Mondociclando “Giro d’Italia” by Toffano & Trevisan/ 4^ tappa Bolsena-Rieti… per Orte e Cascata Marmore


08/08/2013

Kafka è tornato. Anzi é… “Ragno”. Ricordate la Metamorfosi? Tout court  Christian Toffano a Bolsena si è svegliato Ragno ( perché da portiere para tutto?) ; ovviamente Alberto Trevisan si è svegliato …Radecio.
Parafrasando diciamo che …”la Bicicletta racconta” la vita biologica dei due Ciclonati che da Bolsena vanno (sorprendentemente) a Rieti decidendo di baipassare gli Appennini per transumare ( bello …mare) dal Tirreno all’Adriatico. Così Ragno & Radecio incontrano Orte (  e per Radecio può andar bene) e poi le Cascate delle Marmore ( e questo può andar bene per il Ragno ). Magari fossero passati dalle parti di Grosseto dove c’è la ..mitica spada nella roccia ( me l’ha detto Guido Fraccon che guarda caso è di Rieti ma che ieri era di casa – da giornalista – al Bettinazzi di Adria) e probabilmente saremmo qui a parlare di Cistercensi e di …Santo Graal.
Invece i Ciclonauti hanno incontrato il Camion Rosso, così come Steinbeck raccontava la sua “Corriera Stravagante”…
Sta di fatto che per tutto questo Christian “Ragno” Toffano vi racconta tutto come segue sulla “Quarta Tappa “ dagli Appennini alle … ande , bali e canti, in sintonia con quelli familiari del Beolco/Ruzante tra Granze e Monselice, tra Bassa padovana e Civiltà Contadina.

MONDOCICLANDO CON “RAGNO & RADECIO” , CIOE’ TOFFANO & TREVISAN “PER CICLOTURISMO” DA GRANZE A LECCE A/R” ( written by Cristian Toffano )/
DIARIO DI UN GIRO D’ITALIA SPECIALE / DIARIO DELLA QUARTA TAPPA “DA BOLSENA A RIETI  ( 16.08.2011 ) ...
<< La notte trascorse nel tormento del mio stomaco. Il processo di trasformazione genetica era iniziato e non c’era giorno migliore per terminarlo definitivamente se non quello che si apprestava ad essere vissuto. Per continuare era necessario diventare un animale a tutti gli effetti. L’istinto doveva necessariamente prevalere sulla ragione.

Il risveglio del corpo dal torpore della notte è un momento quotidiano fino a che le nostre funzioni vitali non cessano. Il risveglio dell’anima e del nostro vero IO invece è qualcosa che va ricercata, provocata. Non esiste alcuna sveglia o alcun calendario che programmano il vero risveglio spirituale. No, non voglio addentrami in discorsi troppo filosofici e distogliere il vero senso di questo racconto, ma in un certo modo in questo viaggio mi sono sentito più vivo che in tanti altri giorni di ordinaria banalità. Quel giorno mi torna alla mente un frammento del Film The Matrix, quello della pillola, blu o rossa. Probabilmente a tutti noi almeno una volta nella vita si presenta davanti una situazione analoga. In questo viaggio noi abbiamo mangiato la pillola rossa.

I primi colpi di pedale alla mattina servono a scaldare tutte le fibre muscolari che all’attivo contano quasi 400 km in sella ad una bicicletta di 30 kg tra borse e telaio.
La giornata parte con il piede…ops…con il pedale sbagliato. Prendiamo la direzione errata per tre volte e alla fine decidiamo di proseguire sapendo che faremo qualche kilometro in più. Tra i fumi dell’alcool e il profumo del cinghiale unita ad un “pizzico” di euforia, decidemmo di conquistare ROMA percorrendo un antica strada: la Cassia.

Durante la discesa ad ogni km, la distanza tra la ns spalla sinistra e le vetture si riduceva sempre di più al punto da poter leggere la data di scadenza delle patatine che un bimbo divorava comodamente seduto sul seggiolino.
Arrivati a Viterbo ci fermiamo. La Cassia poteva seriamente diventare la ns tomba o per lo meno poteva compromettere definitivamente il ns cammino. Ci guardiamo attorno, cerchiamo una soluzione ma ci rendiamo conto che siamo ad un bivio. Roma è li a non più di 70 km ma non ce la sentiamo di continuare in questo modo. Chiediamo consiglio a qualche passante ma ci conferma che l’unica soluzione possibile era proseguire per quella strada.

