Polesine & la “Grande Alluvione del Po” a Guarda Veneta/ Nel nome delle SUORE e nella “CRONACA DELLA CASA” raccontata dalle Figlie della Carità Canossiane


Testimonianza speciale quella che vi proponiamo, perché frutto di una sinergia by Matteo Pasello, Davide Rizzi, le suore “Figlie della Carità Caniossiane”.
Matteo è di Guarda Veneta e il Po lo conosce bene perché la sua casa è proprio sotto l’unghia dell’argine, ed ha vissuto tutte le paure dell’Alluvione. Oltre al fatto di essere stata più volte la ‘location’ per alcuni film d’autore (by Mazzacurati, by Barbareschi etc)
E’ stato lui Pasello a ricopiare integralmente il testo dal quaderno della “CRONACA DELLA CASA” , è stato Davide Rizzi a ‘concederci’ queste ed altre foto ‘testimonianza polesane , da Pontecchio a Crespino, da Rovigo verso Adria e dintorni) ’ sulla Grande Alluvione del 1951.
Senza contare che entrambi sono ‘friends’ per tanti altri discorsi oltre che per essere entrati nei miei LIBRI (vedi foto Matteo con la Giovanna Pasello/Olimpiadi di Atlanta 96 e vedi Davide ‘portiere in squadra con Luca Gotti /’geometra’ in Polesine Gol).
Perciò lasciamo ‘spazio’ alla “Storia dell’Alluvione” raccontata/vissuta dalle Suore di Guarda Veneta, cui aggiungiamo in PRIMA APPENDICE la breve “Storia di Guarda veneta” tratta dal sito del Comune stesso, e poi come SECONDA APPENDICE /  la Esercitazione “PROTEZIONE CIVILE” a Guarda Veneta (10 Giugno 2011,by www.givpc-unioneeridano.it, anche perché riguarda tutti e cinque i relativi Comuni di Guarda Veneta, Pontecchio Polesine, Crespino, Bosaro e Polesella).

Una storia, questa delle SUORE,  che va a chiudere, per il momento, il ciclo  delle TESTIMONIANZE sulla Grande Alluvione, giusto per lasciare spazio ad altre tipologie di “storie” da raccontare in questa rubrica Memoria & Futura, con l’impegno a ripresentare un altro kit story sull’Alluvione nel Polesine entro 2 anni,  anche se tutti i ‘testi datati 1991’ sono già in nostro possesso per “testimonianze raccolte nel ricordo del quarantennale”.
Diciamo che è il nostro modo per non dimenticare e sollecitare ‘chi di dovere’ a mantenerne accesa la ‘fiaccola della memoria” in onore della Gente del Polesine.

RACCONTO – DIARIO / PICCOLA CRONACA DELL’ALLUVIONE A GUARDA VENETA
(by FIGLIE della CARITA’ CANOSSIANE / Testo ricopiato integralmente dal quaderno della “CRONACA DELLA CASA” – Vol. II° (1937-‘64) /

( NOTA:  il termine “casa” si riferisce al fabbricato sede dell’Asilo di Guarda Veneta; la prima parte della cronaca è stata scritta da una delle Rev. Madri successivamente sfollate; la seconda parte, dal 23.11.1951, è stata redatta da una delle Rev. Madri rimaste nella “casa”.) 

<< 11 Novembre 1951 – 23 Novembre 1951
    Da qualche giorno anche il paese di Guarda Veneta posto in riva al fiume più grande d’Italia, il Po, non è tranquillo. In questi giorni le sue acque limacciose e torbide destano timore.
    Il loro volume ha sorpassato di molto quello di tutti gli anni e aumenta impetuosamente, senza pietà, senza compassione!
    Che avverrà di noi, delle nostre case, del raccolto di frumento che ormai spunta in grandi fili verdi dalla terra?
    Il panem nostrum quotidianum, il cibo di tutti, dell’orfano, della vedova, del povero, del vecchio, ma soprattutto del bimbo. Davvero si vivono momenti di grande apprensione.
    Anche il cielo è scuro, plumbeo; anch’esso sembra imbronciato e non vuol sorriderci nemmeno con un sol raggio di sole.
    Che sarà di noi se l’acqua non vorrà più accontentarsi di scorrere nel suo letto, dentro i limiti tracciati dalla natura e dalla mano dell’uomo? Mentre nel cuore di tutti c’è un unico pensiero, vorrei quasi dire un’ossessione continua, noi eleviamo il nostro grido fiducioso a Colui che calma i venti e le tempeste e porta la bonaccia.
    Domine, salva nos, perimus!
    Chiediamo protezione ed aiuto a Colui che forse non potrà facilmente ritirare il suo braccio che deve percuotere ma, per amore, annientare, distruggere, ma sempre per amore, perché vuole tutti salvi in cielo.
    “Madre, Madre, ormai il pericolo è imminente! Preghi …preghino loro suore che sono più degne di noi, affinché il Signore abbia pietà”.

