“Progetto di restauro e riuso della TRIBUNA dell’ex IPPODROMO di ROVIGO”, tesi di laurea by S. Campaci
Progetto condiviso dall'Arch. Giovanna Bordin e da Raffaello Franco. E sottoposto ai Responsabili Istituzionali...
Perché sia ‘filtro tra città e realtà sportiva’ . Questa l’indicazione-progetto della tesi di laurea che ‘braveheart’ Raffaello Franco mette in mostra per gli amici di www.polesinesport.it. Considerando che “siamo in vista dell’inizio del campionato di serie D” , spiega Raffaello puntando su ‘un ritorno al passato …tra sogno e realtà’.
Per realizzare un sogno sullo stile di ciò che è stato fatto per lo Stadio Olimpico di Roma o come accade negli stadi della Premier League inglese divenuti negli ultimi anni importanti ed accoglienti punti di ritrovo e svago anche per le famiglie.
Lui Franco ci tiene a sottolineare che questa sua STORY ( altro che qualcosa…) è stata scritta a quattro mani, sul Gabrielli e sulla sua storica tribuna. E che le due foto –progetto sono peraltro tratte dalla TESI DI LAUREA I.U.A.V.: "PROGETTO DI RESTAURO E RIUSO DELLA TRIBUNA DELL'EX IPPODROMO DI ROVIGO", A.A. 2004/05. RELATORE: PROF. ARCH. VASSALLO; CORRELATORE: PROF. ING. FACCIO; LAUREANDO: STEFANO CAMPACI.
Un titolo che noi riportiamo esattamente in ‘stampatello’ , anche nel rispetto delle raccomandazioni dell’Architetto Giovanna Bordin, che giustamente Raffaello chiede di citare per la collaborazione che gli ha dato ‘ visto che ne ha curato la parte tecnica’.
Per parte nostra aggiungiamo soltanto due foto ‘emblematiche’ di ciò che era e ciò che contavano ‘quelle tribune dell’autodromo, ma potremmo metterne anche altre relative al ciclismo ( come l’arrivo vittorioso di Lauro Bordin, vincitore della massacrante Ascoli – Rovigo, cioè la lunghissima tappa del Giro d’Italia) o relative alle corse dei cavalli, anche perché …non a caso l’attuale stadio Gabrielli veniva chiamato l’Ippodromo.
Per il resto lasciamo la parola a Raffaello Franco che ‘storicamente e sportivamente’ motiva come segue la necessità di ISTITUZIONALE di ‘procedere’ all’attuazione del progetto indicato nella tesi di laurea by Stefano Campaci ‘premiata’ dall’Istituto Universitario di Venezia.
<<RITORNO AL PASSATO….TRA SOGNO E REALTA’.
Ripercorriamo la storia dello Stadio “Gabrielli” provando ad immaginare, per un istante, questo monumento del calcio italiano tornare all’antico splendore, con la sua bella tribuna originale restaurata e messa al servizio dello sport e degli sportivi. Da molto tempo ormai si sentono svariate voci sul recupero della vecchia cara tribuna dello storico “Tre Martiri” ed allora proviamo, ancora una volta, a tornare sulla questione di questo storico stadio, del suo utilizzo, delle sue tribune e della sua storia ultracentenaria.
Il “Tre Martiri” ha visto campioni di football e di rugby calcare il suo prato, ha gioito per le imprese dei grandi del ciclismo ed anche del motociclismo, ha vibrato per le corse ippiche, si è emozionato nelle imprese atletiche ed ha tenuto a battesimo discipline sportive come baseball ed hockey su prato. Una storia ultrasecolare per un centro sportivo polifunzionale troppe volte bistrattato e spesso poco rispettato.
Bisogna comprendere che ci troviamo davanti ad un monumento unico nel suo genere e prima di attuare qualsiasi tipo d’intervento, come in ogni fatto che regola la nostra vita, bisognerebbe conoscerne a fondo la storia per evitare di cadere in clamorosi errori. Facciamo allora un salto indietro nel tempo e ripercorriamo, in rapida carrellata, la gloriosa storia del “Gabrielli” e delle sue tribune.
