“Persone e storie del Sertão brasiliano”, a Caculé diocesi di Caetité, testimoniate dal ‘missionario’ don Gabriele Fantinati nel libro “L’Amore è più forte della Morte”/ Meglio “mezzo passo” fatto con la Comunità che 5 da soli


Sono andato domenica ad ascoltare don Gabriele Fantinati a Villanova Marchesana dopo che venerdì mattina ho incontrato A.D. l’uomo dei tanti viaggi in Brasile e Argentina alle ricerca delle proprie ‘radici genealogiche.

Poi lunedì mattina ero andato dal meccanico e , aspettando ...tanto, ho scambiato qualche parola con un amico che non incontravo da anni e, ad un certo punto – mi ha parlato di sua madre impossibilitata da diversi anni ad andare in chiesa per fare la sua ‘amata’ domenicale comunione. 

Per farla breve l’amico G.T., mi ha raccontato che una volta interpellato il prete del suo paese e ricevuto come risposta la sua ‘indisponibilità’, beh mi ha segnalato che alla sua richiesta ha invece aderito don Gabriele da Canalnovo e ogni venerdì ha ‘portato’ la Santa Comunione  a sua madre ( poi hanno continuato le suore).

Ci tenevo a segnalare questo fatto , in abbinata al ‘perché’ partiamo a raccontarvi del ‘Brasile’ , considerando che proprio la settimana scorsa avevo già ricevuto a sorpresa una telefonata dal professore  A.D. che mi spiegava di aver completato il suo libro sui suoi ‘viaggi in Brasile e Argentina ‘ alla ricerca delle sue Radici, tutto raccontato genealogicamente da 5 generazioni nel suo ‘albero della vita’.

Un’opera di circa 400 pagine che meritava di essere pubblicata e che – chissà perché  –  mi è stata data la possibilità di pubblicarla qui su www.polesinesport.it.

E poiché il SudAmerica , terra di emigranti veneti, rappresenta un Mondo che abbiamo già più volte raccontato su questo sito ‘agganciato’ anche alle  storie di Campioni del Calcio come gli ‘oriundi’ Arnaldo Porta ( da Castelmassa e best score e capitano del Verona ad inizio secolo scorso) , Josè Altafini (ora cittadino onorario di Giacciano con Baruchella) , Thiago Motta ( ora cittadino onorario di Polesella), ho deciso che... il Libro ‘genealogico’ di A.D. , anche se l’ho già letto tutto, lo pubblicherò totalmente ma a puntate, dopo avervi proposto però in ‘prologo’ questo reportage propedeutico sul Libro di Don Gabriele

Un Libro che , rimandandoci in calce al nostro tradizionale Extratime per ulteriori nostri commenti agganciati alla ‘giornata’ in Biblioteca a Villanova Marchesana , con Gabriele intervistato da Romana Stocco e sindaco Riccardo Rigotto ( presenti tanti suoi ex parrocchiani di Canalnovo), diventa ‘focus speciale sul Brasile dei ‘poveri’ , con tante testimonianze su “Persone e storie del Sertão brasiliano”, soprattutto a Caculé diocesi di Caetité, dove è stato ‘missionario’ don Gabriele Fantinati che ha spiegato tutto nel libro “L’Amore è più forte della Morte”.

Premesso che per carattere ( o per scelta cultural-missionaria?) Don Gabriele ha sempre preferito – parole sue – ‘andare a parlare dei problemi della gente direttamente dal Sindaco, piuttosto che , come fanno altri, alzando la voce dal microfono dell’altare durante la messa’, lasciamo che il LIBRO di Don Gabriele sul “ Sertão brasiliano”, testimoni direttamente  quello che sottolinea il titolo steso del libro  “L’Amore è più forte della Morte”/ Ovviamente ...adelante Gabriele con juicio, cioè meglio “mezzo passo” fatto con la Comunità che 5 passi fatti da solo o in pochi.

Per la cronaca e per la storia del Libro segnaliamo che vi proponiamo innanzitutto la PREFAZIONE a firma del Vescovo della Diocesi di Adria – Rovigo, quindi la INTRODUZIONE dello stesso Don Gabriele di cui proponiamo altresì in sequenza le sue CONCLUSIONE , quella che fa de “Il Missionario anzitutto un testimone”.

