiscusso valore, e molti altri che hanno avuto buone annate ma nulla di più.
Tiratori di stile e di unica impronta sono i francesi, i quali in ogni qualifica esprimono campioni che hanno impostazione e tecnica medesima. Blondeaux, Tronc, Gerin, Guerrero, sono gente che dell'universale francese e internazionale, ne hanno fatto e ne fanno la storia.

 

 

 

 

Tra i grandi tiratori e tra coloro che hanno onorato la scuola, le tradizioni e lo stile del tiro italiano nella F.U., ho un condensato di tiratori che ho seguito parecchie volte , e che leggendo il loro gesto di tiro, mi hanno riconfermato, che esistono ferree regole anche e sopratutto per l'UNIVERSALE!
Ritengo Pierluigi Ronchi (la Pantera rosa) , Franco Negrini, Carlo Danna,Luciano Giovannetti, Marco Venturini, Rudy Viganò, Roby Scalzone, Marcello Dradi,Angelantoni, Gigi Rossi, Giorgio Rosatti, Roberta Pelosi, Elda Rolandi, Gigino Viscovo, Marco Vaccari, Mario Barbieri, Mario Dedonato, Ubaldesco Baldi, Vittorio Tajola, Mario Bianchi,Fabrizio Chiarotto, Giorgio Ravera , Sergio Lavagetti,ecc...ecc...e ci metto pure sopra Roberto Armani, ritengo che noi italiani ne abbiamo di gente di stile che alla F.U., hanno dato saggi di grande esperti.

 

 

Tra costoro, una e determinante è la regola: restare fermi sulla buca e leggere il piattello! Ricordo il grande Carlo Danna , che mi ha sempre detto: Stare fermo sulla buca è il segreto dell'universale.
Ho constatato che è effettivamente uno dei segreti per poter avere una continuità di risultato.
Ricordo Ronchi, il quale, si appioppava sulla fase di mira e stava immobile come un setter in ferma, per poi muoversi velocissimo ed elastico sul piattello. Lo scapestrato (affettuosamente per me) Roberto Scalzone, quando sparava alla F.U., era un gatto di marmo, immobile e perfettamente composto nell'impostazione,partiva poi come un felino che tira la zampata al topo...fulminando il piatto come solo lui e Giove pluvio sapevano saettare .

 

 

Giovannetti, col suo stile e bravura...unico e sempre uguale come sull'olimpica. Il Negro, altro monumento delle cinque macchine, quando innestava il turbo, era un martello inarrestabile, sempre però, capace di quell'immobilità statuaria di quei pochi attimi prima dell'uscita del piattello. Il Marcone Venturini, altro fucile dell'Olimpo, fa della preparazione e del fermo buca un'arte, che gli permettere di essere quel Dio Marte distruttore di piattelli F.U..

Uno che adoro guardare per il piacere che mi dona, come grande della F.U., è Gigino Viscovo. Lui pure sta immobile e lascia uscire il piattello, per poi inseguirlo con quel suo movimento rapido, sempre uguale e perfettamente impeccabile. Viscovo lo classifico nell'olimpo dei tiratori di F.U., oltre alla tecnica, al carattere, ha quella caparbia volontà e quel cuore che ci vuole per vincere.

 

 

A proposito di Gigino, ritorniamo alla tecnica di tiro altrimenti, se mi lascio andare ai ricordi...scrivo un polpettone tipo L'Ulisse di Joyce. Gigino è uno che tiene le canne altissime sopra la buca. E' una sua caratteristica, e qui, vi sono poi i pensieri di coloro che dicono che bisogna stare alti e poi vi sono coloro che sostengono che si debba stare a filo buca, poi coloro che dicono che si deve stare sotto filo-buca. Insomma ce nè per tutti i gusti.

Tra i grandi tiratori con i quali ho avuto il piacere di scambiare opinioni è comune la regola che imponga di regolarsi secondo le condizioni del momento e del campo. La luce , lo sfondo, la visibilità sono le condizioni che determinano le posizioni delle canne sulla fossa . Non sto a recitare quali siano le posizioni a seconda delle varie necessità, ma questa regola vale sempre e vale anche per l'olimpica. Segue poi, l'uscita del piattello nella F.U., che è logicamente ampia a differenza della f.o., e quindi, fa si che si inneschino altre serie di regole e considerazioni , dettate anche dall'esperienza , dall'individualità e della reattività del soggetto.

 

 

Ricapitolando,lo stare fermi sulla buca, la posizione delle canne sulla fossa (altezza-distanze varie dal centro-fossa, posizione sulle pedane esterne), e tecnica di tiro pennellato, sono il condensato che i campioni della specialità di ogni nazione e di ogni epoca sostengono, siano il necessario bagaglio per avere una buona resa. Mi sono lasciato andare ai ricordi, mentre volevo parlare solo di tecnica...non mi va di ricancellare tutto e ricominciare a scrivere, comunque, anch'io voglio dare un consiglio, che è frutto dell'aver seguito tanti tiratori.

La fucilata nella fossa universale è bella e soddisfa perchè, dei 5 piattelli e delle 5 posizioni di tiro, fanno si che si tiri sempre con impercettibili tempi differenti, dato che il piattello, lo si spara valutandolo da differenti posizioni ed angolazioni! L'ottimo è sparare tenendo presente la bacchetta di un immaginario direttore d'orchestra, il quale dona con ampio e morbido gesto, l'attacco all'orchestra. Non uno scatto nervoso ma un lungo gesto in prosecuzione.
Veloce ma misurato, elegante e non scomposto , morbido ma deciso.

 

 

 

La F.U., è la madre delle discipline da pedana e come madre, necessita di tutte le attenzioni.
Rivolgo a Roberto Armani la mia personale stima per aver dato una vera sferzata a favore della F.U., e spero di rivederlo presto, come tanti altri amici a colpire quei piattelli di 1,5 metri di altezza a 45° destri in quinta pedana, o 45° sinistri (piacere e bellezza- gioie e dolori della F.U.) in prima pedana, con la classe che lui ha ancora tutta da esprimere . Cordialmente Bruno

Ricciardi Silvio 23/10/2009 PER BRUNO .- Più di un articolo, mi è parsa la lettera di un innamorato che sta per incontrare, di nuovo, la persona che ama di più !! Abbiamo tutti bisogno di sentire in maniera palpabile la passione che merita questa splendida disciplina . Ben tornato tra noi, Bruno e grazie.