    Una visita al Po c’intimorisce, manca poco più di una spanna perché l’acqua trabocchi dagli argini; le case sulla riva sono già sommerse. Quel poco di ben di Dio raccolto con grande sudore è all’aperto. Tutto, tutto è sopra l’argine! Intanto avviene una mobilitazione generale di uomini. Il Genio Civile è in piedi per primo. Ecco automezzi carichi di sabbia; in un punto dell’argine a Polesella il Po straripa già.
    Viene fatto un solco di circa due chilometri di lunghezza e cercano di tappare alla meglio la falla per impedire l’orribile catastrofe.
    In prima linea sono le Reverende Suore e due Rev. Padri Missionari che a gara con gli altri trasportano sacchi e adoperano la vanga.
    La popolazione è commossa… le bestemmie che di tanto in tanto risuonavano nell’aria non si odono più … sorriso angelico dei religiosi e il loro spirito di sacrificio eroico le trattengono.
    Così si vive la prima settimana, nell’ansia e nella speranza.
    Le sere del 12-13-14 il Signor Parroco esce sull’argine col Sacro Ostensorio per benedire il fiume.
    Sono le 24,00 del 15 Novembre ed ecco l’acqua che decresce a vista d’occhio; non si ha neppure il tempo per rallegrarsene un po’ che una telefonata annuncia la rottura del fiume. Dove ? ad Occhiobello, circa 20 Km. Lontano da noi. Che si fa? E l’acqua riprende la sua corsa vertiginosa invade paesi …. con veemenza irreversibile ….travolge ….atterra. Preghiamo e attendiamo la santissima volontà di Dio.
    Portiamo al piano superiore le cose più indispensabili, preoccupate sì, ma non al punto di disperare perché non si pensa davvero che la situazione sia così tragica.
    Nella mattinata del giorno 16  viene spopolato l’Asilo. Genitori in pianto, disperati, accorrono a prendere i loro piccoli e gridano “pericolo, pericolo!”. Si cerca di calmarli, d’infondere loro fiducia. Ma chi vi riesce?
    Quanta pena! Quanta tristezza! In meno di mezz’ora le scuole sono deserte … i nostri bambini sono scomparsi in un batter d’occhio. Quando li rivedremo? Quando ritorneranno ? Ed ora ecco camion, macchine, automezzi d’ogni genere, provenienti da Ferrara, Ravenna, Forlì, Roma.
    Sono in moto per il trasporto di bimbi, di vecchi e di ammalati.

    Uno, due, tre automezzi sfilano davanti all’asilo; ecco le nostre piccole in partenza verso l’ignoto; ci salutano sventolando il fazzoletto e quasi tutte con gli occhi cerchiati di rosso. Si ode all’aria il saluto Canossiano “Sia lodato Gesù e Maria”. E’ un momento dei più gravi per noi. Ci sentiamo portar via il cuore e non si resiste più; un nodo di pianto ci chiude la gola e le lacrime fino ad ora trattenute, cadono copiose.
    La Rev. Madre Superiora cerca di incoraggiarci: “non perdiamo tempo” dice “madri care, questi sono momenti preziosi, offriamo ….. offriamo, per la salvezza di tante anime, per il S. Padre, per i nostri Superiori maggiori, per l’Istituto, per la Provincia, per la nostra Parrocchia!”
    15 Novembre, mattina. L’acqua non è ancora entrata e quasi quasi si spera possa deviare, dicono che non vuole venire. Che sia proprio il paese di Guarda il privilegiato?
    15 Novembre ore 19.00. Ecco un rintocco insolito della campana. Nessuno mai aveva sentito la campana a martello ed ora la sentiamo rintronare alle nostre orecchie con i suoi mesti rintocchi; poi, un vociare confuso, un grido … un pianto … una sola voce. “L’acqua … l’acqua…” e davvero la vediamo arrivare, a cavalloni furiosi in due forti correnti.
    Dalla parte dietro la casa viene avanti impetuosa, sbattendo sulla porta da fare spavento; dispensa e termo in pochi minuti sono invasi. Mio Dio, se continuerà così tutta la notte non ci troveranno più. La gente si chiude nelle proprie case e dalla finestra aperta guarda lo spettacolo spaventoso, e si chiama, si incoraggia a vicenda. Ad un certo momento qualcuna di noi non si sente di rimanere in casa durante la notte. Chiamiamo. Ecco pronta una barca. L’acqua intanto era già salita quasi di un metro. E’ il Sindaco in persona, comunista, che ci viene a soccorrere. In quei momenti non si distinguono più i partiti, né i loro valori … C’è di mezzo la vita da salvare. Due Madri partono e cinque rimangono in casa con la Rev. Madre Superiora. Sono le ore 21.00 precise: dove andare? Sull’argine pare di essere al sicuro; non si bada né a pioggia, né a vento, né a intemperie.
    Per grazia di Dio una buona famiglia alloggia le due partite. Però non ci sono letti, bisogna dimenticarli per qualche tempo. I letti sono le seggiole e, Deo gratias, tutto è buono per l’eternità! Però che notte terribile per ambo le parti!
    Le rimaste in casa misurano di tanto in tanto con l’occhio, l’aumento continuo dell’acqua e le altre due con il cuore in pianto per il distacco fatto, non per poco amore, ma per un senso invincibile di timore di rimanerne sopraffatte, vinte dall’acqua. Le angustia anche la preoccupazione della Rev. Madre Superiora dal cuore molto debole. Quanta pena!

