“L’Alluvione. Il Polesine e l’Italia nel 1951” by Paolo Sorcinelli e Tchaprassian Mirhan. Un libro-verità (pure sul "Camion della Morte")


17/12/2011  

Da tempo su questo sito segnalo ‘Testimonianze’ sull’Alluvione del 1951, specialmente nella rubrica ‘Memoria & Futuro’ . Spesso citando ‘stralci da libro’ perché li ritengo “TESTIMONI” di Storia. Stavolta però mi affido al Fair Play per onorare  la signorilità del professore Paolo Sorcinelli e nel contempo giustificare ‘a priori’ l’orgoglio polesano del professor Gianni Sparapan. Perché , signori, entrambi hanno detto la stessa verità su un fatto specifico : la tragedia del “camion della morte di Frassinelle” e le sue 84 vittime di cui vi abbiamo già dato conto con relativi nomi e cognomi.
E allora che senso ha parlarne qui? Intanto perché non avevo ancora dato seguito ‘efficace’ alla seguente mail del 3.11.2011 : << Segnalo la pubblicazione di “L'alluvione. Il Polesine e l'italia nel 1951” di Paolo Sorcinelli e Mirhan Tchaprassian, UTET Editore, 2011, pp. 271./ Grazie dell'attenzione/Paolo Sorcinelli>>.
E cosa ho fatto io? Ho guardato qualcosa in internet per ‘motivare’ la presentazione del Libro  e le sue caratteristiche. Ovvio che di Paolo Sorcinelli c’era a ‘sufficienza’ quanto occorreva, dal suo curriculum alla sua biografia, dai suoi interessi alle sue idee “vissute ed esternate” dentro l Storia Contemporanea. E poi perché Paola Sorcinelli doveva scrivere del Polesine se la sua location era tra Bolgna & Ferrara, o meglio ancora l’Emilia?
E la Mihran ‘coautrice’ cosa c’entrava con Polesine quel suo cognome del tutto particolare?
Sta di fatto che ho incontrato Raffaele Peretto a Rovigo e gli ho fatto alcune domande in proposito . Tra l’altro Mihran Tchaprassian (Associazione Amici del Museo di Rovigo) ha scritto “Castrum Pontecli. Ipotesi per la storia di una fortificazione del Polesine Medioevale. pag. 165”, ma per carpire il suo ‘habitat’ basta fare search e  cliccare su “GAV VILLADOSE...Enrico Maragno.... Maurizio Harari (ha pubblicato San Cassiano di Crespino. Scavi delle università di Pavia e di Ferrara, pag. 147).
E poi , tenuto conto della presentazione del citato libro sia a Ferrara che a Rovigo ( dove non ho potuto esserci per i ‘soliti’ impegni sportivi) , ho letto la ‘Lettera di Gianni Sparapan’ che ‘spiegava tutto sul Camion della Morte, ma partiva da una premessa che per tanti motivo ritenevo ‘difficilmente plausibile’.
Perché il fatto era troppo noto a tutti e non poteva essere che un ‘grande storico’ come il professor Sorcinelli avesse ‘sbagliato’ a tal proposito.
Ecco allora che non mi sentivo di ‘pubblicarla’ tout court, per rispetto allo stesso Sparapan ( poi il suo amico F. L. mi ha spiegato il perché del suo motivato ‘errore di partenza’  ‘recepito’ da un articolo di recensione) e per rispetto degli ‘affidabili’ autori.
Così ho scritto questa mail al Prof. Paolo Sorcinelli:<<  Grazie per la segnalazione....
Ho letto anche le varie ‘presentazioni’ (su Corriere etc e su Popolo Italiano dell’amico Emanuele Bellato,  ho letto ‘precedenti lavori ricerche anche su Pontecchio etc ...
Ho avuto occasione di scambiare due battute con Raffaele Peretto …anche su ascendenti armeni di Mihran Tchaprassian ...
Mi farebbe piacere, come faccio per gli altri LIBRI promuoverlo presentando sia la ‘presentazioni’ degli autori che la ‘prefazione’ fa parte ...di chi l’ha fatta.
Giusto per lasciare traccia storica magari con gli eventuali ‘titoli dei capitoli’ giusto per fare capire le varie TAPPE del libro/ Story... nello spirito del sito www.polesinesport.it.
Spero di non disturbare troppo,,, e intanto Le mando ciò che ha scritto Gianni Sparapan ‘affidabile storico polesano’ che al di là della confutazione sulle 84 vittime (lui dice che Voi avete parlato di sole 40 circa...mentre io ho letto sulle recensione che cmq parlate di 84 ...anche sul Corriere etc...) è però una analitica rassegna/ricerca sui fatti.
Convinto altrettanto della Vs ALTA QUALITA’ porgo cordiali saluti e complimenti per la ‘complessità’ del Vs impegno pro – storia, augurandovi successo sia ...da Ferrara in giù che dal Polesine in sù. Ma al di là di tutto, più che essere persone di successo, conta essere ...Persona di Valore. Parole di qualcuno e non erto del sottoscritto, che però Vi augura tante soddisfazioni./ Sergio Sottovia >>.
Che ‘c’azzecca’ l’ultimo pensiero? Niente, uno dei soliti miei ‘fuori tema’…
Ovviamente signorile e stringata la risposta dell’autore Paolo Sorcinelli by mail 2.12.2011:<< Signor Sottovia, la ringrazio per le sue parole. Sparapan non ha letto il libro e in particolare non ha letto l'ultimo cap. "RO 11503". Peccato!
Un cordiale saluto, Paolo Sorcinelli>>.