 

 

 

MAIN NEWS ( Intervista al CAMPIONE DEL TIRO A SEGNO , by X.Y.) / INTERVISTA A GIORGIO ROSATTI – LA GRANDE STORIA : “ FUCILE COMPLETO “
Un tempo andava di moda per i cronisti sportivi un solo aggettivo per definire tutte le qualità di un fuori classe del pedale che non aveva punti deboli nella sua attività agonistica. Quasi a disprezzo dei lunghi incensamenti per il grande passista, per il micidiale velocista, per l’imbattibile arrampicatore si sbrigava il tutto con:” E’ completo”, speso, per dirne la perentorietà, fra robuste virgolette . L’aggettivo diventava un autentico verdetto e nessuno più fiatava di fronte a una simile sentenza tecnica.

Ora il cronista , a tu per tu per quattro chiacchiere con Giorgio Rosatti che ha vinto di tutto nel tiro di pedana dallo storno all’electro-cibles, dal piccione al piattello e che è stato un nome anche a caccia ( con predilezione per la botte e i segugi), deve a sua volta ricorrere alla sentenza dell’ “E’ completo!”. Aggiungendo che, di fronte a tanto tableau e a tanta completezza, c’è solo da inchinarsi.

 

 

Ma chi scrive vuole e deve sapere da Giorgio Rosatti per quali strade è arrivato a certi traguardi, in virtù di quali sacrifici, grazie a quali accorgimenti, in forza di quali perfezionamenti gli sono state possibili tante affermazioni col fucile da caccia.
Rosatti, prima di cedere, vuole che siano poste nel giusto risalto anche le vittorie ottenute col calibro 20, le positive prestazioni al double –trap, al doppietto e alla fossa universale, tutte affermazioni dettagliatamente riportate per altro nel quadro d’apertura.
Per un attimo gli sfuggì il titolo nazionale allo storno vinto nel ’67.
“Se no , si scusa, che tiratore completo sarei ? “.

 

 

L’AUTODIDATTA
Anche Giorgio Rosatti , il ‘fucile completo’ , viene dalla caccia, alla quale si è dedicato a tempo pieno fin sai 16 anni ; a 22 comincia a calcare con profitto le pedane del piattello e a 25 quelle del piccione.
Autodidatta deciso, non ha maestri, non sceglie nessun campione a modello. Fa tutto da solo e la sua università gliela costruiscono mano a mano quelle 20.000 fucilate che, di media, mette in conto ad ogni annata tiravolistica-venatoria. 

 

 

Come tutti gli autodidatti di successo , grossi ostacoli tecnici e psicologici nelle sue pratiche col fucile da caccia non ne ha mai incontrati. Di certo, senza che il nostro desse loro troppa importanza, sono stati progressivamente spianati dal buon senso padano, unito all’eccezionale volume di fuoco.
Quando dice ‘io faccio così’ il cronista deve smettere di fare domande e deve lasciarsi convincere, se non dalla media di 20.000 cartucce all’anno dalla eloquenza di quel tableau dalle mille vittorie.

 

 

Il cronista per rendere con maggior chiarezza il tutto immagina di sedere dietro ad una cattedra dalla quale all’allievo Giorgio Rosatti rivolge un caro invito:” Signor Rosatti, vorrebbe essere tanto gentile da spiegare come dovrebbe essere il fucile per tiro e caccia? Quali consigli darebbe ad un suo allievo che deve procurarsene uno che vada bene per la caccia, tiro al piccione e tiro al piattello? “

 

 

Il ‘Signor Rosatti’ parte con le migliori intenzioni del mondo e spiega senza sufficienza che innanzitutto ha sempre optato per il calcio lungo perché questo fa compiere meno errori del calcio corto. Con un legno del genere ha sempre sparato sia al piattello sia al piccione sia allo storno ( nell’ambiente è risaputo che una volta, con un sovrapposto del genere, si è disimpegnato egregiamente anche in valle, dalla botte agli acquatici).

 

 

Riprende Rosatti:” Consiglio sempre, per ridurre il più possibile gli effetti negativi del rinculo, di fare affidamento su un fucile da 3800/3700 grammi di peso, che carichi leggermente all’indietro. Naturalmente bisogna che il peso delle canne consenta questo leggero appesantimento.
“Sconsiglio di puntare sull’aumento di peso delle canne perché andrebbe a  scapito della regolarità dei tiri. Predisposta un’arma del genere , l’imperativo per riuscire è ‘provare precisione dell’arma ed imbraccio e sparare, sparare’. “

 

 

TUTTI UGUALI i 17 FUCILI?
“A proposito del fucile che va bene con determinati requisiti debbo raccontare questa… Non so quanto vada d’accordo con le annotazioni appena fatte, ma , secondo me, merita di essere raccontata: “ A Salsomaggiore, mentre era in corso una grande poule, in attesa del turno di tiro, si discuteva in molti, all’italiana, sui requisiti tecnici e non che deve avere un fucile da tiro. I pareri erano discordi;

ad un certo momento la discussione tra i tifosi del fucile ‘speciale’ da una parte e Bornaghi e me ( che si era per il fucile tipo) dall’altra , si animò a tal punto da provocare una stranissima sfida: contammo i fucili che erano sulla rastrelliera in quel momento e ci sfidammo, dopo aver chiesto il permesso ai vari proprietari, a cambiarne uno ad ogni turno. Utilizzammo tutti i fucili sconosciuti ( erano 17) senza fare zero. Che cosa riuscimmo a dimostrare, non so proprio”.
“Prima di tutto che si è trattato di una sfida tra ‘mostri’ e in secondo luogo che i 17 erano tutti fucili ‘tipo’, risponde il cronista”

 

 

 

IL MIO FUCILE
Anche lui , Rosatti, è partito col sogno di tutti, con la doppietta; poi ha provato a lungo con l’automatico e infime si è affidato al sovrapposto. Peso dell’arma 3750 grammi ( canne 1460), lunghezza calcio 37-38 cm, canne 74, 4-5 decimi di prima canna , 8 di seconda.

