Héctor G. Sottovia ‘“Se hace camino al andar” sui misfatti dell’Argentina anni ’70 , con testimonianze dirette, nel suo libro “Relatos de una guerra no declarada”/ Sui ‘desaparecidos’ e battaglia di Manchalá – Tucuman 1975


Nel dorso della copertina del libro che sarà presentato il prossimo 15 marzo 2024 in Argentina c’è scritto così:<< En este libro Guillermo Hector Sottovia retorna el tema que abordava en “Argentina no me olvides” : una epoca de nuestra historia recente, los anos ’70. A partir de diàlogos con quienes vivieron aquel tiempo doloroso para nuestro pais, nos presenta relatos de gran intendidad emotiva desde las vivencias y la propia voz de sus proyagonistas. En todos ellos,  apesar del dolor, de las secuelas  fisicas y psiquicas quel es dejara esa guerra no deseada, existe un mismo mensaje: el orgullo de haber servido a la patria y el deseo de reconocimiento y justicia, sin odio ni condenas.>>.

Anche per questo , dopo avervi già proposto qui su www.polesinesport.it la promotion del primo libri scritto da Héctor Guillermo Sottovia, “Piloto Comercial de 1^ Clase, Instructor en CRM y FF.HH. , Abogado egresado de la IUPPA” , ( come sinteticamente descritto in cover book) , vi proponiamo ... quanto scrive tra ‘introduzione e prologo’ in lingua originale  lo stesso AUTORE, nel suo secondo e terzo libro che peraltro ci presenta così in lingua italiana, anche perché Héctor Guillermo l’ho incontrato la primavera scorsa a San Lorenzo in Banale , luogo di origine da dove ‘emigrarono’ i suoi antenati in Argentina, la sua ‘patria’ , a cui Hector G. Sottovia si rivolge così per  non ‘dimenticare quanto è là successo negli anni Settanta:<< Caro Sergio, non hai idea di quanto sia importante che le vittime li conoscano.  Io, come vi ho detto, non desidero né aspiro a nulla di più che avere il privilegio di contribuire un po' alla storia, alla verità e alla giustizia, lasciando sempre da parte il mio orientamento politico, a volte difficile per me, ma necessario, per ragioni di equilibrio e obiettività.

 Grande abbraccio.  A nome di tutte le vittime nascoste dai diversi governi del mio Paese.

 Grazie,  Guillermo>> 

E dopo la mia disponibilità a promuovere anche questi suoi recenti Libri , frutto del suo impegno pro ... VERITÀ utile pro ARGENTINA, ma anche PROTOTIPO in questo MONDO dove la verità è spesso DESAPARECIDA... lo stesso AUTORE ci ha trasmesso questo sul ‘lungo pensiero-mission’ pro verità e perché la ...Memoria di quanto successo in Argentina insegni a vivere in maniera più giusta il presente e il nostro futuro....

 

ECCO IL TESTO COMPLETO TRASMESSOCI DA HECTOR GUILLERMO SOTTOVIA SUI “FATTI STORICI” AVVENUTI IN ARGENTINA NEGLI ANNI SETTANTA E “RACCONTATI” NELLE INTERVISTE E TESTIMONIANZE PUBBLICATE NEI SUOI DUE RECENTI LIBRI 

<< Caro Sergio,  Qui vi invio una breve rassegna di quelle che saranno le storie di una guerra non dichiarata.

 Nel mio primo libro, “Argentina Non ti scordar di me”, venivano raccontate le storie in prima persona di coloro che furono vittime di azioni di guerriglia terroristica eversiva, "qui", in territorio argentino tra gli anni '60 e la fine degli anni '70.

 Questa guerra interna che ha dissanguato il Paese ha lasciato un bilancio di 7.800 dispersi causati dalle azioni della dittatura argentina e un totale di 21.200 vittime causate dalle organizzazioni terroristiche sovversive che operavano nel nostro territorio.

 Come vi ho detto, il primo libro racconta in prima persona le storie delle vittime o delle loro famiglie.