    Così trascorre la notte e … finalmente, si giunge all’alba, sono le cinque. Si prova ad uscire di casa: che spettacolo impressionante! Non si vede che cielo ed acqua ….. sembra di sognare, ma purtroppo ben presto ci si deve convincere della cruda realtà che si delinea dinanzi al nostro sguardo. Anche nel nostro Asilo l’acqua è salita a quasi tre metri, mancano due gradini per raggiungere la Cappellina. Intanto si cerca di animarci …. ed ecco dall’argine le due Sorelle della casa, ci diamo reciprocamente il saluto della nuova giornata, che sta per incominciare, sventolando il fazzoletto.
    Due possono assistere alla S. Messa; per ora da una porta laterale si può entrate nella Chiesa Parrocchiale a piedi asciutti. La Vergine Pellegrina, che aveva iniziato il suo giro di famiglia in famiglia, fa ora una sosta ed è esposta nel presbiterio. Quanto sarà lunga questa sosta? Vergine Santa, Tu che tutto puoi presso il Tuo divin Figlio, chiedigli pietà per noi.
    17 Novembre. Impossibile rimanere in casa. Il Signor Parroco manda a prendere il S.S. Sacramento e dà ordine che anche la Rev. Madre Superiora si allontani per qualche giorno perché l’acqua è in continuo aumento e con una forte corrente.
    Che giornata d’angoscia e d’incertezza, e che notti buie.
    18 Novembre. E’ Domenica: una S. Messa viene celebrata in Parrocchia e due S. Messe in una casa privata ancora all’asciutto. Così possiamo tutte assistere alle S. Messe ed accostarci alla S. Comunione; quanto desideravamo ricevere Gesù nel nostro cuore.
    Il centro di assistenza di generi e vestiario è affidato ai membri del Consiglio Comunale. Vengono quindi somministrati brodo, carne ed altre cibarie. Anche la nostra Rev. Madre Superiora se ne sta in coda ad attendere la carità. Sebbene non ce ne sia bisogno, pure vuole, con un atto di umiliazione, condividere la povertà di tutta quella gente.
    19 Novembre. L’acqua sembra decrescere; un raggio di speranza ci anima, ci rallegra.
    Si pensa di tornare tutte in casa . Che gioia! Sarà vero? E così eccoci unite, dopo alcuni giorni, al piano superiore; qui facciamo la nostra dimora, lavoriamo e preghiamo, godendo due giorni di vita intima con la Rev. Madre Superiora, due giorni di perfetta vita di Comunità.

    E lo spirito in queste 48 ore è assai sollevato; come è vero che Iddio non fa mancare mai il Suo aiuto a chi in Lui confida!
    20 Novembre. Oggi l’acqua aumenta ancora: è torbida e molto mossa … forse il pericolo non è ancora scongiurato. In due si fa una gitarella in barca per attingere notizie; interroghiamo il Comandante dei Vigili del Fuoco, il Maresciallo dei Carabinieri; entrambi ci mettono ancora il cuore in sospensione: “le ultime notizie sono tristi, deve arrivare ancora molta acqua; staremo a vedere”. Mio Dio, quanto durerà questo flagello? Intanto vogliamo finalmente dare notizie ai Rev. Superiori maggiori dopo lunghi giorni di un forzato silenzio. Passiamo perciò alla parte opposta destra del Po, Guarda Ferrarese; ma quale improvviso e gradevole incontro! La Rev. Madre Vicaria Provinciale con la Rev. Madre Superiora di S. Alvise … che gioia! La loro inattesa visita ci fa dimenticare ogni sofferenza; ci sembra che l’acqua non esista più e che un gran sole l’abbia tutta evaporata. Ci sentiamo così tranquille e serene da rimanere quasi sorprese! Ritorniamo a casa a dare la lieta nuova alla Rev. Madre Superiora che l’apprende con entusiasmo. Alle 11,30 eccole arrivare in barca; facciamo loro una lieta accoglienza. In questo momento il cuore di ognuna sussulta forte forte; si vorrebbe raccontare, dire, parlare…… ma impossibile descrivere gli avvenimenti per filo e per segno. Siamo commosse, tanto commosse! Abbiamo bisogno di un po’ di compatimento! Dopo il pranzo, la Rev. Madre Vicaria vorrebbe portare via alcune di noi, ma nessuna risponde presente. Ah! Il distacco costa forse più dell’acqua. Sono le tre pomeridiane, le Rev. Madri sono pronte per partire e portare finalmente le nostre notizie alla Molto Rev. Madre preoccupatissima. Seguiamo con l’occhio la barca che adagio, adagio si allontana, siamo senza parole, ci basta guardarla finché non la vediamo più.

