Gualtieri, la Bassa Reggiana e l'Alluvione del 1951. Tutto nei racconti di Bruno Gobbi (storico), Serafino Prati (sindaco) e Orestino Raboni (tecnico Magistrato del Po)


Dopo le testimonianze Made in Polesine e dopo avervi proposto “Alba sul Po” di Serafino Prati, adesso vi parliamo  sempre della Grande Alluvione del 1951, ma di quella che ha invaso il territorio di Gualtieri e della Bassa Reggiana e dintorni.
E per farlo ci affidiamo ad una trilogia di racconti – cronaca da parte di chi quella disgrazia l’ha vista da vicino. Parliamo dello storico Bruno Gobbi, ancora di Serafino Prati che di Gualtieri è stato il sindaco dell’epoca, di Orestino Raboni che di quella tragedia ha vissuto gli aspetti per così dire più tecnici-scientifici visto il suo ruolo-funzione di tecnico del Magistrato del Po.
Una tragedia che la cittadina di Gualtieri ha voluto ricordare in modo speciale nel QUARANTENNALE della Grande Alluvione, cioè nel 1951 con una serie di manifestazioni pubbliche oltre che con i tre citati racconti che vi proponiamo in sequenza kit news, tratte dal periodico “Voci di Piazza” , come le relative fotografie che documentano quel tragico evento.

“VOCI DI PIAZZA” – PERIODICO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI GUALTIERI ( 3 Novembre 1991).

Questa la “LOCANDINA” in Prima Pagina:

<< ALLUVIONE TRA MEMORIA E ATTUALITA’
INIZIATIVE A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNANLE DI GUALTIERI

- S. VITTORIA ( Venerdì 15 novembre 1991)

In collaborazione con la Associazione Don Lorenzo Manfredi, alle ore 20.30 presso la sala Conferenze della Cassa Rurarle e Artigiana di S. Vittoria

CONFERENZA PUBBLICA con la partecipazione di BRUNO GABBI ( ricercatore di storia locale) , SERAFINO PRATI ( sindaco dell’epoca), ORESTINO RABONI ( ex tecnico del Magistrato del Po), VINCENZO BONVICINI ( ex direttore tecnico Bonifica Bentivoglio).

Sul tema  “1951-1991_ a 40 anni dall’Alluvione”
Coordinano GIUSEPPE CATELLANI ( vicesindaco di Gualtieri) , MARCELLO STECCO (presidente Ass.Don Lorenzo Manfredi).

-    GUALTIERI ( Sabato 16 Novembre 1991)

Sala Falegnami di Palazzo Bentivoglio
Ore 9.30 – Incontro con i ragazzi della Scuola media di Gualtieri e S. Vittoria
Ore 15.00 Apertura del convegno

Presiede GIUSEPPE SIMONAZZI ( sindaco di Gualtieri)
Intervengono GABRIELE DELLA LUNA  ( esperto di problemi idraulici sul Po), VITO FIORDALIGI  ( direttore tecnico della Bonifica Bentivoglio – Enza), PIETRO SANGUANINI ( funzionario del Magistrato per il Po), SERAFINO PRATI ( sindaco dell’epoca).

IN COCCASIONE DELLE INIZIATIVE SARANNO ALLESTITE MOSTRE FOTOGRAFICHE SULL’ALLUVIONE

ALL’INTERNO UN INSERTO SPECIALE DEDICATO ALL’ALLUVIONE DEL 1951 >>

PRIMA NEWS CRONACA ALLUVIONE A GUALTIERI ( ( Tratto da: “ La storica, tremenda alluvione del 1951” – di Bruno Gobbi)

<< QUELLA NOTTE DRAMMATICA /
“ Con un tremendo boato il Po rompe e dilaga nel Polesine e nel Parmense. Un’enorme massa d’acqua investe numerosi paesi. Situazione drammatica a Mantova. 18 mila ettari allagati nel Cremonese. Un metro e mezzo a Gualtieri e in altre della Bassa reggiana” ( da L’Unità del 15 Novembre 1951).

La notte del 14 Novembre 1951 una tremenda sciagura colpì le nostre terre. Nei brani che seguono (tratti dal volume “La storica, tremenda alluvione del 1951” di Bruno Gobbi) vediamo come le nostre genti vissero i momenti che precedettero quel terribile evento.
 