Quello delle tribune è un problema che si perde nella notte dei tempi. Lo stadio Comunale di Rovigo può considerarsi, a ragione, uno degli impianti per il gioco del pallone più antichi d’Italia. Risale al 1892 infatti la delibera comunale firmata dall’allora sindaco Amos Bernini che autorizza la posa della prima pietra sulla quale sarà edificato lo stadio nel quale gioca tuttora il Rovigo Calcio.
L’impianto nacque, come ippodromo, sul terreno concesso dal Demanio Militare (verrà definitivamente ceduto al Comune solo nel 1928, n.d.r.) e verrà inaugurato in occasione della Fiera d’Ottobre del 1893. In seguito venne attrezzato per le gare di football per dar modo a Francesco Gabrielli di sperimentare le regole di questo nuovo sport che sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Dotato di due tribune in legno, scomparse con la Grande Guerra, al suo interno venne realizzato pure un velodromo con le curve rialzate per le corse di bici e moto. Dopo il primo conflitto mondiale, la squadra di calcio per alcuni anni emigrò in altri lidi, per ritornare allo storico Comunale nel 1925 con l’inaugurazione del 30 ottobre. Solo nel 1927, dopo la presentazione di diversi progetti, la situazione si sbloccò definitivamente e finalmente venne appaltata e realizzata, con la sovvenzione della locale Cassa di Risparmio, una tribuna coperta in muratura, un’altra più piccola in legno e dei box per i cavalli, nonché locali e servizi inerenti alle varie manifestazioni ancorché mancanti di spogliatoi e docce. L’architetto De Stefani ed il professor Chieregato, i tecnici del Partito Nazionale Fascista, ne furono i progettisti. Erano anni di grande fermento architettonico. Allo stesso periodo risalgono infatti anche il Palazzo INA, l’edificio del Catasto e la torre madre dell’acquedotto di Rovigo, quest’ultima a firma dell’architetto Giuseppe Vaccaro.
Curioso e quanto mai avveniristico un altro progetto presentato nel 1935 per una tribuna in cemento, da 800 posti, mai realizzata e trasportabile per mezzo di rulli a seconda della disciplina in atto.
Finita la Seconda Guerra Mondiale i disagi per l’impianto comunale aumentarono, disagi dovuti alla convivenza con il rugby e soprattutto con l’ippica, le stalle infatti erano ubicate proprio sotto le gradinate.
Nella stagione 1966-67 il rugby si trasferì nel nuovo impianto e nel 1968, dopo 38 lunghi anni di inutili richieste, trovarono compimento i lavori di copertura della tribuna realizzata in tubolari giuntati d’acciaio della Ditta Dalmine. Nel 1971 poi, avvenne il definitivo sgombero dei cavalli e la costruzione della gradinata che portò così la capienza complessiva del “Tre Martiri” a 3740 posti. Quando nel 1979 viene installato l’impianto d’illuminazione, lo stadio è ormai obsoleto ed urge di una nuova tribuna.
Nel 1987 viene consegnata la nuova tribuna coperta costruita, con un quanto mai atipico schema architettonico frutto di un’inusuale pianificazione urbanistica, davanti a quella preesistente creando così un mostro che fa ancora oggi rabbrividire. Nel 1996 poi la gradinata sud iniziò ad accusare il peso degli anni e venne dichiarata inagibile. Per uniformare lo stadio a quanto richiesto dalle norme sulla sicurezza (tifoserie separate) e per dare la possibilità ai tifosi di avere a disposizione almeno un’alternativa alla tribuna coperta, nel 2003 vengono realizzate a tempo di record due tribunette separate inaugurate il 9 febbraio in concomitanza con il big match con il Ravenna.