Oltre ovviamente a tutti i ‘titoli’ di ogni capitolo -testimonianza , particolarmente significativi, fermo restando che ...non a caso il “PENSIERO” finale di Don Gabriele Fantinati è questo altro passaggio tra...passato, presente e futuro , titolato “ UN ARRIVEDERCI A COLORI”, così espresso...

<< Con il rosso ti ho parlato di quella terra /  Con l’azzurro ti ho raccontato di quel cielo /  Con il giallo ti ho narrato di quel sole / Con il verde ti ho detto di quegli alberi / Con tutti i colori ti ho descritto gli occhi dei bimbi del sertão >>. 

 

PRESENTAZIONE ( di + Martino Gomiero , Vescovo di Adria – Rovigo ) 

Il servizio pastorale in paesi particolarmente interessanti, come quelli dell’America latina, lascia un ricordo incancellabile nell’animo dei presbiteri che vi hanno esercitato il ministero sacerdotale.

E’ il caso di don Gabriele Fantinati , presbitero diocesano di Adra -Rovigo , sacerdote “Fidei donum” nel Brasile, stato di Bahia, diocesi di Caetité ; in due riprese, per molti anni, ha lavorato intensamente nel Sertão brasiliano.

Riflettendo sulla sua esperienza pastorale in terra brasiliana, don Fantinati, che possiede una buona penna, ha raccolto, notizie, impressioni e tradizioni che hanno radici profonde nella cultura civile e religiosa della gente da lui amata con generosa carità pastorale.

Nella pubblicazione di don Gabriele si incontrano fatti e avvenimenti che fanno pensare a pagine evangeliche, vissuti come sono nell’umiltà e nella semplicità; si possono paragonare ai “fioretti” di francescana memoria, tanta è la trasparente freschezza degli episodi narrati.

Auguro un’ampia diffusione del libro di don Fantinati, affinché rimanga vivo nel cuore dei credenti il “fuoco della  missione” , per la gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli.

Con la mia speciale Benedizione 

Rovigo , 16 giugno 1999

_ + _ Martino Gomiero

Vescovo di Adria – Rovigo

 

INTRODUZIONE ( don Gabriele Fantinati, dal suo libro “ L’AMORE E’ PIU’ FORTE DELLA MORTE” – Persone e storie del sertão brasiliano) 

ANA APARECIDA – UNA INTRODUZIONE

Eravamo finalmente giunti al termine di una giornata molto impegnativa.

Fortemente raccomandati dal vescovo di Caetité (BA), dom Antonio Alberto Guimarães Rezende, e appoggiati dal voto unanime dell’Assemblea Diocesana, si erano avviati , in quell’anno 1990, in tutte le zone pastorali di quella nostra diocesi, dei corsi di catechesi e formazione religiosa per animatori delle CEBs ( Comunità Ecclesiali di Base).

Quel sabato sera una lieve brezza era venuta ad addolcire l’alta temperatura che ci aveva appesantito la giornata. Eravamo tutti riuniti nel cortile della Scuola Famiglia Agricola di Caculé, seduti su panche improvvisate. Dopo l’orazione conclusiva , i nostri animatori, a gruppetti, si erano avviati verso i lori dormitori e si preparavano a recuperare, con un buon sonno ristoratore , le forze per un’altra intensa tappa di preghiera , studio  riflessione.

Rimase accanto a me solo una catechista dagli occhi neri e profondi, Ana Aparecida. In quegli anni studiava per diventare maestra, oggi è religiosa, consacrata nella famiglia delle Serve di Maria Riparatrice. E’ giovane ma ha sempre dimostrato una maturità superiore alla sua età.

“Aiutami Ana Aparecida” , le dico con tutta serietà, quasi in tono di supplica, “aiutami a capire meglio te e il tuo popolo. Vorrei penetrare a fondo nei vostri cuori con l’unico intento che la parola di Dio cresca in voi e porti ancora più frutto”.