…”La sera del 7 Novembre, mercoledì, mi ero recato a visitare una famiglia. Pioveva a dirotto e commentando i disastri e le vittime provocate dalla meteora nell’Italia settentrionale ebbi a dire: allorché queste acque, affluendo tutte nel Po, arriveranno da noi, non so come la metteremo. Temo fortemente in una alluvione…”
…” Il 10 Novembre le acque del Po , a Brescello, hanno già superato il segnale di Guardia. E ancora continua a piovere…”
…”Il martedì 13 Novembre, alle Ghiarole di Brescello, l’acqua raggiunge l’altezza dell’argine maestro e lambisce l’asfalto della Statale 62 Parma-Mantova. La minaccia fu immediata giacché la rottura dell’argine nel Parmense, avvenuta nelle ore precedenti, col conseguente allagamento di Colorno e di mezzani, non fa nulla alleviare la pressione sul nostro argine da Brescello a Gualtieri…”
Si arriva così, giorno per giorno, con un crescendo inarrestabile, alla notte più lunga, quella tra il 13 e il 14 novembre.
…” Sono circa le 19.00. Chi ha potuto ha consumato una frugale cena. Si sta sul ci vive.
Ad un tratto ecco il suono della campana a martello della torre “chiamare” concitatamente a raccolta perché minaccia il prepotente pericolo: tutti comprendono il significato di quel martellare ossessivo che fa “accapponare la pelle”. Nel contempo arriva la voce stridula di un altoparlante che grida  e “ordina” agli uomini di portarsi in piazza, con vanga e badile, palotto o altro… e stivali ai piedi… per accorrere sull’argine sinistro del Crostolo, net tratto Torrione-Baccanello. dove sembra esservi grave minaccia. La voce, quasi irreale, fa il giro del paese su un automezzo. Altri due automezzi sostano nella piazza in attesa di caricare. Do uno sguardo alla gente della mia famiglia, seguo un breve conciliabolo, e poi sbotto:”debbo andare, bisogna che io vada!”…

…”Arrivo in piazza, e con me arrivano altri uomini, altri colleghi, chi armato di vanga, chi di palotto, chi di badile. Sono circa le 20,30”…
…”Nei pressi del vecchio Torrione ritroviamo alcuni uomini che sotto la guida di un Tecnico della Bonifica Bentivoglio e del Tecnico Comunale, alla luce di lampare febbrilmente tamponando piccole falle  sovrastanti le due vecchie cateratte o bocche del Torrione del 1545.
Sull’argine vediamo ( e per fortuna) ammonticchiati centinaia di sacchetti di iuta, che si trovavano nell’edificio e appena buttati lì per il pronto uso da una ventina di uomini, per lo più Gualtieresi: sappiamo cosa fare, anche se è la prima volta che li maneggiamo.”…
…Iniziamo a lavorare come forsennati. A cominciare dal Torrione sono cento, duecento, trecento metri di sacchetti sovrapposti in duplice o in triplice ordine a seconda delle necessità”…
…”Verso le 23.30 io e due colleghi andiamo in avanscoperta e ci allontaniamo un centinaio di metri verso il bassa nello… e allora ci rendiamo veramente conto di come stiano le cose.  Rimaniamo agghiacciati nel constatare che una quasi impercettibile “sellette” o depressione dell’argine, permetta già il traguazzo di un velo d’acqua, che, attraverso i ciuffi d’erba del ciglio dell’argine, scende subdolamente e silenziosamente nella scarpata esterna.
Proseguiamo per pochi metri e constatiamo che la tracimazione interessa circa 60 metri d’argine. Rimaniamo sconcertati e come impietriti, e in quel momento ai nostri occhi si presentano due “spettacoli”  indimenticabili: verso est l’argine opposto sembra innalzarsi e l’acqua inclinarsi verso di noi per piombarci addosso; non esiste il senso del livello e l’illusione ottica è veramente tremenda e terrificante. Verso ovest, verso Gualtieri, dall’alto dell’argine che si erge per 8 metri sul livello di campagna, miriadi di luci di automezzi che fanno la spola lungo la Statale 63, tra Gualtieri e S.Vittoria, tra un incessante rombo di motori.
Siamo verso mezzanotte, ed ecco all’improvviso irrompere il tocco delle campane delle torri di Gualtieri, Guastalla, S. Rocco, S. Vittoria : al loro martellare ci sentiamo raggelare il sangue e rimaniamo come instupiditi e impotenti. Allora veramente comprendiamo il dramma che sta per essere consumato e misuriamo la nostra pochezza e inutilità!...

