Marino Rizzi emigrato in Francia nel 1949, torna dai parenti a Castelmassa e, tra flash & amarcord, dopo 60 anni ritrova l’amico Pio Negri ciabattino forever


“Mio zio Marino che torna a Castelmassa dalla Francia dopo 60 anni ed incontra il compagno di scuola ‘Cio’ ancora leggendario ciabattino massese”.
Un personaggio, Pio ‘scarpulin’ che peraltro il sottoscritto è andato a visitare ( in macchina da Calto, lungo l’argine del Po, anche per vedere l’isola di Meneghini già marito della Callas) ) una decina d’anni fa insieme al grande Saul Malatrasi di cui stavo scrivendo il Personaggio Story per il mio primo “PolesineGol”, il libro dedicato ai “Campioni & Signori”.

Tutto perché proprio nel retrobottega di quel negozio da calzolaio c’era da vedere una foto del giovane Saul , allora in team col mitico Dextrosport Castelmassa ( era il primo in basso a sinistra).
Un flash, il mio, che vuole fare da apripista alla Main News griffata Franco Rizzi e che fa blow up sulle ‘tante emozioni’ del ritorno di suo zio Marino a Castelmassa , tra gli amici dei bei tempi della gioventù, prima che emigrasse in France, dove si sposò e divenne padre e nonno …come vi racconta l’evolversi di questa Story tra Memoria & Futuro, come testimonianza di vita.

MAIN NEWS ( by Franco Rizzi, mail 15.03.2015)/ CASTELMASSA: L ‘ITALO-FRANCESE MARINO RIZZI DOPO 70 ANNI RIVEDE LA CASA IN CUI E’ NATO ED INCONTRA UN COMPAGNO DI SCUOLA
La Francia gollista, rinata dopo la seconda guerra mondiale nella Quarta Repubblica, vantò un vero e proprio rinascimento economico esemplificato dal boom demografico da 40 a 53 milioni di anime nel periodo 1946-1978, un incremento di 13 milioni in un trentennio, cifra pari all’aumento verificatosi tra il 1800 e il 1946, vale a dire un secolo e mezzo.
La sorella transalpina è sempre stata terra d’emigrazione italiana, un fenomeno accentuatosi dopo la Liberazione.
A Castelmassa, come da Melara a Porto Tolle, tra il 25 aprile 1945 e il 14 novembre 1951, serata calamitosa della rotta occhiobellese del Po, la situazione socio-economica, tragica dopo la morte di Mussolini, non fece che confermare negatività assoluta, come ci racconta l’italo-francese Marino Rizzi, classe 1931, massese doc.

“Sono nato il 12 giugno – precisa – in via Argine Vegri, località Olma, da Archimede ed Etelvina Mazzali, ultimo di quattro fratelli, dopo Gila, Giuseppe e Vittorino. Ottenuta la licenza elementare, non proseguii gli studi causa i ben noti eventi bellici. Quando nel 1946 Castelmassa si staccò da Castelnovo Bariano assumendo il toponimo attuale, per noi ragazzi non c’era nessuna prospettiva occupazionale e molti se ne andarono. Io ero poco più che un ragazzo e mi adattai a lavoretti precari ma sentivo che non era questo il mio futuro. Nel 1949, non ancora diciottenne, andai in Francia, insieme a mio fratello Vittorino (di cinque anni più anziano) e all’amico il coetaneo castelnovese Augusto Pastore  originario di via Spinea. L’agricoltura transalpina era in piena fioritura e si offrivano contratti stagionali regolari ben remunerati rispetto ai parametri italiani. Ci recammo  a Villers-Le Sec ( nella regione storica della Picardie, dipartimento dell’Aisne zona doc dello champagne), un piccolo centro di 300 abitanti spersi nell’immenso rurale bassins nord-orientale a 120 km da Parigi. Firmammo un contratto con l’imprenditore Jules Tordeux da marzo ad ottobre per la campagna bieticola. Tornammo a Castelmassa per la novembrina fiera di S. Martino con il primo vero gruzzolo di denaro della nostra vita e ci parve allora di toccare il cielo con un dito”.
“La primavera successiva – prosegue Marino Rizzi, che parla ancora bene il dialetto massese, oltre che l’italiano – tornai a Villers-Le Sec sempre con mio fratello Vittorino accompagnato dalla fidanzata Giuseppina Malerba, ciò per la seconda campagna bieticola e allora conobbi Louisette Fruchart, di un anno più giovane, ci piacemmo subito,  essendo restati insieme sino ad oggi. Scelsi, a differenza di Vittorino, di non tornare più in Italia dove non vedevo prospettive per me. Continuai a fare l’operaio agricolo e mi stabilii a Gauchy (dove abito ancora) nei pressi di S. Quentin, ad una ventina di km da Villers-Le Sec. Sposai subito Louisette,  lei faceva la casalinga e nel 1952 arrivò Jean-Luc, il primo figlio (ora docente di educazione fisica, andrà in pensione a fine anno), l’anno dopo Michel (funzionario Telecom France), poi Marie Pierre (1959; impiegata) e Marc (1962; agente di commercio). Non mi mancò mai il lavoro. Nel 1956 ottenni la cittadinanza francese e passai a lavorare, come promozione sociale, nell’industria, alla Motobècane (colosso di bici e moto) sino al 1988, quando andai in pensione. Mia moglie, ‘tirati grandi’ i figli, venne con me in fabbrica per 17 anni sino al collocamento a riposo l’anno dopo il mio. Ora sono nonno otto volte e bisnonno per tre (nella mia famiglia Rizzi allargata ci sono pure nomi italiani come Sabrina, Fabio, Cecilia, Lanna, Melissa)”.