Questo secondo libro affronta le storie dei soldati che dovettero combattere sulle montagne di Tucumán, nella provincia di Tucumán, provincia che la sovversione attraverso organizzazioni terroristiche armate intendeva separare dal nostro territorio argentino, per la quale dispiegò un totale di 3.000 uomini. delle montagne, uomini che iniziarono ad operare a metà del 1974, schierandosi nel sud di quella provincia e poi spingendosi più nel nord del nostro paese, parallelamente a ciò, avevano presentato una petizione all’ONU per dichiarare Tucumán zona liberata.

Attentati, rapimenti ed estorsioni avvennero in tutto il territorio nazionale argentino, il nostro Paese era diventato un bagno di sangue.

Nel 1975, la presidente costituzionale María Estela Martínez de Perón firmò il decreto 261/75 che ordinava alle forze armate di annientare e sterminare le organizzazioni sovversive che operavano nel nostro territorio nazionale.

Di tutta questa lotta, i miei due libri cercano di mostrare un lato della medaglia, che non è mai stato mostrato al mondo.

 Molti dei soldati che combatterono a Tucumán furono poi dimenticati e consegnati alla mercé di Lucifero.

Uno dopo l’altro, i governi democratici si sono presi la responsabilità di mettere a tacere le loro storie.

 Come esempio concreto della malvagità di questi uomini, ti dico che una delle battaglie più forti che si verificarono durante quell'operazione a Tucumán fu la attaglia di Manchalá.

Il combattimento di Manchalá fu uno scontro armato tra membri dell'Esercito Rivoluzionario Popolare - ERP - e l'esercito argentino, avvenuto il 28 maggio 1975 a Manchalá, vicino alla città di Tucuman, nel Río Colorado.

 Lì, 7 soldati e due sottufficiali hanno trattenuto 200 terroristi che li hanno attaccati mentre stavano svolgendo compiti umanitari per riparare una scuola in mezzo alla montagna.

 In conseguenza di ciò e del coraggio dimostrato, fu eretto un monumento commemorativo, che con l'avvento della democrazia fu demolito nonostante le proteste dei soldati che combatterono quel combattimento.

 Poi ci furono cause legali e il governo fu costretto a ricostruire il monumento. "BEN MERITATO COMUNQUE".

 Come vedrete, del nostro Paese, della sua storia e del suo andirivieni si sa poco, e lo si sa solo a causa della grande menzogna delle 30.000 persone scomparse", poiché solo 7.800 sono state provate in modo attendibile.

Lo conferma Luis Roberto Labraña, "ex membro dei Montoneros, sovversivo", che fu l'inventore di quel numero e che ormai da molti anni lavora per e per le vittime che hanno abbandonato queste organizzazioni.

 Confermato anche dall'ex deputato Fernandez Meijide, ha il dolore di essere la madre di una persona scomparsa e lo stesso rapporto finale della CONADEP lo sostiene.

 RIASSUMENDO: 

Sia Argentina Don't Menolvides che Tales of an Undeclared War tentano di:

 1. Metti luce e verità complete.

 2. Senza ideologie politiche e riconoscendo che 1 persona scomparsa vale quanto 1.000.000.

 3. Mostrare al mondo che in Argentina esiste un'altra storia documentata per coloro che vogliono saperlo.

 4. Salvare l'onore di tanti che hanno combattuto un sistema di terrore che voleva essere imposto con la forza e che non prevedeva danni collaterali.

Molti uomini che dovettero combattere in montagna e nelle città in seguito si suicidarono.

 Gli abitanti di Tucumán riferiscono che nella loro provincia avevano un piccolo Vietnam, al punto che la Compania de Monte Ramón Rosa Jimenez, "braccio armato dell'ERP, prese la città di Santa Lucía a Tucumán e uccise 17 civili, tra cui Saraspe , un macellaio e un poliziotto.

 Voglio diffondere la verità e interessare molte persone.

 Penso che sia giusto e necessario.

 Ti manderò alcune cose che potrebbero aiutarti.

 Non aspiro ad altro che ad essere uno strumento di verità, con il mio piccolo contributo.