…”L’acqua ora precipita verso il piano campagna e comincia a sfaldare la base esterna della “spalla” dell’argine. Infatti, verso le ore 0.30 si sente inconfondibile il primo sordo tonfo di una grossa fetta di argine ch si stacca… e se ne va.
A distanza quasi ritmica partono le fette d’argine, come se un gigante con un enorme scimitarra si divertisse a menare grossi fendenti sul dorso dell’argine e staccarne le parti”…
…”Verso le 3 il traffico sulla Statale 63 si fa intenso e frenetico.
Sciabolate di luci fendono le ombre della notte: sono i bagagli dei fanali delle centinaia di autocarri che vanno e vengono e che entrano ed escono dalle “spianate” della case coloniche per porre in slavo il bestiame, arriva a noi anche il gracchiare meccanico dei clacson.”…
…”Verso le tre e mezzo un cupo grosso tonfo: quasi tutta la spalla esterna dell’argine, sfaldata dall’erosione dell’acqua, parte: una fetta ci circa 50 metri di lunghezza.
Ora veramente ci rendiamo conto del pericolo che ci sovrasta!
E’ la vita che è in gioco! Altro che… metterci… a tagliare l’argine, come diranno il giorno dopo le voci ignare e incredibili!!!”...   
…”Raccogliamo i nostri stracci e le nostre armi e ci avviamo verso casa, pensando affranti a cosa accadrà tra pochi minuti o poche ore. Arriviamo press’a poco all’altezza della Possessione Benaglia (prossima alla Terza) ed ecco… siamo raggiunti da un grande boato..: tutti comprendiamo cosa sia accaduto, mentre trasaliamo. Un lembo del nostro cuore se ne è andato. Uno di noi borbotta in un sommesso dialetto:”Ragass..l’arsen l’è partì!.”

(tratto da “La storica, tremenda alluvione del 1951” di Bruno Gobbi)

SECONDA NEWS CRONACA ALLUVIONE A GUALTIERI (Tratto da: “ ALLUVIONE”  – di Serafino Prati)

I brani seguenti, tratti dal volume “Alluvione”, di Serafino Prati (giovane sindaco di Gualtieri ai tempi dell’alluvione) , narrano con drammaticità ma anche con serenità, dei giorni successivi alla fatidica notte in cui gli argini furono travolti dalle acque.

…“Dal momento della rotta, nei giorni seguenti, l’acqua si sparse con rapidità nella uniforme pianura rovesciando ogni ostacolo al suo passaggio e le zone più basse a valle vennero sommerse con maggiore frequenza. In piazza Bentivoglio fece la prima apparizione uscendo  a rigurgito dalle  fogne. Un prete, indubbiamente animato dal senso di cristiano fervore sociale, aiutato da pochi giovani parrocchiani, si affrettava a costruire coronelle con terreno scavato dalle aiuole del giardino, cercando di arginare fontanazzi che si erano creati di fronte alla chiesa di S. Maria della Neve. C’era da ridere a guardarli lavorare questi giovani, al solo pensare che l’acqua del Po entrava trionfalmente nella piazza da ogni lato e si divertiva a svalutare i loro sforzi, che non avrebbero approdato a nulla”…
…”Qualche giorno dopo incominciano a giungere dall’estero i primi concreti aiuti di solidarietà offerti ai paesi isolati, le prime barche vengono autotrasportate per via terra dalle zone limitrofe non alluvionate. Arrivano barche di ogni colore e misura; eppure son poche, nessun alluvionato vuole restare chiuso al primo piano per giorni e giorni, tutti anelano giustamente ad andare sull’argine a toccare con piede la terra asciutta che si vede da stare alla finestra, e allungando le mani si tocca, ma ci sta l’acqua di mezzo alta più di tre metri, troppo sporca e fredda per essere attraversata a nuoto?...”
…”Cresce l’onda e l’esodo della popolazione continua, incessante e paurosa come gli spettri della notte. Gli abitanti delle case coloniche di valle sono andati nei centri di raccolta in provincia per essere assistiti con amore. L’acqua come una ragnatela si alza metodicamente ed è arrivata a superare il primo piano. Andrà molto più su”…
…”non era pensabile che S. Vittoria, frazione del paese, venisse risparmiata dal continuo vomito del Crostolo. Essa venne invasa dall’onda al crollo degli argini del derivatore parmigiano Moglia e si estese ovunque senza direzione arrivando fino a Campo Ranieri.

