MIRABILES/ Felice Bizzi 50 anni nel Ceneselli. Un papà per baby Zaghi e Ghisellini. E Malatrasi,Minardi,Trombini…
Quante volte Albero Zaghi ed Enrico Ghisellini mi hanno parlato di Enrico Bizzi, papà e factotum per tanti giovani di Ceneselli. Storie ‘integrative’ di quella by Cristiano Aggio nel suo ‘book’ intitolato MIRABLES col quale il Coni di Beppe Osti ha voluto mandare a futura memoria i protagonisti dello sport polesano , premiati con la Stella al merito Sportivo.
Come appunto Felice Bizzi, un personaggio ‘sempre in campo’ , un vero e proprio factotum. Così Ghisellini mi ha parlato di quando giocava nelle giovanili del Ceneselli e di quando veniva accompagnato a Ferrara, al tempo del suo approdo nelle giovanili della Spal.
Un amico di tutti, Felice Bizzi, come per tanti giocatori del Ceneselli e del LungoPo. Come per Alvino Minardi o per Saul Malatrasi che proprio per questo senso di amicizia hanno partecipato assieme ad Alberto Zaghi (che mi ha dato la relativa foto) alla partita delle Vecchie Glorie nel giorno che proprio a Felice Bizzi è stato intitolato lo stadio di Ceneselli.
Ma di tutta questa “lunga vita sportiva” di Felice Bizzi, personaggio appunto tra i MIRABILES by Aggio, di cui vi diamo conto qui di seguito.
FELICE BIZZI STORY / STELLA AL MERITO SPORTIVO PER I SUOI OLTRE 50 AL SERVIZIO DEL CENESELLI CALCIO / ( Medaglia di Argento/ Brevetto n.3666 anno rif 1995)
<< Dal 14 settembre 2002, lo stadio comunale di calcio di Ceneselli è intitolato a Felice
Bizzi, stella d’argento al merito sportivo (1995) con la seguente motivazione: “vero maestro di sport per oltre 50 anni della gioventù di Ceneselli”. Posta all’ingresso del campo sportivo c’è una targa e un bassorilievo, sistemato sulla facciata degli spogliatoi, raffigurante il volto di Felice Bizzi, un’opera realizzata da Giancarlo Borselli (ex portiere del Ceneselli).
Classe 1912 (nacque a Trecenta il 20 gennaio), praticò il gioco del calcio nelle file del suo paese natale negli anni ’30, poi a metà degli anni ’40 dovette appendere le scarpe al chiodo causa un infortunio e qui comincia la storia tra Bizzi e il Ceneselli.
In un libro sui “Cenesellesi da ricordare” Marco Trombini dice che Bizzi “non volle vestire i panni dell’allenatore e preferì dare suggerimenti e rendersi utile in altri modi”.
Nel suo scritto, Gabriele Antonioli ricorda che concluso il lavoro di falegname inforcava la sua inseparabile bicicletta per raggiungere il campo sportivo dove seguiva allenamenti e partite e dove si prodigava per preparare tutto il necessario affinché gli atleti potessero svolgere la loro attività senza intoppi.
Era sempre il primo ad arrivare e l’ultimo a lasciare la struttura sportiva. Generazioni e generazioni ricordano la sua passione per il calcio ma anche le sue doti umane: mitezza, rispetto degli altri, pazienza e, cosa strana per il mondo del calcio, un linguaggio pulito.
Ricordano la sua attenzione alla crescita umana e sportiva di tanti bambini e ragazzi che, anno dopo anno, si sono cimentati nello sport più praticato.
Per ognuno non mancava il suo incitamento e, anche per i meno promettenti, la prospettiva di un futuro nelle categorie superiori.
Visse in prima persona le vicende dell’Associazione Calcio Ceneselli, assaporando la gioia della promozione in Seconda Categoria ottenute nei campionati 1967/68, 1983/84 e 1988/89, accettando con molta amarezza la cessazione dell’attività sportiva della società avvenuta nel 1996.
Chi ha vissuto nell’ambiente ricorda un episodio particolare che si verificava settimanalmente nei periodi di attività agonistica.
Al termine di ogni partita, Bizzi era solito portare a casa maglie e calzoncini utilizzati dai giocatori per farli lavare alla moglie Cornelia.
Le prometteva che i giocatori avrebbero pagato questo suo servizio: la volta successiva,
riportando le maglie, consegnava dei soldi alla moglie.
Eran però…suoi.
Bizzi si distinse anche in campo civile per gli atti meritori compiuti nel tragico contesto polesano derivato dalla rotta del Po avvenuta a novembre 1951. Fece parte del Comitato comunale di emergenza composto da cittadini con il compito di assistenza agli sfollati e a profughi provenienti anche da altri comuni allagati.
I meriti di tali persone furono ricordati durante un consiglio comunale dove, l’allora sindaco Gino Mantovani, propose che un elenco dei cittadini distintisi, tra i quali anche Bizzi, fosse inviato con le opportune motivazioni al Ministero degli Interni per una ricompensa al valore civile per gli atti compiuti: la proposta fu deliberata ma non ebbe seguito.
I sacrifici di Bizzi e degli altri cittadini furono riconosciuti e premiati il 14 novembre 1952 a Rovigo, con un attestato di benemerenza conferito dal presidente dell’Amministrazione Provinciale Alfredo De Polzer.
Vogliamo ricordare Felice (scomparso il 16 dicembre 2001), con uno dei suoi modi di dire soprattutto quando le cose in campo si mettevano male.
Incitava i suoi ragazzi con un “Animo!”, un invito a non abbattersi, a non polemizzare, a guardare avanti, anche quando una svista arbitrale aveva condizionato la partita. I tanti che lo hanno conosciuto non l’hanno mai visto perdere la pazienza o imprecare, impresa non facile in un ambiente esasperato dalla ricerca, a volte a tutti i costi, della vittoria.
Un persona da cui prendere esempio, un angelo che da lassù quasi certamente storcerà il naso per come è evoluto il mondo del calcio.>>
EXTRATIME by SS/ La cover è per Felice Bizzi ‘premiato’ con Alberto Zaghi al suo fianco. Quindi la fotogallery presenta Felice in divisa da militare (1933) e poi le due foto Esordienti del Ceneselli anni ’70 (in bianconero e a colori) . A seguire Bizzi con un trofeo tra le mani per la premiazione durante un torneo notturno e poi con la sua amata bicicletta all’entrata del campo sportivo dove “c’era sempre da fare qualcosa”. A chiudere nella fotogallery proponiamo la foto intera della ‘premiazione’ di Felice Bizzi tra i suoi amici di Ceneselli (in primis appunto Zaghi) .
Ed infine la foto che certifica la gratitudine di chi l’ha conosciuto e stimato. Cioè da sx il trio Alberto Zaghi, Alvino Minardi (con la maglia) e Saul Malatrasi a Ceneselli nel 2002, nel citato giorno dell’intitolazione del campo proprio a Felice Bizzi, indimenticabile amico loro e di tanti ‘ragazzi’ formatisi alla sua ‘scuola di vita’.
Cristiano Aggio
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