”Onde Ribelli”, il libro-missione written by Canella, sulla storia delle radio libere... di aiutare sogni e bisogni di ‘ogni’ Uomo/ Da Marconi a Radio Londra a Radio Città Fujiko, tra guerre, terremoti, alluvioni, divieti-illegalità, On the road


Il libro l’ho letto con particolare interesse al di là di ogni rapporto personale, perché ciò che ‘vale’ la Radio secondo il vangelo di Alessandro Canella è un racconto vissuto direttamente da oltre 20 anni come una missione.

Quella delle radio libere e indipendenti, ma con tanta voglia di cambiare il mondo , utilizzando la radio come strumento di cambiamento sociale.

Lo sottolinea anche la retrocopertina del libro stesso , intitolato “ONDE RIBELLI”, di cui riportiamo subito il seguente significativo testo esplicativo: <<  secondo Alessandro Canella, direttore di Radio Città Fujiko, sì. Ce lo dimostra ripercorrendo contingenze storiche – regimi totalitari, terremoti, sommosse popolari – e attraverso la voce di chi, negli ultimi decenni la radio l’ha fatta.  Questo volume raccoglie alcune esemplari esperienze di radio sociale; dagli istituti di salute mentale ai campesinos sudamericani, dalle scuole ai ghetti dei braccianti, dal femminismo alla mafia, la posizione privilegiata da insider di Canella tratteggia un quadro variegato di resistenza e immaginazione, audacia e lotta”.

Per quanto sopra, al di là dei tanti altri incroci personali, ricordo soltanto che a Crespino , il paese del mito di Fetonte oltre che di papà Luciano e mamma Loredana , è nata tanti anni fa la TRP, prima radio del Polesine ‘fondata’ da PierMarco Manfrinati da dove sono ‘scappato’ giù dalle scale mentre ero in diretta con la trasmissione sportiva , sentendo le scosse del terremoto del Friuli.

Per il resto, ho già raccontato qui su www.polesinesport.it l’importanza di alcune altre ‘radio’ operative in Polesine , da Radio Kolbe voce della Diocesi di Adria e Rovigo fino alla più commerciale Delta Radio , nella quale da oltre 30 anni , per passione, faccio il ‘cronista', in diretta dai campi sportivi ogni  domenica.

A questo punto senza tanti preamboli, e nel rispetto della deontologia giornalistica, dico che , anche per le tematiche raccontate, vale proprio a pena di leggere con attenzione il libro di Alessandro Canella, di cui passo subito a certificarvi le caratteristiche essenziali del suo ‘canovaccio’ , proponendo ai nostri lettori sia la relativa Prefazione a firma di Anna Uras, che l’Introduzione dello Stesso autore, del quale vi propongo anche, come Postfazione,  il breve testo finale dal titolo “Perché proprio la radio” .

Un lungo viaggio tra le Onde Ribelli, pardon.. tra le Radio Libere e la loro importanza sociale ( sottolineata anche nel nostro titolo) che si snoda attraverso speciali focus sulla storia della Radio e delle principali Radio Libere che lo stesso AUTORE ha approfondito nei vari Capitoli del suo Libro, di cui vi proponiamo anche gli esplicativi  ‘titolini’ , relativi ai ‘fatti e  misfatti’ raccontati pensando ai diritti umani.

PRIMO FLASH - STORY ( dal libro “Onde Ribelli” di Alessandro Canella) / “ONDE RIBELLI “: PRESENTAZIONE DI ANNA URAS

<< Sono passati quasi dieci anni da quando sono entrata per la prima volta negli studi di Radio Città Fujiko. Nel 2015 trasmettevamo ancora dalla vecchia sede di Via Massarenti e la redazione era in un appartamento al terzo piano con le mura arancioni che sapevano di fumo.

Avevo appuntamento con Alessandro perché stavo cercando una testata giornalistica con cui collaborare e il mio coinquilino di allora  - che lavorava nella redazione musicale – mi aveva suggerito loro.