E’ arrivato alla conclusione che la prova delle rosate alla placca oggi non serve a nulla, che gli scatti non debbono essere troppo leggeri di ‘prima’ (800-1000 grammi) e giusti di seconda ( 1500 g). Piombo ‘unico’ usato è il 7,5 sia per il piccione sia per il piattello tanto per la prima canna quanto per la seconda.
Teoricamente, ma resta solo un discorso o, meglio, un sogno , si dovrebbe , per svariate ragioni fare lo sforzo di usare un unico fucile per la caccia  e per il tiro. Però …a caccia, d’inverno il calcio deve essere più corto , per certi tipi di ‘uscite’ e 74 cm di canna sono un po’ troppi … e allora sotto le proprie esperienze per scegliere il meglio o quello più adatto. Lui, Giorgio Rosatti, fucile completo, ha fatto la sua corsa affidandosi a quelle misure.

 

 

PER NEOFITI
“ Ai miei tempi d’oro un piattelli sta autodidatta veniva fuori in pieno tra i 30-35 anni . Oggi per tanti motivi ( maggior benessere economico, calendari di gara più ricchi , attività agonistica in continuo incremento) , i migliori vengono alla ribalta tra i 20 e i 30 anni e sono in aumento quelli che usano il fucile prima in pedana e poi a caccia. Imparano tutti presto che il tiro al piattello è molto meccanico, che a caccia ogni bersaglio è diverso ( proprio perché i selvatici vanno conosciuti a fondo) e che il piccione strega più decisamente.”

 

 

“Ai principianti consiglio di imparare dall’inizio a ‘partire’ adagio col fucile, ma ad arrivare poi decisi; a dimenticare di aver cominciato a sparare sui bersagli fermi  e a tenere presente che nel tiro a volo non si ‘mira’ il bersaglio, ma lo si spara in movimento o puntandolo davanti , sopravanzando velocemente al momento della fucilata.
“C’è chi crede di essere capace, sempre, di dare il dovuto anticipo e c’è chi ha imparato a tirare il grilletto mentre sta superando con le canne e con gli occhi il bersaglio. E’ questione di scelta.

 

 

“Consiglio ancora: a) se avete pensieri, buttateli lontano prima di andare in pedana: le preoccupazioni stracciano il rendimento; b) fate ginnastica con il vostro fucile, naturalmente scarico , fino a stancarvi; c) presentatevi in pedana ben rilassati e, se ci riuscite, fatevi aiutare per questo da robuste dormite notturne; d) non sparate più di 50 piattelli al giorno, se siete già in forma, arrivando a 100 nei giorni di avvio o di ripresa per la muscolatura e per ilo tono”.

 

 

Il discorso scivola d’obbligo sugli allenamenti per i ‘già iniziati’ . Ma Giorgio Rosatti  è, lo ripete lui stesso all’infinito, un autodidatta e loro , gli autodidatti, non hanno mai dato molto peso a tanti problemi tecnici o psicologici che all’inizio angustiano gli altri, quelli che avrebbero fretta. La spiegazione non è difficile. Carlo sala diceva a chi scrive che i problemi dell’apprendistato del tiro o , sottilizzava, le tappe obbligate, le aveva in massima parte scoperte facendo lezioni ai principianti. Da lui, come dai campioni delle 20.000 cartucce all’anno, queste tappe erano state superate senza sforzi particolari.

 

 

Ma bisogna convenire che questi campioni sono stati aiutati da doti innate , anche se tante altre qualità se le sono affinate vuoi con l’impegno quotidiano vuoi con quel numero di cartucce che si è detto. Ne consegue, e questa è l’esperienza del cronista, che per i campioni autodidatti i traguardi tecnici e psicologici del tiro sono molto ridotti. Non è che non li vogliano svelare : dono di natura, istinto, classe e mestiere hanno fatto sì che se li trovassero risolti senza fatica e i Fondamentali, i problemi dell’alimentazione, di riflessi, dell’impostazione, degli allenamenti, dell’emozione ecc. non sono stati …problemi. Se non hanno in mente di fare gli insegnati di tiro a volo, si può stare tranquilli, per loro no problems. Li hanno saltati in souplesse, no?

 

 

Ecco perché Giorgio Rosatti, che fra caccia e pedana ha costantemente il fucile in mano tutto l’anno, non crede a certe tappe e nemmeno all’efficacia di particolari sistemi di allenamento.
“Oggi, precisa il nostro, si spara in gara anche tutto l’inverno e con più di 20.000 cartucce all’anno ( e dalli! )muscoli e riflessi , se non fai levate d’ingegno, li tieni a posto. Sembra un gioco di parole , ma dal momento che errori in pedana se ne fanno parecchi, il traguardo più importante per un tiravolista, specialmente se autodidatta, è sempre quello di trarre da questi l’ammaestramento per non ricaderci un’altra volta.

 

 

Potrei dire che le gare sono state il mio miglior allenamento, anche perché spesso ero chiamato dalla Federazione a far parte di rappresentative ufficiali per il piccione e subito dopo il piattello e poi …ma basta che tu dia un’occhiata al mio tableau e ti convincerai che non mi allenavo perché non ne avevo il tempo. E, scusa il bisticcio, non ne avevo il tempo perché dovevo sparare, sparare per la Federazione, sparare cambiando bersagli, tipi di gara, cartucce. Basta guardare il curriculum…”.