Contento della risposta e dello stile Fair Play, ( e anche del fatto che Gianni Sparapan era stato ‘indotto in errore’ da una citazione giornalistica) ecco due significative ‘presentazioni ufficiali’ , la prima by www.corrierenazionale.it  e la seconda by IL Popolo Veneto perché diretto da quell’Emanuele Bellato di Porto Viro che oltre ad aver scritto un libro sulla Juventus ha voluto acquistare un congruo numero della mia trilogia Polesine Gol.

PRIMA NEWS ( presentazione by Corrierenazionale.it) / Sessant’anni fa l’alluvione del Polesine  / Un libro per ricordare da Utet/
<<Sessant'anni fa - proprio come oggi - il nostro Paese è stato travolto da alluvioni che hanno distrutto case e scuole, annegato esseri umani, devastato i campi, reso inagibili gli uffici e le fabbriche. Piogge torrenziali hanno sommerso la terra e a nulla sono valsi gli allarmi della Protezione civile. Era il 1951. Gravi furono i danni nell'Emilia Romagna e in Valtellina, in Veneto e in provincia di Como, in Piemonte e in Umbria così come nelle isole. Moltissimi i senzatetto, numerosi i morti. Ma i danni peggiori si ebbero in novembre, con una piena straripante del Po che travolse gli argini e devastò il Polesine, causando 84 vittime e più di 180.000 sfollati, con gravissime conseguenze sociali ed economiche. La gestione dell'emergenza fu mediocre, vi furono troppe tergiversazioni ed esitazioni - mentre 100 mila ettari di terra venivano allagati, con oltre 700 case distrutte - e anche il riassesto del tessuto sociale e produttivo che seguì l'emergenza lasciò a desiderare, cosicché moltissime delle famiglie polesane sfollate non fecero più ritorno. Il saggio di Paolo Sorcinelli e Mihran Tchaprassian, L’Alluvione. Il Polesine e l’Italia nel 1951 (Utet) fotografa mirabilmente il drammatico evento inquadrandolo nel contesto storico, con abbondanza di dettagli e una ricostruzione che non è mai fredda e didascalica, ma scava al disotto della superficie degli eventi per coglierne l'essenza. Un libro più che mai necessario visto che - davanti ai disastri alluvionali - oggi nulla sembra cambiato, nonostante le tecnologie di previsione sempre più complicate, la presenza di Internet come mezzo di diffusione delle informazioni, la redazione di piani di emergenza articolati in ogni passaggio.>>

SECONDA NEWS ( presentazione by www.ilpopoloveneto.it) / L' alluvione. Il Polesine e l'Italia nel 1951di Sorcinelli Paolo;Tchaprassian Mihran, € 18.00, 2011, 271 p., ill., brossura UTET /
<< SHEDA: Sessant'anni fa, nel 1951, l'Italia andava sott'acqua in un susseguirsi di frane e di nubifragi. Dopo il Ferrarese e la Valtellina,il Comasco e il Trentino, il Piemonte e l'Umbria, agli inizi di ottobre un afflusso d'aria fredda di origine atlantica si scontrò con un fronte caldo proveniente dalla Tunisia. Una forte perturbazione interessò la Sardegna, la Sicilia e la Calabria, provocando 110 morti, 10 mila senzatetto e l'abbandono di quattro paesi. Infine, a novembre, la piena del Po, le rotte di Occhiobello e la "grande alluvione" del Polesine, un territorio che qualcuno definiva un angolo d'Africa a pochi chilometri da Bologna e da Venezia. Nei primi affannosi e caotici tentativi di soccorso, un camion carico di fuggiaschi fu travolto dalle acque e divenne il simbolo della prima tragedia dell'Italia repubblicana alle prese con i problemi della ricostruzione, delle contrapposizioni ideologiche della guerra fredda, del patto atlantico e della riforma agraria. 100 mila ettari di terra allagati, 200 mila persone in fuga,700 case distrutte, migliaia di animali annegati e un numero imprecisato di vittime. Un bilancio che sconvolse il Paese e che emozionò l'opinione pubblica di tutto il mondo.>>