 Non desidero altro per me stesso che sapere che il mondo ha sollevato il velo delle bugie e dell'oscurità.

 Abbraccio fraterno. / Guillermo

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PRIMA APPENDICE NEWS  ( by libro  “RELATOS DE UNA GUERRA NO DECLARADA” ) INTRODUZIONE / INTRODUCCION

 

Introducción

A veces.

A veces los recuerdos y las imágenes nos llegan de golpe. No sabemos por qué pero se presentan así y es imposible evitarlo.

Hoy, en esta tarde fría de sábado, eso mismo me ha ocurrido.

He vuelto de golpe al 31 de marzo del 2023, a las 19 hs; la imagen de aquel joven conscripto de ayer, hoy hombre hemipléjico a causa de una bala subversiva acude con persistencia a mi memoria.

Él, con lágrimas en sus ojos me agradece otra vez el trabajo realizado por las víctimas en mi primer libro, y me pide que no los olvidemos.

Jorge Fernández, Jorgito, como lo llamo yo cuando conversamos, uno más de aquellos soldados que lo entregaron todo sin pedir nada a cambio.

Rogelio Mazacote, Pepe el Manchalero, Agustín Luna y Hermindo Luna, cuyo grito de guerra se ha transformado en mi norte y me anima con su ejemplo ante cualquier situación adversa que pueda presentarse en mi vida, porque el ¡Aquí no se rinde nadies, mierda!, es más que un grito de guerra, es una orden impartida por un Héroe de la Patria.

Es un sentimiento visceral que me impulsa con intensidad a no arrodillarme jamás ante nada o, si caigo, a levantarme de inmediato.

Y si llegara el momento en que el destino se tornara contra mí… ¡peor para el destino!

Las lágrimas del hombre que representa a todos aquellos que pelearon la guerra de los ‘70, hoy me han emocionado tanto como ayer y vuelven a recordarme que hay héroes no reconocidos, olvidados, vitu perados, rechazados.

No los olvidaremos, ni olvidaremos a tantas víctimas inocentes producto de la soberbia armada de aquellos días.

Tenemos un compromiso inquebrantable que no debe ni deberá incluir egocentrismos ni ambiciones individuales, solo la satisfacción del deber cumplido. La íntima satisfacción de haber dado lo que podamos por la Verdad y la Justicia, sin omisiones.

Nuestro compromiso es: mantener viva la memoria de nuestros hermanos asesinados

SECONDA APPENDICE NEWS ( by libro  “RELATOS DE UNA GUERRA NO DECLARADA” ) /  AGRADECIMIENTOS

Agradecimientos

Me gustaría agradecer a uno por uno, pero con seguridad caería en el olvido de alguien, o de muchos, y es que no solo aquí en Argentina me han dado apoyo, también lo han hecho desde el exterior.

Concretar mi proyecto de publicar ha sido una ardua tarea con muchas satisfacciones y algunos contratiempos, pero quien hace, también lidia, se frustra, se cae y vuelve a comenzar.

Mi agradecimiento entonces, a todos los que han colaborado de una u otra manera, poniéndose a disposición, no mía, sino de nuestros mártires y héroes para permitirnos conocer sus historias.

Somos un equipo, pues una sola persona no puede hacer todo, es indispensable delegar a veces y también aceptar la ayuda de otros.

Dejar participar y dejarse ayudar es crecer uno mismo con el aporte de otros.

Gracias a todos.

Aquí, en Argentina,

en la Gran Bretaña,

en Italia,

en España.

Y gracias a quienes lean estas historias, se interesen en ellas y quieran contarle a otros que todo esto en verdad ocurrió y es parte de una verdad incompleta hasta ahora.

Entonces, también a vos lector, te entrego este testimonio vivo de los que pelearon, de los que murieron, para que como el viento o el mismo mar indomable lleves estas historias y las difundas hacia los cuatro puntos cardinales de la tierra.