 

 

IMPARARE DAI MIGLIORI
“Allora, interrompe il cronista, hai sempre fatto tutto da solo. Ma è possibile che tu non abbia mai ammirato altri campioni, che non abbia mai avvertito che qualcosa potevi imparare anche dagli altri?”
“Senz’altro!, ribatte pronto. Ho avuto ed ho tutt’ora i miei mostri sacri : Albino Crocco per il piccione e per il piattello, Roberto Miracoli per la caccia, in botte, un certo professor Barazzutti primario ad Adria, che nella ‘tela’ alle folaghe riusciva a far smettere di sparare i compagni di caccia: le sue erano fucilate da ‘otto più’ , ma quando tirava giù le folaghe da 55-60 metri era da ‘dieci e lode’ con l’obbligo di applausi a non finire. Siccome applaudirlo dovevamo, ci fermavamo tutti incantati , anche per imprimerci bene in testa lo spettacolo. Non ho visto altre fucilate del genere nella mia carriera.

 

 

“ La passione per il fucile è senza limiti, ma , se dovessi scegliere, butterei giù dalla torre per prima la caccia ( già fatto!), poi il piccione. Il piattello lo salverei ad ogni costo.”
Il nostro, ripetiamo, è un autodidatta ed è convinto di essere un tiratore non di mestiere, ma di istinto con una impostazione che, caricando sulle due gambe e non facendo perno sulla sinistra, viene molto naturale. Oggi lamenta di non essere impostato al meglio per via degli occhi : fatica molto  a metterli in parallelo con la sorgente del bersaglio e il sinistro raramente può vantare una visuale senza errori.

 

 

“ Deve essere sempre sotto controllo, riprende Rosatti, la linea del fucile che si diparte da una spalla ben bloccata sul calcio unitamente alla testa, ben diritta, e alle braccia. Dell’appoggio sui piedi ho già detto. Occhi ben sbarrati e spalle aperte, possibilmente in parallelo con il fronte di partenza del bersaglio . Sempre a proposito degli occhi va detto
che, dopo un certo adattamento,  personalmente sono solito metterli a fuoco sulla rete. Per il piattello li porto sulla distanza presunta dell’impatto del bersaglio con la prima fucilata; li tengo ben aperti, ben sbarrati sia a caccia (una volta) sia al piattello sia al piccione.

 

 

“ Quando sono in particolare stato di forma, la valutazione riesce tanto facile che il bersaglio appare più voluminoso. Il sogno, che non è solo mio, sarebbe quello di poter dare delle pennellate col fucile e per questo vado alla ricerca di una impugnatura dolce con le due mani, senza alcuna differenza tra destra e sinistra, che sull’arma devono occupare sempre piazze ben precise. Vado con le canne ‘diritto’ sul bersaglio che dovrei raggiungere velocemente e, solo quando non ci sto o non sono sicuro, arrivo dopo aver disegnato con le canne sotto al bersaglio un semicerchio.

 

 

“Prontezza di riflessi, difficile da mantenere costante, ed ineccepibile impostazione hanno la mia continua attenzione: vedo troppi che in pedana si sbilanciano dopo la prima fucilata e lo squilibrio li porta a mancare anche la seconda.
“ Il tiro al volo è rispetto dei tempi di ‘azione’. Qualcuno con un po’ di esagerazione dice che è ‘musica’. Certamente l’orecchio bisogna educarselo. I tempi scelti, giudicati più possibili per il modo di sparare, per i propri riflessi, devono essere rispettati sempre al massimo. Mi spiego: fra il chiudere il fucile e il ‘pronto’ cerco di stare sui 10 secondi, fra il ‘pronto’ ed il ‘pull’ sui 5 e fra il ‘pull’ e il ‘pam’ su un tempo che deve essere di una rapidità costante. Con l’abolizione del ‘pronto’ si cerca di fissare tempi giusti e regolari tra la chiusura del fucile e il ‘pull’.

 

 

CONCENTRAZIONE
Chiede il cronista:” Con tutti quei, chiamiamoli così, salti dagli storni ai piattelli olimpici e universali, dallo skeet all’electro-cibles, ai piccioni ricorrevi a particolari accorgimenti o a diversi tipi di preparazione?”
“ Andavo in pedana e sparavo. Se ero lì per il piattello, dovevo essere preparato anche fisicamente per le serie dei 25 piattelli. In queste gare, oltre alla fatica fisica sono in gioco anche 20-25 minuti di concentrazione assoluta che pesano parecchio. Se si sgarra in attenzione, anche solo per un attimo, ci scappa la strappatina e quasi sempre lo zero.

 

 

Col piccione non si va oltre i 30 secondi di concentrazione per turno e si scende dalla pedana senza la necessità di andare a riposare per essere pronti per la serie successiva. Nella gara al piattello è importante che si torni in pedana ben riposati, distesi e concentrati, altrimenti si paga subito un conto in ‘zeri’ molto salato.  Come un’importante finale a Montecatini, quando mi capitò di andare in pedana senza che sentissi dentro di me l’imperativo categorico di esibirmi su medie elevate di rendimento.

Mi ero messo in testa che bastava rendessi su medie discrete per vincere con i compagni il titolo italiano a squadre. Su 25 piattelli di serie ci ho piantato la bellezza di 9 zeri, per cui perdemmo non solo il titolo , ma anche il secondo posto.

 

 

“ E sì che sono uno dei pochi ‘pedanisti’ che non ha bisogno di tempi lunghi per concentrarsi!
“Basta, continua Rosatti, che mi soffermi un attimo , mentre sto andando al ‘posto’ per rifarmi in testa il quadro di ciò che mi aspetta, per convincermi di poterlo completare con il massimo della naturalezza. Cerco di comportarmi come se stessi per salire in macchina a mettermi al volante per un viaggio. Sempre di riflessi condizionati si tratta: con tutti i chilometri che ho al mio attivo … con tutte le centinaia di migliaia di cartucce che ho sparato…devo solamente stare attento e non farmi distrarre.

Inizio sia per il tiro al piccione sia per il piattello a fucile fermo, puntato un metro e mezzo di là della buca: per il piccione tengo il fucile indirizzato sui fili più alti del recinto con gli occhi ben aperti, sempre in direzione della rete.
L’emozione non mi dà fastidio, anzi spesso rende perché mi aiuta la concentrazione. Non sparo mai sul risultato dei più diretti avversari, però le piazze inferiori della classifica mi indispongono non poco; anche se so di essere un buon inseguitore.”