In quel primo incontro Alessandro mi raccontò la storia della radio nata nel ’76, e un modo di fare informazione e giornalismo a partire dai margini e dalle comunità. Da allora ho collaborato con Radio Città Fujiko in molti modi, dapprima nella redazione dedicata all’informazione e poi partecipando alla creazione di alcuni programmi femministi e queer come Frequenze Sui Generis e Indecorati.

Da qualche anno non lavoro più nella redazione della radio , ma ogni tanto mi faccio viva con una proposta per una intervista o un nuovo programma.

Che si tratti di una corrispondenza sullo stato degli ospedali di Gaza o di dare ospitalità al podcast della casa delle donne di Bologna, in Radio Città Fijiko ho sempre trovato uno spazio e come me tantissimi *altri* .

Ed è proprio questo a dare la misura di cosa significa parlare di radio comunitarie, spazi virtuali e reali che sono sempre pronti ad accogliere chi bussa con una storia da raccontare. O una ragazzina di 19 anni che è appena arrivata a Bologna e vuole fare la giornalista.

Il giornalismo mainstream fa dell’oggettività un valore assoluto e un principio di qualità. M all’oggettività non è altro che l’espressione della propria posizione di privilegio, e spesso ciò che è oggettivo è ciò che non perturba lo statu quo.

L’autore di un articolo ‘oggettivo’ ( non uso il maschile a caso) tende a non dar voce ai soggetti delle sue storie che si trasformano così in oggetti di discussione. 

Pensiamo  a quanto raramente negli ultimi mesi i movimenti palestinesi sono stati raccontati come soggetti dotati di voce propria, o al modo in cui il giornalismo ‘oggettivo’ parla di persone trans, detenute , migranti e seconde generazioni, sex worker. 

I soggetti marginalizzati non sono quasi mai soggetti attivi , con una voce propria. Ma sono spesso oggetto di discussione, e il giornalismo mainstream pullula di uomini bianchi pronti ad offrire la propria opinione ‘oggettiva’.

La storia che racconta questo libro è quella di una alternativa all’oggettività, e di come la radio si possa trasformare in una voce – o una moltitudine di voci – dai margini. Non si tratta di una ricostruzione accademica della storia della radio, ma di qualcosa di più simile a un’inchiesta radiofonica.

Canella accompagna chi legge in un viaggio attraverso la storia della radiofonia libera e indipendente, tra aneddoti ed approfondimenti , proprio come è abituato a fare quotidianamente con ascoltatori e ascoltatrici della radio.

In redazione c’è una stanza piena di vecchi registri a nastro, cassette e apparecchiatura radiofonica accumulata negli ultimi cinquant’anni.

Mi è capitato tante volte di entrare lì dentro e frugare nelle scatole alla ricerca di un microfono o di una scheda audio, o di sedermi ad ascoltare pezzi di storia della radio.

Leggere questo libro è proprio come entrare in quella stanza con la radio sempre accesa e iniziare ad aprire gli scatoloni. >>

 

SECONDO FLASH - STORY ( dal libro “Onde Ribelli” di Alessandro Canella) / “ONDE RIBELLI “: INTRODUZIONE DI ALESSANDRO CANELLA

<< Nei primi Anni Novanta c’era un ragazzino che il pomeriggio si chiudeva in camera per isolarsi dal mondo. Sdraiato suol letto, sguardo fisso al soffitto, con un tasto apriva una porta spaziotemporale che lo proiettava in un’altra dimensione. 

Era l’interruttore di uno stereo portatile, di quelli lunghi quasi mezzo metro e con gli altoparlanti , come i boombox delle crew rap nel Bronx.

Spostando l’interruttore da Tape a Radio la magia si realizzava . Un profumo di musica e parole , immaginari sconosciuti in cui farsi accompagnare solo muovendo la rotellina della frequenza.