 

“Sì, ti aiuterò, se ti fa piacere,” , mi rispose la giovane “ma sono convinta, padre Gabriele, che né tu né gli altri europei che vi sono o verranno un giorno tra noi potranno capirci completamente. Noi siamo diversi da noi e non solo per razza. Lingua e cultura. La nostra religiosità è diversa; la nostra formazione, il nostro modo di vedere le cose, il nostro modo di concepire la persona, la famiglia  e persino il tempo sono diversi. Tantissime sono le cose che ci separano e  rendono praticamente incolmabile la distanza che esiste tra noi e voi”.

Turbato, e quasi schiacciato, da quelle parole non riuscii a proseguire la conversazione , ma da quella sera la mia vita cambiò. Una sfida era ormai lanciata al mio sincero desiderio di evangelizzare. Avevo capito che per annunciare efficacemente il Vangelo dovevo farlo penetrare il più profondamente possibile, tentare di farlo giungere fino alle radici, ai nodi di formazione della cultura e delle tradizioni di quel popolo perché il messaggio di Cristo diventasse portatore non di morte alla loro cultura ma di una vita nuova nel Signore della storia e del mondo.

Grazie a quel breve dialogo con Ana Aparecida, ho impiegato gli ultimi anni in cui rimasi in Brasile a tentare un modo diverso di vedere, di osservare e di contemplare quel mondo, prima di parlare e anche prima di dialogare e perfino prima di pregare , perché per ogni adorazione, punto alto dell’orazione, è necessaria molta contemplazione silenziosa.

E così mi sono reso conto che chi osserva attentamente vede un mondo che porta molte impronte di una bontà senza misura e di un amore che il messaggio della fede ci insegna essere più forte della morte, della miseria e della menzogna.

Chi decide di guardare con un po' di attenzione vede un mondo in cui non è straniero e che lo invita a essergli solidale nelle sue speranze e nei suoi timori, nelle sue gioie e nei suoi dolori.

Vede un mondo in cui è stampata l’immagine dell’Unigenito, dell’umano pienamente divino, di quel nome che teneramente sussurrava quella Vergine Madre che credeva nel Dio fedele di generazione in generazione.

Nel libretto che, grazie al Vescovo di Adria – Rovigo e a tante persone che mi hanno incoraggiato, avete ora tra le mani , due riflessioni, un po' più consistenti, aprono e chiudono un ciclo di veloci racconti , tutti reali, tratti dai molti ricordi e dagli appunti scritti dei miei undici anni di permanenza nella missione diocesana di Adria-Rovigo nel Nordest del Brasile.

Poco vi è di inedito. La testimonianza di apertura, presentata anni fa come parte di una tesina di missiologia all’Università Gregoriana, l’ho vista, per caso, tradotta anche in altre lingue su riviste missionarie.

Quasi tutto è stato pubblicato sul nostro settimanale diocesano e qualcosa anche su giornalino mensile dell’OPAM ( Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo), Organizzazione Non Governativa con la quale collaboro da diversi anni, profondamente convinto che , come diceva il grande e indimenticabile papa Paolo VI, “la fame d’istruzione non è meno deprimente della fame di alimenti. Un analfabeta è uno spirito denutrito” ( Populorum Progressio n.35).

Unico intento della pubblicazione di queste pagine è aiutare chi leggerà a vedere meglio , un po' più avanti, un pò più dentro.

E’ un invito a sapere di più, per capire e amare di più.

( Don Gabriele / Canalnovo (RO) , 10 agosto 1999, Festa di San Lorenzo ) 

PREFAZIONE A UNA NUOVA RISTAMPA / 

<< Grazie alla insistenza di varie persone amiche , e soprattutto grazie al Comitato Biblioteca del Comune di Ariano nel Polesine, si parte per una nuova ristampa, la quarta.

Del libro non ho voluto cambiare nemmeno una parola.

Rappresenta una realtà vissuta.

Ogni particolare è vero ed è inserito in una realtà in continuo cambiamento.

Buona lettura a tutte e tutti.>> 

 

 

CONCLUSIONE ( di Don Gabriele Fantinati) / IL MISSIONARIO : ANZITUTTO UN TESTIMONE 

_1_ /  UNA SCELTA DI VITA 

ASCOLTARE 

L’immagine del missionario deve essere, anzitutto, quella di un uomo una donna con una forte capacità di ascolto e di dialogo.