 

 

LA LEVATA D’INGEGNO
“Indifferente a quanto succede nei paraggi della pedana, mi sento abbastanza saldo di nervi e di solito non sono influenzato dai tempi del tiratore che mi precede. Però in una finale per il titolo italiano al piattello che mi trovai di fronte un amico che – non so se con malizia e, in caso affermativo , con quanta – impiegava un sacco di tempo per arrivare al ‘pull’. Allora non esisteva l’articolo del regolamento che fissa in 15 secondi il tempo massimo di cui può disporre un tiratore per arrivare dai preparativi al ‘pull’. Non bisogna dimenticare che io soffro, regolarmente ma soffro, di una particolare emozione che viene chiamata ‘l’emozione di non chiamare il pull al momento giusto e l’altra quella di dover sparare al momento giusto.

 

 

“L’amico , prolungandomi le attese, non solo mi allungava i ritmi di permanenza in pedana e quindi la fatica, ma mi obbligava a pensare per più tempo alle mie due paure. Alle quali se ne aggiungeva ovviamente un’altra: quella di perdere il titolo italiano.
“ Me la cavai facendomi portare una sedia in pedana; si sbizzarrisse pure l’amico con tutte le sue lungaggini, io mi godevo lo spettacolo e nel frattempo mi riposavo anche. Non so quanto debbo all’espediente della sedia in pedana, ma quell’anno il titolo italiano l’ho vinto io. Credo sia quella l’unica ‘levata d’ingegno’ alla quale sono ricorso in una finale. Pure quella di cambiare i tempi di intervento per distrarre l’avversario non l’ho trovata molto producente, sotto il profilo sia della correttezza sia del rendimento.

 

 

“Mentre mi innervosisco quando mi cade addosso lo zero al piccione, sto molto attento che non mi succeda altrettanto al tiro al piattello : sarebbe la strada più corta per raccogliere un altro zero.
“ Vincere mi piace ‘ da matti’ e spesso mi riesce perché posso affidarmi ad un buon temperamento. Ed è proprio in forza di questo che mi è stato facile rientrare rapidamente in forma dopo improvvisi scadimenti. Il super allenamento, o meglio , nel mio caso, l’eccesso di attività tiravolistica lo vinco saltando un paio di gare. E’ solamente mia la colpa dei miei ‘zeri’; non sempre riesco a capirne subito il motivo e allora, con irrisoria facilità , ripeto l’errore: quei mezzi destri, 15 gradi a destra, che sono il mio incubo. O meglio che erano, perché oggi la colpa maggiore va data ai miei occhi.

 

 

DIVERTIMENTI, SODDISFAZIONI E AMAREZZE:
“Quale è stata la più grossa delusione di pedana?”
“I ‘mondiali’ di piattello di san Sebastiano. Mi ero presentato tirato a pomice, in gran forma. C’eri anche tu in veste di cronista e ricorderai che un vento , del quale io per lo meno non ho mai visto l’eguale, mi ha accolto in pedana per la prima e seconda serie. Tutto volava su quel campo: sedie e tavolini di vimini, tende , ombrelloni, mentre i piattelli centrali venivano a cadere perfino dietro alle spalle del tiratore in pedana. Otto zeri nella prima serie (17/25) e, a vento parzialmente ridotto, 2 nella seconda; poi sparito il vento tutti punteggi pieni. Ma per il titolo mondiale era ormai troppo tardi.”

“La vittoria più bella? “
“Il campionato europeo di tiro al piccione a Madrid nel ‘66”
“Particolari sensazioni…?”
“ A caccia mi sono sempre divertito; dal piccione ho ricevuto molte soddisfazioni, mentre le amarezze più forti le ho avute , naturalmente mescolate a tante vittorie, dal piattello. Magari è proprio per questo che dal lancio dalla torre salverei il piattello”.
“il barrage più significativo?”

 

 

“Nel ’72 a Berna, Basagni ed io finimmo ex aequo alle spalle di Carrega che aveva vinto il titolo europeo. Per due serie ci giocammo la prima piazza d’onore ed io ebbi la meglio. Quando discesi dalla pedana mi si avvicinò il Commissario Tecnico della formazione sovietica e mi pregò di dargli il polso per la misurazione. Constatate le pulsazioni il russo sbottò:” Come tu dopo grande grande finale avere solo 40 pulsazioni?”.
Alcuni non ci credevano , altri si meravigliavano ed uno che doveva intendersene osservò che avevo molto di Bartali.”

“il barrage più strano?”
“Per la verità si trattò di un barrage stranamente fermato sul nascere. Madrid: su cinque grandi gare , due primi assoluti, il Campionato d’Europa e il Gran Premio di Madrid.. Poi andai in Portogallo, a Monfortino, per una riunione di sei gare sempre al piccione. Nelle prime cinque metto insieme cinque primi posti assoluti ( in palio c’era sempre anche una coppa al vincitore). Dai cinque ‘primi’ mi trattennero una somma per il montepremi dell’ultima gara, la sesta, chiamata la ‘Coppa de los ganadores’. Mi presentai a questa appena dopo l’incisione di un ascesso in gola. Il ‘pull’ lo chiamavo col fischio.

 

 

Però , malgrado tutto, me la cavavo ancora bene, tanto che io ero uno dei due che dovevano disputarsi la famosa ‘Coppa’. L’altro era uno strano tipo, piuttosto in là con gli anni e che ad occhio e croce non superava il metro e mezzo d’altezza.. Come mi apprestavo al tete –à – tete finale venni avvicinato da un personaggio che senza tanti complimenti mi intimò :”Alt! Lei non può vincere questa coppa perché l’ha messa in palio tutta lei con le trattenute che abbiamo apportato ai suoi primi premi. La Coppa de los ganadores spetta al suo avversario.”