    21 Novembre. Festa della presentazione di Maria al Tempio. In Parrocchia tre Sante Messe, e noi? Digiuno completo; impossibile avere una barca che ci trasporti in Chiesa; sono state tutte requisite per i paesi più in pericolo di noi, perciò niente Gesù sacramentalmente nel nostro cuore; lo riceviamo però spiritualmente … il sacrificio vale assai di più!
    22 Novembre. Che cosa ci presenterà oggi il Signore? Intanto abbiamo la fortuna che un Rev. Sacerdote celebri la S. Messa nella nostra cappellina; lo preghiamo di lasciarci il S. S. Sacramento che da qualche giorno non avevamo più. Con Gesù in casa ci sentiamo sicure. Ma per poche ore dovrà rimanere poiché si sente nell’aria un ordine tassativo per tutti… “presto, dovete sfollare, siete in grande pericolo”. I motoscafi girano da una parte all’altra del paese e gli altoparlanti rintronano gli orecchi affrettando i più restii. L’argine della fossa deve essere fatto saltare per dare libero sfogo all’acqua perché diriga la sua forte corrente al mare. Intanto arrivano automezzi e camion carichi di barche, macchine, salvagente, Vigili del Fuoco che si adoperano per lo sgombro quasi totale della popolazione. Molti vengono costretti ad uscire di casa con la forza. Si accontenterebbero di morire piuttosto che abbandonare la propria abitazione.

    Bisogna che anche noi decidiamo di preparare qualcosa di biancheria; almeno una valigia per ciascuna ed abbandonare chi sa per quanto tempo la nostra piccola ma tanto amata dimora, il nostro Cenacolo, riscaldato dal tempore del cor unum et anima una!
    In luogo del desinare, in silenzio facciamo i mesti preparativi. Descrivere questi momenti non è proprio possibile; solo a Gesù sono noti. Ecco il motoscafo, non c’è tempo da perdere. Ma ….”e il S. S. Sacramento?”. Un attimo di sospensione, poi un atto di volontà risoluta. La Rev. Madre Superiora accorre in Cappella, apre la porticina, estrae commossa la minuscola Sacra Pisside, la stringe con moto commosso al seno. Che cosa sarà passato in quegli istanti nella sua mente? Che cosa Gli avrà detto? Chiesto?…
    Ed eccoci in motoscafo, si parte. Ci guardiamo l’una con l’altra e ci sediamo spaurite, tristi; l’occhio, finche è possibile, non abbandona il caro nido Canossiano e un filo di speranza si ridesta in noi. Si! Ritorneremo a Dio piacendo… rifioriranno le opere…. E forse più di prima! Germoglieranno amore e più vocazioni! Sarà vero? Deo gratias! Intanto la Rev. Madre depone l’Ospite Divino nella stanza del Rev. Parroco e poi stabilisce: quattro partiranno e tre rimarranno, intanto, per qualche giorno, però in luogo sicuro.

    La macchina è pronta; deponiamo le valige, ci salutiamo in silenzio con gli occhi, col cuore. Il distacco è tanto grande che non siamo capaci neppure di piangere, la Madre ci benedice e la Sua benedizione è rotta da un singhiozzo mal represso… saliamo, la macchina è in moto… e Guarda sfugge dal nostro sguardo.
    In un batter d’occhio siamo già arrivate alla stazione di Ferrara; sono le 16.00, dovremo attendere otto lunghe ore per ripartire, probabilmente alle 24.00 per Milano, perché lo smistamento viene proprio a Milano, nella grande sala d’aspetto di terza classe. Si arriva alle 18.00, donne, vecchie, bambini, sono tutti lì ad attendere la carità di persone buone che si occupino di rifocillarli; e molti piangono, raccontandosi le loro tristi vicende. Finalmente alle diciannove si riparte e alle quattordici del giorno successivo eccoci a Venezia. L’accoglienza grande e le prime attenzioni della M. Rev. Madre Provinciale e Rev. Assistenti ci commuovono davvero e quasi quasi ci fanno dimenticare tutte le peripezie sofferte.
    Provvisoriamente veniamo assegnate una per casa in attesa della Santa Volontà di Dio. Più i giorni passano, più si sente lo strappo dalle opere… dalla Rev. Madre Superiora e dalla cara Comunità, però con l’aiuto di Dio e della Vergine Santa cerchiamo di valorizzare giorno per giorno, e momento per momento, per la gloria del Signore e a bene di tante anime. Agimus anche per questa sofferenza permessa da Dio, chissà per quali altri fini! Tutto è buono, o Signore, per l’eternità. Deo gratias sempre… sempre… sempre.