S. Vittoria non era stata, per sua fortuna, allagata completamente come il capoluogo e come la sua laboriosa e prevalentemente agricola frazione di Pieve Saliceto. Di esso era rimasta scoperta una striscia di terra alla base dell’argine del torrente su cui l’intera Via Canale numerosamente abitata non venne toccata minimamente dalla massima piena. Su quel lembo di retroterra la vita continuava a svolgere le sue attività coi negozi di alimentari aperti al pubblico, i bar e gli altri indispensabili servizi di cui la vita civile gode i vantaggi”…
…”La gente di quella frazione, non totalmente sfollata, si era adeguata al nuovo sistema di vita. Non dimenticando i sacrifici dei propri avi, non perdendosi d’animo non si attardò a reagire meditando quel che doveva affrontare, realizzare, ed agì al centro di quel trambusto imponendosi alla cattiva sorte prontamente allontanando lo spettro dello scoraggiamento come era suo moto tradizionale, inalberando il motto di uno per tutti e tutti per uno, che anche in quello infausta contingenza maturava in ogni pensiero”…
..”E l’alba è spuntata nuovamente come se su questa fertile terra annegata in autunno, la felicità non fosse fuggita per paura di perire, quando gli argini si ruppero e le lacrime del popolo fiorirono come le esuberanti e profumate rose di maggio. E’ l’alba memorabile e meravigliosa di Natale!
La radio manda il suo saluto augurale agli sfollati di ogni zona alluvionata. A coloro che vorrebbero tornare a riunirsi attorno al desco  familiare ma ancora non possono.
Anche il Sindaco manda un particolare saluto augurale ai suoi concittadini emigrati e lo estende a chi è restato a passare i giorni monotoni ed esasperanti nelle proprie case misurando il calo delle acque, che defluiscono a passo di lumaca, come se non avessero voglia di andarsene oltre golena da dove erano venute con baldanzosa spumeggiante ira possessiva”…
…”E’ rimasta, a ricordare ai forestieri, ai turisti di passaggio, l’alluvione, una lapide di marmo, murata sulla facciata della Chiesa di Santa Maria della Neve, che guarda con malinconia le finestre del vecchio e massiccio palazzo Bentivoglio. Porta il segno tangibile di massiccia crescita dell’onda, la linea che s’è coperta con la nebbia  vaporosa da un alto strato di salnitro che ha acquisito il colore materiale dell’acqua melmosa e delle foglie gialle come il tempo che muore”…
…”Ma la collettività ha superato la prova del dolore, un bimbo nasce in una casa che fu abbandonata dai suoi genitori, un altro pioniere di sventure testimone e vecchio, lentamente muore guardando i figli che continuano a navigare sulla barca della vita…”

(tratto da “ALLUVIONE” di Serafino Prati, autore peraltro di altri libri storici e di un libro su Antonio Ligabue, il noto pittore di Gualtieri. Perciò di Serafino Prati & Gualtieri vi parleremo prossimamente in una rubrica specifica).   


TERZA & LAST NEWS CRONACA DELL’ALLUVIONE A GUALTIERI (di Orestino Raboni-
tratto dal periodico “Voci di Piazza” e relativo inserto : “ SPECIALE ALLUVIONE 1951)

IL CONTRIBUTO DI ORESTINO RABONI – TECNICO DEL MAGISTRATO DEL PO
“LA STORICA LOTTA CONTRO LE ONDE DI PIENA DEL PO”