Il quale, doveva essere alla sua prima coppa, diventava matto, tanto che cominciai a preoccuparmi per le ripetute stranezze che metteva insieme. Fortunatamente per l’improvvisa gioia non gli è venuto un accidente: magari , invece della coppa, tutta ed esclusivamente mia sarebbe stata la colpa! Non sono mai riuscito a capire perché una coppa – pagata dagli organizzatori con le trattenute dai miei montepremi – non toccasse di diritto a chi l’aveva regolarmente vinta nel barrage”.

 

 

RECORD ED INTERROGATIVI
“Quante volte, a parte la realtà romanzesca dei ‘17’ di Salsomaggiore, hai cambiato fucile?”
“Sei”
“Per quale motivo e per quale scopo?”
“Nella speranza di migliorare”

“Il record più bello?”
“Io sono convinto che bisogna stare molto attenti ai record coi fucili da caccia. Dovremmo accontentarci di tutto il meraviglioso che questo nostro ‘totem’ sa regalarci e lasciar perdere i record. Ho messo insieme esperienze, anche indirette…”
“La prima: sulla fossa universale faccio 198/200. Altrettanto fa Blackzeith. Andiamo al barrage su serie di 25 piattelli. Ne infiliamo ben 8 piene. Sull’ultima avvertiamo, senza per altro darci molto peso, che gli applausi del numeroso pubblico sono in calando.

 

 

Come mettiamo insieme la ‘nona’ senza zeri ( ed eravamo entrambi a 223/225 di barrage) appare chiaro che né il pubblico, né la giuria, né gli organizzatori non si divertono più. Tanto ceh, mentre noi stiamo pensando, proseguendo il duello, di riuscire a fissare un record difficilmente superabile nel futuro, gli organizzatori ci mandano a casa, ex aequo, con il nostro 198/200. Altro che record: avevamo già stancato abbastanza!”.

“La seconda si tratta più propriamente di una particolare disfida in salsa di record, tenutasi in una valle del Polesine in una giornata di caccia in botte conclusasi come al solito coi 12 rintocchi, che non sempre si captavano dal più vicino campanile. I mie avversari totalizzarono, diciamo così per fissare dei numeri a caso, l’uno 100 capi e l’altro 101. Io che ero al terzo posto, e pertanto ero il più svantaggiato, ne misi insieme 102.

 

 

Il secondo classificato di quel giorno l’ho già nominato come il più forte fucile di botte che io abbia mai conosciuto; ma tanta era la rivalità e tale l’importanza di quel primato che i due, chiamiamoli così sconfitti, ripartirono subito con i propri equipaggiamenti verso i rispettivi appostamenti della mattinata. Erano decisissimi a frugare barene e canneti nel tentativo di racimolare quei due o tre capi che sarebbero stati determinanti per il primato in classifica. Che poi lo sa Dio che importanza aveva… Contavano sul recupero o di capi morti sfuggiti ai barcaroli o di feriti che avevano spalettato lontano dalle botti.”

 

 

“La notte li sorprese quando solamente un equipaggio ( quello del ‘cento’ in classifica) aveva recuperato un capo. La disfida che aveva gettato dei veli d’ombra su una giornata che sarebbe stata tutta da ricordare, terminava con due ex aequo al secondo posto. Forse ci si lasciò col timore che dei volgari numeri fossero valsi ad intorbidare delle invidiabili cacciate e ad incrinare una – dico ‘una’ – bella amicizia”.

“Infine la terza esperienza (indiretta, questa) sulla frenesia che spinge quando c’è di mezzo  il miraggio di un record. In un campo ( da caccia) che dovrebbe vivere sulle sue grandi qualità e non sulla quantità dei capi, purtroppo non sono pochi i patiti che raccontano es i tramandano numeri di cacciate, di primati, di record. Da anni ne esisteva uno al ‘Cascinone Alto’ che sapeva di leggenda: in una battuta era stato messo insieme un carniere sbalorditivo.

 

 

“Cosa possibile”, si commentava, e per le qualità di chi stava in botte, ma anche e soprattutto per il fatto che in quella valle le giornate di caccia erano, per volere della proprietà, ridotte al minimo.  Per cui la valle diventava spesso rifugio per gli acquatici di altre valli dove si cacciava a cadenze normali. Al vicino ‘ Cascinone Basso’ girava frequentemente con una ricchezza di particolari che rendeva difficile capire fin dove era l’invidia e fin dove il tifo venatorio a tenere sempre in vita il ricordo della favolosa cacciata.

 

 

Fu il capovalle del ‘Cascianone Basso’ ad accendere la miccia una sera che i ‘cittadini’ stavano per guadagnare anzitempo le cuccette: “ Gli uccelli del record , confidò, sono stati sparati in un periodo come questo: stessa acqua , stessa luna, stesso  girar di venti, stesso mare , stesso cielo.  In più, stavolta ho l’impressione che al Cascinone Alto ci siano uccelli in quantità superiore a quella che c’era quando venne fatto il record. Siccome noi domani , cacciando, manderemo di là qualche altro migliaio di capi … non è che il record sia tanto impossibile!...”

Il più caldo dei ‘cittadini’ la sera dopo non rientrò in città. Si dette tanto da fare con impegno e …moneta, tanta moneta, che in una decina di giorni riuscì a convincere la proprietà del ‘Cascinone Alto’ a lasciargli tentare il record.
“Gli andò male: si fermò che mancavano sei o sette uccelli per diventare il record-man. Ancora oggi i patiti fanno queste considerazioni:” Chissà se è stata una giornata positiva… magari per quei sette uccelli che mancavano non si è neanche divertito… Una bella scalogna!...”

 

 

TECNICHE DI TIRO
Riprende il cronista:” A caccia spari d’imbraccio?”
“Sì, però non butto mai, accompagno sempre, a seconda della possibilità, per qualche istante.
“Certo che il fucile da caccia, questo è il mio parere, dovrebbe essere piuttosto piegato. Si dovrebbe, come al tiro, sparare con la prima falange sul grilletto, portando in pari tempo, cioè insieme, occhi e fucile sul bersaglio. Non si deve essere fatalisti sullo zero che si è appena incernierato, ma cercare di capire perché lo si è fatto; non sempre ci si riuscirà , ma non per questo si deve desistere. Solamente conoscendo l’errore si può imparare ad evitarlo.”