“Non ho mai dimenticato la terra d’origine – chiosa commosso quest’italo-francese da Castelmassa – e varie volte ho passato con moglie e figli le ferie estive a Castelnovo Bariano ospite di mio fratello Vittorino; ciò sino al 1993. Sono ritornato in questi giorni dopo 19 anni da mio fratello, accompagnato da mio figlio Jean-Luc, dalla nuora Silvye e dalla nipote Sabrina. Ciò per festeggiare il 90° di mia cognata Giuseppina Malerba. Per la prima volta dopo il 1950 ho visitato la casa massese dove sono nato in via Argine Vegri 64, ospite degli attuali proprietari (dal 1989) i coniugi Giampietro Guerri e Attilia Beltrame, pensionati, che ringrazio per la cortese ospitalità. Un’abitazione ben tenuta, moderna ma che conserva ancora alcuni amarcord della mia infanzia. Ho ammirato, sul vicino incrocio per San Pietro Polesine, il gigantesco olmo (da ciò il vecchio toponimo locale Olma) di oltre quattro secoli di vita, una rarità storica, ancora uguale ai miei tempi delle elementari. Ho fatto visita, sotto i portici di piazza Libertà, a due passi dall’ultracentenario Bar Borsa, al mio coetaneo Pio Negri, compagno di scuola che non vedevo dalla mia partenza francese. Fa ancora il calzolaio, un’attività che iniziò già nel 1948, uno ‘scarpulin’ longevo, abile e punto di riferimento per tanta gente, allora come adesso”.
“E’ mia intenzione – conclude Marino Rizzi – tornare ancora in futuro per le vacanze estive in Alto Polesine, basta che le condizioni di salute siano buone come ora. Non ho mai dimenticato il paese dove sono nato, i parenti qui e la patria italiana”.

EXTRATIME by Sergio Sottovia / La cover è per Marino Rizzi ( a dx) insieme a Pio Negri, lo “scarpulin” leggendario di Castelmassa, dentro i suo negozio in Piazza Libertà, sotto i portici vicino a quella chiesa che è stata messa in ‘cover’ nel primo libro di Giovanni Guareschi dedicato alla ‘saga’ di “Peppone e don Camillo”.
Poi in apertura di fotogallery ( tutto datato settembre-ottobre 2013)  proponiamo la prima foto di Marino Rizzi in versione poster “Top Eight”  , quindi la foto finale dedicata sempre all’evergreen Marino stavolta in flash “Top Ten” con Massimo Biancardi ( sindaco di Castelnovo Bariano e primo a sx) in visita alla rimpatriata amarcord italo-francese.

Franco Rizzi
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