( Bloqueado ) 

 

TERZA APPENDICE NEWS ( by libro  “RELATOS DE UNA GUERRA NO DECLARADA” )/ PROLOGO

Prólogo

Hoy, 24 de septiembre del 2023, estoy sentado aquí, frente a mi PC dispuesto a escribir. Como siempre digo: No sé si soy escritor; sí sé que soy una persona que necesita transmitir una verdad que fue callada durante mucho tiempo.

Mi primer libro, “Argentina no me olvides, la otra cara de los ‘70” ha sido un viaje intenso hacia un pasado reciente y violento de nuestra Patria. En cada una de las presentaciones realizadas he tenido que pedir disculpas pues en algún momento no pude seguir hablando, un nudo se instalaba en mi garganta y mis ojos no veían con claridad; húmedos de emoción sacaban el dolor que yo sentía al recordar una y otra vez a mis hermanos asesinados por los distintos grupos que actuaron con violencia durante los años ‘60 y hasta finales de los ‘70.

Ahora quisiera contarles las transformaciones internas que se han dado en mi propio espíritu, cosas que uno como ser humano no puede ni podrá manejar pues se dan solas.

Así, he cosechado vínculos y amistades. Algunos lograron, creo, modificar mi perspectiva sobre este tema, y otros me sorprendieron, 

incluido mi propio libro el cual tenía perfectamente estructurado, pero luego de su publicación y de presentarlo en la Feria Internacional del Libro 2023, en Editorial Dunken, en el COFA (Centro de Oficiales Retirados de las Fuerzas Armadas), en la Feria Internacional del Libro de Neuquén y habiéndolo hecho conocer también en Europa, vine a descubrir que él había tomado el mando conduciéndome sin que me diera cuenta por caminos que nunca hubiera pensado recorrer. A su vez, esos mismos caminos iban a conducirme a otros que estarán reflejados en las siguientes páginas, las cuales serán testimonio vivo de quienes vivieron aquellos años, y les pido que perdonen si llegaran a leer malas palabras o si la crudeza y el desgarro les lastima muy por dentro, pero “Relatos… relatos…” no tiene filtro, así como la verdad y la vida tampoco.

Cumplido aquel sueño de publicar mi primer libro, de inmediato surgieron en mí nuevas ideas, por ejemplo realizar un viaje a Europa, a la vez que una poderosa fuerza invisible me impulsaba a difundir, difundir también allí en el lejano continente el desgarro interno de gran parte de un país, el nuestro, los sentimientos y vivencias de quienes fueron actores y testigos presenciales de esos días. Fue así que el 19 de julio del 2023 partía con mis remeras que llevaban escrito en castellano y en el idioma del país que visitara la siguiente inscripción:

EN ARGENTINA HAY 21.200 VÍCTIMAS POROVOCADAS POR LA SUBVERSIÓN QUE AÚN ESPERAN POR JUSTICIA.

Visité el Reino Unido, Francia e Italia, sembrando la otra verdad, la que allí no se conoce, y algo de éxito creo que he tenido pues un periodista interesado en el tema hizo un artículo al respecto, y el libro trascendió a Alemania, Inglaterra y España.

A mi regreso continué con mis actividades diarias pero en el ínterin conocí a Lorenza Ferrari, madre de Laurita Ferrari asesinada por una bomba montonera. Firmé un ejemplar para ella, por cierto con una emoción de mi parte difícil de explicar y casi al mismo tiempo fui invitado a una ceremonia conmemorativa que se realizaría en la Legislatura Porteña en homenaje a las víctimas de la subversión, donde volví a encontrarme con ella.

Irían encadenándose luego una tras otras las distintas situaciones, por ejemplo una segunda entrevista con Luis R. Labraña con el fin de realizar un breve video por nuestros hermanos muertos.

Poco tiempo después recibía dos audios, ambos de soldados veteranos de la lucha antisubversiva, tan fuertes como breves.

La conjunción de esta cadena de eventos sumada a la pasión y el sentimiento de pertenencia que siempre tuve, dieron por resultado mi determinación para encarar este segundo libro. Una obra que escribo con clara conciencia de que no me pertenece; es de aquellos héroes que están y de los otros que ya no. Pertenece a ellos y a todos, a la Patria y a la historia.

