Il Polesine del XX SECOLO attraverso lo sport/ SECONDA PARTE


E DAGLI ANNI 50 LO SPORT “POVERO MA BELLO” RITORNA PROTAGONISTA
I giovani ‘sprigionano’ energie sempre e comunque. E lo sport è la loro ‘strada principale’. Così pur nella miseria del dopo-guerra, anche il cuore dei polesani ritrova il suo ‘quotidiano vivere sportivo’ , tanto che presto ritornano ad esserci i relativi campionati ufficiali nelle varie discipline.

E il calcio, il ciclismo , l’atletica sono in prima fila , lanciando nuovi campioni. Sono tanti i calciatori che passano per il Polesine prima di ‘spiccare il volo’ verso i grandi stadi delle serie A e del mondo professionistico. A titolo esemplificativo citiamo Celestino Celio che da San Martino di Venezze è approdato al Padova del paron Rocco prima di giocare anche nel Genoa, nel Milan del trio Gre-No-Li e nella Roma, ritornando al Padova flirtando anche un flash da allenatore nel Rovigo.

E poi chi non ricorda Guido Ferracin, il pugile di Villamarzana che nei pesi gallo conquistò addirittura il titolo europeo battendo a Manchester , a casa sua nel 1948, l’inglese Peter Kane? Ma per fortuna che c’è ‘You tube’…
E poi Enzo ‘viso d’angelo’ Correggioli, sempre frutto della palestra del maestro Strozzi, in Via Trieste a Rovigo, che fu campione d’Italia nei piuma, dal 1946 al 1948 e che , dopo aver appeso al chiodo i guantoni nel 1953, fu allenatore  prima a Rovigo e poi a Padova.

Ma a titolo esemplificativo e a dimostrazione che anche in tempo di guerra il Polesine era un ‘crocevia sportivo’ da base di lancio, segnaliamo ‘uno per tutti’ il grande Aldo Ballarin il chioggiotto approdato all’Adriese insieme al fratello Dino  e poi passato al Rovigo 39/40 in serie C assieme al fratello Dino. Epoca di guerra con Aldo Ballarin alla Triestina fino al 1944 , per poi passare al Grande Torino da protagonista in granata e in azzurro con la Nazionale di Pozzo, fino al famigerato 4 maggio 1949 in cui l’aereo di ritorno da Lisbona si schiantò contro la collina di Superga, ai piedi della Basilica.

E purtroppo dalla Grande Storia del Calcio,  quel giorno i due polesani d’adozione Aldo e Dino Ballarin, passarono  direttamente nella leggenda lasciando nel pianto tutta la ‘grande famiglia degli sportivi’ . Storie di epoca bellica e post bellica, quando anche Zoppellari da Lendinara girò l’Italia nei grandi stadi, giocando con la maglia della Ambrosiana,Fiorentina, Modena, Bari, Vicenza, così come Cattozzo da Rovigo fece nel Treviso, Bologna e Atalanta. Ma come tanti fecero andando a giocare là nel Sud, tra Foggia, Cava dei Tirreni, Salerno, Potenza, Cosenza, Bari, ma anche Palermo e Canicattì.

E furono davvero tanti quelli che, partendo da Adria e Contarina, da Rovigo e Castelmassa,  ‘provarono’ nella Spal e nel Padova, nel Vicenza, nel Verona e nel Venezia prima di ‘accontentarsi’ del Bolzano o del Merano, del Lecco o del Como, praticamente in un periodo storico che durò …quasi trent’anni.
Perché la Guerra aveva lasciato il segno. Era stata una disgrazia immensa per tutti, e il Polesine prevalentemente agricolo era più in disgrazia di altre zone.

Come non bastasse, poi arrivò un’altra calamità, stavolta naturale: la Grande Alluvione del 1951, quando tutto il Polesine andò sott’acqua e tanti partirono per il triangolo industriale Torino – Milano – Genova, scappando dalla miseria e purtroppo anche dalla famiglia e dagli amici.