Sa rispettare, sa adattarsi alle altre culture e riconoscere i valori che contengono.

Sa essere tollerante e flessibile. Non occupa tutto il suo tempo per “cambiare gli altri” e non lotta per imporre il suo punto di vista. Anche se possiede convinzioni profonde, sa  che non è il padrone di tutta la verità.

La sua scuola migliore: vivere a contatto con al gente, nei momenti forti, allegri o tristi che siano ma anche nel giorno per giorno. Non si stanca mai dui imparare. Ogni operatore sociale che non sa ascoltare può giungere a pensare, pur in tutta sincerità, che quello che va bene per lui va bene anche per i poveri.

Il missionario accetta il limite di non poter mai riuscire a penetrare completamente in una cultura diversa dalla sua.

ACCOGLIERE 

Le persone apprezzano anzitutto l’ospitalità, la solidarietà e l’accoglienza. Non si ricorderanno, forse, già il lunedì, il tuo sermone della domenica, ma non dimenticheranno , a distanza di anni, il giorno in cui , avendo un figlio malato, hai interrotto il tuo viaggio per portarlo all’Ospedale.

Le culture tradizionali del sud del mondo sono centrate sulla persona più che sulle cose. Il centro di tutto è la vita di relazioni, l’interdipendenza e la comunità.

I missionario/a di élite, il separato, non serve come pure quello/a che ha sempre molte cose da fare. Il missionario deve sentirsi bene tra la gente ed accoglierla senza condizioni.

Solo se hai imparato a stare tra la gente potrai capire ciò di cui la gente ha veramente bisogno e con ciò di cui tu pensi possano aver bisogno. Solo chi sta con la gente potrà essere esigente al momento giusto.

ESSERE SOLIDALE

La non – solidarietà  ( l’isolamento) è altrettanto pericolosa quanto la solidarietà “paternalismo” = io vi risolvo i problemi, tanto voi non ce la fate.

Esiste già, ma non la puoi vedere subito , una rete di solidarietà molto maggiore di quella che tu possa immaginare e sarebbe bene, prima coglierla e poi entrarci per offrire il tuo contributo. Il mondo, la parrocchia , il villaggio, sono iniziati prima di te e continueranno dopo la tua scomparsa, Nessuno è insostituibile.

Solidarietà significa sviluppare quella sensibilità verso il singolo e la comunità che ti porta ad amare la giustizia e la verità.

Solidarietà significa anche difendersi dal rischio ricattatorio dell’opera buona. Cristo non faceva i miracoli per avere successo o fama, anzi chiedeva il silenzio. Non è solidale chi fa l’eroe da solo, ma chi denuncia con chiarezza l’ingiustizia.

 

_2_ CULTURA TRADIZIONALE E RELIGIOSITA’ POPOLARE

 

Inculturare il Vangelo ( inserirlo in una cultura) significa non solo e non tanto esprimerlo con i linguaggi e i simboli propri di una determinata cultura ( aggiungere qualche chitarra o tamburello e qualche santo), ma piuttosto accogliere e vivere il messaggio del vangelo a partire dai valori profondi , dalle aspirazioni vitali, dalle radici antropologiche e dai simboli di una determinata cultura.

O il Vangelo trascende tutte le culture, senza essere soggetto ad alcuna di esse o non è Vangelo. Conoscere poi una, due o qualche cultura non significa conoscerle tutte. Già il missionario José de Acosta scriveva nel 1500: “ E’ errato considerare le Indie come se fossero un unico campo o città. Anche i luoghi che portano lo steso nome sono abitati da gente diversa con riti e costumi propri e occorre considerarli uno per uno”.

Per questo motivo è difficile dare istruzioni universali , anche se ci sono tratti comuni a varie culture. Vediamo, ad esempio, che nella cultura agricola , tradizionale, il tempo è ciclico, cioè corrisponde e accompagnai cicli della natura. E’ un tempo che passa lentamente. Lo spazio è quello delle ampie estensioni naturali e al tempo stesso delle delimitate estensioni sociali: chiuse o quasi familiari. La tradizione ha un posto decisivo: “ si è sempre fatto così”.