             
    Chiedo la carità della Sua Materna benedizione. – M.P.

Si resta a tenere aperta la casa M. Maria Luisa e M. Maria Albioni.
   
    23.11.1951.- (da Guarda) Dall’argine noi tre rimaste guardiamo vinte con gli occhi, che non hanno più lacrime, l’auto delle Carissime Sorelle partenti. Quando essa scompare ritorniamo in Canonica mormorando per esse una preghiera. La notte si prepara piena di imprevisti più spaventosi dei precedenti. Il tempo minaccia sempre più forte: i Vigili del Fuoco, dal campanile, illuminano con torce il buio della notte aiutando le barche ad avvicinarsi alle abitazioni per lo sfollamento dei poveri rimasti.
    Alle otto di sera tre fortissimi rimbombi annunciano che le mine hanno aperto una nuova falda per diminuire la forza gigantesca delle acque ed aiutare il decorso al mare.
    24.11.1951.- Grande è il nostro conforto di poter assistere la S. Messa e ricevere la S. Comunione.
     Pensiamo che Gesù sarà il nostro Viatico che accompagnerà nella nuova sconosciuta destinazione dovendo infallibilmente sfollare. Ma la partenza non può aver luogo per mancanza di mezzi. Che fare? Giacché sembra almeno per il momento che non aumenti il pericolo, si rimanda la decisione all’indomani.

    25.11.1951.- Il Reverendissimo Parroco ha stabilito in qualunque forma di raggiungere Rovigo e di avvicinare il Pastore della Diocesi e di attenersi alla Sua Volontà pregandolo che tenessero informati i nostri Rev. Superiori, non potendo noi in nessun modo per farlo.
    Alle 19.00, dopo un viaggio durato tutta la giornata pieno di grandissimi pericoli, ritorna il Reverendissimo Parroco con la benedizione, la parola illuminatrice del Padre espressa in una lettera a noi diretta piena di bontà e di carità “ Dilette Figlie ” ci scrive “ pazientate ancora, rimanete nel campo del vostro lavoro, il cuore mi dice che da Guarda le Canossiane non partiranno”.
    La parola del Padre è balsamo ai nostri cuori straziati, è luce alle nostre menti smarrite. Pensavamo che la volontà del Pastore sarebbe pure stata condivisa dalla nostra molto Rev. Madre Provinciale della quale immaginavamo l’ansia, il tormento, la trepidazione per noi. Ma come comunicare con i nostri amati Superiori? Come dir loro il pensiero del Vescovo?
    26.11.1951.-Dall’alba di questo giorno accende nei nostri cuori stanchi la fiamma della speranza. L’acqua decresce insensibilmente. Le autorità come sempre premurose con noi e che tanto dispiacere hanno provato per la partenza delle sorelle, ci esortano a non prendere decisioni definitive, e … attendere fiduciose … ancora…Ma il nostro pensiero è sempre rivolto ai nostri Superiori, il nostro desiderio è di dare loro notizie, di conoscere il loro volere.

    Quindi si è decise di tentare ogni mezzo per potere traghettare Guarda Ferrarese e telefonare a Venezia. E così fu fatto. Il traghetto fu pericoloso ma si ottenne lo scopo.
    Quale gioia e quale conforto!           
    27.11.1951.- Giornata la più triste, la più penosa e densa di incognite; dalla Rev. Madre Provinciale ci giunse desideratissima, ma non certo desiderata e prevista, la notizia che racchiude: “lasciare immediatamente la casa, il paese, e di differirsi alla volta di Venezia”. La volontà della Rev. Madre è certo la volontà di Dio, chi ne può dubitare? Ma l’acqua decresce, i Superiori Ecclesiastici dissuadono la partenza pensando che, se la Madre fosse aggiornata della situazione ritirerebbe il comando. Quale strazio, quale agonia per il nostro cuore. Comunque, al di sopra di ogni considerazione di umana prudenza deve prevalere l’obbedienza. Che fare? Si scrive immediatamente alla Rev. Madre, ringraziando della premura e prospettando la situazione.
    La notte fu insonne e lunga, eterna.