 

 

“Consiglio di abituarsi alla visiera e ad un paraocchi. Si deve trarre profitto a caccia da quello che si è imparato in pedana, soprattutto per l’impostazione e per il comportamento con l’arma. Mai avventare il tiro, ma cercare con impegno di valutare il bersaglio : per questo sarebbe consigliabile incominciare con quelli oltremodo facili. Il tiro per me è principalmente un fatto tecnico, anche se per il piccione e per i grandi traguardi del piattello il fattore psicologico ha la sua importanza”.

 

 

“ Un’avventura da non trascurare: con il comando del ‘pull’ non si deve imprimere alcuna scossa e tanto meno alcuno spostamento all’impostazione; diversi campioni ricorrono per questo motivo a comandi ‘gutturali’ che, partendo dalla gola, non alterano minimamente l’assetto di insieme dell’impostazione, come invece avviene a chi il ‘pull’ lo urla.
“tenendo le braccia in posizione orizzontale ( alcuni arrivano a dire ‘ad ala di gabbiano’ ) per inseguire il bersaglio sui trasversali diventa automatico ruotare spalle e tronco e testa – se ben bloccati – e si elimina in tal modo il pericolo di ‘sparare di braccia’.

 

 

“ nella vigilia di gare importanti mi sorprendo qualche volta in uno stato di leggera apprensione. Ma il giorno della gara non ho bisogno né di coraggio né di incoscienza; mi basta che venga fuori la mia abitudine a lottare. Allora non mi fa più paura niente, né il temutissimo comando del ‘pull’, né l’avvio per l’azione del dito sul ‘grilletto’.
“Hai detto ad un certo punto che il fucile da tiro deve essere più diritto del fucile da caccia. Diritto come?”

“In modo da vedere quasi tutta la bindella. Qui viene d’obbligo una precisazione sulla piega del fucile. Ad un certo momento avevo espresso il parere che l’ideale sarebbe stato poter sparare sempre con lo stesso fucile sia al tiro sia a caccia. E teoricamente lo sostengo ancora. D’inverno, siccome siamo sempre infagottati, andrebbe meglio un calcio più corto e naturalmente più piegato. Però io, l’ho già detto, una volta ho dovuto per diversi motivi, sparare in botte col fucile da tiro. E me la sono cavata abbastanza bene.

 

 

Al 1° Rally Auto – caccia Trieste – Zagabria, che ho vinto in coppia con Pasqualini davanti a ben 110 equipaggi, forse per un malinteso, mi sono presentato con il fucile da tiro. Invece si trattava, come seppi più tardi, di sparare solo fagiani.”
“ Mi dettero cento cartucce : totalizzai  il maggior numero di capi e contributi alla vittoria del mio equipaggio . E avevo sparato diverse decine di fagiani con un fucile da pedana”.

 

 

I PIU’ FAMOSI
“ I tiratori di piccione che più hai apprezzato?”
“Gianni Bodini perché non faceva mai zero, Giulio Calestani per la rapidità di tiro, Albino Crocco perché completo , Franco Bornaghi perché quando spara è uno spettacolo da non perdere e Bruno Pardini perché ha vinto moltissimo”.

“I tiratori di piattello?”
“Liano Rossini e Mattarelli perché ‘rompevano molto’, Pera dei bei tempi perché vinceva, Alberto Giani perché in possesso di numeri che gli altri non avevano, Giovanetti che ha due ‘Olimpiadi’ nel palmares’,  ..    

 

 

     
APPENDICE “TIRO A SEGNO “ FLASH STORY/ IL TIRO A SEGNO ( by www.fitav.it )/LA STORIA DAGLI ALBORI ALLE OLIMPIADI DI TOKIO 1964

Da addobbi natalizi a primi bersagli mobili.
Nella seconda metà dell'800, infatti, gli statunitensi attribuirono un impiego diverso alle palle di vetro ornamento degli abeti natalizi ideando un gioco di abilità che consisteva nel colpire queste palle che venivano lanciate in aria da apposite macchine chiamate balltraps. Questo "passatempo" divenne in breve un esercizio popolarissimo in America mentre in Europa non trovò molto entusiasmo in quanto considerato divertente, ma poco impegnativo. Diversamente fu accolta nel 1880 la proposta, sempre di marca statunitense, di un bersaglio mobile in argilla a forma di disco.

 

 

Il bersaglio si diffuse molto nei paesi anglosassoni con il nome di clay-bird (uccello d'argilla), quindi come pigeon d'argile (piccione d'argilla) in Francia ed infine in Italia e Spagna dove il dischetto fu ribattezzato piattello.

 

 

L'effetto Olimpiadi (il tiro a piattello specialità Trap o Fossa Universale fu ammesso come sport facoltativo ai Giochi di Parigi del 1900) giovò senz'altro alla promozione internazionale della disciplina.

 

 

Nel 1926 un appassionato industriale del settore, Ettore Stacchini, fondò la Federazione Italiana Tiro al Piccione d'Argilla (FITPA) che riuscì a riunire 30 società di tutte le regioni italiane. L'anno successivo la FITPA si trasformò in FITAV (Federazione Italiana Tiro a Volo) ed entrò a far parte del CONI con 151 società e 916 tiratori, sotto la guida del suo fondatore che ne divenne il primo Presidente.

 

 

La diffusione non fu immediata, ed il problema dell'impiantistica rallentò l'espandersi della disciplina fino agli anni '30 quando Stacchini decise di far organizzare a Roma sia i Campionati Mondiali che gli Europei dell'unica specialità di tiro al piattello conosciuta, la Fossa Olimpica.

 

 

 

Nella successiva edizione italiana degli Europei, nel 1940 sempre a Roma, l'Italia ottenne la prima affermazione internazionale con Giuseppe Melini, ma si dovettero attendere altri 10 anni per il primo titolo mondiale, la vittoria di Carlo Sala a Madrid nel 1950 con il punteggio record di 296/300.