<< Il grande poeta greco Esodo, nato in Boezia, osservando un giorno un corso d’acqua ebbe ad esclamare: “Non guardar mai la bellezza dell’acqua di perenni fiumi prima che tu abbia pregato”.
Parlare del Po e delle sue “alluvioni non è davvero impresa facile dopo che tanti e tanti studiosi si sono cimentati su tale argomento; studiosi, tecnici ed anche, occorre dirlo, praticoni alla ricerca di soluzioni più o meno miracolistiche del problema.
Pochi fiumi possiedono infatti una biblioteca ricca com’è quella del nostro maggior fiume e delle sue “scorribande”, sicché oggi si corre il rischio, parlandone, di ripetere cose dette e ridette da anni ed anni, se non da secoli. 
Eppure una rapida disamina “controcorrente” (per restare in tema) delle varie vicende accadute un tempo ed interessanti il “nostro fiume”, potrà forse presentare qualche interesse, qualche motivo in più di discussione.
Per arrivare al “dunque”; è necessario anzitutto dire come sia nato il Po, sia venuto costituendo il suo corso con la progressiva colmazione di questa propaggine del golfo adriatico detto appunto “golfo padano”, il quale è stato ed è tutt’ora recapito degli innumerevoli corsi d’acqua ch discendono dal versante alpino e appenninico, lungo i grande arco che dal fiume Mincio arriva al Panaro.

Del pari è noto come esso ancora risente nei vari stati idrometrici della diversità meteorologica e morfologica dei vari bacini elementari che lo compongono e come acquisti un carattere di fiume vero e proprio solo dopo la confluenza del fiume Ticino, alla “Becca”.
Non ripeterò qui certo tutto quello che è stato detto e scritto sulle piene del Po e dei suoi affluenti; basta rinviare il tutto in modo particolare agli studi del Servizio Idrografico per il PO ( estratti Visentini-Gherardelli-Canali-Rossetti ecc).
Solo due punti si intende mettere in evidenza perché di fondamentale importanza per quanto si dirà in seguito:  
1)- il carattere particolare di un’onda di piena del Po risultante di tante “onde” elementari, più o meno sfalsate nei tempi;
2)- l’azione che sul detto sfalsamento ha il diverso orientamento dei bacini elementari di contribuenza e il notevole volume di invaso, compreso fra le arginature maestre della “Becca” alla foce del fiume Mincio.
E’ infatti solo dopo tale sezione (quella della “Becca”, per intenderci) che il fenomeno delle piene del Po e del progressivo aumento dei livelli, comincia a diventare realmente preoccupante, e questo per la configurazione del Bacino Padano.
Si può affermare che dalla più remota antichità l’uomo, divenuto colono, ha lottato contro le piene del Po per difendere la propria capanna e le proprie ricchezze.
Dai primitivi cumuli di terra che recingeva le brevi oasi coltivate, disseminate nella immensa palude padana,  all’attuale organico sistema arginale che si svolge per centinaia e centinaia di chilometri dalla “Becca” al “Mare”, sono trascorsi migliaia di anni di storia, perché è solo dalla seconda metà del secolo XIX che veramente si possono considerare le piene del fiume Po definitivamente contenute da un sistema regolare e continuo che, con argini maestri, chiaviche di interclusione di colatori, argini di rigurgito lungo gli affluenti, delimita in modo esatto le zone lasciate alla espansione delle acque, da quelle definitivamente avulse.
E’ evidente che una tale  e profonda trasformazione delle condizioni di deflusso non poteva non determinare delle conseguenze sui livelli di piena ed infatti questi sono andati sempre più elevandosi, specie nella parte mediana e valliva del corso del Po. Ne è derivato la corsa ala rialzo delle arginature, le quali commisurate ai valori delle piene, si sono di volta in volta dovute rialzare, in taluni punti da un metro anche a due.
Ma l’evento di piena massima richiede la partecipazione di tutto il bacino scolante ( che come è noto è di ben oltre 70.000 km/q), la sola Regione Piemonte non riuscirà mai a determinare una piena pericolosa nel medio e basso Po, come non vi riescono la Regione Lombardia ed Emilia prese singolarmente.