    28.11.1951.-La S. Messa e la Comunione ricevuta con più fervore portarono conforto al nostro spirito affranto. Offerto a Gesù l’immane sacrificio di abbandonare Guarda, dalla Canonica con la barca ci portiamo all’Asilo a prelevare dai cassettoni e armadi quel po’ di indumenti che si poté e li trasportammo in Canonica in attesa (trovato il mezzo) di partire per Venezia. Il Parroco però con maniere persuasive, asserendo di assumersi lui tutta la responsabilità presso i Rev. Superiori, insisté che noi avessimo a fermarci; alla prima occasione Lui stesso si sarebbe portato a Venezia. E noi, con l’inquietudine nel cuore di mancare all’obbedienza, ci adattammo a rimanere sperando sempre di avere quanto prima una parola rassicurante dalla Rev. Madre. Lo confessiamo, questo fu il momento più penoso di tutta la lunga prova.
    29 e 30 Novembre 1951 – L’acqua lentamente decresce ed invita alla speranza e alla fiducia in giorni migliori.
    1° Dicembre 1951 – Giorno di grande conforto per i nostri cuori perché potevamo avere notizie dai nostri amati Superiori che declinavano l’ordine dato e ci dicevano di rimanere a Guarda nel caro Asilo insidiato dalle acque turbinose. Quale gioia dopo tante sofferenze. Deo gratias! Innanzi tutto il nostro ringraziamento al Signore per il conforto che volle darci e poi subito il nostro pensiero ai cari bambini rimasti. Raccoglierli ancora, mai come ora avrebbero avuto bisogno della nostra assistenza. Ma dove? Ci penserà il Parroco dal cuore ardente, dall’animo buono. Due stanze, le più belle della Canonica, sono a nostra disposizione. E i bambini accorrono. E in Canonica trovano Asilo, vesti, pane, affetto. Oh, la commozione delle mamme e la nostra! Sono cose che non si possono descrivere.

    2 e 3 Dicembre 1951– I bambini crescono di numero, a una certa ora vengono condotti a passeggio sull’argine donde possono vedere e salutare il caro loro Asilo, tutto circondato dalle acque, quasi una piccola vedetta in mezzo al mare. “Quando”, esclamano, “ci ritorneremo?”. Presto, presto si risponde loro, ma il loro desiderio sarà subito appagato dalle buone autorità in questo giorno con tre barconi vengono accompagnati all’Asilo dove ricevono biscotti e cioccolato. Quale festa!
    5 Dicembre 1951 – Il reverendo Parroco parte per Venezia ad informare i Rev. Superiori mentre nello stesso giorno la visita di un Padre di Don Orione viene a rallegrare i nostri bimbi. Porta la sua parola di conforto a noi e ai nostri bimbi donando a loro dolci e la promessa di mandarci un camion di vesti per coprire i cari piccoli. E la promessa fu mantenuta. Dopo qualche giorno arrivò ogni cosa.
    7 – 8 Dicembre1951. Vigilia e Festa dell’Immacolata. Oh! Non la preparazione degli altri anni fatta di preghiera e raccoglimento assieme alla nostra gioventù. Non il tesseramento per tutte, dalle piccole alle grandi di A. C.. Solo le pochissime rimaste si uniscono a noi, innanzi all’altare di Maria.
    Dall’8 al 16 Dicembre la situazione migliora; le acque decrescono molto a rilento e la nostra vita si svolge con ritmo abituale ma sempre triste.

    16 Dicembre 1951– Secondo giorno della Novena del S. Natale. Il Bambino Gesù volle farci pregustare la gioia della Sua Venuta, potremmo portarci all’asilo senza la barca.
    17 e 20 Dicembre 1951 - In detti giorni, richiesti dalle Autorità Civili, ci prodigammo in Municipio per la confezione dei pacchi Natalizi.
    21 – 24 Dicembre – Giorni freddi, uggiosi, spiranti tristezza, malinconia che si cercava di superare con l’assistenza ai bambini , con la preghiera ma ancora il cuore sanguinava.
    25 Dicembre 1951– Giorno Santo, pieno di Soavi ricordi e insieme di amarezza. Però Gesù Bambino ci ha portato il dono Natalizio.
    Potremo ritornare definitivamente all’Asilo. Dalla Chiesa Parrocchiale la sera partì un piccolo corteo. Gesù Eucaristico ritornava con le sue figlie alla Sua dimora. Indescrivibile scena, gli occhi erano velati di pianto.
Nello stesso giorno avvenne pure una gradita visita. La Presidente Diocesana dell’A.C. di Bologna, rinunciando di trascorrere la festa in famiglia, volle venire a portarci gli auguri e d’insieme la sua parola di conforto.
30.12 – A termine della settimana Natalizia, ritornarono al loro bramato nido le due sorelle sfollate. Così si va ricomponendo la piccola comunità dispersa, i cuori si uniscono e le braccia si stendono nel lavoro che ci attende.
Quel Dio che atterra e suscita tutto per nostro bene perché possiamo sempre più del Figlio Suo nostro Celeste Sposo.>>

  



APPENDICE/ GUARDA VENETA STORY/ ( dal sito del Comune di Guarda Veneta)