 

 

La prima spedizione italiana alle Olimpiadi, nel 1952, ad Helsinki, non fu molto fortunata, infatti, Galliano Rossini giunse settimo e Italo Bellini finì ottavo. Ma l'appuntamento con la vittoria Olimpica fu solo rimandato; nel 1956 a Melbourne, ancora Rossini centrò l'oro Olimpico, mentre Sandro Ciceri si aggiudicò il bronzo e quattro anni più tardi, a Roma, sempre Rossini sfiorò un clamoroso bis ottenendo l'argento e nel 1964 alle Olimpiadi di Tokio Ennio Mattarelli Vinse l'Oro. ( …omissis…) .

 

 

 

PS: ...il resto alla prossima Giorgio Rosatti – Seconda puntata, visto che il polesano è stato protagonista a livello internazionale anche negli anni ’70 prima di continuare ad implementare il suo palmares con ulteriori titoli italiano anche nei Master.
Secondo quella filosofia di “Tiravolista dal Fucile Completo” che lo accompagnerà anche nel periodo del “Fucile in Relax” quando “The Champion” si è divertito allenandosi sulle pedane del poligono di Ponso, dove Giorgio Rosatti è stato di casa fino al Terzo Millennio passando al figlio il testimone della sua straordinaria passione sportiva.
E dove anche la pluricampionessa mondiale e olimpica Jessica Rossi è tuttora di casa nell’impianto intitolato giustappunto a “Giorgio Rosatti” , onore e gloria dello sport italiano che meritava qui su www.polesinesport.it questa Storytelling nata 20 anni fa ma perfezionatasi solo adesso e …fortunatamente.

 

 


 

Qui su “Memoria & Futuro” , ma che in questo caso come per altri speciali Personaggi Story che sono stati protagonisti da Polesani in the world.  Come in Antartide ( vedi Boris Padovan ingegnere spaziale in Winter Over) , in Sud America ( vedi Thiago Motta – calciatore ), in Australia ( vedi Lucky Sottovia ‘perfect game’ col suo 300 in Ten Pin Bowiling ) , in Irlanda & Sud Africa ( vedi Luca Mirimin, ricercatore biologo niversitario tra Galway & Stellenbosche ) … and so on in tutti e Cinque i Continenti del Mondo.
Con la fortuna di essere “Precursori & Beneficiari” al tempo stesso di successive citazioni e link by wikipedia come sarà ovviamente per questa nostra Giorgio Rosatti storytelling Made in PolesineSport da ricercatori universali nell’Eldorado dello sport mondiale.

 

 

 

 

EXTRATIME by SS/ In cover Giorgio Rosatti sorridente con tra le mani uno dei suoi tanti Trofei prestigiosi vinti da Polesano nel Mondo.
Poi per quanto riguarda la fotogallery , siamo partiti da lontano e in sequenza windows a scendere vi proponiamo la straordinaria certificazione delle sue performance che non hanno bisogno di speciali didascalie, anche perché per ogni immagine ne troverete adeguata indicazione direttamente nei ‘file’.
Ma per questa prima carrellata di immagini che va dai primi anni Sessanta agli inizi degli anni Settanta, beh.. chi non conosce i vari protagonisti che hanno vinto tante medaglie tricolori, europee e mondiali e che hanno impinguato il palmares anche della FITAV - Federazione Italiana del Tiro a volo.

 

 

 

 

Personaggi talmente noti che non li citiamo anche perché ve li riproponiamo poi nella Seconda Puntata con i loro nomi in sovrimpressione.
Invece per quanto riguarda le specifiche location, tutte di livello europeo-mondiale by Fitav,  ci basta precisare che dopo il Rosatti World Champion, siamo partiti con la prima foto a colori da Bologna-skeet 1964, con a seguire il tiravolista Giorgio ben oltre il tiro al piccione nel Lazio e poi piattellista sul podio insieme a Lira, Roussos, Abbott, Jamani.
Infatti sono tante le immagini in bianconero datate 1965, e che vedono Rosatti protagonista e sul podio nelle gare di Cervia , San Marino, Montecarlo, Salsomaggiore , Venezia ( tra Lady e seggiola-pedana) a Santago del Cile ( tanti flash).

 

 

 

E sempre datato 1965 vediamo Rosatti in team Italia seconda a Rio in Brasile, oltre che in casa sua a Rovigo insieme al team azzurro e la Nazionale Usa premiati by Pandozy ‘coi baffi’.
A questo punto ecco Rosatti premiato col poker d’assi team Italia ai Mondiali di Madrid 1966 ( vedi anche dicitura …sotto la scaletta dell’aereo) .

 

 

 

 

Cambiando annata agonistica eccoci nel 1967 , vincente in team Italia ai Mondiali di Bologna e secondo nell’individuale ( vedi relative postazioni sul podio).
Annata di soddisfazioni enormi, come peraltro quelle conquistate in Portogallo, di cui vi proponiamo il Rosatti walking e con gli occhiali nel sestetto successivo che ‘porta in cielo e sulle spalle’ il TM in camicia bianca. A seguire l’ultima serie di immagini in bianconero ( dalle location di Cervia, Foggia….) , preludio alle due ultime foto a colori che onorano prima Giorgio Rosatti in poker d’assi ITALIA insieme al poker d’assi USA, il poi il più familiare Rosatti tra due suoi parenti-fan.

 

 

 


Il fatto poi che Giorgio non indossi i suoi amati occhiali ma li tenga ‘in libertà’ tra le sue mani, ci permette di chiudere questa nostra fotogallery nello stile di Rosatti Campione & Signore di fair play. Come l’abbiamo proposta anche nelle foto datate 1968 (a Verona, Fabriano etc…) e 1969 da Campione Europeo, da Campione del Mondo a San Sebastiano e poi nel 1970 a San Marino, oltre che in last flash davanti al Quirinale con la Nazionale Italiana di Tiro a Volo, premiati dal Presidente della Repubblica come da certificato… 'ingresso riservato cerimoniale'.

 

Sergio Sottovia
www.polesinesport.it