L’anziano è rispettato perché è colui che conosce le tradizioni e le trasmette : come si prepara un matrimonio, la festa del patrono , come e quando si iniziano e semine, come e quando si svolge una cerimonia funebre: di un neonato , di un giovane o di un anziano.

Tra la parola di un sacerdote e quella di un anziano oil popolo semplice sceglie di seguire quella dell’anziano.

La religiosità è ciclica come la natura: sono intoccabili le date , i luoghi  e le modalità di svolgimento delle feste. Ci sono collegamenti tra la natura e le feste: una festa segna l’inizio delle piogge, l’altra elle semine, l’altra dei raccolti.

C’è la viva sensazione che tutto è strettamente soggetto al disegno della Provvidenza ( causa primaria).

La religiosità popolare in ambiente rurale o urbano, permeata da una dimensione simbolica, affettiva, sapienziale e celebrativa, sembrerebbe offrire una saldatura tra il medievale ( incantato e timoroso del futuro) eliminando semplicemente il moderno ( superiorità della ragione e della scienza – separazione tra sacro e profano).

Nell’Età Media, come nel post-moderno, i simboli ( le immagini) valgono più delle parole. Stiamo passando da una cultura dello scritto e della parola a quella dell’immagine ( televisiva – cinema – propaganda ) . Lo scritto parla alla mente e l’immagine parla al cuore.

 Lo scritto non ha il potere sacro dell’immagine e non è un mezzo simbolico di contatto immediato.

Per questo è pericoloso, in nome del razionalismo, voler agire sconsideratamente contro la religiosità popolare classificandola di sorpassata o alienante, visto che essa sembra rispondere meglio all’attuale domanda simbolica.

Il “nuovo” , ancor più quello evangelico, pur nella traiettoria di concretizzazione liberatrice, deve integrare e non scartare.

_ 3 _ I PARAMETRI DELL’EFFICACIA.

_ SAPER ASPETTARE

La tentazione dell’impaziente è terribile per il missionario. Egli, purtroppo, non immagina che molte delle cose che “ha fatto”, pur con grande sacrificio rimarranno inutilizzate e i luccicanti trattori che hai fatto giungere dell’Italia si fermeranno ben presto. La scuola materna pe ri bimbi più poveri del quartiere potrebbero trasformarsi in una scuola di élite.

E’ molto meglio “mezzo passo” fatto con la comunità che cinque passi fatti da solo o con pochi seguaci.

Camminare con la gente , adattarsi al suo ritmo. Non voler imporsi a tutti i costi.

_ NON LASCIARSI IMPRIGIONARE DALLE EMERGENZE

L’efficacia di u n’azione non si misura sui risultati immediati anche se pesano suol cuore le situazioni tragiche e ti spingono a una fretta che può essere ossessiva. E’ necessaria per lo sviluppo e la vera democrazia, una rivoluzione che sia anzitutto “culturale”.

Questo significa non lasciarsi imprigionare dalle emergenze, che mi pare un difetto nostro: a furia di aiutare nelle emergenze non abbiamo il tempo di porre le radici del cambiamento. Infatti bisogna cambiare l’albero, non solo togliere i rami vecchi uno ad uno.

Ci sono le emergenze, però non bisogna esaurirsi in esse e, quindi, neanche accontentarsi di palliativi.

_ SCUOLA, SCUOLA E SCUOLA.

Lo sviluppo umano non può essere solo un problema di risorse e di mezzi, ma tocca il miglioramento della vita: lo sviluppo qualitativo di ogni persona.  Molti governati che vogliono risposte immediate non lo comprendono e vogliono spettacoli di potere rapidamente capitalizzabili. L’unica risposta a un vero sviluppo * l’istruzione, la scienza e la cultura, in una parola: il sapere. Sapere di più per essere di più. Sviluppando la propria cultura, ciascun uomo . ciascun popolo potrà assumere pienamente il proprio futuro, definire le coordinate dello sviluppo e conservare i propri valori.

La democrazia si basa sulla libertà  e la libertà si basa sulla conoscenza.