<< Il nome Guarda deriva da "Guardia", con esso si allude spesso all'esistenza di un posto di guardia, ma più semplicemente, nel caso di Guarda Veneta, indica una località che si trova in un sito sopraelevato rispetto al territorio circostante.
La parola deriva dalla voce germanica "Warda", di analogo significato, attribuibile forse ai Longobardi, per quanto qualche studioso la definisca una formazione gotica.
Guarda, dunque, "luogo elevato".
Per quanto concerne la specificazione "Veneta" occorre rifarsi alla storia del centro. Le prime notizie di Guarda risalgono al 938: "Gardilliana" viene citata nel testamento del marchese Almerico. Ma l'origine della comunità di Guarda, come quella della dirimpettaia Guarda Ferrarese, risale al periodo successivo la Rotta del Po di Ficarolo (1150), quando i necessari e urgenti lavori di arginatura attirarono qui molte famiglie di lavoratori.
Addirittura, sembra che il nuovo corso del Po avesse diviso l'abitato preesistente, formando due nuove comunità: Guarda, poi Ferrarese alla sua destra, e "Guardazzola" o "Guarda Minore", poi Guarda Veneta alla sua sinistra.



Incorporata nella Contea di Rovigo, passò agli Estensi nel 1221 e vi rimase soggetta pressoché ininterrottamente fino alla pace di Bagnolo (Brescia), che chiuse la "guerra del sale" (1482-1484), tra Ferrara e la Repubblica di San Marco e che vide il Polesine di Rovigo passare sotto il dominio della Serenissima.
Fu al centro di uno scontro navale memorabile passato alla storia come la battaglia della Polesella (1509), in verità i ferraresi, attraverso fori praticati negli argini, inflissero una dura sconfitta alle galere veneziane sul Giaròn, un isolotto sul Po che appartiene al comune di Guarda Veneta, poco oltre la località Quarti, così chiamata dai veneziani perché le guardie si alternavano ogni quarto di giornata.
Nonostante la sconfitta patita, Guarda restò alla Serenissima fino al 1797 (trattato di Campoformio). Intorno al 500 la Veneta Repubblica, dominatrice dei mari che mal soffriva il piccolo ed in parte inospitale territorio, insufficiente all'espansione del suo popolo, intraprese quelle colossali opere di bonifica che cambiarono le melmose nostre palaghe in ubertose terre.
Non fa quindi meraviglia se i nobili Veneziani, nella solitudine campestre di questi luoghi, fra la lussureggiante flora delle rive padane, nella idilliaca bellezza agreste, ricercarono spesso riposo e tranquillità alla fortunosa e conquistatrice vita dei mari. Di qui Donà, i Morosini, i Venier, i Vendramin, i Bianchi, i Fiaschi, i Bonarelli si fabbricarono le loro ville, alcune delle quali mostrano ancora l'antica grandiosità e legarono il nome alle nostre campagne. Attraversò tutto un periodo di innovazioni fino al 1814 (ora sotto l'Austria, ora sotto Napoleone), quando fu incorporata nel Regno Lombardo-Veneto. Col 1866, Guarda Veneta ed il resto del Veneto passarono al Regno d'Italia.



Fu eretta parrocchia nel XVI secolo, la chiesa primitiva costruita circa nel 1500 e demolita attorno al 1580, fu poi subito ricostruita nello stesso luogo, ma con orientamento diverso. L'interno della Chiesa Parrocchiale, dedicata a "San Domenico di Guzman", presenta una sola navata con il soffitto impreziosito da affreschi di Giovan Battista Canal (XVIII secolo), raffiguranti nella parte centrale "Le Tre Virtù Teologali" e "Le Quattro Virtù Cardinali"; sopra la porta centrale è situato l'organo costruito da Gaetano Callido nel 1783. Annesso alla parrocchiale c'è il Battistero, di recente costruzione e particolarmente ricco di mosaici (1960), e la torre campanaria dalla pronunciata cuspide a forma piramidale.

La festa della Madonna Addolorata il Lunedì di Pasqua è molto sentita dai fedeli della comunità ed ha origini antiche. Forse risale all'epoca della consacrazione dell'altare dedicato alla Madonna. Oltre alla chiesa parrocchiale, vi è anche l'Oratorio della Madonna della Salute, sito nella piccola borgata denominata Madonnina in direzione Pontecchio Polesine. Il caratteristico oratorio a forma ottagonale nella parte alta, è stato costruito verso il 1750. All'interno della piccola chiesetta, era esposta alla venerazione dei fedeli un'antica icona con l'immagine della Madonna col bambino, di autore ignoto. Il quadro, lesionato da una scheggia di granata nel mese di Aprile 1945, è stato rubato nel Novembre del 1993 e non ancora ritrovato. Il paese, rivierasco del Po, non può non godere dei bellissimi scorci che questo grande fiume offre per gli appassionati della natura, dove possono essere praticate le più svariate attività legate al tempo libero, come le attività venatorie, la raccolta dei funghi, le passeggiate a cavallo e le gite in bicicletta, che ora è possibile fare grazie alla pista ciclabile, che collega il Po all'Adige, passando per Rovigo e Pontecchio Polesine. L'economia si basa soprattutto sull'agricoltura, dove le colture sono per la maggior parte cerealicole o si basano sull'allevamento di bovini e ovini.>>