A diferencia de mi primera producción, encontrarán aquí relatos brevísimos pero plenos de poderosos sentimientos y de una fuerza tal que bastarán segundos de lectura para que cada uno de ellos les conmueva y estremezca hasta lo inimaginable.

Otros serán más extensos como los de mi obra anterior, el lector encontrará algo distinto, algo adicional, un hilo conductor entre estos relatos y otros que le seguirán y que lo harán pensar y repensar al mismo tiempo que estremecerse.

Nos internaremos en el monte del norte argentino para que el relato de esa guerra que ninguno de nosotros ha visto nos llegue directo de boca de sus actores, pero también en una guerra sucia librada en las ciudades, que dejó miles de víctimas inocentes.

El tiempo apremia; yo siento que debo avanzar atento a lo que un día me dijera muy dolido Agustín Luna: “Habrá un día no muy lejano Guillermo, en que seremos olvidados y ya nadie se acordará de lo que hicimos, de lo que pasó”.

No señor, eso jamás pasará; tomaremos sus historias, las difundiremos a como dé lugar, llevándolas a conocimiento de las futuras generaciones, para que sepan que hubo héroes de los ‘70 y también víctimas de un dolor que no cesa; que es en vano el intento de acallar las voces que no callarán nunca, pues no puede detenerse al viento ni dominar el mar, al fin la Verdad y la Justicia siempre triunfan.

De todas maneras no soy quién para marcarles el camino, serán ustedes los que descorran el velo y lo transiten a través de las siguientes páginas y junto a ellos.

( Héctor Guillermo Sottovía / Bloqueado ) 

 

QUARTA APPENDICE NEWS ( by libro  “RELATOS DE UNA GUERRA NO DECLARADA” )/ RIFLESSIONI CONCLUSIVE DELL’AUTORE

Mi exclusivo momento de reflexión

Es mío y es lo único que pido: un momento para que ahora, pueda ser yo quien comparta mis pensamientos sin intermediarios.

En este camino que emprendí sin saber si llegaría a alguna parte, coseché valiosas experiencias; también aprendí y aprehendí muchas cosas.

Siento que a mis cincuenta y nueve años, es decir con más de la mitad del camino recorrido en este mundo, nuestra patria y nosotros mismos poco hemos cambiado.

Persisten los conceptos inamovibles, los deseos de venganza y, en un punto, pienso que es necesario “detener la pelota” en medio mismo del partido, para pensar y repensarnos.

Llegué a esa conclusión cuando tuve la oportunidad de entrevistar a Luis Roberto Labraña, un ex montonero.

Somos hoy un producto bien acabado del ayer, un ayer que no está tan lejos, está apenas a cincuenta años de este 2023.

¿Cuántas cosas han pasado bajo el puente de la historia patria?

¿Cuánto tiempo más deberemos ver pasar las oportunidades dejándolas ir por puro rencor o por egocentrismo?

En cada uno de mis libros he tratado de transmitir eso que se llama esperanza, esperanza de lograr una paz final y duradera para las futuras generaciones, tratando de susurrar que hay un norte para todos, porque todos somos argentinos.

Y susurro porque no estoy en posición de aconsejar, sugerir o demandar, puesto que he sido y soy uno más del montón, con la única diferencia que en el camino se me ha dado la oportunidad de abrir un poco más mis ojos, mis oídos y mi corazón

Si esa sangre que ha sido derramada durante aquellos años sirve para que encontremos un camino que nos lleve a la victoria como Nación, entonces esa sangre no habrá sido derramada en vano.

No quiero arremeter contra molinos de viento, no quiero caminar en soledad.

Este trabajo de escribir, no contempla solo al objetivo de narrar los hechos de nuestro pasado cercano, apunta a dejar algo positivo, algo que quede para los que vendrán, para las nuevas generaciones.

No puedo negarlo, de adolescente sentía sin ningún tipo de cuestionamiento, un odio visceral a todo lo que se pudiera considerar “de izquierda”, sus organizaciones y sus simpatizantes.

Me sentía atacado, sentía el terror de no saber en qué momento me dirían que mi padre había sido asesinado.