Veramente libero è colui che ha  a portata di mano il maggior numero possibile di scelte. Però non si può scegliere senza conoscere e la conoscenza, oggi più che mai, cresce con l’istruzione e la conoscenza, oggi più che mai, cresce con l’istruzione e l’educazione i cui risultati non sono immediati ma i cui frutti sono certi e duraturi.

Il primo fondamentale passo dell’istruzione è e rimarrà sempre l’alfabetizzazione, come ci ha insegnato lucidamente Paulo Freire:” essere alfabetizzato significa imparare a leggere questa parola scritta in lui la cultura si esprime e, esprimendosi criticamente smette di essere ripetizione, fuori del tempo, di ciò che è avvenuto, per entrare nel tempo e prendere coscienza che il suo carattere costruttivo è la temporalità, che è l’annuncio e la promessa di ciò che deve venire . Il destino si recupera criticamente come progetto.

In questo senso, essere alfabetizzato non è imparare a ripetere delle parole ma a dire la propria parola, creatrice di cultura.”

 

APPENDICE FLASH / “INDICE”, CAPITOLO PER CAPITOLO ( Mediamente ognuno di 2 pagine)

Presentazione ( pag 5); Ana Aparecida ( p.7), Il Sertão del Brasile – Una testimonianza. ( 11); Caculè, la storia di un nome ( 16), Dalcy, la giovane missionari ( 18), Lo schiavo Alexandre e il Sacro Cuore ( 21), I piccoli carbonai ( 23), Un grande educatore ( 25), la fattoria in riva al fiume ( 27), Guaritori e ciarlatani ( 29), Il vecchio Giobbe ( 31), Preghiere obbliganti e preghiere forti ( 33), Jacy ( 35),  Il successo dei pentecostali ( 37 ), Confessarsi davanti a un albero ( 39), Homero, recuperato dall’amore ( 41), Analfabetismo igienico-sanitario ( 43), Il parto e le sue tradizioni ( 46) , Ogni scuola che si apre è una prigione che si chiude ( 48), Un vero maestro ( 50), Maria ed Emanuele ( 53), Sotto la quercia: aspettando la grande festa  ( 55), Il cimitero della fattoria ( 57), Festa di matrimonio sull’aia ( 59) , Norberto ( 61), Salla scuola agricola all’impegno comunitario ( 63), Le danze degli Orixas ( 65) , L apolitica del Nordest ( 68) , Le vere polpette ( 71), La scuoletta di Quati ( 73), Rita, la legionaria di Maria ( 75), Saudade do Brasil ( 77), Domani si uscirà a seminare ( 79 ), Severino ( 81), ancora il samaritano ( 83), Quando la pioggia sembra non venire più ( 85), Solange non è più sola ( 87), Qui si vendono sogni ( 89) , Talita, alzati ( 91), Il Venerdì santo ( 93), Un maggiolone tuttofare ( 95), Un miracolo nella foresta ( 97), Tradizioni natalizie del sertão ( 99 ), Sulle sponde del Comocoxico ( 102) , Bambini delle favelas ( 104), Inizi del rinnovamento carismatico a Caculè ( 106) , Iria, la povera che rende felici ( 108), Vecchie e nuove schiavitù ( 110), Camminerai su aspidi e vipere ( 113), Il missionario : anzitutto un testimone ( 115) , Un arrivederci a colori ( 121).

APPENDICE FLASH – STORY ( by wikipedia ) / SERTAO

Il sertão (IPA: [sɛhˈtɐ̃w̃]) (plurale sertões, parola della lingua portoghese che probabilmente deriva da desertão = grande deserto) è una regione semi-arida che abbraccia molti stati del nord est brasiliano (Bahia, Sergipe, Alagoas, Pernambuco, Paraíba, Rio Grande do Norte, Ceará, Piauí e Maranhao) arrivando fino alla parte nord dello Stato di Minas Gerais.

Geograficamente, il sertão consiste principalmente di bassopiani. La maggior parte dei territori del sertão si trova ad un'altitudine compresa tra 200 e 500 metri sul livello del mare, con quote più elevate rappresentate sul confine orientale dal Planalto da Borborema, dove si incontra con la regione sub-umida detta agreste, dalla Serra da Ibiapaba nel Cearà occidentale e dal Serro do Periquito nel Pernambuco centrale. Verso nord il sertão si estende fino alle pianure costiere dello Stato del Rio Grande do Norte, mentre a sud arriva al confine settentrionale dello Stato di Minas Gerais.

