La storia del “San Martino convento perduto” nella Massa Superiore ( poi Castelmassa dal 1947) nel libro by Bongiovanni & Brigo/ Dalla visita del Vescovo Tossignano nel 1434 alla distruzione del Monastero by Napoleonici…


La forza del cantastorie Franco Rizzi è anche quella di viaggiare tra Memoria e Futuro . e allora ecco che il suo reportage che proponiamo in calce, oltre alla storia dell’enclave altopolesano, diventa una significativa promotion al libro story scritto in tandem da Amina Bongiovanni e Stefano Brigo, che in merito ci hanno lasciato in merito uno studio esaustivo su “Massa Superiore. San Martino un convento perduto”.
Fermo restando che in altre occasioni abbiamo citati alcuni flash by libro-story “Il Sacro nel Polesine” ( a cura di Pia e Gino Braggion) dallo stesso libro ci piace riportare in prologo al sottostante reportage, soltanto questi due ‘crop’ al riguardo dell’Ospedale e della Chiesa di San Martino visitata dal vescovo Tossignano appunto il 15 aprile 1434 ( dopo 130 anni dalla distruzione del Castello).

PRIMO ANTEPRIMA FLASH by “Il Sacro nel Polesine” / << Il Vescovo sollecita la Commissione dell’Ospedale di San Martino ad una scrupolosa amministrazione. Detto Ospedale destinato ad ospitare i poveri, è stato costruito con licenza del predecessore Pietro Boiardo , con Bolla al Comune che gli presenta a rogito del not. Ferrarese Domenico di Bernardis. Possiede beni mobili ( biancheria specialmente) , e immobili ( alcuni appezzamenti di terra).
IL Tossignano qui a Massa Superiore ha trovato una chiesa con un solo altare e senza tabernacolo, però è in posizione alta perché dalla visita che farà a Castel Bariano, troverà che la chiesa è sommersa dal Po e che l’Ospedale di Bergantino deve essere trasferito altrove per sottrarlo al pericolo dell’inondazione, mentre quello di San Martino di Castelmassa è salvo, perché in posizione alta.

SECONDO ANTEPRIMA FLASH by “Il Sacro nel Polesine” / << Nel 1574, il 3 settembre, il Rev.mo Maremonti Vic. Del Vescovo di Ferrara, Rossetti, visita il S. Stefano e vi trova Rettore Don Leonardo de Conosciutis come si dice :<<intruso>>, il cui vero nome è Pompeo Bellanzino, di Modena; era Cappellano Don Adamo Mivchieli di Satriano, della Diocesi di Squillace, qui incaricato come Vicario del Vescovo di Ferrara.
….OMISSIS.. riferimento ORDINI OPERATIVI su mobili e arredi religiosi, altari, fonti battesimali etc…
 << Inoltre , poiché la chiesa minaccia rovina è necessario che la stessa debba essere rifatta dalle fondamenta: nel frattempo, l’Eucarestia sia conservata nell’altra chiesa più vicina, S. Martino. Si provveda pure una stanzetta di sistemazione, per il Cappellano residente. Le anime da comunione sono 300.
La chiesa fu rifatta dalle fondamenta e fu consacrata da paolo Leoni padovano, Vescovo di Ferrara, il 10 agosto 1582, dedicata all’antico Patrono S.STEFANO PROTOMARTIRE. Il 18 settembre 1599 il Vescovo Fontana vi tenne alcune Ordinazioni sacerdotali come fece, in seguito, il Card. A. Mattei.
C’erano ivi due Confraternite: del SS.mo e del Rosario: l’una con cappa azzurra e l’altra bianca ( cfr. Rogito, Fra Domenico Vecchi di Ferrara, 15agosto…) .
 L’Oratorio di S. Martino venne arricchito dalla fam. Canali, di FE, ed ora era posseduto, con titolo di Priorato, dai Frati Eremitani di S. Agostino di FE, che ivi abitavano in numero di sei., pagando ogni anno ricognizione di cera al Vescovado, e avevano un’estensione di terre per oltre 5 “versuri”. >>

 A QUESTO PUNTO… eccovi tout court il reportage trasmessovi by Franco Rizzi ad onore e gloria di Massa Superiore e poi Castelmassa, ma anche degli scrittori che hanno pubblicato la loro ricerca su “San Martino un convento perduto” e pubblicato ad inizio Terzo Millennio.