Anche quella fuga dalla realtà era suggerita da prodotti culturali dell’epoca. Solo che non avveniva attraverso un libro magico trovato in una biblioteca polverosa a infilarsi nella tana del Bianconiglio, ma con un congegno di plastica , cavi elettrici e circuiti sconosciuti, probabilmente assemblata in Cina.

Oltre a me molti altri adolescenti dell’era pre-internet avranno utilizzato la radio come mezzo di evasione e di scoperta. Molti meno hanno avuto invece la fortuna che ho avuto io di sbucare dall’altro lato , quello da cui il suono parte.

E ancora meno sono riusciti a trasformare la loro passione in un lavoro.

Ho messo piede per ola prima volta in uno studio radiofonico nel 2000. Nel 2024 ricorre il centesimo anniversario della prima trasmissione radiofonica italiana.

Il debutto della radio italiana non è stato dei migliori, all’epoca tutti i mezzi di comunicazione erano gestiti dal regime fascista.

La radiofonia però è stata anche molto altro, soprattutto ha avuto un ruolo fortemente sociale, del tutto antietetico all’utilizzo fascista.

Non ho lavorato in una radio “normale”, una di quelle con gli speaker dalla voce impostata che annunciano musica commerciale tutta uguale e dicono poche cose banali solo per intrattenere il pubblico e piazzare spot pubblicitari a fini di lucro.

Sono capitato in una radio di Bologna, indipendente, comunitaria e con una storia importante, politica e travagliata.

Si chiamava Radio Città 103. Anni dopo si è fusa con Radio Fujiko e ora si chiama Radio Città Fujiko ( rimanendo sui 103.100 in FM).

Ho imparato tantissime cose. Come funzionano gli strumenti per la diretta – un microfono, un giradischi, un lettore cd o un computer per la musica, un mixer in cui miscelare fonti sonore e volumi, un’antenna per mandare il segnale dal trasmettitore al ripetitore, i software per registrare e montare . Ho studiato le tecniche sull’uso della voce, sulla scrittura di un format, la progettazione di un clock, la composizione di un palinsesto in relazione all’ascolto.

Soprattutto ho potuto capire che la radiofonia può assumere forme molto diverse , che discendono da obiettivi molto diversi.

Si ascolta la radio per i più disparati motivi. Per informarsi , per ascoltare musica e magari scoprirne di nuova, per avere un sottofondo mentre si lavora, si studia o si pulisce, per compagnia.

Quali sono però le motivazioni di chi la radio la fa?

Sicuramente c’è chi se ne occupa per passione , perché può essere un hobby molto divertente , e chi per lo stipendio, dato che fare la radio è un mestiere, nonostante in Italia il riconoscimento delle professioni culturali ed editoriali sia ancora faticoso.

C’è anche un’altra , ulteriore motivazione: liberare dall’oppressione. La radio non è una brigata partigiana armata , né un partito rivoluzionario che punta alla redistribuzione della ricchezza. 

Tuttavia , molto più di altri media, possiede caratteristiche che la rendono uno strumento efficace di emancipazione e di intervento sociale . 

Quello che cerco di fare in questo libro è esattamente questo: raccontare alcune esperienze di applicazione sociale alla radio, nate dalla volontà di utilizzare un mezzo diverso per liberare le persone dall’oppressione. Anzi, per appoggiare e fornire alle persone oppresse strumenti per liberarsi da sole.

Ovviamente non è possibile un racconto dettagliato di tutte le emittenti che hanno questa impostazione, non è un manuale né un Mereghetti della radio. Non voglio essere esaustivo né didascalico, ma mostrare che esiste un modo diverso di intendere la radiofonia, quali sono gli strumenti peculiari che la rendono efficace nella lotta contro l’oppressione e condividere alcune esperienze concrete in merito.

Lo abbiamo già accennato, è un medium utilizzato anche in senso opposto, come nel totalitarismo del Novecento.