Trovandosi vicino all'equatore, la temperatura nel sertão resta grossomodo uniformemente attestata per tutto l'anno su valori tipici tropicali, spesso estremamente elevati nella zona occidentale.

La piovosità media annuale nel sertão è compresa tra 500 e 800 millimetri, non bassissima, se confrontata con quella della città costiera di Fortaleza (1.300 mm), ma tuttavia concentrata in un brevissimo arco di pochi mesi (da gennaio ad aprile ad occidente e da marzo a giugno nel sertão orientale) che rende la stagione delle piogge particolarmente violenta. La sua violenza e la sua incostanza portano negli anni all'alternarsi nella zona di siccità e inondazioni, rovinando i raccolti e causando spesso negli anni gravi carestie tra i contadini della zona. La peggiore di esse, registrata tra il 1877 ed il 1879, si dice uccise più della metà della popolazione della regione. Il fenomeno della carestia dovuta alle periodiche secas (gravi siccità) hanno dato origine al fenomeno dei retirantes, immigrati che abbandonato tutto vanno verso le grandi città costiere in cerca di miglior fortuna e condizioni di vita.

Caratteristica di questa regione dal clima assai secco, è l'ecoregione della caatinga, che consiste principalmente di cespugli bassi e contorti, adattati a questo clima estremo. Alcune specie originarie della caatinga sono divenute piante da coltivazione, tra cui ricordiamo il caju (Anacardium occidentale): il seme di questo frutto è la castanha del caju ('noce di anacardio'), che è consumata secca in diverse parti del mondo.

Alcune parti del sertão sono oggi riconosciute come riserve di biodiversità, proprio per via della loro particolare flora e fauna.

Dal punto di vista storico, nella regione, desolata e povera, si sviluppò tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo il caratteristico fenomeno di banditismo sociale del cangaço che mescolava ribellismo, brigantaggio e confuse istanze di riscatto sociale, mentre nel 1896-1897 l'area fu anche teatro della rivolta di Canudos, importante manifestazione di messianismo religioso-rivoluzionario, repressa brutalmente dall'esercito regolare.

Questa regione ha dato origine a una ricca ed originale produzione letteraria, tra cui ricordiamo i capolavori Os Sertões di Euclides da Cunha (tradotto in italiano come Brasile ignoto) e Grande Sertão di João Guimarães Rosa.

EXTRATIME by SS/In cover e nella fotogallery la giornata di Don Gabriele Fantinati protagonista nella Biblioteca comunale di Villanova Marchesana assieme a Romana Stocco ( vicesindaca- intervistatrice) e Riccardo Rigotto sindaco.

Con sfondo la mappa del Brasile e anche il suo libro sulle “Persone e storie del Sertão brasiliano” dal titolo “ L’Amore è più forte della Morte”, .

E per la serie ...”Meglio ‘mezzo passo’ fatto con la Comunità che 5 passi fatti da soli o in pochi” , nell’ultima foto mostriamo anche l’intervento di ‘Fabrizio’ presidente della Cooperativa insediatasi recentemente a Canalnovo dopo un incontro dal Prefetto di Rovigo, insieme al sindaco Rigotto, in cui si è parlato di ...inclusione e solidarietà, compreso attenzione verso i ‘presenti’ alla Cooperativa.

Dei quali alcuni presenti anche in Biblioteca a Villanova ad ascoltare Don Gabriele..., di cui tutti conosciamo il suo ‘impegno missionario ( potrei citare anche gli altri preti polesani che lo hanno preceduto, da don Tiziano Crepaldi a Rossano marangoni, ma anche Don Vincenzo e ...i successivi) , e la cui ‘testimonianza missionaria ‘ è certamente un prototipo di ...voglia di sapere/insegnare e giustizia/progetto cercando di sviluppare quei parametri dell’efficacia, sempre più in evoluzione in questi tempi di tecnologia non sempre ...solidale.


Sergio Sottovia

www.polesinesport.it