Nonostante oggi il “Gabrielli” risponda a tutte le caratteristiche richieste, impianto d’illuminazione a parte (questa però è un’altra brutta storia che meriterebbe un capitolo a sé stante, n.d.r.), non si è giunti ancora ad una soluzione definitiva sulla ripartizione tra tribuna e gradinate delle tifoserie. Soffermiamoci allora sul poco funzionale ed antiestetico “mostro architettonico” creato nel 1987 e su come si potrebbe intervenire per riqualificare questo monumento patrimonio dello sport nazionale.
Stiamo parlando di una struttura sportiva che, come abbiamo visto, è nata alla fine dell‘800 e di conseguenza è vincolata dal rispetto della Legge sulle “Belle Arti” la quale prevederebbe la conservazione della struttura nell’impatto estetico originario, senza esserne stravolta nell’architettura e mantenendone l’originaria destinazione d’uso: ossia spalti destinati all’accoglienza del pubblico per la visione di eventi sportivi! Qui invece si è creato un “aborto” architettonico, snaturando totalmente la funzione primaria del vecchio edificio che, tra l’altro, sembra essere stato destinato dagli Amministratori di turno a diventare Archivio di Stato (progetto a quanto è dato sapersi – fortunatamente – momentaneamente archiviato) e deposito per altri enti statali, destinazioni che toglierebbero così definitivamente a quest’opera la sua funzione originaria.
La tribuna dell’ ex ippodromo è un segnale urbanisticamente importante anche se legata a Viale Tre Martiri, su cui insiste la facciata per ben 42 metri e da cui avviene l’ingresso del pubblico a latere. Visibile da lontano è pure l’accostamento estraniante delle due tribune. Svuotata e snaturata delle sue funzioni principali, la vecchia tribuna sembra dimenticata, rudere di se stessa, quasi un monumento negato.
Quello che però fino ad oggi appare come una debolezza può trasformarsi in un punto di forza capace di riqualificare un’intera area urbana. Nonostante tutto, infatti, la sua particolare posizione la colloca per prima all’ingresso dell’area sportiva ed in questo senso la impone come edificio principale con il quale rapportarsi.
La tribuna storica il cui vincolo architettonico sarà garante, almeno si spera, di interventi rispettosi, si offre potenzialmente come “contenitore” per la ricettività dello sport: sale stampa, gli uffici del Coni e delle federazioni sportive affiliate ricalcando quanto già fatto a Roma nello Stadio “Olimpico”. La parte superiore invece, visto che non potrà mai più essere adibita a spalti in quanto, per ovvi motivi di opportunità, non si potrà abbattere l’antistante tribuna in cemento, potrebbe ospitare un’area ristorante utilizzabile dalle utenze sportive, e non solo, un po’ come accade negli stadi della Premier League inglese divenuti negli ultimi anni importanti ed accoglienti punti di ritrovo e svago anche per le famiglie. Aperto di giorno ma anche di sera a sostegno delle manifestazioni e delle varie occasioni sportive. Un progetto in grado di creare nuove sinergie che si apre alla città. Appare dunque evidente la necessità di un intervento di restauro complessivo, dal consolidamento delle strutture portanti all’apparato decorativo, che restituisca la dignità all’edificio storico ed a tutta l’area. Finalmente l’edificio così ritrovato potrà mostrare la sua bellezza anche attraverso un’illuminazione artistica notturna ed entrare prepotentemente all’interno di un circuito turistico – il Museo diffuso - non solo polesano e non solo sportivo. Si consideri tra l’altro che la tribuna ha suscitato pure l’interesse dell’Istituto Universitario di Venezia che, attraverso una riuscita tesi di laurea, riconosce all’edificio il “valore simbolico di filtro tra città e realtà sportiva” .