SECONDA APPENDICE /  Esercitazione “PROTEZIONE CIVILE” a Guarda Veneta ( by www.givpc-unioneeridano.it 10 Giugno 2011)

<< Sabato 18 Giugno 2011 si è svolta a Guarda Veneta l’esercitazione plenaria annuale che ha impegnato i volontari del Gruppo dal pomeriggio fino ad oltre la mezzanotte. Dopo il briefing iniziale, tenuto nella sala operativa/sala radio, i volontari sono stati suddivisi in 7 squadre di 6 persone, che si sono turnate nello svolgimento dei 3 moduli previsti per ciascuna, per un totale di 21 moduli complessivi eseguiti. A Guarda Veneta è stato allestito il campo base con 4 tende (Montana 39 del Distretto RO4, Montana 39 del Gruppo Eridano, P.I. 88 e Pneumatica della Provincia di Rovigo), mentre nel territorio dell’Unione dell’Eridano sono stati individuati 6 punti nei quali le squadre hanno eseguito a turno i moduli di motopompa carrellata, torre faro, motopompa barellata, elettropompa e gruppo elettrogeno. Presso l’area golenale di Guarda Veneta, sono state eseguite infine simulazioni di saccata e telonatura di argine fluviale, uso del TirFor e manovre con carrello appendice>>.



EXTRATIME by SS/ La cover è per due suore “prototipo ora et labora” impegnate con “badile e sacco” tra la Gente Alluvionata sull’argine del Po. Poi nella fotogallery apriamo col Municipio di Guarda Veneta segnalando che nel retrostante “Asilo Monumento ai Caduti” le Suore hanno vissuto la loro missione religiosa e umana. Per quanto riguarda la Grande Alluvione poi la fotogallery mostra immagini by Rizzi & Pasello scattate a Selva (la località che geograficamente ‘appartiene’ sia a Crespino che a Guarda e Pontecchio) e direttamente nei Comuni di Pontecchio (tra cui la foto con torre dell’acquedotto), di Rovigo (foto con le famose Due Torri) . Ma sopra tutto mostra le immagini della ‘sofferenza tra le acque’ della Gente nella Grande Alluvione ( in barca e a piedi, impegnata a salvarsi, grazie anche ai ‘soccorsi’ ). In chiusura by Alluvione, come ultima foto in bianconero, mostriamo ‘come forza della voglia di risorgere’ la foto 1952 dei lavori di “ricostruzione dell’argine del Canalbianco” ( praticamente il ‘parapetto’ dell’invaso delle acque dopo la Rotta di Malcantone/Occhiobello). Un mondo da ricostruire di cui la Protezione Civile ( vedi foto ‘operatori Eridano’ in divisa giallo blu e casco) è un organismo primario e insostituibile.
Peraltro in chiusura di questa ‘carrellata di testimonianze’ , oltre alla foto’attuale’ del campanile di Guarda Veneta sullo sfondo di una moto sull’argine del Po, voglio ringrazi ere il trio di persone che mi ha supportato nella ‘memorizzazione’ della Grande Alluvione, a partire da Raffaello Raboni (per le storie by Bassa Reggiana e by Polesella).

Perciò il trittico finale mostra il tandem Raboni – Pasello ( a sx) davanti all’ingresso della Pinetina ( in occasione della visita a Thiago Motta ‘polesano’ e centrocampista dell’Inter (vedi altra rubrica). Quindi tutta la Pasello family davanti alla casa di Guarda Veneta ( sotto l’argine del Po, con prima a sx la moglie di Matteo ‘operatrice’ della Protezione Civile e promoter degli scouts, al fianco della campionessa di tiro a segno Giovanna Pasello/Olimpiadi Atlanta). E infine Davide Rizzi, nell’occasione sindaco di Pontecchio (emozionante il suo ricordo sportivo di Giacomo Zanchetto) mentre premia papà Segato a Crespino perché il figlio ‘sfortunatamente scomparso’ è stato campione d’Italia dei Giochi della Gioventù, a Cagliari nel 1997, con la squadra di calcio della “Scuola Vincenzo Carravieri”. Alle loro spalle si intravvedono Luigi Ziviani sindaco di Crespino e  Tiziana Virgili presidente della Provincia di Rovigo. Cioè di quel POLESINE che nessuno potrà mai cancellare dal ‘cuore’ della sua Gente e dal Mondo della “Memoria & Futuro” che abita “in the mind of FRATELLO UOMO”.


Matteo Pasello & Davide Rizzi & Sergio Sottovia
www.polesinesport.it