Erano già le 13, il sole teneva in temperatura le borracce e dalla cartina non nascevano idee.
Quando tutte le soluzioni ragionevoli sono precluse, la fantasia ( e la pazzia in questo caso) corre in soccorso agli audaci. E’ stato un attimo, un flash. Io ed Alberto prendiamo una decisione. Stravolgiamo il nostro piano e anziché costeggiare il Tirreno nella discesa verso la meta finale ,faremo il bagno sull’ Adriatico. Questo significava correggere la rotta bruscamente e attraversare il cuore degli Appennini.

 La virata però non richiedeva solo un cambio di percorso. Serviva una dose di follia e da li l’unico modo veloce per effettuare la “manovra” era imboccare la superstrada.
Capita a volte che sui tabelloni dell’autostrada appaia la scritta… Attenzione: uomo in strada – men on the road. Quando la vedo dico tra me e me.. ma chi è il mentecatto che si mette a camminare in autostrada? Solo uno sbiellato può pensare ad una cosa del genere. Ne conseguo che lo siamo pure noi.

Prendiamo l’arteria verso Rieti. Bastava percorrere solo il primo pezzo per superare le asperità fino ad Orte. Camionisti e automobilisti ci passano e ci salutano, alcuni meravigliati, altri per un semplice avvertimento ma altri (i più) sembravano incitarci e fare il tifo per noi.
Per un attimo distolsi l’attenzione dalla strada e mi guardai attorno. Eravamo sospesi sopra gli Appennini, li stavamo cavalcando come fanno i surfisti sulle onde, stavamo volando. Ci sentivamo onnipotenti!!!

Ad Orte ci fermiamo in un area di servizio per mangiare un boccone e il nostro arrivo fa scattare l’attenzione di tutte le persone. Non è da tutti i giorni vedere arrivare due Ciclonauti con le loro bici spaziali tutte bardate, per lo più se questo avviene su una superstrada dove i cartelli di divieto per pedoni e ciclisti, fanno a gara nel farsi notare, capite che lo stupore è d’obbligo.
Usciamo dalla pazzia e rientriamo nell’ordinaria follia proseguendo verso Narni e puntando Rieti. Siamo nell’Appennino più Vivo e gli ostacoli iniziano a farsi impegnativi.

Il primo “Mostro” che dovevano superare, era una salita che costeggiava la Cascata delle Marmore. Ne avevamo sentito parlare e aveva la fama di essere veramente tosta e difficile. La strada non smentì le dicerie. All’inizio della salita ci sorpassa un grande camion, un bellissimo camion Rosso, il mio colore preferito. Ci suona per salutarci e lo perdiamo in fretta. Nel primo tratto le curve e la fauna , tengono ben nascosta la realtà che di li a poco si mostrerà senza riserva alcuna.

 Una curva e un’altra ancora; alziamo per un attimo lo sguardo e il mostro appare. Là in alto, come un piccolo punto insignificante, si scorge la sagoma del Camion che pochi minuti fa ci aveva superato. I tornanti che salgono lungo la montagna si possono chiaramente contare come le costole delle modelle anoressiche. Impatto psicologico alquanto devastante. Si sale e la pendenza aumenta. I tornanti sono di quelli stretti a 180°, quelli che significano pendenze impegnative.
 Il peso delle borse si fa sentire e la mente impreca pensando a quante cose inutili ci siamo portati appresso. Finalmente si scollina. Superiamo Terni e decidiamo di sostare a RIETI.
Troviamo ospitalità in una camera fantastica dove una signora ha ricavato un angolo di paradiso nell’inferno soleggiato di questa estate all’avventura.
 Il giorno dopo la carovana effettuerà un giorno di riposo. I 170 km di quel giorno ci avevano asciugato e la biancheria aveva bisogno di una profonda pulizia. Non ce ne rendiamo ancora conto, ma metà dell’Impresa è compiuta.>>

EXTRATIME by SS/ La cover è per il cartello che indica Rieti, la location punto d’arrivo di questa tappa partita da Bolsena.
Per quanto riguarda la fotogallery ecco alcune immagini lapalissiane ( tutte by sito Mondociclando) , visto altresì che per Christian Toffano i pantaloncini sono griffati “Ragno”, mentre il Radecio è come sempre ovviamente più …rosso.
Fermo restando che per essere più tranquillo e dire Ok anche il “Ragno” … deve stare a distanza di sicurezza dai cani-lupi.


Christian Toffano & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it