APPENDICE “NOTE BIOGRAFICHE”NEWS (by internet) / ECCO ALCUNI STRALCI RELATIVI AGLI AUTORI E SULLA PRESENTAZIONE DEL LORO LIBRO

<< NOTE BIOGRAFICHE / Claudio Ceccato della Bottega delle Arti di Padova, organizzatore della Mostra Mercato Stampe Antiche Città di Adria giunta quest’estate alla XX edizione, parteciperà alla manifestazione “La Fiera delle Parole” a Rovigo dal 7 al 10 ottobre, con l’esposizione di un’importante raccolta di incisioni antiche riguardanti la cartografia del Polesine e del Veneto e le piante delle principali città. La Bottega delle Arti coglie un’ulteriore occasione per celebrare il territorio polesano, promuovendone la conoscenza.
Nel corso degli anni a cura della Bottega delle Arti sono stati pubblicati diversi volumi sull’argomento: Massimo Rossi, Il Polesine di Rovigo nelle stampe antiche (1994); Silvano Ghironi, Rovigo e Adria, Piante e Vedute dal 1625 al 1866 (1995); Mihran Tchaprassian, Il Taglio di Porto Viro 1604-2004, la storia, la cartografia (2004); Mihran Tchaprassian, Il Polesine nella cartografia a stampa dal Cinquecento all’Ottocento (2008). Inoltre quest’estate una sezione è stata dedicata al territorio polesano all’interno della mostra di Adria.
Nell’esposizione di Rovigo si potranno ammirare la più grande topografia del Polesine, bellissima opera del Milanovich del 1789-90, una serie di incisioni del territorio polesano dal XVI al XIX secolo, la rarissima pianta di Rovigo di Marco Sebastiano Giampiccoli, e numerose piante di Padova, Venezia, Treviso, Vicenza, e Verona. Saranno inoltre esposti alcuni territori della Repubblica Veneta realizzati da importanti cartografi, come Santini, Zatta, Blaeu, Magini.
Sarà un’ottima opportunità per approfondire la conoscenza della cartografia antica.>>

LAST NEWS APPENDICE/ LETTERA A “LA VOCE DI ROVIGO”  (by Gianni Sparapan,  Giovedì 17 novembre 2011)
Gianni Sparapan, grande appassionato di storia del Polesine, riafferma la verità storica sul numero delle vittime dell’alluvione del 1951 e contesta un recente libro di Sorcinelli – Tchaprassian.