Muchas fueron las noches de espera en vano, sin poder comunicarnos con él.

Fueron tiempos difíciles, de miedo, a la deriva y sin rumbo cierto, de no entender cómo ni por qué.

Es curioso cómo la vida nos enfrenta a situaciones que nos hacen al menos repensar lo que antes dábamos por seguro. Es aquí donde mi experiencia personal quizá pueda servirle a alguien que ha sido o aún sea tan duro como yo lo fui para cuestionar algunas cosas que quizá no hayan sido tan así como pensaba…

Comencé a replantearme o repensar algunos temas a partir de la elaboración de mi primer libro, “Argentina no me olvides”, y surgió como consecuencia de algo que le escuché decir a Silvia Ibarzábal: “Es necesaria la concordia, que no significa ser amigos, sino poder mirar de una vez por todas hacia adelante, “tantas muertes en vano”.

Otras palabras que quedaron grabadas en mi mente fueron las del Teniente Coronel Rodolfo Richter: “Me gusta combatir, yo fui con alegría a Tucumán, por eso nunca condené a los que me hirieron. Los que enfrenté no eran asesinos por la espalda, no eran mafiosos, no eran ‘pone bombas’, eran combatientes, por eso a los que pelearon del otro lado, allá, en el monte tucumano, no los condené”.

Sin embargo, en ese momento, le respondí que ellos fueron los que iniciaron una guerra que nadie había pedido y que su máxima agresividad se había producido durante un Gobierno Constitucional, elegido por el voto popular en democracia, pero no contentos con ello, luego de muchos años y terminada esa guerra de los ‘70, habían vuelto a las andadas con el famoso ataque a La Tablada.

En las varias entrevistas que hicimos con Luis Roberto Labraña, una vez me dijo que ambos bandos estaban convencidos de que lo que hacían lo hacían por la patria, y esto, luego me lo reconfirmó un veterano de la lucha antisubversiva.

Lorenza Ferrari, la madre de Laurita Ferrari, a sus jóvenes noventa y tres años, solo habló de “justicia y esperanza por ver una patria grande”.

A mí me cuesta… No voy a mentir en eso, me cuesta olvidar, me cuesta dejar ir, pero al mismo tiempo y en cada uno de los casos que aquí están registrados advierto que no hay odio, o mejor dicho pareciera no haberlo, solo el pedido de humana justicia, una ecesidad de ser reconocidos, tanto en unos, es decir los que combatieron, como en los otros, los que fueron víctimas de las organizaciones armadas de los ‘70.

Aunque me cueste reconocerlo, aceptarlo, si ellos, los que combatieron por la patria contra las distintas organizaciones, y también la mayoría de las víctimas o sus hijos, han optado por la paz, quién soy yo para violentarme; no puedo ni debo pasar por sobre ellos, pero sí puedo y debo luchar por una verdad completa, una patria mejor y una historia digna para los que vienen, sin mentiras ni omisiones.

“Se hace camino al andar”.

( Bloqueado ) 

 

EXTRATIME by SS/ In cover e nella fotogallery le immagini delle copertine dei Tre-Libri-Tre scritti da Hector Guillermo Sottovia, con la passione della verità e con la ‘umanità’ che meritano tutti gli uomini del mondo, da qualunque parte si trovino ‘collocati’ nella Grande Storia della vita.

Aggiungo solo un fatto relativamente alla pubblicazione di questo ‘ultimo libro’ scritto dall’Autore: ho voluto prima leggere e rileggere tutte  e TRE le Presentazioni-Prologo e Considerazioni finali pubblicate su ogni libro, grazie anche al fatto che lo spagnolo , per capirlo ( lo so, sto esagerando) basta leggerlo pensando al nostro dialetto veneto ( per questo ho pubblicato i testi originali di H.G.S. ) , peraltro terra di tanti emigrati in SudAmerica  tra Argentina e Brasile e per i quali ho già raccontate più di qualche loro Storia qui su questo sito.

 

 

Hector Guillermo Sottovia & Sergio Sottovia

www.polesinesport.it