MAIN NEWS ( di Franco Rizzi, mail 19.08.2021)/ CASTELMASSA: SAN MARTINO UN CONVENTO PERDUTO, UN  FIORENTE MONASTERO DISTRUTTO DA NAPOLEONE.
San Martino è un toponimo storico locale, oggi esiste via San Martino, quella della rampa arginale nella zona dove sorgeva il celebre cinema S. Martino, poi trasformato in discoteca per essere alla fine chiuso per sempre.
La storia massese c'insegna che esisteva anticamente un convento (FOTO ALLEGATA), le cui vicende ultrasecolari s'intrecciano con il paese di Massa Superiore, denominazione durata sino al 1947.
Amina Bongiovanni e Stefano Brigo ci hanno lasciato in merito uno studio esaustivo, Massa Superiore. San Martino un convento perduto, Circolo Culturale Luigi Parmeggiani, Parrocchia di S. Stefano P. M.,  Castelmassa, Tipografia Cabria 2002, pp. 160.
Nel capitolo I si fa la storia massese in Massa: da località a villaggio, le cui vicende dipenderanno da Ferrara in spirituale e in temporale sino al 1815.
Nel III (Chiesa - Hospitale di San Martino e Convento) risulta (visita pastorale del vescovo Giovanni Tavelli di Tossignano il 15 aprile 1434) che, accanto alla parrocchiale di  S. Martino, esiste un ospedale "onde accogliere umanamente i poveri", dedicato a S. Martino. Castelmassa arriva a 500 abitanti e sono presenti il prete e i frati agostiniani, gestori dell'ospedale annesso al convento.
Nel 1582 viene eretta in centro la nuova chiesa dedicata a Stefano.
Nel 1591 nel convento sanmartinese sono ospitati una decina di frati. Nel 1598 Ferrara passa al papato e ai primi del '600 la Bonificazione Bentivoglio fa decollare a livello socio-economico l'Alto Polesine ferrarese compreso fra Po e Canalbianco. Rovinosa la peste manzoniana del 1629-31. I frati di S. Martino "allestiscono un lazzareto... seppelliscono i morti, confortano i vivi... un punto di riferimento territoriale. La piccola comunità monastica esce rafforzata dalla pandemia in quanto agisce su precisi valori: aderenza evangelica, formazione rigorosa, autonomia economica. Nel diffuso tangibile senso di morte la gente si raccomanda a Dio tanto che benestanti e coltivatori diretti fanno donazioni al convento".
A fine '600 la vita massese ruota intorno agli agostiniani, Agricoltura fiorente, popolazione in aumento, "dalle 600 anime del 1601, nel 1674 si arriva a oltre 4000 abitanti, compresi quelli di Castelnovo e Marola-Pio... I pochi documenti conventuali e quelli parrocchiali permettono di seguire le trasformazioni non solo di S. Martino ma anche di Massa, in quanto il paese proprio nella seconda metà del '600 assumerà una fisionomia urbanistico-sociale che rimarrà pressoché definitiva".
Il 4 novembre 1682 nasce l'odierno mercato del sabato: "commercio, autonomia, sviluppo e dinamicità. La rinomanza della Villa di Massa è dovuta anche al Convento di S. Martino che, grazie, alla costanza delle donazioni, è una realtà religiosa sempre più articolata nella quale un ruolo importante sarà svolto dalla cultura".
Nel '700 Castelmassa decolla. "Massa Superiore, comprensiva del territorio castelnovese, è una comunità popolosa, vi dimorano ricche famiglie ferraresi... Importante il toponimo di Massa S. Martino".

 

A fine secolo arriva Napoleone ed è la fine di San Martino: il 20 ottobre 1797 i francesi rubano i tanti e preziosi libri conventuali;  il 15 novembre il S. Martino viene soppresso e messo all'asta e venduto all'avvocato Onofrio Dorighi, un grosso speculatore immobiliare, un nuovo ricco in combutta con la Repubblica Cisalpina. Nel 1802 il conte Nappi "è padrone di  tutta la proprietà di S. Martino... Nell'arco di 15 anni tutto scompare; il terreno è spianato e coltivato".
L'800 cancella la memoria sanmartinese in tutti i sensi: "ci resta una traccia toponomastica, la località S. Martino, quanto basta per far sopravvivere le memoria dell'antica presenza monastica, quanto basta per conoscere e riflettere sulla storia di Castelmassa".

EXTRATIME by SS/ In cover e in fotogallery il Convento di san martino by libro story sopracitato, sia in versione poster che in immagini disaggregate per esigenze di risoluzione  e visibilità.

Franco Rizzi & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it