La radio è al centro di una contesa che sta attraversando tutta la sua storia e che non è mai stata vinta  da uno dei due contendenti, dall’oppressore o dall’oppresso. A differenza di altri media, anche nelle fasi più repressive la radio ha sempre saputo mantenere un granello di resistenza da cui poi è germogliata una riscossa.

Forse si tratta dello stesso granello rimasto dopo l’avanzata del Nulla ne La storia infinita: la fantasia , l’immaginazione di una alternativa.

 

TERZO FLASH - STORY ( dal libro “Onde Ribelli” di Alessandro Canella) / “ONDE RIBELLI “: POSTFAZIONE DI ALESSANDRO CANELLA : ( PERCHE’ PROPRIO LA RADIO? ) 

( Riportiamo in toto –perché breve - il Capitolo finale numero 12, dal titolo “Perché proprio la radio? “ anche perché è sostanzialmente la POSTFAZIONE esplicativa ) 

<< La domanda sottesa a tutta questa ricerca è una : perché il medium che più di ogni altro viene utilizzato per progetti e applicazioni sociali  è proprio la radio?

 Perché non la  caleidoscopica televisione, che con la dimensione video titilla l’ego di chi vi appare? Perché non il riflessivo giornale che, nella sua tradizionale forma cartacea o in quella più moderna digitale, contempla tempi propedeutici all’analisi e all’approfondimento  intellettuale? 

Lw risposte sono disseminate nel racconto ma vale la pena di riepilogarle, e anche compararle con gli altri mezzi di comunicazione.

Constatare che lo strumento radiofonico sia il più adoperato per finalità sociali non vuol certo dire che sia l’unico a possedere determinate caratteristiche , ma forse è l’unico nel presentarle tutte assieme.

Ad esempio , non è l’unico medium ad utilizzare il suono, ma a differenza del telefono lo utilizza in alta definizione, con elaborazioni che mescolano la musica e le parole stimolando emozioni: a differenza della televisione o del cinema lo impiega in via esclusiva, senza impegnare altri sensi e senza che necessariamente assorba tutta l’attenzione.

Tra gli aggettivi collegati alla radio che sono apparsi nel testo uno ricorrente è intima, come la relazione  che la radio è capace di creare tra chi emette e chi riceve. Una relazione che, per una determinata applicazione della radiofonia, è anche reciproca, non unidirezionale. 

E questa reciprocità è capace di allargarsi , di non restare  individuale ma di diventare comunitaria. 

E’ in seno alla comunità che la radio può diventare sia solidale, mettendosi a disposizione di operazioni di salvataggio, emancipazione, progresso, che inclusiva, costruendo un argine all’emarginazione.

 L’assenza di immagine è particolarmente importante per la capacità non stigmatizzante. Troviamo anche una certa attitudine protettiva che la radio sa esercitare in chi la impiega in un percorso di ricostruzione della propria autostima e delle relazioni. In questi specifici percorsi. Inoltre, la radio sa essere uno spazio collaborativo, cooperativo, non competitivo.

Ma la radio è anche leggera e veloce più di un giornale, è versatile e mobile, caratteristiche che la diversificano da media più ingessati.

Grazie ad una funzione stimolante della fantasia e della creatività nella sua storia la radio è stata ed è sperimentatrice di nuove forme e nuovi linguaggi e ha mostrato una certa abilità ad essere adattabile , resiliente di fronte alla minaccia rappresentata da  nuovi strumenti.

E’ un medium al tempo stesso emozionale, espressivo e autodeterminante per la possibilità di prendere parola in prima persona.

Nelle mani degli oppressi, queste caratteristiche la rendono antagonista al potere , a cui riesce a sfuggire grazie a una dimensione eterea.

Ovviamente per essere tutto questo la radio deve essere governata da uno spirito democratico e egualitario perché, a differenza di quanto ha sostenuto qualcuno, è l’intenzione di uomini e donne a determinarne l’azione.