Un sogno forse irrealizzabile? Forse sì. Però, con un po’ di buona volontà e lungimiranza in più, si potrebbe trovare la giusta “cura” capace di risolvere quest’annoso problema. Bisogna purtroppo essere realisti e dire, ancora una volta, che sembra essere stata persa l’occasione di utilizzare bene un area sportiva alla quale è stata irrimediabilmente negata l’importanza storica della vecchia tribuna, rimasta solo come ornamento architettonico, non più utilizzabile, nonché fatiscente.
Questo esempio di “archeologia industriale” avrebbe meritato ben più rispetto e se si potesse tornare indietro sulle scelte fatte in passato, bisognerebbe intervenire almeno con una ristrutturazione di tipo conservativo e filologico in quanto applicata ad una struttura unica ed irripetibile nel suo genere.
Volenti o nolenti ci troviamo di fronte ad un monumento che, per sua intrinseca definizione, è una struttura che deve ricordare il tempo passato e di conseguenza deve ricalcare la sua originale architettura e funzione sociale, un edificio da riportare all’antico splendore non snaturandone la funzione primaria di impiantistica sportiva. La vecchia tribuna del “Gabrielli” una volta ristrutturata secondo il progetto originale, recuperando quindi anche l’area un tempo adibita a stalle per i cavalli, potrebbe così ritrovare la propria identità e la propria anima solo ed esclusivamente sportiva. Queste sono solo alcune delle cose realizzabili in un’area d’importanza storico-sportiva senza eguali. Altri progetti, che nulla hanno a che vedere con lo sport, possono attendere e trovare più consona sistemazione in altri siti.
Speriamo che prima o poi il vecchio “Tre Martiri” e la sua tribuna vengano una volta tanto rispettati e lasciati alla loro vocazione. Quella che è stata una delle culle del football italiano…..se lo merita eccome! >>
EXTRATIME by SS/ Ribadito il ringraziamento all’Architetto Giovanna Bordin di Rovigo per la consulenza storica e tecnica data a supporto della stesura dell’articolo, segnaliamo che le foto ‘old’ del campo di Viale Tre Martiri dimostrano l’importanza delle tribune e di un impianto che (vedi foto 1.4.1971, amichevole del Rovigo vs il Milan di capitan Rivera e paron Rocco) ha fatto da cornice ha tantissime manifestazioni gloriose e prestigiose. Tutte citate con dovizia di particolari e professionalità da Stefano Casalicchio (il primo assieme a Maurizio Romanato, il secondo con Carlo Fontanelli) nei libri sul Rovigo Calcio, che con riferimento alla foto Rovigo/Milan indica questa didascalia-formazioni: << In piedi da sx, Copetti, Rivera, Veronese, Penzo G., Rosato, Benetti, Penzo C., Schnellinger, Stella, Prati, Bergamo, Cudicini; accosciati Lazzaretto, Lucchetti, Zignoli, Bertollo, Combin, Marzola, Gambini, Biasiolo, Campolonghi, Anquilletti>>. Un match che ho visto direttamente, col Milan vincente 7-1 e con Don Bisaglia e Mario Meneghini che hanno 'visto con soddisfazione' capitan Rivera abbracciare un bambino diversamente abile ed ammesso eccezionalmente nello spogliatoio milanista.
Senza contare la storia del Due Torri e di tanti 'Campioni & Signori' che ho intervistato proprio 'dentro' l'Ippodromo...
Un patrimonio da non disperdere (vale anche per lo stadio Verzaro di Badia), ma anzi da valorizzare ( l’abbiamo detto) in stile Stadio Olimpico o stadi ‘da vivere’ come lo sono quelli della Premier League inglesi. E che anche in altre parti d’Italia stanno ‘copiando e riproponendo’ …come sopra descritto.
Nel frattempo, per saperne di più, dico agli ‘amici’ che vogliono bene allo Sport e al Polesine, di cliccare in internet sui nomi e cognomi ( vedi Stefano Campaci e Giovanna Bordin) che sono di ‘riferimento essenziale’ per i progetti attuativi citati nella suddetta tesi di laurea.
Raffaello Franco
www.polesinesport.it