Siccome non può escludersi il verificarsi di un evento, sia pure raro, in cui la successione delle precipitazioni sia tale da determinare lungo il corso, dalla “Becca” a Revere-Ostiglia la coincidenza del colmo di piena con quello viavia di tutti gli affluenti lombardi ed emiliani (alta marea inclusa), si deve ritenere possibile il verificarsi di valori di portata massima superiori di 3 ed anche 4 mila mc/sec. Ai valori riscontrati nella piena dl 1951, così appare la portata registrata di 12.500 mc/sec. Notevolmente in difetto.
Queste considerazioni, mentre confermano la estrema difficoltà, se non l’impossibilità (malgrado le sofisticate apparecchiature esistenti) di fare previsioni attendibili sulle altezze di piena del fiume Po, devono avere la loro importanza trattando della difesa degli abitati.
Una cosa non è certa: che una piena quale quella del novembre 1951 ( con tutti gli affluenti contemporaneamente in forte piena), non poteva essere contenuta e doveva fatalmente “rompere” in destra o sinistra, nel punto cioè che aveva trovato il più debole (nel parmense, Sacca, Mezzani Superiore e Mezzani Inferiore, in provincia di Rovigo a Santa Maria di Occhiobello).    
Dopo la grande alluvione del fiume Po che allagò Gualtieri ( e dintorni) nel 1765 a seguito dlla rotta dell’argine maestro all’altezza della strada che conduce alla località “Livello”, e il verificarsi di due piene importanti nel maggio e nel novembre 1926, nonché del novembre 1945 e del maggio 1949 con valori delle portate massime assai vicine a quella del novembre 1951, mai più si sarebbe pensato che Gualtieri, le sue frazioni di Santa Vittoria e Pieve Saliceto, nonché Paesi limitrofi come Boretto, Poviglio ecc., venissero alluvionati dall’affluente più modesto del Bacino Imbrifero del fiume Po ( e per giunta per rigurgito) dal Torrente Crostolo con una “rottura” del suo argine sinistro, dovuta a “sormonto”.
Non per filtrazione dunque, attraverso il “corpo” o la “base” dell’argine, o più semplicemente per il suo “sfiancamento”, ma si ripete, per “SORMONTO”.
“L’acqua, creatura senza quiete… al cui furore non vale alcun umano riparo e se vale non permanente”.
In questo modo si esprimeva Leonardo da Vinci nei confronti di una “piena” del fiume Arno in Firenze.
A questo modo devono aver pensato anche i miei “compaesani” che abbandonarono l’argine del Torrente Crostolo e corsero alle loro abitazioni per trasportare le “masserizie” più in alto possibile.
Mancanza di coordinamento?
Le conseguenze di tale “Sormonto” si sono manifestate di lì a poco nella rotta dell’argine sinistro allagando gli abitati ed i territori circostanti di ben cinque Paesi con le loro frazioni.
Bastavano poche ore di costante e tenace intervento nel proseguimento di una capace “coronella” ( già iniziata) per evitare la “TRAGEDIA”.
Di chi la responsabilità?
Dell’Ispettore Capo del Circolo Superiore di Ispezione per il Po che presiedeva, per legge, ai servizi di piena, con gli Uffici Rivieraschi del Genio Civile, con i Magazzini Idraulici e con i principali Cantieri di sistemazione del Po stracolme di attrezzature idonee?
O la colpa poteva essere di S.E. il Prefetto di Rggio Emilia che rispondeva alle telefonate del Sindaco di Gualtieri che non poteva fare nulla?
O era colpa di chi ( ma chi?) dirottava i mlitari presenti sul posto e gli operai delle “Reggiane” anch’essi accorsi ad evitare il pericolo, sulla sponda destra del Crostolo, in territorio guastallese, anche se da quella parte non si manifestava alcun pericolo?
Siamo in Emilia, in una Regione che da un po’ di tempo a questa parte fa parlare di sé, non tanto per la sua “operosità” o la bellezza delle sue “donne” quanto per il risveglio ( tardivo, se si vuole) delle COSCIENZE: quindi non mi resta che credere in un risveglio “tardivo” anceh per sapere , una volta per sempre, la verità.
CHI SA PARLI!

( Contributo di Orestino Raboni – Tecnico del Magistrato del Po)

EXTRATIME by SS/ La cover come tutta la fotogallery (in tutto 12 foto) è di per sé eloquente dei problemi che la Grande Alluvione del 1951 ha creato a tutto il territorio di Gualtieri e della Bassa Reggiana- Parmense.  Una tragedia magari meno nota, ma sicuramente simile a quella che ha messo ancor più in ginocchio il Polesine e di cui vi parleremo nelle prossime puntate, con TESTIMONIANZE da tutto il territorio polesano (tra cui una speciale di Don Mario Qualdi,  che però pubblicheremo tra i Polesani nel Mondo vista la ‘caratura’ storica del personaggio) .



Sergio Sottovia
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