La radio può essere libera solo se la si utilizza per raggiungere la libertà , altrimenti la sua capacità di riscatto viene soffocata dal proposito repressivo e totalitario che inevitabilmente interessa ogni mezzo di comunicazione di massa.

Per chiudere, in tutta la sua storia la radio è riuscita a mantenere un equilibrio tra controllo e libertà, mai completamente e automaticamente rivoluzionaria, ma dl tutto soggiogata.

Sarà questa la radio del futuro? A giudicare dalle sorprese che ci ha riservato nei cento anni di storia, disattendendo le profezie di chi più volte l’ha data per morta , abbiamo ragione di credere che sia un’ottima idea stare a vedere , anzi: ad ascoltare.>>

 

APPENDICE FLASH – STORY ( dal libro “Onde Ribelli” di Alessandro Canella) / “ONDE RIBELLI “ ( Edizioni Armillaria/ I Cardinali, pag 220, € 12)  : ECCO TUTTI I CAPITOILI

Prefazione di Anna Uras/ 

Introduzione di Alessandro Canella

01_Il frutto di una contesa ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Una rivoluzione , molti inventori; b) La guerra delle onde; c) Un’alluvione di fantasia; d) Il social network ante litteram; e) La radio come diritto umano/  

02_Le dimensioni contano ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Una questione politica; b) Un nuovo formato in onda sonora; c) Dall’utilità dell’ascolto all’importanza della produzione; e) Vibrazioni di emancipazione;/

03_I nuovi pirati delle onde radio ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) La radio è una buridda; b) Una radio marsupiale; c) Come funghi dopo la pioggia) d) Una certa attitudine ribelle) ; e) Con la radio si fa la rivoluzione; / 

04_In e fuori onda ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) La radio nelle catastrofi; b) Dal soccorso al sostegno; c) Caro amico ti ascolto, così mi distraggo un po'/  

05_ La radio? Roba da matti! ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Del cavallo non si butta via niente; b) Ceci n’est pas une radio; c) Uno psiconetwork di Larghe Vedute ;/ 

06_In viaggi, come un’onda ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Alla fine della rotta balcanica c’è uno specchio; b) Da ciò che ascolti dipende ciò che osservi; c) Dal ghetto all’etere e ritorno;/  

07_Nella mia ora di libertà ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Dentro la cella, fuori nell’etere; b) se il carcere non va in radio, la radio va in carcere; c) Solidale fino alla complicità; d) Chi ha paura della radio? ; / 

08_Autodeterminazione radiofonica ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Radio Donna, un attentato al patriarcato; b) Radio femministe là dove non immaginiamo; c) Una lingua RadiOsa per il cambiamento;/  

09_Dai margini al centro ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Una questione di approccio; b) La piazza  non è la strada; / 

10_Se il campesino non va a scuola , la radio va dal campesino ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) La radio per l’alfabetizzazione dei campesinos; b) La radio web come nuova spinta di democratizzazione dell’istruzione; /  

11_La radio contro la montagna di merda ( Con questi SOTTOCAPITOLI: a) Onde , pazze o miti, contro la mafia; b) Radio antimafia 2.0 ; c) Radio antimafia 4.0; /

12_ Perché proprio la radio. ( VEDI TESTO SOPRA RIPORTATO, in specifica Appendice Flash Story, come POSTFAZIONE) 

 

EXTRATIME by SS/ In cover Alessandro Canella , durante una recente presentazione nel bolognese del suo libro “Onde Ribelle” ( significativo il sottotitolo “La radio come trasformazione”) , la cui copertina proponiamo quindi in apertura di fotogallery, 

Dove poi riproponiamo ancora Alessandro Canella in trio tra i due intervistatori/presentatori sempre durante la recente presentazione del suo libro, per il quale segnaliamo che a Bologna ne hanno parlato in modo ampio anche i blasonato quotidiani Il Resto del Carlino, Il Corriere e anche La Repubblica, con relative interviste all’Autore.

Sergio Sottovia

www.polesinesport.it