In un periodo in cui la Rugby Rovigo regalava al Polesine degli anni 50 tre scudetti da ‘resurrezione’. E’ stato così per Rino De Togni ( da Baruchella come i nonni di Altafini emigrati in Brasile) approdato al Novara di Silvio Piola, è stato così per Nini Costantini approdato al Napoli del ‘comandante’ Lauro.

E’ stato così anche per mio fratello Luciano, atletico, pallavolista, bocciofilo, che nel 1959 ha sposato la compaesana Carmen, ma è andato a cercar ‘più fortuna’ in Australia. Tempi duri per gli emigranti polesani ed italiani, ma ‘fratello Luciano’ anche in Italia era un bocciofilo specialista nel tiro al volo, così là in Australia oltre al lavoro ha trovato nientepopodimeno che il ‘perfet game’ nel ten pin bowling, cioè gli inarrivabili ‘300 points’, a Chatswood ( NSW, data bowled June 1965), cronologicamente il primo di una serie che poi allungò la lista dei Tenpin Sydney Records.

Erano i tempi delle ‘strade polverose’. Il ciclismo era quasi ancora quello epico d’inizio secolo, passione popolare immensa e al Giro e al Tour si vinceva ancora per distacco sia in pianura che sulla grandi montagne. Era il ciclismo dei ‘Campioni della porta accanto.

Perché la bicicletta era il mezzo di trasporto più comune ( o quasi…) e così era bello e normale organizzare le corse, con la partecipazione anche in Polesine dei ‘Grandi Campioni. A Lendinara c’era la Scuderia Chinaglia, a Rovigo la Mantovani, ad Adria la Liberi Ciclisti 

Ma soprattutto con Gino Bartali e Fausto Coppi (in foto col padovano Benvenuti winner Giro del Polesine) era ritornato in auge il ‘Grande ciclismo’ dell’epoca di Guerra, Ganna e Girardengo e del polesano Lauro Bordin d’inizio secolo, il corridore - artista perché fotografo dalla ‘zazzera bianca’ anche a Lascia & Raddoppia con Mike Bongiorno.

Storie sportive che in Italia sono passate dalla radio alla televisione nel 1954, mentre a partire dal 1962 il satellite ha cominciato a diffondere le immagini in mondovisione.

Senza contare che di lì a poco, il 21 luglio 1969, la navetta spaziale ‘Apollo 11’ avrebbe portato per la prima volta l’uomo sulla luna ( anzi il trio Neil Amstrong, Michael Collins, Edwin ‘Buzz’ Aldrin, tre sportivi speciali).

Era orma l’esplosa la ‘nuova rivoluzione industriale, quella delle telecomunicazioni, che da qui al Terzo Millennio avrebbe sempre più cambiato anche il modo di fare sport, visto che l’interesse mediatico avrebbe sempre interessato gli sponsor, e di conseguenza anche …le regole sportive.

Era il ‘nuovo ciclismo polesano’ di Dario Mantovani che fu campione d’Italia nei Dilettanti (con la squadra di papà Giuseppe, che in foto è con Tullio Biscuola e con Maci Battaglini).

E poi di Benito Pigato da San Martino di Venezze che fu Campione d’Italia nella 100 km a squadre (nel 1967 e 1968, in trio con Bazzan, Braggiotto e Biondi suoi compagni di squadra nella Mantovani) , quindi da ‘azzurro’ medaglia di bronzo ai Mondiali in Olanda e alle Olimpiadi di Città del Messico 1968.

Era quello l’anno della ebollizione studentesca e sociale, appena dopo quel boom economico che tra l’altro aveva visto il polesano Antonio Bisaglia entrare nella ‘stanza dei bottoni’ da ministro nel 1963 dell’Agricoltura, quindi delle partecipazioni Statali  e poi dell’Industria, ma che nel 1966 aveva visto ancora una volta il Delta del Po vittima di un grave evento alluvionale.  

Perciò Pigato (una famiglia di campioni, come la Isabella nel salto in alto e la Sandra nella scherma) è diventato il secondo olimpionico raccontato dal sottoscritto, nella TOP TEN degli Olimpionici & Gentlemen.  Precursore di quel Renzo Bulgarello che nel canottaggio è stato capovoga dell’Italia alle Olimpiadi di Monaco 1972. 