<< Leggo su un quotidiano locale di lunedì 14 scorso un articolo in cui si presenta un libro di Sorcinelli – Techaprassian in cui contesta il numero ufficiale dei morti per annegamento sul “camion della morte”, limitandolo alla cifra di una quarantina di vittime.
Ebbene, tale affermazione va respinta come falsa e capziosa. Lo affermo perché io ho avuto la possibilità di parlare più volte sull’argomento con il geometra Giorgio Bellini, che era sul cosiddetto “camion della morte” insieme a Vittorio Padovan, Ugo Bettin, Giacomo Conte, Primo Tramarin e ad Attilio Baccaglini della vetreria Baccaglini, al quale era stato requisito un camion, uno Spa, detto con voce popolare “Carnera”, verso la mezzanotte del 14 novembre allo scopo di andare nelle zone della rotta, a portare viveri e coperte gli alluvionati.
Ho anche ascoltato più volte le testimonianze di Mario Rugin di Frassinelle e di Vittorio Padovan di Rovigo.
Ma soprattutto ho avuto la possibilità di intervistare Marcellina Osti e Giuseppe Borgato, nel novembre 2002, che erano sul camion e che si sono miracolosamente salvati rifugiandosi all’interno del palazzetto che si trova ancora all’incrocio tra la strada sinistra che porta al Canalbianco e quella purtroppo percorsa dal camion verso la frazione di Chiesa di Frassinelle.
Per questo motivo e allo scopo di difendere la verità storica, proprio ieri, 15 novembre, il giorno della tragedia  di Frassinelle, sono andato da Mario Prando di Pincara, ricercatore appassionato e memoria storica del suo paese che insieme a Giuseppe Tremarin ha eretto una stele alle vittime del camion della morte a Fiesso, in cui sono elencati tutti i nomi degli allegati. E da Prando ho avuto conferma sulla cifra di 84 vittime.
E poi ho ripercorso la strada del camion, prima a Roncala – tra Pincara e Fiesso – dove salirono sul camion decine di donne e bambini, e poco più in là alla Ceffa di Pincara, oltre il Collettore, dove salì a forza un altro gruppo di disperati, fino a che il camion fu totalmente pieno di gente: sul cassonetto, sulle sponde, sul tetto sopra la cabina, e addirittura qualcuno stava in piedi sul parafango o anche sul piano dei fari.
Non deve sorprendere il numero. C’era una novantina di persone sul camion: si trattava per lo più di donne e bambini, molti dei quali di pochi mesi, in braccio alle madri, come si può vedere leggendo le tabelle che allego al testo.
La tragedia si consumò dopo l’incrocio di capo Rumiatti, la cui strada che porta al Canalbianco era impraticabile per un pagliaio di traverso e le bestie di corte che venivano portate in salvo; si consumò un po’ dopo, dopo l’incrocio tra l’attuale via Mazzini e il rettilineo che porta alla frazione Chiesa di Frassinelle.
Percorsi settecento metri, il camion si fermò: in mezzo alla nebbia fittissima, al freddo insopportabile, al buio totale della notte – erano quasi le due del mattino, secondo i ricordo di Mario Bellinello che nella tragedia perse la moglie e cinque figli – impossibilitato a fare una qualsiasi manovra per la strettezza della strada, lì dovette attendere l’acqua della rotta di Paviole che, fermata nella sua corsa a valle dall’argine della Fossa di Polesella, rifluiva verso l’Alto Polesine. 
“Si salvi chi può!” disse il Baccaglini.
Ma pochi furono coloro che poterono farlo, quasi tutti uomini,
Le donne con i bambini in braccio e a mano perirono tutte. Non deve quindi sorprendere l’alto numero delle vittime: 84. Lo dicono le autorità nei discorsi celebrativi degli anni successivi; lo dicono gli archivi dell’anagrafe comunale di Frassinelle, Pncara e Fiesso; lo dicono i cippi nella piazza di Fiesso e nel luogo della tragedia, sulla strada per Chiesa di Frassinelle; lo dicono soprattutto le lapidi con le foto degli sfortunati sistemate con cura nel cimitero dietro la chiesetta di San Lorenzo, al Passo di Frassinelle.
Là sono andato, per trovare ulteriore conferma. Ho aperto il portone e ho contato: sei file di quattordici tombe ciascuna:84.
Si tratta di 43 persone di Fiesso (24 tra bambini e i ragazzi, 17 donne e 2 uomini); 39 persone di Pincara (26 bambini –ragazzi e 13 donne), e 2 provenienti da Rovigo.
Allego le generalità dei caduti.
Ora, che i due ricercatori Sorcinelli e Tchaprassian vengano a portarci la loro verità farebbe ridere se non fosse tale, l’enormità della vicenda, che non lascia spazio altro che al dolore e al raccapriccio. Io non so dove i due abbiano ricercato, se non nella loro fantasia. Nell’articolo citato leggo inoltre la supposizione che qualcuno dei nomi sia stato aggiunto per avere il sussidio.
A parte il fatto che, se si fosse dato il sussidio ai familiari egli annegati, questo sarebbe stato dato a tutte le vittime dell’alluvione e non solo a quelle del camion, ritengo tale supposizione, oltre che insistente sul piano della verità storica, infamante per il Polesine, per la sua gente e soprattutto per coloro che in quella tragedia hanno perduto gli affetti, le loro povere cose e la vita./ GIANNI SPARAPAN >> .

EXTRATIME by SS/ La cover è per il libro di Paolo Sorcinelli & Tchaprassian “L’Alluvione. Il Polesine e l’Italia nel 1951 (Utet)”. Quindi in fotogallery, non avendo foto di Gianni Sparapan ‘sottomano’, per par condicio e per Fair Play, torniamo alla sostanza storica, mostrandovi due immagini di barche nei ‘giorni dell’acqua’ ( by anonimo e by sito estense.com) mostrando come ‘intermezzo’ la Porta degli Angeli (Ferrara, dove Paolo Sorcinelli è stato gran relatore di incontri culturali etc etc ) e la testata de “Il Popolo Veneto” perché cita il polesano Emanuele Bellato come Direttore.
Perché la verità è una sola: quella della Grande Alluvione del 1951, storicamente documentata sia da Paolo Sorcinelli & Mihran Tchaprassian che da Gianni Sparapan & Vadis Ferracini. Quella inconfutabile della Storia Contemporanea fatta di Testimonianze & Fair Play. Sia per le Alluvioni di Ieri che per le Alluvioni di Oggi e tutte le altre disgrazie naturali in Tutte le Parti del Mondo. Dove Tutti dovremmo essere 'Fratelli'.

 


Sergio Sottovia
www.polesinesport.it