Un periodo d’oro anche per il polesano Giorgio Rosatti da Polesella che nel tiro al piattello ha impinguato un ‘palmares’ strepitoso, fatto di tante medaglie europee e della medaglia d’oro nel tiro al piattello a squadre conquistata nel 1969 a San Sebastian in Spagna.

E se il geometra di Polesella, che poi ha progettato l’impianto del tiro a volo a Rovigo, non è andato alle Olimpiadi è stato solo perché davanti a lui c’era quel  campionissimo di Rossini. Ma va anche detto che il nostro Rosatti aveva il merito di essere stato titolari di quel quartetto mondiale che aveva tra i suoi rincalzi quel Giovannetti che poi sarebbe stato campione del mondo e bicampione olimpico.

Per l’Italia erano i favolosi anni ’70, anche se il Polesine disastrato dalla Grande Alluvione, per certi versi era ancora quello raccontato da Riccardo Bacchelli nel suo ‘Mulino sul Po’ e che il regista televisivo Sandro Bolchi ( che ho fotografato assieme alla Vanoni e allo stesso Bacchelli durante le ‘riprese’ ) non a caso è venuto a girare nelle ‘golene’ del Polesine.

Ma per l’Italia erano i favolosi anni ’70, e così ancora una volta il Polesine, terra di emigranti, ha visto partire tanti suoi ‘figli’ per il triangolo industriale Milano-Torino-Genova.

Storie di rivincite, economiche e sociali, ma anche di ‘speciali glorie’ sportive.
La più fulgida di tutte quella di Saul Malatrasi esploso in casa Spal e che, baipassando Fiorentina e Roma, fu campionissimo al Milan di paron Rocco e all’Inter del mago Herrera, campione intercontinentale sia coi rossoneri che coi nerazzurri.

Epoca della legge sul divorzio ( 1970) e della riforma del diritto di famiglia ( 1975, con la nuova maggiore età a 18 anni), della legge sull’aborto ( 1978) , del nuovo Parlamento Europeo e dello SME (1979).

Epoca di quando dal Polesine sono approdati in Serie A anche i vari Mancin da Polesine Camerini ( doppio scudetto con la Fiorentina e col Cagliari di Gigi Riva) , quindi Bonatti da Castelmassa, Albiero da Adria, Costantini da Rovigo e il quartetto Pozzato – Rimbano – Sante Crepaldi – Patrizio Bonafè dalla zona del Delta del Po.

Frutto del pullulare di società sportive, dell’orgoglio di tanti campanili. Lo stesso orgoglio che ha fatto diventare GRANDE la Rugby Rovigo di Maci Battaglini & company e che ha regalato anche la gioia del trionfo –scudetto 78/79.

Frutto della passione di dirigenti speciali, in tante discipline , dal baseball all’hockey, dal Moto Club Due Torri ai pattinatori di Lusia.

Una specialità dove tra l’altro c’è stato quel Giampaolo Parini che di titoli italiani ne ha conquistati ben cinque, sacrificandosi tra l’altro negli allenamenti mattutini primi di andare al lavoro.

Una passione tutta polesana come quella di Francesco Baldetti  che nel nuoto è stato dirigente precursore a Rovigo e il pigmalione Laura Foralosso.

La ‘piccola grande donna’capace di guadagnarsi tanti scudetti italiani, tante partecipazioni europee e mondiali, e poi un posto in quella staffetta 4x100 misti che alle Olimpiadi di Mosca 1980 si è guadagnata la finale ( 5° posto).

Stagioni anche di motori e di rally, visto che l’automobilista Arnaldo Cavallari sarà addirittura vincente nella internazionale Parigi – Dakar  del 1976 , oltre che ad essere protagonista – promotore del polesano Rally del Pane, prima di passare alla storia anche come pigmalione di Patrese e patron dell’Adriese.

A SEGUIRE LA TERZA E ULTIMA PUNTATA DI QUESTA “POLESINE SPORT STORY”



Sergio Sottovia
www.polesinesport.it